La fondamentale Importanza di un’Assicurazione sulla Vita
La finanza personale è focalizzata sulla pianificazione di tutto il nostro tempo futuro… e anche di quel che succederà dopo ai nostri cari, quando non ci saremo più. Per affrontare al meglio questo tema oggi parliamo della fondamentale importanza di sottoscrivere il prima possibile un'Assicurazione sulla Vita.

103. La fondamentale Importanza di un’Assicurazione sulla Vita
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Punti Chiave
L'assicurazione sulla vita è vitale per la protezione finanziaria della famiglia in caso di morte.
Il podcast distingue assicurazioni "buone" (pura protezione) da "cattive" (con investimenti).
Squarelife offre polizze a basso costo con restituzione dei premi non usati.
Trascrizione Episodio
Bentornati a THE BULL – Il tuo podcast di finanza personale
Rieccoci di nuovo qua dopo oltre 100 puntate di questo podcast che tra risparmio, finanza e investimenti è finito poi per diventare un bizzarro diario di viaggio dei miei pensieri sul senso della vita.
E la vita è una cosa veramente strana, il cui senso profondo, boh sono 4.000 anni almeno che ci sforziamo a comprenderlo ma ad oggi, che io sappia, nessuno è ancora arrivato neanche lontanatemene nei pressi di una risposta soddisfacente.
Come diceva però Brad Pitt in Vi Presento Joe Black citando Benjamin Franklin, nella vita solo due cose sono assolutamente certe: la morte e le tasse.
Di cosa parliamo oggi? Di tasse e di come provare a limitarle?
No.
Mi spiace.
Oggi parliamo di morte.
Oh, non è che si può parlare sempre di cose allegre, di patrimoni che vanno su, di quanto squattrinati siamo oggi e quanto invece saremo ricchi domani…
Eh no.
Dobbiamo guardare in faccia la cruda verità e mettere in conto, nella nostra bella pianificazione finanziaria, che la nostra morte sia un fatto da tenere in altissima considerazione.
Lo so, non è un argomento allegro e probabilmente non volevate passare la mattina con lo smartphone in una mano e l’altra … beh non sono io che devo dirvi quali gesti fare per scongiurare la malasorte.
Però se da un lato la morte, per quanto paradossale possa sembrare, non è un problema che riguarda chi muore — perché se ci pensate, se schiatto manco me ne accorgo e non è che dopo sono lì a dire “cazzo no sono morto, eh mo che faccio?” — eh no, se sono morto con la morte finiscono anche tutte le mie preoccupazioni.
Dall’altro lato la morte è invece un problema per chi lasciamo.
Ora, questo è un podcast un po’ cazzaro di finanza personale, quindi parliamo degli aspetti pratici della vicenda, mentre le devastanti conseguenze emotive di questa cosa le lasciamo a podcast più attrezzati del mio sull’argomento.
Però, per tutti coloro che mi stanno ascoltando e che hanno una famiglia, dei figli o in generale delle persone che in qualche modo dipendono economicamente da loro, beh, sarebbe cosa buona e giusta assicurarsi che se tiriamo le cuoia, almeno dal punto di vista economico loro possano stare sereni.
E cosa c’è di meglio per assicurarsi di questa cosa, se non usare un’assicurazione?
Ecco quindi che l’episodio di oggi, assieme ad un bel recap sulle basi della pianificazione finanziaria, ora che abbiam fatto il giro di boa dei 100 episodi, sarà dedicato all’assicurazione sulla vita.
Ma come! direte, e c’hai ca**to il ca**o per 100 episodi e fischia a dirci che le assicurazioni sono il male assoluto, che pure l’occhio di Sauron si girava dall’altra parte quando vedeva un assicuratore passare per paura che gli rifilasse una polizza con TER al 3% e penali di uscita così alte che per svincolarsi doveva vendere mezza Mordor a quei fighetti degli Elfi, e mo proprio tu, che eri il nostro Frodo che lottava per noi portando il fardello dell’ignoranza finanziaria verso il monte Fator per sconfiggerla per sempre, proprio tu ci tradisci e ci parli di assicurazioni?
Nota per chi, diversamente dal sottoscritto, non ha visto almeno 14 volte il Signore degli Anelli e letto il relativo mattonazzo di 500 pagine, tutta sta metafora era solo per dire:
Se Assicurazioni Male e The Bull Bene, perché The Bull parla di Assicurazioni?
Ok, calmi tutti perché non mi sono rincoglionito del tutto, nonostante ogni ceppo virale mia figlia stia portando a casa dal nido che cerca di minare in ogni modo il mio sistema immunitario.
Ci sono assicurazioni e assicurazioni.
Per restare nella metafora del Signore degli Anelli — e chi non l’ha visto se lo guardi perché è una di quelle cose che una volta nella vita va fatta — ci sono due tipi di assicurazioni sulla vita:
– Quelle che plasma lo stregone cattivo Saruman e che contengono una componente finanziaria, in cui vi fanno investire in bislacchi fondi comuni d’investimento con costi astronomici e penali d’uscita fuori da ogni logica — e poi ci sono
– Quelle che fanno nella pacifica e bucolica contea degli hobbit e che sono fatte esclusivamente per ciò che dovrebbero essere fatte: ossia per sostenere le persone vicine a chi le lascia. Ciò che un’assicurazione dovrebbe essere. Uno strumento di mutua assistenza.
Oggi parleremo di questa seconda categoria naturalmente, l’unica che a mio modesto modo di vedere ha senso che venga presa in considerazione.
Così abbiamo ristabilito il mio ruolo di hobbit della finanza personale che lotta contro gli oscuri signori di banche e assicurazioni e il loro esercito di orchi consulenti finanziari e goblin venditori di polizze.
Senza offesa per nessuno eh, si scherza.
Neanche a me lusinga l’idea di essere un hobbit di un metro e venti con dei piedi pelosi di 30 centimetri.
Comunque, finite di dire tutte ste cazzate atomiche, perché ve ne parlo proprio oggi?
Ve ne parlo oggi perché potevo sì parlarne prima però, come dire, va beh lo sapete sono venale.
Potevo parlarvene gratis, ma in fondo perché parlarvi gratis dell’assicurazione sulla vita che ho fatto io, quando potevo farmi pagare dalla società che la emette per raccontarvi tutta sta pappardella delle assicurazioni sulla vita fatte come Dio comanda?
Come era facile immaginare, ho scelto la strada di farmi pagare e sapete come vanno queste cose, bisogna conoscersi, fare qualche call, mettersi d’accordo, insomma ci vuole un po’ di tempo.
Cmq eccoci qua e prima di dire qualunque altra cosa permettetemi di ringraziare Squarelife, questa società di supergeni fatta da matematici e ingegneri che sono veramente dei draghi a costruire soluzioni assicurative semplicissime da usare grazie a tanta tecnologia dietro ma che, mi spiace per loro, non hanno capito che le altre assicurazioni vendono i loro prodotti per fare i soldi e non tanto per aiutare le persone.
In Squarelife invece no, si sono inventati un’assicurazione che non solo ha dei costi ridicoli ma che pure là dove teoricamente un’assicurazione guadagna dei soldi, niente, loro hanno deciso di non guadagnarli e di restituirli ai loro clienti.
In che senso direte?
Eh mo ve lo spiego.
Però prima andiamo con ordine, facciamo un po’ di recap e capiamo dove si inserisce il discorso dell’assicurazione sulla vita nella pianificazione finanziaria e poi parliamo in particolare di Turleneck, che è l’assicurazione sulla vita di Squarelife più economica che abbia mai visto — e che prontamente ho fatto quando l’ho scoperta.
Se c’avete fretta però che non potete aspettare, vi lascio un link negli shownote di quest’episodio che vi porterà al sito di Turleneck dove potrete trovare tutte le informazioni del caso.
