Cosa è successo a Gennaio sui Mercati + Q&A

Primo recap dell'anno su cosa è successo nell'ultimo mese sui mercati.Tutto bene sinora, tassi di interesse probabilmente stabili ancora per un po', mercato del lavoro USA esplosivo e tre buoni motivi per cui il 2024 potrebbe essere un anno positivo.Parleremo inoltre di: Vanguard Lifestrategy, Obbligazioni High-Yield e Conti Deposito/ETF Monetari

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77. Cosa è successo a Gennaio sui Mercati + Q&A

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Recap Gennaio, outlook 2024 positivo (statistiche su elezioni USA e January Barometer).

Analisi ETF Lifestrategy Vanguard e Obbligazioni High-Yield.

Gestione liquidità breve termine: Conto Deposito vs ETF monetario.

Trascrizione Episodio

Bentornati a THE BULL – Il tuo podcast di finanza personale

E il primo mese di questo lungo 2024 che ci aspetta ce lo stiamo levati di torno, già tutti devastati per la sensazione di eternità che i primi 31 giorni dell’anno ci fanno puntualmente provare ad ogni giro della Terra intorno al sole.

Meme e post si sono sprecati ovunque par catturare il feeling di chiunque tra noi che, dopo i giorni di festa intorno a Natale, si è dovuto rituffare nella routine quotidiana fatta di lavoro, traffico, commissioni da svolgere, bambini da gestire, problematiche varie che ogni lunedì non ci fanno pensare ad altro se non a quando arriverà finalmente il weekend (durante il quale di solito non penseremo ad altro se non al perché debba per forza esserci un nuovo nefasto lunedì ad aspettarci).

Però se siete qui, sapete anche che l’obiettivo a lungo termine di questo podcast è riuscire un giorno a spezzare questa routine e regalarci finalmente il dono più prezioso e raro che possa esistere: il nostro Tempo.

Quando qualcuno mi chiede: ma perché fai ste cose? Perché ti interessa la finanza? Perché investi? e via dicendo, la risposta immediata che mi viene non è mai: “perché voglio diventare ricco”, bensì “perché voglio diventare libero”.

The Bull non è quindi solo un podcast di divulgazione finanziaria, volto a condividere con quante più persone possibili idee di buon senso su tutta sta pappardella degli investimenti, ma è anche il mio personale e introspettivo diario di viaggio lungo la strada irta e perigliosa che dovrebbe portarmi a quell’obiettivo ultimo.

In questo diario di viaggio, mentre parliamo di questo e quello, da un po’ teniamo anche traccia di quel che sta succedendo sui mercati, che poi sono il posto in cui i nostri soldi, si spera, dovrebbero aumentare con il tempo.

Scaletta dell’episodio di oggi, così ciascuno si ascolta quel che gli pare.

Faremo un bel recap di quel che è successo a Gennaio e lanceremo un’occhiata alle cose che potrebbero accadere nei prossimi mesi.

Dopodiché breve sessione di Q&A, in cui parlo di tre cose su cui mi avete fatto moltissime ricorrenti domande, che nella fattispecie sono:

– UNO: cosa ne penso degli ETF Lifestrategy di Vanguard (non so per quale motivo sta cosa vi interessi così tanto, ma dei tanti messaggi che ricevo ogni giorno ce n’è quasi sempre uno su sta roba), poi

– DUE: cosa sono le obbligazioni high-yield (e questa invece è una domanda mooolto più interessante), infine

– TRE: per la liquidità di breve termine, meglio conto deposito o un ETF monetario?

Questo è il menu del giorno… cominciamo!

Allora intanto meno male che ho aspettato a fare il recap di Gennaio rispetto al programma, perché sta settimana sono successe un po’ cose mica da niente.

Abbiamo avuto:

– Il solito tumultuoso Fed Day mercoledì, con il Federal Open Market Commitee che, come previsto, ha lasciato invariati i tassi di interesse e da una parte ha fatto capire che prima o poi sti tagli dei tassi cominceranno … ma anche che forse non così presto come il mercato pensava (ma dai? Ma non mi dire…).

