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Start-up, Venture Capital e Private Equity con Amedeo Giurazza (CEO di Vertis)

Oggi digressione nel mondo delle Start-up, del Venture Capital e del Private Equity con il fondatore e CEO di Vertis, che ci racconterà l'affasciante ecosistema dell'imprenditoria e di come colossi che oggi dominano Wall Street un tempo erano solo idee e garage che grazie alla visione di fondi di VC e PE sono diventate le straordinarie realtà che conosciamo oggi. Bonus track: un grande discorso di un grande start-upper, geniale e visionario.

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49 minuti
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90. Start-up, Venture Capital e Private Equity con Amedeo Giurazza (CEO di Vertis)

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Punti Chiave

L'episodio approfondisce gli investimenti in Start-up, Venture Capital e Private Equity.

Intervista ad Amedeo Giurazza (Vertis) sull'ecosistema italiano delle start-up.

Bonus track: il discorso di Steve Jobs a Stanford su passione, resilienza e intuizione.

Trascrizione Episodio

Bentornati a THE BULL – Il tuo podcast di finanza personale

Care amiche e cari amici di The Bull, sono felicissimo di avervi qui oggi per quella che sarà un’affascinante digressione, rispetto al nostro consueto viaggio tra ETF, risparmio, borse, azioni e obbligazioni, per addentrarci per una volta nell’affascinante mondo degli investimenti alternativi — in particolare in quello delle Start-up.

Ormai negli ultimi decenni si è consolidato il mito delle start-up, fosse anche solo perché i più grandi colossi globali che oggi tutti guardiamo con ammirazione e reverenza, un tempo non erano che poche idee messe insieme da geni visionari quasi sempre senza soldi e senza mezzi, che però grazie all’intuizione di lungimiranti fondi specializzati nell’investimento in queste avventure imprenditoriali sono diventate ciò che oggi sono Apple, Google, Amazon, AirBnB, Uber e chi più ne ha più ne metta.

I fondi di Venture Capital e di Private Equity sono diventati degli attori importantissimi nel panorama dell’imprenditoria contemporanea, soprattutto nelle aree più innovative e tecnologiche.

E tanto per cambiare, i pesi massimi sono tutti Americani e non possiamo che guardare con invidia la capacità di visione che hanno soprattutto dalle parti della Silicon Valley Californiana.

Fortunatamente però, anche in Italia abbiamo alcune rare eccellenze e una di queste è Verits, fondo di Venture Capital e di Private Equity che, basato a Napoli, da anni investe milioni nelle più innovative start-up del nostro Paese, alcune delle quali sono diventate dei grandi casi di successo.

Ed è con grande onore che oggi, qui a The Bull, il fondatore e amministratore Delegato di Vertis, Amedeo Giurazza, è venuto a trovarci per raccontarci di questo affascinante ecosistema e portarci la sua quarantennale esperienza nel mondo degli investimenti.

Piccolo spoiler: ispirato dalle parole di Amedeo, al termine dell’episodio ho dedicato gli ultimi 10 minuti, come bonus track, ad uno straordinario discorso di uno dei più geniali start-upper di sempre, che vi riporterò integralmente, attraverso la mia sapiente traduzione e interpretazione vocale, subito dopo l’intervista.

Ma ora bando alle ciance e vi lascio alla mia chiacchierata con Amedeo Giurazza, buon ascolto.

Caro Amedeo, benvenuto a The Bull.

AMEDEO

Sono molto felice e onorato di averti qui oggi, sei il primo CEO che viene a trovarci e direi che non poteva esserci un esordio migliore.

Per quei pochi che non ti conoscessero ancora, lascio a te raccontare chi sei e cosa e di cosa ti occupi attraverso Vertis, la tua società di Venture Capital e Private Equity.

E questo è quanto gente.

Spero che questo breve excursus nel mondo del venture capital e del private equity vi sia piaciuto e in generale che gli spunti di Amedeo possano esservi di ispirazione.

