L’equazione fondamentale della ricchezza
In questa seconda puntata di The Bull entriamo nel cuore della finanza personale con un concetto chiave: l’Equazione Fondamentale della Ricchezza. Tre variabili – tempo, risparmio e rendimento – che determinano il tuo futuro finanziario. Capirai perché iniziare presto, risparmiare con metodo e scegliere investimenti adeguati può cambiare radicalmente il tuo domani. Un episodio pratico per chiunque voglia costruire la propria libertà finanziaria.
Risorse
Punti Chiave
La ricchezza a lungo termine dipende da tempo, risparmio e rendimento (Equazione Fondamentale della Ricchezza).
Il tempo è un grande alleato: l'interesse composto fa crescere il capitale esponenzialmente.
Il risparmio è la variabile che puoi controllare di più: usa il Reverse Budgeting e crea un Fondo di Emergenza.
Trascrizione Episodio
Bentornati a The Bull, il tuo podcast di finanza personale.
Eccoci qua,
così comincia il nostro viaggio vero e proprio nel mondo della finanza personale e oggi partiamo veramente con il botto cercando di comprendere uno dei concetti più importanti di tutta la questione soldi, investimento, libertà finanziaria, bla bla bla…
Eh sì perché, giusto per dire una roba che non ha MAI DETTO nessuno,
proprio
originalissima
La finanza personale è SEMPLICE ma non è FACILE.
Perché non facile lo capiremo via via, ma intanto la sua semplicità riposa sul fatto che tutti i suoi principi fondamentali possono essere ridotti ad una serie molto ristretta di concetti di base.
Nello scorso video ho cercato di farvi capire perché c’è un’urgenza impellente di prendere in mano la dimensione finanziaria delle nostre vite e aggiustare una volta per tutte la nostra relazione con i soldi.
La cattiva notizia è che ci sono quelle 4 spade di damocle sulla nostra testa, ricordate?
Inflazione
Debito Pubblico
Pensioni risicate
Salari stagnanti
La buona notizia, invece, è che questi grandi problemi hanno anche delle semplici soluzioni, a condizione di avere un minimo di buona volontà, predisposizione all’apprendimento di concetti basilari, costanza e pazienza.
Ora, seguitemi bene.
L’architrave di tutto l’edificio concettuale che andremo a costruire
e che è ciò che ha trasformato The Bull da piccolo un capanno di legno per gli attrezzi ad una cattedrale gotica a tre navate è ciò che ad un certo punto ho cominciato a chiamare
L’EQUAZIONE FONDAMENTALE DELLA RICCHEZZA.
Tranquilli!
Non è una vera equazione.
L’ho chiamata equazione per sembra una cosa più figa di quella che è.
In realtà è solo un modo comodo per tenere assieme tutti i pezzi, però non bisogna fare nessun calcolo.
Ciò che basta sapere è che la nostra ricchezza a lungo termine sarà legata esclusivamente a tre variabili fondamentali:
– il tempo, ossia per quanto a lungo saranno investiti i nostri risparmi;
– il risparmio, ossia la quantità di denaro che riusciremo ad investire; e infine
– il rendimento, ossia la “velocità” a cui cresceranno i nostri risparmi in base agli investimenti che sceglieremo.
Siccome però usare lettere e formule fa sembrare tutto più intelligente di quello che è ecco qua che da qualche parte comparirà l’EQUAZIONE FONDAMENTALE DELLA RICCHEZZA
W = f (t, s, r)
Vudoppia uguale effe di ti, esse, erre
Che vuol dire sta roba?
– W (dall’inglese “wealth”) sta per ricchezza, cioè il patrimonio che costruirò nel tempo;
– f ovviamente sta per funzione, cioè la cosa che sta alla sinistra dell’uguale DIPENDE dalle cose che stanno a destra dell’uguale;
– t (dall’inglese “time”) è il tempo;
– s (dall’inglese “savings”) sta per risparmi; e infine
– r (dall’inglese “return”) sta per rendimento.
So già cosa state pensando.
Fai un podcast in italiano, per italiani, scrivi libri in Italiano … mo perché le lettere inglese?
Giusta domanda.
Però non è colpa mia se in italiano ricchezza, risparmi e rendimento iniziano tutti per ERRE, quindi poi mi veniva ERRE uguale EFFE di TI, ERRE, ERRE e non si capiva una mazza.
Comunque a livello molto generale potremmo dire che la nostra ricchezza futura sarà tanto maggiore
– quanto più tempo avranno i nostri risparmi per crescere,
– quanti più risparmi investiremo e
– quanto maggiore sarà il rendimento dei nostri investimenti.
Ok, sembra la più banale delle considerazioni, non esattamente una scoperta sconvolgente.
Siamo d’accordo.
Ma molto spesso siamo abituati a pensare che una cosa sia valida solo se è complicata.
Invece è forse più vero il contrario e la finanza è esattamente uno di quegli ambiti in cui la semplicità è un valore estremamente sottovalutato e particolarmente importante.
Ora vediamo i tre componenti della formula e cerchiamo di capire cosa significhino, perché sono importanti e come piegarle a nostro vantaggio
NUMERO UNO: Il Tempo.
Il tempo è un nostro straordinario alleato perché, come abbiamo anticipato nel capitolo precedente, gli investimenti finanziari hanno spesso la caratteristica di crescere di valore in maniera non lineare, bensì esponenziale.
Di conseguenza il nostro capitale investito tenderà ad aumentare di valore sempre più velocemente man mano che il tempo passa.
Ok diciamo fin da subito che questa è una semplificazione.
Solitamente un investimento non ha un rendimento perfettamente stabile nel tempo.
È più tipico che quando parliamo di un investimento che rende x% all’anno intendiamo che il suo rendimento MEDIO è quello, ma magari ogni singolo anno ha un rendimento molto diverso dall’anno prima e dall’anno dopo.
Ad ogni modo, spieghiamo velocemente cosa significa che la crescita di un investimento tende ad avere una natura esponenziale e non lineare con un esempio e permettetemi di introdurvi un grande amico di questo podcast, che vedrete tornerà molto spesso nei nostri discorso: lo Standard and Poor’s 500: l’indice delle cinquecento più grandi società quotate negli Stati Uniti.
Investire nell’S&P 500 significa investire in uno strumento che copia l’andamento delle società che sono incluse nell’indice pesate per la loro capitalizzazione, ossia per il loro valore di mercato che hanno.
Poi questo concetto sarà più chiaro, però l’idea è che l’andamento dell’indice non è altro che la media ponderata dell’andamento delle azioni delle società rappresentate.
Molto spesso si prende l’S&P 500 come riferimento e come rappresentazione del mercato azionario in generale perché intanto è di gran lunga il più grande, liquido e profondo del mondo, tanto che oggi pesa da solo circa due terzi di tutto il mercato azionario globale.
E poi perché l’indice che ci permette di avere i migliori dati storici, coerenti e affidabili che vanno molto indietro nel tempo, fino all’inizio del secolo scorso.
Tra periodi estremamente positivi ed altri estremamente negativi, come è normale che sia per un indice azionario, l’S&P 500 è cresciuto in media del 10% all’anno dal 1926 ad oggi.
Quindi se venissero investiti 10.000 € in uno strumento che permette di replicare il rendimento dell’S&P 500, cosa accade alla crescita del mio investimento?
Succede questo:
Si nota facilmente che, pur a parità di rendimento e considerando blocchi uniformi di dieci anni, in ogni decennio il valore assoluto del mio investimento cresca sempre di più:
– dopo i primi 10 anni avrò aggiunto quasi sedicimila euro al mio capitale iniziale;
– nel secondo decennio avrò aggiunto altri quarantunoamila euro
– nel terzo decennio avrò aggiunto altri centosette mila euro e infine
– nel quarto decennio avrò aggiunto altri duecento settantotto mila euro.
Quest’effetto “valanga”, per cui a parità di tempo e tasso di rendimento un certo investimento cresce sempre di più in valore assoluto si chiama rendimento composto.
Avete presente che di solito nei libri e nei canali di finanza persona si dice che Einstein avrebbe detto che l’interesse composto è l’ottava meraviglia del mondo?
Beh, non è vero, Einstein probabilmente non ha mai detto sta cosa, così come quasi nessun personaggio storico ha mai detto nessuno degli aforismi che solitamente gli vengono attribuiti.