– Nel frattempo sono usciti i report sul 4° trimestre del 2023, Microsoft grossomodo ha rispettato le aspettative, Apple lì lì, grande tonfo di Google che ha guadagnato, secondo gli analisti, troppo poche decine di miliardi di dollari e la sua azione si è fatta un bel -7% in un giorno, mentre ottimi dati di Amazon ma soprattutto Meta, la parent company di Facebook, Instagram e Whatsapp, ha registrato un assurdo +20% in un solo giorno a seguito della combinazione tra buoni dati trimestrali e la notizia del suo primo stacco di dividendi della sua storia.

– Venerdì poi, che in realtà era già il 2 Febbraio, ma lo contiamo comunque, era il giorno in cui sarebbero stati pubblicati i consueti dati sui Not farm payrolls, ossia sui nuovi posti di lavoro non agricoli creati negli Stati Uniti.

E voi direte: e che ce frega di quanti posti di lavoro vengono creati negli Stati Uniti?
Eh ci frega, perché se il mercato del lavoro americano comincia a rallentare, allora la Fed si convince a tagliare i tassi e gli azionisti sono tutti contenti perché come sappiamo i tassi d’interesse che scendono sono una cosa che di solito fa bene alle azioni.

Se invece il mercato del lavoro accelera, allora il rischio è che parallelamente aumenti anche l’inflazione, cosa che invece porta la Fed a tenere i tassi alti (se non addirittura ad alzarli ulteriormente) per cercare di raffreddare un po’ l’economia.

Questo è stato il dato più clamoroso di tutti.

Erano previsti circa 180.000 nuovi posti di lavoro creati.

Alle 14:30 esce il report e boom! 353.000 nuovi job, praticamente il doppio delle previsioni.

In un nanosecondo è successo tutto quello che doveva succedere, come da manuale.

Futures sull’S&P 500 giù a picco e rendimento dei titoli di Stato di tutto il mondo occidentale che hanno impennato, questa seconda cosa dovuta al fatto che la prospettiva di tassi che non scendono implica:

– Rendimenti delle obbligazioni maggiori e dunque

– Prezzi delle obbligazioni inferiori.

La ridico meglio: se il mercato improvvisamente pensa che i tassi di interesse scenderanno meno di quanto previsto, allora si metteranno a vendere furiosamente obbligazioni, questa cosa farà scendere i prezzi e contestualmente aumentare i rendimenti.

Ricordatevi sempre, quando si parla di obbligazioni, che c’è una relazione inversa tra prezzi e rendimenti.

Se i rendimenti scendono i prezzi salgono, mentre se i rendimenti salgono i prezzi scendono.

Cosa comporta comunque tutto ciò?

Boh, chi può dirlo.

A questo punto si aprono due interpretazioni diametralmente opposte:

INTERPRETAZIONE NEGATIVA: il mercato del lavoro è ancora troppo dinamico, questa cosa spinge su i prezzi di tutto, l’inflazione si impenna nuovamente, i tassi salgono, disastro, sventura, tragedia Greca che in confronto l’Antigone è un cinepanettone.

INTERPRETAZIONE POSITIVA: l’economia Americana è di un altro pianeta e sta veramente correndo come non si vedeva da 30 anni, dimostrando ancora una volta al mondo intero la sua inarrivabile superiorità non solo tecnologica ma anche industriale.

Sono le 22:30 di venerdì 2 febbraio mentre sto registrando quest’episodio.

A guardare come poi ha chiuso l’S&P 500, dopo il primo shock all’uscita dei dati, con un grande slancio verso i vicinissimi 5.000 punti, beh a vederla così sembra che la seconda interpretazione sia quella prevalente.

O almeno questa è quella che in mercati ad oggi vogliono raccontarsi.

In generale, invece, vediamo come di consueto come hanno terminato il primo mese dell’anno i principali indici internazionali.

Attenzione che le performance che cito sono quelle realizzate da un investitore europeo, quindi tengono conto dell’effetto del cambio valutario.

Dunque, dal 1° al 31 gennaio 2024 abbiamo:

– S&P 500 = +3,66%

– MSCI World = +3,19%

– Stoxx 600 = +1,61%

– MSCI Japan = +5,86%

– Mercati Emergenti = -2,43%

– MSCI China = addirittura -6,45%

Sul fronte obbligazionario, invece, siamo fondamentalmente piatti e a seconda dell’indice che considerate, andiamo da un -0,5% su quelle governative europee a media scadenza ad un +0,5% su quelle governative globali sempre a media scadenza.

Oro? Un timido +1,18% da inizio anno.

