#048

La Previdenza Integrativa per Dipendenti e Partite IVA

Puntata speciale con il nostro partner Fiscozen per affrontare il tema di come salvaguardare la propria pensione se si è un dipendente o si possiede una partita IVA.

Difficoltà
27 minuti
The Bull - No Thumb

Risorse

Punti Chiave

La pensione pubblica sarà insufficiente; integra la tua previdenza con fondi complementari.

Per i dipendenti, i fondi negoziali di categoria offrono vantaggi fiscali e contributi del datore.

I versamenti volontari ai fondi pensione sono deducibili fino a 146€/anno.

Trascrizione Episodio

Bentornati a THE BULL – Il tuo podcast di Finanza Personale.

Dopo 47 episodi, per quanto abbiamo cercato in ogni modo di sentirci per sempre giovani e di non ingrigire i nostri pensieri parlando di cose che inevitabilmente evocano lo scenario di tutti noi un po’ più attempati, non possiamo più esimerci ed è quindi il momento di parlare di PENSIONE!

Il tema l’abbiamo sfiorato ogni tanto ma oggi, visto che una base di finanza personale, gestione del risparmio e investimenti, ormai ce l’avete tutti, cari miei compagni di avventura in questo viaggio nel mondo dei soldi, dobbiamo proprio affrontare il tema di come sistemare anche la nostra pensione, sia che siate lavoratori dipendenti, sia che siate dei professionisti in Partita IVA.

Questa specifica è importante perché rispetto al 99% di cui abbiamo parlato sino ad ora, che vale indistintamente a prescindere dal lavoro che fate, il tema della pensione è legato a doppio filo alla natura della vostra professione, quindi ci saranno delle specifiche da fare nei due macro casi.

Oggi però è una puntata speciale perché non saremo da soli, benché da soli voglia dire qualche migliaia di aspiranti Warren Buffett, invece quest’episodio è stato realizzato in collaborazione con un partner speciale di The Bull, che è Fiscozen! un servizio per la gestione della Partita IVA online, grazie a un commercialista dedicato e una piattaforma per gli adempimenti fiscali.

Siccome siamo sempre 100% trasparenti in questo podcast, è giusto che sappiate che questo contenuto ha una componente sponsorizzata.

Come vi racconterò nel corso dell’episodio però, questa partnership esiste perché io per primo ho scelto, usato e apprezzato questo servizio e solo dopo è nata la collaborazione.

Ma ne parleremo più tardi, cominciamo!

Come sapete, questo podcast è il mio side-hustle – come lo chiamano in America – ossia è una via di mezzo tra un hobby e un’attività semiprofessionale marginale rispetto al mio vero lavoro.

Dalle 9 del lunedì mattina alle 18 del venerdì sera

Risata fuori campo]

va beh facciamo finta che gli orari veri siano questi…

dicevo in queste 40 ore alla settimana sono un dipendente e tra l’altro occupandomi per motivi professionali del tema lavoro, visto che come head hunter aiuto società e soprattutto figure manageriali a incontrarsi, su tutto l’universo che disciplina il rapporto da dipendente posso dire di conoscere vita, morte e miracoli.

[La Partita IVA invece è un tema nuovo per me, che appunto è entrato nella mia vita proprio da quanto questo Podcast ha preso avvio e ha iniziato a sgomitare per farsi largo su per le classifiche di Spotify.

Della mia esperienza con la Partita IVA – e in generale su alcuni consigli per la propria carriera principale e per quelle diciamo “parallele” – parleremo però diffusamente in un prossimo episodio.

Oggi invece ci concentreremo sul tema specifico della previdenza complementare e non volevo lasciar fuori i tanti amici che ci seguono e che invece sono dei professionisti con la propria bella partita IVA.

Per fare questo, quindi, non ho avuto mezzo dubbio che l’idea migliore fosse rivolgermi a FISCOZEN, che ringrazio per essere il nostro partner per questa puntata e per avermi gentilmente spiegato un po’ di cose utili per quest’episodio.