A scanso di equivoci, questo contenuto è sponsorizzato da Squarelife — nel caso non si fosse capito — quindi prima di acquistare un’assicurazione sulla vita vi invito a leggere accuratamente le note informative e le condizioni assicurative e in generale a rivolgervi direttamente a Squarelife per ogni eventuale dubbio prima di sottoscriverla.
Oddio, non che ci sia molto da capire, praticamente trovate tutto nella pagina principale del sito, ma assicuratevi di aver chiaro in cosa consiste questo prodotto prima di procedere così da valutare se sia effettivamente ciò che fa al caso vostro.
Ora, prima di spiegarvi come funziona Turtleneck e perché il CEO di Squarlife è una specie di Robin Hood nerd dei giorni nostri, con la sola differenza che l’unico ricco a cui ruba i soldi per darli ai poveri è se stesso, capiamo dove si inserisce sta cosa nella nostra pianificazione finanziaria generale, così dopo la cavalcata di 100 episodi facciamo pure un po’ di ripasso, che poi nei prossimi episodi torno a parlare di portafogli e asset allocation sorprendenti e vi rincoglionisco di numeri.
Dunque, cara ascoltatrice e caro ascoltatore.
Se oggi fossi all’inizio del tuo percorso di trasfigurazione finanziaria, il che significa che è finalmente suonata la sveglia e grazie a Dio cominci a destarti dal torpore che ti ha fatto sbattere via una montagna di soldi per tutti i passati anni della tua vita, avresti queste 4 cose da fare.
Ricordatele eh! Sono fondamentali e soprattutto è fondamentale che le fai grossomodo in quest’ordine altrimenti fai cappellate.
PRIMO STEP: Reverse budgeting e risparmio.
Mado’ sta cosa l’ho detta così tante volte che sto cominciando ad odiarmi da solo.
Però come dico sempre anche alle persone che lavorano con me nel mio vero lavoro, preferisco esser noioso e ripetere ossessivamente una manciata di concetti fondamentali, piuttosto che essere creativo e originale e far perdere di vista l’obiettivo.
Quindi fate tutti un bel ripasso insieme a me.
Reverse Budgeting significa:
– Prendere tutte le spese fisse che avete nel mese, in particolare le spese per la vostra abitazione (quindi mutuo o affitto più bollette, spese di condominio e tutto il resto), spese per il trasporto (in particolare rata dell’auto, benzina, bollo, assicurazione, manutenzione ordinaria, abbonamenti ai mezzi pubblici e così via) e infine spesa alimentare.
Se ne avete, aggiungete anche tutte le cose che avete in abbonamento fisso ogni mese, come rata del nido, asilo, scuola, Università dei figli, palestra, Netflix, Amazon Prime e via dicendo.
– Fatta la somma di tutte ste cose, prendete il vostro reddito netto mensile famigliare e sottraete l’importo di cui sopra.
– Da quel che resta allocate almeno il 10%, meglio 15%, ideale 20% e più potete meglio è, alla voce INVESTIMENTI. Questo x% che vi resta tolte le spese fisse va automaticamente investito nel vostro portafoglio e cascasse il mondo VIETATO saltare un mese.
– Con ciò che rimane, pagate le spese variabili di ogni singolo mese e vi date alla pazza gioia senza pensieri.
E questo è il primo step.
È importante che il risparmio da dedicare agli investimenti sia allocato prima delle spese variabili, non dopo. Repetita iuvant.
Come dice sempre lo zio Warren, Save first and then Spend what is left over and not Spend first and then Save what is left over. Quindi prima risparmia e poi spendi quel che resta, non spendi e poi risparmia quel che resta.
Grande Warren, tra l’altro ieri 4 maggio c’è stata la convention annuale di Berkshire, il tradizionale evento che ormai è conosciuto da tutti come la Woodstock della finanza, in cui decine di migliaia di fan fanatici (e vorrei esserci pure io) vanno ad Omaha, Nebraska ad ascoltare le perle di quel genio assoluto.
Quest’anno, per la prima volta, non c’è stato il defunto Charlie Munger al fianco del suo partner di oltre mezzo secolo di avventure finanziarie.
Spero tanto, caro Warren, che tu non abbia bisogno di un’assicurazione sulla vita perché sei immortale altrimenti il giorno che ci lascerai sarà un brutto momento per me.
Ok SECONDO STEP: fondo di emergenza.
Anche questo vedete di non dimenticarvelo perché so di persone che hanno iniziato un PAC 100% azionario e non hanno un fondo di emergenza.
Ragazzi, oh! Oggi sta andando tutto bene ma vi ricordo che in media ogni 18 mesi c’è una correzione del mercato, ossia il mercato fa da -10 a -20%, mentre ogni 4-5-6 anni c’è un bear market, ossia il mercato perde più del 20%.
Se in un momento in cui il mercato magari è sotto del 30% voi avete una spesa improvvisa cosa fate?
Vendete il portafoglio in perdita?
Eh no eh.
Dovete avere il fondo di emergenza mannaggia a voi.
Quindi fate la cortesia di mettere da parte minimo 3, ideale 6, massimo 12 mesi di spese future e piazzate i soldi in un conto deposito svincolabile, in un ETF monetario, in obbligazioni a brevissima scadenza o cose simili.
Le prime due mi sembrano le soluzioni più comode e che richiedono meno manutenzione, però vedete un po’ voi.
A proposito di conto deposito, siccome le condizioni variano in continuazione e se vi do qualche suggerimento poi magari tra un mese è cambiato tutto, negli shownote di questo episodio vi metto il link al forum di Finanza Online dove dei santi appassionati di finanza si prendono la briga di tenere aggiornato un file excel contenente tutte le condizioni aggiornate di tutti i conti deposito disponibili in Italia.
Così filtrate per quello che vi serve e trovate quello più adatto a voi.
Mi raccomando, conti depositi svincolabili, non fate la pirlata di usare conti depositi vincolati che sono tra i prodotti finanziari più stupidi di questa Terra.
Bene.
TERZO STEP: il portafoglio di investimento.
Eh qua ragazzi ne parliamo da 100 episodi, l’argomento è vastissimo e qui ci limitiamo all’essenziale.
– Per motivi che abbiamo spiegato decine di volte, la scelta no brainer, fino a prova contraria, per qualunque investitore privato consiste nel minimizzare i costi e rinunciare a qualunque pretesa di battere il mercato; tradotto: investire utilizzando ETF.
– Come si costruisce un portafoglio di ETF? Eh: gran bella domanda.
Diciamo che la base base base è mettere insieme un portafoglio fatto delle due asset class regine, azioni e obbligazioni.
Come sanno anche i muri di casa mia, nel dubbio si può partire da una semplicissima regola di asset allocation che dice: investi in azioni una percentuale del tuo portafoglio uguale a 125 — i tuoi anni — i tassi di interesse della Fed (o della BCE) moltiplicati per 5, il resto in obbligazioni.
Nel mio caso, 38 anni, farebbe circa 60% in azioni e il resto in obbligazioni.
– Fatto questo, però, cerchiamo anche di capire se l’allocazione va bene per la nostra specifica situazione.
– Partiamo dallo stato attuale del portafoglio suddiviso appunto, per restare nell’esempio, in 60% azioni e 40% obbligazioni
– Prendiamo un bel file excel e calcoliamo, in base al risparmio aggiuntivo che investiamo ogni mese rispettando questa proporzione, quanto controvalore mi dovrei ritrovare nei prossimi 2, 5, 8 e 10 anni.
– Per la parte azionaria possiamo considerare un 7-8% all’anno di rendimento (del tutto teorico e imprevedibile nel breve naturalmente), mentre per la parte obbligazionaria un 3% all’anno dovrebbe essere abbastanza attendibile, almeno stando ai tassi attuali.
