I 4 migliori Amici dell’Investitore – Invest like a PRO!

Due pesi massimi tra gli esperti di finanza, Burton Malkiel e Charles Ellis, ci spiegano in modo facile facile 4 pilastri fondamentali alla base di qualunque strategia d'investimento a lungo termine dotata di buon senso. Puntata un po' più lunga del solito ma dire tutte le cose in un posto solo sembrava davvero la scelta migliore. Parleremo di indicizzazione, diversificazione, dollar-cost-averaging e ribilanciamento. Il menu di quest'episodio speciale prevede inoltre: a) spiegazione di come funziona tutta l'economia in poco più di un minuto e b) la mia personale formula di asset allocation.

Difficoltà
36 minuti
The Bull - No Thumb

Risorse

Punti Chiave

Investi in ETF su indici di azioni e obbligazioni per massima diversificazione.

Usa il Dollar-Cost-Averaging (PAC) per investire con costanza, mitigando i rischi.

Ribilancia annualmente il portafoglio per asset allocation ottimale e acquisti a sconto.

Trascrizione Episodio

Bentornati a The Bull – Il tuo podcast di finanza personale

Venticinquesimo episodio!

Cari amici e care amiche di THE BULL, oggi nozze d’argento mentre il nostro podcast si sta inspiegabilmente facendo largo su Spotify e l’ultima volta che avevo controllato era nella top ten nella categoria Carriere dopo aver sfondato gli oltre 3000 ascolti.

Continuo a sostenere che non parliamo esattamente di carriera qui a The Bull ma alla fine che ci frega! più gente ci ascolta, più persone avremo aiutato a rivoluzionare il proprio rapporto con i soldi e a fare crescere la cultura finanziaria della nostre cara Italia, terra di genio, straordinari talenti, incredibile bellezza ma allo stesso tempo spaventosa ignoranza in materia di risparmio e investimenti.

Prima di cominciare, nota di servizio. Da questa settimana cambia il calendario editoriale di THE BULL e invece che 2 episodi nel week-end, pubblicheremo un episodio alla domenica sera e uno al mercoledì sera.

No ve lo dico prima mica che qualcuno smatta che a sto giro è uscito un episodio solo e si sente perso…

Allora dove siamo arrivati. Negli scorsi episodi ci siamo spostati per un attimo da tematiche di investimento in senso stretto per parlare più in generale delle nostre abitudini e di come migliorare la nostra propensione al risparmio.

Abbiamo visto la struttura tipica che le nostre abitudini rivestono e come esse ci ingabbiano all’interno di routine viziose da cui è difficile uscirne.

Allo stesso tempo, abbiamo anche visto come possiamo piegare questa cosa a nostro vantaggio e metterci nelle condizioni di apportare piccole modifiche alla nostra vita quotidiana che possono però avere uno sproporzionato impatto positivo sulla nostra ricchezza a lungo termine.

Vi ricordate?

In pratica abbiamo detto: ogni abitudine, buona o cattiva che sia, è costituita da uno STIMOLO, che innesca una ROUTINE finalizzata a soddisfare il desiderio connesso allo stimolo e infine da una RICOMPENSA che soddisfa effettivamente il desiderio.

Questa cosa è sia il motivo per cui non riuscite a non mangiare schifezze mentre guardate la televisione alla sera dopo cena ma conoscerla è anche il modo per costruire abitudini virtuose, impostando delle pratiche quotidiane che via via ci portino a comportarci in maniera positiva rispetto agli obiettivi che vogliamo conseguire.

Detto questo, alla fine della scorsa puntata abbiamo anticipato il fatto che oggi saremmo tornati a parlare di investimenti e lo avremmo fatto alla grande facendoci aiutare da due pesi massimi tra gli esperti di finanza.

Quindi per un po’ non parliamo più delle vostre disastrose abitudini finanziarie quotidiane ma ci proiettiamo nella gestione dei nostri investimenti, mettendo insieme alcuni concetti dal valore inestimabile per la gestione di qualunque portafoglio dotato di buon senso.

Ciò di cui parleremo oggi è tratto da un bel libretto, che avevo già citato in qualche episodio passato, scritto a 4 mani niente popo’ di meno che da Burton Malkiel, l’autore di A Random Walk Down Wall Street e Charles Ellis, noto soprattutto per Winning the Losers’ Game.

Ah nota di servizio: siccome mio papà dice che leggo troppo velocemente i titoli dei libri che cito, metto i link in descrizione così se volete potete comprarli su Amazon e poi, naturalmente, non leggerli e lasciarli a prendere la polvere sulla mensola.

Comunque se non sapete chi sono Malkiel ed Ellis, chissenfrega, vi basti sapere che un libro sulla finanza scritto da loro due insieme è l’equivalente di un film di Hollywood co-diretto da Francis Ford Coppola e Martin Scorsese oppure, per chi non capisce una mazza di cinema, è come una squadra di calcio che schierasse in attacco Messi e Ronaldo (magari dieci anni fa, oggi in effetti sono più che altro due costosissime mascotte).

Il libro si intitola The Elements of Investing e lo trovate anche tradotto in Italiano con il titolo estremamente creativo: Come Investire.

