ETF per tutti i Gusti – Fattoriali, Settoriali, Tematici e Attivi
ETF azionari per soddisfare anche i palati più fini. Scopriamo insieme gli ETF Esg, i fattoriali, i settoriali, i tematici e pure gli ETF Attivi, così che potrete sbizzarrirvi (se proprio non potete farne a meno) con la composizione del vostro portafoglio.

Risorse
Punti Chiave
Esamina ETF azionari speciali (Fattoriali, Tematici, Settoriali, Attivi), sconsigliati per battere il mercato.
La loro utilità è per diversificazione o esposizioni specifiche.
Usarli con cautela e limitatamente; gli ETF standard sono preferibili.
Trascrizione Episodio
Bentornati a THE BULL – Il tuo podcast di Finanza Personale.
A grande richiesta oggi torniamo a parlare di ETF azionari!
In tanti mi avete fatto svariate domande sugli ETF più strani del mondo e quindi oggi vi beccate una bella carrellata di ogni possibile forma e colore del mio strumento finanziario preferito, così davvero potete soddisfare anche il più esigente dei palati nella costruzione dei vostri portafogli!
Eh sì cari amici miei, perché nel 99% dei casi, ogni volta che ho abbozzato qualche idea di portafoglio, alla fine abbiamo sempre fatto riferimento agli ETF più grandi e classici che ci sono sul mercato, fondamentalmente riferiti ai principali indici di azioni e obbligazioni.
Ma voi no!
Non siete mai contenti.
Fino a ieri c’era chi manco sapeva cosa fosse un ETF e oggi tutti esperti che vogliono comprare anche l’ETF che replica il differenziale di utilizzo globale della pancetta invece del guanciale nella carbonara.
Non sia mai che però che The Bull vostro lasci un qualche desiderio insoddisfatto e quindi presto detto, vediamo insieme le categorie principali di ETF azionari – diciamo – “speciali” e se e quando possono avere senso nel vostro portafoglio di investimento.
Risposta breve: praticamente MAI!
Per quello che mi riguarda, non hanno mai senso e con questo chiudiamo l’episodio di oggi e ci vediamo tra qualche giorno con una nuova puntata di The Bull…
grilli…
No stavo scherzando…
Confermo la risposta breve ma ora ci addentriamo nella risposta lunga, vi beccate tutti gli ETF azionari Fattoriali, Tematici, Settoriali e a gestione Attiva e poi alla fine … alla fine fate il cazzo che vi pare con i vostri soldi, purché abbiate piena consapevolezza delle vostre decisioni.
Prima di cominciare però, notizia clamorosa e spero che quanti più tra voi riescano ad ascoltare questo episodio il giorno in cui viene pubblicato.
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Sentitevi quindi completamente liberi di seguire la strada che più vi aggrada, con o senza isoletta nel Mar Tirreno per The Bull.
Detto questo, veniamo a noi.
Allora partiamo da una situazione standard.
Immaginiamo una famiglia composta da 2 genitori e 2 figli.
I genitori hanno circa 40 anni, lavorano entrambi e hanno la seguente situazione finanziaria:
– ciascuno dei due ha un conto corrente con una giacenza media di circa 10.000 €;
– hanno inoltre un conto deposito svincolabile cointestato in cui hanno versato 15.000 €, che è il loro fondo per le emergenze;
– grazie al fatto che lavorano entrambi, al netto di tutte le spese per loro due e per i marmocchi, compreso mutuo, auto, cibo e tutto il resto riescono a risparmiare ogni mese 500 €;
– inoltre, hanno un portafoglio di investimento saggiamente costruito negli ultimi 10 anni mettendo insieme sempre 500 € al mese e che oggi vale 88.000 €.
Se non toccano nulla e i rendimenti futuri continuano ad essere allineati a quelli passati, prima che i 2 arrivino a 60 anni avranno messo da parte circa 750 mila euro, equivalenti a circa 400.000 in valore attuale se supponiamo un’inflazione media del 3% all’anno.
Vediamo come hanno composto il loro semplicissimo portafoglio, che decisamente molto bene ha fatto dal 2013 a oggi.
Ah, piccola precisazione, mica che poi pensate che sti due sono mancati geni della finanza.
Praticamente qualunque investimento, tranne quello fatto dal vostro consulente bancario o assicurativo, avrebbe fatto più o meno bene dal 2013 ad oggi.
Bastava che ci fosse dentro un bel po’ di Stati Uniti e Apple, Microsoft, Google e compagnia bella avrebbero fatto il resto.
No ve lo dico perché ora vi faccio vedere questo portafoglio modello che ha fatto abbastanza bene in questi anni, ma non vuol dire che se vi fate questo portafoglio allora farete sicuramente bene anche nel futuro.
“This is not financial advice” come ama dire Mr. Rip perculando gli Youtuber che promuovono prodotti di investimento dicendo che non stanno promuovendo prodotti di investimento, quindi non copiate alla cieca niente di quello che sto per dirvi, è solo un esempio.
Allora torniamo alla coppia di cui sopra.
Nel 2013 erano entrambi abbastanza giovani, sulla trentina, c’erano dei tassi di interesse veramente bassi e quindi, anche se non conoscevano ancora The Bull, sono stati bravi a farsi i seguenti conti.
Hanno detto “facciamo così: 125 – i nostri anni fa 95 – i tassi di interesse della Fed (che erano nell’ordine dello 0,2%) per 5 fa 94”.
Quindi in teoria avrebbero potuto investire circa il 94% in azioni e il resto in obbligazioni.
Avessero davvero fatto così, avrebbero guadagnato ben 7.000 euro in più e il loro portafoglio avrebbe reso quasi un assurdo 10% all’anno.
Però i due non se la sono sentiti di essere così tanto aggressivi e, come dar loro torto con ancora fresca la memoria della grande crisi finanziaria del 2008, quindi hanno preferito attenuare un po’ l’allocazione scegliendo questa impostazione:
70% su un ETF sull’azionario All Country World, che replica l’andamento di oltre 40 mercati internazionali, lasciando comunque un bel 60% di peso agli Stati Uniti,
20% su ETF che replica le obbligazioni governative Europee a breve scadenza (tra 3 e 5 anni in particolare) e infine hanno detto,
sai mai che ad un certo punto arriva una botta di inflazione, buttiamo dentro un
10% di oro tramite un ETC che replica l’andamento dell’oro fisico.
Ora, 10 anni dopo i nostri due amici sono chiamati a delle scelte, perché intanto sono cambiate due cose:
– non hanno più 30 anni ma 40;
– e i tassi di interesse della Fed e della BCE non sono più a zero ma intorno al 5%.
Intendiamoci, nulla vieterebbe loro di continuare a mantenere a vita quest’asset allocation e come sappiamo IN TEORIA avere una forte esposizione azionaria dovrebbe dare i risultati migliori a lungo termine.
Però i due preferiscono non essere troppo avidi, si sono resi conto che i rendimenti obbligazionari in questo momento sono ancora molto alti e che nonostante il 2023 sia stato un anno d’oro per le azioni, non si può mai sapere quanto a lungo durerà la bonanza prima di un nuovo crollo epocale.
I due si guardano negli occhi e uno dei due dice
“senti ho sentito un podcast stamattina in macchina, c’è sto tizio che parla di ETF, finanza personale, non si capisce bene se ci è o ci fa, però tra una roba e l’altra gli ho sentito dire che quando i tassi di interessi sono alti può avere senso adattare l’asset allocation di conseguenza. Che facciamo proviamo a dargli retta?”
Ora, io non so a che podcast si riferisse, cmq a quanto pare gli danno retta e dicono, se i Tassi della Fed sono intorno al 5% e noi abbiamo 40 anni, 125 meno 40 meno 5 per 5 venticinque fa 60, quindi portiamo la nostra esposizione azionaria al 60%, aumentiamo un po’ le obbligazioni al 30% magari anche prendendo un secondo ETF obbligazionario con duration un po’ più lunghe (visto che pare che i tassi si stiano stabilizzando e che nei prossimi anni potrebbero scendere) e teniamoci sempre il nostro bel 10% di oro che tanto bene sta facendo.
Quindi:
– 60% azionario All World
– 15% Obbligazionario Europeo con scadenze tra 3 e 5 anni
– 15% Obbligazionario globale aggregate con duration media sui 7 anni
– 10% di Oro.