E Bitcoin?

Ah perché questo è stato il mese dell’approvazione del famoso ETF su Bitcoin!

Il primo della storia.

Vi ricordate? Ne avevamo parlato qualche settimana fa assieme ad Andrea Febbraio.

ETF approvato pochi giorni dopo che avevamo registrato l’episodio e come è andata?

Beh, mi spiace deludervi, ma da inizio anno è praticamente immobile.

L’approvazione dell’ETF su Bitcoin era stata talmente anticipata nei prezzi, che quando è avvenuta davvero il prezzo di Bitcoin fondamentalmente non ha fatto una piega.

Ah già che ci siamo, visto che la domanda me l’avete fatta in tanti.

NO, in Europa non si può comprare l’ETF su Bitcoin, a meno che non abbiate certi particolari requisiti su cui non stiamo ad annoiarci.

Comunque la differenza tra l’ETF su Bitcoin e gli ETN che invece esistevano già e che sono disponibili anche in Europa, è che l’ETF replica il prezzo spot di Bitcoin attraverso un meccanismo che si basa sulla detenzione fisica della criptovaluta.

Gli ETN, invece, che sono più simili ad un’obbligazione che non ad un’azione, di solito replicano il prezzo dei futures su Bitcoin.

Detto questo, se proprio volete un ETqualcosa su Bitcoin, prendete un ETN, attenzione che hanno costi di gestione molto alti, e siete a posto così.

Sono gli investitori istituzionali che ad oggi non potevano investire in Bitcoin.

Con l’ETF è possibile che adesso possano entrare in questo mercato.

Parentesi su Bitcoin a parte queste sono le cose principali accadute sui mercati a Gennaio.

A questo punto, preso atto di come sono andate le cose a Gennaio, vi do tre motivi per cui il mercato azionario ha buone probabilità di fare un anno positivo in questo 2024.

Come sempre, le previsioni non valgono una mazza, quindi il mio consiglio è di prendere per aria fritta quello che sto per dirvi, però altrettanto come da nostra abitudine queste previsioni che sto per dare non si basano su una mia analisi, sul mio feeling, o sull’interpretazione del fondo della tazzina del mio espresso, bensì su semplici — e ben più interessanti — dati statistici.

MOTIVO UNO: questo l’ho già citato un paio di volte, giuro che lo ricordo qui per l’ultima volta e poi per qualche anno ve lo risparmio.

Parlando sempre di azionario Americano, l’anno successivo ad un anno positivo (come il 2023) che è stato preceduto da un anno negativo (come il 2022) ha una performance media storica di circa l’11%.

E’ successo nel 76, 79, 83, 92, 2004, 2010 e 2020.

Quindi dita incrociate per il 2024.

MOTIVO DUE: il 2024 sarà l’anno in cui il maggior numero di persone nella storia andrà a votare per rinnovare i rispettivi governi! Ben 2 miliardi di persone saranno chiamate alle urne nei vari Paesi, anche se naturalmente l’elezione clou sarà quella di Novembre, dove con ogni probabilità vedremo gli elettori Americani scegliere il 47° presidente della loro gloriosa storia, in uno scontro cui mai avremmo voluto assistere tra l’ottantenne Joe Biden e lo squinternato ex palazzinaro newyorkese Donald Trump.

Chiunque vincerà, scontenterà gli oltre 200 milioni di elettori Americani che mai come questa volta sembra non potranno far altro che scegliere il male minore.

(anche se in realtà Biden, almeno sul piano economico, ho portato avanti una politica con i controcazzi che purtroppo non gli viene riconosciuta abbastanza internamente).

Comunque quel che succederà dal 2025 lo scopriremo sempre insieme una volta arrivati al 180° episodio di The Bull, ma nel frattempo per il 2024 sappiamo che negli anni delle elezioni Americane l’S&P 500 ha avuto una performance media di circa l’11% pure qui.

Nell’ultimo secolo, abbiamo avuto solo 4 anni elettorali con un rendimento del mercato azionario negativo e precisamente:

– il 2008, anno della devastante crisi finanziaria;

– il 2000, anno in cui è esplosa la bolla delle dot.com;

– il 1940, all’inizio della seconda guerra mondiale e infine

– il 1932, durante i terribili anni della grande Depressione.