La versione originale sono poco più di 100 pagine e se comprate la traduzione italiana vi portate a casa con 18 euro e 90 uno spettacolare e semplicissimo condensato di tutti i concetti principali che dovreste conoscere per imparare come si deve a risparmiare e investire e avrete anche una lettura tanto leggera, quanto preziosa da mettervi in valigia e godervi sotto l’ombrellone.

Detto anche il più banale dei cliché che si usa dire quando arriva l’estate in Italia, entriamo nel vivo della puntata che sono passati 3 minuti e non abbiamo ancora detto niente di interessante.

Molto velocemente, il libro è una guida essenziale su come Risparmiare e come Investire e ci troverete una serie di consigli molto utili sulla gestione delle vostre uscite e su come impostare una strategia di investimento a lungo termine efficace.

Ciò su cui però ci concentreremo oggi sono quelli che Malkiel e Ellis chiamano i 4 MIGLIORI AMICI DELL’INVESTITORE e, parlando di questi, di fatto metteremo insieme molti dei contenuti fondamentali di cui abbiamo parlato sinora a The Bull, ma alzando un po’ l’asticella.

Prima di parlare di questi 4 amici, ricordiamoci ancora una volta di alcuni pilastri fondamentali della finanza personale che, saranno le solite tre cose noiose, ma repetita iuvant e vi fa bene riascoltarle.

Allora:

1) Il risparmio è la base di tutto. Se la vostra prima preoccupazione è come investire i soldi e non prestate attenzione a come gestite innanzitutto i vostri risparmi state sbagliando di brutto.
Prima cosa da fare è impostare un budget di spesa, controllare le vostre uscite, ottimizzare le vostre abitudini e allocare alla voce investimento la quota maggiore possibile di risparmio che la vostra pianificazione vi consente.

Se diventate matti a cercare di capire su cosa investire al meglio per avere il miglior rendimento possibile ma poi vi dimenticate che l’ottimizzazione del vostro risparmio è il carburante di tutta la faccenda, beh, tanto vale amici miei.

Investire 500 € al mese per dieci anni e ottenere un fantastico rendimento medio del 10% all’anno vi farà comunque guadagnare 50.000 € in meno che investendo 1.000 € al mese sempre per dieci anni con un rendimento del 5%.
Quindi dato che i rendimenti futuri sono qualcosa completamente al di là delle nostre capacità di previsione, la cosa migliore da fare in assoluto è investire il più possibile.

Tanto, come abbiamo visto già diverse volte, molti dei soldi che potreste investire li state letteralmente buttando via in roba che vi porta ZERO valore nella vita, quindi muovete le chiappe e dateci dentro.

2) Investire è fondamentale ma prima di farlo dovete avere un fondo di emergenza liquido su un conto corrente diverso da quello che usate abitualmente (oppure in un conto deposito svincolabile) che copra circa 6 mesi di spese, perché se succede qualcosa di imprevisto non dovete toccare i vostri investimenti per far fronte a spese eccezionali e comunque dovete dormire sonni sereni.

3) L’investimento ha senso solo in un orizzonte di lungo termine e deve essere coerente con la propria pianificazione finanziaria complessiva, con i propri obiettivi e con la propria predisposizione verso il rischio.

Detto questo, signore e signori, vi presento i 4 MIGLIORI AMICI DELL’INVESTITORE. Fate bene attenzione, non dimenticatevi dei loro nomi perché sono permalosi e appena smettete di prestar loro la massima attenzione e dedizione, conseguenze nefaste si abbatteranno sui vostri portafogli.

Senza ulteriori indugi, ho il piacere di presentarvi:

UNO: INDICIZZAZIONE

DUE: DIVERSIFICAZIONE

TRE: DOLLAR-COST-AVERAGING (in Italiano non saprei bene come tradurlo quindi ve lo beccate così) e infine

QUATTRO: RIBILANCIAMENTO.

Vi anticipo che le prime 2 cose vi risulteranno piuttosto note, perché abbiamo avuto spesso occasione di parlarne nel corso del podcast. Gli amici numero 3 e 4 invece sono stati solo sfiorati sinora, mentre adesso è arrivato il momento di prenderli di petto perché possono avere un impatto determinante nel successo a lungo termine dei vostri investimenti.

Ora fate molta attenzione e abbiate un po’ di pazienza, capite bene questi 4 concetti, fateli diventare dei pilastri insostituibili nella struttura della vostra strategia di investimento e difficilmente potrete mai fare grossi errori con i vostri soldi.

Allora, AMICO NUMERO UNO: INDICIZZAZIONE.

Questo è probabilmente l’argomento più ricorrente di THE BULL e ne parliamo così tanto che ormai anche le vostre ossa dovrebbero averne assorbito i contenuti.

La cosa più importante che deve fare un investitore privato come me e voi è concentrare i propri investimenti in prodotti che replicano INDICI delle due asset class più importanti, ossia: Azioni e Obbligazioni.

Breve riassunto del motivo per cui questa è la cosa più importante.

Se investite in azioni e obbligazioni singole correte il rischio di commettere scommesse sbagliate e di perdere il vostro capitale nel medio-lungo termine.