In pratica Fiscozen è un servizio che prevede un abbonamento annuale attraverso il quale è possibile avere in un unico posto TUTTO quello che serve per la gestione della partita IVA.

Voi avete il vostro commercialista dedicato che vi seguirà in qualunque progetto vogliate portare avanti e che potrete sentire ogni volta che avrete bisogno o vi viene mezza paturnia al telefono oppure via email.
Lui o lei inoltre si preoccuperà delle vostre tasse e soprattutto delle agevolazioni che potranno permettervi di risparmiare qualche spiccio – cosa che qua a The Bull ci piace molto – e potrete usare la vostra semplicissima piattaforma che davvero anche un bimbo con la Partita Iva potrebbe usarla per mandare fatture a tutti i suoi clienti.

Avremo comunque modo di parlare più nel dettaglio di Fiscozen nel corso dell’episodio, per il momento sappiate che la prima consulenza è gratuita – nel caso voleste capirne qualcosa in più – e che negli shownote dell’episodio vi ho messo un link che se ci cliccate sopra, solo per voi cari amici e care amiche che seguite The Bull, Fiscozen vi regala uno sconto di 50 € sull’abbonamento del primo anno.

Quindi, il piano è il seguente.

Per i prossimi 20 minuti vi cuccate me che parlo di previdenza complementare per dipendenti e partita IVA.

Subito dopo, chiunque stia pensando di aprire una partita IVA per dare il via ad un progetto personale o chi la partita IVA ce l’ha già ma ha pure i cog***ni pieni di tutta la burocrazia e le seccature che ci stanno dietro, shownote dell’episodio, cliccate sul link e da lì in poi fa tutto Fiscozen.

Veniamo a noi.

Perché la previdenza complementare è un tassello fondamentale della vostra dimensione finanziaria?

Risposta breve: perché tutti voi cari miei vivete in una pia illusione che con ogni probabilità non si tramuterà mai in realtà, ovvero sia: la vostra pensione, per ottenere la quale oggi CREDETE di pagare i contributi, domani non ci sarà.

O comunque, se ci sarà, sarà una cifra talmente ridicola che se contate su questa, una volta che avete finito di lavorare, per godervi la vita negli anni di quello che una volta veniva chiamato il “meritato riposo”, state freschi come un’orata al banco dell’Esselunga.

Sappiate che già oggi il cosiddetto tasso di sostituzione, ossia la differenza tra il vostro ultimo stipendio e il vostro primo assegno da pensionati, viaggia tra il 60 e il 70%, quindi vuol dire che se il vostro ultimo stipendio sarà, che ne so, 3.000 €, la vostra pensione sarà di circa 2.000.

Se avete compreso quella cosa dell’inflazione di cui abbiamo parlato una manciata di episodi fa, ossia che più si va avanti meno valore hanno i soldi, capite bene che ridurre l’importo dei vostri guadagni più andate avanti non è che sia proprio l’idea del secolo.

Ma poi 60-70% è comunque un’illusione immotivata.

Come mi piace ricordare una puntata sì e una no, è previsto che nel 2050 ci saranno un pensionato per ogni lavoratore attivo.

Oggi, fatto il 100 il costo del lavoro che un’impresa deve sostenere per dare lo stipendio ai suoi dipendenti, quasi il 30% sono contributi da versare all’INPS, a cui si aggiunge un altro circa 9% a carico del lavoratore.

In pratica poco meno del 40% dei soldi che un’impresa deve tirare fuori per pagare un proprio dipendente vanno a finanziare le pensioni di chi oggi in pensione si trova già.

Mi spiegate, quando ci sarà un pensionato ogni lavoratore, come questa cosa sarà possibile?

Ok, appurato che è piuttosto vano ambire alla pensione senza un radicale mutamento dell’attuale situazione politica e sociale in Italia, ascoltate un pirla – come si dice qua a Milano – mettete il tema pensione tra le vostre priorità.

