5 Paure quando si investe e 5 Soluzioni per superarle
Dopo aver appreso le basi dell'investimento, solo una cosa può fermarci dalla nostra missione di costruirci un futuro finanziariamente migliore: la PAURA di INVESTIRE! Rischiamo davvero di perdere i soldi? E se ci facciamo prendere troppo la mano? Se facciamo qualche errore per ignoranza? E se ci troviamo a soffrire di fronte alle oscillazioni del mercato? E se in futuro avrò bisogno di soldi? Per ciascuna di queste paure c'è la sua soluzione.

Risorse
Punti Chiave
La paura di perdere soldi è infondata su orizzonti lunghi e con diversificazione.
Evita la FOMO e la paura di essere l'ultimo pirla, attieniti al tuo piano finanziario.
Gestisci la volatilità del mercato ignorando il "rumore" e comprendendo le statistiche storiche.
Trascrizione Episodio
Bentornati a THE BULL – Il tuo podcast di finanza personale
La Paura fa 90!
Anzi fa 92, come il numero di episodi a cui siamo giunti dopo questa cavalcata che dal Giugno del 2023 ci ha portato fino ad oggi.
Allora non sapevamo nulla di che farcene dei nostri soldi mentre poi ci si è spalancato un mondo fatto di budgeting, strategie di risparmio, piani pensionistici e soprattutto quella cosa che mai avreste pensato di fare nella vita, ossia INVESTIRE tutti i vostri soldi.
Bravi!
Congratulazioni, io ci ho messo una vita a superare le mie paure — anche perché non avevo mai trovato un The Bull di turno che mi dicesse “senti basta stronzate, lascia perdere le cose inutili, concentrati su quelle 4 cose essenziali che fanno la differenza e datti una mossa”.
Voi invece in decine di migliaia avete cominciato a prendere in mano la vostra vita finanziaria e così facendo avete iniziato a costruirvi il percorso verso la vostra personale interpretazione di ciò che libertà finanziaria significhi per voi.
Ma quando si tratta di soldi, purtroppo, la paura non ci abbandona mai.
Ogni tanto si ripresenta in forme sempre diverse, pronta a insinuarci il dubbio nelle sottili crepe delle nostre razionali convinzioni, scatenando tormenti emotivi che possono distoglierci, come le sirene per Ulisse, dalla rotta prudente verso la nostra meta.
E cosa ben più importante, questo problema non si presenta solo nella nostra individuale storia di singoli investitori, ma tipicamente coinvolge le persone più care che ci stanno intorno.
Pochi fortunati hanno un partner o una famiglia che condivide pienamente tutto ciò di cui parliamo qui.
Di solito nelle coppie c’è uno dei due che si invasa per la finanza personale e l’altro che maledice il giorno in cui ha sentito parlare di The Bull la prima volta, perché ora è costretto a sorbirsi pipponi eterni su come risparmiare su questo e quello, su quali ETF investire e quale aprire come settimo conto per avere quel fighissimo 0,qualcosa percento in più sul conto deposito e via dicendo.
Quindi questo episodio è dedicato non solo a voi, miei cari ascoltatori e freschi neoinvestitori, ma anche ai vostri mariti, alle vostre mogli, a fidanzati e fidanzate, a famigliari e amici che intorno a voi vi spaccherano i maroni a più non poss… cioè volevo dire … vi solleveranno dei legittimi dubbi che andranno magari a incrinare quelle solide convinzioni che faticosamente vi siete costruiti sparandovi 92 episodi di un podcast fatto da un tizio che parla di cose in base a come si sveglia al mattino.
Tanto per voi, quanto per i vostri cari più vicini, oggi parliamo delle 5 Paure che vi accompagneranno nel vostro lungo viaggio come investitori per tutta la vita e delle 5 Soluzioni che possiamo implementare per neutralizzarle (e soprattutto tranquillizzare chi vi sta di fianco).
Prima di cominciare a far fuori una dietro l’altra le nostre paure più spaventose, permettetemi di ricordarvi che, prima ancora di investire, lavorare sul risparmio quotidiano è un ottimo punto di partenza e che il nostro partner Switcho, sponsor di quest’episodio, è la soluzione più semplice del mondo per tagliare i costi delle nostre bollette di luce, gas, internet e cellulare.
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Molto bene, veniamo alla prima paura che è — e cosa poteva essere altrimenti, se non — la paura di PERDERE I PROPRI SOLDI!
Questa è la paura per eccellenza, il primo freno immediato che trattiene chiunque dall’azione di togliere i propri soldi dal conto e metterli in questo o in quell’investimento.
Perché abbiamo questa fottutissima paura di perdere i soldi?
Potremmo star qua a scrivere un libro intero sul viscerale rapporto emotivo che abbiamo con il denaro, ma senza perderci in divagazioni interessantissime ma poco pratiche per la nostra vita da investitori, il punto è che a noi — come brillantemente dimostrato dal padre dell’Economia Comportamentale e premio Nobel Daniel Kahneman — ci brucia proprio il culo a perdere i soldi.
Giuro eh!
Parole sue.
Certo lui l’ha scritto in Inglese e poi l’ho tradotto, ma gli hanno dato il Nobel perché ha scritto una montagna di articoli accademici per spiegare che, dopo oltre 10.000 esperimenti condotti lungo 40 anni di carriera, ha potuto concludere in maniera inconfutabile che all’essere umano perdere soldi fa girare il culo!
E subito dopo l’hanno chiamato da Stoccolma per dirgli che aveva vinto il Nobel per l’economia.
No scherzo, Daniel Kahneman è stato uno dei personaggi con il maggior impatto sull’Economia del ‘900 (e infatti non era un Economista ma uno Psicologo) e la sua ricerca va ben oltre sta cosa qua, che più rigorosamente lui ha chiamato “loss aversion”, avversione alla perdita.
Lui ha proprio dimostrato che l’essere umano è tutt’altro che razionale, come invece la teoria economica classica vorrebbe, mentre invece tutta la nostra comprensione immediata del mondo e il nostro comportamento istintivo sono governati da Bias, da deformazioni strutturali della nostra comprensione.
In pratica fino a prima dell’opera di Kahneman e del suo inseparabile compagno di ricerca Amos Tversky, che non si prese il Nobel perché purtroppo uno dei requisiti per potersi recare a Stoccolma a ritirarlo è non aver ancora tirato le cuoia, la teoria economica classica si basava sul presupposto che l’uomo sia un agente razionale e il suo comportamento sia guidato dalla massimizzazione della propria utilità personale.
Questo sarebbe vero se noi ci comportassimo in maniera perfettamente logica.
Kahneman ha invece dimostrato che non è così proprio per una beata fava.
E non perché qualche uomo o donna sia fuori di testa e si comporti in maniera distorta, ma proprio perché il nostro sistema di percezione della realtà è un po’ bacato ed è afflitto da questi bias che ci fanno prendere delle cantonate pazzesche.
Alcuni esempi?
No so:
– Ti basi solo su dati recenti e non dai peso a quelli del passato? Sei affetto da Recency Bias;
– Cerchi ovunque conferme ad una tua convinzione e non riesci a vedere invece delle prove che la smentirebbero? C’hai il Confirmation Bias;
– Hai indovinato tre operazioni di trading e sei convinto di aver capito che in confronto James Simons, il matematico fondatore di Renaissance Technologies, l’hedge fund più di successo di sempre, era una pippa la sugo? C’hai l’Overconfidence Bias.
E così via ce ne sono altri mille.
Per quello che ci interessa soprattutto oggi, invece, a supporto della teoria dell’infiammazione del nostro posteriore quando perdiamo i soldi, Kahneman ha scoperto che noi soffriamo molto di più una perdita di quanto invece godremmo da un guadagno del medesimo importo.
Il suo esperimento classico è questo:
A metà dei partecipanti all’esperimento viene chiesto di scegliere tra due opzioni, che sono:
– Ricevere 100 dollari, oppure
– Partecipare ad un testa o croce in cui in caso di testa vincerebbero 200 dollari e zero in caso di croce.
Fatelo anche voi, ma se siete come la maggior parte delle persone, probabilmente scegliereste la prima opzione, per avere la certezza di guadagnare 100 dollari, anche se nel secondo caso potreste guadagnare il doppio oppure non perdere niente.
All’altra metà dei partecipanti viene invece chieste di scegliere tra queste altre due opzioni:
– Perdere 100 dollari oppure
– Partecipare ad un testa o croce in cui in caso di testa perderebbero 200 dollari e zero in caso di croce.
Benché le due situazioni siano matematicamente identiche e dovrebbero quindi portare alla medesima scelta, in realtà la maggior parte delle persone sceglierebbe di rischiare di perderne 200, piuttosto che accettare fin da subito di perderne 100 €, perché la sola idea di perdere dei soldi ci manda fuori di testa.
La differenza tra le due situazioni, formalmente identiche — si lo so non vi sembrano identiche, ma lo sono, a voi non sembra perché siamo tutti affetti da bias — dicevo la differenza è semplicemente legata al fatto che nel primo caso c’è la prospettiva di un guadagno, mentre nel secondo c’è la minaccia di una perdita.
Razionalmente dovremmo fare il contrario.
Rischiare dove possiamo guadagnare il doppio e perdere zero e prenderci la perdita certa invece che rischiare di perdere il doppio.
Ma siamo così.
Irrazionali.
E la perdita ci fa bruciare il culo.
Quindi perdere 100 € con certezza ci fa soffrire di più di quanto non ci farebbe piacere potere vincere 200 € con il 50% di probabilità.
Tra l’altro l’avversione alle perdite pare possa essere alla base di una teoria nota come Equity Premium Puzzle, ossia il rompicapo del premio al rischio delle azioni.
Come abbiamo detto anche nello scorso episodio, le azioni rendono più delle obbligazioni governative perché sono più rischiose ed essedo più rischiose il mercato paga un rendimento superiore.
Ma tanto superiore!
