5 Previsioni per il 2024
Prevedere è impossibile e perfettamente inutile. Però è anche divertente e comunque ragionare sul futuro è sempre educativo. Per questo proviamo a mettere insieme 5 previsioni sul 2024 per aiutarci a ragionare meglio sui nostri portafogli (e poi lasciarli così come sono).

68. 5 Previsioni per il 2024
Risorse
Punti Chiave
Critica le previsioni di mercato 2024 di grandi banche, ritenute inaffidabili per l'investimento.
Esamina macro-temi 2024: tassi, deglobalizzazione, geopolitica USA-Cina e IA.
Consigli per obbligazioni e diversificazione portafoglio, evitando il market timing.
Trascrizione Episodio
Bentornati a THE BULL – Il tuo podcast di finanza personale
Buon 2024 a tutti voi, care amiche e cari amici di questo podcast che si appresta ad entrare nel suo secondo anno solare di vita.
Se mi state ascoltando nei pressi della data di uscita dell’episodio, spero che abbiate passato delle buone feste e che siate alla fine sopravvissuti agli eccessi alimentari che solo la venerabile tradizione culinaria Italiana sa regalare.
Se invece mi state ascoltando ad Agosto e al solo ricordo del Natale vi torna ancora su un mix di sapori tra quello del cappone ripieno e quello dei canditi del panettone, beh, allora avete decisamente esagerato.
Noi invece siamo di nuovo qua, a iniziare una nuova stagione sui mercati finanziari e a parlare insieme, due volte a settimana, di risparmio e investimenti sempre con l’obiettivo di avvicinarci un passettino di più verso il traguardo della nostra libertà finanziaria definitiva.
Dato che parliamo sempre di diversificazione, in questo secondo anno di The Bull cercheremo di diversificare ulteriormente il contenuto del podcast, con qualche format, nuovo, ospiti e altra roba che, dopo che nel primo anno abbiamo posto le basi fondamentali rispetto a tutto ciò che c’è da sapere quando si tratta di investire i nostri sudati danari.
Se siete arrivati all’episodio 68, ormai siete tutti esperti cintura nera di budgeting, risparmio, asset allocation, ETF, fondi pensione e compagnia bella.
E giusto per partire con una novità stamattina — faccio notare mattina dell’1 gennaio mentre sto registrando quest’episodio — mi sono svegliato probabilmente con troppo poco ossigeno nel cervello e così di pancia mi è appena venuta un’idea per testare il vostro livello di preparazione dopo che mi sono sgolato per un anno a farvi sintesi bisettimanali di tutto lo scibile finanziario che gira nel mondo.
Vi lancio così la prima Challenge della storia di THE BULL, prima e forse ultima perché magari è una cagata.
Cmq la Challenge è questa, fate bene attenzione.
Immaginatevi la famiglia Italiana media da Mulino Bianco, 2 genitori intorno alla quarantina e 2 figli di 10 e 14 anni.
Entrambi i genitori sono dipendenti a tempo indeterminato, reddito complessivo di coppia di 4.000 € netti al mese per 14 mensilità, casa di proprietà con mutuo da 800 € al mese, 2 auto, di cui una con rate da 250 € al mese ancora per altri 4 anni e maxi rata finale di 5.000 €.
Oltre a questo la famiglia non ha debiti e ha 60.000 € parcheggiati sul conto corrente e nessun investimento.
Per chi vuole partecipare alla Challenge, mi scriva in privato su Instagram a thebull_finance o su LinkedIn, cosa suggerirebbe di fare a questa famiglia immaginaria per migliorare la sua pianificazione finanziaria.
Tra qualche settimana faremo un episodio in cui commenteremo le risposte più interessanti che mi avrete mandato e proveremo a trovare insieme la strada migliore per aiutare questa fantomatica famiglia che a quanto pare non ha i poster di Warren Buffett appesi sui muri di casa.
Non so se mi toccherà prendermi una settimana di ferie anche solo per leggere tutte le vostre idee, ma va bene così, alla fine mi sembra una buona motivazione per stare in ferie, sono certo che il mio capo capirà.
Cosa si vince?
Assolutamente nulla, però esercitarvi con questo genere di ragionamenti secondo me aiuta tutti a imparare a gestire meglio i PROPRI soldi.
Chiaro?
Se poi sta cosa vi piace e funziona, magari diventa un format per vedere tutti insieme casi di vita reale e provare a trovare soluzioni applicabili a tutte le vostre specifiche situazioni (senza rischiare di beccarmi i famosi 8 anni di reclusione per abuso della professione di Consulente Finanziario di cui parla sempre Paolo Coletti).
Che poi non ho mai capito abuso di che cosa dato che nessuno mi ha mai pagato un centesimo per avere un consiglio, ma va beh, sappiamo che lo stato Italiano ama creare inutili complicazioni di ogni sorta.
Detto questo, quindi, aspetto le vostre brillanti idee in grande quantità.
Mi raccomando non scrivetemi cose tipo “devono risparmiare e investire in ETF” perché grazie al cazzo.
Bisogna entrare un po’ nel dettaglio come se vi trovaste voi in quella situazione, pertanto liquidità, portafoglio, conti, asset allocation, nome dei prodotti di investimento e tutto l’armamentario.
Poi magari in futuro faremo casi diversi, con il neolaureato, il pensionato, il single in carriera di 50 anni, la giovane coppia in affitto che vuole comprar casa, il professionista in P. IVA e via dicendo.
Ok è questa è fatta.
Veniamo invece al cuore dell’episodio di oggi che è 5 PREVISIONI per il 2024.
E voi vi starete chiedendo?
Ma questo di The Bull si è improvvisamente rincoglionito durante le feste?
Cioè ci ha fatto una testa tanta per sei mesi sul fatto che non si può prevedere il futuro e mo’ fa un episodio sulle previsioni per il 2024.
Tra l’altro fare un episodio a inizio gennaio sulle previsioni per il nuovo anno è proprio un’idea brillante, non ci aveva ancora pensato nessuno.
Gne Gne Gne, tutti fenomeni.
Eh no che non mi sono rincoglionito, o comunque non rispetto a questo tema.
Su altre cose magari sì, come quando mia moglie mi chiede di tirare fuori i panni dalla lavatrice quando ha finito e poi quando sento suonare la lavatrice mi chiedo “chissà cosa significherà questo suono?” e un secondo dopo mi sono già dimenticato di fare qualunque cosa.
Su questo no, invece.
Prevedere non ha senso, sono il primo a dirlo, però questo è il periodo in cui tutti tirano a indovinare cosa succederà nel 2024 per provare a beccare la combinazione corretta di asset in cui allocare il proprio capitale, cercando così di intercettare i trend prima che si verifichino.
Spoiler alert: NON SUCCEDE MAI!
E allora voi mi chiederete “ma perché dobbiamo star qui ad ascoltare le tue previsioni sul 2024, che tanto non servono a nulla, soprattutto se sei tu a farle?”.
Ottima domanda e ti rispondo in due mosse:
UNO: intanto non sono io a prevedere un bel niente.
Come sapete, il patto originario di questo podcast è che io non porto qua le mie idee.
Fondamentalmente io faccio e leggo cose e le metto insieme per voi.
Poi sta voi, di fronte a dati e fatti, tirare le vostre conclusioni.
Quindi queste non sono le MIE previsioni ma un po’ una sintesi di quello che mi è passato sotto le mani leggendo qualche decina di Economic and Financial Outlook 2024 di svariate banche, società di asset management, opinionisti e via dicendo.
DUE: le previsioni per il 2024 non servono per fare operazioni tattiche sul portafoglio, questa cosa la diciamo sempre.
Cioè non è che in base alle previsioni per il 2024 dovete mettere mano ai vostri investimenti.
Però allo stesso tempo trovo sia utile capire qual è la direzione che sta prendendo il mondo a medio-lungo termine, affinché le vostre decisioni finanziarie siano quanto più informate e possano riflettere al meglio la vostra opinione rispetto ai macrotrend che si stanno delineando a livello globale.
Allora,
PREVISIONE UNO: Come andrà il mercato azionario nel 2024.
Beh, qui partiamo subito con il botto con due tra i pesi massimi globali tra le istituzioni finanziarie.
J.P. Morgan, la più grande banca del mondo, e Goldman Sachs, forse la più prestigiosa (e famigerata) società specializzata in investment banking, diciamo la società per antonomasia dove ti puoi aspettare che i più talentuosi esperti di finanza ai massimi livelli del pianeta vogliano andare a lavorare, attratti da una vita di fatta di stipendi e bonus faraonici, stress oltre ogni limite dell’umana sopportazione e orari di lavoro talmente indecenti che alla fine del 2021 pare che i giovani analisti di Goldman avrebbero firmato una petizione per chiedere che la loro settimana lavorativa non eccedesse le 80 ore di lavoro.
Sì avete capito bene 80 ore, non 40.
Perché mediamente lavorano oltre 100 ore a settimana e la cosa pare che nuoccia leggermente alla loro salute mentale.
Comunque in un posto dove gente che ha pagato magari 100.000 dollari per un’istruzione universitaria di primissimo livello è disposta a lavorare 80 ore alla settimana, ti aspetteresti di trovare dei geni assoluti della finanza, tanto quanto in J.P. Morgan, dove non è che il livello medio sia molto diverso.
Benissimo, a fine 2022 i due colossi avevano predetto che nel 2023 l’S&P 500 avrebbe chiuso:
– a 4.000 punti per Goldman Sachs, mentre
– a 4.200 punti per J. P. Morgan.
Sappiamo bene come è andata a finire.
L’S&P 500 ha chiuso l’anno a ben 4.769 punti, bersaglio mancato di qualche chilometro.
Non parliamo poi di previsioni come quelle di Barclays o di Societé Generelle che stimavano un ancora più nefasta chiusura sui 3.600-3.800 punti.