Prima di chiudere, vi invito come sempre a mettere segui e attivare le notifiche su Spotify, Apple Podcast o dove vi pare e a lasciare una recensione a 5 stelle per supportarci e permetterci di continuare a produrre contenuti che tra start-up e investimenti alternativi, dalla California a Napoli portano un po’ di Silicon Valley in Italia dandoci un barlume di speranza per il futuro sempre nuovi.

Per questo episodio NON è ancora tutto, perché dopo aver parlato di start-up e innovazione non potevamo chiudere quest’appuntamento senza una testimonianza del genio assoluto del più grande start-upper di sempre, colui che davvero da un garage insieme ad altri 4 scappati di casa è riuscito a creare la società con il valore più alto al mondo.

Era il 12 giugno del 2005, l’occasione era la cerimonia di proclamazione dei laureati di quell’anno all’università di Stanford; la traduzione e la voce sono le miei. Ma l’autore di questo discorso era Steve Jobs.

Sono onorato di essere qui con voi oggi alla vostra cerimonia di congedo da una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. A dire il vero, questa è la cosa più vicina ad una cerimonia di laurea a cui abbia mai preso parte. Oggi voglio raccontarvi tre storie prese dalla mia vita. Tutto qui, niente di che. Solo tre storie.

La prima storia a che fare con il collegare i puntini.

Ho lasciato il Reed College dopo i primi 6 mesi, dopodiché continuai a frequentare liberamente per altri circa 18 mesi prima di andarmene definitivamente.

Perché lo lasciai?

Tutto è cominciato prima che nascessi.
La mia madre biologica era una giovane laureata nubilo e decise di mettermi in adozione. Voleva fortemente che venissi adottato da laureati, così venne predisposto tutto affinché alla mia nascita venissi adottato da un avvocato e da sua moglie. Tranne che quando venni al mondo, questi decisero all’ultimo minuto che in realtà volevano una bambina. Così i miei genitori, che erano in una lista d’attesa, ricevettero una chiamata nel cuore della notte durante la quale gli venne chiesto: “Abbiamo un bambino inatteso; lo volete?” Loro dissero: “certamente”. La mia madre biologica scoprì in seguito che mia madre non si era mai laureata e che mio padre non aveva nemmeno terminato le scuole superiori. Rifiutò di firmare i documenti per l’adozione e acconsentì solo alcuni mesi dopo quando i miei genitori promisero che sarei andato al college.

E 17 anni dopo andai effettivamente al college. Ma ingenuamente scelsi un college costoso quasi quanto Stanford e tutti i risparmi dei miei genitori di classe operaia furono spesi per la mia retta universitaria. Dopo 6 mesi non riuscì a vederne il valore. Non avevo idea di cosa volessi fare nella mia vita e né di come l’università mi avrebbe aiutato a capirlo. E lì stavo spendendo tutti i soldi che i miei genitori avevano risparmiato per un’intera vita. Così decisi di lasciare e mi fidai che tutto sarebbe andato per il meglio. Vissi una certa preoccupazione al tempo, ma guardando indietro fu una delle migliori decisioni che abbia mai preso. Nel minuto stesso in cui lasciai il college potei smettere di frequentare le lezioni obbligatorie che non mi interessavano e iniziare a seguire quelle che sembravano interessanti.

Non fu tutto romantico. Non avevo una stanza al dormitorio, così dormii sul pavimento delle stanze di alcuni amici, restituivo le bottiglie di coca cola per avere i 5 centesimi di cauzione con cui comprare del cibo e ogni domenica sera percorrevo a piedi 7 miglia per avere un buon pasto alla settimana al tempio hare krishna. Amavo tutto ciò. E molto di ciò in cui mi sono imbattuto seguendo la mia curiosità e la mia intuizione in seguito si sarebbe rivelato senza presso. Permettetemi di fare un esempio.

A quel tempo il Reed College offriva forse il miglior corso introduttivo alla calligrafia el Pase. Ogni poster per tutto il campus, ogni etichetta su ogni cassetto erano scritti a mano con una bellissima calligrafica. Poiché avevo lasciato e non dovevo seguire i corsi curricolari, decisi di seguire un corso di calligrafica per imparare come si facesse. Imparai i caratteri con grazie e senza grazie, a variare la distanza tra diverse combinazioni di lettere, ciò che rende grande la grande tipografia. Era sottile dal punto di vista estetico, storico e artistico, in una modalità che la scienza non può cogliere e la trovai affascinante.