A posto e finché non si abbatte una nuova crisi spaventosa sul mercato azionario, andiamo avanti così a mettere i nostri bei 500 € al mese come se non ci fosse un domani.
A sto punto però uno dei due non è soddisfatto e dice “insomma, abbiamo quasi 100.000 € investiti, la parte azionaria è tutta in un solo ETF sull’azionario Mondiale, sono 10 anni che investiamo così e mi sto annoiando, ma perché non proviamo a diversificare un po’ meglio il nostro portafoglio?”
O madonna santa, eccalla.
Stava andando tutto così bene, mo vedi che questo comincia a far cagate convinto che ormai ha capito tutto del mercato e che può far meglio.
Eh sì perché sto qua è andato su Just ETF, ha scoperto che esistono un miliardo e mezzo di ETF che fanno qualunque cosa che ogni mente malata che lavora da BlackRock o Vanguard possa partorire e quindi decide che è giunto il momento di inserire anche altra roba nel portafoglio.
Allora, incontrassi per strada questa coppia forse direi loro che il loro portafoglio va benissimo così, però niente ormai sono convinti di voler “raffinare” la loro allocation e allora vediamo un po’ quali sono questi benedetti ETF Speciali, tra i quali i nostri amici vorrebbero scegliere per “MIGLIORARE” il loroportafoglio.
Dunque
CATEGORIA NUMERO UNO: Gli ETF FATTORIALI o SMART BETA
“E che vuol dire Smart Beta” mi chiederete?
Per quei pochi che non lo sapessero, in Finanza Beta rappresenta il rapporto tra la covarianza del rendimento di un’attività i-esima con il rendimento di mercato e la varianza del rendimento di mercato, niente di più semplice e chiaro…
A me fa spaccare sta cosa che in Finanza si usano cose complicatissime per dire cose semplicissime e che peraltro non servono a niente se non a descrivere a posteriori cose che sono già successe in passato.
Bellissimo, davvero.
Comunque per farla facile, Beta è semplicemente la misura della variazione del rendimento di un titolo rispetto al rendimento del mercato di cui fa parte.
Se un’azione ha un rendimento identico a quello del suo mercato di riferimento avrà un valore di Beta perfettamente uguale a 1, se invece è superiore vuole dire che guadagna di più quando il mercato guadagna e perde di più quando il mercato perde e viceversa se Beta è inferiore a 1.
A cosa serve sta cosa?
Ma a un cazzo di niente! nel senso che possiamo stimare con assoluta precisione il Beta di un’azione, poi la società che c’è dietro ad un certo punto fallisce improvvisamente o la gente semplicemente smette di comprare i suoi prodotti e di tutto il Beta non ce ne facciamo più nulla.
Comunque esistono questi ETF che in qualche modo dovrebbero sfruttare Beta in maniera “Smart”, ossia per ottenere delle performance superiori al mercato di riferimento
Dicesi quindi ETF Smart Beta o Fattoriali quegli ETF che utilizzano una strategia basata su un particolare Fattore distintivo comune ad una certa categoria di azioni.
Su JUST ETF ho contato ben 12 strategie azionarie diverse, per un totale di ben 774 ETF quotati tra Borsa Italiana e Gettex, che è la borsa di Monaco di Baviera, una delle più fornite d’europa in fatto di ETF e che è una delle due a cui ha accesso il nostro partner Scalable (l’altra è Xetra, la borsa di Francoforte).
Non le vediamo tutte e 12 perché mi viene la morte nel cuore, solo giusto qualcuna per capire di che stiamo parlando.
Ora, bisogna dire che di questi 774, oltre 500 non sono tecnicamente degli ETF Smart Beta, ma ETF ESG, ossia che si basano su criteri di sostenibilità sociale e ambientale e che quindi tendenzialmente non investono in società che hanno una bassa sensibilità verso queste tematiche.
Non sono dei veri Smart Beta, ma ETF normali che però aggiungono questo criterio distintivo, però Just ETF li racchiude nel gruppo di quelli che si basano su una strategia specifica per la selezione dei titoli dentro un indice – e quindi ce li becchiamo qua.
Fino a un annetto fa c’era un grande Hype sul tema della sostenibilità e pertanto le società che emettono fondi ed ETF hanno fatto a gara a mettere l’etichetta ESG sui loro prodotti per attrarre ancora più capitali.
Leggevo però qualche giorno fa sul Wall Street Journal che nel 2023 tutta questa sensibilità ecologista farlocca degli investitori di mezzo mondo si è sgonfiata per bene e se non ricordo male negli Stati Uniti quasi un triliardo di dollari è uscito quest’anno dagli ETF con il bollino ESG per spostarsi in altri investimenti.
Morale della favola: della sostenibilità ambientale non fregava un bel niente a nessuno, una volta capito che investire in ESG non faceva ottenere performance migliori gli investitori di mezzo mondo si sono ricordati che anche le società che inquinano tutto sommato non sono poi così male.
Tra l’altro, aneddoto simpatico.
Nel già citato e da me adorato libro di Jeremy Siegel Stocks for the Long Run – che vi rilinko negli shownote – Siegel mostra quale sarebbe stata l’azione più performante della storia del mercato azionario Americano.
Sapete investendo in quale azione, diciamo grossomodo a partire dagli anni ’50 ad oggi, avreste realizzato il miglior profitto in assoluto? In Philip Morris.
Il leader mondiale dell’industria del tabacco, la cosa meno ESG del mondo, è stato il top performer di sempre nel mercato azionario più competitivo dell’universo.
Torniamo a noi.
Ha senso investire in ETF con il bollino ESG?
Se avete una particolare sensibilità verso questi temi, boh forse sì, anche se credo sappiate tutti bene che l’etichetta ESG sia più una markettata per fare green-washing che non una garanzia di adozione di politiche di sostenibilità ambientale e sociale seria.
In generale gli ETF ESG hanno mediamente sottoperformato rispetto agli equivalenti tradizionali, di conseguenza in sè e per sè non sono dei buoni investimenti.
Ci sono però alcune situazioni specifiche in cui investire in fondi ESG può avere un senso, ma per un motivo molto diverso da quello che vi immaginate.
Se prendiamo per esempio il più grosso ETF ESG che trovate su Just ETF, l’Ishares MSCI USA SRI, ticker SUAS per i più curiosi, abbiamo un ETF che investe sul mercato azionario americano ma che invece di prendere le solite 500 società dell’S&P 500 seleziona solo 134 società che hanno uno score di un certo tipo sul tema ESG.
Ora, come vi dicevo del fatto che siano ESG o no non ce ne frega una beneamata; la cosa interessante è che se andiamo a guardare la composizione delle prime 10 posizioni, che fanno già il 30% del totale, abbiamo in ordine di peso: Tesla, Microsoft, The Home Depot, Pepsi, Adobe, Coca Cola, Danaher, Walt Disney, Amgen e Texas Instruments.
Parliamo quindi di un ETF che investe nel mercato delle grandi società Americane ma che non dà il solito peso ultradominante alle Magnifiche Sette, che oltre a Tesla e Microsoft sono Apple, Google, Amazon, Meta e Nvidia.
Investire in un ETF di questo tipo può avere la sua logica se si desidera avere un’esposizione al mercato americano diversa rispetto a quelli sull’S&P 500 per beneficiare, forse, della crescita di società che oggi nell’S&P 500 contano lo 0 virgola e che invece qui avrebbero il loro bel peso.
Un ETF assolutamente analogo c’è anche sull’azionario Globale e fa fondamentalmente la stessa cosa, ossia investe in grandi aziende globali ma si sente leggermente meno il peso ultradominante degli Stati Uniti e soprattutto c’è meno concentrazione nelle gigantesche magnifiche sette.
Per come la vedo, questo è l’unico motivo per cui posso trovare sensato investire in ETF “ESG”.
Detto questo, non è assolutamente possibile sapere se investire in questi ETF possa portare benefici al portafoglio o ridurne i rendimenti futuri.