– Usiamo la formula del valore futuro e guardiamo soprattutto se la parte obbligazionaria, quella più stabile del mio portafoglio, nei vari anni raggiungerà cifre che si armonizzano con i miei obiettivi o comunque con il livello di serenità che mi devono garantire.
Se ho la sensazione che in questo modo potrei avere un eccesso di investimento obbligazionario, posso aumentare la quota azionaria.
Viceversa.
Se temo che potrei aver bisogno di più soldi e che quindi vorrò avere un portafoglio meno volatile, allora aumento la quota obbligazionaria e riduco quella azionaria.
È chiaro che poi sul discorso degli specifici prodotti su cui investire, beh si apre letteralmente un mondo intero.
Andiamo dalla versione più basic, l’equivalente del gelato alla vaniglia, composto da un un etf sull’azionario globale e uno sull’obbligazionario globale (o europeo, se si vuole limitare l’esposizione valutaria), all’equivalente di una vaschetta di carte d’or con 12 gusti, la granella di nocciola e le praline di cioccolato, che sarebbe un portafoglio più strutturato, con diversi etf azionari regionali, obbligazionari di diverse aree e duration, eventualmente oro e materie prime e via dicendo tutto l’ambaradam che conosciamo.
Per maggiori info, riascoltarsi i 102 episodi precedenti.
Il punto comunque non è tanto in cosa investire, quanto piuttosto avere un’impostazione del portafoglio ragionevole, equilibrata per la propria situazione, senza eccessive assunzioni di rischio rispetto agli obiettivi che si hanno nella vita e via dicendo.
Il grosso, come sapete, lo fa quanto risparmio mettete dentro al portafoglio e soprattutto quanto prima ce lo mettete, perché per la logica esponenziale del rendimento composto, i soldi investiti prima pesano di più di quelli investiti dopo, al netto naturalmente dell’effetto della sequenza dei rendimenti come abbiamo visto nell’episodio 95.
Il QUARTO STEP riguarda una prima forma di assicurazione, che è quella sulla vostra anzianità.
Premesso che io voglio andare in pensione, come Mr. Rip, ben prima di quando lo stato Italiano sarà dell’idea di farmici andare, comunque ad un certo punto, quando avrò magari 65-70 anni e con ogni probabilità non starò più lavorando, lo scenario ideale è quello in cui disporrò di tre fondi di reddito:
– La pensione dell’INPS, quei quattro spiccioli con cui forse riuscirò a pagare la bolletta della luce, 2 arance, un caffè e mezzo cornetto al mese;
– Il rendimento del mio portafoglio, nel quale avrò investito per i 30-40 anni precedenti e infine
– La rendita del mio fondo pensione.
Quest’ultimo va proprio pensato come un’assicurazione per quegli anni.
Chi può avere accesso ad un fondo di categoria ha diverse agevolazioni fiscali che comunque, entro certi limiti, lo rendono molto conveniente.
In generale comunque il fondo pensione, sia esso quello chiuso e alimentato anche dal contributo del datore di lavoro o quello aperto sottoscritto con una banca o un’assicurazione, al raggiungimento dell’età pensionistica vi garantisce una rendita passiva vitalizia.
L’investimento nel fondo pensione, soprattutto in quelli privati, è probabilmente subottimale rispetto all’investimento degli stessi soldi in un normale portafoglio di azioni e obbligazioni.
Il vantaggio è però la garanzia di una rendita vitalizia che andrà a sostenere il nostro cash-flow, le nostre entrate e uscite negli anni in cui certamente non lavoreremo più e in cui vorremo mantenere uno stile di vita mediamente agiato.
Ok, ora questo è tutto quel che si deve fare, con le varie specifiche da situazione a situazione, per mettere su una pianificazione finanziaria con i fiocchi.
Se vengono fatte tutte queste cose e viene mantenuto il giusto commitment, il giusto impegno a lungo termine, basta, siete già nell’1% più evoluto di questo nostro splendido e sgangherato paese.
Se tutto fila liscio.
Perché poi, come sapete, la vita ha quel simpatico optional che ti danno di default quando cominci a respirare per la prima volta che consiste nel fatto che ad una certa finisce.
Eh sì e il problema di questa fantastica feature è che di solito non ti avvisano con largo anticipo.
Quando arriva il tuo momento, tanti saluti, arriva la signora vestita di nero con la falce, l’arbitro fischia tre volte e niente supplementari, la partita finisce.
Da una parte, la morte non è il problema principale della vita, anzi, come dicevamo all’inizio, alla vita proprio non appartiene.
Quando c’è lei non ci siete voi e viceversa, così almeno sosteneva quel brillante genio pazzoide di Epicuro nel terzo secolo avanti cristo.
Se vogliamo, la morte è quasi un concetto matematico.
Il fatto che noi oggi, qui e ora, non siamo la stessa cosa di una pianta o di un sasso o di un lombrico o persino di un cane o un delfino, ma abbiamo in qualche modo progetti e una qualche visione del futuro che vogliamo realizzare, beh, voi non ci avete mai pensato ma dipende dal fatto che inconsciamente sappiamo di avere quest’apertura indefinita tra il momento in cui ci troviamo oggi e quel momento imprecisato nel futuro in cui non ci saremo più.
Tutto lo spazio in mezzo tra l’oggi e la nostra morte è l’orizzonte delle nostre possibilità ed è la nostra consapevolezza che arriverà il giorno in cui schiatteremo la condizione necessaria perché possiamo vivere progettando cose che accadranno più in là nel tempo del momento in cui ci troviamo ora.
Dicevo è un concetto quasi matematico.
Ci ho sempre visto un’analogia con quello strumento alla base dell’analisi matematica che si chiama derivata.
Attenzione che adesso mi lancio in un esperimento mai riuscito in nessun podcast di finanza personale:
Spiegare cos’hanno in comune la morte e le derivate per poi mettermi a parlare di assicurazioni sulla vita senza far svenire nessuno.
Pronti?
Allora, la derivata di una funzione in un certo punto si definisce in matematica come il limite del rapporto incrementale al tendere a 0 dell’incremento — e qui tranne chi ha fatto qualche facoltà scientifica all’università, o chi ha 19 anni e si sta preparando alla maturità a giugno, non ci avrà capito una mazza nessuno.
In parole povere, però, la derivata è quello straordinario strumento matematico che serve a descrivere i cambiamenti, ossia esprime quanto cambia il valore di una certa funzione rispetto ad una certa variabile.
L’esempio più scemo di tutti per capire questa cosa qua è la velocità.
Quando siete in macchina e guardare il cruscotto e questo dice che state andando a 150 km all’ora, intanto state infrangendo la legge, ma a parte questo quando qualche metro dopo spunterà un bell’autovelox questo vi scatta la foto che vi costerà soldi e punti sulla patente e vi dirà che in quell’istante stavate andando a 150 km all’ora.
E voi potreste dire, con il vostro tono da saputelli: eh no. In quell’istante ero fermo.
Per definizione, la velocità è quanto ci metto ad andare dal punto a al punto b.
Spazio fratto tempo come abbiamo imparato tutti a scuola.
Chilometri diviso ore.
Nel singolo istante della foto, tecnicamente sono fermo in quel punto quindi lo spazio che sto percorrendo è 0. Zero diviso qualunque cosa che non sia zero fa zero.
E voi così pensate di metterlo in quel posto alla polizia e di non pagare la multa.
E vi va male però, perché il giudice conosce l’analisi matematica e sa che la velocità istantanea non è spazio fratto tempo, ma la derivata dello spazio rispetto al tempo, che gli amici matematici all’ascolto e soprattutto Elias, il buon CEO di Squarlife che è un matematico vero, sanno perfettamente si esprime come delta S diviso delta T.