Storicamente parliamo anche di 5-6 punti percentuali di rendimento delle azioni rispetto ai titoli di Stato a breve termine.
Nessun modello economico è stato ad oggi in grado di giustificare una differenza così importante.
E sembra proprio che sia appunto la nostra connaturata paura di perdere soldi che fa sì che il mercato paghi così tanto l’investimento azionario, proprio perché una vastissima fetta di risparmiatori se ne tiene fuori per paura di ritrovarsi più povero di prima.
Ora torniamo a noi.
La paura standard che frena chiunque di fronte alla sola idea di investire i soldi è appunto quella di perdere i soldi.
Ma è una paura fondata?
Cioè quando il vostro partner vi chiederà, dopo che per un’ora gli avrete spiegato “sai c’è questo podcast che parla di finanza personale, bla bla bla”, “sì ok, ma se poi PERDIAMO I SOLDI?”.
Qui il punto vero è capire cosa significhi “perdere i soldi” quando investi nel modo in cui qua si sta dicendo ormai da quasi 50 ore se mettete in fila tutti gli episodi.
Come avrete ormai capito qui tendenzialmente ragioniamo su strategie di investimento che presuppongano solo un rischio sistemico e mai (o solo in minima parte) un rischio specifico.
Cioè qua non diciamo, compra Verizon che è sottovalutata e vendi invece Amazon perché ha dei multipli troppo alti, ma che ne so!
Invece parliamo sempre di come costruire un portafoglio diversificato che ottimizzi il nostro profilo di rischio/rendimento in base all’orizzonte temporale dei nostri obiettivi.
Quindi esclusa la possibilità di perdere soldi perché un singolo investimento va a puttane, cosa piuttosto difficile investendo in maniera passiva su vasti indici, qual è la probabilità statistica di perdere soldi investendo in azioni e obbligazioni?
Beh sto per dire una cosa forte, poi la correggo, però seguitemi: “ad oggi, dato un orizzonte temporale abbastanza lungo, la probabilità di perdere soldi investendo in un portafoglio fatto di azioni e obbligazioni è ZERO”.
ZERO!
Non poco.
ZERO.
Ma intendi zero virgola…?
NO! Zero! Come il numero di tituli della celebre affermazione di quel comico mancato di Jose Mourinho negli anni dell’Inter.
Oh, possibile? direte voi.
Eh possibile sì, però attenzione alla premessa: “dato un orizzonte temporale abbastanza lungo”.
Prendiamo tre esempi:
– Un portafoglio 100% azionario;
– Un portafoglio 60% azioni e 40% titoli di stato e infine;
– Un portafoglio 30% azioni e 70% titoli di stato.
Qual è l’orizzonte temporale minimo per ciascuno di questi portafogli per avere ZERO probabilità di perdere soldi?
Prendiamo come sempre come riferimento l’indice azionario dei paesi sviluppati, l’MSCI World e i titoli di stato dei paesi sviluppati.
Un portafoglio 100% azionario avrebbe il 100% di probabilità di essere in positivo su un orizzonte di almeno 20 anni.
Un portafoglio 60/40 avrebbe il 100% di probabilità di essere in positivo su un orizzonte di almeno 10 anni.
Un portafoglio 30/70 avrebbe il 100% di probabilità di essere in positivo su un orizzonte di almeno 5 anni.
I dati sono un po’ alla buona eh, ho usato un tool che fa delle simulazioni basate sui rendimenti storici di quei portafogli e calcola in quanti casi sarebbero stati positivi su determinati orizzonti temporali e quanti no.
Attenzione che qui stiamo parlando di investimenti dove metto i soldi all’inizio e poi né metto né tolgo un centesimo dal portafoglio.
Se invece, come la maggior parte di noi fa, investo un po’ per volta periodicamente, questi orizzonti tendono a stringersi ulteriormente.
Per esempio se avessi investito solo in azioni a partire dal marzo del 2000 mi sarebbero serviti 14 anni per tornare in pari, mentre invece sarei stato in positivo già dal 2010 se invece di investire tutto all’inizio avessi investito un importo costante mensile lungo tutto il periodo.
Come noto, la pratica di dollar cost averaging, quella alla base dei PAC, riduce i rendimenti complessivi nel lungo termine, ma riduce anche le perdite nei momenti più sfigati.
Quindi di fronte alla paura di perdere i soldi, la soluzione per vincerla è comprendere queste due cose:
– UNO: il mercato espone sì a possibili perdite di capitale per periodi anche piuttosto lunghi, ma su orizzonti di tempo adeguati la probabilità di perdere soldi in maniera permanente è virtualmente zero.
– DUE: come abbiamo discusso più volte parlando del tema del rischio, la migliore assicurazione sulla vita contro la paura di perdere soldi è la DIVERSIFICAZIONE — e anche questa lavora a due livelli:
– Il primo Livello è che diversificare all’interno di un’asset class abbatte il rischio specifico e limita il nostro rischio a quello di mercato (il cosiddetto rischio sistemico) lasciando potenzialmente invariato il rendimento atteso; mentre il
– Secondo livello consiste nella diversificazione tra asset class non correlate tra loro che riducono anche il rischio di mercato, ovviamente al costo di un minor rendimento atteso, che è come dire che è il prezzo da pagare nel lungo termine per avere più stabilità nel breve e medio termine.
Attenzione: la possibilità di perdere soldi è virtualmente ZERO perché questa cosa in passato non è mai accaduta e quindi ci basiamo su fondamenta statistiche.
Non si può dire che non sia possibile in senso assoluto.
Però è teoricamente possibile anche fare un incidente in auto, venir colpiti da un fulmine, ammalarsi, subire un grave infortunio sciando, venir inavvertitamente avvelenati mangiando cozze avariate al ristorante e mettete voi qualunque altro rischio (basso ma non impossibile) che corriamo ogni giorno nella nostra vita e che ciononostante non ci impedisce di viverla.
Vivere una vita al 100% senza rischio è contrario alla definizione di vita stessa.
La differenza è che in tutti gli ambiti diversi dalla finanza, non abbiamo un mercato che ci dà in tempo reale il bilancio di guadagni e perdite, quindi non ce ne accorgiamo.
Probabilmente la probabilità di venire investito a Milano mentre sei in bicicletta è più alta che non vedere il proprio portafoglio perdere più del 50% del suo valore in ogni singolo anno, eppure ciò non impedisce a migliaia di persone ogni giorno a rischiare la vita per muoversi su due ruote.
E’ una questione di prospettiva.
Una volta che però è chiara la base statistica e che il rischio in senso assoluto è tutto sommato accettabile, allora anche la paura ci può abbandonare.
Detto questo e una volta che abbiamo convinto noi stessi e chi ci sta vicino che la paura di perdere i soldi in maniera permanente è piuttosto remota, ammesso di non fare cazzate e di investire in maniera tale da assumersi quasi solo rischio sistemico e non rischio specifico, veniamo alla paura opposta, la cosiddetta FOMO!
Per chi non è un millennial come me, anche se sembro più boomer che millennial, adolescenti e ventenni hanno imparato sui social che FOMO sta per Fear of Missing Out.
Per tutti gli altri, questa è la paura complementare alla precedente, perché consiste nella paura, diciamo così, di “perdere il treno”.
Se vedi Bitcoin che è salito a 70.000 $ e tutti i tuoi amichetti stanno facendo i soldi e tu no, è facile che ti venga la FOMO e che quindi ti voglia buttare a capofitto per paura che un domani sarai rimasto l’unico pirla povero in un gruppo di ricchi.
Se vedi che il mercato sta correndo da due anni e che continua a salire, è facile che ti venga il pensiero di prendere tutti i soldi che hai e li investi nel Nasdaq perché è lì che la gente sta portando a casa guadagni a tripla cifra.
In generale, la FOMO è quella terrificante sensazione di aver perso una grande opportunità per svoltare — e questa cosa genera un devastante sentimento di rimpianto che a fatica si riesce a perdonare a se stessi.
La FOMO però non è unicamente un tema individuale e soggettivo.
Il ciclo economico dei mercati finanziari ha il suo motore principale proprio nell’alternanza tra questa due forze propulsive che sono appunto queste prime due paure di cui stiamo parlando.
Fear and Greed.
Paura e Avidità.
La paura di perdere i soldi che scatena i panic selling, i crolli e i bear market da una parte e la paura di non guadagnare abbastanza che spinge il mercato a crescere fino a creare bolle che fragorosamente scoppiano.
Pensavate che i mercati si muovessero sulla base di qualche principio logico perfettamente prevedibile da qualche modello matematico?
Macché!
Il grosso di quel che succede a Wall Street è l’alternanza di questi due fenomeni assolutamente umani.
Qualcuno inizia ad aver paura di perdere soldi? Tutti giù a vendere per non rimanere gli ultimi pirla con in mano azioni che non valgono niente.
Qualcuno inizia a guadagnare? Tutti a comprare per non rimanere gli ultimi pirla che non si sono arricchiti con il trend del momento.
Ecco, diciamo che potremmo sintetizzare queste due paure insieme come i due aspetti di un unico fenomeno psicologico descritto dai paper di accedimi di Economia comportamentale come “PAURA DI ESSERE L’ULTIMO PIRLA”.
Come potete capire facilmente, tanto la paura di perdere soldi quanto quella di non farne abbastanza, sono due facce della stessa famigerata medaglia.
Ed entrambe si curano fondamentalmente in un solo modo, ossia avere un piano e restare fedele a quello, qualunque cosa succeda.
Per prima cosa, è sempre bene tenere a mente, al primo accenno di FOMO, che purtroppo la nostra percezione rispetto a ciò che sta andando bene o male sul mercato è legata ad un orizzonte temporale di breve.
Se vediamo che Bitcoin è andato su del 160% in 6 mesi ci rode il culo perché 6 mesi è un periodo piuttosto breve che facilmente tratteniamo nella memoria.
Ma se allarghiamo lo sguardo, se consideriamo una prospettiva più lunga, beh le cose possono apparire molto diverse.