Niente di tutto ciò aveva una benché minima speranza di avere una qualche applicazione pratica nella gita. Ma 10 anni dopo, mentre stavamo progettando il primo computer Macintosh, tutto mi tornò utile. E mettemmo tutto dentro al Mac. Fu il promo computer con una bella tipografia. Se non avessi mai frequentato quel singolo corso al college, il Mac non avrebbe mai avuto molteplici font o caratteri con spaziatura proporzionale. E dato che Windows semplicemente copiò il Mac, è probabile che nessun personal computer li avrebbe mai avuti altrimenti.

Se non avessi mai abbandonato il college non avrei mai frequentato questo corso di calligrafia e i personal computer potrebbero non avere la meravigliosa tipografia che oggi possono realizzare. Naturalmente era impossibile connettere i puntini guardando avanti quando era al college. Ma divenne molto, molto chiaro guardandomi indietro 10 anni dopo.

Ancora, non si può connettere i puntini guardando avanti; si possono connettere solo guardando indietro. Quindi devi fidarti che i puntini ad un certo punto si collegheranno tra loro nel futuro. Bisogna credere in qualcosa — il tuo istinto, il desino, la vita, il karma, qualunque cosa sia. Questo approccio non mi ha mai deluso e ha fatto tutta la differenza nella mia vita.

La seconda storia è sull’amore e la perdita.

Fui fortunato — scoprii ciò che amo fare molto presto nella mia vita. Io e Woz fondammo Apple nel garage dei miei genitori quando avevo 20 anni. Lavoravamo duramente e in 10 anni Apple passò da essere solo noi due in un garage ad una società da 2 miliardi di dollari con oltre 4000 dipendenti. Avevamo appena rilasciato la nostra creazione più sofisticata — il Macintosh — un anno prima, e io avevo appena compiuto 30 anni. E venni licenziato. Come può uno venir licenziato da una società che ha fondato? Beh, quando Apple crebbe assumemmo qualcuno che pensavo avesse molto talento per guidare la compagnia con me e per il primo anno circa le cose andarono bene. Ma poi la nostra visione sul futuro cominciò a divergere e alla fine arrivammo ad uno scontro. Quando accadde, il nostro consiglio di amministrazione prese le sue parti. Così a 30 anni ero fuori. E con grande clamore pubblico.

Ciò che era stato il focus della mia intera vita adulta se ne era andato — e fu devastante.

Non seppi davvero cosa fare per alcuni mesi.
Sentivo che avevo deluso la precedente generazione di imprenditori — che avevo lasciato cadere il testimone mentre mi veniva passato. Incontrai David Packard e Bob Noyce e cercai di scusarmi per aver rovinato tutto così malamente. Fu un fallimento pubblico e pensai addirittura di andarmene dalla Valley. Ma qualcosa cominciò lentamente a farsi luce in me — amavo ancora quello che facevo. Il risvolto degli eventi in Apple non aveva cambiato ciò di una virgola. Fui rigettato, ma ero ancora innamorato. Così decisi di ricominciare da capo.

Allora non potevo vederlo, ma venir licenziato da Apple risultò la cosa migliore che potesse mai capitarmi. La pesantezza del successo fu sostituita dalla leggerezza dell’essere nuovamente all’inizio, insicuro su qualunque cosa. Ciò mi liberò e mi permise di avviare una delle fasi più creative della mia vita.

Durante i 5 anni successivi, avviai una società chiamata Next, un’altra chiamata Pixar e mi innamorai di una donna meravigliosa che sarebbe diventata mia moglie. Pixar riuscì a creare il primo film di animazione fatto interamente al computer, Toy Story, che oggi il film di animazione di maggior successo al mondo. A quel punto una notevole svolta degli eventi, Apple comprò Next e io tornai in Apple e la tecnologia che sviluppammo in Next è oggi al cuore dell’attuale rinascita di Apple. E Io e Laurene abbiamo costruito insieme una meravigliosa famiglia.

