Come investire un Patrimonio di oltre 100.000 €
Come investire un patrimonio di oltre 100.000 €? Ci sono forse investimenti segreti per chi ha capitali importanti? Quali regole cambiano oltre certe cifre? Un fantomatico consulente immaginario di nome Maria ci aiuterà a capirlo.

70. Come investire un Patrimonio di oltre 100.000 €
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Punti Chiave
I dividendi non sono il rendimento totale dell'investimento e spesso sono fiscalmente inefficienti.
Le promesse di rendimenti facili e alti da dividendi sono indicatori di truffe finanziarie.
Meglio investire in prodotti passivi, a basso costo e ampiamente diversificati.
Trascrizione Episodio
Bentornati a THE BULL – Il tuo podcast di finanza personale
Care amiche e cari amici di questo podcast, con l’Epifania, ogni festa se n’è andata via e ormai siamo dentro con entrambi i piedi in questo nuovo lungo anno, peraltro anche più lungo del solito visto che è bisestile.
Vi eravate ripromessi di cominciare a fare qualcosa di buono con i vostri soldi nel 2024, ecco il 2024 è giunto è ormai non ci sono più scuse! Schiodate le vostre chiappe dal divano, smettetela di scrollare tutto il giorno su Instagram a farvi i cazzi dei vostri conoscenti e iniziate a prendere in mano la vostra vita finanziaria come fosse una questione di vita o di morte.
Questo episodio me l’avete chiesto davvero in tanti.
Cioè non proprio in questi termini, però davvero tanti di voi mi hanno detto tipo “Bello The Bull eh, però alla fine parli sempre di come iniziare ad investire praticamente da zero, e il risparmio, e i piani di accumulo e tutto il resto, ma non parli mai di come investire quando si hanno già dei capitali importanti”.
Tutto vero, in effetti questo podcast parte dall’idea di condividere i principi alla base della finanza personale con tutti, indipendentemente dal livello di reddito o di patrimonio, però in effetti ha un bias verso chi ha un capitale iniziale contenuto e deve costruire quasi da zero la propria ricchezza.
Poi nei mesi, mentre questo podcast cresceva, centinaia di voi hanno cominciato a farmi capire che tra le mani avessero centinaia di migliaia di euro praticamente fermi sui conti, qualcuno addirittura con qualche milione.
Tra l’altro me lo immagino il milionario che ascolta The Bull e che all’episodio su come raggiungere un patrimonio da un milione di euro si sarà toccato con i debiti scongiuri perché per lui ritrovarsi con solo un milione sarebbe stata una tragedia.
E allora eccoci qua, puntata dedicata ai più facoltosi tra voi ma che è in realtà è utile per tutti.
Eh sì perché, come vedremo presto, in realtà parlare di come investire o di come investire più di 100.000 € o di come investire più di 1 milione di euro, non è che faccia una sostanziale differenza.
C’è un po’ il mito leggendario secondo cui i ricchi abbiano accesso a investimenti segreti preclusi ai più ma in realtà questa è una bufala.
L’altro giorno chiacchieravo con un amico che mi parlava di questo suo conoscente che fa il Private Banker e che in qualche modo gli avrebbe fatto credere che quando ci sono patrimoni importanti in gestione gli investitori abbiano accesso ad informazioni privilegiate e quindi i loro portafogli andrebbero sempre meglio di quello dei poveri cristi che affidano alla banca poche decine di migliaia di euro.
Ma de che?
Ma manco gli hedge fund americani che gestiscono miliardi riescono a star dietro all’S&P 500, figuriamoci se il Private Banker con in mano qualche milione ha accesso a investimenti segreti che in qualche modo dovrebbero sovraperformare il mercato.
Sta cosa non esiste.
La probabilità di fare soldi grazie a investimenti finanziari sui mercati che avete voi, che ho io o che ha chi può investire 10 milioni di euro sono le stesse.
Anzi casomai il problema c’è l’hanno Warren Buffett, Ray Dalio, Jim Simmons e tutte le altre superstar che siccome hanno BILLIONS da investire, eh iniziano a scarseggiare le opportunità perché ogni volta che fanno mezza operazione rischiano di fuor muovere tutto il mercato.
Cioè, giusto per farvi un esempio: Buffett ha 150 miliardi di dollari investiti in Apple, che è il 5% della capitalizzazione della società.
Se domani mattina si sveglia e decide di toglierli da lì e metterli su Microsoft, non è che il mercato non se accorge, viene giù il finimondo.
Paradossalmente è più semplice per un investitore retail, con relativamente pochi capitali, fare buone performance sui mercati che per un supermiliardario.
Ma noi questo problema purtroppo non ci lambisce neanche minimamente.
Comunque, dicevamo, entro certi limiti, investire poche decine di migliaia di euro, centinaia di migliaia o milioni, cambia poco in termini di principi alla base dell’investimento.
Cambiano le quantità, servono un po’ di accortezze perché lo 0,1% per chi investe 10.000 € sono 10 €; per chi investe un milione sono 1.000 €. Quindi commissioni, spread, e tutto ciò che può avere un impatto apparentemente marginale su un patrimonio corposo, in realtà in valore assoluto sono tanti soldi.
E vi assicuro che chi è milionario non ama buttare via mille euro esattamente come qualunque altra persona.
Quindi, come dicevo, quest’episodio è di interesse per tutti, ossia:
– Per chi ha già un patrimonio da investire oltre i 100.000 €
– Per chi non ce l’ha ancora ma è già sulla strada per arrivarci
– Per chi è molto lontano, ma in realtà vuole comprendere le logiche di investimento che sono valide tanto ora che è agli inizi del suo percorso, tanto tra qualche anno quando a quel patrimonio ci sarà arrivato.
Molti di voi che seguono questo podcast so che seguono anche il canale su YouTube di Paolo Colletti, che proprio qualche settimana fa ha fatto la riedizione di alcuni vecchi video dedicati a come investire fino a 20.000 €, fino a 50.000 € e oltre 50.000 €.
In qualche modo questo episodio tratta i temi del terzo video di Coletti, anche se è una coincidenza del tutto casuale che escano a breve distanza.
Come sempre, vedrete che molte cose sono in comune, poche altre invece riflettono due punti di vista differenti.
Perché ho scelto proprio 100.000 €?
In realtà è solo un valore simbolico, però qualche mese fa avevamo fatto l’episodio dedicato a Charlie Munger e all’importanza di raggiungere i primi 100.000 euro, quindi consideriamo un po’ quest’episodio come la naturale continuazione di quello e come dedica postuma alla memoria del grande investitore, partner di una vita di Warren Buffett.
Allora il tema era: spaccatevi la testa in quattro ma mettete nel mirino i primi 100.000 €, perché una volta che arrivate a 100.000 € il processo di arricchimento inizia ad accelerare in maniera sensibile grazie al meccanismo del rendimento composto dei vostri investimenti.
Ora, tanti di voi — ma davvero tanti, ammazza quanta riccanza che c’è in Italia — mi hanno scritto che, un po’ per una questione di risparmio, un po’ per una questione di reddito, un po’ per eredità, un po’ per quel cazzo che vi pare, si sono ritrovati ad avere degli estratti conto a 6 cifre, quindi da 100.000 € in più.
Giustamente mi avete detto: “ok, il concetto dei piani di accumulo e di investire magari 500 € al mese, e il risparmio e tutto il resto ci è chiaro. Però se ho già questo capitale che faccio? Investo tutto, investo con un PAC, investo in modo diverso? Come funziona?”.
E allora eccoci qua, parliamo di cosa potrebbe fare un personaggio immaginario di nome Maria, 35 anni, che ha sul conto 140.000 €, frutto di un mix fatto da un buon reddito e tanto risparmio (Maria fa la consulente in McKinsey, guadagna molto bene ma lavora 15 ore al giorno, quindi non ha tempo per spendere niente).
Come dovrebbe investire Maria i suoi quattro spicci?
Premesse:
– UNO: diamo per scontato che Maria abbia un conto corrente su cui riceve lo stipendio e tiene le poche migliaia di euro che le servono per le spese ordinarie nell’arco di massimo un paio di mesi, diciamo 10.000 € per stare larghi;
– DUE: diamo altresì per scontato che Maria ci segua da un po’ e che sappia che è importante avere il fondo di emergenza.
Siccome lavora in McKinsey da un po’ di anni domina Excel come Obi Wan era in grado di dominare la Forza, quindi in quattro e quattr’otto ha spacchettato il suo budget mensile, capito quanto spende e dove e ha calcolato facilmente quanto le serve per coprire 6 mesi di spese future.
In realtà Maria ne ha anche un po’ le palle piene di lavorare 15 ore al giorno in Consulenza, quindi sta pensando di lasciare McKinsey e buttarsi in un progetto all’interno di una Start-up. Potrebbe fare il botto, ma anche ritrovarsi tra un anno senza lavoro, quindi per rischiare, decide di mettere nel fondo di emergenza un anno di spese future.
Tra mutuo e spese varie, Maria calcola che le servono 2.500 € al mese, che in anno sono 30.000 € tondi.
Questi soldi, come sappiamo tutti noi di The Bull molto bene, Maria li mette in un bel conto deposito svincolabile, approfittando degli interessi ancora molto alti che ci sono in giro.
In particolare li mette nel conto deposito svincolabile di una banca digitale che le dà il 4% lordo di interesse per i prossimi 4 anni. Chiaramente se svincola perde tutti gli interessi, ma per essere un fondo di emergenza va bene così.
Bene fatte queste premesse ci rimangono quindi 100.000 €, dato che 10 sono sul conto corrente e 30 nel conto deposito che rende il 4% lordo.
– TERZA PREMESSA = Chiaramente Maria continua a guadagnare parecchio, per ora, dal suo lavoro in consulenza.
Nel nostro esercizio però non teniamo in considerazione il suo reddito aggiuntivo mensile e supponiamo che tutto ciò che non userà per le spese correnti verrà aggiunto al suo portafoglio di investimento che ora andiamo a costruire.