Avevo citato in passato il caso clamoroso di quel celebre ETF, quotato negli Stati Uniti, chiamato Ark Innovation e guidato da Cathie Woods, una superstar in America tra i gestori di fondi.
Il fondo fu lanciato nel 2014 ed ebbe l’intuizione di concentrarsi su società disruptive e non a caso si ritrovò all’alba della pandemia con una montagna di azioni, tra le altre, di Tesla, Zoom e Coinbase, quindi auto elettriche, tool per lavorare da remoto ed exchange di Criptovalute.
Dal marzo del 2020 al febbraio dell’anno dopo, il fondo di Cathie Wood avrebbe realizzato uno spaventoso +300% di performance.
Più 300% in un anno vuol dire quadruplicare i soldi.
In un anno quel fondo ha fatto la performance che l’S&P 500 impiega in media 15 anni per realizzare.
Vedendo questo fondo demolire qualunque record, miliardi di dollari si sono riversati nel fondo di Cathie Woods per … beh … per FOMO!
Per paura di rimanere gli ultimi pirla a non avere investito nel fondo dei miracoli.
Ad un certo punto a tutti sarà sembrato evidente che il fondo non avrebbe potuto che fare sempre meglio nel tempo.
Del resto, potranno mai le Auto Elettriche, che indubbiamente sono il mezzo del futuro, non avere solo rosee prospettive di fronte a sé?
Dopo che la pandemia ci ha messo tutti a lavorare da remoto, può la migliore applicazione per videoconferenze non diventare la nuova Google?
E può il più importante exchange di Criptovalute non diventare l’equivalente cripto di Amazon, il posto dove devi per forza andare se vuoi comprare cose che ormai sembra chiaro che tutti dovranno avere, come Bitcoin, Ethereum, Solana e via dicendo?
Quasi banale no?
Anzi bisogna essere stati proprio dei pirla a fine 2020 a non essere arrivati da soli a ciò che invece Cathie Wood era arrivata oltre un anno prima.
E giù tutti a buttarsi a pesce in Ark.
E poi?
E poi dal febbraio del 2021, momento del suo massimo splendore, al dicembre del 2022, il fondo invincibile e visionario di Cathie Woods ha finito per perdere l’80% del suo valore.
Oggi si è un po’ ripreso, ma siamo sempre sotto del 67% dal picco.
Un disastro per tutti gli investitori che sono entrati presi da FOMO in evidente ritardo.
Poi non che il fondo sia andato malissimo in generale nella sua vita.
Del resto Cathie Wood non è affatto l’ultima scappata di casa a Wall Street, anzi.
In questi 10 anni di vita il suo fondo ha fatto circa il 9,5% di rendimento medio annuo.
Che in effetti non è un cattivo risultato.
Peccato solo che in quello stesso identico periodo il noioso S&P 500 abbia fatto il 12 e passa%.
Tanto genio e tanti sforzi profusi per fare un fondo spettacolare e poi comunque l’indice in cui anche il più scemo di tutti può investirci comprando un ETF senza neanche sapere cosa sia il P/E ratio di un’azione avrebbe fatto di gran lunga meglio.
A volte c’è una democraticità nella finanza quasi commovente.
Cmq tutto sto pippone su Cathie Wood, che è solo un esempio tra mille che si potrebbero fare, per dire che la nostra percezione si basa su orizzonti troppo brevi per rendersi davvero conto di quali sono i treni che ci stiamo perdendo e quali sono invece destinati a deragliare.
Quindi:
– PRIMA REGOLA: fare il piano in base ai propri obiettivi, non è una gara chi guadagna di più, ma si tratta di investire in funzione delle cose importanti per la nostra vita;
– SECONDA REGOLA: attenersi al piano, sia quando le cose vanno male sia — e oserei dire soprattutto — quando le cose vanno bene, perché è proprio quanto tutto va su, come nel momento presente, che subentra quell’altro simpatico bias chiamato overconfidence che ci fa fare il passo più lungo della gamba e rischia di farci schiantare in maniera irrecuperabile.
Un giorno Bitcoin varrà un milione e voi non ne avete manco mezzo?
Non avete comprato Nvidia nel 2023 e tra 10 anni varrà 100 volte tanto?
I vostri amici si sono rischiati anche la casa e ora sono milionari?
Fa niente.
Se non avete fatto nessuna di queste cose, vuol dire che non erano allineate alla vostra pianificazione finanziaria.
Avete invece fatto un modesto e tranquillo 6% all’anno investendo in ETF Azionari e Obbligazionari?
Benissimo, i vostri 1.000 € al mese che avrete iniziato ad investire a 30 anni saranno diventati un milione a 60.
Sarete felici lo stesso e soprattutto non avrete vissuto l’agonia di chi ha visto il proprio patrimonio crescere a dismisura, poi crollare, poi risalire, poi ricrollare e così via.
Bene.
Smarcata la duplice paura dell’ULTIMO PIRLA, veniamo alla paura di non sapere cosa si stia facendo.
Molto spesso infatti tante persone sono trattenute all’idea di investire proprio dal fatto che non sanno di cosa si tratta, non capiscono e quindi hanno timore di commettere errori fatali.
Intanto a queste persone consiglierei di ascoltare un noto podcast di finanza personale che in 92 comodi episodi dovrebbe come minimo dar loro un’infarinatura, almeno quel tanto per capire che la finanza non è fisica quantistica e che saper fare moltiplicazioni e divisioni tanto basta.
On top a questo, invece, niente come l’approfondimento di queste tematiche anestetizza qualunque paura.
Io mi interesso di finanza dal 2008, da quando è fallita Lehman Brothers’ e non riuscivo ad accettare il fatto di non capire perché il mondo stesse crollando per colpa delle banche d’investimento.
Da lì mi sono messo a studiare le obbligazioni immobiliari cartolarizzate, i CDO, i Credit Default Swap, insomma tutto il kit che aveva generato la peggiore apocalisse finanziaria ed economica del dopoguerra.
Dell’esistenza degli ETF ne venni a sapere addirittura nel 2013.
Mi ci volle davvero una vita però per cominciare a metterci i miei primi soldi e soprattutto un’altra mezza vita a capire che avrei dovuto metterci la maggior parte dei miei soldi.
Come noto, sempre per paura (e soprattutto per ignoranza), cominciai con consulenti e banche, convinto che loro avrebbero fatto meglio di me, essendo evidentemente più preparati.
Beh, poi pian piano capii che non era così.
Solo quando poi ho iniziato a studiare in maniera ossessiva la finanza personale, allora lì tutto mi è risultato chiaro.
Ricordo anche il momento preciso dell’epifania definitiva.
Per caso mi imbattei nello SPIVA scorecard, il report annuale di Standard and Poor’s che calcola quanti fondi attivi hanno battuto il benchmark nell’ultimo anno e negli ultimi 3, 5, 10 e 20.
Quando lessi che il 90% dei fondi fa peggio del mercato, basta, da lì ebbi l’illuminazione e pochi anni dopo cominciò il mio programma di divulgazione nazionale per diffondere informazioni che io ci avevo messo quasi 10 anni ad elaborare e trasformare in azione.
(eh sì sono un po’ lento, che volete…)
Comunque una volta che mi sono divorato decine di migliaia di pagine di libri di finanza personale, beh, devo dire che questa cosa si è rivelata un formidabile ansiolitico contro la paura di investire.
Apprendere, approfondire e conoscere però sono fondamentali non solo per superare la paura di investire, ma soprattutto per evitare di fare cagate di segno opposto.
C’è un noto fenomeno psicologico chiamato effetto Dunning Kruger che in pratica è quel principio per cui quando uno conosce poche nozioni in un certo ambito si sente molto più competente di quanto dovrebbe e sviluppa un pericoloso sentimento di overconfidence, in cui sopravvaluta le sue capacità.
Poi se non commette errori troppo stupidi da rovinargli la vita, nel tempo si rende conto che più cose apprendere, meno cose sa e quindi è portato ad intraprendere quel percorso tipicamente lungo che lo porta dall’arrogante illusione della conoscenza alla più umile conoscenza vera.
Credo sia piuttosto importante ricordarsi che, soprattutto all’inizio, è facile finire in questa trappola in cui si sopravvalutano le proprie capacità, si pensa di aver capito tutto sulla finanza e ci si mette a fare cose davvero stupide.
La soluzione al problema della paura di non conoscere le cose e di commettere stupidaggini di conseguenza è quindi questa:
– UNO: imparare le basi e non scostarsi da queste. L’investimento per persone comuni come chi vi parla e fatto di cose semplici. Non di colpi di genio per diventare ricchi in un mese. Quella roba, ammesso che sia possibile in generale, è materia per altre persone.
– DUE: ricordarsi sempre il motivo per cui si sta investendo.
Se investiamo in funzione dei nostri obiettivi non possiamo correre il rischio di sbandare e andare fuori strada, perché la nostra strategia di investimento sarà incanalata in funzione degli obiettivi che vogliamo raggiungere in maniera ponderata, senza la necessità di doverci addentrare in campi inesplorati e pericolosi che spettano ai professionisti e non a chi investe semplicemente per far crescere nel lungo termine i propri risparmi.
Detto questo, la quarta paura è quella legata alle reazioni emotive alla volatilità del mercato. È cioè la paura di star male di fronte alle oscillazioni cui inevitabilmente il mercato ci sottopone ogni tanto.
Purtroppo viviamo immersi in una situazione mediatica sfavorevole da due punti di vista.
Da un lato siamo bombardati da un’overflow di informazioni.
Praticamente in ogni secondo sappiamo come si sta muovendo ogni centesimo su qualunque asset quotato su una borsa.
E questa cosa può naturalmente generare un sacco di stress, perché ci espone a sbalzi di umore schizofrenici tra l’euforia spinta quando le cose vanno bene all’ansia quando invece succede il contrario.
Ricordatevi l’anno scorso.
Gennaio top.