Oltre 100 anni di storia delle borse mondiali ci hanno insegnato che le aziende vanno e vengono, solo il mercato nel suo complesso sopravvive e cresce.

Esiste solo una percentuale minuscola di investitori così talentuosi in grado di selezionare singole azioni e obbligazioni e ottenere rendimenti superiori alla media di mercato, così come esiste un’altrettanta minuscola percentuale di fondi di investimento gestiti da brillanti asset manager in grado di fare la stessa cosa.

Nel novanta e fischia percento dei casi, la vostra migliore chanche di portarvi a casa il massimo rendimento possibile è invece quella di investire nel mercato nel suo complesso e non provare a ottenere delle sovraperformance.

Abbiamo speso ore a spiegare i motivi di questa cosa in buona parte dei 24 episodi alle nostre spalle, quindi non mi dilungo in questa sede e vi prospetto queste due opzioni:

– o andate a riascoltarvi gli episodi in cui parliamo di ETF per un approfondimento in merito,

– oppure vi fidate e basta.

Ok?

Quindi per investire con un approccio robusto e orientato al lungo termine, lasciate perdere azioni e obbligazioni singole (sì anche i BTP valore, italia, futura o con qualunque altra markettata il nostro governo chiamerà i prossimi per invogliarvi ad accollarvi il nostro debito) dicevo lasciate perdere scommesse singole perché non è roba per voi e puntate invece a costruire un portafoglio di prodotti che replicano vasti indici di azioni e obbligazioni.

Nel libro di Malkiel ed Ellis si parla soprattutto di Index Fund perché in America potete comprarli direttamente da società come Vanguard, Fidelity e Charles Schwab, mentre in Italia è molto più semplice comprare una cosa pressoché analoga che sono i nostri amici ETF.

Vi ricordo che un ETF è un fondo quotato in borsa che replica passivamente l’andamento di un indice sottostante.

Esempio classico: un ETF sull’S&P 500 è una sorta di “azione” quotata in borsa il cui andamento è praticamente il medesimo dell’andamento dell’indice S&P 500, ossia della media ponderata dell’andamento delle 500 società quotate più grandi degli Stati Uniti.

Stesso discorso vale per uno qualunque degli oltre 1.200 ETF disponibili su borsa italiana che replicano praticamente qualunque indice vi possa venire in mente di azioni, obbligazioni, materie prime, mercato immobiliare, criptovalute e compagnia bella.

Chiaro no? Ormai a THE BULL siete tutti cinture nere di ETF.

Quindi, il vostro migliore amico numero uno per distanza, per voi Italiani che mi state ascoltando, con ogni probabilità è una manciata di buoni ETF su azioni e obbligazioni internazionali.

Domanda: avete per caso affidato i vostri soldi ad un consulente bancario che vi ha impacchettato un oscuro mix di fondi che contengono azioni e obbligazioni?

Niente di male, però sappiate che con ogni probabilità quei fondi performano un po’ meno degli ETF equivalenti e che con assoluta certezza costano almeno 10 volte di più (forse 15 volte se il vostro consulente vi chiede anche una fee di gestione).

Anche qui, ascoltarsi gli episodi precedenti, dal 5 in poi, per approfondire l’argomento e vedere di svegliarvi un po’…

Poi naturalmente, se vi piace spendere di più, guadagnare meno e accollarvi il 100% del rischio per regalare poi ad altri una fetta importante del vostro rendimento, ma chi sono io per dirvi di non farlo!

Il masochismo finanziario è una rispettabilissima perversione che non mi permetto di giudicare.

Per la cronaca, quali sono i rendimenti che posso aspettarmi nel futuro investendo in questi ETF, mi chiederete?

Risposta: non ne ho la più pallidissima idea!

Se un giorno doveste mai incontrare qualcuno che vi dicesse “questo investimento dovrebbe rendere il 5, 7, 10, 37 per cento all’anno” o quel che vi pare, spoiler alert: vi sta prendendo per il culo perché non lo può sapere nemmeno lui.

Posso dirvi invece come sono andate le cose nel passato, diciamo negli ultimi vent’anni:

– un ETF sull’S&P 500 ha fatto circa il 10% all’anno;

– un ETF sull’indice globale MSCI World ha fatto circa il 9,5% all’anno:

– un ETF sull’indice europeo Stoxx 600 ha fatto circa il 7% all’anno:

– un ETF sui mercati emergenti ha fatto circa l’8% all’anno.

– un portafoglio misto fatto al 70% da azioni e al 30% da obbligazioni internazionali ha fatto circa il 7,5% all’anno.

Sul mix tra azioni e obbligazioni per costruire la vostra migliore asset allocation ci torniamo più tardi quando parleremo dell’amico numero quattro e lì avrò l’arroganza di presentarvi la mia personale formula.

Ah, se questo è il primo episodio che vi capita di ascoltare qui a THE BULL, magari quelle percentuali dette poco fa non vi dicono nulla.

Come sanno invece gli ascoltarti affezionati di questo podcast, se dividi il numero 72 per il rendimento annuo di un investimento, sai ogni quanto esso raddoppia di valore.