Però anche se non l’ha detta lui, effettivamente il meccanismo dell’interesse composto ha qualcosa di apparentemente miracoloso.
O almeno così sembra al nostro cervello che invece non è affatto predisposto a concepire l’idea di una crescita che si “alimenta” delle crescite precedenti.
L’interesse composto infatti si basa sul principio secondo cui, man mano che un certo investimento ottiene dei “guadagni”, questi non vengono spesi ma reinvestiti a loro volta.
In questo modo più passa il tempo più il rendimento del mio investimento — come il 10% dell’esempio — si applica via via ad una base grande.
Il primo anno il 10% di 10.000 è 1.000.
Ma il secondo anno il 10% si applicherà a 11.000, non più a diecimila, quindi il profitto sarà 1.100 €.
Il terzo anno il 10% si applicherà a 12.100 €, quindi il profitto sarà 1.210 € e così via.
La cosa controintuitiva è che visti così sembrano piccoli incrementi, nonostante — come vedremo — un rendimento del 10% all’anno sia di per sé piuttosto elevato.
Eppure, come abbiamo visto prima, il fatto che pian piano il rendimento degli anni successivi si applica su un capitale sempre più grande crea questo meccanismo per cui il valore del mio investimento cresce MOLTO POCO all’inizio e SEMPRE di Più man mano che passa il tempo.
La natura “esponenziale” del rendimento composto è descritta proprio dalla formula matematica con cui si calcola che è
Cf = Ci (1 + r)^t^
Dove:
– Cf = capitale finale
– Ci = capitale iniziale
– r = tasso di rendimento
t = tempo (espresso solitamente in anni)
Il fatto che la variabile “tempo” sia all’esponente è il motivo aritmetico per cui un investimento, in cui i profitti vengano sistematicamente reinvestiti e non spesi, non cresce in maniera lineare ma appunto esponenziale, ossia la velocità con cui il capitale cresce in valore assoluto aumenta sempre di più.
Ciò ha una due pratiche:
– la prima è che i soldi investiti “prima” hanno un peso specifico maggiore rispetto a quelli investiti “dopo”. Investire 100 € oggi avrà un impatto molto più significativo di 100 € investiti tra 10 anni, perché i primi 100 € avranno avuto molto più tempo per crescere.
Di conseguenza investire prima possibile ogni volta che si ha del risparmio ha disposizione è solitamente una buona idea per sfruttare al massimo questo principio. Su questo ci torneremo, ma intanto fissatevi sta cosa: di norma INVESTIRE PRIMA è MEGLIO CHE INVESTIRE DOPO.
– in secondo luogo, c’è un risvolto “psicologico”.
Dicevo che una curva esponenziale cresce molto lentamente all’inizio e poi sempre più velocemente. Questo significa che l’impatto che vedrò sui miei risparmi investiti nei primi anni sarà marginale rispetto a quello degli ultimi anni.
Se immaginiamo di investire il grosso del nostro risparmio dai 25 ai 65 anni, anche ipotizzando in maniera semplificativa e irrealistica di investire una cifra identica ogni singolo mese, si vede chiaramente come la velocità di crescita sia elevata soprattutto verso la fine del percorso.
Come si vede dal grafico che rappresenta una crescita astratta ad un tasso di rendimento costante ogni anno del 6%, servono circa 16 anni per far crescere il capitale di 100.000 € all’inizio, mentre poi bastano appena 3 anni per guadagnare gli stessi 100.000 € dai 62 ai 65 anni.
Non puntualizzerà mai abbastanza questo concetto: avere pazienza è un prerequisito fondamentale per chi investe e un simpatico plurinovantenne di Omaha, Nebraska, ha detto spesso che investire, in particolare nel mercato azionario, è un modo per trasferire i soldi dagli impazienti ai pazienti.
Foto di Warren Buffett
Il signore in questione ha oltre 100 miliardi di dollari di patrimonio ed è semplicemente considerato il più grande investitore di tutti i tempi quindi… la butto lì… se lui dice questa cosa, beh, io tenderei a credergli.
Aggiungiamo però una cosa.
Qui stiamo facendo delle semplificazioni per spiegare il concetto.
Il tipico andamento di una vita di investimenti non è questo:
Ma è piuttosto questo:
L’idea che mi sono fatto in questi anni è che forse la cosa più seccante per l’investitore medio non è tanto il fatto che serve tempo per raggiungere capitali significativi, quanto piuttosto il fatto che l’andamento non sarà lineare; sarà lento soprattutto per i primi anni e, purtroppo per il nostro impaziente sistema nervoso, sarà discontinuo: due caratteristiche che stridono con ciò di cui solitamente il nostro cervello ha bisogno per garantirsi serenità.
Capita sta roba della crescita esponenziale, del fatto che gli investimenti generalmente crescono poco all’inizio e tanto alla fine e che quindi prima inizi meglio è, un modo meno astratto per visualizzare l’importanza di cominciare a investire prima possibile i propri risparmi è questo.
Proviamo a vedere quanti soldi servirebbero per raggiungere un milione di € a 65 anni, immaginando sempre un rendimento medio annuo del 6% e investendo una certa cifra fissa ogni mese.
In pratica ad un venticinquenne “basterebbero” 240.000 € risparmiati e investiti nell’arco di quarant’anni per arrivare al milione di euro a sessantacinque.
Iniziare anche solo dieci anni dopo richiederebbe invece oltre 100.000 € in più per arrivare allo stesso risultato.
Iniziare vent’anni dopo, richiederebbe invece più del doppio del capitale.
Ora, non voglio neanche fare il finfluencer ottimista ingenuo.
È ovvio che c’è una piccola, duplice illusione ottica in questo esperimento mentale.
– In primo luogo i soldi che investo a 25 anni hanno un valore reale maggiore di quelli che investo a 45, per via dell’inflazione. Quindi è teoricamente vero che partendo a 45 anni dovrei risparmiare e investire il doppio di tasca mia, ma non in valore reale non è proprio il doppio.
– In secondo luogo di solito a 25 anni un ‘n c’ha na lira, quindi serve probabilmente più sacrificio da giovanissimi che magari quando si è all’apice della propria carriera professionale.
Al di là di questo però, nulla toglie che il tempo sia un fattore importante e iniziare il prima possibile a investire i propri risparmi permette di sfruttare al massimo la crescita esponenziale del valore dei nostri investimenti.
Primo messaggio da portarsi a casa dall’Equazione fondamentale della ricchezza: il tempo è un nostro alleato. Prima cominciamo ad investire meglio è.
Quindi muovetevi a vedere questo e tutti gli altri video di questa playlist così poi iniziate che state già perdendo tempo.
Veniamo alla variabile
NUMERO DUE: Il Risparmio
Allora, il fattore risparmio è piuttosto intuitivo intuitivo.
Più risparmi, più investi, più cresce il tuo patrimonio.
Sì, mi rendo conto che detta così non sembra esattamente la scoperta del bosone di Higgs.
Suona un po’ più come quelle supercazzole tipo
“se vuoi dimagrire non mangiare” o “se vuoi più tempo libero non dormire la notte”.
Però, datemi un attimo che adesso inquadriamo la questione nella luce giusta.
Un messaggio cardinale tra il trilione di informazioni che ho distribuito con The Bull è che investire ha la sue complessità, le sue sfumature, i suoi tecnicismi e tutto quanto.
Però in realtà, paradossalmente, il risparmio è la cosa più importante di tutte.
E il motivo principale è che, diversamente dal tempo e, come vedremo tra poco, dal rendimento, è l’unica variabile dell’equazione fondamentale della ricchezza che dipende direttamente dalla nostra iniziativa.
Non possiamo infatti tornare indietro nel e iniziare ad investire 5 anni fa.
E come spiegheremo tra poco non posso decidere arbitrariamente che i miei investimenti rendano il 10% all’anno invece che il 5% all’anno.
Cioè teoricamente posso, ma come vedremo sarò in balia anche di tante altre variabili su cui potrò farci poco.
Invece siamo noi che possiamo decidere quanto risparmiare sulle spese della nostra vita, se cambiare lavoro per uno più remunerativo, se acquisire nuove competenze per una crescita professionale o se trasformare una passione in un lavoro secondario per incrementare il nostro reddito.
Spesso infatti non si dà la giusta importanza del risparmio tra le diverse variabili finanziarie.
Si tende solitamente a focalizzarsi sui prodotti di investimento o sulle strategie per far crescere il nostro capitale.