Febbraio neutro.
Marzo drammatico, con il fallimento delle banche regionali in America e di Credit Suisse.
Da Aprile a Luglio, grandissimo rally.
Da Agosto a Ottobre, mercati giù e correzione di oltre il 10%.
Novembre e Dicembre, nuovo impressionante Rally che dura tutt’ora.
Cioè.
Montagne russe e stiamo parlando di un anno molto positivo.
Figuratevi un anno negativo come il 2022 cosa potrebbe farvi passare.
Chi aveva soldi investiti quell’anno lo sa bene.
L’altro problema dei media è un bias tipico verso le notizie negative.
Se ci fate caso, per definizione le notizie riportate da quotidiani, telegiornali, siti d’informazione social e via dicendo sono quasi sempre negative.
Perché questo?
Beh, il motivo è semplice.
La condizione di default in cui viviamo, che ci crediate oppure no, voi! Pessimisti cronici che non siete altro, è positiva.
Cioè la normalità è che in media le cose vanno bene.
Quindi una notizia, per essere appunto tale, deve essere qualcosa di “nuovo”, deve essere una spiacevole frattura all’interno di un quadro fondamentalmente positivo.
Attenzione, non sto dicendo che va tutto bene e che viviamo nel migliore dei mondi possibili.
Però un sito che titola, ATTENZIONE: oggi è andato tutto bene!, non se lo legge nessuno.
Se invece leggete, CROLLO A WALL STREET: bruciati 1.000 miliardi di dollari!
Uhhh!!!! paura!!!
Abbiamo bruciato 1.000 miliardi! Metà dell’intero PIL annuale dell’Italia!
E adesso?
Dobbiamo andare a prendere i fucili e cominciare a svaligiare i supermercati per prepararsi ad uno scenario distopico in cui combatteremo tra gang rivali per litigarci l’ultima riserva d’acqua?
No, vuol dire solo che l’S&P ha perso il 2%.
Una brutta giornata, ma niente che non succede grossomodo almeno una volta ogni paio di mesi.
Quindi siamo sempre bombardati da notizie sensazionalistiche sul fatto che le cose vanno male, molto più di quanto lo siamo sulle cose che vanno bene.
Immaginatevi: “Braking News: giornata nera per le borse mondiali, dopo oggi l’azionario globale si trova ad aver guadagnato in media l’8% all’anno negli ultimi 40 anni”.
Che cazzo di notizia è?
Eppure sarebbe la verità, solo che dire che in un singolo giorno le borse si sono trasformate in un inceneritore di capitalizzazione fa molta più audicence.
Ricordatevi questa cosa soprattutto quando le cose andranno davvero male, quando un altro bear market ci costringerà ad un esercizio zen di pazienza magari per 2 anni di fila.
Succederà, sappiamolo e basta.
Se invece reagiamo, come la maggior parte fanno, a tutto il rumore mediatico da cui siamo sommersi, il probabile risultato sarà incappare in uno degli errori tipici delle prime due paure (quelle della sindrome dell’ultima pirla vi ricordate?), ossai:
– Vendere quando il mercato va giù, per paura di perdere i soldi, oppure;
– Sovrainvestire quando il mercato va su, per FOMO, per paura di perdere il treno.
In entrami i casi, di solito, le conseguenze sono abbastanza dannose.
La soluzione contro questa paura di reazione emotiva ai mercati è anche in questo caso duplice:
– Da una parte, “turn off the noise”, ossia smetterla di ascoltare il rumore, le continue non notizie quotidiane, sapendo che le uniche vere informazioni sono quelle che richiedono tempi lunghi; ciò che invece succede in ogni singolo giorno, mese o anche anno sui mercati, nel grande schema delle cose è il più delle volte irrilevante;
– Dall’altra, è altrettanto incorporare nella propria comprensione di base di come i mercati funzionano un paio di metriche di riferimento:
– La prima è che il mercato azionario ha prodotto un rendimento storico tra il 7 e l’11%, a seconda delle aree e dei periodi, però insomma qui ci muoviamo: quindi questa cosa deve sia tranquillizzarci quando le cose vanno male, sia tenerci buoni quando pensiamo di aver indovinato l’affare della vita che ci farà fare il +20% all’anno. Ecco, questa secondo cosa ad un certo punto avrà una regressione verso la media e, come per la povera Cathie Woods, quando sei molto in alto ad un certo punto torni giù a terra con grande fragore;
– La seconda riguarda invece i momenti negativi. Come abbiamo calcolato qualche puntata fa, circa ogni 2 anni il mercato ha una correzione negativa dal -10 al -20%, mentre circa ogni 6-7 anni si ha un bear market che sprofonda in media del 34%, che dura circa 12 mesi e che ne richiede circa 19, sempre in media, per tornare al punto di partenza.
Una volta che sai sta cosa, se ti prendi male quando succede sarebbe come stupirsi del fatto che ogni tanto piove.
Non è che ci puoi fare molto.
Come disse Abraham Lincoln in un famoso discorso in cui citò questo adagio persiano, “This too shall pass”. Anche questa cosa passerà. Tutto passa, anche i bear market. Porta pazienza.
Veniamo infine all’ultima paura del giorno.
La paura dell’impegno, ossia quell’idea spaventosa che una volta che inizi ad investire, tendenzialmente lo dovrei fare per tutta la vita, dovrai per sempre mantenere quella disciplina di risparmio e investimento di cui parliamo sempre e non avrai i tuoi soldi a disposizione sul conto in banca sempre lì tranquilli come eri abituato.
Di solito la paura tipica è: “eh, ma se mi servono i soldi e ce li ho bloccati nei miei investimenti come faccio?”.
La cosa che mi sorprende sempre di questa cosa è che avere i soldi immobilizzati per davvero in una casa non spaventa nessuno, mentre l’idea di averli investiti magari in ETF, sapendo che il tempo per liquidarli e riportarli sul conto richiede tre click e qualche minuto di pazienza, manda le persone fuori di testa.
Il bello degli investimenti finanziari è che sono incredibilmente liquidi.
A meno che non vi mettete a comprare roba strana o che dobbiate muovere centinaia di milioni di euro, la compravendita di decine di migliaia di euro di ETF ben capitalizzati, sui principali indici globali, richiede veramente meno tempo che ordinare la cena su Glovo.
Il vero problema, casomai, non è il fatto che siano immobilizzati.
Il vero problema è allineare gli investimenti agli obiettivi.
Ma per questo vi rimando all’episodio 89, in cui abbiamo parlato di come calcolare l’asset allocation giusto per i miei obiettivi in base alle esigenze di liquidità che avrò da qui ai prossimi anni.
Da qui a 10 anni posso permettermi di investire tutto il risparmio e non toccarlo mai? Allora posso anche fare tutto azionario.
Nei prossimi anni dovrò affrontare con ogni probabilità determinate spese o in generale voglio stare tranquillo di poter sempre attingere al mio portafoglio?
Allora aumenterò di conseguenza la mia quota obbligazionaria ed eventualmente incrementerò il fondo di emergenza, se proprio sono paranoico.
Insomma.
Niente come un po’ di pianificazione e un bel foglio excel sono il miglior antidoto contro qualsivoglia paturnia emotiva rispetto ai vostri soldi.
Bene, cari amici e care amiche di The Bull, fine dell’episodio sulla paura da ascoltare ogni volta che vi prende qualche strizza e soprattutto da far ascoltare a chi vi smarona sul fatto che investire sia pericoloso e tutte le solite fregnacce.
Investire è pericoloso e rischioso se si fanno cose stupide, a caso e senza consapevolezza.
Quando si fa con buon senso — e arrivati all’età che avete dovreste avere buon senso in generale nella vita — diciamo che il rischio si attenua notevolmente.
Prima di lasciarci e rimarcando l’importanza che la vostra via verso la libertà e la felicità sia sempre ben illuminata, vi ricordo che questo episodio è stato sponsorizzato da Switcho e che usando il link nella descrizione di quest’episodio potete verificare se ci sono offerte migliori per le vostre bollette di luce, gas, internet e cellulare e che nel caso pensa a tutto Switcho senza che dobbiate fare nulla (e vi danno pure 10 € di buono Amazon).
Come sempre invece vi invito a mettere segui e ad attivare le notifiche su Spotify, Apple podcast o dove volete e a lasciare una recensione a 5 stelle per supportarci e permetterci di continuare a produrre contenuti che vi curano definitivamente la pericolosissima sindrome dell’ultimo pirla sempre nuovi.
Per questo episodio invece è davvero tutto e noi ci ritroviamo domenica prossima per allietare le vostre Pasqua e Pasquetta prima che vi sfondiate tra barbecue e colombe sempre qui, naturalmente, con The Bull, il tuo podcast di finanza personale.
Bentornati a THE BULL – Il tuo podcast di finanza personale
La Paura fa 90!
Anzi fa 92, come il numero di episodi a cui siamo giunti dopo questa cavalcata che dal Giugno del 2023 ci ha portato fino ad oggi.
Allora non sapevamo nulla di che farcene dei nostri soldi mentre poi ci si è spalancato un mondo fatto di budgeting, strategie di risparmio, piani pensionistici e soprattutto quella cosa che mai avreste pensato di fare nella vita, ossia INVESTIRE tutti i vostri soldi.
Bravi!
Congratulazioni, io ci ho messo una vita a superare le mie paure — anche perché non avevo mai trovato un The Bull di turno che mi dicesse “senti basta stronzate, lascia perdere le cose inutili, concentrati su quelle 4 cose essenziali che fanno la differenza e datti una mossa”.
Voi invece in decine di migliaia avete cominciato a prendere in mano la vostra vita finanziaria e così facendo avete iniziato a costruirvi il percorso verso la vostra personale interpretazione di ciò che libertà finanziaria significhi per voi.
Ma quando si tratta di soldi, purtroppo, la paura non ci abbandona mai.