Ok, abbiamo quindi 100.000 da gestire.
Qui intanto Maria ha due opzioni.
PRIMA OPZIONE: li investe tutti in un portafoglio composto da diverse asset class, in particolare azioni e obbligazioni.
SECONDO OPZIONE: una parte di questi 100.000 € li investe in obbligazioni singole per coprire eventuali esigenze di liquidità nei prossimi anni.
Come sapete ci sono varie scuole di pensiero in merito, quindi vi dico quali sono i ragionamenti che mi metterei a fare in una situazione di questo tipo.
Dunque:
– Maria ha un reddito medio alto e una buona capacità di risparmio, quindi probabilmente continuerà a non avere particolari problemi a far fronte ad esigenze di liquidità nel breve termine;
– Inoltre questo le consente di pianificare di volta in volta delle strategie di breve-medio termine per gestire spese importanti.
Se per esempio risparmia 1.500 € al mese sa che entro massimo un paio d’anni vorrà cambiare la cucina, per la quale spenderà almeno 15.000 €, non sarà un grosso problema mettere insieme l’importo, magari depositandolo mensilmente in un conto tipo quello di BBVA che remunera direttamente la liquidità.
Nel suo caso, allocare una parte del suo capitale in obbligazioni per gestire future spese potrebbe non essere così strettamente necessario, quindi potrebbe investire direttamente tutto nel suo portafoglio ed eventualmente in futuro attingere da lì.
– Se invece Maria non avesse un reddito di questo tipo — o comunque si riducesse la sua capacità di risparmio — allora potrebbe pensare di allocare una parte delle proprie risorse in obbligazioni a diversa scadenza per far fronte a future esigenze di liquidità, perché magari in questo secondo caso avere tutto investito in un portafoglio di investimento in ETF la esporrebbe ad una volatilità che potrebbe metterla in difficoltà qualora dovesse far fronte ad una spesa significativa.
Potrebbe stimare che le servono:
– 15.000 € per la cucina nel 2025 e investirà quest’importo magari in BTP con scadenza giugno 2025, che rendono circa il 3%;
– Altri 15.000 € magari le serviranno per altre spese tra il 2026 e il 2028, e questo importo lo distribuisce in parti uguali in altre obbligazioni governative europee (o magari una parte in obbligazioni corporate, sempre europee, di società con alto rating, come banche solide, utilities e via dicendo).
Capito quindi i due scenari.
Cioè in pratica se vi trovate con un grosso capitale, magari perché avete venduto la famosa casa di nonna, ma non avete un reddito o un risparmio particolarmente elevato, allora può aver senso blindare della liquidità a medio termine attraverso delle obbligazioni singole.
Se invece avete anche un reddito significativo, allora la volatilità del vostro portafoglio sarà un problema minore e non dovrebbe mettervi nella situazione di dover svendere titoli nel momento sbagliato per far fronte a delle spese importanti.
Ok, veniamo ora al cuore dell’episodio, alla parte che so che più vi interessa.
Perché va bene il conto deposito, va bene le obbligazioni, ma qua ci interessa capire come investirà i suoi soldi la nostra amica Maria.
Anche qui, mettiamo insieme un po’ di premesse prima di andare a metter giù un portafoglio a puro titolo di esempio.
PREMESSA UNO:
Da un punto di vista strettamente razionale, non ha alcun senso che Maria faccia una qualche forma di piano di accumulo con questi 100.000 € (o 70.000 € a seconda di come gestisce la parte obbligazionaria).
Ok?
Lo abbiamo detto più volte, su un orizzonte di lungo termine investire tutti i soldi subito è statisticamente meglio che fare dollar cost averaging, ossia mettere i soldi un po’ per volta per mediare i prezzi di acquisto.
Per gli smemorelli che non si ricordano il motivo, ciò è dovuto al fatto che il mercato passa più tempo a crescere che a crollare, in ogni singolo anno c’è il 75% di probabilità che il mercato azionario globale chiuda in positivo e su orizzonti di 10 anni siamo praticamente al 95%, quindi investire subito è meglio che investire un po’ per volta.
Ricordatevi inoltre quello che abbiamo detto nell’episodio sui buoni propositi per il 2024.
Negli investimenti il fattore TEMPO non è importante solo rispetto a quanto iniziate a investire, ma anche rispetto alla quantità di soldi che vengono investiti prima rispetto a quelli investiti dopo.
A parità di tempo complessivo, rendimento medio e capitale investito, se metto più soldi prima cresceranno di più.
Poi una cosa è la statistica e la probabilità, un’altra è la psicologia.
Quando hai un capitale importante e non hai mai investito prima, capisco che picchiare dentro al mercato 100.000 € di botto sapendo che c’è una possibilità, bassa ma non rarissima dopo tutto, che il mercato crolli, può non lasciare particolarmente sereni.
Più che altro il problema è di natura emotiva, perché sappiamo bene che se Maria investe 100.000 € domani e tra un mese il mercato è crollato del 30% per qualche evento inaspettato, Maria maledirà se stessa e il podcast di finanza personale che ascoltava e che le ha fatto venire l’idea di investire, mannaggia a quello quando mai l’ha fatto.
In realtà è abbastanza irrilevante il fatto che il mercato crolli dopo poco.
Casomai se fosse stata più fortunata e avesse investito durante il crollo, certo, avrebbe acquistato i suoi ETF a prezzi migliori.
Ma a parte la mancata opportunità di breve, sti gran cazzi che Maria inizia ad investire subito prima di un bear market.
La probabilità, basata su 100 anni e fischia di dati storici, ci diche che da qui al 2034 lo stesso mercato che è appena crollato in cui Maria ha investito in media sarà su di circa il 116% (dato che l’MSCI World ha un rendimento medio dell’8% all’anno), quindi sì, fare subito meno 30% fa girare le palle, ma se abbiamo capito che quando investiamo nel mercato azionario bisogna avere una prospettiva di lungo termine chissenefrega di questo -30% iniziale.
Anzi, dato che Maria guadagna bene, probabilmente i prossimi soldi che investirà le permetterà di fare affari d’oro visto che il mercato sarà diventato molto più economico.
Però appunto dicevamo c’è un tema psicologico che va al di là della fredda matematica.
Come diceva il filosofo e matematico Blaise Pascal, il cuore conosce ragioni che la ragione non conosce.
E allora quale potrebbe essere l’alternativa.
Maria potrebbe valutare di entrare progressivamente nel mercato, magari in 3-4 tranche lungo 12/18 mesi lasciando progressivamente la parte non investita in prodotti a basso rischio come depositi e obbligazioni, così intanto che prende coraggio i suoi soldi si portano a casa un minimo di rendimento.
Facciamo un esempio, diciamo che appunto deve investire 100.000 € e che ciò avverrà in 4 tranche ogni 6 mesi.
L’idea potrebbe essere:
– Gennaio 2024:
– Maria investe 25.000 € nel suo portafoglio e mette
– 25.000 € in BOT con scadenza Luglio 2024
– 25.000 € in BTP con scadenza Gennaio 2025
– 25.000 € in un BTP o conto deposito con scadenza Luglio 2025
– Luglio 2024: Scadono i BOT e Maria aggiunge questi 25.000 € al portafoglio
– Gennaio 2025: Scadono i BTP e Maria aggiunge altri 25.000 € al portafoglio
– Luglio 2025: Scadono gli ultimi BTP o il vincolo del conto deposito e mette anche gli ultimi 25.000 € nel portafoglio.
In questo discorso chiaramente non stiamo considerando tutto l’ulteriore risparmio che Maria accumulerà mese dopo mese grazie al suo reddito che tendenzialmente andrebbe ad aggiungersi al suo portafoglio di investimento (se non usato per la famosa cucina da rifare).
È una roba un po’ macchinosa e subottimale.
Se però uno ha paura di mettere tutti i soldi subito e di vederli crollare, potrebbe essere un’idea per abituarsi gradualmente all’idea di avere i primi soldi che ballano sui mercati rispetto che belli fermi sul conto.
Ok
PREMESSA DUE: L’asset allocation.
Adesso arriviamo a quello che farà Maria, però in generale bisogna tener conto che maggiore è il capitale, minore potrebbe essere la propensione al rischio.
Ora Maria non ha un capitale esagerato.
Importante, ma non life-changing.
Immaginate invece qualcuno che si trova improvvisamente ad avere, che so, 500.000 €.
Ecco, anche se questo fortunello è piuttosto giovane e quindi la teoria vorrebbe che investisse soprattutto in azionario, d’altra parte potrebbe voler innanzitutto tutelare il suo capitale, dato che anche un rendimento contenuto qui si traduce in valori assoluti piuttosto importanti.
Giusto per capirci, un rendimento del 4% su un capitale di 500.000 € sono 20.000 € all’anno e tanto basterebbe per coprire abbondantemente l’inflazione media.
Quindi, benché in linea di principio uno dovrebbe investire più o meno in base agli stessi criteri a prescindere dal capitale di partenza, è comunque comprensibile che chi ha un patrimonio rilevante possa essere più interessato a proteggerne il valore che non ad inseguire un rendimento più importante, dato che ciò lo esporrebbe anche a fluttuazioni importanti.
L’anno infatti che quel portafoglio dovesse fare -20% sono 100.000 € che se ne vanno, non è proprio una cosa a cui tutti sono emotivamente preparati.
Bene, fatte queste due premesse, che come avete capito sono di natura strettamente psicologica, possiamo passare a capire come investire il risparmio di Maria.
Diciamo che Maria ha una buona predisposizione al rischio, non intende investire in obbligazioni singole perché tanto ha un reddito tale che le consentirà sempre di gestire le spese con poca pianificazione e abbiamo detto che ha anche un fondo di emergenza di un anno sempre a disposizione.
Quindi, questi 100.000 € li investe tutti.
E in cosa li investe?
Beh, li investe in ETF ovviamente.
Lavora in McKinsey, ha fatto tutti i suoi bei compiti a casa e ha capito che battere il mercato è quasi impossibile, scommettere su azioni singole non è una buona idea e affidarsi ad un Private Banker peggio che andare di notte.