Invece il risparmio è la vera leva alla base della crescita della nostra ricchezza, perché siamo noi in prima persona che possiamo avere un ruolo attivo nel determinarne la quantità che possiamo dedicare ai nostri investimenti.
Questa cosa è estremamente importante perché molto spesso sento dire:
“eh, però, per investire servono i soldi! Io malapena arrivo a fine mese! E poi anche se risparmio due o trecento euro non è che mi cambia la vita”.
In realtà, in queste frasi ci sono almeno due falsi miti da smontare.
– IL PRIMO è che, escluse situazioni in cui ci sono delle oggettive difficoltà economiche, in media una famiglia tende a sprecare una certa quota delle proprie risorse finanziarie. Pochissimi fanno un budget famigliare. Pochissimi tengono traccia delle spese. Pochissimi si rendono davvero conto dell’effetto cumulativo di tante piccole spese apparentemente innocue che invece possono fare una grande differenza nel bilancio complessivo mensile.
Non so:
– Pranzi fuori tutti i giorni invece che portarti la schiscetta da casa? Sono centinaia di euro al mese
– Fumi? Altre centinaia di euro, per non parlare dei costi che dovrai sopportare per spese mediche, assicurazioni e compagnia bella legate ai danni del fumo
– Spendi 150 € al mese per l’abbonamento a 6 diverse piattaforme di streaming? Guardare le serie e il calcio è bellissimo, però amico mio o amica mia fai una scelta. Siamo sicuri che ti servono proprio tutte?
– Compri in maniera compulsiva su Amazon ogni cazzata che ti viene in mente?
– E poi vogliamo parlare di bollette di luce e gas, la rata del mutuo, l’assicurazione auto, l’abbonamento al wifi? Sono tutte cose che hanno dei costi molto vari sul mercato e il più delle volte basta andare su un trovare le offerte migliori, cambiare fornitore e “schiocco di dita” … Stesso servizio, meno costi. Cioè soldi gratis
Il punto infatti non è quello di risparmiare tanto per risparmiare e vivere da pezzente per morire ricco.
Il punto è ottimizzare le spese cercando il più possibile di eliminare quelle che non portano alcun valore aggiunto nella nostra vita e spendere invece i soldi sulle cose che ci rendono veramente felici.
Poi, se qualcuno è affezionato ad un particolare fornitore di luce e gas, chi sono io per giudicare questa sua perversa patologia psichiatrica da manicomio.
Altrimenti, via tutti i costi inutili, ed ecco che magicamente saltano fuori centinaia di euro di risparmio anche laddove sembrava impossibile.
– Il SECONDO falso mito invece è che poche centinaia di euro non facciano la differenza. In realtà il principio dell’interesse composto non impatta solo sul tempo. Impatta anche sulla quantità del nostro risparmio. Prima investiamo anche piccole cifre, maggiore sarà il risultato finale.
Anche in questo caso, niente meglio di un esempio numerico può illustrare ciò che intendo.
Confrontiamo l’andamento di due investimenti che abbiano lo stesso rendimento: uno in cui contribuisco con 200 € ogni mese e un altro in cui contribuisco con 300 € ogni mese.
Puff!
Pochi euro risparmiati in più ogni mese che il più delle volte hanno impatto zero sulla qualità della mia vita finiscono poi per avere un impatto massivo a lungo termine sul valore del mio patrimonio.
A volte bastano piccole rinunce, o magari semplicemente una migliore organizzazione delle nostre spese quotidiana o una maggiore attenzione ai costi dei servizi che utilizziamo per ottenere un impatto significativo sulla crescita del nostro capitale nel tempo.
Naturalmente l’effetto moltiplicativo del risparmio diventa tanto più accentuato quanto più si riesce far crescere la capacità di investimento periodico.
Vediamo per esempio quanto cambierebbe il valore del mio patrimonio a seconda che riesca a risparmiare 200, 300, 500 o 1000 euro al mese.
Ok so già qual è l’obiezione.
In un Paese in cui il reddito medio netto per famiglia è di poco superiore ai 3.000 € al mese
https://www.istat.it/comunicato-stampa/condizioni-di-vita-e-reddito-delle-famiglie-anni-2023-e-2024/
è difficile immaginare che si riesca a risparmiare 1.000 € al mese da investire a lungo termine.
Più che giusto.
Per qualcuno sarà un’impresa ardua.
Per qualcun altro invece 1.000 € al mese saranno persino pochi.
Ma il messaggio fondamentale da recepire è che, tolte situazioni estreme, qualunque sia la situazione di partenza è quasi sempre possibile ottimizzare il risparmio famigliare, solitamente con pochi sacrifici sulla qualità della propria vita.
La cosa più importante, in termini di approccio da adottare, non è tanto il valore assoluto del risparmio che una famiglia riesce a dedicare ai propri investimenti, quanto piuttosto il valore “incrementale”, ossia quel pezzetto di risparmio in più che con un piccolo sforzo mensile può fare una grande differenza sulla crescita del patrimonio a lungo termine.
Vi dico però una cosa per esperienza, sperando che possa essere di ispirazione.
Non avete idea di quante persone mi hanno scritto in questi anni — e parlo letteralmente di centinaia di persone — dicendomi.
“Guarda Riccardo, mi sono accorto che spendevo i soldi lì e là, ho ottimizzato alcune le spese, poi mi sono accorto che acquistavo cose che non mi interessavano davvero e alla fine ho capito che avere più risparmio da investire era fondamentale e quindi ho anche trovato il coraggio di chiedere un aumento o di cambiare lavoro”.
Tante vite sono cambiate, non per merito mio, ma semplicemente perché molti hanno compreso questo passaggio fondamentale: il tempo non è in mio potere. Il rendimento dei miei investimenti sarà sempre incerto. Ma il risparmio è la cosa su cui posso incidere in prima persona.
Aumentando il reddito
Diminuendo le spese
O con una combinazione delle due cose.
Ma sempre con una regola in mente: ottimizzare il risparmio è fondamentale, ma solo fino al punto in cui non va a deteriorare la qualità della mia vita.
Sono un super fan del risparmio sulle cose inutili.
Sono però anche un super fan delle spese quando si tratta di cose che danno davvero valore alla mia vita e a quella dei miei cari.
Ora però qui si tratta di risolvere due problemi in un colpo solo, ossia:
– Come faccio a tenere traccia delle spese e gestire le finanze famigliari senza mille file excel che alla fine sclero, mollo tutto e spendo più di prima, e poi
– Come faccio a sapere quanto posso effettivamente spendere per le cose importanti e quanto invece devo risparmiare.
Il metodo più semplice in assoluto per fare questa cosa si chiama REVERSE BUDGETING.
L’idea del reverse budgeting, cioè del budget al contrario, è piuttosto semplice e si basa su questi pochi step.
STEP NUMERO UNO: calcolare il reddito netto mensile.
Se siete dipendenti ci vogliono tre secondi.
Se invece avete una partita IVA cercate di fare una ragionevole approssimazione del reddito annuale disponibile al netto di IRPEF, IVA e CONTRIBUTI e dividete per 12.
STEP NUMERO DUE: calcolare le spese fisse.
Ciascuno di noi ha mille spese diverse, ma ce ne sono tre che sono piuttosto stabili tutti i mesi, che sono facilmente calcolabili a monte e soprattutto che hanno il più grosso impatto sul bilancio di qualunque famiglia normale: le spese per l’abitazione (quindi mutuo o affitto e relative bollette), le spese alimentari e quelle per il trasporto (quindi rata dell’auto o del leasing se non è di proprietà, benzina, pedaggi e poi una media mensile dei costi per assicurazione, bollo e manutezione).
A queste spese fisse vanno aggiunti tutti gli abbonamenti: palestra, streaming, rate dell’asilo nido o della scuola per chi ha figli, nuoto, danza, calcio, judo, pianoforte, corsi vari a cui vi siete iscritti e a cui andrete solo la prima volta prima di chiedervi perché vi siete iscritti e così via.
Anche questo step è facile.
Vi basta mezz’ora di tempo: prendete gli estratti conto della vostra banca degli ultimi 6 mesi, fate una media di queste spese ricorrenti e probabilmente avrete trovato dove vanno circa il 60-70% dei soldi che guadagnate.
A questo punto arrivo lo STEP TRE, che è quello fondamentale e che richiede un completo switch nel nostro modo ordinario di ragionare.