Benissimo, vediamo invece i due colossi cosa prevedono per il 2024.
Dunque, J. P. Morgan, dopo che ha bucato clamorosamente l’anno scorso quest’anno propone: ancora 4.200!
Avranno detto, beh, l’anno scorso l’abbiamo mancato di un pezzo, però a sto giro questo 4.200 ci dà un buon presentimento, ce lo rigiochiamo.
In pratica J.P. Morgan si aspetta un -12% l’anno prossimo.
Mica bruscolini, visto che si tratterebbe del 4° peggior anno degli ultimi 50 per il mercato Americano.
Peggio ci sarebbero stati solo i terribili 2008 della grande crisi finanziaria, il 2001 e 2002 della dot com bubble e il 2022 che conosciamo tutti bene.
In Goldman invece grandissima euforia quest’anno!
Dopo aver sbagliato di appena 769 punti la chiusura di quest’anno rispetto al forecast, grandi moti di entusiasmo e per il 2024 previsione di chiusura dell’S&P 500 a 5.100 punti!
In questo caso sarebbe un 7% di crescita.
Ho preso proprio Goldman e JP Morgan, oltre per il fatto che sono probabilmente le due banche più importanti di Wall Street, anche perché quest’anno sono proprio agli estremi opposti in termini di previsioni.
J.P. Morgan è la più pessimista, mentre Goldman è la più ottimista di tutte.
Capite però che se nei due luoghi dove probabilmente è concentrata la massima competenza finanziaria disponibile su questa Terra c’è una differenza così impressionante nelle due previsioni sui prossimi 12 mesi — oh prossimi 12 mesi, mica prossimi 12 anni! — beh, ci vuole poco a tirare la conclusione che queste previsioni sono perfettamente inutili.
Io ho questa teoria.
Ogni anno in ciascuna banca di Wall Street prendono uno stagista che viene bendato e mandato a caso a sbattere contro un muro dove sono scritte tutte le possibili chiusure dell’S&P 500 per l’anno successivo e in base a dove picchia la testa decidono il valore della loro previsione.
Questa è la mia spiegazione migliore, altrimenti non riesco a capacitarmi i come si possa variare di così tanto.
In pratica è come se voi aprite la vostra app preferita per le previsioni del tempo e vi dicono: “allora domani a Milano c’è un 50% di probabilità che ci saranno uragani e piogge torrenziali e un 50% invece che ci sarà un bel sole senza una nuvola in cielo”.
L’altra idea che mi è venuta, anche se decisamente meno divertente, è che queste previsioni siano un tema di marketing.
Mi spiego.
Goldman e tutte le altre fanno i soldi con le fee che i clienti pagano loro, non in base a quanto sono bravi a indovinare il futuro.
Loro vendono servizi finanziari del resto.
È quindi possibile che una previsione al ribasso come quella di J.P. Morgan attrarrà investitori con una visione negativa e che preferiranno quindi dare i soldi ad una società che manterrà una posizione conservativa.
Al contrario una previsione al rialzo intercetterà investitori di segno opposto.
Ho quindi il sospetto che queste previsioni servano soprattutto a portarsi a casa il maggior numero di clienti, sulla base della stima che ciascuna banca ha del feeling generale che gli investitori si trovano ad avere in un certo momento.
Va beh, non lo sapremo mai.
Dai, visto che siamo qui, mi metto anch’io a fare questo gioco e vi do la mia previsione sulla chiusura dell’S&P 500 nel 2024.
Allora i miei assunti sono:
– Il rendimento medio dell’indice negli ultimi 50 anni è stato di circa il 7,5% (esclusi i dividendi, quindi considerando solo l’apprezzamento dell’indice, altrimenti saremmo sul solito 10% di media);
– Negli ultimi 50 anni non è mai successo che, dopo un anno negativo (come il 22) seguito da un anno positivo (come il 23) l’anno successivo fosse negativo. È successo giusto un paio di volte tra la grande depressione e la seconda guerra mondiale e una volta negli anni ’60, poi mai più;
– Mediamente, l’anno successivo ad un anno di recupero ha avuto una performance di circa l’11%.
Tutto considerato, quindi, scommetto il mio eurino sull’S&P 500 che al 31/12/2024 chiuderà con una via di mezzo, quindi dico 9%.
Segnatevelo che vi sto dicendo, 03 gennaio 2024, giorno di pubblicazione di questo episodio, che tra 12 mesi l’S&P 500 chiuderà intorno ai 5.200 punti.
Fate le vostre scommesse signore e signori!
Quanto vale la mia previsione?
Ovviamente non vale niente ed è assolutamente campata per aria.
Però almeno è gratis, non sono serviti Analisti pagati 200 mila dollari l’anno per formulare previsioni a cazzo di cane.
C’è da dire però che spesso il mercato tende più a rispettare i suoi trend di lungo termine, che non a rispettare le metriche che usano gli analisti tipo gli utili attesi, i price earning ratio, il CAPE di Shiller e via dicendo.
Quindi, il mercato azionario, guidato dal superindice americano, di solito va più bene che male?
Benissimo, allora siccome è andato malissimo nel 2022, ci giochiamo un 2024 positivo, a prescindere da qualunque considerazione in mezzo ci vogliamo mettere.
Sarà effettivamente positivo?
Ottimo, ci daremo tutti delle belle pacche sulle spalle virtuali.
Sarà invece negativo?
E sti gran cazzi, bene lo stesso.
Io avrò 38 anni l’anno prossimo, quindi prima di andare in pensione ci vorrà un bel po’.
Se l’anno prossimo il mercato tracolla faccio come quando si va negli outlet di moda con i troller e compro tutto quello che riesco a comprare a prezzi stracciati.
Cazzate a parte, comunque, e al di là delle previsioni di cui tenere conto fino ad un certo punto, quali sono i temi seri in ballo nelle valutazioni su cosa accadrà nel 2024?
I grandi temi sono:
UNO: i mercati sono andati molto bene quest’anno perché in qualche modo hanno già incorporato nelle loro valutazioni il fatto che l’anno prossimo le banche centrali taglieranno i tassi.
Se per qualche ragione l’inflazione dovesse rivelarsi più ostinata del previsto o qualche altro fattore dovesse far cambiare idea alla Fed e alla Banca Centrale Europea, allora questo probabilmente avrà un impatto negativo sui mercati azionari.
Quindi il più grande rischio per l’anno prossimo è che i mercati siano stati troppo ottimisti sui tagli dei tassi e che ci possa essere qualche delusione.
DUE: direttamente collegato a questo c’è un tema più di natura macroeconomica legato al processo di deglobalizzazione in atto.
Come avrete notato, rispetto ai primi anni 2000 in cui, con l’ingresso della Cina nel World Trade Organization, di fatto era iniziata ufficialmente l’era della globalizzazione, oggi si sta assistendo ad un processo inverso, con la stessa Cina che sta orchestrando una complessa trama internazionale per cercare di ridurre l’egemonia mondiale degli Stati Uniti.
Come lo sta facendo?
– Dal punto di vista politico sta tessendo alleanze con tutti i Paesi tradizionalmente fuori dalla sfera di influenza americana, come la Russia, l’Arabia Saudita, l’Iran, il Brasile, alcuni paesi africani e, con fortune alterne, con l’India.
– Dal punto di vista militare sta cercando di rompere il cazzo agli Stati Uniti in ogni modo possibile e immaginabile, prima sostenendo la disastrata economia Russa per consentire a Putin di continuare a logorare il blocco occidentale in Ucraina e dell’altra parte, indirettamente, favorendo il sostegno che l’Iran ha dato ad Hamas nel recente scoppio del conflitto con Israele, che come noto è il più importante feudo americano in medio oriente e che gli Stati Uniti sosterranno a vita.
Tutto ciò sempre con l’idea nel retrocranio, nuovamente ribadita anche durante il discorso di capodanno di Xi Jinping, di annettere Taiwan, cosa che inevitabilmente costringerebbe gli Stati Uniti a sostenere un terzo fronte bellico.
– Dal punto di vista monetario, infine, il sogno di Pechino è fare dello Yuan una moneta di riferimento alternativa al dollaro.
Oggi lo strapotere economico degli Stati Uniti deriva anche dal fatto che il dollaro è considerata l’unica moneta universale e tutte le materie prime sono prezzate in dollari.
Si sta però assistendo già ad un notevole aumento di scambi di materie prime in valute diverse, soprattutto la Russia si è vista costretta a vendere il suo petrolio alla Cina accettando Yuan in cambio (e tra l’altro a prezzi ridicoli) per aggirare le sanzioni internazionali.
Ah ricordiamoci che a Novembre ci saranno le elezioni e ad oggi, in uno scontro secco tra Trump e Biden, il colorito ex palazzinaro newyorkese pare vincerebbe a man bassa (sempre che non finisca in galera prima).
Dio solo sa quale sarà la configurazione del mondo con un Trump bis, che notoriamente porterà avanti un programma di isolamento degli Stati Uniti dal resto del mondo.
Al netto di questo — e di fattori geopolitici che ci interessano il giusto — qual è il vero punto finanziario?
Il punto è che fino al 2022 abbiamo avuto per quasi vent’anni un’inflazione ridicolmente bassa anche per effetto della globalizzazione, che ha permesso a tutti i colossi industriali dei paesi sviluppati di portare le produzioni in Cina, sfruttando costi infinitesimamente più bassi di manodopera, e di fatto esportando deflazione in Europa e Stati Uniti.
Cioè in pratica il concetto è che per vent’anni abbiamo avuto: crescita tutto sommata bassa, mentre la Cina cresceva a ritmi forsennati, salari con crescite contenute e prodotti con prezzi bassi grazie alla manodopera cinese.
Dopo il Covid è successo quello che è successo e abbiamo avuto un’impennata dell’inflazione per i motivi che sappiamo.