Sono piuttosto sicuro che niente di tutto ciò sarebbe accaduto se non fossi stato licenziato da Apple. Fu una medicina amara, ma immagino che il paziente ne avesse bisogno. A volte la vita ti colpisce in testa con un mattone. Non perdere la fiducia. Sono convinto che la sola cosa che mi fece andare avanti fu che amavo quel che facevo. Bisogna trovare ciò che si ama, E questo è vero tanto per il tuo lavoro, quanto per i tuoi affetti. Il tuo lavoro riempirà una larga parte della tua vita e l’unico modo per essere davvero soddisfatto è fare ciò che credi sia un grande lavoro. E l’unico modo per fare un grande lavoro e amare ciò che fai. Se non l’hai ancora trovato, continua a cercare. Non accontentarti. Come tutte le questioni di cuore, lo saprai quando l’avrai trovato. E come in ogni grande relazione diventa più grande e migliore man mano che gli anni passano. Quindi continua a cercare finché non l’avrai trovato. Non accontentarti.

La mia terza storia è sulla morte.

Quando avevo 17 anni lessi un aforisma che diceva qualcosa tipo: “se vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo, arriverà un giorno in cui sarà davvero così”. Mi fece impressione e da allora, per i successivi 33 anni, mi sono guardato allo specchio ogni giorno e mi sono chiesto: “se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare ciò che farò oggi?” E ogni volta che la risposta è stato No per troppi giorni di fila, sapevo che avrei dovuto cambiare qualcosa.

Ricordarmi che presto morirò è il più importante strumento che abbia mai incontrato per aiutarmi a prendere le grandi decisioni della vita. Poiché quasi ogni cosa — tutte le aspettative esterne, l’orgoglio, le paure di suscitare imbarazzo o fallire — queste cose crollano di fronte alla morte, lasciando solo ciò che è davvero importante. Ricordarsi che morirai è l modo migliore che conosco per evitare la trappola di pensare che tu abbia qualcosa da perdere. Tu sei già nudo. Non c’è alcun motivo per non seguire il tuo cuore.

Circa un anno fa mi fu diagnosticato un cancro. Avevo un’ecografia alle 7:30 del mattino e mostrò chiaramente un tumore al pancreas. Non sapevo nemmeno cosa fosse un pancreas. I dottori mi dissero che questo fosse quasi certamente un tipo di cancro incurabile e che avrei dovuto aspettarsi di non vivere più di 3-6 mesi. Il mio dottore mi consigliò di andare a casa e di sistemare i miei affari, che è il modo in cui i dottori intendono prepararsi a morire. Significa cercare di raccontare ai tuoi figli in pochi mesi tutto ciò che pensavi gli avresti raccontato nei 10 anni successivi. Significa assicurarsi che tutto sia sistemato affinché per la tua famiglia sia tutto il più facile possibile. Significa dire i tuoi addii.

Vissi con quella diagnosi tutto il giorno. Quella sera ebbi una biopsia durante la quale mi infilarono un endoscopio giù lungo la gola, attraverso il mio stomaco e dentro l’intestino, mi infilarono un ago nel pancreas e presero alcune cellule dal tumore. Venni sedato, ma moglie, che era li, mi disse che quando videro le cellule al microscopio i dottori cominciarono a piangere perché saltò fuori che si trattativa di una forma molto rara di cancro al pancreas che poteva essere curato con la chirurgia. Mi operai e ora sto bene.

Questa è stata l’esperienza più vicina alla morte che abbia sperimentato e spero che resti la più vicina ancora per qualche decennio. Dopo averla vissuta ora posso dirvi questo con maggiore certezza di quando la morte era solo un concetto puramente intellettuale: nessuno vuole morire. Persino le persone che vogliono andare in paradiso non vogliono morire per andarci. E, ciò nonostante, la morte è la destinazione che tutti noi condividiamo. Nessuno vi è mai scappato. Ed è così come dovrebbe essere, perché la morte è molto probabilmente la migliore invenzione della vita. È l’agente che cambia la vita. Elimina il vecchio per fare posto al nuovo. Ora il nuovo siete voi, ma un giorno non troppo lontano da oggi, diventerete lentamente il vecchio che dovrà essere eliminato. Mi spiace essere così drammatico, ma è la pura verità.