Ogni tanto si ripresenta in forme sempre diverse, pronta a insinuarci il dubbio nelle sottili crepe delle nostre razionali convinzioni, scatenando tormenti emotivi che possono distoglierci, come le sirene per Ulisse, dalla rotta prudente verso la nostra meta.
E cosa ben più importante, questo problema non si presenta solo nella nostra individuale storia di singoli investitori, ma tipicamente coinvolge le persone più care che ci stanno intorno.
Pochi fortunati hanno un partner o una famiglia che condivide pienamente tutto ciò di cui parliamo qui.
Di solito nelle coppie c’è uno dei due che si invasa per la finanza personale e l’altro che maledice il giorno in cui ha sentito parlare di The Bull la prima volta, perché ora è costretto a sorbirsi pipponi eterni su come risparmiare su questo e quello, su quali ETF investire e quale aprire come settimo conto per avere quel fighissimo 0,qualcosa percento in più sul conto deposito e via dicendo.
Quindi questo episodio è dedicato non solo a voi, miei cari ascoltatori e freschi neoinvestitori, ma anche ai vostri mariti, alle vostre mogli, a fidanzati e fidanzate, a famigliari e amici che intorno a voi vi spaccherano i maroni a più non poss… cioè volevo dire … vi solleveranno dei legittimi dubbi che andranno magari a incrinare quelle solide convinzioni che faticosamente vi siete costruiti sparandovi 92 episodi di un podcast fatto da un tizio che parla di cose in base a come si sveglia al mattino.
Tanto per voi, quanto per i vostri cari più vicini, oggi parliamo delle 5 Paure che vi accompagneranno nel vostro lungo viaggio come investitori per tutta la vita e delle 5 Soluzioni che possiamo implementare per neutralizzarle (e soprattutto tranquillizzare chi vi sta di fianco).
Prima di cominciare a far fuori una dietro l’altra le nostre paure più spaventose, permettetemi di ricordarvi che, prima ancora di investire, lavorare sul risparmio quotidiano è un ottimo punto di partenza e che il nostro partner Switcho, sponsor di quest’episodio, è la soluzione più semplice del mondo per tagliare i costi delle nostre bollette di luce, gas, internet e cellulare.
Attraverso il link che trovate nella descrizione di quest’episodio potete accedere al sito di Switcho, caricare le vostre bollette e massimo 48 ore dopo Switcho vi avrà impacchettato le offerte migliori per risparmiare rispetto ai vostri fornitori attuali.
A meno che non abbiate già le condizioni più economiche sul mercato.
In quel caso Switcho vi dirà, fortunello sei già a posto così, un saluto e casomai ci si risente più avanti.
Altrimenti cliccate sull’offerta che preferite, inserite quattro dati in croce al volo che a fare il caffè al mattino ci mettete più tempo e poi fa tutto Switcho.
Dopo qualche settimana sarete con il nuovo fornitore, starete pagando di meno e manco ve ne sarete accorti.
Io l’ho fatto qualche mese fa e il risparmio annuo su luce e gas stimato era di oltre 250 €. Vedete un po’ voi.
Ah, nel caso non fosse chiaro, il costo del Switcho è zero.
Se usate il link in descrizione chi vi parla percepirà una commissione da Switcho, mentre voi, oltre a tutto il servizio di Switcho gratis, avrete in regalo un buono Amazon da 10 € al primo switch, così, per la simpatia immotivata che avrete suscitato nei ragazzi di Switcho usando il loro servizio.
Molto bene, veniamo alla prima paura che è — e cosa poteva essere altrimenti, se non — la paura di PERDERE I PROPRI SOLDI!
Questa è la paura per eccellenza, il primo freno immediato che trattiene chiunque dall’azione di togliere i propri soldi dal conto e metterli in questo o in quell’investimento.
Perché abbiamo questa fottutissima paura di perdere i soldi?
Potremmo star qua a scrivere un libro intero sul viscerale rapporto emotivo che abbiamo con il denaro, ma senza perderci in divagazioni interessantissime ma poco pratiche per la nostra vita da investitori, il punto è che a noi — come brillantemente dimostrato dal padre dell’Economia Comportamentale e premio Nobel Daniel Kahneman — ci brucia proprio il culo a perdere i soldi.
Giuro eh!
Parole sue.
Certo lui l’ha scritto in Inglese e poi l’ho tradotto, ma gli hanno dato il Nobel perché ha scritto una montagna di articoli accademici per spiegare che, dopo oltre 10.000 esperimenti condotti lungo 40 anni di carriera, ha potuto concludere in maniera inconfutabile che all’essere umano perdere soldi fa girare il culo!
E subito dopo l’hanno chiamato da Stoccolma per dirgli che aveva vinto il Nobel per l’economia.
No scherzo, Daniel Kahneman è stato uno dei personaggi con il maggior impatto sull’Economia del ‘900 (e infatti non era un Economista ma uno Psicologo) e la sua ricerca va ben oltre sta cosa qua, che più rigorosamente lui ha chiamato “loss aversion”, avversione alla perdita.
Lui ha proprio dimostrato che l’essere umano è tutt’altro che razionale, come invece la teoria economica classica vorrebbe, mentre invece tutta la nostra comprensione immediata del mondo e il nostro comportamento istintivo sono governati da Bias, da deformazioni strutturali della nostra comprensione.
In pratica fino a prima dell’opera di Kahneman e del suo inseparabile compagno di ricerca Amos Tversky, che non si prese il Nobel perché purtroppo uno dei requisiti per potersi recare a Stoccolma a ritirarlo è non aver ancora tirato le cuoia, la teoria economica classica si basava sul presupposto che l’uomo sia un agente razionale e il suo comportamento sia guidato dalla massimizzazione della propria utilità personale.
Questo sarebbe vero se noi ci comportassimo in maniera perfettamente logica.
Kahneman ha invece dimostrato che non è così proprio per una beata fava.
E non perché qualche uomo o donna sia fuori di testa e si comporti in maniera distorta, ma proprio perché il nostro sistema di percezione della realtà è un po’ bacato ed è afflitto da questi bias che ci fanno prendere delle cantonate pazzesche.
Alcuni esempi?
No so:
– Ti basi solo su dati recenti e non dai peso a quelli del passato? Sei affetto da Recency Bias;
– Cerchi ovunque conferme ad una tua convinzione e non riesci a vedere invece delle prove che la smentirebbero? C’hai il Confirmation Bias;
– Hai indovinato tre operazioni di trading e sei convinto di aver capito che in confronto James Simons, il matematico fondatore di Renaissance Technologies, l’hedge fund più di successo di sempre, era una pippa la sugo? C’hai l’Overconfidence Bias.
E così via ce ne sono altri mille.
Per quello che ci interessa soprattutto oggi, invece, a supporto della teoria dell’infiammazione del nostro posteriore quando perdiamo i soldi, Kahneman ha scoperto che noi soffriamo molto di più una perdita di quanto invece godremmo da un guadagno del medesimo importo.
Il suo esperimento classico è questo:
A metà dei partecipanti all’esperimento viene chiesto di scegliere tra due opzioni, che sono:
– Ricevere 100 dollari, oppure
– Partecipare ad un testa o croce in cui in caso di testa vincerebbero 200 dollari e zero in caso di croce.
Fatelo anche voi, ma se siete come la maggior parte delle persone, probabilmente scegliereste la prima opzione, per avere la certezza di guadagnare 100 dollari, anche se nel secondo caso potreste guadagnare il doppio oppure non perdere niente.
All’altra metà dei partecipanti viene invece chieste di scegliere tra queste altre due opzioni:
– Perdere 100 dollari oppure
– Partecipare ad un testa o croce in cui in caso di testa perderebbero 200 dollari e zero in caso di croce.
Benché le due situazioni siano matematicamente identiche e dovrebbero quindi portare alla medesima scelta, in realtà la maggior parte delle persone sceglierebbe di rischiare di perderne 200, piuttosto che accettare fin da subito di perderne 100 €, perché la sola idea di perdere dei soldi ci manda fuori di testa.
La differenza tra le due situazioni, formalmente identiche — si lo so non vi sembrano identiche, ma lo sono, a voi non sembra perché siamo tutti affetti da bias — dicevo la differenza è semplicemente legata al fatto che nel primo caso c’è la prospettiva di un guadagno, mentre nel secondo c’è la minaccia di una perdita.
Razionalmente dovremmo fare il contrario.
Rischiare dove possiamo guadagnare il doppio e perdere zero e prenderci la perdita certa invece che rischiare di perdere il doppio.
Ma siamo così.
Irrazionali.
E la perdita ci fa bruciare il culo.
Quindi perdere 100 € con certezza ci fa soffrire di più di quanto non ci farebbe piacere potere vincere 200 € con il 50% di probabilità.
Tra l’altro l’avversione alle perdite pare possa essere alla base di una teoria nota come Equity Premium Puzzle, ossia il rompicapo del premio al rischio delle azioni.
Come abbiamo detto anche nello scorso episodio, le azioni rendono più delle obbligazioni governative perché sono più rischiose ed essedo più rischiose il mercato paga un rendimento superiore.
Ma tanto superiore!
Storicamente parliamo anche di 5-6 punti percentuali di rendimento delle azioni rispetto ai titoli di Stato a breve termine.
Nessun modello economico è stato ad oggi in grado di giustificare una differenza così importante.
E sembra proprio che sia appunto la nostra connaturata paura di perdere soldi che fa sì che il mercato paghi così tanto l’investimento azionario, proprio perché una vastissima fetta di risparmiatori se ne tiene fuori per paura di ritrovarsi più povero di prima.
Ora torniamo a noi.
La paura standard che frena chiunque di fronte alla sola idea di investire i soldi è appunto quella di perdere i soldi.
Ma è una paura fondata?
Cioè quando il vostro partner vi chiederà, dopo che per un’ora gli avrete spiegato “sai c’è questo podcast che parla di finanza personale, bla bla bla”, “sì ok, ma se poi PERDIAMO I SOLDI?”.