Ora secondo la stessa medesima logica, potrebbero essere presi in considerazione ETF che utilizzano altri fattori di scelta delle società da replicare, che invece possiamo considerare Smart Beta in senso stretto, come ad esempio:
– solo società che distribuiscono dividendi;
– solo società con alto potenziale di crescita (le cosiddette aziende Growth)
– solo società Value (ossia società tipicamente consolidate, a bassa crescita ma dai guadagni stabili)
– solo società con bassa volatilità
– solo società con forte Momentum (ossia che hanno registrato un maggiore aumento del proprio prezzo negli ultimi 6-12 mesi, nell’ipotesi che siano quelle che cresceranno di più anche in futuro)
– solo società con fondamentali forti (che hanno cioè valori di bilancio particolarmente solidi)
e così via.
Questi sono esattamente quegli ETF che hanno una gestione semi-attiva tramite la quale la scelta delle società da replicare si basa su dei precisi criteri che vengono automaticamente adottati dall’ETF per impostare e aggiornare sistematicamente la propria composizione interna.
Anche qui è stato dimostrato, sempre da Jeremy Siegel tra l’altro, che investire nel settore azionario basandosi su questi criteri non dà alcun vantaggio competitivo – anzi, in base ai dati che risalgono fino al 1920, praticamente l’adozione di qualunque criterio tra questi avrebbe portato ad una netta sottoperformance rispetto alla media di mercato dell’S&P 500 puro e semplice.
Detto questo, nulla vi vieta di includere nel vostro portafoglio degli ETF che seguano alcuni tra questi criteri, magari avete avuto una buona intuizione, nel breve vi dice bene e fate un bel profitto.
Sul lungo termine, invece, è probabile che non riuscirete a battere il mercato.
Un buon motivo per investire anche in uno di questi ETF fattoriali, come per quelli ESG, è se la composizione delle società incluse nell’ETF va in qualche modo a diversificare qualche vostro altro investimento.
Per esempio, se prendo l’ETF di Xtrackers MSCI World Momentum Factor, abbiamo un ETF simile al classico MSCI World, che però ha una composizione leggermente diversa, assegna agli Stati Uniti il 52% del peso (invece del quasi 70%) e tra le prime 10 società più grandi non troviamo tutte le solite magnifiche sette, perché oltre a Nvidia, Meta e Microsoft troviamo anche qualche gigante europeo come Novo Nordisk e LVMH e in generale abbiamo una buona rappresentazione geografica tra Giappone, Francia, Regno Unito, Germania, Svizzera, pure un po’ di Italia invece del solito stradominio assoluto degli Yankees.
Come è andato quest’anno questo ETF basato sul momentum rispetto al classico MSCI World monopolizzato dagli Stati Uniti?
MSCI World se l’è mangiato vivo, 15% contro 5%, però è interessante notare che invece dal 2015 ad oggi, quello basato sul Momentum avrebbe fatto leggermente meglio.
Quindi vedete è impossibile prevedere il futuro, però non è necessariamente una cattiva idea utilizzare prodotti come questi se pensiamo magari che il nostro portafoglio sia troppo concentrato in poche aziende e vogliamo distribuire diversamente i nostri investimenti.
Ok?
Ora su questa cosa non voglio ripetermi ancora nel resto dell’episodio, altrimenti vi faccio du palle così, chiudete e andate ad ascoltarvi qualche True Crime su Elisa Claps, però stampatevi in testa, anche per le prossime categorie, che per come la vedo io l’idea resta un po’ sempre la stessa, ossia:
Non scegliete questi particolari ETF pensando di avere avuto qualche intuizione geniale grazie alla quale batterete il mercato – perché tanto non ce la farete nel lungo termine – ma sempre con l’idea di ottenere un diverso tipo di esposizione al mercato in cui volete trovarvi.
Sulla carta, se oggi metto il 100% dei miei soldi nell’S&P 500 – anzi, meglio ancora, nel Nasdaq – è lì che dovrei fare il massimo del rendimento.
Nella realtà, invece, basta che domani si scopre che i nuovi iPhone 15 fanno cadere i capelli e il valore di borsa di Apple si sbriciola in un amen, portandosi dietro tutto l’S&P 500 e l’azionario globale.
Se magari invece ho un portafoglio meno concentrato nelle magnifiche sette, probabilmente avrò un rendimento inferiore, ma in caso di evento estremo la sberla che mi prenderò sarà un po’ meno forte.
Con questa premessa bene in mente, vediamo altre tre tipologie di ETF azionari particolari.
Allora abbiamo
CATEGORIA NUMERO DUE: ETF SETTORIALI.
Questi sono chiaramente ETF azionari che investono in determinate società che rientrano in un certo settore industriale.
I più numerosi, ben 96 su JustETF, sono ovviamente quelli sull’informatica, dominati dalle Big Tech Americane (ma pensa chi l’avrebbe detto?) e dove è facile trovarne con le sole Apple, Microsoft e Nvidia che da sole pesano per il 50% di tutto un singolo ETF.
Oltre a questi ne abbiamo concentrati sulla Finanza, sulle Telecomunicazioni, sull’Automotive, sull’Energia e chi più ne ha più ne metta.
Diversamente da quelli Fattoriali, però, questi naturalmente tendono ad essere maggiormente concentrati in determinate aree.
Potreste decidere di voler investire su un settoriale se avete qualche buon motivo per ritenere che un determinato settore possa avere uno sviluppo interessante nel futuro – pessima idea, io ve lo dico – oppure se per via della vostra professione magari avete qualche informazione particolare che può mettervi in una qualche posizione di vantaggio sul mercato – anche qui, molto difficile.
Quando ha senso prendere ETF settoriali?
Secondo me mai, però se 5 anni fa aveste avuto l’intuizione di investire in un ETF come Ishares S&P 500 Information Technology vi sareste portati a casa un mostruoso 25% di rendimento all’anno.
Con il senno di poi, tutto sembra facile e ovvio.
Se voleste provarci oggi, magari ci prendete, o magari vi portate a casa una sanguinosa perdita da cui non recupererete più.
Eh sì perché il discorso che facciamo sempre sul fatto che l’investimento azionario di solito nel lungo termine è sempre profittevole non vale con gli investimenti settoriali, proprio perché non hanno un sufficiente livello di diversificazione.
Quindi, se proprio ci tenete, mettete solo piccole percentuali del portafoglio o sceglieteli se pensate per qualche motivo di essere troppo esposti in alcuni settori e volete bilanciare diversamente la composizione del vostro investimento.
Vediamo ora invece la
CATEGORIA NUMERO TRE: Gli ETF TEMATICI.
Questi ETF – e qui esprimo un punto di vista rigoroso dal tono che può sembrare quasi accademico – sono secondo me:
“UNA CAGATA PAZZESCA” (Fantozzi cit.)
Ma sì, ma adesso volete dirmi che a nessuno di voi è mai venuto in mente di investire, che so, nel Cambiamento Climatico, sull’Acqua, sull’Intelligenza Artificiale, sul Metaverso, sull’Idrogeno e così via fino addirittura arrivare a quello sugli Animali da Compagnia?
Ma io mi chiedo
Ma chi cazzo investe su un ETF sugli Animali da Compagnia?
Oh non sto scherzando, ne esiste uno davvero.
Se volete cercatelo, io mi rifiuto di darvi il nome di una roba del genere, ma esiste eccome.
Poi la gente si stupisce che investe e perde soldi… certo, finché fai ste cagate puoi aspettartelo.
Ma questo vale tanto per sti ETF assurdi, quanto per quelli apparentemente seri.
Prendiamo un ETF di Xtrackers sull’Intelligenza Artificiale, bello grosso peraltro perché parliamo di 1 miliardo e 300 milioni di asset in gestione.
Quest’anno ha spaccato di brutto, oltre + 50% da gennaio al momento in cui sto registrando.
Ma andiamo a vedere cosa c’è dentro.
In pratica il 45% è concentrato in queste 10 società: Google, Meta, Nvidia, Amazon, Salesforce, Samsung, Microsoft, Cisco, Apple e Accenture.
Ora, quest’anno ha fatto numeri da capogiro perché una volta che prendi le solite aziende Americane bastano loro a fare tutto il rendimento.
Però capite bene che questo non è un ETF sull’intelligenza artificiale – anche perché non è esattamente il focus di nessuna di queste società, tranne forse Nvidia che fa chip per AI e Microsoft che si è comprata ChatGPT, per il resto Accenture, Cisco, Amazon, Apple e via dicendo fanno altro – quindi in pratica stiamo parlando di un fondo gestito in maniera semi-attiva, ossia con un asset manager che a monte ha deciso che quelle specifiche società in quella specifica quantità avrebbero ottimizzato al meglio le performance del fondo.