Se prendiamo il portafoglio misto di azioni e obbligazioni, in 20 anni l’investimento iniziale sarebbe quadruplicato.

Se prendiamo quello sull’S&P 500, il valore finale sarebbe stato quasi 8 volte l’investimento iniziale.

Ma quanto è bello l’interesse composto! (episodio 3 per chi si fosse dimenticato perché esso è la nostra arma suprema).

Allora, primo amico fatto, indicizzazione e niente stronzate giocando al piccolo Warren Buffet.

Andiamo all’amico numero 2, la DIVERSIFICAZIONE.

Anche di questo abbiamo parlato fino alla nausea e in particolare gli abbiamo dedicato una trattazione specifica nell’episodio dedicato ai 4 errori da non fare quando inizi ad investire.

Intanto, cosa vuol dire diversificare?

Diversificare significa non investire tutte le tue risorse in un unico asset ma distribuiscile con criterio su diversi prodotti di investimento così da ridurre il rischio di subire perdite così gravi da polverizzare tutti i tuoi risparmi in un colpo solo.

La cosa più importante da capire della frase appena pronunciata è “con criterio”.

Se diversifico senza senso, guidato dall’idea di comprare di tutto un po’ così sono a posto, mmmhhhh, non era esattamente quello che intendevo.

Vediamo alcuni livelli di diversificazione:

– un ETF sull’S&P 500 è molto più diversificato che acquistare solo le azioni di Apple e Amazon;

– un ETF sull’azionario globale è molto più diversificato di un ETF sull’S&P 500;

– un portafoglio che contempli questi due ETF più un ETF sui mercati emergenti è ancora più diversificato.

è quindi sufficiente comprare quei prodotti che mi permettono di avere dentro il maggior numero possibile di azioni sulla Terra e sono a posto?

Non esattamente.

Lasciamo un attimo da parte il tema dei pesi da assegnare a ciascun indice ma il problema qui è che in un mercato globalizzato come quello in cui troviamo oggi, quello che succede in America, in Cina, in Giappone, in Europa e persino in Australia condiziona quasi automaticamente tutto il mercato azionario globale.

Una piccola banca regionale della California specializzata in startup e infarcita di titoli di stato americani a scadenza ultralunga fallisce nell’arco di due settimane? Tutto il mercato azionario va giù a picco.

La banca centrale del Giappone minaccia di alzare i tassi di interesse e quindi di scatenare un terremoto su tutto il mercato obbligazionario? Tutte le borse giù.

Le previsioni di ripresa dell’economia Cinese sono inferiori delle attese? Tutte le borse giù di nuovo.

Ricordatevi cos’è successo nel 2008. Il mondo intero era seduto su un barile di dinamite per via dello sconsiderato ricorso a prodotti derivati da parte di tutti gli istituti finanziari ma ciò che ha fatto detonare la più grande crisi del dopoguerra è stata il fallimento di Lehman Brothers, una sola banca che ha innescato un effetto domino spaventoso.

Quindi, per quanto nel vostro portafoglio abbiate anche azioni di 3.000 società diverse, sappiate che non avete un investimento realmente diversificato perché le azioni, almeno a livello di indici, tendono ad andare tutte più o meno bene o più o meno male simultaneamente.

Una vera diversificazione deve prevedere asset tra loro non correlati.

Tipicamente il grosso di un portafoglio è fatto da azioni e obbligazioni perché tipicamente hanno andamenti alterni.

Spieghiamo velocemente perché.

Attenzione perché sto per spiegarvi in un minuto come funziona TUTTA l’economia.

Dunque le azioni rendono storicamente più delle obbligazioni perché comportano un maggior rischio e quindi gli investitori richiedono un, si dice, premio al rischio maggiore di quanto chiederebbero per investire in obbligazioni (che come sapete sono dei prestiti con interesse fisso e scadenza predefinita a stati o aziende).

Una leva fondamentale dei cicli economici sono i tassi di interesse che vengono decisi dalle banche centrali.

Quando l’economia cresce troppo (e i valori delle azioni tendono a gonfiarsi oltre i valori fondamentali delle aziende che rappresentano) spesso si innescano delle conseguenze negative per l’economia stessa, il più grave dei quali è un innalzamento fuori controllo dell’inflazione.

Per rallentare l’eccessiva crescita dei prezzi, che come sapete va a svalutare il potere di acquisto dei vostri soldi, le banche centrali alzano i tassi d’interesse, ossia il costo del denaro (cioè in pratica alza il costo dei prestiti).

In questo modo, se è più costoso prendere in prestito denaro, cosa succede? Succede che le imprese investono meno, le società che tipicamente fanno ricorso a molti capitali hanno dei bruschi rallentamenti, allo stesso tempo i consumatori da un lato consumano meno perché i prezzi nel frattempo sono saliti troppo e dall’altro rinunciano, ad esempio, a sottoscrivere mutui per l’acquisto di abitazioni perché diventati troppo cari.

Tutto questo innesca una spirale negativa che va a raffreddare l’economia e a rallentare l’inflazione.