Qui il punto vero è capire cosa significhi “perdere i soldi” quando investi nel modo in cui qua si sta dicendo ormai da quasi 50 ore se mettete in fila tutti gli episodi.
Come avrete ormai capito qui tendenzialmente ragioniamo su strategie di investimento che presuppongano solo un rischio sistemico e mai (o solo in minima parte) un rischio specifico.
Cioè qua non diciamo, compra Verizon che è sottovalutata e vendi invece Amazon perché ha dei multipli troppo alti, ma che ne so!
Invece parliamo sempre di come costruire un portafoglio diversificato che ottimizzi il nostro profilo di rischio/rendimento in base all’orizzonte temporale dei nostri obiettivi.
Quindi esclusa la possibilità di perdere soldi perché un singolo investimento va a puttane, cosa piuttosto difficile investendo in maniera passiva su vasti indici, qual è la probabilità statistica di perdere soldi investendo in azioni e obbligazioni?
Beh sto per dire una cosa forte, poi la correggo, però seguitemi: “ad oggi, dato un orizzonte temporale abbastanza lungo, la probabilità di perdere soldi investendo in un portafoglio fatto di azioni e obbligazioni è ZERO”.
ZERO!
Non poco.
ZERO.
Ma intendi zero virgola…?
NO! Zero! Come il numero di tituli della celebre affermazione di quel comico mancato di Jose Mourinho negli anni dell’Inter.
Oh, possibile? direte voi.
Eh possibile sì, però attenzione alla premessa: “dato un orizzonte temporale abbastanza lungo”.
Prendiamo tre esempi:
– Un portafoglio 100% azionario;
– Un portafoglio 60% azioni e 40% titoli di stato e infine;
– Un portafoglio 30% azioni e 70% titoli di stato.
Qual è l’orizzonte temporale minimo per ciascuno di questi portafogli per avere ZERO probabilità di perdere soldi?
Prendiamo come sempre come riferimento l’indice azionario dei paesi sviluppati, l’MSCI World e i titoli di stato dei paesi sviluppati.
Un portafoglio 100% azionario avrebbe il 100% di probabilità di essere in positivo su un orizzonte di almeno 20 anni.
Un portafoglio 60/40 avrebbe il 100% di probabilità di essere in positivo su un orizzonte di almeno 10 anni.
Un portafoglio 30/70 avrebbe il 100% di probabilità di essere in positivo su un orizzonte di almeno 5 anni.
I dati sono un po’ alla buona eh, ho usato un tool che fa delle simulazioni basate sui rendimenti storici di quei portafogli e calcola in quanti casi sarebbero stati positivi su determinati orizzonti temporali e quanti no.
Attenzione che qui stiamo parlando di investimenti dove metto i soldi all’inizio e poi né metto né tolgo un centesimo dal portafoglio.
Se invece, come la maggior parte di noi fa, investo un po’ per volta periodicamente, questi orizzonti tendono a stringersi ulteriormente.
Per esempio se avessi investito solo in azioni a partire dal marzo del 2000 mi sarebbero serviti 14 anni per tornare in pari, mentre invece sarei stato in positivo già dal 2010 se invece di investire tutto all’inizio avessi investito un importo costante mensile lungo tutto il periodo.
Come noto, la pratica di dollar cost averaging, quella alla base dei PAC, riduce i rendimenti complessivi nel lungo termine, ma riduce anche le perdite nei momenti più sfigati.
Quindi di fronte alla paura di perdere i soldi, la soluzione per vincerla è comprendere queste due cose:
– UNO: il mercato espone sì a possibili perdite di capitale per periodi anche piuttosto lunghi, ma su orizzonti di tempo adeguati la probabilità di perdere soldi in maniera permanente è virtualmente zero.
– DUE: come abbiamo discusso più volte parlando del tema del rischio, la migliore assicurazione sulla vita contro la paura di perdere soldi è la DIVERSIFICAZIONE — e anche questa lavora a due livelli:
– Il primo Livello è che diversificare all’interno di un’asset class abbatte il rischio specifico e limita il nostro rischio a quello di mercato (il cosiddetto rischio sistemico) lasciando potenzialmente invariato il rendimento atteso; mentre il
– Secondo livello consiste nella diversificazione tra asset class non correlate tra loro che riducono anche il rischio di mercato, ovviamente al costo di un minor rendimento atteso, che è come dire che è il prezzo da pagare nel lungo termine per avere più stabilità nel breve e medio termine.
Attenzione: la possibilità di perdere soldi è virtualmente ZERO perché questa cosa in passato non è mai accaduta e quindi ci basiamo su fondamenta statistiche.
Non si può dire che non sia possibile in senso assoluto.
Però è teoricamente possibile anche fare un incidente in auto, venir colpiti da un fulmine, ammalarsi, subire un grave infortunio sciando, venir inavvertitamente avvelenati mangiando cozze avariate al ristorante e mettete voi qualunque altro rischio (basso ma non impossibile) che corriamo ogni giorno nella nostra vita e che ciononostante non ci impedisce di viverla.
Vivere una vita al 100% senza rischio è contrario alla definizione di vita stessa.
La differenza è che in tutti gli ambiti diversi dalla finanza, non abbiamo un mercato che ci dà in tempo reale il bilancio di guadagni e perdite, quindi non ce ne accorgiamo.
Probabilmente la probabilità di venire investito a Milano mentre sei in bicicletta è più alta che non vedere il proprio portafoglio perdere più del 50% del suo valore in ogni singolo anno, eppure ciò non impedisce a migliaia di persone ogni giorno a rischiare la vita per muoversi su due ruote.
E’ una questione di prospettiva.
Una volta che però è chiara la base statistica e che il rischio in senso assoluto è tutto sommato accettabile, allora anche la paura ci può abbandonare.
Detto questo e una volta che abbiamo convinto noi stessi e chi ci sta vicino che la paura di perdere i soldi in maniera permanente è piuttosto remota, ammesso di non fare cazzate e di investire in maniera tale da assumersi quasi solo rischio sistemico e non rischio specifico, veniamo alla paura opposta, la cosiddetta FOMO!
Per chi non è un millennial come me, anche se sembro più boomer che millennial, adolescenti e ventenni hanno imparato sui social che FOMO sta per Fear of Missing Out.
Per tutti gli altri, questa è la paura complementare alla precedente, perché consiste nella paura, diciamo così, di “perdere il treno”.
Se vedi Bitcoin che è salito a 70.000 $ e tutti i tuoi amichetti stanno facendo i soldi e tu no, è facile che ti venga la FOMO e che quindi ti voglia buttare a capofitto per paura che un domani sarai rimasto l’unico pirla povero in un gruppo di ricchi.
Se vedi che il mercato sta correndo da due anni e che continua a salire, è facile che ti venga il pensiero di prendere tutti i soldi che hai e li investi nel Nasdaq perché è lì che la gente sta portando a casa guadagni a tripla cifra.
In generale, la FOMO è quella terrificante sensazione di aver perso una grande opportunità per svoltare — e questa cosa genera un devastante sentimento di rimpianto che a fatica si riesce a perdonare a se stessi.
La FOMO però non è unicamente un tema individuale e soggettivo.
Il ciclo economico dei mercati finanziari ha il suo motore principale proprio nell’alternanza tra questa due forze propulsive che sono appunto queste prime due paure di cui stiamo parlando.
Fear and Greed.
Paura e Avidità.
La paura di perdere i soldi che scatena i panic selling, i crolli e i bear market da una parte e la paura di non guadagnare abbastanza che spinge il mercato a crescere fino a creare bolle che fragorosamente scoppiano.
Pensavate che i mercati si muovessero sulla base di qualche principio logico perfettamente prevedibile da qualche modello matematico?
Macché!
Il grosso di quel che succede a Wall Street è l’alternanza di questi due fenomeni assolutamente umani.
Qualcuno inizia ad aver paura di perdere soldi? Tutti giù a vendere per non rimanere gli ultimi pirla con in mano azioni che non valgono niente.
Qualcuno inizia a guadagnare? Tutti a comprare per non rimanere gli ultimi pirla che non si sono arricchiti con il trend del momento.
Ecco, diciamo che potremmo sintetizzare queste due paure insieme come i due aspetti di un unico fenomeno psicologico descritto dai paper di accedimi di Economia comportamentale come “PAURA DI ESSERE L’ULTIMO PIRLA”.
Come potete capire facilmente, tanto la paura di perdere soldi quanto quella di non farne abbastanza, sono due facce della stessa famigerata medaglia.
Ed entrambe si curano fondamentalmente in un solo modo, ossia avere un piano e restare fedele a quello, qualunque cosa succeda.
Per prima cosa, è sempre bene tenere a mente, al primo accenno di FOMO, che purtroppo la nostra percezione rispetto a ciò che sta andando bene o male sul mercato è legata ad un orizzonte temporale di breve.
Se vediamo che Bitcoin è andato su del 160% in 6 mesi ci rode il culo perché 6 mesi è un periodo piuttosto breve che facilmente tratteniamo nella memoria.
Ma se allarghiamo lo sguardo, se consideriamo una prospettiva più lunga, beh le cose possono apparire molto diverse.
Avevo citato in passato il caso clamoroso di quel celebre ETF, quotato negli Stati Uniti, chiamato Ark Innovation e guidato da Cathie Woods, una superstar in America tra i gestori di fondi.
Il fondo fu lanciato nel 2014 ed ebbe l’intuizione di concentrarsi su società disruptive e non a caso si ritrovò all’alba della pandemia con una montagna di azioni, tra le altre, di Tesla, Zoom e Coinbase, quindi auto elettriche, tool per lavorare da remoto ed exchange di Criptovalute.
Dal marzo del 2020 al febbraio dell’anno dopo, il fondo di Cathie Wood avrebbe realizzato uno spaventoso +300% di performance.
Più 300% in un anno vuol dire quadruplicare i soldi.
In un anno quel fondo ha fatto la performance che l’S&P 500 impiega in media 15 anni per realizzare.