Come ben tutti voi sapete, cari miei vecchi amici di questo podcast, ogni volta che un asset manager si mette a fare previsioni, tac, nel breve magari ci prende anche, ma sul lungo termine alla fine il mercato il più delle volte lo batte e strabatte senza appello.
Quindi, volete investire in un ETF Tematico?
Anche qui, non fatelo perché è un tematico; fatelo piuttosto, in una ridotta proporzione rispetto al vostro portafoglio, se ritenete che la composizione di aziende presenti in uno specifico ETF possa andare a diversificare meglio qualche eccessiva concentrazione che dovesse esserci nel vostro portafoglio.
Arriviamo infine all’ultima categoria di cui volevo parlarvi, ossia la
CATEGORIA NUMERO QUATTRO: gli ETF a gestione attiva.
Gli ETF attivi sono un po’ un paradosso, perché chiaramente sono nati esattamente con lo scopo opposto, ossia di replicare un mercato e non basarsi su decisioni umane nella scelta degli asset su cui investire.
Sono quindi un ibrido, che condivide questa componente attiva con i fondi comuni di investimento e con gli ETF normali il fatto di essere scambiati in borsa in real time e anche di avere dei costi relativamente bassi.
Negli Stati Uniti è celeberrimo il fondo ARk Innovation di Cathie Wood, un ETF attivo di cui avevamo già parlato e che nel 2020-21 ha avuto una performance astronomica grazie all’intuizione di sovrappessare il portafoglio su Tesla, Zoom e Coinbase.
Poi nel 2022 ha perso praticamente tutto e nel 2023 ha rialzato parzialmente la testa.
Cathie Wood è un genio e nonostante il genio, il suo spettacolare fondo da 5 anni rende mediamente il -2,32% all’anno mentre, pur con tutto il suo andamento schizofrenico, da quando è stato fondato nel 2015 si è portato a casa sino ad oggi un rendimento medio di circa il 9% all’anno, comunque sotto all’11% medio che ha fatto l’S&P 500 nello stesso periodo.
Su Borsa Italiana invece non ci sono tantissimi ETF attivi, uno dei più grandi è il famoso JPMorgan Global Research Enhanced Index Equity, che in pratica dovrebbe essere una versione evoluta di un ETF sull’azionario Globale.
Questo è un ETF gestito attivamente in base a precise scelte di investimento finalizzate a battere il mercato di riferimento.
Da un lato, se andiamo a guardare la composizione del fondo, è praticamente identica a quella dell’MSCI World.
In effetti però negli ultimi 5 anni questo ETF ha fatto quasi dieci punti percentuali di rendimento in più, 75% contro 66%.
Quindi bisogna riconoscere che in questo caso il fondo attivo effettivamente ha fatto meglio del benchmark.
5 anni però sono un lasso di tempo troppo limitato per fare considerazioni significative, quindi nulla vieta che tra altri 5 anni, arrivati forse al 600esimo episodio di The Bull, saremo qui a fare discorsi diversi.
E allora eccoci qua, care amiche e cari amici di questo podcast.
Ne avete per tutti i gusti, ora potete sbizzarrirvi a mettervi nel portafoglio tutte le cose più strane che vi possono venire in mente.
Scherzi a parte, qualche spunto utile in realtà si può trarre da questi ETF speciali, chiaramente ogni decisione va presa con buon senso e soprattutto in proporzione alle dimensioni del portafoglio.
Fino a 50, forse oserei dire anche 100 mila euro, probabilmente gli ETF standard sugli indici globali, come il portafoglio della nostra coppia immaginaria di inizio episodio, bastano e avanzano; oltre si può in effetti valutare qualche aggiustamento del portafoglio, oppure qualche scommessa specifica su determinati settori o particolari concentrazioni di mercato.
Ovviamente tutti gli ETF che rientrano nelle categorie che abbiamo citato sono disponibili attraverso Scalable Capital, che ringrazio per aver contribuito allo sviluppo di quest’episodio.
Prima di lasciarci vi ricordo la promozione valida ancora solo sino al 26 Novembre 2023, data entro la quale potete avere l’account PRIME + GRATIS per 12 mesi che vi garantirà:
– interessi del 4% per 4 mesi sulla liquidità;
– zero costi d’ordine su tutti gli ETF per importi di almeno 250 €
– piani di accumulo a zero costi d’ordine e
– accesso illimitato a Scalable insights.
Se arrivate tardi e lo fate dopo il 26 Novembre, potrete comunque avere il 4% di interessi per 4 mesi sulla liquidità parcheggiata.
Per avere tutto ciò potete usare il link in descrizione, cosa che farà sì che gli amici di Scalable sgancino una commissione a The Bull, oppure direttamente su Scalable.capital, senza che di The Bull nulla si sappia.
Queste condizioni eccezionali sono disponibili in entrambi i modi, quindi non avrete alcun beneficio in più a farlo tramite il link che vi lascio, pertanto scegliete voi la strada che più vi aggrada.
Detto questo, spero che abbiate trovato utili i contenuti di quest’episodio, così non fosse scrivetemi tutto quel che vi pare su instagram a thebull_finance, soprattutto le critiche saranno particolarmente apprezzate, sia che siano costruttive a migliorarci, sia che abbiate avuto una brutta giornata e vogliate prendervela con un podcaster a caso, così, giusto per scaricare i nervi; The Bull è qui per voi anche per questo.
Nel frattempo, annuntio vobis gaudium magnum, il nostro bel podcast ha superato i 100.000 ascolti e siamo entrati nella Top 30! dei podcast più ascoltati d’Italia su Spotify.
Elisa True Crime guardati le spalle che tra un po’ ti prendiamo.
E dico nostro perché The Bull è soprattutto di tutti voi che ringrazio infinitamente per essere ancora qui a seguirlo e per le numerose condivisioni che avete fatto per promuoverlo in giro.
Un grazie speciale e particolare invece lo devo al Professor Paolo Coletti che, citato nello scorso episodio sui suoi odiati ETF Obbligazionari, ha promosso a pieni voti la puntata! neanche un 30 e lode ad un esame all’Università mi ha mai dato tanta soddisfazione.
Nel caso ancora non lo conosciate, vi raccomando caldamente il suo canale su YouTube, stracolmo di contenuti di eccezionale profondità e che con il suo stile unico vi fornirà lezioni magistrali su qualunque tema di finanza personale e investimenti che potrà mai venirvi in mente.
Vi lascio comunque il link negli shownote dell’episodio.
Come sempre a questo punto arrivati vi invito a mettere segui e attivare le notifiche su qualunque piattaforma utilizziate e a lasciare una recensione a 5 stelle per supportarci e permetterci di continuare a produrre contenuti che tra una cazzata e l’altra che spariamo vogliono anche essere Smart senza essere troppo Beta sempre nuovi.
Per questo episodio invece è davvero tutto e noi ci ritroviamo mercoledì prossimo per fare ancora nuovi passi tutti insieme alla conquista della nostra libertà finanziaria: ovviamente, sempre qui, sempre, naturalmente con THE BULL – Il tuo podcast di finanza personale.
Bentornati a THE BULL – Il tuo podcast di Finanza Personale.
A grande richiesta oggi torniamo a parlare di ETF azionari!
In tanti mi avete fatto svariate domande sugli ETF più strani del mondo e quindi oggi vi beccate una bella carrellata di ogni possibile forma e colore del mio strumento finanziario preferito, così davvero potete soddisfare anche il più esigente dei palati nella costruzione dei vostri portafogli!
Eh sì cari amici miei, perché nel 99% dei casi, ogni volta che ho abbozzato qualche idea di portafoglio, alla fine abbiamo sempre fatto riferimento agli ETF più grandi e classici che ci sono sul mercato, fondamentalmente riferiti ai principali indici di azioni e obbligazioni.
Ma voi no!
Non siete mai contenti.
Fino a ieri c’era chi manco sapeva cosa fosse un ETF e oggi tutti esperti che vogliono comprare anche l’ETF che replica il differenziale di utilizzo globale della pancetta invece del guanciale nella carbonara.