Allora, dicevamo, dipendenti e partite IVA hanno opzioni diverse che possono seguire ma l’idea generale per entrambe le categorie è dedicare una parte del loro risparmio a forme di investimento specifiche per integrare il proprio assegno pensionistico il giorno che finalmente non avrete più un cazzo da fare dal lunedì al venerdì e se non vi siete devastati il fisico negli anni alle vostre spalle, dovreste finalmente avere un sacco di tempo libero per fare quel che più vi aggrada.

Partiamo dai dipendenti.

Come abbiamo detto già in diversi episodi, fondamentalmente avete 3 strade, che sono:

– Fondi Negoziali di Categoria, detti anche Fondi Chiusi;

– Fondi Previdenziali aperti, tipicamente gestiti da Banche, Assicurazioni e società di asset management;

– PIP, ossia i Piani individuali Pensionistici.

Se questo fosse un podcast normale, ossia dove diamo diligenti contenuti di informazione in maniera pulita e rispettosa di tutti, dovrei annoiarvi a morte con una pioggia di dati e caratteristiche delle tre suddette opzioni e otterrei questo duplice risultato:

– per la vostra pensione alla fine non fate più un cazzo e, peggio ancora,

– smettete di seguire The Bull.

Siccome soprattutto la seconda minaccia mi preoccupa più della prima, facciamola semplice.

Se siete dipendenti di una società che applica un contratto collettivo che prevede una forma di previdenza complementare di categoria, ci sono pochissimi dubbi che la scelta del fondo negoziale chiuso sia la cosa migliore per voi.

Facile.

Zero discussioni.

Pensate sia una mia idea?

E’ anche una mia idea, ma soprattutto la conferma di questa cosa l’ho trovata in articoli sull’argomento, ad esempio, sul Sole 24 Ore e su Altroconsumo, non esattamente due posti dove gente suonata scrive cose a caso.

Tra l’altro il Sole 24 ore ha un podcast carino – anche se moooolto più serio e pesante di The Bull – che si chiama Market Mover e che ogni mattina per una decina di minuti tratta di un tema caldo di economia, finanza, risparmio e così via.

Se vi ascoltate l’episodio del 2 Settembre, dedicato al tema delle pensioni, in pochi minuti e con una chiarezza cristallina vi confermeranno quello che vi sto dicendo.

Come funziona un fondo negoziale?

Se per esempio siete dipendenti di una società del terziario, con ogni probabilità il contratto collettivo applicato dal vostro datore di lavoro sarà il Commercio e il fondo previdenziale di Categoria si chiamerà Fon.Te.

Se invece siete dipendenti nel settore metalmeccanico, esiste un fondo simile che si chiama Cometa, e così via per tutti gli altri settori a seconda del COntratto Collettivo che li regolamenta.

Allora se decidete di aderire alla previdenza complementare con un fondo chiuso come Fon.te siete obbligati, attenzione bene a questo passaggio, a versare il TFR.

Considerate che voi ogni anno maturate una quota di TFR che è grossomodo l’equivalente di una vostra mensilità.

Il vostro TFR vi viene solitamente liquidato dal datore di lavoro quando vi dimettete, oppure può essere richiesto, di solito dopo 8 anni, se dovete comprare la prima casa o per gravi motivazioni di salute.

Se invece aderite al fondo pensione, il TFR va obbligatoriamente versato al fondo pensione e la scelta è irreversibile, almeno fino a quando non doveste decidere di cambiare datore di lavoro.

Attenzione che se il datore di lavoro successivo ha sempre lo stesso contratto collettivo, voi potete continuare a versare a Fon.Te senza soluzione di continuità.

Se invece andate a lavorare in una società di un diverso settore, allora le vostre opzioni sono:

– lasciare quello che avete versato su Fon.Te fino ad ora e cominciare a versare in un nuovo fondo pensione di categoria; oppure

– far trasferire quanto versato su Fon.te nel nuovo fondo di categoria.

Quello che non potete fare è farvi restituire i soldi, fatte salve alcune situazioni specifiche che includono:

● acquisto prima casa per sé o per i figli (fino al 75% e comunque passati almeno 8 anni dall’adesione al fondo);

● gravi motivi di salute;

● lunga disoccupazione (se non ricordo male oltre i 24 mesi).