Partiamo dall’asset allocation e per semplicità usiamo la formula di massima di cui parliamo qui ogni tanto, che dice: investi in azioni una percentuale del portafoglio uguale a 125 — i tuoi anni (35) — i tassi della Fed per 5 (circa 25).
In totale farebbe 65% in azioni, mentre tutto il resto andrà in prodotti obbligazionari e oro.
Come comporrà la parte azionaria?
Eh qui dipende dalla sua visione del mondo.
Come sapete il professor Coletti le direbbe: “dato che hai un capitale significativo, puoi permetterti di comprare anche una dozzina di ETF divisi per aree geografiche e fare un portafoglio fondamentalmente equal weight”.
Un’alternativa più semplice potrebbe essere usare tre ETF:
– Uno sull’S&P 500
– Uno sullo Stoxx 600
– Uno sui mercati emergenti.
Infine una via di mezzo potrebbe essere usare un mix fatto da:
– MSCI World
– S&P 500
– Stoxx 600
– Giappone
– Mercati Emergenti
In questo terzo caso avrebbe fondamentalmente una copertura globale, ma potrebbe scegliere con una certa libertà come sovrappesare determinate regioni rispetto ad altre, senza cadere in uno dei due estremi che sarebbero:
– Il portafoglio alla Coletti con una montagna di ETF da gestire;
– Un ETF azionario Globale All World che quello è e quello di tieni, senza poterci fare molto.
Maria sa che l’indice con il miglior rendimento storico è l’S&P 500, quindi avrebbe senso sovrappesare il suo investimento in America, però ha anche un capitale che inizia ad essere interessante, quindi fa due ragionamenti, uno strategico e uno tattico:
– RAGIONAMENTO STRATEGICO: dato che sto investendo 100.000 € di botto, preferisco avere una maggiore diversificazione geografica, piuttosto che concentrare eccessivamente la parte azionaria dell’investimento in un singolo mercato.
Per questa ragione sceglie di non seguire un’allocazione capital-weighted, come quella fatta da indici globali come il FTSE All World o l’MSCI All Country, che in pratica attribuiscono circa il 60% del peso alle grandi aziende Americane e il restante 40% a tutto il resto del mondo.
A questo si aggiunge un
– RAGIONAMENTO TATTICO: ossia legato alla specifica situazione di mercato in cui ci troviamo.
Maria dice: dal 2008 ad oggi il mercato Americano ha avuto dei suoi quindicenni più glorioso di tutta la sua lunga storia, con un total return addirittura del 14% all’anno, grazie ad un contesto di tassi praticamente a zero che ha alimentato la crescita spropositata soprattutto dei grandi colossi tecnologici.
Ragazzi 14% vuol dire che ogni 5 anni il capitale raddoppia.
Chi avesse avuto il coraggio, all’alba del 2009 e con le ferite della Grande Crisi Finanziaria ancora aperte, a mettere 10.000 dollari sull’S&P 500, oggi ne avrebbe 80.000 senza aver dovuto fare assolutamente nulla.
Cosa preoccupa però Maria?
Maria si è fatta un’overdose di report di banche d’investimento, società di asset management, fondi e via dicendo e si è fatta quest’idea:
– UNO: l’epoca dei tassi di interesse a zero è probabilmente finita. Non si sa se per sempre, ma probabilmente per un bel po’ non si tornerà più ai livelli drogati del decennio scorso;
– DUE: il Cyclically Adjusted Price Earning Ratio delle società americane è storicamente molto alto. Questa è una metrica inventata dal premio Nobel Robert Shiller che prende in considerazione il prezzo delle azioni in rapporto agli utili medi degli ultimi 10 anni.
Quando questo valore è mediamente alto, tendenzialmente le società di quell’indice tendono a crescere meno negli anni successivi e viceversa.
Oggi siamo sopra a 30 per l’S&P 500, un dato estremamente alto rispetto alla media storica di 16 (anche se non così alto come quello di fine 2021, che era a 38, o del 2000, ben oltre i 40).
Questo sta portando diversi investitori istituzionali a ritenere che le prospettive per il mercato americano nei prossimi anni possano non essere così rosee come in passato.
Ha ragione Maria a fare sue queste valutazioni?
Se sul ragionamento strategico, obiettivamente c’è poco da dire, dato che concettualmente ha senso che una persona preferisca impostare il suo portafoglio con un maggiore diversificazione su base geografica, così da essere esposta a più mercati senza concentrazioni eccessive in uno, dall’altro il ragionamento tattico lascia il tempo che trova.
Nonostante questa metrica di Shiller si sia rivelata in passato un buon predittore del rendimento a lungo termine delle azioni americane, d’altra parte c’è anche chi sostiene che, per sua struttura e per come è costruita, sia intrinsecamente pessimistica e quindi possa indurre gli investitori ad una visione eccessivamente negativa.
Comunque sia, quando si investono i propri soldi è importante impostare il portafoglio su delle basi che riflettono le nostre idee e convinzioni.
Essendo impossibile prevedere razionalmente il futuro, la cosa migliore da fare è avere un portafoglio che, nei limiti del buon senso, ci faccia stare sereni.
Il portafoglio di Maria verrà quindi impostato in questo modo.
DISCLAIMER: attenzione che questo è solo un esempio del tutto a caso! Non prendete quest’asset allocation pari pari per i vostri portafogli.
Per quanto ritenga che essa possa essere un’impostazione sensata per una persona come Maria, ogni portafoglio deve essere costruito sulla base della propria situazione finanziaria personale, del proprio orizzonte temporale e della propria sensibilità rispetto alla volatilità dei mercati.
Dicevo, Maria non vuole mettersi cinquanta ETF in portafoglio e — va bene la diversificazione — ma non crede del tutto all’idea di un portafoglio completamente Equal Weight e quindi sceglie una più semplice impostazione fatta con 5 ETF e investe.
– 20.000 € sul MSCI World
– 15.000 € sul S&P 500
– 13.000 € sullo Stock 600
– 4.000 € sul Giappone
– 13.000 € sui Mercati Emergenti
In questo modo si ritroverà ad avere circa il 45% sugli Stati Uniti, il 26% sull’Europa, l’8% sul Giappone, il 20% sui Mercati Emergenti e quel poco che resta su altri paesi Sviluppati come Canada, Australia e così via.
Gli Stati Uniti sono ancora il peso massimo del portafoglio, però l’idea di Maria è sottopesarli rispetto a quello che si fa negli indici globali, dando invece un peso piuttosto importante (con il 20% della parte azionaria) ai Mercati Emergenti.
Da una parte l’idea di diversificare e ridurre il peso degli Stati Uniti ha senso.
Dall’altro non è che sia esente da rischio avere ben il 20% sui Mercati Emergenti, dato che sono mercati un po’ particolari, spesso condizionati da governi dittatoriali o comunque poco trasparenti e che espongono all’andamento di valute un po’ ballerine.
Prima di vedere come sarebbe andata in passato quest’impostazione, completiamo con le altre asset class.
Maria ha una visione abbastanza aggressiva e con una certa tolleranza rispetto ai possibili drawdown del suo portafoglio.
Infatti sulla parte obbligazionaria sceglie di investire 25.000 € in un ETF che replica l’indice FTSE G7 Government bond, che traccia l’andamento delle obbligazioni governative dei Paesi del G7 (Stati Uniti, Giappone, Francia, Italia, Regno Unito, Germania e Canada).
Infine, sapendo che ogni tanto ci sono dei picchi di inflazione e delle situazioni in cui la decorrelazione tra azioni e obbligazioni smette di funzionare, come nel 2022 per via del repentino aumento dei tassi di interesse che ha fatto crollare sia azioni che obbligazioni, Maria decide di mettere nel portafoglio un 10% di oro.
Avrebbe avuto anche altre opzioni, come ad esempio altre materie prime, ETF sui REIT, quindi sul mercato immobiliare, altre tipologie di ETF obbligazionari (come ad esempio gli High Yield), però per il momento Maria decide di partire così.
In futuro, magari, si vedrà se aggiungere altri pezzi man mano che introdurrà nuovo risparmio nel portafoglio.
Ora, come sarebbe andato nel passato questo portafoglio?
Ho a disposizione 30 anni di dati e il rendimento medio sarebbe stato del 7,5%.
Decisamente molto molto buono.
Avrebbe avuto 24 anni positivi e 6 negativi.
Gli anni migliori sarebbero stati il 1999, 2005, 2009, 2010, 2019, 2021 e 2023, tutti sopra il 20%.
Gli anni peggiori, manco a dirlo, sarebbero stati, il 2002 e il 2008, entrambi con -20%.
Se il tool di backtest che ho utilizzato non dice cazzate, un portafoglio di questo tipo ha il 99% di probabilità di riportare un ritorno positivo se l’investimento viene mantenuto almeno 10 anni.
Bene.
Ora Maria ha il suo bel portafoglio pronto.
Come avrete capito non è costruito come i “lazy portfolio”, i cosiddetti portafogli pigri impostati una volta e poi mantenuti identici per tutta la vita.
Esempi di questi lazy portfolio, di cui parleremo in una delle prossime puntate, sono il portafoglio All Weather di Ray Dalio, il Golden Butterfly, il Permanent Portfolio, lo Swensen Portfolio, il Three o Four Funds Portfolio e via dicendo.
Lo stesso 60/40, entro certi limiti, è un lazy portfolio, anche se in realtà l’idea alla sua base è quella di mantenere un approccio più dinamico a seconda dei cicli economici e delle dinamiche dei tassi di interesse.
Se però uno complessivamente mantiene un rapporto tra azioni e obbligazioni 60/40 nel corso della sua vita di investitore, allora anche questo può essere visto come un portafoglio pigro.
Maria, che ha un certo capitale a disposizione, investe invece un portafoglio che le permette una certa flessibilità.
Potrà infatti sempre decidere di modificare l’esposizione a certi mercati, senza i vincoli di ETF globali che sono già impacchettati così.