Non sia mai che però che The Bull vostro lasci un qualche desiderio insoddisfatto e quindi presto detto, vediamo insieme le categorie principali di ETF azionari – diciamo – “speciali” e se e quando possono avere senso nel vostro portafoglio di investimento.
Risposta breve: praticamente MAI!
Per quello che mi riguarda, non hanno mai senso e con questo chiudiamo l’episodio di oggi e ci vediamo tra qualche giorno con una nuova puntata di The Bull…
grilli…
No stavo scherzando…
Confermo la risposta breve ma ora ci addentriamo nella risposta lunga, vi beccate tutti gli ETF azionari Fattoriali, Tematici, Settoriali e a gestione Attiva e poi alla fine … alla fine fate il cazzo che vi pare con i vostri soldi, purché abbiate piena consapevolezza delle vostre decisioni.
Prima di cominciare però, notizia clamorosa e spero che quanti più tra voi riescano ad ascoltare questo episodio il giorno in cui viene pubblicato.
Eh sì perché in occasione del Black Friday, il nostro partner Scalable Capital ha riservato una sorpresa incredibile per tutti i nuovi clienti:
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E visto che oggi parliamo di tutti gli ETF più disparati che ci sono, se vuoi creare piani di accumulo (PAC) in cui investi automaticamente ogni mese (o ogni quanto ti pare) un certo importo nel tuo portafoglio, con Scalable lo fai senza costi d’ordine – che detto altrimenti significa: GRATIS!
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Eh lo so, vale solo per oggi, perché quelli di Scalable hanno fatto il business plan e si sono accorti che se tenevano aperta questa promozione più a lungo poi erano costretti a nutrirsi solo di crauti per tutto il 2024.
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Sentitevi quindi completamente liberi di seguire la strada che più vi aggrada, con o senza isoletta nel Mar Tirreno per The Bull.
Detto questo, veniamo a noi.
Allora partiamo da una situazione standard.
Immaginiamo una famiglia composta da 2 genitori e 2 figli.
I genitori hanno circa 40 anni, lavorano entrambi e hanno la seguente situazione finanziaria:
– ciascuno dei due ha un conto corrente con una giacenza media di circa 10.000 €;
– hanno inoltre un conto deposito svincolabile cointestato in cui hanno versato 15.000 €, che è il loro fondo per le emergenze;
– grazie al fatto che lavorano entrambi, al netto di tutte le spese per loro due e per i marmocchi, compreso mutuo, auto, cibo e tutto il resto riescono a risparmiare ogni mese 500 €;
– inoltre, hanno un portafoglio di investimento saggiamente costruito negli ultimi 10 anni mettendo insieme sempre 500 € al mese e che oggi vale 88.000 €.
Se non toccano nulla e i rendimenti futuri continuano ad essere allineati a quelli passati, prima che i 2 arrivino a 60 anni avranno messo da parte circa 750 mila euro, equivalenti a circa 400.000 in valore attuale se supponiamo un’inflazione media del 3% all’anno.
Vediamo come hanno composto il loro semplicissimo portafoglio, che decisamente molto bene ha fatto dal 2013 a oggi.
Ah, piccola precisazione, mica che poi pensate che sti due sono mancati geni della finanza.
Praticamente qualunque investimento, tranne quello fatto dal vostro consulente bancario o assicurativo, avrebbe fatto più o meno bene dal 2013 ad oggi.
Bastava che ci fosse dentro un bel po’ di Stati Uniti e Apple, Microsoft, Google e compagnia bella avrebbero fatto il resto.
No ve lo dico perché ora vi faccio vedere questo portafoglio modello che ha fatto abbastanza bene in questi anni, ma non vuol dire che se vi fate questo portafoglio allora farete sicuramente bene anche nel futuro.
“This is not financial advice” come ama dire Mr. Rip perculando gli Youtuber che promuovono prodotti di investimento dicendo che non stanno promuovendo prodotti di investimento, quindi non copiate alla cieca niente di quello che sto per dirvi, è solo un esempio.
Allora torniamo alla coppia di cui sopra.
Nel 2013 erano entrambi abbastanza giovani, sulla trentina, c’erano dei tassi di interesse veramente bassi e quindi, anche se non conoscevano ancora The Bull, sono stati bravi a farsi i seguenti conti.
Hanno detto “facciamo così: 125 – i nostri anni fa 95 – i tassi di interesse della Fed (che erano nell’ordine dello 0,2%) per 5 fa 94”.
Quindi in teoria avrebbero potuto investire circa il 94% in azioni e il resto in obbligazioni.
Avessero davvero fatto così, avrebbero guadagnato ben 7.000 euro in più e il loro portafoglio avrebbe reso quasi un assurdo 10% all’anno.
Però i due non se la sono sentiti di essere così tanto aggressivi e, come dar loro torto con ancora fresca la memoria della grande crisi finanziaria del 2008, quindi hanno preferito attenuare un po’ l’allocazione scegliendo questa impostazione:
70% su un ETF sull’azionario All Country World, che replica l’andamento di oltre 40 mercati internazionali, lasciando comunque un bel 60% di peso agli Stati Uniti,
20% su ETF che replica le obbligazioni governative Europee a breve scadenza (tra 3 e 5 anni in particolare) e infine hanno detto,
sai mai che ad un certo punto arriva una botta di inflazione, buttiamo dentro un
10% di oro tramite un ETC che replica l’andamento dell’oro fisico.
Ora, 10 anni dopo i nostri due amici sono chiamati a delle scelte, perché intanto sono cambiate due cose:
– non hanno più 30 anni ma 40;
– e i tassi di interesse della Fed e della BCE non sono più a zero ma intorno al 5%.
Intendiamoci, nulla vieterebbe loro di continuare a mantenere a vita quest’asset allocation e come sappiamo IN TEORIA avere una forte esposizione azionaria dovrebbe dare i risultati migliori a lungo termine.
Però i due preferiscono non essere troppo avidi, si sono resi conto che i rendimenti obbligazionari in questo momento sono ancora molto alti e che nonostante il 2023 sia stato un anno d’oro per le azioni, non si può mai sapere quanto a lungo durerà la bonanza prima di un nuovo crollo epocale.
I due si guardano negli occhi e uno dei due dice
“senti ho sentito un podcast stamattina in macchina, c’è sto tizio che parla di ETF, finanza personale, non si capisce bene se ci è o ci fa, però tra una roba e l’altra gli ho sentito dire che quando i tassi di interessi sono alti può avere senso adattare l’asset allocation di conseguenza. Che facciamo proviamo a dargli retta?”
Ora, io non so a che podcast si riferisse, cmq a quanto pare gli danno retta e dicono, se i Tassi della Fed sono intorno al 5% e noi abbiamo 40 anni, 125 meno 40 meno 5 per 5 venticinque fa 60, quindi portiamo la nostra esposizione azionaria al 60%, aumentiamo un po’ le obbligazioni al 30% magari anche prendendo un secondo ETF obbligazionario con duration un po’ più lunghe (visto che pare che i tassi si stiano stabilizzando e che nei prossimi anni potrebbero scendere) e teniamoci sempre il nostro bel 10% di oro che tanto bene sta facendo.
Quindi:
– 60% azionario All World
– 15% Obbligazionario Europeo con scadenze tra 3 e 5 anni
– 15% Obbligazionario globale aggregate con duration media sui 7 anni
– 10% di Oro.
A posto e finché non si abbatte una nuova crisi spaventosa sul mercato azionario, andiamo avanti così a mettere i nostri bei 500 € al mese come se non ci fosse un domani.
A sto punto però uno dei due non è soddisfatto e dice “insomma, abbiamo quasi 100.000 € investiti, la parte azionaria è tutta in un solo ETF sull’azionario Mondiale, sono 10 anni che investiamo così e mi sto annoiando, ma perché non proviamo a diversificare un po’ meglio il nostro portafoglio?”
O madonna santa, eccalla.
Stava andando tutto così bene, mo vedi che questo comincia a far cagate convinto che ormai ha capito tutto del mercato e che può far meglio.
Eh sì perché sto qua è andato su Just ETF, ha scoperto che esistono un miliardo e mezzo di ETF che fanno qualunque cosa che ogni mente malata che lavora da BlackRock o Vanguard possa partorire e quindi decide che è giunto il momento di inserire anche altra roba nel portafoglio.