Sto delta qua, che cazzo è?
Allora, per qualche motivo, ogni volta che sentite parlare di delta, state sicuri che si sta parlando di una differenza o di una variazione.
L’idea della velocità istantanea espressa come delta spazio diviso delta tempo in pratica non significa altro che immaginare di fare un minuscolo spostamento nello spazio che è quasi zero ma non zero, in un intervallo di tempo brevissimissimo che è quasi zero ma non zero.
Al quel punto il giudice vi dice.
Eh no caro mio bel Jacques Leclerq dell’A4, quando ti hanno fatto la foto tu non eri fermo in quel punto in quell’istante ma stavi precorrendo un minuscolissimo spazio che era quasi zero ma non zero, in un brevissimo intervallo di tempo che era quasi zero ma non zero. E sta cosa l’hai fatta a 150 km all’ora.
Fregato.
Quindi multa, punti e pure spese di giustizia ulteriori perché hai provato a farci fessi scomodando tutti i partecipanti all’iter giudiziale.
Capito perché è importante la matematica?
L’idea della derivata comunque esprime il concetto che quando vogliamo descrivere una certa cosa, che ha una sua dinamicità, in un certo punto, ecco, come dire, non è che ci riferiamo esattamente a quel punto. Ma in qualche modo a quel punto … più un pezzettino un po’ più avanti nel futuro. Poco più avanti. Pochissimo. Ma sempre nel futuro.
Il nostro rapporto con la morte me lo sono sempre immaginato così.
Noi abbiamo il nostro tempo che non sappiamo mai quando finisce.
Quindi la nostra vita, per come noi la comprendiamo senza rendercene conto e che ci permette di fare progetti nel futuro, è come se in ogni singolo istante non fosse proprio in quell’istante … ma un pochino già proiettata in avanti.
E nel suo essere un pochino proiettata in avanti, noi in qualche modo sappiamo che abbiamo delle possibilità di fronte a noi, che ad un certo punto termineranno quando quello spaziettino non ci sarà più perché morendo si saranno chiuse tutte le possibilità future.
Eh voi non lo sapevate, ma è da quando siete nati che siete una derivata vivente e mai c’avevate pensato. Serviva The Bull vostro a spaccarvi le meningi con questa super pippa filosofico matematica.
Eppure c’è una parte di noi che l’ha sempre saputo e che ci fa vivere proiettati nel futuro perché in qualche modo sa che questo futuro non è eterno e quindi viviamo sempre un po’ protesi tra il presente in cui ci troviamo oggi e il tempo che abbiamo di fronte a noi, tanto o poco che sia. E grazie a questo progettiamo la nostra vita e ci proiettiamo in avanti a pianificare cose che sono possibili solo perché noi siamo in grado in qualche modo di gettare uno sguardo verso il nostro futuro.
Quindi vedete la morte è una cosa fondamentale.
E’ utilissima.
I delfini, i polpi e gli scimpanzé sono intelligentissimi, ma non sanno che moriranno.
Hanno l’istinto di sopravvivenza.
Ma non sono consapevoli che un giorno non ci saranno più.
È quindi vivono nel presente attimo dopo attimo.
Noi invece, che sappiamo che un giorno moriremo, nel nostro presente siamo in grado di vivere proiettati nel futuro.
E questa capacità di guardare al futuro è una delle più fighe funzionalità che come esseri umani abbiamo e che ha fatto tutta la differenza per farci diventare la specie dominante dell’universo che conosciamo.
Ora finito questo trituramento di zebedei esistenzial-filosofico-matematico, tutto ciò era per dire che la morte è fin troppo bistrattata, alla fine fa il suo ed una caratteristica intrinseca della vita, che dovremmo imparare a prendere con un po’ di leggerezza.
Il vero problema è quando noi ce ne andiamo, di solito lasciamo qua qualcuno che non la prende benissimo.
Quindi mettiamola così.
Il fatto che moriremo un giorno e che lo sappiamo è ciò che ci permette di avere una proiezione verso il futuro che è condizione necessaria per pianificare qualunque cosa.
La nostra pianificazione finanziaria, i nostri investimenti, il rendimento composto, insomma tutta sta roba qua sono concetti rivolti al futuro quindi se non ci fosse la morte, non concepiremmo il futuro, vivremmo in un costante presente e non potremmo pianificare una mazza.
Però poi la morte, la cui consapevolezza permette la pianificazione finanziaria per me, richiede un po’ di accortezza per la pianificazione di chi invece resterà qui sulla Terra dopo di me a tirare avanti la baracca.
Ed è qui che arriva la fondamentale importanza dell’assicurazione sulla vita.
Ora, come funziona un’assicurazione sulla vita stile Hobbit della contea, piena di buoni sentimenti e fatta per migliorare la vita della gente come Turtleneck, l’assicurazione di Squarelife e del suo matematico CEO refrattario al profitto?
Semplice come bere un bicchier d’acqua.
Paghi un importo annuale, che varia in funzione del tuo stile di vita e della tua età, perché chiaramente un giovane sano che non beve e non fuma avrà un’aspettativa di vita più alta di un cinquantenne che si fa fuori un pacchetto di Marlboro, 2 big mac e 4 birre al giorno.
Dicevo paghi un importo annuale, scegli l’ammontare della copertura e l’importo del risarcimento e se schiatti per infortunio o malattia, quindi a meno che non ti fai saltare per aria o non fai base jumping con addosso un mantello che ti sei cucito da solo, Squarelife risarcisce i tuoi eredi o chi indichi tu con l’importo concordato.
Per dire io l’ho fatto un po’ di tempo fa e ho una copertura di 200.000 € per trent’anni e quest’anno pago 87 €, 7 euro e 25 al mese. Mezzo Netflix.
E già basterebbe questo per capire l’utilità e il rapporto costo/beneficio.
Poi si attiva in 5 minuti, non ci sono questionari Mifid di sta cippa da fare perché non è un prodotto finanziario tipo polizza ramo vita forgiato dagli orchi di Saruman nelle fucine sotterranee del castello di Isengard, e via.
Però poi c’è sta cosa che ho chiesto ai ragazzi di Squarelife di spiegarmi tre o quattro volte che continuavo a non capire.
Allora in pratica la cosa funziona così.
Tu fai il tuo preventivo e diciamo che sottoscrivi l’assicurazione che, come nel mio caso, ha un premio da pagare di 87 € all’anno.
Elias mi dice che il costo per ciascuna assicurazione che lui deve sostenere per tenere in piedi tutta la sua società è di 24 €.
Quindi cosa fa?
A parte che te lo dice e già mi lì chiedevo perché si deve tirare la zappa sui piedi, ma va beh.
Comunque la differenza tra 87 e 24 serve per pagare i sinistri, ossia i risarcimenti di quando un altro aderente a Turleneck schiatta.
Però qual è la grande differenza con le altre assicurazioni? e qui arriva il punto che mi sono fatto spiegare 3 o 4 volte tanto che Elias avrà pensato che sia un po’ lento di comprendonio.
Lui mi fa: “vedi noi non vogliamo usare le tavole di mortalità che usano gli attuari, che sono quei soggetti che nelle assicurazioni stimano le probabilità che un certo evento avvenga e calcolano il prezzo delle assicurazioni di conseguenza”. Quelli che calcolano fino alla dodicesima cifra decimale e poi moltiplicano per 2 perché non si sa mai.
“Noi abbiamo fatto la nostra stima e quando uno muore usiamo i soldi eccedenti i 24 euro dalle varie assicurazioni sottoscritte per pagare il rimborso ai famigliari”.