Oggi però il mondo occidentale sta cercando di operare un processo inverso, ossia di riportare indietro parte della sua capacità produttiva per evitare di trovarsi schiavo delle dinamiche cinesi, come si è visto durante le assurde chiusure in Cina che in pratica hanno paralizzato il flusso mondiale di tutte le merci durante la pandemia.
In Europa stiamo naturalmente dormendo in piedi e campa cavallo, siamo qua ancora a litigare per capire come gestire i deficit di bilancio dei vari stati, mentre nel frattempo il mondo corre ad una velocità che noi ci stiamo sognando.
Il tanto bistrattato Biden, invece, è stato molto avveduto e con una serie di decreti ha in pratica messo sul tavolo svariate centinaia di miliardi di dollari di incentivi per portare le produzioni negli Stati Uniti, in particolare produzioni strategiche come quelle dei microchip e dei semiconduttori.
Questa reindustrializzazione dell’America potrà portare all’economia a stelle e strisce una serie di grandi benefici, anche perché tutte le grandi multinazionali del mondo faranno la gara a portare parti delle loro produzione negli Stati Uniti per sfruttare questi incentivi clamorosi.
Allo stesso tempo, però, questa cosa probabilmente avrà un impatto sul tema dell’inflazione, perché senza il doping della manodopera a basso costo cinese, sarà più difficile che i prezzi dei beni prodotti in occidente non subiscano un aumento dei costi, così come di un aumento dovrebbero beneficiare i salari.
Questa combinazione di aumento dei costi e dei salari è proprio il mix esplosivo per far impennare l’inflazione e pertanto le banche centrali dovranno essere molto avvedute per controllare i tassi di interesse cercando di trovare il giusto equilibrio tra la lotta all’inflazione e il rischio che tassi troppo alti causino una recessione economica.
Non so se nel 2024 vedremo già gli effetti di sta cosa, ma è bene sapere che, per la prima volta dopo oltre la caduta del muro di Berlino, il mondo sta nuovamente per cambiare la sua configurazione geopolitica globale.
TERZO tema, invece, è quello proprio della crescita economica.
Per un ventennio l’80% della crescita globale si è avuta in Cina.
Oggi la Cina, nonostante la sua ambizione di diventare un leader alternativo agli Stati Uniti, sta un po’ con le pezze al culo, ha un’enorme bolla immobiliare interna, la disoccupazione giovanile è altissima e da tre anni il suo mercato azionario è in profondo rosso.
La svolta autoritaria in chiave Maoista di Xi Jinping, poi, non è che proprio favorisca la crescita economica del paese.
Con la Cina che crescerà pochissimo e l’Europa e il Giappone che hanno previsioni di crescita prossime allo zero (unite anche ad un continuo invecchiamento della popolazione e al grave inverno demografico che sta pregiudicando il nostro futuro), il buon stato di salute della sola Economia Americana non è detto che sia in grado di compensare la crescita asfittica Cinese.
Ora è vero che Economia e Finanza sono due cose diverse, ma senza crescita dell’economia globale possiamo senz’altro aspettarci delle implicazioni a medio termine anche sulle performance dei mercati azionari.
Quindi? In base a tutto ciò che indicazioni possiamo trarre per i nostri investimenti azionari nel 2024?
Da una parte verrebbe da dire che c’è una tale precarietà negli equilibri geopolitici che il contesto non sembra affatto propizio per chi vuole “rischiare” i propri risparmi sui mercati
Allo stesso tempo, non ricordo un solo periodo della storia del ‘900 e dei primi anni 2000 che sia stato tranquillo in senso assoluto.
Abbiamo avuto due guerre mondiali, i minacciosi anni della guerra Fredda, l’11 Settembre e l’esplosione del terrorismo islamico, abbiamo recentemente vissuto quell’evento epocale che è stata la pandemia globale di Covid-19, cioè di casini ce ne sono sempre stati.
L’idea che oggi sia stia vivendo in quella che viene chiamata Perma-Crisis, ossia uno stato di crisi permanente, non è che sia un fatto nuovo.
È solo la conseguenza del fatto che oggi l’informazione si trasmette a velocità istantanea e abbiamo quindi una maggiore consapevolezza in tempo reale delle criticità latenti in ogni angolo del mondo, ma a parte questo non c’è molto di nuovo sotto il sole.
Se per iniziare ad investire uno dovesse aspettare che tutto il mondo se ne stia buono e tranquillo tutti in pace, temo che finirebbe i suoi giorni su questa Terra prima di cominciare a comprare il suo primo ETF.
Comunque sia, sappiate solo che nel mondo stanno accadendo cose, che i macrotrend geopolitici più importanti sono legati fondamentalmente ai due epicentri che sono Stati Uniti e Cina e che le direzioni che prenderanno in mercati, in positivo e in negativo, saranno probabilmente condizionate in massima parte dall’evoluzione dei rapporti di forza tra queste due super mega potenze.
Quindi, prima previsione a cazzo fatta.
Mercato americano in crescita (o forse no, boh chi lo sa) e tensioni globali all’orizzonte che incideranno sull’evoluzione a medio termine delle borse.
Ora andiamo un po’ più veloci con le altre quattro altrimenti stiamo qua fino a domani.
PREVISIONE DUE: Come andrà il mercato obbligazionario.
Qui cerchiamo di farla un po’ più semplice.
Non c’è report che abbia letto che non consigli di tenere in alta considerazione i bond, dato che grazie ai rialzi dei tassi di interesse nel 2023 hanno oggi dei rendimenti che non si vedevano da quindici anni.
C’è da dire che siamo già scesi rispetto al picco di Ottobre, quando i Treasury decennale Americano aveva sfondato la soglia psicologica del 5% di rendimento all’anno.
Però c’è da dire che ci sono in giro una gran quantità di obbligazioni con rendimenti interessanti.
E qui gli spunti sono due:
PRIMO SPUNTO: Gestione della liquidità a medio termine.
Se avete delle spese prevedibili a qui ai prossimi 7-8 anni e disponete di una buona liquidità, sicuramente le obbligazioni posso fare al caso vostro.
Esempio classico.
Se avete una figlia di 15 anni che tra 4 anni si iscriverà all’università e ci resterà per almeno altri 3, ecco allora che potete facilmente mettere in conto di dover sostenere delle spese abbastanza certe.
Una soluzione semplice e relativamente sicura è fare un mix di obbligazioni governative europee con diverse scadenze in prossimità dell’inizio dell’Università e siete a posto.
Prendiamo 15.000 €.
Posso investire 5.000 € in obbligazioni governative Italiane con scadenza 2028 (quando inizierò a pagare la prima retta);
5.000 € in obbligazioni governative, che so, francesi, con scadenza 2029 (per il secondo anno) e infine
5.000 € in obbligazioni magari olandesi, con scadenza 2030.
Così avete un portafoglio di obbligazioni che vi dovrebbero rendere mediamente tra il 2 e il 3 e mezzo percento all’anno.
Se volete rendimenti più alti potete comprare solo BTP Italiani distribuiti su queste scadenze.
Non è il massimo in termini di diversificazione del rischio, ma in effetti stiamo comunque parlando di un rischio molto contenuto, soprattutto se l’obiettivo è tenerli fino a scadenza.
Il SECONDO SPUNTO invece riguarda l’asset allocation.
Se dal 2008 al 2022 qualunque portafoglio contenente obbligazioni ha sofferto parecchio il contesto caratterizzato da tassi così assurdamente bassi da essere prossimi allo zero, oggi i portafogli bilanciati tra azioni e obbligazioni hanno perfettamente il loro senso.
Se quindi non siete nella fase iniziale del vostro percorso di accumulazione, probabilmente avere una quota di ETF obbligazionari in portafoglio sarebbe una scelta coerente per bilanciare la volatilità portandosi comunque a casa un 3-4% all’anno di rendimento lordo.
Come sapete il portafoglio 60% azioni e 40% obbligazioni è il classicum classicorum della finanza personale, ma in effetti qualunque quota di obbligazioni dal 20 al 50%, a seconda dell’orizzonte temporale e della propensione al rischio, non sarà una cattiva idea in nessun portafoglio che abbia l’esigenza di non esporre il patrimonio ad una volatilità esagerata.
Se non sapete che decisione prendere in merito, una delle mille opzioni che potete usare è la solita formula di cui parliamo qui che dice: investi in azioni una percentuale del portafoglio uguale a 125 — i tuoi anni — i tassi della Fed per 5.
E’ una regola un po’ del cazzo perché al mercato di quanti anni hai non importa nulla, ma almeno fornisce un criterio coerente con l’idea di attenuare gradualmente il rischio ma mano che la vita avanza e il patrimonio, auspicabilmente, aumenta.
Detto questo, la previsione è che bisogna correre a prendere obbligazioni perché presto i tassi scenderanno?
Come sempre, un grandissimo boh!
Questa è l’aspettativa.
Che poi la realtà rispecchierà l’aspettativa, beh, ciò è tutto da vedere.
In tanti mi avete chiesto se potesse essere una buona idea comprare ETF obbligazionari o obbligazioni singole a lunghissima scadenza, così quando i tassi vanno già i prezzi schizzano e fate jackpot.
Sì, sulla carta sì.
Però non è che sia scritto nella pietra.
State facendo una scommessa bella e buona.
Se vi piace l’idea di scommettere, fate pure.
Ma un’operazione di questo tipo contempla molto più rischio di quel che può sembrare quindi valutate bene se siete disposti ad accollarvelo.
Perché potrebbe anche succedere benissimo che l’economia e l’inflazione si assestino su un livello di tassi di interesse molto più alto che in passato e che quindi le Banche Centrali alla fine decidano di non scendere (o non scendere così tanto come vorreste).
Bene
PREVISIONE TRE: L’intelligenza artificiale.
Qui ragazzi c’è poco da discutere.
L’Intelligenza Artificiale ha il potenziale per dare avvio ad una rivoluzione industriale senza precedenti, al cui confronto l’invenzione di Internet sarà stata una bazzecola.