Allora, incontrassi per strada questa coppia forse direi loro che il loro portafoglio va benissimo così, però niente ormai sono convinti di voler “raffinare” la loro allocation e allora vediamo un po’ quali sono questi benedetti ETF Speciali, tra i quali i nostri amici vorrebbero scegliere per “MIGLIORARE” il loroportafoglio.
Dunque
CATEGORIA NUMERO UNO: Gli ETF FATTORIALI o SMART BETA
“E che vuol dire Smart Beta” mi chiederete?
Per quei pochi che non lo sapessero, in Finanza Beta rappresenta il rapporto tra la covarianza del rendimento di un’attività i-esima con il rendimento di mercato e la varianza del rendimento di mercato, niente di più semplice e chiaro…
A me fa spaccare sta cosa che in Finanza si usano cose complicatissime per dire cose semplicissime e che peraltro non servono a niente se non a descrivere a posteriori cose che sono già successe in passato.
Bellissimo, davvero.
Comunque per farla facile, Beta è semplicemente la misura della variazione del rendimento di un titolo rispetto al rendimento del mercato di cui fa parte.
Se un’azione ha un rendimento identico a quello del suo mercato di riferimento avrà un valore di Beta perfettamente uguale a 1, se invece è superiore vuole dire che guadagna di più quando il mercato guadagna e perde di più quando il mercato perde e viceversa se Beta è inferiore a 1.
A cosa serve sta cosa?
Ma a un cazzo di niente! nel senso che possiamo stimare con assoluta precisione il Beta di un’azione, poi la società che c’è dietro ad un certo punto fallisce improvvisamente o la gente semplicemente smette di comprare i suoi prodotti e di tutto il Beta non ce ne facciamo più nulla.
Comunque esistono questi ETF che in qualche modo dovrebbero sfruttare Beta in maniera “Smart”, ossia per ottenere delle performance superiori al mercato di riferimento
Dicesi quindi ETF Smart Beta o Fattoriali quegli ETF che utilizzano una strategia basata su un particolare Fattore distintivo comune ad una certa categoria di azioni.
Su JUST ETF ho contato ben 12 strategie azionarie diverse, per un totale di ben 774 ETF quotati tra Borsa Italiana e Gettex, che è la borsa di Monaco di Baviera, una delle più fornite d’europa in fatto di ETF e che è una delle due a cui ha accesso il nostro partner Scalable (l’altra è Xetra, la borsa di Francoforte).
Non le vediamo tutte e 12 perché mi viene la morte nel cuore, solo giusto qualcuna per capire di che stiamo parlando.
Ora, bisogna dire che di questi 774, oltre 500 non sono tecnicamente degli ETF Smart Beta, ma ETF ESG, ossia che si basano su criteri di sostenibilità sociale e ambientale e che quindi tendenzialmente non investono in società che hanno una bassa sensibilità verso queste tematiche.
Non sono dei veri Smart Beta, ma ETF normali che però aggiungono questo criterio distintivo, però Just ETF li racchiude nel gruppo di quelli che si basano su una strategia specifica per la selezione dei titoli dentro un indice – e quindi ce li becchiamo qua.
Fino a un annetto fa c’era un grande Hype sul tema della sostenibilità e pertanto le società che emettono fondi ed ETF hanno fatto a gara a mettere l’etichetta ESG sui loro prodotti per attrarre ancora più capitali.
Leggevo però qualche giorno fa sul Wall Street Journal che nel 2023 tutta questa sensibilità ecologista farlocca degli investitori di mezzo mondo si è sgonfiata per bene e se non ricordo male negli Stati Uniti quasi un triliardo di dollari è uscito quest’anno dagli ETF con il bollino ESG per spostarsi in altri investimenti.
Morale della favola: della sostenibilità ambientale non fregava un bel niente a nessuno, una volta capito che investire in ESG non faceva ottenere performance migliori gli investitori di mezzo mondo si sono ricordati che anche le società che inquinano tutto sommato non sono poi così male.
Tra l’altro, aneddoto simpatico.
Nel già citato e da me adorato libro di Jeremy Siegel Stocks for the Long Run – che vi rilinko negli shownote – Siegel mostra quale sarebbe stata l’azione più performante della storia del mercato azionario Americano.
Sapete investendo in quale azione, diciamo grossomodo a partire dagli anni ’50 ad oggi, avreste realizzato il miglior profitto in assoluto? In Philip Morris.
Il leader mondiale dell’industria del tabacco, la cosa meno ESG del mondo, è stato il top performer di sempre nel mercato azionario più competitivo dell’universo.
Torniamo a noi.
Ha senso investire in ETF con il bollino ESG?
Se avete una particolare sensibilità verso questi temi, boh forse sì, anche se credo sappiate tutti bene che l’etichetta ESG sia più una markettata per fare green-washing che non una garanzia di adozione di politiche di sostenibilità ambientale e sociale seria.
In generale gli ETF ESG hanno mediamente sottoperformato rispetto agli equivalenti tradizionali, di conseguenza in sè e per sè non sono dei buoni investimenti.
Ci sono però alcune situazioni specifiche in cui investire in fondi ESG può avere un senso, ma per un motivo molto diverso da quello che vi immaginate.
Se prendiamo per esempio il più grosso ETF ESG che trovate su Just ETF, l’Ishares MSCI USA SRI, ticker SUAS per i più curiosi, abbiamo un ETF che investe sul mercato azionario americano ma che invece di prendere le solite 500 società dell’S&P 500 seleziona solo 134 società che hanno uno score di un certo tipo sul tema ESG.
Ora, come vi dicevo del fatto che siano ESG o no non ce ne frega una beneamata; la cosa interessante è che se andiamo a guardare la composizione delle prime 10 posizioni, che fanno già il 30% del totale, abbiamo in ordine di peso: Tesla, Microsoft, The Home Depot, Pepsi, Adobe, Coca Cola, Danaher, Walt Disney, Amgen e Texas Instruments.
Parliamo quindi di un ETF che investe nel mercato delle grandi società Americane ma che non dà il solito peso ultradominante alle Magnifiche Sette, che oltre a Tesla e Microsoft sono Apple, Google, Amazon, Meta e Nvidia.
Investire in un ETF di questo tipo può avere la sua logica se si desidera avere un’esposizione al mercato americano diversa rispetto a quelli sull’S&P 500 per beneficiare, forse, della crescita di società che oggi nell’S&P 500 contano lo 0 virgola e che invece qui avrebbero il loro bel peso.
Un ETF assolutamente analogo c’è anche sull’azionario Globale e fa fondamentalmente la stessa cosa, ossia investe in grandi aziende globali ma si sente leggermente meno il peso ultradominante degli Stati Uniti e soprattutto c’è meno concentrazione nelle gigantesche magnifiche sette.
Per come la vedo, questo è l’unico motivo per cui posso trovare sensato investire in ETF “ESG”.
Detto questo, non è assolutamente possibile sapere se investire in questi ETF possa portare benefici al portafoglio o ridurne i rendimenti futuri.
Ora secondo la stessa medesima logica, potrebbero essere presi in considerazione ETF che utilizzano altri fattori di scelta delle società da replicare, che invece possiamo considerare Smart Beta in senso stretto, come ad esempio:
– solo società che distribuiscono dividendi;
– solo società con alto potenziale di crescita (le cosiddette aziende Growth)
– solo società Value (ossia società tipicamente consolidate, a bassa crescita ma dai guadagni stabili)
– solo società con bassa volatilità
– solo società con forte Momentum (ossia che hanno registrato un maggiore aumento del proprio prezzo negli ultimi 6-12 mesi, nell’ipotesi che siano quelle che cresceranno di più anche in futuro)
– solo società con fondamentali forti (che hanno cioè valori di bilancio particolarmente solidi)
e così via.
Questi sono esattamente quegli ETF che hanno una gestione semi-attiva tramite la quale la scelta delle società da replicare si basa su dei precisi criteri che vengono automaticamente adottati dall’ETF per impostare e aggiornare sistematicamente la propria composizione interna.
Anche qui è stato dimostrato, sempre da Jeremy Siegel tra l’altro, che investire nel settore azionario basandosi su questi criteri non dà alcun vantaggio competitivo – anzi, in base ai dati che risalgono fino al 1920, praticamente l’adozione di qualunque criterio tra questi avrebbe portato ad una netta sottoperformance rispetto alla media di mercato dell’S&P 500 puro e semplice.