Ma se muore meno gente del worst scenario stimato dall’assicurazione, che poi è quello che succede il più delle volte, le assicurazioni normali guadagnano di più, mentre i ragazzi di Squarelife cosa fanno? Ti scontano la differenza sull’anno successivo!
A quel punto gli ho detto: “Elias ma … state bene?”.
Cioè il business delle assicurazioni, quello a cui Warren Buffett deve una parte importante della sua immensa fortuna, si basa proprio sull’idea che dato che succedono meno incidenti di quelli che hai messo a budget tu assicurazione guadagni più soldi dai premi degli assicurati dovendo pagare meno rimborsi e cosa fai? Restituisci i soldi!!!???
E lui mi risponde “eh mai sai, noi siamo un’assicurazione nella forma ma non nell’animo: di fatto siamo una società IT con una licenza assicurativa. Qua siamo tutti matematici, ingegneri, informatici e ci piace progettare soluzioni tecnologiche e fare i conti, non vogliamo speculare su questa cosa, oltre a ciò che ci serve per tenere la società in piedi. Alla fine le assicurazioni, 200 anni fa, sono nate così, come un gruppo di persone che si mettono assieme per aiutarsi a vicenda, per dividere la sfortuna di uno grazie al supporto di molti. E non vogliamo neanche avere il conflitto di interessi delle altre assicurazioni che guadagnano negando i sinistri alle persone rifacendosi sulle scritte in piccolo delle condizioni generali.”.
Boh, voi siete pazzi da legare ho pensato. O forse glie l’ho proprio detto. Non mi ricordo.
Già fate un prodotto che costa niente, in più restituite anche i soldi che avanzano!
A quel punto ha cominciato a girarmi nel cervello la stessa rotella che vedete sullo schermo quando l’iPhone s’impalla.
Superato lo shock penso allora, va beh, saranno quattro scappati di casa, perché una vera società di assicurazioni non fa sta roba.
Poi vado a guardare, il gruppo è composto da più di 100 dipendenti, forniscono soluzioni insurtech a società assicurative di mezza Europa e hanno un Solvency Ratio del 287%, che significa che hanno una capacità di soddisfare i propri obblighi finanziari di quasi 3 volte superiore al necessario.
Ah e come se non bastasse sono riassicurati a loro volta, tra gli altri, da una piccola società di riassicurazione americana che al momento in cui stiamo parlando copre una cosa come 3,7 triliardi di dollari di assicurazioni sulla vita.
Oh, contenti Elias e gli altri azionisti…
Comunque, scherzi a parte, l’idea di Squarelife sposa molto lo spirito di questo podcast.
Quando parliamo di ETF parliamo di prodotti che hanno levato tutte le sovrastrutture inutili in mezzo che ci devono guadagnare sopra, come banche, gestori, promotori e così via, e per questo costano poco e funzionano bene.
Un’assicurazione come Turtleneck nasce un po’ con la stessa idea.
Essenziale.
Venduta direttamente da loro, senza intermediari e senza altri fronzoli.
Elias mi ha fatto giustamente notare, da appassionato di Nassim Taleb come lo sono io, che l’idea dell’assicurazione sulla vita risponde al concetto di Barbell Strategy, la strategia del bilanciere.
Ossia una strategia in cui il costo è estremamente contenuto, che in questo caso è il premio annuo da pagare, mentre il payoff, il possibile ritorno, benché infausto, è spropositato.
Dio non voglia, ma se io oggi finisco sotto un tram a Milano, avrò pagato 87 € per lasciare a mia moglie e mia figlia 200.000 €.
Certo Elias può mettere una pezza solo all’aspetto finanziario di una tragedia come questa.
Sugli aspetti psicologici dobbiamo aspettare che tiri fuori dal cilindro qualche altra innovazione.
Ma almeno il problema finanziario chi resta se lo leva dalle palle nel secondo uno.
E tra l’altro io l’ho fatta da 200.000 €, ma si può arrivare fino a 400.000, se uno volesse stare ancora più sereno o magari avesse un mutuo corposo, più figli e così via.
Comunque sia.
Ragazzi, sia Turtleneck o sia un’altra assicurazione che dovesse rispondere ancora meglio alle vostre esigenze, l’obiettivo di oggi era parlare del fatto che possiamo pianificare quel che vogliamo, ma se il creatore o chi per esso o essa ci chiama non è che possiamo farci molto.
Se abbiamo una famiglia, dei figli, un mutuo, delle spese in generale che potrebbero andare a pesare sui nostri cari nel momento in cui ce ne andremo, beh direi che un’assicurazione sulla vita non è un’opzione a cui si può fare a meno.
Negli shownote dell’episodio trovate un link che vi rimanda al sito di Turleneck dove potrete trovare tutte le informazioni, fare le vostre valutazioni e poi decidere se questo sia lo strumento più adatto a voi e alle vostre esigenze.
Per trasparenza, come detto questo contenuto è sponsorizzato da Squarelife e se domani doveste decidere di attivare un’assicurazione con loro, Elias pagherà al sottoscritto una commissione, sperando che non abbia finito tutti i soldi per restituirli ai suoi assicurati.
Quindi, in primis valutate di sottoscrivere un’assicurazione sulla vita.
Qualunque essa sia purché non abbia dentro la solita me**a fatta di investimenti bislacchi, penali e commissioni al 3% all’anno.
Dopodiché se non sapete da che parte cominciare, fatevi un giro sul sito di Turleneck e valutate se questo prodotto assicurativo sia quello che meglio può rispondere alle vostre necessità.
E mi raccomando prima di procedere alla sottoscrizione, leggete accuratamente le note informative e le condizioni assicurative.
Bene, care amiche e cari amici di questo podcast, spero che quest’episodio filosofico-matematico sul senso della vita e della morte vi sia piaciuto e che vi possa aver dato qualche spunto per consolidare al meglio la vostra pianificazione finanziaria, pianificando anche l’impianificabile e soprattutto quel che accadrà quando voi non ci sarete più.
Ringrazio Elias e Squarelife per aver contribuito alla realizzazione di questo episodio e per il loro impegno, unico nel suo genere, alla diffusione della consapevolezza sull’importanza di assicurare il futuro delle persone a noi vicine.
Come sempre invece vi invito a mettere segui e attivare le notifiche su Spotify, Apple Podcast o dove ci ascoltate e a lasciare una recensione a 5 stelle per supportarci e permetterci di continuare a produrre contenuti che vi spiegano l’equazione differenziale della vita e della morte e vi fanno capire l’importanza delle assicurazioni sulla vita attraverso il Signore degli Anelli e gli autovelox sempre nuovi.
Per questo episodio invece è davvero tutto e noi ci ritroviamo mercoledì prossimo a parlare nuovamente di finanza, investimenti, portafogli e insomma tutta quella roba che serve a fare soldi finché siam vivi sempre qui, naturalmente con The Bull — Il tuo podcast di finanza personale.
Bentornati a THE BULL – Il tuo podcast di finanza personale
Rieccoci di nuovo qua dopo oltre 100 puntate di questo podcast che tra risparmio, finanza e investimenti è finito poi per diventare un bizzarro diario di viaggio dei miei pensieri sul senso della vita.
E la vita è una cosa veramente strana, il cui senso profondo, boh sono 4.000 anni almeno che ci sforziamo a comprenderlo ma ad oggi, che io sappia, nessuno è ancora arrivato neanche lontanatemene nei pressi di una risposta soddisfacente.
Come diceva però Brad Pitt in Vi Presento Joe Black citando Benjamin Franklin, nella vita solo due cose sono assolutamente certe: la morte e le tasse.
Di cosa parliamo oggi? Di tasse e di come provare a limitarle?
No.
Mi spiace.
Oggi parliamo di morte.