Quindi, a meno che succede un casino fotonico, di solito gli anni elettorali portano bene all’S&P 500 perché i presidenti uscenti tendono a portare avanti politiche accomodanti nell’ultimo anno dei loro mandati per cercare di ottenere consenso in vista delle urne a Novembre.

Tra l’altro c’è un’accesa polemica negli Stati Uniti che riguarda la Federal Reserve, poiché i Repubblicani sostengono che la Fed possa tagliare i tassi prima del dovuto per fare un favore a Biden, mentre i Democratici sostengono che invece la Fed possa tagliare troppo tardi per fare un favore a Trump.

Questa cosa ha tanto il sapore delle note vicende di casa nostra…

MOTIVO TRE: anche se questo mi è sempre sembrato un po’ una cagata, abbiamo il JANUARY BAROMETER.

In pratica il barometro di Gennaio dice che quando l’S&P 500 chiude in positivo il mese di Gennaio, allora in circa il 75% dei casi l’anno si conclude in positivo.

Da una parte sembra esserci una correlazione forte, visto che appunto questa cosa funziona oltre 3 volte su 4.

D’altra parte è anche vero che il mercato azionario americano ha un rendimento positivo 3 anni su 4, quindi il barometro di gennaio potrebbe essere semplicemente una conseguenza del trend di lungo termine del mercato stesso.

Come sapete però a volte si creano le cosiddette self fulfilling prophecy, ossia le profezie che si autoavverano.

Una volta che tutti si convincono del fatto che quando il mercato è positivo a Gennaio, allora tenderà ad essere positivo tutto l’anno, ciò potrebbe portare molti investitori ad essere maggiormente ottimisti e quindi di fatto a contribuire con i propri maggiori investimenti azionari alla crescita del mercato stesso.

È ovvio che queste tre correlazioni sono prevalentemente spurie, ossia non c’è alcun nesso causale tra i tre motivi e la corrispondente performance dei mercati.

Allo stesso tempo tuttavia il mercato vive un po’ di pattern ricorrenti e un altro po’ delle aspettative degli investitori.

Quindi anche solo il fatto che si pensi che questi tre motivi alzino la probabilità di avere un anno positivo, beh, in qualche modo ciò può realmente incidere sul rendimento del mercato nell’anno.

Quindi tutti All In sull’azionario Americano?

Chiaramente l’asset allocation di qualunque portafoglio non dovrebbe variare di una virgola una volta che avete appreso questi tre motivi.

Però in assenza di altre informazioni certe, avere qualche supporto statistico rispetto alla nostra aspettativa che i nostri investimenti vadano bene è pur sempre confortante.

Fine del recap di Gennaio.

Come da tradizione, negli episodi dedicati al recap mensile la seconda parte è dedicata alle (VOSTRE) domande e alle (MIE) risposte.

Le vostre domande sono spesso molto intelligenti.
Per quanto riguarda le risposte, invece, beh vi accontentate di quel che passa il convento.

Allora, PRIMA DOMANDA: che ne pensiamo degli ETF Life Strategy di Vanguard.

Non so per quale motivo mi stiano arrivando decine di domande su sta cosa, a quanto pare è un tema che vi appassiona quasi tanto quanto gli ETF Obbligazionari.

Per chi ha bisogno di un veloce refresh, ne avevo parlato nell’episodio 28 dedicato a Ramit Sethi.

In breve, si tratta di ETF multiasset, ossia di singoli ETF che contengono sia azioni che obbligazioni.

Si chiamano Life Strategy perché in qualche modo dovrebbero essere dei pacchetti preconfenzionati che uno si tiene per tutta la vita in base all’asset allocation che più gli si addice.

Vanguard ne ha quattro (o perlomeno quattro quotati in Europa) e sono denominati in base alla percentuale di azioni presentie in particolare abbiamo:

– Lifestrategy 80% Equity

– 60%

– 40%

– 20%.

Nel 60%, per esempio, si trovano dentro una decina di ETF di Vanguard tra i quali il Vanguard FTSE All World, il FTSE Developed World, il FTSE North America, Obbligazioni globali, obbligazioni europee, obbligazioni americane e così via, il tutto per creare un mix 60/40.

Ovviamente la parte che non è investita in azioni viene investita in obbligazioni.

Costo di gestione annuo 0,25% e capitalizzazione circa 250 milioni di euro.