Detto questo, nulla vi vieta di includere nel vostro portafoglio degli ETF che seguano alcuni tra questi criteri, magari avete avuto una buona intuizione, nel breve vi dice bene e fate un bel profitto.
Sul lungo termine, invece, è probabile che non riuscirete a battere il mercato.
Un buon motivo per investire anche in uno di questi ETF fattoriali, come per quelli ESG, è se la composizione delle società incluse nell’ETF va in qualche modo a diversificare qualche vostro altro investimento.
Per esempio, se prendo l’ETF di Xtrackers MSCI World Momentum Factor, abbiamo un ETF simile al classico MSCI World, che però ha una composizione leggermente diversa, assegna agli Stati Uniti il 52% del peso (invece del quasi 70%) e tra le prime 10 società più grandi non troviamo tutte le solite magnifiche sette, perché oltre a Nvidia, Meta e Microsoft troviamo anche qualche gigante europeo come Novo Nordisk e LVMH e in generale abbiamo una buona rappresentazione geografica tra Giappone, Francia, Regno Unito, Germania, Svizzera, pure un po’ di Italia invece del solito stradominio assoluto degli Yankees.
Come è andato quest’anno questo ETF basato sul momentum rispetto al classico MSCI World monopolizzato dagli Stati Uniti?
MSCI World se l’è mangiato vivo, 15% contro 5%, però è interessante notare che invece dal 2015 ad oggi, quello basato sul Momentum avrebbe fatto leggermente meglio.
Quindi vedete è impossibile prevedere il futuro, però non è necessariamente una cattiva idea utilizzare prodotti come questi se pensiamo magari che il nostro portafoglio sia troppo concentrato in poche aziende e vogliamo distribuire diversamente i nostri investimenti.
Ok?
Ora su questa cosa non voglio ripetermi ancora nel resto dell’episodio, altrimenti vi faccio du palle così, chiudete e andate ad ascoltarvi qualche True Crime su Elisa Claps, però stampatevi in testa, anche per le prossime categorie, che per come la vedo io l’idea resta un po’ sempre la stessa, ossia:
Non scegliete questi particolari ETF pensando di avere avuto qualche intuizione geniale grazie alla quale batterete il mercato – perché tanto non ce la farete nel lungo termine – ma sempre con l’idea di ottenere un diverso tipo di esposizione al mercato in cui volete trovarvi.
Sulla carta, se oggi metto il 100% dei miei soldi nell’S&P 500 – anzi, meglio ancora, nel Nasdaq – è lì che dovrei fare il massimo del rendimento.
Nella realtà, invece, basta che domani si scopre che i nuovi iPhone 15 fanno cadere i capelli e il valore di borsa di Apple si sbriciola in un amen, portandosi dietro tutto l’S&P 500 e l’azionario globale.
Se magari invece ho un portafoglio meno concentrato nelle magnifiche sette, probabilmente avrò un rendimento inferiore, ma in caso di evento estremo la sberla che mi prenderò sarà un po’ meno forte.
Con questa premessa bene in mente, vediamo altre tre tipologie di ETF azionari particolari.
Allora abbiamo
CATEGORIA NUMERO DUE: ETF SETTORIALI.
Questi sono chiaramente ETF azionari che investono in determinate società che rientrano in un certo settore industriale.
I più numerosi, ben 96 su JustETF, sono ovviamente quelli sull’informatica, dominati dalle Big Tech Americane (ma pensa chi l’avrebbe detto?) e dove è facile trovarne con le sole Apple, Microsoft e Nvidia che da sole pesano per il 50% di tutto un singolo ETF.
Oltre a questi ne abbiamo concentrati sulla Finanza, sulle Telecomunicazioni, sull’Automotive, sull’Energia e chi più ne ha più ne metta.
Diversamente da quelli Fattoriali, però, questi naturalmente tendono ad essere maggiormente concentrati in determinate aree.
Potreste decidere di voler investire su un settoriale se avete qualche buon motivo per ritenere che un determinato settore possa avere uno sviluppo interessante nel futuro – pessima idea, io ve lo dico – oppure se per via della vostra professione magari avete qualche informazione particolare che può mettervi in una qualche posizione di vantaggio sul mercato – anche qui, molto difficile.
Quando ha senso prendere ETF settoriali?
Secondo me mai, però se 5 anni fa aveste avuto l’intuizione di investire in un ETF come Ishares S&P 500 Information Technology vi sareste portati a casa un mostruoso 25% di rendimento all’anno.
Con il senno di poi, tutto sembra facile e ovvio.
Se voleste provarci oggi, magari ci prendete, o magari vi portate a casa una sanguinosa perdita da cui non recupererete più.
Eh sì perché il discorso che facciamo sempre sul fatto che l’investimento azionario di solito nel lungo termine è sempre profittevole non vale con gli investimenti settoriali, proprio perché non hanno un sufficiente livello di diversificazione.
Quindi, se proprio ci tenete, mettete solo piccole percentuali del portafoglio o sceglieteli se pensate per qualche motivo di essere troppo esposti in alcuni settori e volete bilanciare diversamente la composizione del vostro investimento.
Vediamo ora invece la
CATEGORIA NUMERO TRE: Gli ETF TEMATICI.
Questi ETF – e qui esprimo un punto di vista rigoroso dal tono che può sembrare quasi accademico – sono secondo me:
“UNA CAGATA PAZZESCA” (Fantozzi cit.)
Ma sì, ma adesso volete dirmi che a nessuno di voi è mai venuto in mente di investire, che so, nel Cambiamento Climatico, sull’Acqua, sull’Intelligenza Artificiale, sul Metaverso, sull’Idrogeno e così via fino addirittura arrivare a quello sugli Animali da Compagnia?
Ma io mi chiedo
Ma chi cazzo investe su un ETF sugli Animali da Compagnia?
Oh non sto scherzando, ne esiste uno davvero.
Se volete cercatelo, io mi rifiuto di darvi il nome di una roba del genere, ma esiste eccome.
Poi la gente si stupisce che investe e perde soldi… certo, finché fai ste cagate puoi aspettartelo.
Ma questo vale tanto per sti ETF assurdi, quanto per quelli apparentemente seri.
Prendiamo un ETF di Xtrackers sull’Intelligenza Artificiale, bello grosso peraltro perché parliamo di 1 miliardo e 300 milioni di asset in gestione.
Quest’anno ha spaccato di brutto, oltre + 50% da gennaio al momento in cui sto registrando.
Ma andiamo a vedere cosa c’è dentro.
In pratica il 45% è concentrato in queste 10 società: Google, Meta, Nvidia, Amazon, Salesforce, Samsung, Microsoft, Cisco, Apple e Accenture.
Ora, quest’anno ha fatto numeri da capogiro perché una volta che prendi le solite aziende Americane bastano loro a fare tutto il rendimento.
Però capite bene che questo non è un ETF sull’intelligenza artificiale – anche perché non è esattamente il focus di nessuna di queste società, tranne forse Nvidia che fa chip per AI e Microsoft che si è comprata ChatGPT, per il resto Accenture, Cisco, Amazon, Apple e via dicendo fanno altro – quindi in pratica stiamo parlando di un fondo gestito in maniera semi-attiva, ossia con un asset manager che a monte ha deciso che quelle specifiche società in quella specifica quantità avrebbero ottimizzato al meglio le performance del fondo.
Come ben tutti voi sapete, cari miei vecchi amici di questo podcast, ogni volta che un asset manager si mette a fare previsioni, tac, nel breve magari ci prende anche, ma sul lungo termine alla fine il mercato il più delle volte lo batte e strabatte senza appello.
Quindi, volete investire in un ETF Tematico?
Anche qui, non fatelo perché è un tematico; fatelo piuttosto, in una ridotta proporzione rispetto al vostro portafoglio, se ritenete che la composizione di aziende presenti in uno specifico ETF possa andare a diversificare meglio qualche eccessiva concentrazione che dovesse esserci nel vostro portafoglio.
Arriviamo infine all’ultima categoria di cui volevo parlarvi, ossia la
CATEGORIA NUMERO QUATTRO: gli ETF a gestione attiva.