Da qui in poi Maria continuerà a introdurre nel suo portafoglio tutta la quota di risparmio, al netto di spese di breve e medi termine che dovrà sostenere, e ciò potrebbe farlo sia aumentando le sue quote dei prodotti che in cui sta già investendo, sia incorporando nel portafoglio nuovi asset.
Dovrà fare un piano di accumulo a questo punto?
Non necessariamente.
Può aver senso che mensilmente faccia dei versamenti nel suo portafoglio, oppure che magari li raggruppi ogni trimestre o addirittura ogni 6 mesi.
Voi direte “eh il dollar cost averaging”? Non sarebbe meglio che investisse periodicamente per mediare il prezzo di carico?
Sì, da una parte è vero, dall’altra anche se il suo risparmio mensile fosse di, che so, 2.000 €, cmq l’impatto di 2.000 € distribuiti su 7 ETF e su un patrimonio di 100.000 € non è che spostano molto.
Quindi farlo ogni mese con 2.000, ogni trimestre con 6.000 o ogni semestre con 12.000 € probabilmente non farà chissà che grande differenza.
Ad ogni modo la cosa su cui vorrei far soffermare la vostra attenzione, miei cari amici dai cospicui conti correnti, è l’importanza della semplicità.
In generale, anche se da 100.000 € questo portafoglio dovesse passare a 1.000.000 €, nessuno dice che dovrebbe cambiare di conseguenza.
Quel portafoglio equilibrato che abbiamo costruito per il suo patrimonio attuale andrebbe sicuramente bene anche per dieci volte tanto.
Forse anche per cento volte tanto.
Certo, l’idea di ritrovarsi con magari 200.000 € investiti dentro un solo ETF può sembrare una concentrazione pericolosa.
Ma se confrontiamo questi 200.000 € con le dimensioni multimiliardarie degli ETF che replicano gli indici che abbiamo preso ad esempio, stiamo parlando letteralmente di una goccia, che probabilmente non causeranno mai a Maria alcun problema qualora volesse dismettere qualcuno dei suoi investimenti per avere della liquidità a disposizione.
Quindi, fate cose semplici.
Se volete 200 ETF come Coletti, uno per ogni paese del mondo, nulla da dire in contrario (purché abbiate broker con basse commissioni e che prendiate ETF con spese di gestione contenute), ma il valore differenziale rispetto ad una cosa come quella che abbiamo fatto nel nostro esempio non sarà così particolarmente significativa.
L’unica cosa davvero importante è come impostate l’asset allocation.
Sarà quella alla fine a decidere il vostro rendimento, non tanto la scelta dei singoli mercati in cui investire.
Ieri ho letto un report di Morningstar che aveva messo insieme le previsioni a 10 anni sui mercati Americano, Paesi Sviluppati e Paesi emergenti, fatte da BlackRock, Vanguard, Fidelity, JP Morgan e un altro paio.
Come sempre le previsioni lasciano il tempo che trovano e pure tra di loro c’erano grosse differenze.
Ho notato però una certa convergenza nelle tesi principali di tutte quante, che sono:
UNO = il mercato Americano avrà rendimenti inferiori nei prossimi anni, stimati tra il 4 eil 6% all’anno;
DUE = i mercati sviluppati, in particolare Europa, Canada, Giappone e Australia, cresceranno di più, intorno all’8% all’anno; e infine
TRE = i mercati emergenti sono quelli che dovrebbero avere la performance migliore, con stime che toccano anche il 9-10%.
Ora, prevedere cosa faranno i mercati nei prossimi 10 anni è veramente un tiro di dadi.
Quindi magari ci prendono, magari no, sicuramente è significativo che tutte queste società abbiano una visione fondamentalmente comune su quali mercati dovrebbero andare meglio e quali peggio.
In effetti c’è un ragionevole principio di regressione verso la media in queste valutazioni.
Il mercato Americano, dal 2009 a oggi, ha fatto il 14% di rendimento medio annuo, qualcosa di spaventoso e nettamente al di sopra della sua media storica del 10%.
Questo significa che nei prossimi 15 anni, se volessimo ripristinare la media storica del 10%, l’S&P 500 dovrebbe fare in media “solo” il 6,15% all’anno, che è una stima leggermente superiore a quella di Blackrock e compagnia, ma siamo lì lì.
Per lo stesso motivo, dato che i mercati Europei e quelli emergenti non è che abbiano avuto esattamente un decennio d’oro alle nostre spalle, potrebbero registrare quelle performance interessanti solo per ripristinare la loro media di lungo periodo.
E’ vero che gli ETF globali, come il famoso Vanguard FTSE All World o l’Ishares MSCI All Country si ribilanciano automaticamente in base al cambiamento delle capitalizzazioni dei mercati, ma se in effetti io volessi dar credito all’idea che i paesi extra Stati Uniti cresceranno di più nei prossimi anni, allora un portafoglio come quello di Maria mi dà tutta la flessibilità per agire di conseguenza.
Ultima considerazione prima di chiudere.
Impostare un portafoglio da 10.000 €, 100.000 € o un milione di euro non richiede particolari aggiustamenti, se non quelli che abbiamo visto.
Tuttavia se uno non ha mai investito prima e si trova di colpo a voler impostare un portafoglio corposo, forse in questo caso potrebbe valere la pena rivolgersi ad un consulente finanziario indipendente, che può aiutarvi a strutturare le basi di tutta la vostra pianificazione finanziaria.
Il costo non è trascurabile, perché siamo sempre nell’ordine dell’1% all’anno.
I vantaggi però sono molteplici a mio avviso:
– UNO = la parcella è annuale, quindi appena non volete più avvalervi del consulente, fine, non avete più nessuna commissione da pagare (diversamente da quel che accade con i fondi comuni, dove le commissioni sono integrate nel vostro investimento e quindi se volete smettere di pagarle potete solo liquidare tutto);
– DUE = essendo indipendente, il consulente ha tutto l’interesse a selezionare i prodotti realmente migliori, dato che non ha (né può avere) alcun incentivo a consigliarvi un prodotto piuttosto che un altro
– TRE = Il consulente vi può aiutare in tutta una serie di cose che non riguardano solo il portafoglio, ma anche la pensione, la pianificazione della liquidità per spese importanti, la gestione degli aspetti fiscali e via dicendo.
Se su patrimoni piccoli questi tre benefici non sono particolarmente apprezzabili, su capitali rilevanti anche piccoli accorgimenti sulla gestione di vostri soldi possono valere migliaia di euro.
Quindi se siete sereni andate da soli, altrimenti valutate di sentire un consulente indipendente iscritto all’albo dell’OCF, che è l’unico soggetto in Italia abilitato a fornire consulenza finanziaria.
Ok, e con questo siamo giunti alla fine anche dell’episodio di oggi.
Episodio forse non per tutti ma in realtà anche sì: perché auguro davvero a tutti voi che mi seguite di avere il prima possibile il problema di come investire un capitale di oltre 100.000 €.
Molti di voi ci saranno già, qualcuno sarà oltre, molti ci dovranno ancora arrivare.
Ma la cosa bella è che se state ascoltando questo podcast è solo questione di tempo perché ciascuno di voi ad un certo punto si ritrovi con un portafoglio di questo ordine di grandezza.
Nei prossimi episodi invece abbiamo menu ricco, con tanti nuovi temi da affrontare.
Parleremo del mito dei Dividendi e di tutte quelle bufale che trovate su internet del tipo “creati una seconda entrata investendo in azioni ad alto dividendo”; parleremo poi finalmente di Bitcoin con Andrea Febbraio, con cui abbiamo realizzato una puntata insieme che verrà trasmessa sia qui su The Bull che nel suo podcast Ciao Cicci; ci aspetteranno poi una puntata sui portafogli lazy e a quel punto i tempi potrebbero essere maturi per commentare le vostre risposte alla Challenge di The Bull.
Tra l’altro ho scatenato l’inferno, mi sono arrivate decine di proposte, diamo ancora qualche giorno e poi mettiamo insieme tutti i pezzi per salvare la famiglia del Mulino Bianco dalla sua incompetenza finanziaria.
Care amiche e cari amici di The Bull, grazie per essere ancora qua dopo 70 puntate e per continuare a farci stare nella Champions League dei podcast più ascoltati su Spotify, oltre ad essere tra i primi in diverse classifiche tematiche come Carriere, Affari, Tecnologia e Business.
Grazie di cuore a tutti voi e soprattutto grazie alla vostra opera di sponsorizzazione del podcast, dato che io non ho speso un solo centesimo per promuoverlo in alcun modo.
Per continuare a giocarcela con i podcast realizzati da grandi produzioni e con personaggi famosi, vi invito come sempre a mettere segui e ad attivare le notifiche su Spotify, Apple Podcast o dove vi pare e a lasciare una recensione a 5 stelle per supportarci e permetterci di continuare a produrre contenuti che vi parlano di come investire se la prozia di cui manco vi ricordavate l’esistenza, buon’anima ha tirato le cuoia e vi ha lasciato un bel gruzzolo sempre nuovi.
Per questo episodio invece è davvero tutto e noi ci ritroviamo domenica prossima, per un nuovo capitolo del meraviglioso libro sulla finanza, sul risparmio e sugli investimenti che stiamo scrivendo tutti assieme, sempre qui, naturalmente, con The Bull — Il tuo podcast di finanza personale.
Bentornati a THE BULL – Il tuo podcast di finanza personale
Care amiche e cari amici di questo podcast, con l’Epifania, ogni festa se n’è andata via e ormai siamo dentro con entrambi i piedi in questo nuovo lungo anno, peraltro anche più lungo del solito visto che è bisestile.
Vi eravate ripromessi di cominciare a fare qualcosa di buono con i vostri soldi nel 2024, ecco il 2024 è giunto è ormai non ci sono più scuse! Schiodate le vostre chiappe dal divano, smettetela di scrollare tutto il giorno su Instagram a farvi i cazzi dei vostri conoscenti e iniziate a prendere in mano la vostra vita finanziaria come fosse una questione di vita o di morte.