Contestualmente, però, ci troviamo ad avere i rendimenti delle obbligazioni che diventano molto più interessanti (perché come per tutti i prestiti, Stati e Aziende sono costrette a offrire interessi più alti per convincere gli investitori a farsi prestare i soldi), mentre il valore delle azioni scende (o crolla) per l’effetto combinato del rallentamento economico generale, della riduzione dei loro utili (di cui il valore delle azioni sono un riflesso) e della preferenza degli investitori verso un più sicuro – e comunque redditizio – investimento in obbligazioni che non in azioni.

Come si inverte però il ciclo economico?

Tipicamente per raffreddare l’economia e spezzare la crescita incontrollabile dell’inflazione, l’innalzamento dei tassi causa una recessione economica, ossia il PIL dei vari stati smette di crescere e anzi va in negativo per almeno 2 trimestri.

In questi mesi avrete spesso sentito parlare di Soft Landing, ossia della speranza della Federal Reserve Americana di far rallentare l’inflazione senza causare una recessione.

Fin’ora, incredibilmente, tutto sta andando così ma nulla garantisce che nei prossimi mesi una recessione effettivamente non si presenterà.

Comunque, una volta che l’economia va in recessione, o rallenta nettamente, e ammesso che l’inflazione sia tornata intorno al 2%, ecco che le Banche Centrali possono di nuovo stimolare l’economia a crescere abbassando i tassi di interesse.

Quando vengono abbassati, o addirittura azzerati come è successo durante la Grande Crisi del 2008 o all’indomani dello scoppio della pandemia di Covid, ecco che succede tutto l’inverso di quel che abbiamo appena detto.

Il costo del denaro si abbassa, aumentano gli investimenti, i consumatori riprendono a spendere e a fare mutui, le azioni salgono per la prospettiva di futuri guadagni e le nuove obbligazioni che vengono emesse hanno rendimenti inferiori, portando quindi gli investitori a preferire più rischiosi e redditizi investimenti azionari che non in obbligazioni.

C’è su Youtube un cartone animato commentato niente meno che da Ray Dalio che spiega questa dinamica del Ciclo Economico in maniera magistrale.

Scrivete Ray Dalio e Ciclo Economico e vi esce subito.

Se invece volte una cosa più complessa, vi consiglio il libro di un altro investitore leggendario, Howard Marks, dal titolo Mastering The Market Cicle.

Ad ogni modo, se avete capito questa cosa di come funzionano i cicli economici, cari amici di THE BULL, avete capito l’80% di ciò che muove l’economia e soprattutto di quel che sta accadendo proprio in questi anni in cui sentite parlare in continuazione di tassi di interesse, inflazione, recessione e così via.

Per via dell’ineluttabile alternanza dei cicli economici, quindi, una buona prassi in ogni portafoglio è avere una certa quantità di azioni e una certa quantità di obbligazioni proprio per adattarsi alle varie fasi dei mercati.

Un portafoglio che contenga, almeno, azioni e obbligazioni internazionali, tramite ETF, inizia già ad essere ben differenziato.

Per capire però le quantità di questi 2 ingredienti nella nostra ricetta per un buon portafoglio, arrivate alla fine dell’episodio.

Ora, detto che l’idea migliore per un investitore retail è probabilmente costruire il cuore del proprio portafoglio con una manciata di ETF e che diversificare tra azioni e obbligazioni è senz’altro una buona idea per diversificare il nostro rischio e quindi rendere i nostri investimenti meno esposti all’alternarsi dei cicli economici, tutte cose dette e ridette a THE BULL così spesso che ormai vi usciranno dalle orecchie, andiamo ora a parlare del

TERZO MIGLIORE AMICO DELL’INVESTITORE, ossia la strategia nota come DOLLAR-COST-AVERAGING.

Tradotto in Italiano non ha molto senso ma in sostanza significa mediare il prezzo di acquisto di un asset finanziario nel corso del tempo.

Facciamo un esempio:

se ho intenzione di acquistare un ETF sull’S&P 500, fare dollar cost averaging significa investire mese dopo mese tendenzialmente lo stesso importo nell’acquisto di quote di questo ETF.

Fin qui, non sembra la cosa più geniale della Terra.

Qual è però la logica dietro questa strategia?

L’idea è esattamente quella di distribuire il rischio dell’investimento nel lungo termine e, soprattutto, di beneficiare di fasi di crisi (o comunque di alta volatilità) per far crescere il valore del portafoglio.

Infatti investendo una certa quantità di risparmio in maniera costante all’interno del mio portafoglio mi tutelo dal rischio che improvvisamente il mercato possa avere un crollo – eh perché funziona così, non è che il mercato ci avvisa per tempo quando sta per collassare, di punto in bianco crolla e basta; inoltre nelle fasi di correzione dei mercati, quando cioè i valori delle azioni crollano, attuando questa strategia potrò comprare a sconto, cosa di cui beneficerò in maniera importante quando il mercato recupererà nel ciclo successivo.

Vi spiego tutto questo con un esempio reale.

Immaginiamo che un investitore avesse deciso di entrare nel mercato azionario all’inizio del 2000, mettendo in un colpo solo 120.000 euro nell’S&P 500.