E non mi riferisco all’uso dell’intelligenza artificiale per fare le foto finte di Papa Bergoglio con il piumino di Balenciaga.
Mi riferisco alle infinite applicazioni che l’intelligenza artificiale generativa può avere nel mondo industriale, nella medicina, nel campo della ricerca, nel campo dell’energia, oltre alle impressionanti capacità di accelerare qualunque processo produttivo, servizio o trasmissione dell’informazione a livelli mai nemmeno immaginati nella storia dell’uomo.
E questa è la cosa figa.
La cosa meno figa sono i rischi epocali connessi al fatto che un così enorme potere possa concentrarsi in poche mani, ma questo complessissimo tema esula dagli obiettivi di questo podcast.
Come sapete bene le magnifiche 7 (Apple, Microsoft, Google, Nvidia, Amazon, Meta e Tesla) quest’anno sono cresciute in maniera pazzesca fondamentalmente sulla base dell’idea che l’intelligenza artificiale guiderà i loro sviluppi futuri.
È questo quindi un trend in cui buttarsi a capofitto?
Dopo 68 episodi di The Bull conoscete bene la mia opinione rispetto al seguire i trend o a fare investimenti specifici.
L’Intelligenza artificiale sarà il macro tema del futuro? Sì.
Il mercato ha già prezzato questa cosa? in buona parte sicuramente sì.
Cioè mi spiego.
Il mercato ha già scommesso che queste rivoluzioni avverranno e quindi la valutazione senza senso di una società come Nvdia, cresciuta del 300% nel 2023, già incorpora la prospettiva di questa evoluzione futura.
Ciò non significa che le società legate all’intelligenza artificiale non cresceranno ancora, ma semplicemente non implica che sia obbligatorio fare all in in quest’ambito proprio perché non è detto che sarà quello che darà i maggiori rendimenti.
Paradossalmente, dato che nel 2023 tutte le società più tipicamente “value” sono rimaste un po’ indietro, forse hanno loro maggiori opportunità di crescita di colossi che ormai hanno delle valutazioni anche di 30 volte superiori agli utili attesi.
Come sempre:
– Mai provare a indovinare i trend
– Mai provare a fare timing sul mercato
– Mantenere invece un’esposizione diversificata a tutto il mercato e probabilmente questa sarà la scelta che massimizzerà il nostro rendimento medio.
PREVISIONE QUATTRO: i mercati extra Stati Uniti e l’indebolimento del dollaro.
Ora qui ci lanciamo in un salto mortale bendati e senza la rete sotto.
Eh sì, perché quando ho letto il report di Vanguard sull’Outlook 2024 in cui veniva stimato il rendimento a 10 anni del mercato azionario americano e di quello dei mercati sviluppati extra America, tenuto conto del futuro indebolimento del dollaro, eh, insomma, la sensazione che ho avuto è stata come quella nel provare a dare le previsioni su chi vincerà la Champions nel 2034.
In pratica l’idea che hanno Vanguard e un po’ tutti gli altri è fatta di questi elementi:
– Le large cap americane (magnifiche 7 in testa e le società growth in generale) sono sopravvalutate;
– Le società value e le small cap americane sono invece ad un buon prezzo;
– Le società europee e giapponesi sono ad una valutazione corretta e in più (dal punto di vista di un investitore americano) l’indebolimento del dollaro farà sì che investire fuori dall’america sia un’opportunità; infine
– Le società dei marcati emergenti sono sottovalutate.
Vanguard si lancia quindi in una previsione che vede il mercato Americano rendere mediamente il 5,2% all’anno nei prossimi 10 anni, mentre quello dell’MSCI World (Stati Uniti esclusi) l’8,1% (compreso un 1% di beneficio dall’indebolimento del dollaro).
Fosse così per noi Europei c’è poco da ridere, perché vorrebbe dire che il rendimento medio dell’S&P 500 nei prossimi 10 anni sarà un 4% all’anno (visto che per noi l’indebolimento del dollaro è un fattore negativo) mentre l’investimento in azioni Europee, Giapponesi, Canadesi, Australiane e via dicendo dovrebbe produrre un 7% all’anno.
Questa previsione, comunque, vale tanto quanto quella dello stagista di Goldman che dà una testata al muro e indovina il target price dell’S&P 500 dell’anno prossimo.
Non è impossibile che vada così, intendiamoci.
Dal 2000 al 2009 le large cap americane hanno avuto rendimento medio negativo lungo 10 anni.
Però se prendiamo qualunque periodo di 10 anni negli ultimi 50, per avere un rendimento così basso servono due crisi catastrofiche ravvicinate come quella della dot.com bubble seguita dalla grande crisi del 2008.
Ciononostante, tutte le grandi istituzioni finanziarie stanno dicendo (agli investitori americani): riducete l’esposizione sugli Stati Uniti e aumentate quella sulle società Europee e Giapponesi che costano meno.
Cosa che in realtà si sente dire quasi tutti gli anni.
È giusto?
Sbagliato?
Boh.
È poi certamente possibile che il dollaro un po’ si indebolisca quando la fed taglierà i tassi, però anche la bce taglierà i tassi probabilmente all’unisono, quindi è difficile capire bene il corso che avrà il biglietto verde.
Vanguard dice che c’è un 75% di probabilità che il dollaro si indebolirà nei prossimi 10 anni.
Mah.
Questa cosa però stride con il fatto che un dollaro debole in realtà fa correre le società americane, che esportano in tutto il mondo è quindi hanno profitti maggiori se la loro moneta è più debole.
E profitti maggiori di solito comportano maggiore crescita di valore delle azioni americane.
Comunque la giriamo, prenderei queste previsioni moooolto con le pinze e terrei per buoni i soliti suggerimenti.
Non investite al 100% sull’S&P 500 perché avreste una concentrazione eccessiva unita ad un rischio valutario.
Allo stesso tempo non fate la capriola al di qua dell’Atlantico e cominciate ad investire solo in Europa e Giappone perché non è detto che nei prossimi anni andranno necessariamente meglio.
Se avete un ETF azionario globale, con il 70% di Stati Uniti e il resto altri mercati sviluppati va bene così.
Se avete 50% Stati Uniti e 50% resto del mondo va bene così.
Se avete un terzo Stati Uniti, un terzo Europa+ Giappone e un terzo Emergenti va bene così.
Se avete un portafoglio equal weight va bene così comunque.
Per quello che sappiamo realmente oggi, non c’è nessun modo per prevedere quale portafoglio andrà meglio.
Teniamo un’esposizione sensata e ragionevole e comunque vada probabilmente i nostri soldi tra 10 anni saranno di più di quelli di oggi.
Come abbiamo detto due episodi fa, anche se il nostro non si sarà rivelato il portafoglio migliore, it’s fine, va bene lo stesso, purché fosse in linea con i nostri obiettivi, la nostra pianificazione e la nostra predisposizione.
Quindi grazie Vanguard, prendo atto, ma credo che il mio portafoglio sarà fondamentalmente lo stesso anche nel 2024.
ULTIMA PREVISIONE: Bitcoin.
Eh colpo di scena!
Lo sapete di Bitcoin e delle cripto in generale non parlo mai, ma il 2024 potrebbe essere un anno molto importante, perché come chi segue questo mondo sa bene, pare che presto verrà autorizzato il primo ETF sul prezzo spot di Bitcoin e ciò permetterà anche agli investitori istituzionali di investirci massicciamente.
L’idea diffusa è che questa cosa dovrebbe far schizzare il prezzo di Bitcoin, già salito di oltre il 150% nel solo 2023.
Però come sapete io vi parlo solo di cose di cui ho esperienza diretta.
Siccome non ho neanche mezzo bitcoin in portafoglio e, a torto o ragione, per ora non ho intenzione di averne, tenetevi pronti, chiunque di voi fosse interessato, che molto presto torneremo sull’argomento con uno che invece ci investe massicciamente da quando non se li cagava nessuno e che potrà darvi i consigli migliori.
Stay tuned.
Ecco qua.
Fine dell’episodio sulle previsioni del 2024, abbiamo lanciato anche la prima challenge della storia di The Bull, per essere il primo episodio dell’anno tanta ciccia.
Intanto ragazzi grazie che durante le vacanze avete ascoltato il podcast come pazzi e in questi giorni siamo tornati in top 30 nella classifica generale di spotify.
C’è sempre l’inarrivabile Elisa True Crime al primo posto, datemi una mano che pian piano andiamo a prendercela.
Forse il trucco è parlare di Finanza e Omicidi e a quel punto divento podcast dell’anno.
Invece, come da tradizione anche nel 2024 vi invito a mettere segui e attivare le notifiche su Spotify, Apple Podcast o su qualunque altra piattaforma e a lasciare una recensione a 5 stelle per supportarci e permetterci di continuare a produrre contenuti che vi svelano i segreti più torbidi dietro le sofisticate analisi delle banche di wall street e vi lanciano challenge che mi daranno una buona motivazione per allungare le mie ferie sempre nuovi.
Per questo episodio invece è davvero tutto, vi auguro nuovamente uno splendido 2024 e ci si risente domenica prossima sempre qui, naturalmente con The Bull — Il tuo podcast di Finanza personale.
Bentornati a THE BULL – Il tuo podcast di finanza personale
Buon 2024 a tutti voi, care amiche e cari amici di questo podcast che si appresta ad entrare nel suo secondo anno solare di vita.
Se mi state ascoltando nei pressi della data di uscita dell’episodio, spero che abbiate passato delle buone feste e che siate alla fine sopravvissuti agli eccessi alimentari che solo la venerabile tradizione culinaria Italiana sa regalare.
Se invece mi state ascoltando ad Agosto e al solo ricordo del Natale vi torna ancora su un mix di sapori tra quello del cappone ripieno e quello dei canditi del panettone, beh, allora avete decisamente esagerato.