Tipicamente noi cosa facciamo?
Noi spendiamo quel che spendiamo e poi… forse… se ci avanza qualcosa, lo mettiamo da parte come risparmio.
Invece qui si tratta di fare l’esatto opposto.
Non si risparmia quello che resta dopo aver speso, ma si spende ciò che resta dopo aver risparmiato.
Cosa vuol dire questa cosa?
Vuol dire che si prende la differenza tra il reddito netto e le spese fisse e da questo importo residuo si decide quale quota DEVE tassativamente essere destinata al nostro piano di risparmio e — come vedremo — di investimento.
Per esempio diciamo che il mio nucleo famigliare ha un reddito di 4.000 € al mese.
Tra mutuo, bollette, rata dell’auto, alimenti e rate e abbonamenti vari spendo 2.800 € al mese.
Mi restano quindi 1.200 €.
Di questi 1.200 € decido che, sparo, il 20% deve essere obbligatoriamente investito ogni mese, quindi 240 €.
A questo punto mi restano 960 € da spendere per tutte ciò che possiamo considerare spese variabili: pranzi e cene fuori, abbigliamento, elettronica, giocattoli, libri, esperienze di vario tipo e così via.
Se io applico il metodo del reverse budgeting avrò due vantaggi:
– Il primo è che sarò sempre certo di avere del risparmio ogni mese da investire per alimentare il mio piano di investimenti;
– Il secondo è che non devo diventare matto a tracciare ogni singola spesa, perché so che tutto quel che resta dopo aver tolto le spese fisse e la quota di risparmio potrò spenderlo liberamente senza pensieri.
Su questo passaggio consiglio due accorgimenti.
Uno tecnico, più per praticità, e uno invece finanziario, per sopravvivenza.
Quello tecnico è questo: automatizzate il processo direttamente sul vostro homebanking.
Abilitate i pagamenti automatici di tutte le spese fisse e il piano di investimento automatico così che non cadiate nella tentazione di barare quale mese.
La disciplina è importante.
Per sapere come fare ad impostare in automatico il piano di investimenti troverete tutte le informazioni nell’ultimo video di questa serie, che si trova all’interno di questa playlist.
Il consiglio finanziario è invece di importanza capitale: prima di cominciare ad investire anche un solo euro create un FONDO DI EMERGENZA.
Un Fondo di emergenza è tipicamente una riserva di risparmio necessaria appunto a far fronte agli imprevisti della vita.
Perché per quanto uno possa essere un maestro jedi di pianficazione e budgeting, poi arriva sempre l’invito ad un matrimonio, un guasto all’auto, una lettera dall’agenzia delle entrate e di solito non c’è scritto “oh mi scusi tanto le abbiamo fatto pagare troppe tasse, ecco un rimborso!”.
Per fronte a queste spiacevoli ma purtroppo quasi inevitabili imprevisti della vita, il fondo di emergenza è ciò che ci dà peace of mind.
La regola d’oro che mi sono sempre sentito di consigliare è tenere da parte l’equivalente di circa 3-6 mesi di spese future, se si è dipendenti, oppure 6-12 mesi se si ha una partita iva, per gli ovvi motivi di imprevedibilità che le libere professioni comportano.
Questi soldi NON vanno tenuti sul conto corrente principale, perché altrimenti — sicuro come l’oro — prima o poi te li spendi per cose che non sono emergenza.
Solitamente il luogo ideale per tenere il fondo di emergenza è uno di questi posti:
– Un conto corrente che paga interessi sulla liquidità
– Un conto deposito svincolabile (mi raccomando, non vincolato, altrimenti quando vi servono i soldi non ve li danno neanche se implorate in mandarino)
– Oppure ancora un ETF monetario.
Per chi mi passa dalle parti di The Bull per la prima volta e non sapesse cosa fosse un ETF e tantomeno un ETF monetario, consiglio di fare un salto al settimo video di questa playlist.
Una volta che abbiamo il nostro bel budget impostato con il metodo molto semplice che abbiamo raccontato e il fondo di emergenza a posto, beh, un bel pezzo già l’abbiamo fatto.
A questo punto si tratta solo di fare tutto ciò che possiamo e vogliamo per aumentare il nostro reddito, ridurre le nostre spese e investire sempre più risparmio ogni mese.
Su come fare, portate un po’ di pazienza che un po’ per volta ci arriviamo.
Quindi: Investire il prima possibile e più risparmio possibile: due variabili su tre dell’equazione fondamentale della ricchezza sono piuttosto intuitive e abbiamo visto l’impatto “non-intuitivo” che possono avere sul nostro capitale nel lungo termine.
Veniamo invece alla
VARIABILE NUMERO TRE: il rendimento
E questa invece è invece tutt’altro che intuitiva.
Il motivo principale è che, in finanza perlomeno, il rendimento di un investimento è strettamente collegato al rischio che implicitamente comporta.
Ora, dietro questa frase che ho appena detto si cela un’immensa quantità di ricerca accademica e professionale, fatta di un’infinita serie di diverse teorie, interpretazioni e implicazioni.
Chi conosce il podcast sa bene di cosa parlo, mentre chi è nuovo di queste parti avrà modo di assaggiare la questione un po’ per volta.
Però per il momento concentriamoci sull’unica cosa che conta e su cui, almeno a livello generale, più o meno tutti coloro che si occupano di finanza sono d’accordo:
la relazione tra rischio e rendimento è la legge più importante della finanza e stabilire quale sia il livello di rischio più adeguato alla nostra situazione personale è probabilmente la decisione più importante che ciascun investitore è chiamato a prendere.
In qualche modo maggiore è il rischio che siamo in grado di assumerci, maggiore sarà il rendimento atteso dei nostri investimenti.
E in maniera estremamente succinta potremmo semplicemente affermare che maggiore è il rendimento degli strumenti in cui investiamo, maggiore sarà la crescita del nostro capitale del tempo — e questa è infatti il terzo fattore che condiziona il valore finale della nostra ricchezza a lungo termine.
Ciò che massimizza il valore che deriva dall’EFR è appunto la combinazione in cui investo:
– il prima possibile (TEMPO)
– il più possibile (RISPARMIO)
– e con il maggior RENDIMENTO possibile
Però c’è un problema.
Il tempo non dipende da noi, però possiamo decidere di iniziare ad investire ora e non fermarci più.
Il risparmio dipende molto da noi ed è probabilmente la cosa che abbiamo più sotto controllo nell’ambito di tutte le decisioni finanziarie che siamo chiamati a prendere nella vita.
Il rendimento dei nostri investimenti, invece, eeeehhhh, mettiamola così: rappresenta una scommessa proiettata nel futuro che in quanto tale è sempre incerta e porta con sé una certa dose di rischio.
Ciò che propriamente determina la crescita di valore del nostro patrimonio nel tempo è a tutti gli effetti il rendimento dei nostri investimenti.
Ma la verità è che il rendimento è solo una conseguenza della sua controparte ben più importante e decisiva nella nostra pianificazione finanziaria: il RISCHIO che vogliamo, possiamo e dobbiamo prenderci.
Per capire però pienamente di cosa si tratta vi aspetta il prossimo video in cui cercheremo di comprendere assieme uno dei concetti più fondamentali, decisivi e purtroppo altamente trascurati della finanza personale.
Nel frattempo spero che quest’episodio vi sia piaciuto e che se non l’avete già fatto vogliate iscrivervi al canale, mettere like, attivare le notifiche per non perdervi i prossimi video e per permetterci di continuare a produrre contenuti che vi spiegano che la ricchezza in fondo è solo questione di tempo, risparmio e rendimento sempre nuovi.
Per questo episodio invece è davvero tutto e noi ci rivediamo nel prossimo video dedicato al concetto più importante della finanza, quello di Rischio, sempre qui, naturalmente con The Bull il tuo podcast di finanza personale.
Bentornati a The Bull, il tuo podcast di finanza personale.
Eccoci qua,
così comincia il nostro viaggio vero e proprio nel mondo della finanza personale e oggi partiamo veramente con il botto cercando di comprendere uno dei concetti più importanti di tutta la questione soldi, investimento, libertà finanziaria, bla bla bla…
Eh sì perché, giusto per dire una roba che non ha MAI DETTO nessuno,
proprio
originalissima
La finanza personale è SEMPLICE ma non è FACILE.