Passati 8 anni potete comunque sempre richiedere, una tantum, una liquidazione del 30% dell’importo.

Ora, perché è importante versare il TFR se ci sono tutte queste limitazioni? Intanto è obbligatorio, quindi non è che ci potete fare molto.

Ma a ben vedere sembra la decisione giusta, anche facendo i backtest sugli scenari passati.

Se voi lasciate il TFR nelle mani del vostro datore di lavoro, questo si rivaluta ogni anno dell’1,5% più il 75% della differenza nel tasso di inflazione misurato a dicembre rispetto all’anno prima.

ING. CANE “QUESTA FORMULA ASSURDA”]

In pratica, negli anni a bassa inflazione non si rivaluta di una cippa e negli anni in cui l’inflazione subisce variazioni contenute non si rivaluta di una cippa.

Il 2022 è stato un anno interessante perché l’inflazione era schizzata alle stelle per la micidiale combinazione tra un’economia surriscaldata a seguito della fine della pandemia e le crisi energetiche conseguenti all’invasione russa dell’Ucraina, tanto che quell’anno la rivalutazione del TFR è stata di quasi il 10%.

Quest’anno parleremo probabilmente di un uno virgola a fronte di un’inflazione che sarà grossomodo il 5%.

Statisticamente quindi, il TFR si rivaluta ogni anno meno del tasso medio di inflazione, che come sappiamo dovrebbe viaggiare tra il 2 e il 3%, pertanto lasciarlo in azienda non è una buona idea (a meno che vi piaccia che i vostri soldi valgano progressivamente meno).

Con il fondo pensione cosa succede?

Succede che il vostro TFR viene investito in un portafoglio fatto di fondi comuni di investimento e sarete voi a scegliere l’asset allocation tipicamente tra 4 opzioni disponibili, che vanno dalla più conservativa a prevalenza obbligazionaria a quella più aggressiva a prevalenza azionaria.

Buona prassi sarebbe optare per il comparto più aggressivo quando si hanno ancora più di 15-20 anni prima della pensione e magari spostare gradualmente il proprio capitale negli altri comparti man mano che ci si avvicina all’agognata soglia della pensione, onde evitare il rischio che un tracollo importante del mercato azionario a ridosso dei nostri 65 anni ci abbatta significativamente il valore del portafoglio e non ci sia abbastanza tempo per permettere al mercato di recuperare.

Il comparto azionario di Fon.te – che comunque è un per sempre conservativo 60/40 – negli ultimi 10 anni ha realizzato un 5% all’anno di rendimento.

Un portafoglio 60/40 di ETF dal 2013 a oggi avrebbe fatto ben il 7% all’anno di rendimento e quindi potreste chiedermi: “perché il fondo pensione ha fatto molto meno?”.

Eh ragà, che vi devo dire, è dal quinto episodio che vi spiego che i fondi gestiti fanno peggio degli ETF perché hanno dei gestori che cercano di prevedere il futuro e sistematicamente non ci prendono… e poi questi sono i risultati.

Però qua siamo in Italia, non in America dove dentro il vostro 401(k) potete metterci dentro gli Index Fund o ETF che vi pare, quindi vi dovete accontentare dei fondi gestiti.

Abbiamo però tre buone notizie:

– Da un lato questo 5% all’anno avrebbe comunque più che compensato gli effetti dell’inflazione, quindi il nostro patrimonio per la pensione sarebbe cresciuto in termini reali.

– Dall’altro le commissioni dei fondi pensione chiusi sono effettivamente basse, con Fon.te parliamo di una cosa nell’ordine dello 0,3% all’anno (e non del 2 virgola fischia di quelli che vi vendono in banca)

– Infine l’aspetto fiscale è molto interessante, perché mentre normalmente paghereste il 26% su tutte le rendite finanziarie, nel caso dei fondi pensione la tassazione è del 20%.

Quindi rendimenti così così, costi però accettabili e qualche beneficio fiscale che compensa.

Il beneficio fiscale più interessante però – e qui ascoltatemi bene sia voi cari colleghi del mondo del lavoro dipendente che voi amici miei prodi possessori di partita IVA – riguarda i contributi volontari al fondo pensione.