Questo episodio me l’avete chiesto davvero in tanti.
Cioè non proprio in questi termini, però davvero tanti di voi mi hanno detto tipo “Bello The Bull eh, però alla fine parli sempre di come iniziare ad investire praticamente da zero, e il risparmio, e i piani di accumulo e tutto il resto, ma non parli mai di come investire quando si hanno già dei capitali importanti”.
Tutto vero, in effetti questo podcast parte dall’idea di condividere i principi alla base della finanza personale con tutti, indipendentemente dal livello di reddito o di patrimonio, però in effetti ha un bias verso chi ha un capitale iniziale contenuto e deve costruire quasi da zero la propria ricchezza.
Poi nei mesi, mentre questo podcast cresceva, centinaia di voi hanno cominciato a farmi capire che tra le mani avessero centinaia di migliaia di euro praticamente fermi sui conti, qualcuno addirittura con qualche milione.
Tra l’altro me lo immagino il milionario che ascolta The Bull e che all’episodio su come raggiungere un patrimonio da un milione di euro si sarà toccato con i debiti scongiuri perché per lui ritrovarsi con solo un milione sarebbe stata una tragedia.
E allora eccoci qua, puntata dedicata ai più facoltosi tra voi ma che è in realtà è utile per tutti.
Eh sì perché, come vedremo presto, in realtà parlare di come investire o di come investire più di 100.000 € o di come investire più di 1 milione di euro, non è che faccia una sostanziale differenza.
C’è un po’ il mito leggendario secondo cui i ricchi abbiano accesso a investimenti segreti preclusi ai più ma in realtà questa è una bufala.
L’altro giorno chiacchieravo con un amico che mi parlava di questo suo conoscente che fa il Private Banker e che in qualche modo gli avrebbe fatto credere che quando ci sono patrimoni importanti in gestione gli investitori abbiano accesso ad informazioni privilegiate e quindi i loro portafogli andrebbero sempre meglio di quello dei poveri cristi che affidano alla banca poche decine di migliaia di euro.
Ma de che?
Ma manco gli hedge fund americani che gestiscono miliardi riescono a star dietro all’S&P 500, figuriamoci se il Private Banker con in mano qualche milione ha accesso a investimenti segreti che in qualche modo dovrebbero sovraperformare il mercato.
Sta cosa non esiste.
La probabilità di fare soldi grazie a investimenti finanziari sui mercati che avete voi, che ho io o che ha chi può investire 10 milioni di euro sono le stesse.
Anzi casomai il problema c’è l’hanno Warren Buffett, Ray Dalio, Jim Simmons e tutte le altre superstar che siccome hanno BILLIONS da investire, eh iniziano a scarseggiare le opportunità perché ogni volta che fanno mezza operazione rischiano di fuor muovere tutto il mercato.
Cioè, giusto per farvi un esempio: Buffett ha 150 miliardi di dollari investiti in Apple, che è il 5% della capitalizzazione della società.
Se domani mattina si sveglia e decide di toglierli da lì e metterli su Microsoft, non è che il mercato non se accorge, viene giù il finimondo.
Paradossalmente è più semplice per un investitore retail, con relativamente pochi capitali, fare buone performance sui mercati che per un supermiliardario.
Ma noi questo problema purtroppo non ci lambisce neanche minimamente.
Comunque, dicevamo, entro certi limiti, investire poche decine di migliaia di euro, centinaia di migliaia o milioni, cambia poco in termini di principi alla base dell’investimento.
Cambiano le quantità, servono un po’ di accortezze perché lo 0,1% per chi investe 10.000 € sono 10 €; per chi investe un milione sono 1.000 €. Quindi commissioni, spread, e tutto ciò che può avere un impatto apparentemente marginale su un patrimonio corposo, in realtà in valore assoluto sono tanti soldi.
E vi assicuro che chi è milionario non ama buttare via mille euro esattamente come qualunque altra persona.
Quindi, come dicevo, quest’episodio è di interesse per tutti, ossia:
– Per chi ha già un patrimonio da investire oltre i 100.000 €
– Per chi non ce l’ha ancora ma è già sulla strada per arrivarci
– Per chi è molto lontano, ma in realtà vuole comprendere le logiche di investimento che sono valide tanto ora che è agli inizi del suo percorso, tanto tra qualche anno quando a quel patrimonio ci sarà arrivato.
Molti di voi che seguono questo podcast so che seguono anche il canale su YouTube di Paolo Colletti, che proprio qualche settimana fa ha fatto la riedizione di alcuni vecchi video dedicati a come investire fino a 20.000 €, fino a 50.000 € e oltre 50.000 €.
In qualche modo questo episodio tratta i temi del terzo video di Coletti, anche se è una coincidenza del tutto casuale che escano a breve distanza.
Come sempre, vedrete che molte cose sono in comune, poche altre invece riflettono due punti di vista differenti.
Perché ho scelto proprio 100.000 €?
In realtà è solo un valore simbolico, però qualche mese fa avevamo fatto l’episodio dedicato a Charlie Munger e all’importanza di raggiungere i primi 100.000 euro, quindi consideriamo un po’ quest’episodio come la naturale continuazione di quello e come dedica postuma alla memoria del grande investitore, partner di una vita di Warren Buffett.
Allora il tema era: spaccatevi la testa in quattro ma mettete nel mirino i primi 100.000 €, perché una volta che arrivate a 100.000 € il processo di arricchimento inizia ad accelerare in maniera sensibile grazie al meccanismo del rendimento composto dei vostri investimenti.
Ora, tanti di voi — ma davvero tanti, ammazza quanta riccanza che c’è in Italia — mi hanno scritto che, un po’ per una questione di risparmio, un po’ per una questione di reddito, un po’ per eredità, un po’ per quel cazzo che vi pare, si sono ritrovati ad avere degli estratti conto a 6 cifre, quindi da 100.000 € in più.
Giustamente mi avete detto: “ok, il concetto dei piani di accumulo e di investire magari 500 € al mese, e il risparmio e tutto il resto ci è chiaro. Però se ho già questo capitale che faccio? Investo tutto, investo con un PAC, investo in modo diverso? Come funziona?”.
E allora eccoci qua, parliamo di cosa potrebbe fare un personaggio immaginario di nome Maria, 35 anni, che ha sul conto 140.000 €, frutto di un mix fatto da un buon reddito e tanto risparmio (Maria fa la consulente in McKinsey, guadagna molto bene ma lavora 15 ore al giorno, quindi non ha tempo per spendere niente).
Come dovrebbe investire Maria i suoi quattro spicci?
Premesse:
– UNO: diamo per scontato che Maria abbia un conto corrente su cui riceve lo stipendio e tiene le poche migliaia di euro che le servono per le spese ordinarie nell’arco di massimo un paio di mesi, diciamo 10.000 € per stare larghi;
– DUE: diamo altresì per scontato che Maria ci segua da un po’ e che sappia che è importante avere il fondo di emergenza.
Siccome lavora in McKinsey da un po’ di anni domina Excel come Obi Wan era in grado di dominare la Forza, quindi in quattro e quattr’otto ha spacchettato il suo budget mensile, capito quanto spende e dove e ha calcolato facilmente quanto le serve per coprire 6 mesi di spese future.
In realtà Maria ne ha anche un po’ le palle piene di lavorare 15 ore al giorno in Consulenza, quindi sta pensando di lasciare McKinsey e buttarsi in un progetto all’interno di una Start-up. Potrebbe fare il botto, ma anche ritrovarsi tra un anno senza lavoro, quindi per rischiare, decide di mettere nel fondo di emergenza un anno di spese future.
Tra mutuo e spese varie, Maria calcola che le servono 2.500 € al mese, che in anno sono 30.000 € tondi.
Questi soldi, come sappiamo tutti noi di The Bull molto bene, Maria li mette in un bel conto deposito svincolabile, approfittando degli interessi ancora molto alti che ci sono in giro.
In particolare li mette nel conto deposito svincolabile di una banca digitale che le dà il 4% lordo di interesse per i prossimi 4 anni. Chiaramente se svincola perde tutti gli interessi, ma per essere un fondo di emergenza va bene così.
Bene fatte queste premesse ci rimangono quindi 100.000 €, dato che 10 sono sul conto corrente e 30 nel conto deposito che rende il 4% lordo.
– TERZA PREMESSA = Chiaramente Maria continua a guadagnare parecchio, per ora, dal suo lavoro in consulenza.
Nel nostro esercizio però non teniamo in considerazione il suo reddito aggiuntivo mensile e supponiamo che tutto ciò che non userà per le spese correnti verrà aggiunto al suo portafoglio di investimento che ora andiamo a costruire.
Ok, abbiamo quindi 100.000 da gestire.
Qui intanto Maria ha due opzioni.
PRIMA OPZIONE: li investe tutti in un portafoglio composto da diverse asset class, in particolare azioni e obbligazioni.
SECONDO OPZIONE: una parte di questi 100.000 € li investe in obbligazioni singole per coprire eventuali esigenze di liquidità nei prossimi anni.
Come sapete ci sono varie scuole di pensiero in merito, quindi vi dico quali sono i ragionamenti che mi metterei a fare in una situazione di questo tipo.
Dunque:
– Maria ha un reddito medio alto e una buona capacità di risparmio, quindi probabilmente continuerà a non avere particolari problemi a far fronte ad esigenze di liquidità nel breve termine;
– Inoltre questo le consente di pianificare di volta in volta delle strategie di breve-medio termine per gestire spese importanti.
Se per esempio risparmia 1.500 € al mese sa che entro massimo un paio d’anni vorrà cambiare la cucina, per la quale spenderà almeno 15.000 €, non sarà un grosso problema mettere insieme l’importo, magari depositandolo mensilmente in un conto tipo quello di BBVA che remunera direttamente la liquidità.
Nel suo caso, allocare una parte del suo capitale in obbligazioni per gestire future spese potrebbe non essere così strettamente necessario, quindi potrebbe investire direttamente tutto nel suo portafoglio ed eventualmente in futuro attingere da lì.