Perché non facile lo capiremo via via, ma intanto la sua semplicità riposa sul fatto che tutti i suoi principi fondamentali possono essere ridotti ad una serie molto ristretta di concetti di base.
Nello scorso video ho cercato di farvi capire perché c’è un’urgenza impellente di prendere in mano la dimensione finanziaria delle nostre vite e aggiustare una volta per tutte la nostra relazione con i soldi.
La cattiva notizia è che ci sono quelle 4 spade di damocle sulla nostra testa, ricordate?
Inflazione
Debito Pubblico
Pensioni risicate
Salari stagnanti
La buona notizia, invece, è che questi grandi problemi hanno anche delle semplici soluzioni, a condizione di avere un minimo di buona volontà, predisposizione all’apprendimento di concetti basilari, costanza e pazienza.
Ora, seguitemi bene.
L’architrave di tutto l’edificio concettuale che andremo a costruire
e che è ciò che ha trasformato The Bull da piccolo un capanno di legno per gli attrezzi ad una cattedrale gotica a tre navate è ciò che ad un certo punto ho cominciato a chiamare
L’EQUAZIONE FONDAMENTALE DELLA RICCHEZZA.
Tranquilli!
Non è una vera equazione.
L’ho chiamata equazione per sembra una cosa più figa di quella che è.
In realtà è solo un modo comodo per tenere assieme tutti i pezzi, però non bisogna fare nessun calcolo.
Ciò che basta sapere è che la nostra ricchezza a lungo termine sarà legata esclusivamente a tre variabili fondamentali:
– il tempo, ossia per quanto a lungo saranno investiti i nostri risparmi;
– il risparmio, ossia la quantità di denaro che riusciremo ad investire; e infine
– il rendimento, ossia la “velocità” a cui cresceranno i nostri risparmi in base agli investimenti che sceglieremo.
Siccome però usare lettere e formule fa sembrare tutto più intelligente di quello che è ecco qua che da qualche parte comparirà l’EQUAZIONE FONDAMENTALE DELLA RICCHEZZA
W = f (t, s, r)
Vudoppia uguale effe di ti, esse, erre
Che vuol dire sta roba?
– W (dall’inglese “wealth”) sta per ricchezza, cioè il patrimonio che costruirò nel tempo;
– f ovviamente sta per funzione, cioè la cosa che sta alla sinistra dell’uguale DIPENDE dalle cose che stanno a destra dell’uguale;
– t (dall’inglese “time”) è il tempo;
– s (dall’inglese “savings”) sta per risparmi; e infine
– r (dall’inglese “return”) sta per rendimento.
So già cosa state pensando.
Fai un podcast in italiano, per italiani, scrivi libri in Italiano … mo perché le lettere inglese?
Giusta domanda.
Però non è colpa mia se in italiano ricchezza, risparmi e rendimento iniziano tutti per ERRE, quindi poi mi veniva ERRE uguale EFFE di TI, ERRE, ERRE e non si capiva una mazza.
Comunque a livello molto generale potremmo dire che la nostra ricchezza futura sarà tanto maggiore
– quanto più tempo avranno i nostri risparmi per crescere,
– quanti più risparmi investiremo e
– quanto maggiore sarà il rendimento dei nostri investimenti.
Ok, sembra la più banale delle considerazioni, non esattamente una scoperta sconvolgente.
Siamo d’accordo.
Ma molto spesso siamo abituati a pensare che una cosa sia valida solo se è complicata.
Invece è forse più vero il contrario e la finanza è esattamente uno di quegli ambiti in cui la semplicità è un valore estremamente sottovalutato e particolarmente importante.
Ora vediamo i tre componenti della formula e cerchiamo di capire cosa significhino, perché sono importanti e come piegarle a nostro vantaggio
NUMERO UNO: Il Tempo.
Il tempo è un nostro straordinario alleato perché, come abbiamo anticipato nel capitolo precedente, gli investimenti finanziari hanno spesso la caratteristica di crescere di valore in maniera non lineare, bensì esponenziale.
Di conseguenza il nostro capitale investito tenderà ad aumentare di valore sempre più velocemente man mano che il tempo passa.
Ok diciamo fin da subito che questa è una semplificazione.
Solitamente un investimento non ha un rendimento perfettamente stabile nel tempo.
È più tipico che quando parliamo di un investimento che rende x% all’anno intendiamo che il suo rendimento MEDIO è quello, ma magari ogni singolo anno ha un rendimento molto diverso dall’anno prima e dall’anno dopo.
Ad ogni modo, spieghiamo velocemente cosa significa che la crescita di un investimento tende ad avere una natura esponenziale e non lineare con un esempio e permettetemi di introdurvi un grande amico di questo podcast, che vedrete tornerà molto spesso nei nostri discorso: lo Standard and Poor’s 500: l’indice delle cinquecento più grandi società quotate negli Stati Uniti.
Investire nell’S&P 500 significa investire in uno strumento che copia l’andamento delle società che sono incluse nell’indice pesate per la loro capitalizzazione, ossia per il loro valore di mercato che hanno.
Poi questo concetto sarà più chiaro, però l’idea è che l’andamento dell’indice non è altro che la media ponderata dell’andamento delle azioni delle società rappresentate.
Molto spesso si prende l’S&P 500 come riferimento e come rappresentazione del mercato azionario in generale perché intanto è di gran lunga il più grande, liquido e profondo del mondo, tanto che oggi pesa da solo circa due terzi di tutto il mercato azionario globale.
E poi perché l’indice che ci permette di avere i migliori dati storici, coerenti e affidabili che vanno molto indietro nel tempo, fino all’inizio del secolo scorso.
Tra periodi estremamente positivi ed altri estremamente negativi, come è normale che sia per un indice azionario, l’S&P 500 è cresciuto in media del 10% all’anno dal 1926 ad oggi.
Quindi se venissero investiti 10.000 € in uno strumento che permette di replicare il rendimento dell’S&P 500, cosa accade alla crescita del mio investimento?
Succede questo:
Si nota facilmente che, pur a parità di rendimento e considerando blocchi uniformi di dieci anni, in ogni decennio il valore assoluto del mio investimento cresca sempre di più:
– dopo i primi 10 anni avrò aggiunto quasi sedicimila euro al mio capitale iniziale;
– nel secondo decennio avrò aggiunto altri quarantunoamila euro
– nel terzo decennio avrò aggiunto altri centosette mila euro e infine
– nel quarto decennio avrò aggiunto altri duecento settantotto mila euro.
Quest’effetto “valanga”, per cui a parità di tempo e tasso di rendimento un certo investimento cresce sempre di più in valore assoluto si chiama rendimento composto.
Avete presente che di solito nei libri e nei canali di finanza persona si dice che Einstein avrebbe detto che l’interesse composto è l’ottava meraviglia del mondo?
Beh, non è vero, Einstein probabilmente non ha mai detto sta cosa, così come quasi nessun personaggio storico ha mai detto nessuno degli aforismi che solitamente gli vengono attribuiti.
Però anche se non l’ha detta lui, effettivamente il meccanismo dell’interesse composto ha qualcosa di apparentemente miracoloso.
O almeno così sembra al nostro cervello che invece non è affatto predisposto a concepire l’idea di una crescita che si “alimenta” delle crescite precedenti.
L’interesse composto infatti si basa sul principio secondo cui, man mano che un certo investimento ottiene dei “guadagni”, questi non vengono spesi ma reinvestiti a loro volta.
In questo modo più passa il tempo più il rendimento del mio investimento — come il 10% dell’esempio — si applica via via ad una base grande.
Il primo anno il 10% di 10.000 è 1.000.
Ma il secondo anno il 10% si applicherà a 11.000, non più a diecimila, quindi il profitto sarà 1.100 €.
Il terzo anno il 10% si applicherà a 12.100 €, quindi il profitto sarà 1.210 € e così via.
La cosa controintuitiva è che visti così sembrano piccoli incrementi, nonostante — come vedremo — un rendimento del 10% all’anno sia di per sé piuttosto elevato.
Eppure, come abbiamo visto prima, il fatto che pian piano il rendimento degli anni successivi si applica su un capitale sempre più grande crea questo meccanismo per cui il valore del mio investimento cresce MOLTO POCO all’inizio e SEMPRE di Più man mano che passa il tempo.