In pratica il nostro magnanimo Stato Italiano ci permette di godere di una deduzione fiscale annua fino a 5.146 € sui versamenti nel fondo pensione, sia in quelli chiusi per i dipendenti che in quelli aperti, adatti sia a dipendenti che Partite Iva.

Che vor dì?

eh, come vi avevo già spiegato nell’episodio su cosa fare per i vostri figli, voi potete versare quello che vi pare nel fondo.

Su quello che versate, fino a 5.146 euro all’anno i versamenti vanno in deduzione, il che significa che vanno ad abbassare il reddito sul quale pagate le tasse.

Esempio:

guadagno 40.000 € all’anno, verso nel fondo pensione 2.000 €, allora risparmierò 700 € di tasse, perché invece che pagare le tasse su 40.000 € le pagherò su 38.000 e siccome l’aliquota è del 35% in pratica mi viene scontato dalle tasse il 35% di quel che pago al fondo pensione.

Capito?

Questa è una gran figata perché investite soldi che non tirate fuori dal portafogli.

Ma se siete dipendenti e avete aderito ad un fondo negoziale, avete anche un beneficio in più.

In pratica esiste un contributo minimo, che per Fon.te è circa lo 0,55% della vostra retribuzione annua lorda, che se versato dà in automatico il diritto a ricevere dal vostro datore di lavoro un contributo aggiuntivo a suo carico che si aggira sulll’1,5% sempre della vostra retribuzione.

Capito? in pratica il vostro datore di lavoro vi regala dei contributi gratis per la pensione e di solito è di più di quel che ci mettete voi.

Quindi ok che i rendimenti di quei fondi gestiti di sto ca**o non sono il massimo rispetto all’efficienza degli ETF, ma abbiamo:

– tassazione agevolata;

– deduzione fino a 5.146 €;

– soldi gratis da parte del datore di lavoro.

Mica male no?

Abbiamo ancora dubbi sul fatto che se sei un dipendente pensare alla tua pensione attraverso il fondo negoziale della tua categoria sia la scelta migliore?

[Ora quando però mi sono adoperato per aprire la partita IVA per il mio podcast, sono andato in sbattimento perché mi sono chiesto “eh mo come cazzo funziona? io sono dipendente, però devo aprire la partita IVA, devo pagare 4 milioni di tasse in più, devo pagare la pensione due volte, che diavolo devo fare?”.

Fortunatamente ho avuto raro lampo di lucidità, ogni volta che cercavo informazioni su sto tema finivo sempre per leggere il blog di Fiscozen, al che mi sono detto, cià compiliamo il form e parliamo con loro.
Il consulente di Fiscozen mi ha chiamato alla velocità della luce, che sembrava che non stesse aspettando altro che le mie paturnie da risolvere, e in 10 minuti mi ha spiegato che:

UNO: avere una partita IVA è molto meno drammatico di quel che la gente comunemente pensa;

DUE: che se hai qualcuno preparato, hai una serie di opportunità per sfruttare varie agevolazioni fiscali;

TRE: che non avrei dovuto pagare una cippa per la mia pensione perché i contributi li stavo già versando come dipendente e quindi di star sereno.

A quel punto gli ho chiesto, già che c’ero, ma le tasse?

Io non voglio pagare una marea di tasse! Cosa faccio con le tasse! Io so tutto di tasse per i dipendenti e già ogni fine mese mi prendo male, ma se ho anche la partita IVA le tasse mi divoreranno!

Lui è stato molto gentile a rispondermi serafico con una semplicità a prova di scemo ma so che nella sua testa probabilità stava pensando:

[CIT. ALDO GIOVANNI E GIACOMO “scimmie urlatrici”]

Però più garbatamente quello che mi ha detto è:

“Le tasse, ossia l’IRPEF, sono uguali sia per i dipendenti che per le partite IVA. A fine anno sommerai i tuoi redditi, porteremo in deduzione quello che si potrà e pagherai semplicemente le tasse in base all’aliquota prevista per il tuo reddito complessivo. Punto.”