Noi invece siamo di nuovo qua, a iniziare una nuova stagione sui mercati finanziari e a parlare insieme, due volte a settimana, di risparmio e investimenti sempre con l’obiettivo di avvicinarci un passettino di più verso il traguardo della nostra libertà finanziaria definitiva.
Dato che parliamo sempre di diversificazione, in questo secondo anno di The Bull cercheremo di diversificare ulteriormente il contenuto del podcast, con qualche format, nuovo, ospiti e altra roba che, dopo che nel primo anno abbiamo posto le basi fondamentali rispetto a tutto ciò che c’è da sapere quando si tratta di investire i nostri sudati danari.
Se siete arrivati all’episodio 68, ormai siete tutti esperti cintura nera di budgeting, risparmio, asset allocation, ETF, fondi pensione e compagnia bella.
E giusto per partire con una novità stamattina — faccio notare mattina dell’1 gennaio mentre sto registrando quest’episodio — mi sono svegliato probabilmente con troppo poco ossigeno nel cervello e così di pancia mi è appena venuta un’idea per testare il vostro livello di preparazione dopo che mi sono sgolato per un anno a farvi sintesi bisettimanali di tutto lo scibile finanziario che gira nel mondo.
Vi lancio così la prima Challenge della storia di THE BULL, prima e forse ultima perché magari è una cagata.
Cmq la Challenge è questa, fate bene attenzione.
Immaginatevi la famiglia Italiana media da Mulino Bianco, 2 genitori intorno alla quarantina e 2 figli di 10 e 14 anni.
Entrambi i genitori sono dipendenti a tempo indeterminato, reddito complessivo di coppia di 4.000 € netti al mese per 14 mensilità, casa di proprietà con mutuo da 800 € al mese, 2 auto, di cui una con rate da 250 € al mese ancora per altri 4 anni e maxi rata finale di 5.000 €.
Oltre a questo la famiglia non ha debiti e ha 60.000 € parcheggiati sul conto corrente e nessun investimento.
Per chi vuole partecipare alla Challenge, mi scriva in privato su Instagram a thebull_finance o su LinkedIn, cosa suggerirebbe di fare a questa famiglia immaginaria per migliorare la sua pianificazione finanziaria.
Tra qualche settimana faremo un episodio in cui commenteremo le risposte più interessanti che mi avrete mandato e proveremo a trovare insieme la strada migliore per aiutare questa fantomatica famiglia che a quanto pare non ha i poster di Warren Buffett appesi sui muri di casa.
Non so se mi toccherà prendermi una settimana di ferie anche solo per leggere tutte le vostre idee, ma va bene così, alla fine mi sembra una buona motivazione per stare in ferie, sono certo che il mio capo capirà.
Cosa si vince?
Assolutamente nulla, però esercitarvi con questo genere di ragionamenti secondo me aiuta tutti a imparare a gestire meglio i PROPRI soldi.
Chiaro?
Se poi sta cosa vi piace e funziona, magari diventa un format per vedere tutti insieme casi di vita reale e provare a trovare soluzioni applicabili a tutte le vostre specifiche situazioni (senza rischiare di beccarmi i famosi 8 anni di reclusione per abuso della professione di Consulente Finanziario di cui parla sempre Paolo Coletti).
Che poi non ho mai capito abuso di che cosa dato che nessuno mi ha mai pagato un centesimo per avere un consiglio, ma va beh, sappiamo che lo stato Italiano ama creare inutili complicazioni di ogni sorta.
Detto questo, quindi, aspetto le vostre brillanti idee in grande quantità.
Mi raccomando non scrivetemi cose tipo “devono risparmiare e investire in ETF” perché grazie al cazzo.
Bisogna entrare un po’ nel dettaglio come se vi trovaste voi in quella situazione, pertanto liquidità, portafoglio, conti, asset allocation, nome dei prodotti di investimento e tutto l’armamentario.
Poi magari in futuro faremo casi diversi, con il neolaureato, il pensionato, il single in carriera di 50 anni, la giovane coppia in affitto che vuole comprar casa, il professionista in P. IVA e via dicendo.
Ok è questa è fatta.
Veniamo invece al cuore dell’episodio di oggi che è 5 PREVISIONI per il 2024.
E voi vi starete chiedendo?
Ma questo di The Bull si è improvvisamente rincoglionito durante le feste?
Cioè ci ha fatto una testa tanta per sei mesi sul fatto che non si può prevedere il futuro e mo’ fa un episodio sulle previsioni per il 2024.
Tra l’altro fare un episodio a inizio gennaio sulle previsioni per il nuovo anno è proprio un’idea brillante, non ci aveva ancora pensato nessuno.
Gne Gne Gne, tutti fenomeni.
Eh no che non mi sono rincoglionito, o comunque non rispetto a questo tema.
Su altre cose magari sì, come quando mia moglie mi chiede di tirare fuori i panni dalla lavatrice quando ha finito e poi quando sento suonare la lavatrice mi chiedo “chissà cosa significherà questo suono?” e un secondo dopo mi sono già dimenticato di fare qualunque cosa.
Su questo no, invece.
Prevedere non ha senso, sono il primo a dirlo, però questo è il periodo in cui tutti tirano a indovinare cosa succederà nel 2024 per provare a beccare la combinazione corretta di asset in cui allocare il proprio capitale, cercando così di intercettare i trend prima che si verifichino.
Spoiler alert: NON SUCCEDE MAI!
E allora voi mi chiederete “ma perché dobbiamo star qui ad ascoltare le tue previsioni sul 2024, che tanto non servono a nulla, soprattutto se sei tu a farle?”.
Ottima domanda e ti rispondo in due mosse:
UNO: intanto non sono io a prevedere un bel niente.
Come sapete, il patto originario di questo podcast è che io non porto qua le mie idee.
Fondamentalmente io faccio e leggo cose e le metto insieme per voi.
Poi sta voi, di fronte a dati e fatti, tirare le vostre conclusioni.
Quindi queste non sono le MIE previsioni ma un po’ una sintesi di quello che mi è passato sotto le mani leggendo qualche decina di Economic and Financial Outlook 2024 di svariate banche, società di asset management, opinionisti e via dicendo.
DUE: le previsioni per il 2024 non servono per fare operazioni tattiche sul portafoglio, questa cosa la diciamo sempre.
Cioè non è che in base alle previsioni per il 2024 dovete mettere mano ai vostri investimenti.
Però allo stesso tempo trovo sia utile capire qual è la direzione che sta prendendo il mondo a medio-lungo termine, affinché le vostre decisioni finanziarie siano quanto più informate e possano riflettere al meglio la vostra opinione rispetto ai macrotrend che si stanno delineando a livello globale.
Allora,
PREVISIONE UNO: Come andrà il mercato azionario nel 2024.
Beh, qui partiamo subito con il botto con due tra i pesi massimi globali tra le istituzioni finanziarie.
J.P. Morgan, la più grande banca del mondo, e Goldman Sachs, forse la più prestigiosa (e famigerata) società specializzata in investment banking, diciamo la società per antonomasia dove ti puoi aspettare che i più talentuosi esperti di finanza ai massimi livelli del pianeta vogliano andare a lavorare, attratti da una vita di fatta di stipendi e bonus faraonici, stress oltre ogni limite dell’umana sopportazione e orari di lavoro talmente indecenti che alla fine del 2021 pare che i giovani analisti di Goldman avrebbero firmato una petizione per chiedere che la loro settimana lavorativa non eccedesse le 80 ore di lavoro.
Sì avete capito bene 80 ore, non 40.
Perché mediamente lavorano oltre 100 ore a settimana e la cosa pare che nuoccia leggermente alla loro salute mentale.
Comunque in un posto dove gente che ha pagato magari 100.000 dollari per un’istruzione universitaria di primissimo livello è disposta a lavorare 80 ore alla settimana, ti aspetteresti di trovare dei geni assoluti della finanza, tanto quanto in J.P. Morgan, dove non è che il livello medio sia molto diverso.
Benissimo, a fine 2022 i due colossi avevano predetto che nel 2023 l’S&P 500 avrebbe chiuso:
– a 4.000 punti per Goldman Sachs, mentre
– a 4.200 punti per J. P. Morgan.
Sappiamo bene come è andata a finire.
L’S&P 500 ha chiuso l’anno a ben 4.769 punti, bersaglio mancato di qualche chilometro.
Non parliamo poi di previsioni come quelle di Barclays o di Societé Generelle che stimavano un ancora più nefasta chiusura sui 3.600-3.800 punti.
Benissimo, vediamo invece i due colossi cosa prevedono per il 2024.
Dunque, J. P. Morgan, dopo che ha bucato clamorosamente l’anno scorso quest’anno propone: ancora 4.200!
Avranno detto, beh, l’anno scorso l’abbiamo mancato di un pezzo, però a sto giro questo 4.200 ci dà un buon presentimento, ce lo rigiochiamo.
In pratica J.P. Morgan si aspetta un -12% l’anno prossimo.
Mica bruscolini, visto che si tratterebbe del 4° peggior anno degli ultimi 50 per il mercato Americano.
Peggio ci sarebbero stati solo i terribili 2008 della grande crisi finanziaria, il 2001 e 2002 della dot com bubble e il 2022 che conosciamo tutti bene.
In Goldman invece grandissima euforia quest’anno!
Dopo aver sbagliato di appena 769 punti la chiusura di quest’anno rispetto al forecast, grandi moti di entusiasmo e per il 2024 previsione di chiusura dell’S&P 500 a 5.100 punti!
In questo caso sarebbe un 7% di crescita.
Ho preso proprio Goldman e JP Morgan, oltre per il fatto che sono probabilmente le due banche più importanti di Wall Street, anche perché quest’anno sono proprio agli estremi opposti in termini di previsioni.
J.P. Morgan è la più pessimista, mentre Goldman è la più ottimista di tutte.