Gli ETF attivi sono un po’ un paradosso, perché chiaramente sono nati esattamente con lo scopo opposto, ossia di replicare un mercato e non basarsi su decisioni umane nella scelta degli asset su cui investire.
Sono quindi un ibrido, che condivide questa componente attiva con i fondi comuni di investimento e con gli ETF normali il fatto di essere scambiati in borsa in real time e anche di avere dei costi relativamente bassi.
Negli Stati Uniti è celeberrimo il fondo ARk Innovation di Cathie Wood, un ETF attivo di cui avevamo già parlato e che nel 2020-21 ha avuto una performance astronomica grazie all’intuizione di sovrappessare il portafoglio su Tesla, Zoom e Coinbase.
Poi nel 2022 ha perso praticamente tutto e nel 2023 ha rialzato parzialmente la testa.
Cathie Wood è un genio e nonostante il genio, il suo spettacolare fondo da 5 anni rende mediamente il -2,32% all’anno mentre, pur con tutto il suo andamento schizofrenico, da quando è stato fondato nel 2015 si è portato a casa sino ad oggi un rendimento medio di circa il 9% all’anno, comunque sotto all’11% medio che ha fatto l’S&P 500 nello stesso periodo.
Su Borsa Italiana invece non ci sono tantissimi ETF attivi, uno dei più grandi è il famoso JPMorgan Global Research Enhanced Index Equity, che in pratica dovrebbe essere una versione evoluta di un ETF sull’azionario Globale.
Questo è un ETF gestito attivamente in base a precise scelte di investimento finalizzate a battere il mercato di riferimento.
Da un lato, se andiamo a guardare la composizione del fondo, è praticamente identica a quella dell’MSCI World.
In effetti però negli ultimi 5 anni questo ETF ha fatto quasi dieci punti percentuali di rendimento in più, 75% contro 66%.
Quindi bisogna riconoscere che in questo caso il fondo attivo effettivamente ha fatto meglio del benchmark.
5 anni però sono un lasso di tempo troppo limitato per fare considerazioni significative, quindi nulla vieta che tra altri 5 anni, arrivati forse al 600esimo episodio di The Bull, saremo qui a fare discorsi diversi.
E allora eccoci qua, care amiche e cari amici di questo podcast.
Ne avete per tutti i gusti, ora potete sbizzarrirvi a mettervi nel portafoglio tutte le cose più strane che vi possono venire in mente.
Scherzi a parte, qualche spunto utile in realtà si può trarre da questi ETF speciali, chiaramente ogni decisione va presa con buon senso e soprattutto in proporzione alle dimensioni del portafoglio.
Fino a 50, forse oserei dire anche 100 mila euro, probabilmente gli ETF standard sugli indici globali, come il portafoglio della nostra coppia immaginaria di inizio episodio, bastano e avanzano; oltre si può in effetti valutare qualche aggiustamento del portafoglio, oppure qualche scommessa specifica su determinati settori o particolari concentrazioni di mercato.
Ovviamente tutti gli ETF che rientrano nelle categorie che abbiamo citato sono disponibili attraverso Scalable Capital, che ringrazio per aver contribuito allo sviluppo di quest’episodio.
Prima di lasciarci vi ricordo la promozione valida ancora solo sino al 26 Novembre 2023, data entro la quale potete avere l’account PRIME + GRATIS per 12 mesi che vi garantirà:
– interessi del 4% per 4 mesi sulla liquidità;
– zero costi d’ordine su tutti gli ETF per importi di almeno 250 €
– piani di accumulo a zero costi d’ordine e
– accesso illimitato a Scalable insights.
Se arrivate tardi e lo fate dopo il 26 Novembre, potrete comunque avere il 4% di interessi per 4 mesi sulla liquidità parcheggiata.
Per avere tutto ciò potete usare il link in descrizione, cosa che farà sì che gli amici di Scalable sgancino una commissione a The Bull, oppure direttamente su Scalable.capital, senza che di The Bull nulla si sappia.
Queste condizioni eccezionali sono disponibili in entrambi i modi, quindi non avrete alcun beneficio in più a farlo tramite il link che vi lascio, pertanto scegliete voi la strada che più vi aggrada.
Detto questo, spero che abbiate trovato utili i contenuti di quest’episodio, così non fosse scrivetemi tutto quel che vi pare su instagram a thebull_finance, soprattutto le critiche saranno particolarmente apprezzate, sia che siano costruttive a migliorarci, sia che abbiate avuto una brutta giornata e vogliate prendervela con un podcaster a caso, così, giusto per scaricare i nervi; The Bull è qui per voi anche per questo.
Nel frattempo, annuntio vobis gaudium magnum, il nostro bel podcast ha superato i 100.000 ascolti e siamo entrati nella Top 30! dei podcast più ascoltati d’Italia su Spotify.
Elisa True Crime guardati le spalle che tra un po’ ti prendiamo.
E dico nostro perché The Bull è soprattutto di tutti voi che ringrazio infinitamente per essere ancora qui a seguirlo e per le numerose condivisioni che avete fatto per promuoverlo in giro.
Un grazie speciale e particolare invece lo devo al Professor Paolo Coletti che, citato nello scorso episodio sui suoi odiati ETF Obbligazionari, ha promosso a pieni voti la puntata! neanche un 30 e lode ad un esame all’Università mi ha mai dato tanta soddisfazione.
Nel caso ancora non lo conosciate, vi raccomando caldamente il suo canale su YouTube, stracolmo di contenuti di eccezionale profondità e che con il suo stile unico vi fornirà lezioni magistrali su qualunque tema di finanza personale e investimenti che potrà mai venirvi in mente.
Vi lascio comunque il link negli shownote dell’episodio.
Come sempre a questo punto arrivati vi invito a mettere segui e attivare le notifiche su qualunque piattaforma utilizziate e a lasciare una recensione a 5 stelle per supportarci e permetterci di continuare a produrre contenuti che tra una cazzata e l’altra che spariamo vogliono anche essere Smart senza essere troppo Beta sempre nuovi.
Per questo episodio invece è davvero tutto e noi ci ritroviamo mercoledì prossimo per fare ancora nuovi passi tutti insieme alla conquista della nostra libertà finanziaria: ovviamente, sempre qui, sempre, naturalmente con THE BULL – Il tuo podcast di finanza personale.
Recensioni
Quando capisci come funziona la finanza… ti viene voglia di raccontarla!
Ho seguito tutte le puntate! Grazie veramente
Amalia A., 17 Set 2025La mia ignoranza in materia mi ha sempre creato dei dubbi, ma grazie a un amico ho iniziato ad ascoltare il podcast. Per fortuna che ho 24 anni e un po' di tempo e soldi da dedicarmi a imparare le varie nozioni per me stesso. Grazie mille!
Luca G. 10 Ott 2025Podcast che dà sempre spunti interessanti che personalmente mi ha fatto appassionare alla finanza personale spingendomi ad approfondire in prima persona.
Lorenzo, 13 Mar 2025Riccardo mi ha letteralmente cambiato la vita e fatto scoprire che amo la finanza, ho ascoltato il podcast già due volte e non mi stufo mai di ascoltarlo, parla in modo semplice e chiaro
Massimo D., 23 Set 2025Dovrebbero ascoltarlo buona parte degli italiani e io avrei dovuto scoprirlo con qualche anno in anticipo ma meglio tardi che mai
Matteo C., 3 Set 2025Da quando l'ho scoperto in 15 gg mi sono ascoltato 150 puntate senza fermarmi, ho annullato gli altri podcast per portarmi alla pari ed ascoltare tutte le precedenti puntate, ben fatto, esattamente il livello di informazione che mi serviva
Gianluca G., 11 Set 2025Veramente interessante, chiaro e conciso. Cambia la vita finanziaria di chiunque.. da ascoltare assolutamente anche per chi di finanza non vuole occuparsi mai
Francesca B., 6 Apr 2024Non sono solito a mettere recensioni e specialmente non ascolto podcast, ma da quando ho iniziato questo, faccio fatica a staccarmi, e quasi non posso più fare a meno di ascoltare e arricchirmi culturalmente.
Andrea V., 22 Set 2025Ho acquistato e letto il suo libro e l' ho trovato. Esprime i concetti economici in modo semplice e chiaro. Sentirlo parlare conferma che è un professionista del settore.
Giulia N., 11 Ago 2025