La conversazione poi è andata avanti tipo così:

IO: ma come si fa a fare sta roba?

F: ci pensa Fiscozen.

IO: e cosa devo fare per la dichiarazione dei redditi da dipendente?

F: ci pensa il tuo commercialista dedicato di Fiscozen.

IO: ma invece se devo fare una fattura come si fa?

LUI: usi direttamente la piattaforma di Fiscozen, ci sono modelli semplici e precompilati, aggiungi i dati e invii la fattura anche in formato elettronico.

IO: ma poi scopro a fine anno quante tasse devo pagare?

LUI: no Fiscozen ha un calcolatore automatico che ricalcola in tempo reale quante tasse andrai a pagare su ogni fattura che incassi.

IO: ma per pagare le tasse poi non ci sono da fare gli F24 o altre mostruosità simili?
LUI: ti fa tutto il tuo commercialista di Fiscozen, ti manda anche l’F24 da pagare.

Dopo qualche settimana è successa questa coincidenza curiosa che il team marketing di Fiscozen mi ha scritto una cosa tipo “ehi ci piace un sacco il tuo podcast, cosa ne pensi di fare una partnership?”.

E io “ragazzi non ci crederete ma qualche settimana fa ho iniziato ad usare il vostro servizio e mi sembra una cosa veramente utile perché l’idea di non dovermi preoccupare di nulla nel ginepraio della fiscalità Italiana per uno come me è una manna dal cielo”.

Ed eccoci qua che, mentre vi parlo di pensioni e tutto il resto, vi sto raccontando di questo servizio che, se avete una partita IVA o pensate di aprire una partita IVA, merita di essere preso in considerazione.

Parlando appunto di Partite IVA, quindi, un professionista che, diversamente da me, non è innanzitutto un dipendente, che deve fare per la sua pensione?

Anche qui non ne sapevo una mazza, poi ho cercato su internet e praticamente 9 volte su 10 le risposte le trovavo nella sezione contenuti di Fiscozen – ed è qui che mi si è accesa la prima lampadina sul fatto che forse i ragazzi di Fiscozen due o tre cose sull’argomento ne sanno.

Allora dipende dal tipo di professione che svolgete.

Ci sono professioni che prevedono le specifiche casse professionali (come nel caso di Psicologi o Avvocati) o altre in cui i versamenti contributivi vengono fatte nella gestione separata dell’INPS.

Adesso questo non ci interessa, se volete info usate il link che vi ho messo negli shownote di questo episodio, fissatevi una consulenza gratuita con Fiscozen e se poi il loro servizio vi piace avete 50 € di sconto sull’abbonamento del primo anno.

Tra l’altro se siete in regime forfettario, oltre a pagare davvero due noccioline di tasse, la gestione della vostra partita IVA con Fiscozen prevede un abbonamento a partire da 400 € all’anno, che per voi amici di The Bull sarà quindi a partire da 350 €.

Quello che qua ci interessa però è come integrare la pensione quando non lavorerete più.

Allora, come Liberi Professionisti potete a vostra volta iscrivervi al fondo negoziale di Fon.te – e questa è una novità piuttosto recente – se fondamentalmente la vostra attività professionale è legata a società che applica i contratti collettivi coperti da Fon.te

Negli shownote dell’episodio, oltre al link a Fiscozen, vi lascio anche un link che spiega in quali casistiche potreste aderire.

Aderendo a Fon.te avreste tutti i benefici che abbiamo discusso sino ad ora, tranne chiaramente il contributo aggiuntivo del datore di lavoro, dato che non ne avete uno perché siete voi stessi.

Secondo me è un’idea da tenere in considerazione.

Altrimenti, tanto per i dipendenti quanto per i liberi professionisti, l’alternativa è scegliere un Fondo Aperto.

Nello scorso episodio abbiamo parlato, a puro titolo di esempio, di un fondo gestito da Anima SGR e abbiamo detto tutti i pro e i contro.

In quattro parole, quali sono i vantaggi?