Per sua grande sfortuna, il suo investimento avrebbe dovuto fare i conti prima con la crisi delle dot.com del 2000-2003 – e anche l’11 settembre lì in mezzo non è che avesse aiutato le sorti dell’economia – e poi avrebbe ricevuto una nuova sberla colossale nel 2008-2009 durante la crisi finanziaria legata ai mutui subprime e alla conseguente Grande Recessione che ha segnato il mondo per gli anni a venire.

In pratica, 120.000 euro investiti a Gennaio 2000, nel Gennaio del 2010 sarebbero diventati circa 77.000, cioè in pratica questo investitore avrebbe perso quasi il 40% del suo investimento nel corso di 10 anni (e come abbiamo spiegato nell’episodio sul perchè abbiamo paura di investire, è successo solo 5 volte su 100 nella storia che un investimento secco in un orizzonte di 10 anni finisse in perdita quindi: sfiga al cubo).

Prendiamo ora un investitore che avesse investito la stessa cifra nello stesso momento ma facendo dollar-cost-averaging, ossia investendo 1.000 € al mese per 10 anni (quindi sempre 120.000 in totale).

Risultato?

Nel Gennaio del 2010 sarebbe stato anche lui in perdita ma con un patrimonio di oltre 105.000 €, quasi 40.000 € in più dell’altro investitore.

Ora, se attendiamo solo un altro anno, nel gennaio 2011 il secondo investitore sarebbe finalmente in positivo, con 144.000 € a fronte di 133.000 investiti.

Il primo invece, sarebbe ancora sotto di ben 25.000 €.

Arrivati ad oggi, quindi a Luglio 2023, il primo investitore si sarebbe comunque tolto le sue soddisfazioni, perché oggi i suoi 120.000 € investiti inizialmente sarebbero quasi 540.000. Avrebbe sì passato per i primi 10 anni le pene dell’inferno ma se avesse avuto lo stomaco di non mollare, oggi avrebbe avuto il suo bel ritorno.

Il secondo, invece, con la sua paziente strategia di Dollar-Cost-Averaging, avrebbe versato complessivamente 283.000 euro lungo questi 23 anni, ma oggi si sarebbe ritrovato nel suo portafoglio l’incredibile patrimonio di 1.200.000 euro!

Inoltre, avrebbe anche lui smadonnato per i primi 10 anni del suo viaggio ma la sua pazienza e costanza avrebbero poi pagato in maniera spropositata nel tempo e comunque, anche durante le difficili fasi iniziali, avrebbe sicuramente sofferto meno dell’altro investitore.

Ora è chiaro che questa cosa ha anche il suo risvolto inverso.

Se l’investimento fosse iniziato nel gennaio del 2010, chiaramente l’investitore che avesse investito subito 120.000 euro avrebbe fatto molti più soldi di chi avesse investito progressivamente; per la precisione, il primo avrebbe raggiunto l’incredibile cifra di 838.000 euro, mentre il secondo ne avrebbe solo – tra virgolette – 473.000.

Capite però che mentre la strategia del primo investitore rimane un po’ in balia del tempismo sul mercato, investire progressivamente è una sorta di assicurazione contro il rischio estremo. In momenti particolarmente favorevoli vi fa guadagnare un po’ di meno certo (ma comunque vi fa guadagnare) mentre in momenti critici vi protegge da emorragie nel portafoglio e, come abbiamo visto, è cmq in grado di produrre dei ritorni anche in fasi di forti tracolli.

Ora mettiamo insieme tutti i pezzi:

Se avete una certa somma da parte e volete cominciare ad investire, un suggerimento di buon senso potrebbe essere:

– se parliamo di 10-20-30 mila euro, può aver senso investirli tutti subito, comunque in un portafoglio ben diversificato e non 100% azionario, e mese dopo mese continuare a integrare (o anche trimestre dopo trimestre può andare bene);

– se parliamo invece di cifre molto più importanti si potrebbe valutare di diluire l’ingresso sul mercato magari nell’arco di un anno, sempre in un portafoglio diversificato, e continuare poi progressivamente facendo dollar-cost-averaging.

Se invece non avete capitali rilevanti da parte e siete all’inizio del vostro percorso di investimento, il dollar-cost-averaging è senza dubbio la strada che dovete percorrere. Non mettetevi invece ad accumulare risparmi per poi investire “al momento giusto”, perché statisticamente questa strategia il più delle volte non paga.

Invece impostate per bene il vostro budget, le vostre spese e il vostro risparmio e investite con costanza ogni mese in un portafoglio diversificato e coerente con il vostro orizzonte temporale e la vostra propensione al rischio, senza mai curarvi troppo di quel che accade sui mercati ma mantenendo invece la rotta per il lunghissimo termine.

Veniamo infine al MIGLIORE AMICO DELL’INVESTITORE numero quattro: il RIBILANCIAMENTO.

Attenzione perché questo è un concetto davvero molto importante e spesso sottovalutato.

Per ribilanciamento si intende l’attività di ottimizzazione del proprio portafoglio finalizzata a mantenere una certa asset allocation che abbiamo scelto.

Vi ricordate cos’è l’Asset Allocation? Ne abbiamo parlato diffusamente nei primi episodi, il 7 in particolare.