– Se invece Maria non avesse un reddito di questo tipo — o comunque si riducesse la sua capacità di risparmio — allora potrebbe pensare di allocare una parte delle proprie risorse in obbligazioni a diversa scadenza per far fronte a future esigenze di liquidità, perché magari in questo secondo caso avere tutto investito in un portafoglio di investimento in ETF la esporrebbe ad una volatilità che potrebbe metterla in difficoltà qualora dovesse far fronte ad una spesa significativa.
Potrebbe stimare che le servono:
– 15.000 € per la cucina nel 2025 e investirà quest’importo magari in BTP con scadenza giugno 2025, che rendono circa il 3%;
– Altri 15.000 € magari le serviranno per altre spese tra il 2026 e il 2028, e questo importo lo distribuisce in parti uguali in altre obbligazioni governative europee (o magari una parte in obbligazioni corporate, sempre europee, di società con alto rating, come banche solide, utilities e via dicendo).
Capito quindi i due scenari.
Cioè in pratica se vi trovate con un grosso capitale, magari perché avete venduto la famosa casa di nonna, ma non avete un reddito o un risparmio particolarmente elevato, allora può aver senso blindare della liquidità a medio termine attraverso delle obbligazioni singole.
Se invece avete anche un reddito significativo, allora la volatilità del vostro portafoglio sarà un problema minore e non dovrebbe mettervi nella situazione di dover svendere titoli nel momento sbagliato per far fronte a delle spese importanti.
Ok, veniamo ora al cuore dell’episodio, alla parte che so che più vi interessa.
Perché va bene il conto deposito, va bene le obbligazioni, ma qua ci interessa capire come investirà i suoi soldi la nostra amica Maria.
Anche qui, mettiamo insieme un po’ di premesse prima di andare a metter giù un portafoglio a puro titolo di esempio.
PREMESSA UNO:
Da un punto di vista strettamente razionale, non ha alcun senso che Maria faccia una qualche forma di piano di accumulo con questi 100.000 € (o 70.000 € a seconda di come gestisce la parte obbligazionaria).
Ok?
Lo abbiamo detto più volte, su un orizzonte di lungo termine investire tutti i soldi subito è statisticamente meglio che fare dollar cost averaging, ossia mettere i soldi un po’ per volta per mediare i prezzi di acquisto.
Per gli smemorelli che non si ricordano il motivo, ciò è dovuto al fatto che il mercato passa più tempo a crescere che a crollare, in ogni singolo anno c’è il 75% di probabilità che il mercato azionario globale chiuda in positivo e su orizzonti di 10 anni siamo praticamente al 95%, quindi investire subito è meglio che investire un po’ per volta.
Ricordatevi inoltre quello che abbiamo detto nell’episodio sui buoni propositi per il 2024.
Negli investimenti il fattore TEMPO non è importante solo rispetto a quanto iniziate a investire, ma anche rispetto alla quantità di soldi che vengono investiti prima rispetto a quelli investiti dopo.
A parità di tempo complessivo, rendimento medio e capitale investito, se metto più soldi prima cresceranno di più.
Poi una cosa è la statistica e la probabilità, un’altra è la psicologia.
Quando hai un capitale importante e non hai mai investito prima, capisco che picchiare dentro al mercato 100.000 € di botto sapendo che c’è una possibilità, bassa ma non rarissima dopo tutto, che il mercato crolli, può non lasciare particolarmente sereni.
Più che altro il problema è di natura emotiva, perché sappiamo bene che se Maria investe 100.000 € domani e tra un mese il mercato è crollato del 30% per qualche evento inaspettato, Maria maledirà se stessa e il podcast di finanza personale che ascoltava e che le ha fatto venire l’idea di investire, mannaggia a quello quando mai l’ha fatto.
In realtà è abbastanza irrilevante il fatto che il mercato crolli dopo poco.
Casomai se fosse stata più fortunata e avesse investito durante il crollo, certo, avrebbe acquistato i suoi ETF a prezzi migliori.
Ma a parte la mancata opportunità di breve, sti gran cazzi che Maria inizia ad investire subito prima di un bear market.
La probabilità, basata su 100 anni e fischia di dati storici, ci diche che da qui al 2034 lo stesso mercato che è appena crollato in cui Maria ha investito in media sarà su di circa il 116% (dato che l’MSCI World ha un rendimento medio dell’8% all’anno), quindi sì, fare subito meno 30% fa girare le palle, ma se abbiamo capito che quando investiamo nel mercato azionario bisogna avere una prospettiva di lungo termine chissenefrega di questo -30% iniziale.
Anzi, dato che Maria guadagna bene, probabilmente i prossimi soldi che investirà le permetterà di fare affari d’oro visto che il mercato sarà diventato molto più economico.
Però appunto dicevamo c’è un tema psicologico che va al di là della fredda matematica.
Come diceva il filosofo e matematico Blaise Pascal, il cuore conosce ragioni che la ragione non conosce.
E allora quale potrebbe essere l’alternativa.
Maria potrebbe valutare di entrare progressivamente nel mercato, magari in 3-4 tranche lungo 12/18 mesi lasciando progressivamente la parte non investita in prodotti a basso rischio come depositi e obbligazioni, così intanto che prende coraggio i suoi soldi si portano a casa un minimo di rendimento.
Facciamo un esempio, diciamo che appunto deve investire 100.000 € e che ciò avverrà in 4 tranche ogni 6 mesi.
L’idea potrebbe essere:
– Gennaio 2024:
– Maria investe 25.000 € nel suo portafoglio e mette
– 25.000 € in BOT con scadenza Luglio 2024
– 25.000 € in BTP con scadenza Gennaio 2025
– 25.000 € in un BTP o conto deposito con scadenza Luglio 2025
– Luglio 2024: Scadono i BOT e Maria aggiunge questi 25.000 € al portafoglio
– Gennaio 2025: Scadono i BTP e Maria aggiunge altri 25.000 € al portafoglio
– Luglio 2025: Scadono gli ultimi BTP o il vincolo del conto deposito e mette anche gli ultimi 25.000 € nel portafoglio.
In questo discorso chiaramente non stiamo considerando tutto l’ulteriore risparmio che Maria accumulerà mese dopo mese grazie al suo reddito che tendenzialmente andrebbe ad aggiungersi al suo portafoglio di investimento (se non usato per la famosa cucina da rifare).
È una roba un po’ macchinosa e subottimale.
Se però uno ha paura di mettere tutti i soldi subito e di vederli crollare, potrebbe essere un’idea per abituarsi gradualmente all’idea di avere i primi soldi che ballano sui mercati rispetto che belli fermi sul conto.
Ok
PREMESSA DUE: L’asset allocation.
Adesso arriviamo a quello che farà Maria, però in generale bisogna tener conto che maggiore è il capitale, minore potrebbe essere la propensione al rischio.
Ora Maria non ha un capitale esagerato.
Importante, ma non life-changing.
Immaginate invece qualcuno che si trova improvvisamente ad avere, che so, 500.000 €.
Ecco, anche se questo fortunello è piuttosto giovane e quindi la teoria vorrebbe che investisse soprattutto in azionario, d’altra parte potrebbe voler innanzitutto tutelare il suo capitale, dato che anche un rendimento contenuto qui si traduce in valori assoluti piuttosto importanti.
Giusto per capirci, un rendimento del 4% su un capitale di 500.000 € sono 20.000 € all’anno e tanto basterebbe per coprire abbondantemente l’inflazione media.
Quindi, benché in linea di principio uno dovrebbe investire più o meno in base agli stessi criteri a prescindere dal capitale di partenza, è comunque comprensibile che chi ha un patrimonio rilevante possa essere più interessato a proteggerne il valore che non ad inseguire un rendimento più importante, dato che ciò lo esporrebbe anche a fluttuazioni importanti.
L’anno infatti che quel portafoglio dovesse fare -20% sono 100.000 € che se ne vanno, non è proprio una cosa a cui tutti sono emotivamente preparati.
Bene, fatte queste due premesse, che come avete capito sono di natura strettamente psicologica, possiamo passare a capire come investire il risparmio di Maria.
Diciamo che Maria ha una buona predisposizione al rischio, non intende investire in obbligazioni singole perché tanto ha un reddito tale che le consentirà sempre di gestire le spese con poca pianificazione e abbiamo detto che ha anche un fondo di emergenza di un anno sempre a disposizione.
Quindi, questi 100.000 € li investe tutti.
E in cosa li investe?
Beh, li investe in ETF ovviamente.
Lavora in McKinsey, ha fatto tutti i suoi bei compiti a casa e ha capito che battere il mercato è quasi impossibile, scommettere su azioni singole non è una buona idea e affidarsi ad un Private Banker peggio che andare di notte.
Partiamo dall’asset allocation e per semplicità usiamo la formula di massima di cui parliamo qui ogni tanto, che dice: investi in azioni una percentuale del portafoglio uguale a 125 — i tuoi anni (35) — i tassi della Fed per 5 (circa 25).
In totale farebbe 65% in azioni, mentre tutto il resto andrà in prodotti obbligazionari e oro.
Come comporrà la parte azionaria?
Eh qui dipende dalla sua visione del mondo.
Come sapete il professor Coletti le direbbe: “dato che hai un capitale significativo, puoi permetterti di comprare anche una dozzina di ETF divisi per aree geografiche e fare un portafoglio fondamentalmente equal weight”.
Un’alternativa più semplice potrebbe essere usare tre ETF:
– Uno sull’S&P 500
– Uno sullo Stoxx 600
– Uno sui mercati emergenti.
Infine una via di mezzo potrebbe essere usare un mix fatto da:
– MSCI World
– S&P 500
– Stoxx 600
– Giappone
– Mercati Emergenti
In questo terzo caso avrebbe fondamentalmente una copertura globale, ma potrebbe scegliere con una certa libertà come sovrappesare determinate regioni rispetto ad altre, senza cadere in uno dei due estremi che sarebbero:
– Il portafoglio alla Coletti con una montagna di ETF da gestire;
– Un ETF azionario Globale All World che quello è e quello di tieni, senza poterci fare molto.