Direi che i vantaggi di un fondo aperto sono:

– mantiene gli stessi benefici fiscali di un fondo negoziale;

– non obbliga i dipendenti a versare il TFR;

– permette di scegliere tra una gamma molto più vasta di prodotti di investimento e asset allocation (con Fon.te invece ce ne sono 4 e vi beccate una di quelle).

Gli svantaggi sono che:

– non danno accesso al contributo aggiuntivo del datore di lavoro; e soprattutto

– costano mediamente MOLTO di più.

Per fare un esempio, mentre Fon.te costa circa 0,3% all’anno, il fondo di Anima, che pur avevo scelto per le buone recensioni che avevo trovato su fonti autorevoli, costa l’1,6% all’anno.

Una cifra decisamente considerevole.

E’ anche vero però che il rendimento degli ultimi 10 anni del fondo di Anima, che ricordo che si chiama Arti e Mestieri Crescita 25+, ha reso circa il 6,5% all’anno, contro il 5% di Fon.te e quindi al netto dei costi di gestione siamo più o meno lì come rendimento effettivo netto.

Però io sono sempre dell’idea che, dato che i rendimenti futuri sono incerti, sia meglio assicurarsi dei costi bassi, che invece sono certi come la morte.

Detto questo, se per voi una maggiore flessibilità è importante, i fondi aperti sono la strada.

Esiste infine una terza opzione, valida sia per dipendenti che per Partite Iva, che si chiama PIP, ossia Piani Individuali Pensionistici.

Ma dato che costa mediamente di più e rende mediamente di meno dei due di cui ho blaterato sinora, non ve ne parlo e se vi interessano vi arrangiate e vi informate da soli, che star qui a perder tempo su una roba che non farei mai non mi va proprio.

Fatto tutto lo spiegone del secolo sui fondi pensione, poi lo so che la vostra domanda comunque sarà:

[MA I SORDI???]

Dunque, fatte salve le circostanze di cui abbiamo detto prima, ossia acquisto prima casa, malattia, disoccupazione e liquidazione una tantum del 30%, i sordi li rivedete quando raggiungete i requisiti per la pensione, in base a ciò che il nostro beneamato governo stabilisce.

A quel punto ci sono diverse opzioni, e ogni fondo ha la sue.

Le tipiche opzioni sono:
– liquidazione totale di quanto avete accumulato (ma tipicamente non è possibile farlo oltre i 100-150 mila euro);
– liquidazione del 50% e rendita vitalizia;
– rendita vitalizia fin da subito;
– rendita garantita ai vostri cari per un tot di anni anche se schiattate prima e poi vitalizia finché non tirate le cuoia;
– rendita vitalizia con assicurazioni per invalidità e poi ogni fondo cià la sua.

Su tutti i siti dei fondi trovate dei simulatori che vi fanno vedere una stima, nei vari scenari, di quanto ammonterebbe la vostra pensione.

Vi faccio un esempio con il simulatore di Fon.te, che tanto va bene per tutti i fondi pensione.

Diciamo che avrò complessivamente versato per 30 anni (perché mi sono svegliato tardi) e che complessivamente avrò versato, che ne sò, 3.000 € all’anno.

Diciamo inoltre che il comparto in cui ho investito avrà reso un 4% all’anno, giusto un’anticchia sopra il tasso medio di inflazione storica.

Il mio capitale alla fine sarà di circa 170.000 €.

Il simulatore di Fon.te mi dice che, se non intendo farmi liquidare nulla e godermi la rendita vitalizia, percepirò circa 6.200 € lordi al mese (che dovrebbero essere sui 5.500 € netti).

Ok stiamo calmi, oggi sarebbe una pensione da favola, a cui si aggiungerebbero pure i 4 soldi bucati dell’INPS.

Come abbiamo imparato nell’episodio 44, però, aggiustiamo per inflazione e trasformiamo questi 5.500 in valore reale presunto tra 30 anni immaginando un’inflazione del 3% e dovremmo parlare di una cifra equivalente a 2.200 € odierni.