Asset Allocation significa, per capirci al volo senza troppi tecnicismi: come distribuisco gli investimenti del mio portafoglio nelle varie asset class.

Le asset class principali che tipicamente vi troverete ad avere nel portafoglio sono: Azioni, Obbligazioni, Materie Prime, Immobili, strumenti monetari e, nel caso, criptovalute.

Per semplicità prendiamo in considerazione qui solo le due più importanti, ossia Azioni e Obbligazioni.

L’idea di fondo è che prima di mettervi ad investire dovete decidere l’asset allocation che meglio si sposa con la vostra situazione, tipicamente allocando una quota maggiore di azioni se siete più giovani e avete un lungo orizzonte temporale con una buona tolleranza alla volatilità del mercato o al contrario sovrappesando la quota obbligazionaria se siete più interessati a mantenere un portafoglio stabile, con rendimenti tipicamente inferiori ma anche minori oscillazioni.

In passato noi avevamo proposto la regola classica che dice: Investi in azioni una quota percentuale del tuo portafoglio equivalente a 100 meno i tuoi anni di età, tutto il resto in obbligazioni.

Io che ho 37 anni, ad esempio, secondo questo principio dovrei avere il 63% in azioni e il 37% in obbligazioni.

Malkiel e Ellis nel loro libretto propongono invece un’allocazione molto più aggressiva, arrivando addirittura a consigliare un portafoglio 100% azionario finché si è entro i 40 anni e comunque a mantenere una quota azionaria mai inferiore al 60-70% persino in età molto avanzata.

Il motivo per cui Malkiel e Ellis propongo questa allocazione molto aggressiva dipende dal fatto che il libro è stato scritto e riedito nel corso degli ultimi 10 anni (però prima del 2022), quindi in un contesto macroeconomico caratterizzato da una lunga fase di tassi di interesse praticamente a ZERO e quindi da rendimenti delle obbligazioni estremamente bassi.

Fermo restando che oggi nessuno vi vieta di avere un portafoglio 100% azionario, probabilmente i rendimenti molto alti che hanno oggi le obbligazioni impongono di fare una riflessione diversa.

Ho letto decine di libri sull’argomento e ho notato che, a seconda degli anni in cui sono stati pubblicati, l’asset allocation proposta varia sempre in funzione dell’andamento dei tassi di interesse di quel periodo.

Ho quindi pensato di tagliare la testa al toro, fare una sintesi tra tutti e, con un’arroganza senza precedenti, di proporvi la mia personale formula per l’impostazione del vostro portafoglio, che dovrebbe valere tanto oggi in un contesto di tassi alti che in un eventuale futuro con tassi nuovamente vicini allo ZERO (ammesso che una situazione del genere possa mai tornare).

La formula è: investi in azioni una quota percentuale equivalente a 125 meno i tuoi anni di età meno l’attuale tasso di interesse della Federal Reserve moltiplicato per 5.

E su questa formula ci siamo giocati tutti gli ascoltatori.

Allora, se qualcuno per pietà fosse rimasto, spiego in maniera semplice con un esempio su di me.

Mia età: 37 anni

Attuale tasso di interesse della Fed: circa il 5%

Tasso moltiplicato per 5: facciamo circa 25 per non complicarci la vita.

Quindi la quota azionaria sarebbe: 125 – 37 (i miei anni) – 25 (tasso fed per 5) = 63%.

Se invece avessimo fatto questo ragionamento nel decennio alle nostre spalle con tassi tra 0 e 2 avrebbe avuto senso per me una quota azionaria tra l’88 e il 78%, effettivamente più in linea con quella proposta dai due autori.

E’ una regola che dovete scrivere nella pietra e applicare come fosse una legge fisica? Ovviamente no, ciò che conta in primo luogo è la vostra situazione particolare e la vostra disposizione psicologica verso l’investimento.

Questa regola è solo un adattamento generalizzato delle più frequenti indicazioni di asset allocation che potrete trovare in giro.

Se non sapete da che parte girarvi, questa formuletta può essere un buon punto di partenza. Se poi siete invece più esperti e avete in mente un altro tipo di strategia, allora naturalmente è corretto che scegliate l’asset allocation che meglio funziona per voi.

Detto questo, che c’entra il ribilanciamento?

Ribilanciare significa mantenere una certa asset allocation rispetto a quello che succede sul mercato.

Se imposto un portafoglio fatto, ad esempio, al 60% di azioni e al 40% di obbligazioni e attraverso una fase rialzista, questo farà sì che il valore delle mie azioni salirà e quindi magari ad un certo punto mi troverò con un portafoglio fatto al 70% da azioni e al 30% da obbligazioni.

A questo punto “RIBILANCIO” il mio portafoglio, 1 massimo 2 volte all’anno va benissimo, in uno di questi modi:

– vendo la quota eccedente di azioni per riportare il loro peso al 60%;

– compro obbligazioni per aumentare il loro peso fino al 40%;

– faccio un mix delle due cose, ossia vendo un po’ di azioni e reinvesto i profitti per comprare obbligazioni e ricomporre il mix 60/40.

Mentre la prima idea non è probabilmente la migliore, hanno certamente senso le altre due e se ci basiamo sulle indicazioni di Malkiel ed Ellis la terza sembrerebbe la strada più efficace.