Per vostra informazione questi prodotti sono quotati anche su Borsa Italiana.

Ora, perché vi attraggono tanto?

Da una parte sono in effetti una soluzione, come si dice, no-brainer.

Compro tutto il pacchetto già bell’e fatto, Vanguard ribilancia per gli affari suoi e io non devo fare niente, se non impostare il piano di accumulo.

In sé e per sé, niente da dire, sono fatti bene e probabilmente fanno il loro.

Quali sono però le cose che dissi già una cinquantina di episodi fa e continuano a non farmi impazzire di questi prodotti?

– UNO: sono immodificabili; quella è la composizione, quelli sono gli ETF inclusi e quelli mi tengo per la vita, a meno che Vanguard decida di cambiare qualcosa.

– DUE: sono relativamente piccoli e meno liquidi dei grandi ETF che citiamo spesso; non che sia un problema gravissimo, però non mi rende sereno concentrare il mio capitale in prodotti che non hanno volumi di scambio giornalieri in borsa particolarmente alti.

Per farvi un esempio: il Lifestrategy 60% ogni giorno ha scambi sulla Borsa di Milano per qualche decina di migliaia di euro, che fanno circa 6-700.000 euro di transazioni al mese.
L’ETF di Vanguard sull’S&P 500 ad accumulazione (con ticker VUAA), scambia ogni giorno tra 1 e 2 milioni di euro, per un totale di circa 15-25 milioni di euro al mese.

– TRE: benché abbiano dentro diversi ETF che a loro volta incorporano centinaia di asset, sono di fatto un singolo prodotto in cui metto tutto il mio capitale e anche questa cosa non mi farebbe star bene la notte, oltre al fatto che il giorno che volessi vendere delle quote devo per forza vendere tutto il blocco e non posso scegliere quali asset vendere né posso scegliere come cambiare l’esposizione geografica della parte azionaria o la duration media delle mie obbligazioni.

Insomma.

Per farla breve.

È un po’ come andare al ristorante e prendere il menu degustazione.

Mangi un po’ di tutto, di solto lo chef mette insieme dei piatti che abbiano senso tra di loro, però non puoi cambiare una virgola.

Con la differenza, sempre per restare nella metafora, che quel menu degustazione sei costretto a mangiartelo per tutta la vita.

Se proprio non c’avete cazzi di stare a pensare al vostro portafoglio, non è sicuramente un cattivo prodotto.

Ma già solo con due ETF (un’azionario globale e un obbligazionario europeo o globale) in pratica potete ricreare lo stesso meccanismo con molta più flessibilità.

SECONDA DOMANDA: cosa sono e come funzionano le Obbligazioni High-Yield.

Questa domanda mi è piaciuta, mi arrivata un po’ di volte soprattutto di recente, non so perché tra l’altro, però bene perché non ne ho mai parlato tanto e così abbiamo l’occasione per fare un breve approfondimento.

Allora come sapete le obbligazioni sono titoli di debito emesse da società o stati.

L’investitore che compra un’obbligazione presta dei soldi all’emittente e questo si impegna a restituirglieli entro una certa data e a riconoscergli un interesse periodico.

Ma quanto interesse?

Eh nel 99% delle volte in cui abbiamo parlato del mondo obbligazionario, ci siamo sempre riferiti ad obbligazioni governative a cui le agenzie di rating — in particolare S&P, Moody’s e Fitch — hanno attribuito un rating definito Investment grade.

In pratica le agenzie hanno sti criteri un po’ strani di dare voti con un mix di lettere e di più e meno.

Se prendiamo la classificazione di Standard and Poor’s (che per la cronaca è la stessa da cui derivano le lettere S e P di S&P 500), andiamo dalle obbligazioni con rating tripla A, che sono attribuite agli emittenti più sicuri e affidabili della galassia, come ad esempio la Germania, via via fino a quelle tripla B, tra cui figura — indovinate un po’ — esatto: l’Italia.

Da AAA fino a BBB-, parliamo di obbligazioni investment grade, ossia obbligazioni fondamentalmente affidabili, dove chiaramente le tripla A sono molto più affidabili delle tripla B.

Gli Stati Uniti, come noto, non hanno un rating tripla A per tutte le agenzie.