Capite però che se nei due luoghi dove probabilmente è concentrata la massima competenza finanziaria disponibile su questa Terra c’è una differenza così impressionante nelle due previsioni sui prossimi 12 mesi — oh prossimi 12 mesi, mica prossimi 12 anni! — beh, ci vuole poco a tirare la conclusione che queste previsioni sono perfettamente inutili.
Io ho questa teoria.
Ogni anno in ciascuna banca di Wall Street prendono uno stagista che viene bendato e mandato a caso a sbattere contro un muro dove sono scritte tutte le possibili chiusure dell’S&P 500 per l’anno successivo e in base a dove picchia la testa decidono il valore della loro previsione.
Questa è la mia spiegazione migliore, altrimenti non riesco a capacitarmi i come si possa variare di così tanto.
In pratica è come se voi aprite la vostra app preferita per le previsioni del tempo e vi dicono: “allora domani a Milano c’è un 50% di probabilità che ci saranno uragani e piogge torrenziali e un 50% invece che ci sarà un bel sole senza una nuvola in cielo”.
L’altra idea che mi è venuta, anche se decisamente meno divertente, è che queste previsioni siano un tema di marketing.
Mi spiego.
Goldman e tutte le altre fanno i soldi con le fee che i clienti pagano loro, non in base a quanto sono bravi a indovinare il futuro.
Loro vendono servizi finanziari del resto.
È quindi possibile che una previsione al ribasso come quella di J.P. Morgan attrarrà investitori con una visione negativa e che preferiranno quindi dare i soldi ad una società che manterrà una posizione conservativa.
Al contrario una previsione al rialzo intercetterà investitori di segno opposto.
Ho quindi il sospetto che queste previsioni servano soprattutto a portarsi a casa il maggior numero di clienti, sulla base della stima che ciascuna banca ha del feeling generale che gli investitori si trovano ad avere in un certo momento.
Va beh, non lo sapremo mai.
Dai, visto che siamo qui, mi metto anch’io a fare questo gioco e vi do la mia previsione sulla chiusura dell’S&P 500 nel 2024.
Allora i miei assunti sono:
– Il rendimento medio dell’indice negli ultimi 50 anni è stato di circa il 7,5% (esclusi i dividendi, quindi considerando solo l’apprezzamento dell’indice, altrimenti saremmo sul solito 10% di media);
– Negli ultimi 50 anni non è mai successo che, dopo un anno negativo (come il 22) seguito da un anno positivo (come il 23) l’anno successivo fosse negativo. È successo giusto un paio di volte tra la grande depressione e la seconda guerra mondiale e una volta negli anni ’60, poi mai più;
– Mediamente, l’anno successivo ad un anno di recupero ha avuto una performance di circa l’11%.
Tutto considerato, quindi, scommetto il mio eurino sull’S&P 500 che al 31/12/2024 chiuderà con una via di mezzo, quindi dico 9%.
Segnatevelo che vi sto dicendo, 03 gennaio 2024, giorno di pubblicazione di questo episodio, che tra 12 mesi l’S&P 500 chiuderà intorno ai 5.200 punti.
Fate le vostre scommesse signore e signori!
Quanto vale la mia previsione?
Ovviamente non vale niente ed è assolutamente campata per aria.
Però almeno è gratis, non sono serviti Analisti pagati 200 mila dollari l’anno per formulare previsioni a cazzo di cane.
C’è da dire però che spesso il mercato tende più a rispettare i suoi trend di lungo termine, che non a rispettare le metriche che usano gli analisti tipo gli utili attesi, i price earning ratio, il CAPE di Shiller e via dicendo.
Quindi, il mercato azionario, guidato dal superindice americano, di solito va più bene che male?
Benissimo, allora siccome è andato malissimo nel 2022, ci giochiamo un 2024 positivo, a prescindere da qualunque considerazione in mezzo ci vogliamo mettere.
Sarà effettivamente positivo?
Ottimo, ci daremo tutti delle belle pacche sulle spalle virtuali.
Sarà invece negativo?
E sti gran cazzi, bene lo stesso.
Io avrò 38 anni l’anno prossimo, quindi prima di andare in pensione ci vorrà un bel po’.
Se l’anno prossimo il mercato tracolla faccio come quando si va negli outlet di moda con i troller e compro tutto quello che riesco a comprare a prezzi stracciati.
Cazzate a parte, comunque, e al di là delle previsioni di cui tenere conto fino ad un certo punto, quali sono i temi seri in ballo nelle valutazioni su cosa accadrà nel 2024?
I grandi temi sono:
UNO: i mercati sono andati molto bene quest’anno perché in qualche modo hanno già incorporato nelle loro valutazioni il fatto che l’anno prossimo le banche centrali taglieranno i tassi.
Se per qualche ragione l’inflazione dovesse rivelarsi più ostinata del previsto o qualche altro fattore dovesse far cambiare idea alla Fed e alla Banca Centrale Europea, allora questo probabilmente avrà un impatto negativo sui mercati azionari.
Quindi il più grande rischio per l’anno prossimo è che i mercati siano stati troppo ottimisti sui tagli dei tassi e che ci possa essere qualche delusione.
DUE: direttamente collegato a questo c’è un tema più di natura macroeconomica legato al processo di deglobalizzazione in atto.
Come avrete notato, rispetto ai primi anni 2000 in cui, con l’ingresso della Cina nel World Trade Organization, di fatto era iniziata ufficialmente l’era della globalizzazione, oggi si sta assistendo ad un processo inverso, con la stessa Cina che sta orchestrando una complessa trama internazionale per cercare di ridurre l’egemonia mondiale degli Stati Uniti.
Come lo sta facendo?
– Dal punto di vista politico sta tessendo alleanze con tutti i Paesi tradizionalmente fuori dalla sfera di influenza americana, come la Russia, l’Arabia Saudita, l’Iran, il Brasile, alcuni paesi africani e, con fortune alterne, con l’India.
– Dal punto di vista militare sta cercando di rompere il cazzo agli Stati Uniti in ogni modo possibile e immaginabile, prima sostenendo la disastrata economia Russa per consentire a Putin di continuare a logorare il blocco occidentale in Ucraina e dell’altra parte, indirettamente, favorendo il sostegno che l’Iran ha dato ad Hamas nel recente scoppio del conflitto con Israele, che come noto è il più importante feudo americano in medio oriente e che gli Stati Uniti sosterranno a vita.
Tutto ciò sempre con l’idea nel retrocranio, nuovamente ribadita anche durante il discorso di capodanno di Xi Jinping, di annettere Taiwan, cosa che inevitabilmente costringerebbe gli Stati Uniti a sostenere un terzo fronte bellico.
– Dal punto di vista monetario, infine, il sogno di Pechino è fare dello Yuan una moneta di riferimento alternativa al dollaro.
Oggi lo strapotere economico degli Stati Uniti deriva anche dal fatto che il dollaro è considerata l’unica moneta universale e tutte le materie prime sono prezzate in dollari.
Si sta però assistendo già ad un notevole aumento di scambi di materie prime in valute diverse, soprattutto la Russia si è vista costretta a vendere il suo petrolio alla Cina accettando Yuan in cambio (e tra l’altro a prezzi ridicoli) per aggirare le sanzioni internazionali.
Ah ricordiamoci che a Novembre ci saranno le elezioni e ad oggi, in uno scontro secco tra Trump e Biden, il colorito ex palazzinaro newyorkese pare vincerebbe a man bassa (sempre che non finisca in galera prima).
Dio solo sa quale sarà la configurazione del mondo con un Trump bis, che notoriamente porterà avanti un programma di isolamento degli Stati Uniti dal resto del mondo.
Al netto di questo — e di fattori geopolitici che ci interessano il giusto — qual è il vero punto finanziario?
Il punto è che fino al 2022 abbiamo avuto per quasi vent’anni un’inflazione ridicolmente bassa anche per effetto della globalizzazione, che ha permesso a tutti i colossi industriali dei paesi sviluppati di portare le produzioni in Cina, sfruttando costi infinitesimamente più bassi di manodopera, e di fatto esportando deflazione in Europa e Stati Uniti.
Cioè in pratica il concetto è che per vent’anni abbiamo avuto: crescita tutto sommata bassa, mentre la Cina cresceva a ritmi forsennati, salari con crescite contenute e prodotti con prezzi bassi grazie alla manodopera cinese.
Dopo il Covid è successo quello che è successo e abbiamo avuto un’impennata dell’inflazione per i motivi che sappiamo.
Oggi però il mondo occidentale sta cercando di operare un processo inverso, ossia di riportare indietro parte della sua capacità produttiva per evitare di trovarsi schiavo delle dinamiche cinesi, come si è visto durante le assurde chiusure in Cina che in pratica hanno paralizzato il flusso mondiale di tutte le merci durante la pandemia.
In Europa stiamo naturalmente dormendo in piedi e campa cavallo, siamo qua ancora a litigare per capire come gestire i deficit di bilancio dei vari stati, mentre nel frattempo il mondo corre ad una velocità che noi ci stiamo sognando.
Il tanto bistrattato Biden, invece, è stato molto avveduto e con una serie di decreti ha in pratica messo sul tavolo svariate centinaia di miliardi di dollari di incentivi per portare le produzioni negli Stati Uniti, in particolare produzioni strategiche come quelle dei microchip e dei semiconduttori.
Questa reindustrializzazione dell’America potrà portare all’economia a stelle e strisce una serie di grandi benefici, anche perché tutte le grandi multinazionali del mondo faranno la gara a portare parti delle loro produzione negli Stati Uniti per sfruttare questi incentivi clamorosi.
Allo stesso tempo, però, questa cosa probabilmente avrà un impatto sul tema dell’inflazione, perché senza il doping della manodopera a basso costo cinese, sarà più difficile che i prezzi dei beni prodotti in occidente non subiscano un aumento dei costi, così come di un aumento dovrebbero beneficiare i salari.