Vedendo questo fondo demolire qualunque record, miliardi di dollari si sono riversati nel fondo di Cathie Woods per … beh … per FOMO!
Per paura di rimanere gli ultimi pirla a non avere investito nel fondo dei miracoli.
Ad un certo punto a tutti sarà sembrato evidente che il fondo non avrebbe potuto che fare sempre meglio nel tempo.
Del resto, potranno mai le Auto Elettriche, che indubbiamente sono il mezzo del futuro, non avere solo rosee prospettive di fronte a sé?
Dopo che la pandemia ci ha messo tutti a lavorare da remoto, può la migliore applicazione per videoconferenze non diventare la nuova Google?
E può il più importante exchange di Criptovalute non diventare l’equivalente cripto di Amazon, il posto dove devi per forza andare se vuoi comprare cose che ormai sembra chiaro che tutti dovranno avere, come Bitcoin, Ethereum, Solana e via dicendo?
Quasi banale no?
Anzi bisogna essere stati proprio dei pirla a fine 2020 a non essere arrivati da soli a ciò che invece Cathie Wood era arrivata oltre un anno prima.
E giù tutti a buttarsi a pesce in Ark.
E poi?
E poi dal febbraio del 2021, momento del suo massimo splendore, al dicembre del 2022, il fondo invincibile e visionario di Cathie Woods ha finito per perdere l’80% del suo valore.
Oggi si è un po’ ripreso, ma siamo sempre sotto del 67% dal picco.
Un disastro per tutti gli investitori che sono entrati presi da FOMO in evidente ritardo.
Poi non che il fondo sia andato malissimo in generale nella sua vita.
Del resto Cathie Wood non è affatto l’ultima scappata di casa a Wall Street, anzi.
In questi 10 anni di vita il suo fondo ha fatto circa il 9,5% di rendimento medio annuo.
Che in effetti non è un cattivo risultato.
Peccato solo che in quello stesso identico periodo il noioso S&P 500 abbia fatto il 12 e passa%.
Tanto genio e tanti sforzi profusi per fare un fondo spettacolare e poi comunque l’indice in cui anche il più scemo di tutti può investirci comprando un ETF senza neanche sapere cosa sia il P/E ratio di un’azione avrebbe fatto di gran lunga meglio.
A volte c’è una democraticità nella finanza quasi commovente.
Cmq tutto sto pippone su Cathie Wood, che è solo un esempio tra mille che si potrebbero fare, per dire che la nostra percezione si basa su orizzonti troppo brevi per rendersi davvero conto di quali sono i treni che ci stiamo perdendo e quali sono invece destinati a deragliare.
Quindi:
– PRIMA REGOLA: fare il piano in base ai propri obiettivi, non è una gara chi guadagna di più, ma si tratta di investire in funzione delle cose importanti per la nostra vita;
– SECONDA REGOLA: attenersi al piano, sia quando le cose vanno male sia — e oserei dire soprattutto — quando le cose vanno bene, perché è proprio quanto tutto va su, come nel momento presente, che subentra quell’altro simpatico bias chiamato overconfidence che ci fa fare il passo più lungo della gamba e rischia di farci schiantare in maniera irrecuperabile.
Un giorno Bitcoin varrà un milione e voi non ne avete manco mezzo?
Non avete comprato Nvidia nel 2023 e tra 10 anni varrà 100 volte tanto?
I vostri amici si sono rischiati anche la casa e ora sono milionari?
Fa niente.
Se non avete fatto nessuna di queste cose, vuol dire che non erano allineate alla vostra pianificazione finanziaria.
Avete invece fatto un modesto e tranquillo 6% all’anno investendo in ETF Azionari e Obbligazionari?
Benissimo, i vostri 1.000 € al mese che avrete iniziato ad investire a 30 anni saranno diventati un milione a 60.
Sarete felici lo stesso e soprattutto non avrete vissuto l’agonia di chi ha visto il proprio patrimonio crescere a dismisura, poi crollare, poi risalire, poi ricrollare e così via.
Bene.
Smarcata la duplice paura dell’ULTIMO PIRLA, veniamo alla paura di non sapere cosa si stia facendo.
Molto spesso infatti tante persone sono trattenute all’idea di investire proprio dal fatto che non sanno di cosa si tratta, non capiscono e quindi hanno timore di commettere errori fatali.
Intanto a queste persone consiglierei di ascoltare un noto podcast di finanza personale che in 92 comodi episodi dovrebbe come minimo dar loro un’infarinatura, almeno quel tanto per capire che la finanza non è fisica quantistica e che saper fare moltiplicazioni e divisioni tanto basta.
On top a questo, invece, niente come l’approfondimento di queste tematiche anestetizza qualunque paura.
Io mi interesso di finanza dal 2008, da quando è fallita Lehman Brothers’ e non riuscivo ad accettare il fatto di non capire perché il mondo stesse crollando per colpa delle banche d’investimento.
Da lì mi sono messo a studiare le obbligazioni immobiliari cartolarizzate, i CDO, i Credit Default Swap, insomma tutto il kit che aveva generato la peggiore apocalisse finanziaria ed economica del dopoguerra.
Dell’esistenza degli ETF ne venni a sapere addirittura nel 2013.
Mi ci volle davvero una vita però per cominciare a metterci i miei primi soldi e soprattutto un’altra mezza vita a capire che avrei dovuto metterci la maggior parte dei miei soldi.
Come noto, sempre per paura (e soprattutto per ignoranza), cominciai con consulenti e banche, convinto che loro avrebbero fatto meglio di me, essendo evidentemente più preparati.
Beh, poi pian piano capii che non era così.
Solo quando poi ho iniziato a studiare in maniera ossessiva la finanza personale, allora lì tutto mi è risultato chiaro.
Ricordo anche il momento preciso dell’epifania definitiva.
Per caso mi imbattei nello SPIVA scorecard, il report annuale di Standard and Poor’s che calcola quanti fondi attivi hanno battuto il benchmark nell’ultimo anno e negli ultimi 3, 5, 10 e 20.
Quando lessi che il 90% dei fondi fa peggio del mercato, basta, da lì ebbi l’illuminazione e pochi anni dopo cominciò il mio programma di divulgazione nazionale per diffondere informazioni che io ci avevo messo quasi 10 anni ad elaborare e trasformare in azione.
(eh sì sono un po’ lento, che volete…)
Comunque una volta che mi sono divorato decine di migliaia di pagine di libri di finanza personale, beh, devo dire che questa cosa si è rivelata un formidabile ansiolitico contro la paura di investire.
Apprendere, approfondire e conoscere però sono fondamentali non solo per superare la paura di investire, ma soprattutto per evitare di fare cagate di segno opposto.
C’è un noto fenomeno psicologico chiamato effetto Dunning Kruger che in pratica è quel principio per cui quando uno conosce poche nozioni in un certo ambito si sente molto più competente di quanto dovrebbe e sviluppa un pericoloso sentimento di overconfidence, in cui sopravvaluta le sue capacità.
Poi se non commette errori troppo stupidi da rovinargli la vita, nel tempo si rende conto che più cose apprendere, meno cose sa e quindi è portato ad intraprendere quel percorso tipicamente lungo che lo porta dall’arrogante illusione della conoscenza alla più umile conoscenza vera.
Credo sia piuttosto importante ricordarsi che, soprattutto all’inizio, è facile finire in questa trappola in cui si sopravvalutano le proprie capacità, si pensa di aver capito tutto sulla finanza e ci si mette a fare cose davvero stupide.
La soluzione al problema della paura di non conoscere le cose e di commettere stupidaggini di conseguenza è quindi questa:
– UNO: imparare le basi e non scostarsi da queste. L’investimento per persone comuni come chi vi parla e fatto di cose semplici. Non di colpi di genio per diventare ricchi in un mese. Quella roba, ammesso che sia possibile in generale, è materia per altre persone.
– DUE: ricordarsi sempre il motivo per cui si sta investendo.
Se investiamo in funzione dei nostri obiettivi non possiamo correre il rischio di sbandare e andare fuori strada, perché la nostra strategia di investimento sarà incanalata in funzione degli obiettivi che vogliamo raggiungere in maniera ponderata, senza la necessità di doverci addentrare in campi inesplorati e pericolosi che spettano ai professionisti e non a chi investe semplicemente per far crescere nel lungo termine i propri risparmi.
Detto questo, la quarta paura è quella legata alle reazioni emotive alla volatilità del mercato. È cioè la paura di star male di fronte alle oscillazioni cui inevitabilmente il mercato ci sottopone ogni tanto.
Purtroppo viviamo immersi in una situazione mediatica sfavorevole da due punti di vista.
Da un lato siamo bombardati da un’overflow di informazioni.
Praticamente in ogni secondo sappiamo come si sta muovendo ogni centesimo su qualunque asset quotato su una borsa.
E questa cosa può naturalmente generare un sacco di stress, perché ci espone a sbalzi di umore schizofrenici tra l’euforia spinta quando le cose vanno bene all’ansia quando invece succede il contrario.
Ricordatevi l’anno scorso.
Gennaio top.
Febbraio neutro.
Marzo drammatico, con il fallimento delle banche regionali in America e di Credit Suisse.
Da Aprile a Luglio, grandissimo rally.
Da Agosto a Ottobre, mercati giù e correzione di oltre il 10%.
Novembre e Dicembre, nuovo impressionante Rally che dura tutt’ora.
Cioè.
Montagne russe e stiamo parlando di un anno molto positivo.
Figuratevi un anno negativo come il 2022 cosa potrebbe farvi passare.
Chi aveva soldi investiti quell’anno lo sa bene.
L’altro problema dei media è un bias tipico verso le notizie negative.
Se ci fate caso, per definizione le notizie riportate da quotidiani, telegiornali, siti d’informazione social e via dicendo sono quasi sempre negative.
Perché questo?
Beh, il motivo è semplice.
La condizione di default in cui viviamo, che ci crediate oppure no, voi! Pessimisti cronici che non siete altro, è positiva.