La natura “esponenziale” del rendimento composto è descritta proprio dalla formula matematica con cui si calcola che è
Cf = Ci (1 + r)^t^
Dove:
– Cf = capitale finale
– Ci = capitale iniziale
– r = tasso di rendimento
t = tempo (espresso solitamente in anni)
Il fatto che la variabile “tempo” sia all’esponente è il motivo aritmetico per cui un investimento, in cui i profitti vengano sistematicamente reinvestiti e non spesi, non cresce in maniera lineare ma appunto esponenziale, ossia la velocità con cui il capitale cresce in valore assoluto aumenta sempre di più.
Ciò ha una due pratiche:
– la prima è che i soldi investiti “prima” hanno un peso specifico maggiore rispetto a quelli investiti “dopo”. Investire 100 € oggi avrà un impatto molto più significativo di 100 € investiti tra 10 anni, perché i primi 100 € avranno avuto molto più tempo per crescere.
Di conseguenza investire prima possibile ogni volta che si ha del risparmio ha disposizione è solitamente una buona idea per sfruttare al massimo questo principio. Su questo ci torneremo, ma intanto fissatevi sta cosa: di norma INVESTIRE PRIMA è MEGLIO CHE INVESTIRE DOPO.
– in secondo luogo, c’è un risvolto “psicologico”.
Dicevo che una curva esponenziale cresce molto lentamente all’inizio e poi sempre più velocemente. Questo significa che l’impatto che vedrò sui miei risparmi investiti nei primi anni sarà marginale rispetto a quello degli ultimi anni.
Se immaginiamo di investire il grosso del nostro risparmio dai 25 ai 65 anni, anche ipotizzando in maniera semplificativa e irrealistica di investire una cifra identica ogni singolo mese, si vede chiaramente come la velocità di crescita sia elevata soprattutto verso la fine del percorso.
Come si vede dal grafico che rappresenta una crescita astratta ad un tasso di rendimento costante ogni anno del 6%, servono circa 16 anni per far crescere il capitale di 100.000 € all’inizio, mentre poi bastano appena 3 anni per guadagnare gli stessi 100.000 € dai 62 ai 65 anni.
Non puntualizzerà mai abbastanza questo concetto: avere pazienza è un prerequisito fondamentale per chi investe e un simpatico plurinovantenne di Omaha, Nebraska, ha detto spesso che investire, in particolare nel mercato azionario, è un modo per trasferire i soldi dagli impazienti ai pazienti.
Foto di Warren Buffett
Il signore in questione ha oltre 100 miliardi di dollari di patrimonio ed è semplicemente considerato il più grande investitore di tutti i tempi quindi… la butto lì… se lui dice questa cosa, beh, io tenderei a credergli.
Aggiungiamo però una cosa.
Qui stiamo facendo delle semplificazioni per spiegare il concetto.
Il tipico andamento di una vita di investimenti non è questo:
Ma è piuttosto questo:
L’idea che mi sono fatto in questi anni è che forse la cosa più seccante per l’investitore medio non è tanto il fatto che serve tempo per raggiungere capitali significativi, quanto piuttosto il fatto che l’andamento non sarà lineare; sarà lento soprattutto per i primi anni e, purtroppo per il nostro impaziente sistema nervoso, sarà discontinuo: due caratteristiche che stridono con ciò di cui solitamente il nostro cervello ha bisogno per garantirsi serenità.
Capita sta roba della crescita esponenziale, del fatto che gli investimenti generalmente crescono poco all’inizio e tanto alla fine e che quindi prima inizi meglio è, un modo meno astratto per visualizzare l’importanza di cominciare a investire prima possibile i propri risparmi è questo.
Proviamo a vedere quanti soldi servirebbero per raggiungere un milione di € a 65 anni, immaginando sempre un rendimento medio annuo del 6% e investendo una certa cifra fissa ogni mese.
In pratica ad un venticinquenne “basterebbero” 240.000 € risparmiati e investiti nell’arco di quarant’anni per arrivare al milione di euro a sessantacinque.
Iniziare anche solo dieci anni dopo richiederebbe invece oltre 100.000 € in più per arrivare allo stesso risultato.
Iniziare vent’anni dopo, richiederebbe invece più del doppio del capitale.
Ora, non voglio neanche fare il finfluencer ottimista ingenuo.
È ovvio che c’è una piccola, duplice illusione ottica in questo esperimento mentale.
– In primo luogo i soldi che investo a 25 anni hanno un valore reale maggiore di quelli che investo a 45, per via dell’inflazione. Quindi è teoricamente vero che partendo a 45 anni dovrei risparmiare e investire il doppio di tasca mia, ma non in valore reale non è proprio il doppio.
– In secondo luogo di solito a 25 anni un ‘n c’ha na lira, quindi serve probabilmente più sacrificio da giovanissimi che magari quando si è all’apice della propria carriera professionale.
Al di là di questo però, nulla toglie che il tempo sia un fattore importante e iniziare il prima possibile a investire i propri risparmi permette di sfruttare al massimo la crescita esponenziale del valore dei nostri investimenti.
Primo messaggio da portarsi a casa dall’Equazione fondamentale della ricchezza: il tempo è un nostro alleato. Prima cominciamo ad investire meglio è.
Quindi muovetevi a vedere questo e tutti gli altri video di questa playlist così poi iniziate che state già perdendo tempo.
Veniamo alla variabile
NUMERO DUE: Il Risparmio
Allora, il fattore risparmio è piuttosto intuitivo intuitivo.
Più risparmi, più investi, più cresce il tuo patrimonio.
Sì, mi rendo conto che detta così non sembra esattamente la scoperta del bosone di Higgs.
Suona un po’ più come quelle supercazzole tipo
“se vuoi dimagrire non mangiare” o “se vuoi più tempo libero non dormire la notte”.
Però, datemi un attimo che adesso inquadriamo la questione nella luce giusta.
Un messaggio cardinale tra il trilione di informazioni che ho distribuito con The Bull è che investire ha la sue complessità, le sue sfumature, i suoi tecnicismi e tutto quanto.
Però in realtà, paradossalmente, il risparmio è la cosa più importante di tutte.
E il motivo principale è che, diversamente dal tempo e, come vedremo tra poco, dal rendimento, è l’unica variabile dell’equazione fondamentale della ricchezza che dipende direttamente dalla nostra iniziativa.
Non possiamo infatti tornare indietro nel e iniziare ad investire 5 anni fa.
E come spiegheremo tra poco non posso decidere arbitrariamente che i miei investimenti rendano il 10% all’anno invece che il 5% all’anno.
Cioè teoricamente posso, ma come vedremo sarò in balia anche di tante altre variabili su cui potrò farci poco.
Invece siamo noi che possiamo decidere quanto risparmiare sulle spese della nostra vita, se cambiare lavoro per uno più remunerativo, se acquisire nuove competenze per una crescita professionale o se trasformare una passione in un lavoro secondario per incrementare il nostro reddito.
Spesso infatti non si dà la giusta importanza del risparmio tra le diverse variabili finanziarie.
Si tende solitamente a focalizzarsi sui prodotti di investimento o sulle strategie per far crescere il nostro capitale.
Invece il risparmio è la vera leva alla base della crescita della nostra ricchezza, perché siamo noi in prima persona che possiamo avere un ruolo attivo nel determinarne la quantità che possiamo dedicare ai nostri investimenti.
Questa cosa è estremamente importante perché molto spesso sento dire:
“eh, però, per investire servono i soldi! Io malapena arrivo a fine mese! E poi anche se risparmio due o trecento euro non è che mi cambia la vita”.
In realtà, in queste frasi ci sono almeno due falsi miti da smontare.
– IL PRIMO è che, escluse situazioni in cui ci sono delle oggettive difficoltà economiche, in media una famiglia tende a sprecare una certa quota delle proprie risorse finanziarie. Pochissimi fanno un budget famigliare. Pochissimi tengono traccia delle spese. Pochissimi si rendono davvero conto dell’effetto cumulativo di tante piccole spese apparentemente innocue che invece possono fare una grande differenza nel bilancio complessivo mensile.
Non so:
– Pranzi fuori tutti i giorni invece che portarti la schiscetta da casa? Sono centinaia di euro al mese
– Fumi? Altre centinaia di euro, per non parlare dei costi che dovrai sopportare per spese mediche, assicurazioni e compagnia bella legate ai danni del fumo
– Spendi 150 € al mese per l’abbonamento a 6 diverse piattaforme di streaming? Guardare le serie e il calcio è bellissimo, però amico mio o amica mia fai una scelta. Siamo sicuri che ti servono proprio tutte?