Maria sa che l’indice con il miglior rendimento storico è l’S&P 500, quindi avrebbe senso sovrappesare il suo investimento in America, però ha anche un capitale che inizia ad essere interessante, quindi fa due ragionamenti, uno strategico e uno tattico:
– RAGIONAMENTO STRATEGICO: dato che sto investendo 100.000 € di botto, preferisco avere una maggiore diversificazione geografica, piuttosto che concentrare eccessivamente la parte azionaria dell’investimento in un singolo mercato.
Per questa ragione sceglie di non seguire un’allocazione capital-weighted, come quella fatta da indici globali come il FTSE All World o l’MSCI All Country, che in pratica attribuiscono circa il 60% del peso alle grandi aziende Americane e il restante 40% a tutto il resto del mondo.
A questo si aggiunge un
– RAGIONAMENTO TATTICO: ossia legato alla specifica situazione di mercato in cui ci troviamo.
Maria dice: dal 2008 ad oggi il mercato Americano ha avuto dei suoi quindicenni più glorioso di tutta la sua lunga storia, con un total return addirittura del 14% all’anno, grazie ad un contesto di tassi praticamente a zero che ha alimentato la crescita spropositata soprattutto dei grandi colossi tecnologici.
Ragazzi 14% vuol dire che ogni 5 anni il capitale raddoppia.
Chi avesse avuto il coraggio, all’alba del 2009 e con le ferite della Grande Crisi Finanziaria ancora aperte, a mettere 10.000 dollari sull’S&P 500, oggi ne avrebbe 80.000 senza aver dovuto fare assolutamente nulla.
Cosa preoccupa però Maria?
Maria si è fatta un’overdose di report di banche d’investimento, società di asset management, fondi e via dicendo e si è fatta quest’idea:
– UNO: l’epoca dei tassi di interesse a zero è probabilmente finita. Non si sa se per sempre, ma probabilmente per un bel po’ non si tornerà più ai livelli drogati del decennio scorso;
– DUE: il Cyclically Adjusted Price Earning Ratio delle società americane è storicamente molto alto. Questa è una metrica inventata dal premio Nobel Robert Shiller che prende in considerazione il prezzo delle azioni in rapporto agli utili medi degli ultimi 10 anni.
Quando questo valore è mediamente alto, tendenzialmente le società di quell’indice tendono a crescere meno negli anni successivi e viceversa.
Oggi siamo sopra a 30 per l’S&P 500, un dato estremamente alto rispetto alla media storica di 16 (anche se non così alto come quello di fine 2021, che era a 38, o del 2000, ben oltre i 40).
Questo sta portando diversi investitori istituzionali a ritenere che le prospettive per il mercato americano nei prossimi anni possano non essere così rosee come in passato.
Ha ragione Maria a fare sue queste valutazioni?
Se sul ragionamento strategico, obiettivamente c’è poco da dire, dato che concettualmente ha senso che una persona preferisca impostare il suo portafoglio con un maggiore diversificazione su base geografica, così da essere esposta a più mercati senza concentrazioni eccessive in uno, dall’altro il ragionamento tattico lascia il tempo che trova.
Nonostante questa metrica di Shiller si sia rivelata in passato un buon predittore del rendimento a lungo termine delle azioni americane, d’altra parte c’è anche chi sostiene che, per sua struttura e per come è costruita, sia intrinsecamente pessimistica e quindi possa indurre gli investitori ad una visione eccessivamente negativa.
Comunque sia, quando si investono i propri soldi è importante impostare il portafoglio su delle basi che riflettono le nostre idee e convinzioni.
Essendo impossibile prevedere razionalmente il futuro, la cosa migliore da fare è avere un portafoglio che, nei limiti del buon senso, ci faccia stare sereni.
Il portafoglio di Maria verrà quindi impostato in questo modo.
DISCLAIMER: attenzione che questo è solo un esempio del tutto a caso! Non prendete quest’asset allocation pari pari per i vostri portafogli.
Per quanto ritenga che essa possa essere un’impostazione sensata per una persona come Maria, ogni portafoglio deve essere costruito sulla base della propria situazione finanziaria personale, del proprio orizzonte temporale e della propria sensibilità rispetto alla volatilità dei mercati.
Dicevo, Maria non vuole mettersi cinquanta ETF in portafoglio e — va bene la diversificazione — ma non crede del tutto all’idea di un portafoglio completamente Equal Weight e quindi sceglie una più semplice impostazione fatta con 5 ETF e investe.
– 20.000 € sul MSCI World
– 15.000 € sul S&P 500
– 13.000 € sullo Stock 600
– 4.000 € sul Giappone
– 13.000 € sui Mercati Emergenti
In questo modo si ritroverà ad avere circa il 45% sugli Stati Uniti, il 26% sull’Europa, l’8% sul Giappone, il 20% sui Mercati Emergenti e quel poco che resta su altri paesi Sviluppati come Canada, Australia e così via.
Gli Stati Uniti sono ancora il peso massimo del portafoglio, però l’idea di Maria è sottopesarli rispetto a quello che si fa negli indici globali, dando invece un peso piuttosto importante (con il 20% della parte azionaria) ai Mercati Emergenti.
Da una parte l’idea di diversificare e ridurre il peso degli Stati Uniti ha senso.
Dall’altro non è che sia esente da rischio avere ben il 20% sui Mercati Emergenti, dato che sono mercati un po’ particolari, spesso condizionati da governi dittatoriali o comunque poco trasparenti e che espongono all’andamento di valute un po’ ballerine.
Prima di vedere come sarebbe andata in passato quest’impostazione, completiamo con le altre asset class.
Maria ha una visione abbastanza aggressiva e con una certa tolleranza rispetto ai possibili drawdown del suo portafoglio.
Infatti sulla parte obbligazionaria sceglie di investire 25.000 € in un ETF che replica l’indice FTSE G7 Government bond, che traccia l’andamento delle obbligazioni governative dei Paesi del G7 (Stati Uniti, Giappone, Francia, Italia, Regno Unito, Germania e Canada).
Infine, sapendo che ogni tanto ci sono dei picchi di inflazione e delle situazioni in cui la decorrelazione tra azioni e obbligazioni smette di funzionare, come nel 2022 per via del repentino aumento dei tassi di interesse che ha fatto crollare sia azioni che obbligazioni, Maria decide di mettere nel portafoglio un 10% di oro.
Avrebbe avuto anche altre opzioni, come ad esempio altre materie prime, ETF sui REIT, quindi sul mercato immobiliare, altre tipologie di ETF obbligazionari (come ad esempio gli High Yield), però per il momento Maria decide di partire così.
In futuro, magari, si vedrà se aggiungere altri pezzi man mano che introdurrà nuovo risparmio nel portafoglio.
Ora, come sarebbe andato nel passato questo portafoglio?
Ho a disposizione 30 anni di dati e il rendimento medio sarebbe stato del 7,5%.
Decisamente molto molto buono.
Avrebbe avuto 24 anni positivi e 6 negativi.
Gli anni migliori sarebbero stati il 1999, 2005, 2009, 2010, 2019, 2021 e 2023, tutti sopra il 20%.
Gli anni peggiori, manco a dirlo, sarebbero stati, il 2002 e il 2008, entrambi con -20%.
Se il tool di backtest che ho utilizzato non dice cazzate, un portafoglio di questo tipo ha il 99% di probabilità di riportare un ritorno positivo se l’investimento viene mantenuto almeno 10 anni.
Bene.
Ora Maria ha il suo bel portafoglio pronto.
Come avrete capito non è costruito come i “lazy portfolio”, i cosiddetti portafogli pigri impostati una volta e poi mantenuti identici per tutta la vita.
Esempi di questi lazy portfolio, di cui parleremo in una delle prossime puntate, sono il portafoglio All Weather di Ray Dalio, il Golden Butterfly, il Permanent Portfolio, lo Swensen Portfolio, il Three o Four Funds Portfolio e via dicendo.
Lo stesso 60/40, entro certi limiti, è un lazy portfolio, anche se in realtà l’idea alla sua base è quella di mantenere un approccio più dinamico a seconda dei cicli economici e delle dinamiche dei tassi di interesse.
Se però uno complessivamente mantiene un rapporto tra azioni e obbligazioni 60/40 nel corso della sua vita di investitore, allora anche questo può essere visto come un portafoglio pigro.
Maria, che ha un certo capitale a disposizione, investe invece un portafoglio che le permette una certa flessibilità.
Potrà infatti sempre decidere di modificare l’esposizione a certi mercati, senza i vincoli di ETF globali che sono già impacchettati così.
Da qui in poi Maria continuerà a introdurre nel suo portafoglio tutta la quota di risparmio, al netto di spese di breve e medi termine che dovrà sostenere, e ciò potrebbe farlo sia aumentando le sue quote dei prodotti che in cui sta già investendo, sia incorporando nel portafoglio nuovi asset.
Dovrà fare un piano di accumulo a questo punto?
Non necessariamente.
Può aver senso che mensilmente faccia dei versamenti nel suo portafoglio, oppure che magari li raggruppi ogni trimestre o addirittura ogni 6 mesi.
Voi direte “eh il dollar cost averaging”? Non sarebbe meglio che investisse periodicamente per mediare il prezzo di carico?
Sì, da una parte è vero, dall’altra anche se il suo risparmio mensile fosse di, che so, 2.000 €, cmq l’impatto di 2.000 € distribuiti su 7 ETF e su un patrimonio di 100.000 € non è che spostano molto.
Quindi farlo ogni mese con 2.000, ogni trimestre con 6.000 o ogni semestre con 12.000 € probabilmente non farà chissà che grande differenza.
Ad ogni modo la cosa su cui vorrei far soffermare la vostra attenzione, miei cari amici dai cospicui conti correnti, è l’importanza della semplicità.