Il vostro tempo è limitato, pertanto non sprecatelo vivendo la vita di un altro. Non rimanete intrappolati nel dogma — ossia non vivete con i risultati del pensiero di qualcun altro. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui faccia affogare la vostra voce interiore. E cosa più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno già ciò che vuoi diventare. Tutto il resto è secondario.

Quando ero giovane, c’era una fantastica pubblicazione chiamata il catalogo mondiale che fu una delle bibbie della mia generazione. Fu creato da un tizio di nome Stewart Brand non lontano da qui a Menlo Park, e la realizzò con il suo tocco poetico. Erano gli anni 60, prima che dei personal computer e del desktop publishing, quindi era tutto fatto con macchine da scrivere, forbici e polaroid. Era una sorta di Google cartaceo, 35 anni prima che Google arrivasse. Era idealistico e pieno di utili strumenti e informazioni.

Steward e il suo team fecero uscire diverse edizioni del Catalogo Modiale e quando fu giunto al termine pubblicarono un’edizione finale. Era la metà degli anni 70 e avevo la vostra età. Sul retro di copertina dell’edizione finale c’era una fotografia di una strada di campagna al mattino presto, di quelle che in cui puoi trovarti a fare l’autostop se sei abbastanza coraggioso. Sotto c’erano queste parole “Siate affamati. Siate folli”. Era il loro messaggio di congedo. Siate affamati. Siate folli. E ho sempre desiderato questo per me stesso. E ora, che state per iniziare un nuovo percorso, lo auguro a voi.

Stay Hungry, Stay Foolish.

Recensioni

Quando capisci come funziona la finanza… ti viene voglia di raccontarla!

Veramente veramente raccomandato! la finanza personale riassunta alla perfezione! e spiegata partendo dall'ABC! Ottimo anche da ascoltare a velocita 1,5x!

Giorgia R., 23 Gen 2025

Dovrebbero ascoltarlo buona parte degli italiani e io avrei dovuto scoprirlo con qualche anno in anticipo ma meglio tardi che mai

Matteo C., 3 Set 2025

Podcast che dà sempre spunti interessanti che personalmente mi ha fatto appassionare alla finanza personale spingendomi ad approfondire in prima persona.

Lorenzo, 13 Mar 2025

Riccardo mi ha letteralmente cambiato la vita e fatto scoprire che amo la finanza, ho ascoltato il podcast già due volte e non mi stufo mai di ascoltarlo, parla in modo semplice e chiaro

Massimo D., 23 Set 2025

Da quando l'ho scoperto in 15 gg mi sono ascoltato 150 puntate senza fermarmi, ho annullato gli altri podcast per portarmi alla pari ed ascoltare tutte le precedenti puntate, ben fatto, esattamente il livello di informazione che mi serviva

Gianluca G., 11 Set 2025

Ho seguito tutte le puntate! Grazie veramente

Amalia A., 17 Set 2025

Podcast piacevole, scorre veloce ma in modo estremamente chiaro, spiega i concetti chiave per gestire le proprie finanze, fornendo la classica cassetta degli attrezzi. Complimenti, davvero ben fatto!

Massimiliano, 29 Mag 2024

La mia ignoranza in materia mi ha sempre creato dei dubbi, ma grazie a un amico ho iniziato ad ascoltare il podcast. Per fortuna che ho 24 anni e un po' di tempo e soldi da dedicarmi a imparare le varie nozioni per me stesso. Grazie mille!

Luca G. 10 Ott 2025

Ho acquistato e letto il suo libro e l' ho trovato. Esprime i concetti economici in modo semplice e chiaro. Sentirlo parlare conferma che è un professionista del settore.

Giulia N., 11 Ago 2025
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