Meno da favola ok, però ragazzi mettiamo che il vostro ultimo stipendio (in valore reale odierno) sarà di 3.000 € e le che le disastrate casse dell’INPS non potranno darvi più di un ridicolo assegno da 1.000 €. Grazie alla contribuzione integrativa vi potreste beccare l’equivalente di 3.200 € al mese odierni, più del vostro ultimo stipendio.

Fatevi un po’ i vostri conti.

Allora cari amici e care amiche di The Bull, ci stiamo avviando alla fine anche di quest’episodio, che spero sia stato utile per aiutarvi a orientarvi su questo importantissimo tema della previdenza complementare, sia che siate dipendenti che professionisti con la partita IVA.

Intanto ringrazio ancora una volta Fiscozen per aver partecipato allo sviluppo di questa puntata e vi ricordo il link negli shownote dell’episodio per avere una consulenza gratuita e uno sconto di 50 € sull’abbonamento del primo anno, caso mai decideste di aprire una partita IVA o di passare a Fiscozen se già ne avete una.

Ringrazio inoltre soprattutto voi per essere ancora qui ad ascoltare qualunque cosa mi passi per la testa di dire e come sempre, vi invito a continuare a seguirci, mettere segui, attivare le notifiche, consigliare il podcast in giro più che potete e lasciare una recensione a 5 stelle per supportarci e permetterci di continuare a produrre contenuti che vi salvano il culo quando sarete vecchi e decrepiti ma almeno avrete i soldi per vivere alla grande ringraziando chi 30 anni prima vi aveva suggerito di darvi una mossa e occuparvi del vostro futuro finanziario a lungo termine sempre nuovi.

Per questo episodio invece è davvero tutto e noi ci ritroviamo presto, con un nuovo episodio dedicato al potere nascosto dei vostri soldi che manco vi immaginavate, sempre qui, naturalmente, con THE BULL – Il tuo podcast di finanza personale.

Recensioni

Quando capisci come funziona la finanza… ti viene voglia di raccontarla!

Podcast piacevole, scorre veloce ma in modo estremamente chiaro, spiega i concetti chiave per gestire le proprie finanze, fornendo la classica cassetta degli attrezzi. Complimenti, davvero ben fatto!

Massimiliano, 29 Mag 2024

Da quando l'ho scoperto in 15 gg mi sono ascoltato 150 puntate senza fermarmi, ho annullato gli altri podcast per portarmi alla pari ed ascoltare tutte le precedenti puntate, ben fatto, esattamente il livello di informazione che mi serviva

Gianluca G., 11 Set 2025

Veramente interessante, chiaro e conciso. Cambia la vita finanziaria di chiunque.. da ascoltare assolutamente anche per chi di finanza non vuole occuparsi mai

Francesca B., 6 Apr 2024

La mia ignoranza in materia mi ha sempre creato dei dubbi, ma grazie a un amico ho iniziato ad ascoltare il podcast. Per fortuna che ho 24 anni e un po' di tempo e soldi da dedicarmi a imparare le varie nozioni per me stesso. Grazie mille!

Luca G. 10 Ott 2025

Podcast che dà sempre spunti interessanti che personalmente mi ha fatto appassionare alla finanza personale spingendomi ad approfondire in prima persona.

Lorenzo, 13 Mar 2025

Ho acquistato e letto il suo libro e l' ho trovato. Esprime i concetti economici in modo semplice e chiaro. Sentirlo parlare conferma che è un professionista del settore.

Giulia N., 11 Ago 2025

Non sono solito a mettere recensioni e specialmente non ascolto podcast, ma da quando ho iniziato questo, faccio fatica a staccarmi, e quasi non posso più fare a meno di ascoltare e arricchirmi culturalmente.

Andrea V., 22 Set 2025

Dovrebbero ascoltarlo buona parte degli italiani e io avrei dovuto scoprirlo con qualche anno in anticipo ma meglio tardi che mai

Matteo C., 3 Set 2025

Veramente veramente raccomandato! la finanza personale riassunta alla perfezione! e spiegata partendo dall'ABC! Ottimo anche da ascoltare a velocita 1,5x!

Giorgia R., 23 Gen 2025
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