– Compri in maniera compulsiva su Amazon ogni cazzata che ti viene in mente?
– E poi vogliamo parlare di bollette di luce e gas, la rata del mutuo, l’assicurazione auto, l’abbonamento al wifi? Sono tutte cose che hanno dei costi molto vari sul mercato e il più delle volte basta andare su un trovare le offerte migliori, cambiare fornitore e “schiocco di dita” … Stesso servizio, meno costi. Cioè soldi gratis
Il punto infatti non è quello di risparmiare tanto per risparmiare e vivere da pezzente per morire ricco.
Il punto è ottimizzare le spese cercando il più possibile di eliminare quelle che non portano alcun valore aggiunto nella nostra vita e spendere invece i soldi sulle cose che ci rendono veramente felici.
Poi, se qualcuno è affezionato ad un particolare fornitore di luce e gas, chi sono io per giudicare questa sua perversa patologia psichiatrica da manicomio.
Altrimenti, via tutti i costi inutili, ed ecco che magicamente saltano fuori centinaia di euro di risparmio anche laddove sembrava impossibile.
– Il SECONDO falso mito invece è che poche centinaia di euro non facciano la differenza. In realtà il principio dell’interesse composto non impatta solo sul tempo. Impatta anche sulla quantità del nostro risparmio. Prima investiamo anche piccole cifre, maggiore sarà il risultato finale.
Anche in questo caso, niente meglio di un esempio numerico può illustrare ciò che intendo.
Confrontiamo l’andamento di due investimenti che abbiano lo stesso rendimento: uno in cui contribuisco con 200 € ogni mese e un altro in cui contribuisco con 300 € ogni mese.
Puff!
Pochi euro risparmiati in più ogni mese che il più delle volte hanno impatto zero sulla qualità della mia vita finiscono poi per avere un impatto massivo a lungo termine sul valore del mio patrimonio.
A volte bastano piccole rinunce, o magari semplicemente una migliore organizzazione delle nostre spese quotidiana o una maggiore attenzione ai costi dei servizi che utilizziamo per ottenere un impatto significativo sulla crescita del nostro capitale nel tempo.
Naturalmente l’effetto moltiplicativo del risparmio diventa tanto più accentuato quanto più si riesce far crescere la capacità di investimento periodico.
Vediamo per esempio quanto cambierebbe il valore del mio patrimonio a seconda che riesca a risparmiare 200, 300, 500 o 1000 euro al mese.
Ok so già qual è l’obiezione.
In un Paese in cui il reddito medio netto per famiglia è di poco superiore ai 3.000 € al mese
https://www.istat.it/comunicato-stampa/condizioni-di-vita-e-reddito-delle-famiglie-anni-2023-e-2024/
è difficile immaginare che si riesca a risparmiare 1.000 € al mese da investire a lungo termine.
Più che giusto.
Per qualcuno sarà un’impresa ardua.
Per qualcun altro invece 1.000 € al mese saranno persino pochi.
Ma il messaggio fondamentale da recepire è che, tolte situazioni estreme, qualunque sia la situazione di partenza è quasi sempre possibile ottimizzare il risparmio famigliare, solitamente con pochi sacrifici sulla qualità della propria vita.
La cosa più importante, in termini di approccio da adottare, non è tanto il valore assoluto del risparmio che una famiglia riesce a dedicare ai propri investimenti, quanto piuttosto il valore “incrementale”, ossia quel pezzetto di risparmio in più che con un piccolo sforzo mensile può fare una grande differenza sulla crescita del patrimonio a lungo termine.
Vi dico però una cosa per esperienza, sperando che possa essere di ispirazione.
Non avete idea di quante persone mi hanno scritto in questi anni — e parlo letteralmente di centinaia di persone — dicendomi.
“Guarda Riccardo, mi sono accorto che spendevo i soldi lì e là, ho ottimizzato alcune le spese, poi mi sono accorto che acquistavo cose che non mi interessavano davvero e alla fine ho capito che avere più risparmio da investire era fondamentale e quindi ho anche trovato il coraggio di chiedere un aumento o di cambiare lavoro”.
Tante vite sono cambiate, non per merito mio, ma semplicemente perché molti hanno compreso questo passaggio fondamentale: il tempo non è in mio potere. Il rendimento dei miei investimenti sarà sempre incerto. Ma il risparmio è la cosa su cui posso incidere in prima persona.
Aumentando il reddito
Diminuendo le spese
O con una combinazione delle due cose.
Ma sempre con una regola in mente: ottimizzare il risparmio è fondamentale, ma solo fino al punto in cui non va a deteriorare la qualità della mia vita.
Sono un super fan del risparmio sulle cose inutili.
Sono però anche un super fan delle spese quando si tratta di cose che danno davvero valore alla mia vita e a quella dei miei cari.
Ora però qui si tratta di risolvere due problemi in un colpo solo, ossia:
– Come faccio a tenere traccia delle spese e gestire le finanze famigliari senza mille file excel che alla fine sclero, mollo tutto e spendo più di prima, e poi
– Come faccio a sapere quanto posso effettivamente spendere per le cose importanti e quanto invece devo risparmiare.
Il metodo più semplice in assoluto per fare questa cosa si chiama REVERSE BUDGETING.
L’idea del reverse budgeting, cioè del budget al contrario, è piuttosto semplice e si basa su questi pochi step.
STEP NUMERO UNO: calcolare il reddito netto mensile.
Se siete dipendenti ci vogliono tre secondi.
Se invece avete una partita IVA cercate di fare una ragionevole approssimazione del reddito annuale disponibile al netto di IRPEF, IVA e CONTRIBUTI e dividete per 12.
STEP NUMERO DUE: calcolare le spese fisse.
Ciascuno di noi ha mille spese diverse, ma ce ne sono tre che sono piuttosto stabili tutti i mesi, che sono facilmente calcolabili a monte e soprattutto che hanno il più grosso impatto sul bilancio di qualunque famiglia normale: le spese per l’abitazione (quindi mutuo o affitto e relative bollette), le spese alimentari e quelle per il trasporto (quindi rata dell’auto o del leasing se non è di proprietà, benzina, pedaggi e poi una media mensile dei costi per assicurazione, bollo e manutezione).
A queste spese fisse vanno aggiunti tutti gli abbonamenti: palestra, streaming, rate dell’asilo nido o della scuola per chi ha figli, nuoto, danza, calcio, judo, pianoforte, corsi vari a cui vi siete iscritti e a cui andrete solo la prima volta prima di chiedervi perché vi siete iscritti e così via.
Anche questo step è facile.
Vi basta mezz’ora di tempo: prendete gli estratti conto della vostra banca degli ultimi 6 mesi, fate una media di queste spese ricorrenti e probabilmente avrete trovato dove vanno circa il 60-70% dei soldi che guadagnate.
A questo punto arrivo lo STEP TRE, che è quello fondamentale e che richiede un completo switch nel nostro modo ordinario di ragionare.
Tipicamente noi cosa facciamo?
Noi spendiamo quel che spendiamo e poi… forse… se ci avanza qualcosa, lo mettiamo da parte come risparmio.
Invece qui si tratta di fare l’esatto opposto.
Non si risparmia quello che resta dopo aver speso, ma si spende ciò che resta dopo aver risparmiato.
Cosa vuol dire questa cosa?
Vuol dire che si prende la differenza tra il reddito netto e le spese fisse e da questo importo residuo si decide quale quota DEVE tassativamente essere destinata al nostro piano di risparmio e — come vedremo — di investimento.
Per esempio diciamo che il mio nucleo famigliare ha un reddito di 4.000 € al mese.
Tra mutuo, bollette, rata dell’auto, alimenti e rate e abbonamenti vari spendo 2.800 € al mese.
Mi restano quindi 1.200 €.
Di questi 1.200 € decido che, sparo, il 20% deve essere obbligatoriamente investito ogni mese, quindi 240 €.
A questo punto mi restano 960 € da spendere per tutte ciò che possiamo considerare spese variabili: pranzi e cene fuori, abbigliamento, elettronica, giocattoli, libri, esperienze di vario tipo e così via.
Se io applico il metodo del reverse budgeting avrò due vantaggi:
– Il primo è che sarò sempre certo di avere del risparmio ogni mese da investire per alimentare il mio piano di investimenti;
– Il secondo è che non devo diventare matto a tracciare ogni singola spesa, perché so che tutto quel che resta dopo aver tolto le spese fisse e la quota di risparmio potrò spenderlo liberamente senza pensieri.