Standard and Poor’s ha declassato il debito a AA+ nel 2011 in seguito ad un fenomeno abbastanza frequente da quelle parti chiamato Shut-down, che è quella situazione in cui finiscono i fondi federali e quindi vengono chiuse alcune amministrazioni e i dipendenti pubblici restano per un po’ senza stipendio.

Sì in America il concetto di dipendente statale ha una connotazione molto diversa che qua da noi.

Cmq ogni tanto questa cosa succede, Democratici e Repubblicani non si mettono d’accordo sul budget, per un po’ viene fatto shut-down finché non si riaccordano, emettono debito, si rifinanziano e riparte tutto.

Chiaramente le agenzie di rating possono vedere questo continuo aumento del livello di indebitamento degli Stati Uniti come un fattore di rischio crescente per la sua stabilità a lungo termine.

Questa cosa si è ripetuta nel 2023, anche se lo Shut-down è stato evitato all’ultimo intorno a Maggio, ma Fitch ha deciso comunque un downgrade sempre da tripla A a AA+.

C’è da dire che oggi in effetti gli Stati Uniti sono molto indebitati.

Hanno un debito uguale al 122% del loro immenso prodotto interno lordo e, altro fatto non da poco, hanno un deficit per il 2023 (ossia il rapporto tra spesa totale e prodotto interno lordo di quell’anno) di oltre il 6%.

Poi è vero che gli Stati Uniti sono l’unico stato al mondo con il privilegio di poter stampare tutti i dollari che vogliono, però a lungo termine questa cosa è un problema a cui si aggiunge il fatto che gli alti tassi di interesse di questi ultimi 2 anni comporta un costo molto alto per questo enorme debito che non può essere sostenibile all’infinito.

Comunque, digressione sul debito americano a parte, dicevamo che le obbligazioni da AAA a BBB- sono investment grade.

Essere considerati investment grade è importante perché gli investitori istituzionali (quali fondi comuni, fondi pensione, banche, gli stessi governi e via dicendo) solitamente possono investire solo in obbligazioni investment grade, quindi cascare fuori da quella categoria potrebbe comportare delle grosse difficoltà per una società o uno stato che deve finanziarsi emettendo debito sul mercato.

E questo è il motivo per cui ogni volta che un’agenzia di rating si deve pronunciare sull’Italia ci caghiamo addosso perché se scendiamo di uno o due gradini finiamo in serie B.

La serie B dei rating obbligazionari va da doppia B fino alla C.

Ora, società o stati che hanno rating C sono praticamente già falliti o sull’orlo del fallimento.

I doppia B o B sono emittenti considerati tendenzialmente affidabili nel breve termine, mentre nel lungo termine possono diventare insolventi se si verificano scenari sfavorevoli.

Le obbligazioni non investment grade hanno vari nomi.

Se volete essere educati, le chiamate obbligazioni High-Yield, ossia ad alto rendimento; se invece volete essere più coloriti le chiamate Junk Bonds, ossia obbligazioni spazzatura.

Perché le obbligazioni spazzatura hanno un alto rendimento?

Perché chiaramente avendo un rating basso sono costrette ad offrire alti interessi agli investitori per compensare il rischio che questi si assumono prestando loro soldi.

Cioè se voi prestate soldi alla Germania, può crollare anche l’universo ma i soldi ve li ridanno.

Su questo i tedeschi sono assurdi, vivono il debito come una vergogna, proprio non sopportano l’idea di dover dei soldi a qualcuno.

Non è un caso che in tedesco la stessa parola che significa debito, Schuld, significa anche Colpa.

Quindi capite che della gente che si sente in colpa quando ha un debito, non poteva che avere un rating tripla A.

Per noi italiani invece quando sentiamo debito capiamo, “ma sì, vai sereno, prima o poi sti soldi te li darò…”.

Se invece prestate soldi all’Argentina, beh, questi sono campioni del mondo di default, praticamente ogni tot anni falliscono e non rimborsano più nessuno.

Nei primi anni 2000 molti sprovveduti Italiani, convinti da criminali che lavoravano nelle loro banche locali, hanno perso milioni con investimenti sciagurati nei cosiddetti Tango Bond, ossia in obbligazioni argentine.

Ma questa è un’altra triste storia, che forse vi racconterò un’altra volta.

Per tornare a noi invece, esistono comunque queste obbligazioni al di sotto del livello investiment-grade che offrono un alto rendimento proprio perché sono considerate più rischiose di quelle investment grade.