Questa combinazione di aumento dei costi e dei salari è proprio il mix esplosivo per far impennare l’inflazione e pertanto le banche centrali dovranno essere molto avvedute per controllare i tassi di interesse cercando di trovare il giusto equilibrio tra la lotta all’inflazione e il rischio che tassi troppo alti causino una recessione economica.
Non so se nel 2024 vedremo già gli effetti di sta cosa, ma è bene sapere che, per la prima volta dopo oltre la caduta del muro di Berlino, il mondo sta nuovamente per cambiare la sua configurazione geopolitica globale.
TERZO tema, invece, è quello proprio della crescita economica.
Per un ventennio l’80% della crescita globale si è avuta in Cina.
Oggi la Cina, nonostante la sua ambizione di diventare un leader alternativo agli Stati Uniti, sta un po’ con le pezze al culo, ha un’enorme bolla immobiliare interna, la disoccupazione giovanile è altissima e da tre anni il suo mercato azionario è in profondo rosso.
La svolta autoritaria in chiave Maoista di Xi Jinping, poi, non è che proprio favorisca la crescita economica del paese.
Con la Cina che crescerà pochissimo e l’Europa e il Giappone che hanno previsioni di crescita prossime allo zero (unite anche ad un continuo invecchiamento della popolazione e al grave inverno demografico che sta pregiudicando il nostro futuro), il buon stato di salute della sola Economia Americana non è detto che sia in grado di compensare la crescita asfittica Cinese.
Ora è vero che Economia e Finanza sono due cose diverse, ma senza crescita dell’economia globale possiamo senz’altro aspettarci delle implicazioni a medio termine anche sulle performance dei mercati azionari.
Quindi? In base a tutto ciò che indicazioni possiamo trarre per i nostri investimenti azionari nel 2024?
Da una parte verrebbe da dire che c’è una tale precarietà negli equilibri geopolitici che il contesto non sembra affatto propizio per chi vuole “rischiare” i propri risparmi sui mercati
Allo stesso tempo, non ricordo un solo periodo della storia del ‘900 e dei primi anni 2000 che sia stato tranquillo in senso assoluto.
Abbiamo avuto due guerre mondiali, i minacciosi anni della guerra Fredda, l’11 Settembre e l’esplosione del terrorismo islamico, abbiamo recentemente vissuto quell’evento epocale che è stata la pandemia globale di Covid-19, cioè di casini ce ne sono sempre stati.
L’idea che oggi sia stia vivendo in quella che viene chiamata Perma-Crisis, ossia uno stato di crisi permanente, non è che sia un fatto nuovo.
È solo la conseguenza del fatto che oggi l’informazione si trasmette a velocità istantanea e abbiamo quindi una maggiore consapevolezza in tempo reale delle criticità latenti in ogni angolo del mondo, ma a parte questo non c’è molto di nuovo sotto il sole.
Se per iniziare ad investire uno dovesse aspettare che tutto il mondo se ne stia buono e tranquillo tutti in pace, temo che finirebbe i suoi giorni su questa Terra prima di cominciare a comprare il suo primo ETF.
Comunque sia, sappiate solo che nel mondo stanno accadendo cose, che i macrotrend geopolitici più importanti sono legati fondamentalmente ai due epicentri che sono Stati Uniti e Cina e che le direzioni che prenderanno in mercati, in positivo e in negativo, saranno probabilmente condizionate in massima parte dall’evoluzione dei rapporti di forza tra queste due super mega potenze.
Quindi, prima previsione a cazzo fatta.
Mercato americano in crescita (o forse no, boh chi lo sa) e tensioni globali all’orizzonte che incideranno sull’evoluzione a medio termine delle borse.
Ora andiamo un po’ più veloci con le altre quattro altrimenti stiamo qua fino a domani.
PREVISIONE DUE: Come andrà il mercato obbligazionario.
Qui cerchiamo di farla un po’ più semplice.
Non c’è report che abbia letto che non consigli di tenere in alta considerazione i bond, dato che grazie ai rialzi dei tassi di interesse nel 2023 hanno oggi dei rendimenti che non si vedevano da quindici anni.
C’è da dire che siamo già scesi rispetto al picco di Ottobre, quando i Treasury decennale Americano aveva sfondato la soglia psicologica del 5% di rendimento all’anno.
Però c’è da dire che ci sono in giro una gran quantità di obbligazioni con rendimenti interessanti.
E qui gli spunti sono due:
PRIMO SPUNTO: Gestione della liquidità a medio termine.
Se avete delle spese prevedibili a qui ai prossimi 7-8 anni e disponete di una buona liquidità, sicuramente le obbligazioni posso fare al caso vostro.
Esempio classico.
Se avete una figlia di 15 anni che tra 4 anni si iscriverà all’università e ci resterà per almeno altri 3, ecco allora che potete facilmente mettere in conto di dover sostenere delle spese abbastanza certe.
Una soluzione semplice e relativamente sicura è fare un mix di obbligazioni governative europee con diverse scadenze in prossimità dell’inizio dell’Università e siete a posto.
Prendiamo 15.000 €.
Posso investire 5.000 € in obbligazioni governative Italiane con scadenza 2028 (quando inizierò a pagare la prima retta);
5.000 € in obbligazioni governative, che so, francesi, con scadenza 2029 (per il secondo anno) e infine
5.000 € in obbligazioni magari olandesi, con scadenza 2030.
Così avete un portafoglio di obbligazioni che vi dovrebbero rendere mediamente tra il 2 e il 3 e mezzo percento all’anno.
Se volete rendimenti più alti potete comprare solo BTP Italiani distribuiti su queste scadenze.
Non è il massimo in termini di diversificazione del rischio, ma in effetti stiamo comunque parlando di un rischio molto contenuto, soprattutto se l’obiettivo è tenerli fino a scadenza.
Il SECONDO SPUNTO invece riguarda l’asset allocation.
Se dal 2008 al 2022 qualunque portafoglio contenente obbligazioni ha sofferto parecchio il contesto caratterizzato da tassi così assurdamente bassi da essere prossimi allo zero, oggi i portafogli bilanciati tra azioni e obbligazioni hanno perfettamente il loro senso.
Se quindi non siete nella fase iniziale del vostro percorso di accumulazione, probabilmente avere una quota di ETF obbligazionari in portafoglio sarebbe una scelta coerente per bilanciare la volatilità portandosi comunque a casa un 3-4% all’anno di rendimento lordo.
Come sapete il portafoglio 60% azioni e 40% obbligazioni è il classicum classicorum della finanza personale, ma in effetti qualunque quota di obbligazioni dal 20 al 50%, a seconda dell’orizzonte temporale e della propensione al rischio, non sarà una cattiva idea in nessun portafoglio che abbia l’esigenza di non esporre il patrimonio ad una volatilità esagerata.
Se non sapete che decisione prendere in merito, una delle mille opzioni che potete usare è la solita formula di cui parliamo qui che dice: investi in azioni una percentuale del portafoglio uguale a 125 — i tuoi anni — i tassi della Fed per 5.
E’ una regola un po’ del cazzo perché al mercato di quanti anni hai non importa nulla, ma almeno fornisce un criterio coerente con l’idea di attenuare gradualmente il rischio ma mano che la vita avanza e il patrimonio, auspicabilmente, aumenta.
Detto questo, la previsione è che bisogna correre a prendere obbligazioni perché presto i tassi scenderanno?
Come sempre, un grandissimo boh!
Questa è l’aspettativa.
Che poi la realtà rispecchierà l’aspettativa, beh, ciò è tutto da vedere.
In tanti mi avete chiesto se potesse essere una buona idea comprare ETF obbligazionari o obbligazioni singole a lunghissima scadenza, così quando i tassi vanno già i prezzi schizzano e fate jackpot.
Sì, sulla carta sì.
Però non è che sia scritto nella pietra.
State facendo una scommessa bella e buona.
Se vi piace l’idea di scommettere, fate pure.
Ma un’operazione di questo tipo contempla molto più rischio di quel che può sembrare quindi valutate bene se siete disposti ad accollarvelo.
Perché potrebbe anche succedere benissimo che l’economia e l’inflazione si assestino su un livello di tassi di interesse molto più alto che in passato e che quindi le Banche Centrali alla fine decidano di non scendere (o non scendere così tanto come vorreste).
Bene
PREVISIONE TRE: L’intelligenza artificiale.
Qui ragazzi c’è poco da discutere.
L’Intelligenza Artificiale ha il potenziale per dare avvio ad una rivoluzione industriale senza precedenti, al cui confronto l’invenzione di Internet sarà stata una bazzecola.
E non mi riferisco all’uso dell’intelligenza artificiale per fare le foto finte di Papa Bergoglio con il piumino di Balenciaga.
Mi riferisco alle infinite applicazioni che l’intelligenza artificiale generativa può avere nel mondo industriale, nella medicina, nel campo della ricerca, nel campo dell’energia, oltre alle impressionanti capacità di accelerare qualunque processo produttivo, servizio o trasmissione dell’informazione a livelli mai nemmeno immaginati nella storia dell’uomo.
E questa è la cosa figa.
La cosa meno figa sono i rischi epocali connessi al fatto che un così enorme potere possa concentrarsi in poche mani, ma questo complessissimo tema esula dagli obiettivi di questo podcast.
Come sapete bene le magnifiche 7 (Apple, Microsoft, Google, Nvidia, Amazon, Meta e Tesla) quest’anno sono cresciute in maniera pazzesca fondamentalmente sulla base dell’idea che l’intelligenza artificiale guiderà i loro sviluppi futuri.
È questo quindi un trend in cui buttarsi a capofitto?
Dopo 68 episodi di The Bull conoscete bene la mia opinione rispetto al seguire i trend o a fare investimenti specifici.
L’Intelligenza artificiale sarà il macro tema del futuro? Sì.
Il mercato ha già prezzato questa cosa? in buona parte sicuramente sì.