Oh, non è che si può parlare sempre di cose allegre, di patrimoni che vanno su, di quanto squattrinati siamo oggi e quanto invece saremo ricchi domani…
Eh no.
Dobbiamo guardare in faccia la cruda verità e mettere in conto, nella nostra bella pianificazione finanziaria, che la nostra morte sia un fatto da tenere in altissima considerazione.
Lo so, non è un argomento allegro e probabilmente non volevate passare la mattina con lo smartphone in una mano e l’altra … beh non sono io che devo dirvi quali gesti fare per scongiurare la malasorte.
Però se da un lato la morte, per quanto paradossale possa sembrare, non è un problema che riguarda chi muore — perché se ci pensate, se schiatto manco me ne accorgo e non è che dopo sono lì a dire “cazzo no sono morto, eh mo che faccio?” — eh no, se sono morto con la morte finiscono anche tutte le mie preoccupazioni.
Dall’altro lato la morte è invece un problema per chi lasciamo.
Ora, questo è un podcast un po’ cazzaro di finanza personale, quindi parliamo degli aspetti pratici della vicenda, mentre le devastanti conseguenze emotive di questa cosa le lasciamo a podcast più attrezzati del mio sull’argomento.
Però, per tutti coloro che mi stanno ascoltando e che hanno una famiglia, dei figli o in generale delle persone che in qualche modo dipendono economicamente da loro, beh, sarebbe cosa buona e giusta assicurarsi che se tiriamo le cuoia, almeno dal punto di vista economico loro possano stare sereni.
E cosa c’è di meglio per assicurarsi di questa cosa, se non usare un’assicurazione?
Ecco quindi che l’episodio di oggi, assieme ad un bel recap sulle basi della pianificazione finanziaria, ora che abbiam fatto il giro di boa dei 100 episodi, sarà dedicato all’assicurazione sulla vita.
Ma come! direte, e c’hai ca**to il ca**o per 100 episodi e fischia a dirci che le assicurazioni sono il male assoluto, che pure l’occhio di Sauron si girava dall’altra parte quando vedeva un assicuratore passare per paura che gli rifilasse una polizza con TER al 3% e penali di uscita così alte che per svincolarsi doveva vendere mezza Mordor a quei fighetti degli Elfi, e mo proprio tu, che eri il nostro Frodo che lottava per noi portando il fardello dell’ignoranza finanziaria verso il monte Fator per sconfiggerla per sempre, proprio tu ci tradisci e ci parli di assicurazioni?
Nota per chi, diversamente dal sottoscritto, non ha visto almeno 14 volte il Signore degli Anelli e letto il relativo mattonazzo di 500 pagine, tutta sta metafora era solo per dire:
Se Assicurazioni Male e The Bull Bene, perché The Bull parla di Assicurazioni?
Ok, calmi tutti perché non mi sono rincoglionito del tutto, nonostante ogni ceppo virale mia figlia stia portando a casa dal nido che cerca di minare in ogni modo il mio sistema immunitario.
Ci sono assicurazioni e assicurazioni.
Per restare nella metafora del Signore degli Anelli — e chi non l’ha visto se lo guardi perché è una di quelle cose che una volta nella vita va fatta — ci sono due tipi di assicurazioni sulla vita:
– Quelle che plasma lo stregone cattivo Saruman e che contengono una componente finanziaria, in cui vi fanno investire in bislacchi fondi comuni d’investimento con costi astronomici e penali d’uscita fuori da ogni logica — e poi ci sono
– Quelle che fanno nella pacifica e bucolica contea degli hobbit e che sono fatte esclusivamente per ciò che dovrebbero essere fatte: ossia per sostenere le persone vicine a chi le lascia. Ciò che un’assicurazione dovrebbe essere. Uno strumento di mutua assistenza.
Oggi parleremo di questa seconda categoria naturalmente, l’unica che a mio modesto modo di vedere ha senso che venga presa in considerazione.
Così abbiamo ristabilito il mio ruolo di hobbit della finanza personale che lotta contro gli oscuri signori di banche e assicurazioni e il loro esercito di orchi consulenti finanziari e goblin venditori di polizze.
Senza offesa per nessuno eh, si scherza.
Neanche a me lusinga l’idea di essere un hobbit di un metro e venti con dei piedi pelosi di 30 centimetri.
Comunque, finite di dire tutte ste cazzate atomiche, perché ve ne parlo proprio oggi?
Ve ne parlo oggi perché potevo sì parlarne prima però, come dire, va beh lo sapete sono venale.
Potevo parlarvene gratis, ma in fondo perché parlarvi gratis dell’assicurazione sulla vita che ho fatto io, quando potevo farmi pagare dalla società che la emette per raccontarvi tutta sta pappardella delle assicurazioni sulla vita fatte come Dio comanda?
Come era facile immaginare, ho scelto la strada di farmi pagare e sapete come vanno queste cose, bisogna conoscersi, fare qualche call, mettersi d’accordo, insomma ci vuole un po’ di tempo.
Cmq eccoci qua e prima di dire qualunque altra cosa permettetemi di ringraziare Squarelife, questa società di supergeni fatta da matematici e ingegneri che sono veramente dei draghi a costruire soluzioni assicurative semplicissime da usare grazie a tanta tecnologia dietro ma che, mi spiace per loro, non hanno capito che le altre assicurazioni vendono i loro prodotti per fare i soldi e non tanto per aiutare le persone.
In Squarelife invece no, si sono inventati un’assicurazione che non solo ha dei costi ridicoli ma che pure là dove teoricamente un’assicurazione guadagna dei soldi, niente, loro hanno deciso di non guadagnarli e di restituirli ai loro clienti.
In che senso direte?
Eh mo ve lo spiego.
Però prima andiamo con ordine, facciamo un po’ di recap e capiamo dove si inserisce il discorso dell’assicurazione sulla vita nella pianificazione finanziaria e poi parliamo in particolare di Turleneck, che è l’assicurazione sulla vita di Squarelife più economica che abbia mai visto — e che prontamente ho fatto quando l’ho scoperta.
Se c’avete fretta però che non potete aspettare, vi lascio un link negli shownote di quest’episodio che vi porterà al sito di Turleneck dove potrete trovare tutte le informazioni del caso.
A scanso di equivoci, questo contenuto è sponsorizzato da Squarelife — nel caso non si fosse capito — quindi prima di acquistare un’assicurazione sulla vita vi invito a leggere accuratamente le note informative e le condizioni assicurative e in generale a rivolgervi direttamente a Squarelife per ogni eventuale dubbio prima di sottoscriverla.
Oddio, non che ci sia molto da capire, praticamente trovate tutto nella pagina principale del sito, ma assicuratevi di aver chiaro in cosa consiste questo prodotto prima di procedere così da valutare se sia effettivamente ciò che fa al caso vostro.
Ora, prima di spiegarvi come funziona Turtleneck e perché il CEO di Squarlife è una specie di Robin Hood nerd dei giorni nostri, con la sola differenza che l’unico ricco a cui ruba i soldi per darli ai poveri è se stesso, capiamo dove si inserisce sta cosa nella nostra pianificazione finanziaria generale, così dopo la cavalcata di 100 episodi facciamo pure un po’ di ripasso, che poi nei prossimi episodi torno a parlare di portafogli e asset allocation sorprendenti e vi rincoglionisco di numeri.
Dunque, cara ascoltatrice e caro ascoltatore.
Se oggi fossi all’inizio del tuo percorso di trasfigurazione finanziaria, il che significa che è finalmente suonata la sveglia e grazie a Dio cominci a destarti dal torpore che ti ha fatto sbattere via una montagna di soldi per tutti i passati anni della tua vita, avresti queste 4 cose da fare.
Ricordatele eh! Sono fondamentali e soprattutto è fondamentale che le fai grossomodo in quest’ordine altrimenti fai cappellate.