Per farvi un esempio, mentre oggi un ETF su titoli governativi Europei investment grade di durata inferiore a 5 anni ha rendimenti intorno al 2%, un ETF su obbligazioni High Yield con scadenza intorno ai 3-4 anni (di solito si usano obbligazioni societarie) ha un rendimento anche del 6-7%.

In pratica le obbligazioni High-yield hanno un rendimento medio atteso, perlomeno in questo momento di mercato, vicino a quello del mercato azionario.

Avere una quota di ETF high-yield in portafoglio può quindi essere un’idea valida per inserire un asset class con un livello di rischio a metà strada tra un’obbligazione e un’azione, che ha infatti la relativa certezza di un’obbligazione quanto a rendimento prevedibile e pressoché la rischiosità di un investimento azionario.

Come abbiamo detto in passato, ricordiamo che se avete ETF obbligazionari high-yield in portafoglio non vanno considerati come “quota obbligazionaria”, ma all’interno della parte speculativa del portafoglio.

Lo dico in un altro modo.

Se volete fare un portafoglio 60/40 e nel 40 ci mettete obbligazioni high-yield, attenzione perché il livello di rischio si alza notevolmente.

Se quindi volete inserire, per esempio, un 10% di obbligazioni high-yield pur mantenendo il livello di rischio di un portafoglio 60/40, forse una cosa di buon senso potrebbe essere fare:

– 55% azioni

– 35% obbligazioni investment grade e

– 10% high-yield, dato che sono una via di mezzo.

E anche questa è fatta.

Veniamo infine alla TERZA DOMANDA: per la liquidità di breve termine, meglio conto deposito o un ETF monetario?

Questa è una domanda che vi fa impazzire, perché la ricevo almeno una volta al giorno.

Dunque di solito stiamo parlando di dove mettere i soldi del nostro fondo di emergenza, ossia quel deposito liquido OBBLIGATORIO che ciascuna famiglia deve avere per coprirsi almeno 6 mesi di spese future.

Vi ricordo che se non c’è il fondo di emergenza è VIETATO cominciare ad investire.

Prima vi dovete proteggere le chiappe, poi potete cominciare a pensare a ETF, azioni, cripto e quel che vi pare.

Ora dove si tiene il fondo di emergenza.
Le opzioni di default sono (secondo la mia preferenza personale):

– Conto deposito svincolabile (vietato il conto vincolato);

– ETF monetari

– ETF obbligazionari ultra-short

– Obbligazioni singole a breve termine.

Oggi ci concentriamo solo sulle prime due, magari facciamo un episodio poi dedicato alle varie formule di gestione della liquidità.

Dunque CONTO DEPOSITO SVICOlABILE

– Vantaggi:

– Ad oggi vengono offerti dei buoni interessi, facilmente potete trovare conti svincolabili a 3, 4 o anche 5 anni con interessi tra il 3 e il 5%;

– Fino a 100.000 € i depositi sono garantiti dal fondo interbancario;

– Una volta che create il deposito, l’interesse resta quello fino alla fine, non varia in base a quel che succede ai tassi di mercato.

– Svantaggi:

– Salvo rari casi, di solito se svincolate prima del termine perdete tutti gli interessi maturati (perlomeno sulla parte che svincolate)

Per contro, l’ETF MONETARIO, che è un ETF che replica i tassi dei prestiti interbancari notturni, ha praticamente le caratteristiche inverse:

– Vantaggi:

– Gli interessi vengono maturati fino al secondo prima che li liquidate;

– Sono estremamente liquidi e possono essere comprati e venduti come qualunque ETF con un click su qualunque broker;

– Svantaggi:

– I rendimenti sono solitamente inferiori ai depositi, in questo momento siamo intorno al 3%; inoltre

– Questi interessi variano in base al mutamento del contesto di mercato, quindi se i tassi di interesse venissero tagliati, anche il rendimento degli ETF monetari scenderebbe.

Ora, qual è la soluzione migliore?

Impossibile dirlo a priori.

Dipende dalla vostra situazione e se preferite un tasso fisso più alto dove però non dovete toccare i soldi, come nel conto deposito, o un tasso più basso dove potete liquidare in ogni momento.

Personalmente, dato che parliamo di fondo di emergenza, il deposito ad oggi mi sembra una scelta più conveniente.