Su questo passaggio consiglio due accorgimenti.
Uno tecnico, più per praticità, e uno invece finanziario, per sopravvivenza.
Quello tecnico è questo: automatizzate il processo direttamente sul vostro homebanking.
Abilitate i pagamenti automatici di tutte le spese fisse e il piano di investimento automatico così che non cadiate nella tentazione di barare quale mese.
La disciplina è importante.
Per sapere come fare ad impostare in automatico il piano di investimenti troverete tutte le informazioni nell’ultimo video di questa serie, che si trova all’interno di questa playlist.
Il consiglio finanziario è invece di importanza capitale: prima di cominciare ad investire anche un solo euro create un FONDO DI EMERGENZA.
Un Fondo di emergenza è tipicamente una riserva di risparmio necessaria appunto a far fronte agli imprevisti della vita.
Perché per quanto uno possa essere un maestro jedi di pianficazione e budgeting, poi arriva sempre l’invito ad un matrimonio, un guasto all’auto, una lettera dall’agenzia delle entrate e di solito non c’è scritto “oh mi scusi tanto le abbiamo fatto pagare troppe tasse, ecco un rimborso!”.
Per fronte a queste spiacevoli ma purtroppo quasi inevitabili imprevisti della vita, il fondo di emergenza è ciò che ci dà peace of mind.
La regola d’oro che mi sono sempre sentito di consigliare è tenere da parte l’equivalente di circa 3-6 mesi di spese future, se si è dipendenti, oppure 6-12 mesi se si ha una partita iva, per gli ovvi motivi di imprevedibilità che le libere professioni comportano.
Questi soldi NON vanno tenuti sul conto corrente principale, perché altrimenti — sicuro come l’oro — prima o poi te li spendi per cose che non sono emergenza.
Solitamente il luogo ideale per tenere il fondo di emergenza è uno di questi posti:
– Un conto corrente che paga interessi sulla liquidità
– Un conto deposito svincolabile (mi raccomando, non vincolato, altrimenti quando vi servono i soldi non ve li danno neanche se implorate in mandarino)
– Oppure ancora un ETF monetario.
Per chi mi passa dalle parti di The Bull per la prima volta e non sapesse cosa fosse un ETF e tantomeno un ETF monetario, consiglio di fare un salto al settimo video di questa playlist.
Una volta che abbiamo il nostro bel budget impostato con il metodo molto semplice che abbiamo raccontato e il fondo di emergenza a posto, beh, un bel pezzo già l’abbiamo fatto.
A questo punto si tratta solo di fare tutto ciò che possiamo e vogliamo per aumentare il nostro reddito, ridurre le nostre spese e investire sempre più risparmio ogni mese.
Su come fare, portate un po’ di pazienza che un po’ per volta ci arriviamo.
Quindi: Investire il prima possibile e più risparmio possibile: due variabili su tre dell’equazione fondamentale della ricchezza sono piuttosto intuitive e abbiamo visto l’impatto “non-intuitivo” che possono avere sul nostro capitale nel lungo termine.
Veniamo invece alla
VARIABILE NUMERO TRE: il rendimento
E questa invece è invece tutt’altro che intuitiva.
Il motivo principale è che, in finanza perlomeno, il rendimento di un investimento è strettamente collegato al rischio che implicitamente comporta.
Ora, dietro questa frase che ho appena detto si cela un’immensa quantità di ricerca accademica e professionale, fatta di un’infinita serie di diverse teorie, interpretazioni e implicazioni.
Chi conosce il podcast sa bene di cosa parlo, mentre chi è nuovo di queste parti avrà modo di assaggiare la questione un po’ per volta.
Però per il momento concentriamoci sull’unica cosa che conta e su cui, almeno a livello generale, più o meno tutti coloro che si occupano di finanza sono d’accordo:
la relazione tra rischio e rendimento è la legge più importante della finanza e stabilire quale sia il livello di rischio più adeguato alla nostra situazione personale è probabilmente la decisione più importante che ciascun investitore è chiamato a prendere.
In qualche modo maggiore è il rischio che siamo in grado di assumerci, maggiore sarà il rendimento atteso dei nostri investimenti.
E in maniera estremamente succinta potremmo semplicemente affermare che maggiore è il rendimento degli strumenti in cui investiamo, maggiore sarà la crescita del nostro capitale del tempo — e questa è infatti il terzo fattore che condiziona il valore finale della nostra ricchezza a lungo termine.
Ciò che massimizza il valore che deriva dall’EFR è appunto la combinazione in cui investo:
– il prima possibile (TEMPO)
– il più possibile (RISPARMIO)
– e con il maggior RENDIMENTO possibile
Però c’è un problema.
Il tempo non dipende da noi, però possiamo decidere di iniziare ad investire ora e non fermarci più.
Il risparmio dipende molto da noi ed è probabilmente la cosa che abbiamo più sotto controllo nell’ambito di tutte le decisioni finanziarie che siamo chiamati a prendere nella vita.
Il rendimento dei nostri investimenti, invece, eeeehhhh, mettiamola così: rappresenta una scommessa proiettata nel futuro che in quanto tale è sempre incerta e porta con sé una certa dose di rischio.
Ciò che propriamente determina la crescita di valore del nostro patrimonio nel tempo è a tutti gli effetti il rendimento dei nostri investimenti.
Ma la verità è che il rendimento è solo una conseguenza della sua controparte ben più importante e decisiva nella nostra pianificazione finanziaria: il RISCHIO che vogliamo, possiamo e dobbiamo prenderci.
Per capire però pienamente di cosa si tratta vi aspetta il prossimo video in cui cercheremo di comprendere assieme uno dei concetti più fondamentali, decisivi e purtroppo altamente trascurati della finanza personale.
Nel frattempo spero che quest’episodio vi sia piaciuto e che se non l’avete già fatto vogliate iscrivervi al canale, mettere like, attivare le notifiche per non perdervi i prossimi video e per permetterci di continuare a produrre contenuti che vi spiegano che la ricchezza in fondo è solo questione di tempo, risparmio e rendimento sempre nuovi.
Per questo episodio invece è davvero tutto e noi ci rivediamo nel prossimo video dedicato al concetto più importante della finanza, quello di Rischio, sempre qui, naturalmente con The Bull il tuo podcast di finanza personale.
Recensioni
Quando capisci come funziona la finanza… ti viene voglia di raccontarla!
Non sono solito a mettere recensioni e specialmente non ascolto podcast, ma da quando ho iniziato questo, faccio fatica a staccarmi, e quasi non posso più fare a meno di ascoltare e arricchirmi culturalmente.
Andrea V., 22 Set 2025Podcast piacevole, scorre veloce ma in modo estremamente chiaro, spiega i concetti chiave per gestire le proprie finanze, fornendo la classica cassetta degli attrezzi. Complimenti, davvero ben fatto!
Massimiliano, 29 Mag 2024Veramente veramente raccomandato! la finanza personale riassunta alla perfezione! e spiegata partendo dall'ABC! Ottimo anche da ascoltare a velocita 1,5x!
Giorgia R., 23 Gen 2025Riccardo mi ha letteralmente cambiato la vita e fatto scoprire che amo la finanza, ho ascoltato il podcast già due volte e non mi stufo mai di ascoltarlo, parla in modo semplice e chiaro
Massimo D., 23 Set 2025Da quando l'ho scoperto in 15 gg mi sono ascoltato 150 puntate senza fermarmi, ho annullato gli altri podcast per portarmi alla pari ed ascoltare tutte le precedenti puntate, ben fatto, esattamente il livello di informazione che mi serviva
Gianluca G., 11 Set 2025Ho acquistato e letto il suo libro e l' ho trovato. Esprime i concetti economici in modo semplice e chiaro. Sentirlo parlare conferma che è un professionista del settore.
Giulia N., 11 Ago 2025Dovrebbero ascoltarlo buona parte degli italiani e io avrei dovuto scoprirlo con qualche anno in anticipo ma meglio tardi che mai
Matteo C., 3 Set 2025Ho seguito tutte le puntate! Grazie veramente
Amalia A., 17 Set 2025Podcast che dà sempre spunti interessanti che personalmente mi ha fatto appassionare alla finanza personale spingendomi ad approfondire in prima persona.
Lorenzo, 13 Mar 2025