Cioè la normalità è che in media le cose vanno bene.
Quindi una notizia, per essere appunto tale, deve essere qualcosa di “nuovo”, deve essere una spiacevole frattura all’interno di un quadro fondamentalmente positivo.
Attenzione, non sto dicendo che va tutto bene e che viviamo nel migliore dei mondi possibili.
Però un sito che titola, ATTENZIONE: oggi è andato tutto bene!, non se lo legge nessuno.
Se invece leggete, CROLLO A WALL STREET: bruciati 1.000 miliardi di dollari!
Uhhh!!!! paura!!!
Abbiamo bruciato 1.000 miliardi! Metà dell’intero PIL annuale dell’Italia!
E adesso?
Dobbiamo andare a prendere i fucili e cominciare a svaligiare i supermercati per prepararsi ad uno scenario distopico in cui combatteremo tra gang rivali per litigarci l’ultima riserva d’acqua?
No, vuol dire solo che l’S&P ha perso il 2%.
Una brutta giornata, ma niente che non succede grossomodo almeno una volta ogni paio di mesi.
Quindi siamo sempre bombardati da notizie sensazionalistiche sul fatto che le cose vanno male, molto più di quanto lo siamo sulle cose che vanno bene.
Immaginatevi: “Braking News: giornata nera per le borse mondiali, dopo oggi l’azionario globale si trova ad aver guadagnato in media l’8% all’anno negli ultimi 40 anni”.
Che cazzo di notizia è?
Eppure sarebbe la verità, solo che dire che in un singolo giorno le borse si sono trasformate in un inceneritore di capitalizzazione fa molta più audicence.
Ricordatevi questa cosa soprattutto quando le cose andranno davvero male, quando un altro bear market ci costringerà ad un esercizio zen di pazienza magari per 2 anni di fila.
Succederà, sappiamolo e basta.
Se invece reagiamo, come la maggior parte fanno, a tutto il rumore mediatico da cui siamo sommersi, il probabile risultato sarà incappare in uno degli errori tipici delle prime due paure (quelle della sindrome dell’ultima pirla vi ricordate?), ossai:
– Vendere quando il mercato va giù, per paura di perdere i soldi, oppure;
– Sovrainvestire quando il mercato va su, per FOMO, per paura di perdere il treno.
In entrami i casi, di solito, le conseguenze sono abbastanza dannose.
La soluzione contro questa paura di reazione emotiva ai mercati è anche in questo caso duplice:
– Da una parte, “turn off the noise”, ossia smetterla di ascoltare il rumore, le continue non notizie quotidiane, sapendo che le uniche vere informazioni sono quelle che richiedono tempi lunghi; ciò che invece succede in ogni singolo giorno, mese o anche anno sui mercati, nel grande schema delle cose è il più delle volte irrilevante;
– Dall’altra, è altrettanto incorporare nella propria comprensione di base di come i mercati funzionano un paio di metriche di riferimento:
– La prima è che il mercato azionario ha prodotto un rendimento storico tra il 7 e l’11%, a seconda delle aree e dei periodi, però insomma qui ci muoviamo: quindi questa cosa deve sia tranquillizzarci quando le cose vanno male, sia tenerci buoni quando pensiamo di aver indovinato l’affare della vita che ci farà fare il +20% all’anno. Ecco, questa secondo cosa ad un certo punto avrà una regressione verso la media e, come per la povera Cathie Woods, quando sei molto in alto ad un certo punto torni giù a terra con grande fragore;
– La seconda riguarda invece i momenti negativi. Come abbiamo calcolato qualche puntata fa, circa ogni 2 anni il mercato ha una correzione negativa dal -10 al -20%, mentre circa ogni 6-7 anni si ha un bear market che sprofonda in media del 34%, che dura circa 12 mesi e che ne richiede circa 19, sempre in media, per tornare al punto di partenza.
Una volta che sai sta cosa, se ti prendi male quando succede sarebbe come stupirsi del fatto che ogni tanto piove.
Non è che ci puoi fare molto.
Come disse Abraham Lincoln in un famoso discorso in cui citò questo adagio persiano, “This too shall pass”. Anche questa cosa passerà. Tutto passa, anche i bear market. Porta pazienza.
Veniamo infine all’ultima paura del giorno.
La paura dell’impegno, ossia quell’idea spaventosa che una volta che inizi ad investire, tendenzialmente lo dovrei fare per tutta la vita, dovrai per sempre mantenere quella disciplina di risparmio e investimento di cui parliamo sempre e non avrai i tuoi soldi a disposizione sul conto in banca sempre lì tranquilli come eri abituato.
Di solito la paura tipica è: “eh, ma se mi servono i soldi e ce li ho bloccati nei miei investimenti come faccio?”.
La cosa che mi sorprende sempre di questa cosa è che avere i soldi immobilizzati per davvero in una casa non spaventa nessuno, mentre l’idea di averli investiti magari in ETF, sapendo che il tempo per liquidarli e riportarli sul conto richiede tre click e qualche minuto di pazienza, manda le persone fuori di testa.
Il bello degli investimenti finanziari è che sono incredibilmente liquidi.
A meno che non vi mettete a comprare roba strana o che dobbiate muovere centinaia di milioni di euro, la compravendita di decine di migliaia di euro di ETF ben capitalizzati, sui principali indici globali, richiede veramente meno tempo che ordinare la cena su Glovo.
Il vero problema, casomai, non è il fatto che siano immobilizzati.
Il vero problema è allineare gli investimenti agli obiettivi.
Ma per questo vi rimando all’episodio 89, in cui abbiamo parlato di come calcolare l’asset allocation giusto per i miei obiettivi in base alle esigenze di liquidità che avrò da qui ai prossimi anni.
Da qui a 10 anni posso permettermi di investire tutto il risparmio e non toccarlo mai? Allora posso anche fare tutto azionario.
Nei prossimi anni dovrò affrontare con ogni probabilità determinate spese o in generale voglio stare tranquillo di poter sempre attingere al mio portafoglio?
Allora aumenterò di conseguenza la mia quota obbligazionaria ed eventualmente incrementerò il fondo di emergenza, se proprio sono paranoico.
Insomma.
Niente come un po’ di pianificazione e un bel foglio excel sono il miglior antidoto contro qualsivoglia paturnia emotiva rispetto ai vostri soldi.
Bene, cari amici e care amiche di The Bull, fine dell’episodio sulla paura da ascoltare ogni volta che vi prende qualche strizza e soprattutto da far ascoltare a chi vi smarona sul fatto che investire sia pericoloso e tutte le solite fregnacce.
Investire è pericoloso e rischioso se si fanno cose stupide, a caso e senza consapevolezza.
Quando si fa con buon senso — e arrivati all’età che avete dovreste avere buon senso in generale nella vita — diciamo che il rischio si attenua notevolmente.
Prima di lasciarci e rimarcando l’importanza che la vostra via verso la libertà e la felicità sia sempre ben illuminata, vi ricordo che questo episodio è stato sponsorizzato da Switcho e che usando il link nella descrizione di quest’episodio potete verificare se ci sono offerte migliori per le vostre bollette di luce, gas, internet e cellulare e che nel caso pensa a tutto Switcho senza che dobbiate fare nulla (e vi danno pure 10 € di buono Amazon).
Come sempre invece vi invito a mettere segui e ad attivare le notifiche su Spotify, Apple podcast o dove volete e a lasciare una recensione a 5 stelle per supportarci e permetterci di continuare a produrre contenuti che vi curano definitivamente la pericolosissima sindrome dell’ultimo pirla sempre nuovi.
Per questo episodio invece è davvero tutto e noi ci ritroviamo domenica prossima per allietare le vostre Pasqua e Pasquetta prima che vi sfondiate tra barbecue e colombe sempre qui, naturalmente, con The Bull, il tuo podcast di finanza personale.
Recensioni
Quando capisci come funziona la finanza… ti viene voglia di raccontarla!
Dovrebbero ascoltarlo buona parte degli italiani e io avrei dovuto scoprirlo con qualche anno in anticipo ma meglio tardi che mai
Matteo C., 3 Set 2025Riccardo mi ha letteralmente cambiato la vita e fatto scoprire che amo la finanza, ho ascoltato il podcast già due volte e non mi stufo mai di ascoltarlo, parla in modo semplice e chiaro
Massimo D., 23 Set 2025Podcast piacevole, scorre veloce ma in modo estremamente chiaro, spiega i concetti chiave per gestire le proprie finanze, fornendo la classica cassetta degli attrezzi. Complimenti, davvero ben fatto!
Massimiliano, 29 Mag 2024Da quando l'ho scoperto in 15 gg mi sono ascoltato 150 puntate senza fermarmi, ho annullato gli altri podcast per portarmi alla pari ed ascoltare tutte le precedenti puntate, ben fatto, esattamente il livello di informazione che mi serviva
Gianluca G., 11 Set 2025Non sono solito a mettere recensioni e specialmente non ascolto podcast, ma da quando ho iniziato questo, faccio fatica a staccarmi, e quasi non posso più fare a meno di ascoltare e arricchirmi culturalmente.
Andrea V., 22 Set 2025Veramente veramente raccomandato! la finanza personale riassunta alla perfezione! e spiegata partendo dall'ABC! Ottimo anche da ascoltare a velocita 1,5x!
Giorgia R., 23 Gen 2025La mia ignoranza in materia mi ha sempre creato dei dubbi, ma grazie a un amico ho iniziato ad ascoltare il podcast. Per fortuna che ho 24 anni e un po' di tempo e soldi da dedicarmi a imparare le varie nozioni per me stesso. Grazie mille!
Luca G. 10 Ott 2025Podcast che dà sempre spunti interessanti che personalmente mi ha fatto appassionare alla finanza personale spingendomi ad approfondire in prima persona.
Lorenzo, 13 Mar 2025Ho seguito tutte le puntate! Grazie veramente
Amalia A., 17 Set 2025