Se però ho il dubbio che presto o tardi a quei soldi dovrò metter mano, allora meglio l’ETF monetario così non mi perdo il rendimento accumulato.

Bene, care amiche e cari amici di questo podcast, ci avviamo alla fine anche di quest’episodio, dove abbiamo fatto un po’ di recap sul primo mese dei mercati, partito decisamente con il piede giusto anche se sappiamo bene che partire con il piede giusto, benché statisticamente sia un segnale propizio, in realtà è una roba di cui non ce ne po’ fregà de meno.

Intanto, per il consueto aggiornamento sulle performance del podcast che probabilmente importa solo a me, però, lasciatemi il mio momento, finalmente Spotify ci ha messo dentro la categoria Finanza e come giusto che sia siamo primi! Primo podcast di finanza su spotify Italia.

Ah siamo pure tra i primi 4 o 5, a seconda dei giorni, nella categoria Economia di Apple Podcast (lì finanza non c’è, mi spiace).

Quindi, ancora una volta, grazie infinite a tutti voi che continuate ad ascoltarci, tutto ciò ovviamente non sarebbe possibile senza la vostra commovente fedeltà bisettimanale verso questo parto della mia mente sconvolta dalle poche ore di sonno.

Nell’ambito invece della campagna “andiamoaprendereelisatruecrime”, vi invito come sempre a mettere segui e attivare le notifiche su Spotify, Apple Podcast o sulla piattaforma che utilizzate e a lasciare una recensione a 5 stelle per supportarci e permetterci di continuare a produrre contenuti che vi parlano di come funzionano i rating sulle obbligazioni e che se non li ascoltate dovete sentirvi in colpa come i tedeschi quando hanno mezzo debito sempre nuovi.

Per questo episodio, invece, è davvero tutto e noi ci ritroviamo mercoledì prossimo per una puntata specialissima assieme al grande Nicola Protasoni, un vero investitore istituzionale, ex trader, autore di un bellissimo blog di finanza e un sacco di altre cose, che ci parlerà di asset allocation, investimenti per obiettivi, perché è giusto pagare un idraulico ma il portafoglio è meglio se ve lo fate da soli e tanto altro, sempre qui naturalmente, con The Bull — il tuo podcast di finanza personale.

Recensioni

Quando capisci come funziona la finanza… ti viene voglia di raccontarla!

Da quando l'ho scoperto in 15 gg mi sono ascoltato 150 puntate senza fermarmi, ho annullato gli altri podcast per portarmi alla pari ed ascoltare tutte le precedenti puntate, ben fatto, esattamente il livello di informazione che mi serviva

Gianluca G., 11 Set 2025

Ho seguito tutte le puntate! Grazie veramente

Amalia A., 17 Set 2025

Non sono solito a mettere recensioni e specialmente non ascolto podcast, ma da quando ho iniziato questo, faccio fatica a staccarmi, e quasi non posso più fare a meno di ascoltare e arricchirmi culturalmente.

Andrea V., 22 Set 2025

Dovrebbero ascoltarlo buona parte degli italiani e io avrei dovuto scoprirlo con qualche anno in anticipo ma meglio tardi che mai

Matteo C., 3 Set 2025

Ho acquistato e letto il suo libro e l' ho trovato. Esprime i concetti economici in modo semplice e chiaro. Sentirlo parlare conferma che è un professionista del settore.

Giulia N., 11 Ago 2025

Riccardo mi ha letteralmente cambiato la vita e fatto scoprire che amo la finanza, ho ascoltato il podcast già due volte e non mi stufo mai di ascoltarlo, parla in modo semplice e chiaro

Massimo D., 23 Set 2025

Veramente veramente raccomandato! la finanza personale riassunta alla perfezione! e spiegata partendo dall'ABC! Ottimo anche da ascoltare a velocita 1,5x!

Giorgia R., 23 Gen 2025

Veramente interessante, chiaro e conciso. Cambia la vita finanziaria di chiunque.. da ascoltare assolutamente anche per chi di finanza non vuole occuparsi mai

Francesca B., 6 Apr 2024

Podcast piacevole, scorre veloce ma in modo estremamente chiaro, spiega i concetti chiave per gestire le proprie finanze, fornendo la classica cassetta degli attrezzi. Complimenti, davvero ben fatto!

Massimiliano, 29 Mag 2024
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