L’idea è che così facendo otterremo due importanti risultati:

1) ad ogni ribilanciamento andremmo a comprare “a sconto”, perché se stiamo ribilanciando significa che stiamo comprando asset che hanno performato meno e che hanno quindi dei prezzi più convenienti;

2) ci proteggiamo dalla tentazione di continuare a comprare l’asset class che sta andando meglio e che forse si trova sui massimi, con il rischio di fare investimenti costosi subito prima di un crollo di mercato.

Secondo le stime di Malkiel ed Ellis, un ribilanciamento annuale, a parità di altre condizioni, potrebbe portare fino a 1 – 1,5 punti percentuali di rendimento all’anno che non lasciando andare il portafoglio per la sua strada senza mai ribilanciare.

Capito come funziona?

Eh lo so è una roba un po’ tecnica e barbosa, però il suo impatto economico è davvero rilevante.

Per farla semplice, comunque, le regole da seguire sono:

UNO: imposta l’asset allocation secondo la tua specifica situazione ed eventualmente usando la formula di cui sopra;

DUE: investi progressivamente tramite dollar-cost-averaging;

TRE: una volta all’anno ribilancia il portafoglio comprando l’asset class che è rimasta indietro – e che quindi sarà più conveniente – e riducendo l’esposizione verso quella che è andata meglio perché prima o poi qualche correzione la toccherà.

Chiaro?

Allora cari amici e care amiche di questo podcast che parla di finanza, investimenti, risparmi e che passa dai mega spiegoni su come funzionano i cicli economici a perché dovete smetterla di fare colazione al bar ogni giorno, siamo giunti alla fine anche di quest’episodio.

Spero sia stato utile, dopo 25 puntate trascorse assieme sono certo che ormai avrete cominciato a far lavorare i vostri soldi per voi ed era quindi giusto alzare un po’ l’asticella e darvi qualche istruzione in più per gestire al meglio la vostra strategia di investimento.

Nel prossimo episodio torneremo invece a parlare di un tema estremamente concreto e quanto mai vicino alla nostra esperienza personale.

Proveremo infatti a rispondere alla domanda che ciascuno di noi almeno una volta si è posto nella vita, ossia: è meglio comprare casa o rimanere in affitto?

Quindi non perdetela così la prossima volta che vi troverete a discutere con qualcuno sull’argomento avrete finalmente qualcosa di intelligente da dire.

Come sempre, se non lo avete ancora fatto vi invito a mettere segui e ad attivare le notificihe su Spotify, Apple Podcast o qualunque altra piattaforma utilizziate e a lasciare una recensione a 5 stelle per supportarci e permetterci di continuare a produrre contenuti che vi fanno fare amicizia con cose strane che però possono aiutarvi a realizzare un luminoso futuro di prosperità finanziaria sempre nuovi.

Per questo episodio abbiamo detto tutto e spero di ritrovarvi presto, sempre qui, a THE BULL – Il tuo podcast di finanza personale.

 

Recensioni

Quando capisci come funziona la finanza… ti viene voglia di raccontarla!

Ho seguito tutte le puntate! Grazie veramente

Amalia A., 17 Set 2025

Podcast che dà sempre spunti interessanti che personalmente mi ha fatto appassionare alla finanza personale spingendomi ad approfondire in prima persona.

Lorenzo, 13 Mar 2025

Veramente veramente raccomandato! la finanza personale riassunta alla perfezione! e spiegata partendo dall'ABC! Ottimo anche da ascoltare a velocita 1,5x!

Giorgia R., 23 Gen 2025

Ho acquistato e letto il suo libro e l' ho trovato. Esprime i concetti economici in modo semplice e chiaro. Sentirlo parlare conferma che è un professionista del settore.

Giulia N., 11 Ago 2025

Non sono solito a mettere recensioni e specialmente non ascolto podcast, ma da quando ho iniziato questo, faccio fatica a staccarmi, e quasi non posso più fare a meno di ascoltare e arricchirmi culturalmente.

Andrea V., 22 Set 2025

Da quando l'ho scoperto in 15 gg mi sono ascoltato 150 puntate senza fermarmi, ho annullato gli altri podcast per portarmi alla pari ed ascoltare tutte le precedenti puntate, ben fatto, esattamente il livello di informazione che mi serviva

Gianluca G., 11 Set 2025

La mia ignoranza in materia mi ha sempre creato dei dubbi, ma grazie a un amico ho iniziato ad ascoltare il podcast. Per fortuna che ho 24 anni e un po' di tempo e soldi da dedicarmi a imparare le varie nozioni per me stesso. Grazie mille!

Luca G. 10 Ott 2025

Podcast piacevole, scorre veloce ma in modo estremamente chiaro, spiega i concetti chiave per gestire le proprie finanze, fornendo la classica cassetta degli attrezzi. Complimenti, davvero ben fatto!

Massimiliano, 29 Mag 2024

Veramente interessante, chiaro e conciso. Cambia la vita finanziaria di chiunque.. da ascoltare assolutamente anche per chi di finanza non vuole occuparsi mai

Francesca B., 6 Apr 2024
Facile.it
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