PRIMO STEP: Reverse budgeting e risparmio.
Mado’ sta cosa l’ho detta così tante volte che sto cominciando ad odiarmi da solo.
Però come dico sempre anche alle persone che lavorano con me nel mio vero lavoro, preferisco esser noioso e ripetere ossessivamente una manciata di concetti fondamentali, piuttosto che essere creativo e originale e far perdere di vista l’obiettivo.
Quindi fate tutti un bel ripasso insieme a me.
Reverse Budgeting significa:
– Prendere tutte le spese fisse che avete nel mese, in particolare le spese per la vostra abitazione (quindi mutuo o affitto più bollette, spese di condominio e tutto il resto), spese per il trasporto (in particolare rata dell’auto, benzina, bollo, assicurazione, manutenzione ordinaria, abbonamenti ai mezzi pubblici e così via) e infine spesa alimentare.
Se ne avete, aggiungete anche tutte le cose che avete in abbonamento fisso ogni mese, come rata del nido, asilo, scuola, Università dei figli, palestra, Netflix, Amazon Prime e via dicendo.
– Fatta la somma di tutte ste cose, prendete il vostro reddito netto mensile famigliare e sottraete l’importo di cui sopra.
– Da quel che resta allocate almeno il 10%, meglio 15%, ideale 20% e più potete meglio è, alla voce INVESTIMENTI. Questo x% che vi resta tolte le spese fisse va automaticamente investito nel vostro portafoglio e cascasse il mondo VIETATO saltare un mese.
– Con ciò che rimane, pagate le spese variabili di ogni singolo mese e vi date alla pazza gioia senza pensieri.
E questo è il primo step.
È importante che il risparmio da dedicare agli investimenti sia allocato prima delle spese variabili, non dopo. Repetita iuvant.
Come dice sempre lo zio Warren, Save first and then Spend what is left over and not Spend first and then Save what is left over. Quindi prima risparmia e poi spendi quel che resta, non spendi e poi risparmia quel che resta.
Grande Warren, tra l’altro ieri 4 maggio c’è stata la convention annuale di Berkshire, il tradizionale evento che ormai è conosciuto da tutti come la Woodstock della finanza, in cui decine di migliaia di fan fanatici (e vorrei esserci pure io) vanno ad Omaha, Nebraska ad ascoltare le perle di quel genio assoluto.
Quest’anno, per la prima volta, non c’è stato il defunto Charlie Munger al fianco del suo partner di oltre mezzo secolo di avventure finanziarie.
Spero tanto, caro Warren, che tu non abbia bisogno di un’assicurazione sulla vita perché sei immortale altrimenti il giorno che ci lascerai sarà un brutto momento per me.
Ok SECONDO STEP: fondo di emergenza.
Anche questo vedete di non dimenticarvelo perché so di persone che hanno iniziato un PAC 100% azionario e non hanno un fondo di emergenza.
Ragazzi, oh! Oggi sta andando tutto bene ma vi ricordo che in media ogni 18 mesi c’è una correzione del mercato, ossia il mercato fa da -10 a -20%, mentre ogni 4-5-6 anni c’è un bear market, ossia il mercato perde più del 20%.
Se in un momento in cui il mercato magari è sotto del 30% voi avete una spesa improvvisa cosa fate?
Vendete il portafoglio in perdita?
Eh no eh.
Dovete avere il fondo di emergenza mannaggia a voi.
Quindi fate la cortesia di mettere da parte minimo 3, ideale 6, massimo 12 mesi di spese future e piazzate i soldi in un conto deposito svincolabile, in un ETF monetario, in obbligazioni a brevissima scadenza o cose simili.
Le prime due mi sembrano le soluzioni più comode e che richiedono meno manutenzione, però vedete un po’ voi.
A proposito di conto deposito, siccome le condizioni variano in continuazione e se vi do qualche suggerimento poi magari tra un mese è cambiato tutto, negli shownote di questo episodio vi metto il link al forum di Finanza Online dove dei santi appassionati di finanza si prendono la briga di tenere aggiornato un file excel contenente tutte le condizioni aggiornate di tutti i conti deposito disponibili in Italia.
Così filtrate per quello che vi serve e trovate quello più adatto a voi.
Mi raccomando, conti depositi svincolabili, non fate la pirlata di usare conti depositi vincolati che sono tra i prodotti finanziari più stupidi di questa Terra.
Bene.
TERZO STEP: il portafoglio di investimento.
Eh qua ragazzi ne parliamo da 100 episodi, l’argomento è vastissimo e qui ci limitiamo all’essenziale.
– Per motivi che abbiamo spiegato decine di volte, la scelta no brainer, fino a prova contraria, per qualunque investitore privato consiste nel minimizzare i costi e rinunciare a qualunque pretesa di battere il mercato; tradotto: investire utilizzando ETF.
– Come si costruisce un portafoglio di ETF? Eh: gran bella domanda.
Diciamo che la base base base è mettere insieme un portafoglio fatto delle due asset class regine, azioni e obbligazioni.
Come sanno anche i muri di casa mia, nel dubbio si può partire da una semplicissima regola di asset allocation che dice: investi in azioni una percentuale del tuo portafoglio uguale a 125 — i tuoi anni — i tassi di interesse della Fed (o della BCE) moltiplicati per 5, il resto in obbligazioni.
Nel mio caso, 38 anni, farebbe circa 60% in azioni e il resto in obbligazioni.
– Fatto questo, però, cerchiamo anche di capire se l’allocazione va bene per la nostra specifica situazione.
– Partiamo dallo stato attuale del portafoglio suddiviso appunto, per restare nell’esempio, in 60% azioni e 40% obbligazioni
– Prendiamo un bel file excel e calcoliamo, in base al risparmio aggiuntivo che investiamo ogni mese rispettando questa proporzione, quanto controvalore mi dovrei ritrovare nei prossimi 2, 5, 8 e 10 anni.
– Per la parte azionaria possiamo considerare un 7-8% all’anno di rendimento (del tutto teorico e imprevedibile nel breve naturalmente), mentre per la parte obbligazionaria un 3% all’anno dovrebbe essere abbastanza attendibile, almeno stando ai tassi attuali.
– Usiamo la formula del valore futuro e guardiamo soprattutto se la parte obbligazionaria, quella più stabile del mio portafoglio, nei vari anni raggiungerà cifre che si armonizzano con i miei obiettivi o comunque con il livello di serenità che mi devono garantire.
Se ho la sensazione che in questo modo potrei avere un eccesso di investimento obbligazionario, posso aumentare la quota azionaria.
Viceversa.
Se temo che potrei aver bisogno di più soldi e che quindi vorrò avere un portafoglio meno volatile, allora aumento la quota obbligazionaria e riduco quella azionaria.
È chiaro che poi sul discorso degli specifici prodotti su cui investire, beh si apre letteralmente un mondo intero.
Andiamo dalla versione più basic, l’equivalente del gelato alla vaniglia, composto da un un etf sull’azionario globale e uno sull’obbligazionario globale (o europeo, se si vuole limitare l’esposizione valutaria), all’equivalente di una vaschetta di carte d’or con 12 gusti, la granella di nocciola e le praline di cioccolato, che sarebbe un portafoglio più strutturato, con diversi etf azionari regionali, obbligazionari di diverse aree e duration, eventualmente oro e materie prime e via dicendo tutto l’ambaradam che conosciamo.
Per maggiori info, riascoltarsi i 102 episodi precedenti.
Il punto comunque non è tanto in cosa investire, quanto piuttosto avere un’impostazione del portafoglio ragionevole, equilibrata per la propria situazione, senza eccessive assunzioni di rischio rispetto agli obiettivi che si hanno nella vita e via dicendo.