Cioè mi spiego.
Il mercato ha già scommesso che queste rivoluzioni avverranno e quindi la valutazione senza senso di una società come Nvdia, cresciuta del 300% nel 2023, già incorpora la prospettiva di questa evoluzione futura.
Ciò non significa che le società legate all’intelligenza artificiale non cresceranno ancora, ma semplicemente non implica che sia obbligatorio fare all in in quest’ambito proprio perché non è detto che sarà quello che darà i maggiori rendimenti.
Paradossalmente, dato che nel 2023 tutte le società più tipicamente “value” sono rimaste un po’ indietro, forse hanno loro maggiori opportunità di crescita di colossi che ormai hanno delle valutazioni anche di 30 volte superiori agli utili attesi.
Come sempre:
– Mai provare a indovinare i trend
– Mai provare a fare timing sul mercato
– Mantenere invece un’esposizione diversificata a tutto il mercato e probabilmente questa sarà la scelta che massimizzerà il nostro rendimento medio.
PREVISIONE QUATTRO: i mercati extra Stati Uniti e l’indebolimento del dollaro.
Ora qui ci lanciamo in un salto mortale bendati e senza la rete sotto.
Eh sì, perché quando ho letto il report di Vanguard sull’Outlook 2024 in cui veniva stimato il rendimento a 10 anni del mercato azionario americano e di quello dei mercati sviluppati extra America, tenuto conto del futuro indebolimento del dollaro, eh, insomma, la sensazione che ho avuto è stata come quella nel provare a dare le previsioni su chi vincerà la Champions nel 2034.
In pratica l’idea che hanno Vanguard e un po’ tutti gli altri è fatta di questi elementi:
– Le large cap americane (magnifiche 7 in testa e le società growth in generale) sono sopravvalutate;
– Le società value e le small cap americane sono invece ad un buon prezzo;
– Le società europee e giapponesi sono ad una valutazione corretta e in più (dal punto di vista di un investitore americano) l’indebolimento del dollaro farà sì che investire fuori dall’america sia un’opportunità; infine
– Le società dei marcati emergenti sono sottovalutate.
Vanguard si lancia quindi in una previsione che vede il mercato Americano rendere mediamente il 5,2% all’anno nei prossimi 10 anni, mentre quello dell’MSCI World (Stati Uniti esclusi) l’8,1% (compreso un 1% di beneficio dall’indebolimento del dollaro).
Fosse così per noi Europei c’è poco da ridere, perché vorrebbe dire che il rendimento medio dell’S&P 500 nei prossimi 10 anni sarà un 4% all’anno (visto che per noi l’indebolimento del dollaro è un fattore negativo) mentre l’investimento in azioni Europee, Giapponesi, Canadesi, Australiane e via dicendo dovrebbe produrre un 7% all’anno.
Questa previsione, comunque, vale tanto quanto quella dello stagista di Goldman che dà una testata al muro e indovina il target price dell’S&P 500 dell’anno prossimo.
Non è impossibile che vada così, intendiamoci.
Dal 2000 al 2009 le large cap americane hanno avuto rendimento medio negativo lungo 10 anni.
Però se prendiamo qualunque periodo di 10 anni negli ultimi 50, per avere un rendimento così basso servono due crisi catastrofiche ravvicinate come quella della dot.com bubble seguita dalla grande crisi del 2008.
Ciononostante, tutte le grandi istituzioni finanziarie stanno dicendo (agli investitori americani): riducete l’esposizione sugli Stati Uniti e aumentate quella sulle società Europee e Giapponesi che costano meno.
Cosa che in realtà si sente dire quasi tutti gli anni.
È giusto?
Sbagliato?
Boh.
È poi certamente possibile che il dollaro un po’ si indebolisca quando la fed taglierà i tassi, però anche la bce taglierà i tassi probabilmente all’unisono, quindi è difficile capire bene il corso che avrà il biglietto verde.
Vanguard dice che c’è un 75% di probabilità che il dollaro si indebolirà nei prossimi 10 anni.
Mah.
Questa cosa però stride con il fatto che un dollaro debole in realtà fa correre le società americane, che esportano in tutto il mondo è quindi hanno profitti maggiori se la loro moneta è più debole.
E profitti maggiori di solito comportano maggiore crescita di valore delle azioni americane.
Comunque la giriamo, prenderei queste previsioni moooolto con le pinze e terrei per buoni i soliti suggerimenti.
Non investite al 100% sull’S&P 500 perché avreste una concentrazione eccessiva unita ad un rischio valutario.
Allo stesso tempo non fate la capriola al di qua dell’Atlantico e cominciate ad investire solo in Europa e Giappone perché non è detto che nei prossimi anni andranno necessariamente meglio.
Se avete un ETF azionario globale, con il 70% di Stati Uniti e il resto altri mercati sviluppati va bene così.
Se avete 50% Stati Uniti e 50% resto del mondo va bene così.
Se avete un terzo Stati Uniti, un terzo Europa+ Giappone e un terzo Emergenti va bene così.
Se avete un portafoglio equal weight va bene così comunque.
Per quello che sappiamo realmente oggi, non c’è nessun modo per prevedere quale portafoglio andrà meglio.
Teniamo un’esposizione sensata e ragionevole e comunque vada probabilmente i nostri soldi tra 10 anni saranno di più di quelli di oggi.
Come abbiamo detto due episodi fa, anche se il nostro non si sarà rivelato il portafoglio migliore, it’s fine, va bene lo stesso, purché fosse in linea con i nostri obiettivi, la nostra pianificazione e la nostra predisposizione.
Quindi grazie Vanguard, prendo atto, ma credo che il mio portafoglio sarà fondamentalmente lo stesso anche nel 2024.
ULTIMA PREVISIONE: Bitcoin.
Eh colpo di scena!
Lo sapete di Bitcoin e delle cripto in generale non parlo mai, ma il 2024 potrebbe essere un anno molto importante, perché come chi segue questo mondo sa bene, pare che presto verrà autorizzato il primo ETF sul prezzo spot di Bitcoin e ciò permetterà anche agli investitori istituzionali di investirci massicciamente.
L’idea diffusa è che questa cosa dovrebbe far schizzare il prezzo di Bitcoin, già salito di oltre il 150% nel solo 2023.
Però come sapete io vi parlo solo di cose di cui ho esperienza diretta.
Siccome non ho neanche mezzo bitcoin in portafoglio e, a torto o ragione, per ora non ho intenzione di averne, tenetevi pronti, chiunque di voi fosse interessato, che molto presto torneremo sull’argomento con uno che invece ci investe massicciamente da quando non se li cagava nessuno e che potrà darvi i consigli migliori.
Stay tuned.
Ecco qua.
Fine dell’episodio sulle previsioni del 2024, abbiamo lanciato anche la prima challenge della storia di The Bull, per essere il primo episodio dell’anno tanta ciccia.
Intanto ragazzi grazie che durante le vacanze avete ascoltato il podcast come pazzi e in questi giorni siamo tornati in top 30 nella classifica generale di spotify.
C’è sempre l’inarrivabile Elisa True Crime al primo posto, datemi una mano che pian piano andiamo a prendercela.
Forse il trucco è parlare di Finanza e Omicidi e a quel punto divento podcast dell’anno.
Invece, come da tradizione anche nel 2024 vi invito a mettere segui e attivare le notifiche su Spotify, Apple Podcast o su qualunque altra piattaforma e a lasciare una recensione a 5 stelle per supportarci e permetterci di continuare a produrre contenuti che vi svelano i segreti più torbidi dietro le sofisticate analisi delle banche di wall street e vi lanciano challenge che mi daranno una buona motivazione per allungare le mie ferie sempre nuovi.
Per questo episodio invece è davvero tutto, vi auguro nuovamente uno splendido 2024 e ci si risente domenica prossima sempre qui, naturalmente con The Bull — Il tuo podcast di Finanza personale.
Recensioni
Quando capisci come funziona la finanza… ti viene voglia di raccontarla!
Non sono solito a mettere recensioni e specialmente non ascolto podcast, ma da quando ho iniziato questo, faccio fatica a staccarmi, e quasi non posso più fare a meno di ascoltare e arricchirmi culturalmente.
Andrea V., 22 Set 2025Ho seguito tutte le puntate! Grazie veramente
Amalia A., 17 Set 2025Ho acquistato e letto il suo libro e l' ho trovato. Esprime i concetti economici in modo semplice e chiaro. Sentirlo parlare conferma che è un professionista del settore.
Giulia N., 11 Ago 2025Podcast che dà sempre spunti interessanti che personalmente mi ha fatto appassionare alla finanza personale spingendomi ad approfondire in prima persona.
Lorenzo, 13 Mar 2025Veramente veramente raccomandato! la finanza personale riassunta alla perfezione! e spiegata partendo dall'ABC! Ottimo anche da ascoltare a velocita 1,5x!
Giorgia R., 23 Gen 2025Da quando l'ho scoperto in 15 gg mi sono ascoltato 150 puntate senza fermarmi, ho annullato gli altri podcast per portarmi alla pari ed ascoltare tutte le precedenti puntate, ben fatto, esattamente il livello di informazione che mi serviva
Gianluca G., 11 Set 2025Veramente interessante, chiaro e conciso. Cambia la vita finanziaria di chiunque.. da ascoltare assolutamente anche per chi di finanza non vuole occuparsi mai
Francesca B., 6 Apr 2024Dovrebbero ascoltarlo buona parte degli italiani e io avrei dovuto scoprirlo con qualche anno in anticipo ma meglio tardi che mai
Matteo C., 3 Set 2025La mia ignoranza in materia mi ha sempre creato dei dubbi, ma grazie a un amico ho iniziato ad ascoltare il podcast. Per fortuna che ho 24 anni e un po' di tempo e soldi da dedicarmi a imparare le varie nozioni per me stesso. Grazie mille!
Luca G. 10 Ott 2025