In generale, anche se da 100.000 € questo portafoglio dovesse passare a 1.000.000 €, nessuno dice che dovrebbe cambiare di conseguenza.
Quel portafoglio equilibrato che abbiamo costruito per il suo patrimonio attuale andrebbe sicuramente bene anche per dieci volte tanto.
Forse anche per cento volte tanto.
Certo, l’idea di ritrovarsi con magari 200.000 € investiti dentro un solo ETF può sembrare una concentrazione pericolosa.
Ma se confrontiamo questi 200.000 € con le dimensioni multimiliardarie degli ETF che replicano gli indici che abbiamo preso ad esempio, stiamo parlando letteralmente di una goccia, che probabilmente non causeranno mai a Maria alcun problema qualora volesse dismettere qualcuno dei suoi investimenti per avere della liquidità a disposizione.
Quindi, fate cose semplici.
Se volete 200 ETF come Coletti, uno per ogni paese del mondo, nulla da dire in contrario (purché abbiate broker con basse commissioni e che prendiate ETF con spese di gestione contenute), ma il valore differenziale rispetto ad una cosa come quella che abbiamo fatto nel nostro esempio non sarà così particolarmente significativa.
L’unica cosa davvero importante è come impostate l’asset allocation.
Sarà quella alla fine a decidere il vostro rendimento, non tanto la scelta dei singoli mercati in cui investire.
Ieri ho letto un report di Morningstar che aveva messo insieme le previsioni a 10 anni sui mercati Americano, Paesi Sviluppati e Paesi emergenti, fatte da BlackRock, Vanguard, Fidelity, JP Morgan e un altro paio.
Come sempre le previsioni lasciano il tempo che trovano e pure tra di loro c’erano grosse differenze.
Ho notato però una certa convergenza nelle tesi principali di tutte quante, che sono:
UNO = il mercato Americano avrà rendimenti inferiori nei prossimi anni, stimati tra il 4 eil 6% all’anno;
DUE = i mercati sviluppati, in particolare Europa, Canada, Giappone e Australia, cresceranno di più, intorno all’8% all’anno; e infine
TRE = i mercati emergenti sono quelli che dovrebbero avere la performance migliore, con stime che toccano anche il 9-10%.
Ora, prevedere cosa faranno i mercati nei prossimi 10 anni è veramente un tiro di dadi.
Quindi magari ci prendono, magari no, sicuramente è significativo che tutte queste società abbiano una visione fondamentalmente comune su quali mercati dovrebbero andare meglio e quali peggio.
In effetti c’è un ragionevole principio di regressione verso la media in queste valutazioni.
Il mercato Americano, dal 2009 a oggi, ha fatto il 14% di rendimento medio annuo, qualcosa di spaventoso e nettamente al di sopra della sua media storica del 10%.
Questo significa che nei prossimi 15 anni, se volessimo ripristinare la media storica del 10%, l’S&P 500 dovrebbe fare in media “solo” il 6,15% all’anno, che è una stima leggermente superiore a quella di Blackrock e compagnia, ma siamo lì lì.
Per lo stesso motivo, dato che i mercati Europei e quelli emergenti non è che abbiano avuto esattamente un decennio d’oro alle nostre spalle, potrebbero registrare quelle performance interessanti solo per ripristinare la loro media di lungo periodo.
E’ vero che gli ETF globali, come il famoso Vanguard FTSE All World o l’Ishares MSCI All Country si ribilanciano automaticamente in base al cambiamento delle capitalizzazioni dei mercati, ma se in effetti io volessi dar credito all’idea che i paesi extra Stati Uniti cresceranno di più nei prossimi anni, allora un portafoglio come quello di Maria mi dà tutta la flessibilità per agire di conseguenza.
Ultima considerazione prima di chiudere.
Impostare un portafoglio da 10.000 €, 100.000 € o un milione di euro non richiede particolari aggiustamenti, se non quelli che abbiamo visto.
Tuttavia se uno non ha mai investito prima e si trova di colpo a voler impostare un portafoglio corposo, forse in questo caso potrebbe valere la pena rivolgersi ad un consulente finanziario indipendente, che può aiutarvi a strutturare le basi di tutta la vostra pianificazione finanziaria.
Il costo non è trascurabile, perché siamo sempre nell’ordine dell’1% all’anno.
I vantaggi però sono molteplici a mio avviso:
– UNO = la parcella è annuale, quindi appena non volete più avvalervi del consulente, fine, non avete più nessuna commissione da pagare (diversamente da quel che accade con i fondi comuni, dove le commissioni sono integrate nel vostro investimento e quindi se volete smettere di pagarle potete solo liquidare tutto);
– DUE = essendo indipendente, il consulente ha tutto l’interesse a selezionare i prodotti realmente migliori, dato che non ha (né può avere) alcun incentivo a consigliarvi un prodotto piuttosto che un altro
– TRE = Il consulente vi può aiutare in tutta una serie di cose che non riguardano solo il portafoglio, ma anche la pensione, la pianificazione della liquidità per spese importanti, la gestione degli aspetti fiscali e via dicendo.
Se su patrimoni piccoli questi tre benefici non sono particolarmente apprezzabili, su capitali rilevanti anche piccoli accorgimenti sulla gestione di vostri soldi possono valere migliaia di euro.
Quindi se siete sereni andate da soli, altrimenti valutate di sentire un consulente indipendente iscritto all’albo dell’OCF, che è l’unico soggetto in Italia abilitato a fornire consulenza finanziaria.
Ok, e con questo siamo giunti alla fine anche dell’episodio di oggi.
Episodio forse non per tutti ma in realtà anche sì: perché auguro davvero a tutti voi che mi seguite di avere il prima possibile il problema di come investire un capitale di oltre 100.000 €.
Molti di voi ci saranno già, qualcuno sarà oltre, molti ci dovranno ancora arrivare.
Ma la cosa bella è che se state ascoltando questo podcast è solo questione di tempo perché ciascuno di voi ad un certo punto si ritrovi con un portafoglio di questo ordine di grandezza.
Nei prossimi episodi invece abbiamo menu ricco, con tanti nuovi temi da affrontare.
Parleremo del mito dei Dividendi e di tutte quelle bufale che trovate su internet del tipo “creati una seconda entrata investendo in azioni ad alto dividendo”; parleremo poi finalmente di Bitcoin con Andrea Febbraio, con cui abbiamo realizzato una puntata insieme che verrà trasmessa sia qui su The Bull che nel suo podcast Ciao Cicci; ci aspetteranno poi una puntata sui portafogli lazy e a quel punto i tempi potrebbero essere maturi per commentare le vostre risposte alla Challenge di The Bull.
Tra l’altro ho scatenato l’inferno, mi sono arrivate decine di proposte, diamo ancora qualche giorno e poi mettiamo insieme tutti i pezzi per salvare la famiglia del Mulino Bianco dalla sua incompetenza finanziaria.
Care amiche e cari amici di The Bull, grazie per essere ancora qua dopo 70 puntate e per continuare a farci stare nella Champions League dei podcast più ascoltati su Spotify, oltre ad essere tra i primi in diverse classifiche tematiche come Carriere, Affari, Tecnologia e Business.
Grazie di cuore a tutti voi e soprattutto grazie alla vostra opera di sponsorizzazione del podcast, dato che io non ho speso un solo centesimo per promuoverlo in alcun modo.
Per continuare a giocarcela con i podcast realizzati da grandi produzioni e con personaggi famosi, vi invito come sempre a mettere segui e ad attivare le notifiche su Spotify, Apple Podcast o dove vi pare e a lasciare una recensione a 5 stelle per supportarci e permetterci di continuare a produrre contenuti che vi parlano di come investire se la prozia di cui manco vi ricordavate l’esistenza, buon’anima ha tirato le cuoia e vi ha lasciato un bel gruzzolo sempre nuovi.
Per questo episodio invece è davvero tutto e noi ci ritroviamo domenica prossima, per un nuovo capitolo del meraviglioso libro sulla finanza, sul risparmio e sugli investimenti che stiamo scrivendo tutti assieme, sempre qui, naturalmente, con The Bull — Il tuo podcast di finanza personale.
Recensioni
Quando capisci come funziona la finanza… ti viene voglia di raccontarla!
Dovrebbero ascoltarlo buona parte degli italiani e io avrei dovuto scoprirlo con qualche anno in anticipo ma meglio tardi che mai
Matteo C., 3 Set 2025Ho acquistato e letto il suo libro e l' ho trovato. Esprime i concetti economici in modo semplice e chiaro. Sentirlo parlare conferma che è un professionista del settore.
Giulia N., 11 Ago 2025Veramente veramente raccomandato! la finanza personale riassunta alla perfezione! e spiegata partendo dall'ABC! Ottimo anche da ascoltare a velocita 1,5x!
Giorgia R., 23 Gen 2025Veramente interessante, chiaro e conciso. Cambia la vita finanziaria di chiunque.. da ascoltare assolutamente anche per chi di finanza non vuole occuparsi mai
Francesca B., 6 Apr 2024Da quando l'ho scoperto in 15 gg mi sono ascoltato 150 puntate senza fermarmi, ho annullato gli altri podcast per portarmi alla pari ed ascoltare tutte le precedenti puntate, ben fatto, esattamente il livello di informazione che mi serviva
Gianluca G., 11 Set 2025Riccardo mi ha letteralmente cambiato la vita e fatto scoprire che amo la finanza, ho ascoltato il podcast già due volte e non mi stufo mai di ascoltarlo, parla in modo semplice e chiaro
Massimo D., 23 Set 2025Ho seguito tutte le puntate! Grazie veramente
Amalia A., 17 Set 2025Podcast che dà sempre spunti interessanti che personalmente mi ha fatto appassionare alla finanza personale spingendomi ad approfondire in prima persona.
Lorenzo, 13 Mar 2025Non sono solito a mettere recensioni e specialmente non ascolto podcast, ma da quando ho iniziato questo, faccio fatica a staccarmi, e quasi non posso più fare a meno di ascoltare e arricchirmi culturalmente.
Andrea V., 22 Set 2025