Il grosso, come sapete, lo fa quanto risparmio mettete dentro al portafoglio e soprattutto quanto prima ce lo mettete, perché per la logica esponenziale del rendimento composto, i soldi investiti prima pesano di più di quelli investiti dopo, al netto naturalmente dell’effetto della sequenza dei rendimenti come abbiamo visto nell’episodio 95.
Il QUARTO STEP riguarda una prima forma di assicurazione, che è quella sulla vostra anzianità.
Premesso che io voglio andare in pensione, come Mr. Rip, ben prima di quando lo stato Italiano sarà dell’idea di farmici andare, comunque ad un certo punto, quando avrò magari 65-70 anni e con ogni probabilità non starò più lavorando, lo scenario ideale è quello in cui disporrò di tre fondi di reddito:
– La pensione dell’INPS, quei quattro spiccioli con cui forse riuscirò a pagare la bolletta della luce, 2 arance, un caffè e mezzo cornetto al mese;
– Il rendimento del mio portafoglio, nel quale avrò investito per i 30-40 anni precedenti e infine
– La rendita del mio fondo pensione.
Quest’ultimo va proprio pensato come un’assicurazione per quegli anni.
Chi può avere accesso ad un fondo di categoria ha diverse agevolazioni fiscali che comunque, entro certi limiti, lo rendono molto conveniente.
In generale comunque il fondo pensione, sia esso quello chiuso e alimentato anche dal contributo del datore di lavoro o quello aperto sottoscritto con una banca o un’assicurazione, al raggiungimento dell’età pensionistica vi garantisce una rendita passiva vitalizia.
L’investimento nel fondo pensione, soprattutto in quelli privati, è probabilmente subottimale rispetto all’investimento degli stessi soldi in un normale portafoglio di azioni e obbligazioni.
Il vantaggio è però la garanzia di una rendita vitalizia che andrà a sostenere il nostro cash-flow, le nostre entrate e uscite negli anni in cui certamente non lavoreremo più e in cui vorremo mantenere uno stile di vita mediamente agiato.
Ok, ora questo è tutto quel che si deve fare, con le varie specifiche da situazione a situazione, per mettere su una pianificazione finanziaria con i fiocchi.
Se vengono fatte tutte queste cose e viene mantenuto il giusto commitment, il giusto impegno a lungo termine, basta, siete già nell’1% più evoluto di questo nostro splendido e sgangherato paese.
Se tutto fila liscio.
Perché poi, come sapete, la vita ha quel simpatico optional che ti danno di default quando cominci a respirare per la prima volta che consiste nel fatto che ad una certa finisce.
Eh sì e il problema di questa fantastica feature è che di solito non ti avvisano con largo anticipo.
Quando arriva il tuo momento, tanti saluti, arriva la signora vestita di nero con la falce, l’arbitro fischia tre volte e niente supplementari, la partita finisce.
Da una parte, la morte non è il problema principale della vita, anzi, come dicevamo all’inizio, alla vita proprio non appartiene.
Quando c’è lei non ci siete voi e viceversa, così almeno sosteneva quel brillante genio pazzoide di Epicuro nel terzo secolo avanti cristo.
Se vogliamo, la morte è quasi un concetto matematico.
Il fatto che noi oggi, qui e ora, non siamo la stessa cosa di una pianta o di un sasso o di un lombrico o persino di un cane o un delfino, ma abbiamo in qualche modo progetti e una qualche visione del futuro che vogliamo realizzare, beh, voi non ci avete mai pensato ma dipende dal fatto che inconsciamente sappiamo di avere quest’apertura indefinita tra il momento in cui ci troviamo oggi e quel momento imprecisato nel futuro in cui non ci saremo più.
Tutto lo spazio in mezzo tra l’oggi e la nostra morte è l’orizzonte delle nostre possibilità ed è la nostra consapevolezza che arriverà il giorno in cui schiatteremo la condizione necessaria perché possiamo vivere progettando cose che accadranno più in là nel tempo del momento in cui ci troviamo ora.
Dicevo è un concetto quasi matematico.
Ci ho sempre visto un’analogia con quello strumento alla base dell’analisi matematica che si chiama derivata.
Attenzione che adesso mi lancio in un esperimento mai riuscito in nessun podcast di finanza personale:
Spiegare cos’hanno in comune la morte e le derivate per poi mettermi a parlare di assicurazioni sulla vita senza far svenire nessuno.
Pronti?
Allora, la derivata di una funzione in un certo punto si definisce in matematica come il limite del rapporto incrementale al tendere a 0 dell’incremento — e qui tranne chi ha fatto qualche facoltà scientifica all’università, o chi ha 19 anni e si sta preparando alla maturità a giugno, non ci avrà capito una mazza nessuno.
In parole povere, però, la derivata è quello straordinario strumento matematico che serve a descrivere i cambiamenti, ossia esprime quanto cambia il valore di una certa funzione rispetto ad una certa variabile.
L’esempio più scemo di tutti per capire questa cosa qua è la velocità.
Quando siete in macchina e guardare il cruscotto e questo dice che state andando a 150 km all’ora, intanto state infrangendo la legge, ma a parte questo quando qualche metro dopo spunterà un bell’autovelox questo vi scatta la foto che vi costerà soldi e punti sulla patente e vi dirà che in quell’istante stavate andando a 150 km all’ora.
E voi potreste dire, con il vostro tono da saputelli: eh no. In quell’istante ero fermo.
Per definizione, la velocità è quanto ci metto ad andare dal punto a al punto b.
Spazio fratto tempo come abbiamo imparato tutti a scuola.
Chilometri diviso ore.
Nel singolo istante della foto, tecnicamente sono fermo in quel punto quindi lo spazio che sto percorrendo è 0. Zero diviso qualunque cosa che non sia zero fa zero.
E voi così pensate di metterlo in quel posto alla polizia e di non pagare la multa.
E vi va male però, perché il giudice conosce l’analisi matematica e sa che la velocità istantanea non è spazio fratto tempo, ma la derivata dello spazio rispetto al tempo, che gli amici matematici all’ascolto e soprattutto Elias, il buon CEO di Squarlife che è un matematico vero, sanno perfettamente si esprime come delta S diviso delta T.
Sto delta qua, che cazzo è?
Allora, per qualche motivo, ogni volta che sentite parlare di delta, state sicuri che si sta parlando di una differenza o di una variazione.
L’idea della velocità istantanea espressa come delta spazio diviso delta tempo in pratica non significa altro che immaginare di fare un minuscolo spostamento nello spazio che è quasi zero ma non zero, in un intervallo di tempo brevissimissimo che è quasi zero ma non zero.
Al quel punto il giudice vi dice.
Eh no caro mio bel Jacques Leclerq dell’A4, quando ti hanno fatto la foto tu non eri fermo in quel punto in quell’istante ma stavi precorrendo un minuscolissimo spazio che era quasi zero ma non zero, in un brevissimo intervallo di tempo che era quasi zero ma non zero. E sta cosa l’hai fatta a 150 km all’ora.
Fregato.
Quindi multa, punti e pure spese di giustizia ulteriori perché hai provato a farci fessi scomodando tutti i partecipanti all’iter giudiziale.
Capito perché è importante la matematica?
L’idea della derivata comunque esprime il concetto che quando vogliamo descrivere una certa cosa, che ha una sua dinamicità, in un certo punto, ecco, come dire, non è che ci riferiamo esattamente a quel punto. Ma in qualche modo a quel punto … più un pezzettino un po’ più avanti nel futuro. Poco più avanti. Pochissimo. Ma sempre nel futuro.
Il nostro rapporto con la morte me lo sono sempre immaginato così.
Noi abbiamo il nostro tempo che non sappiamo mai quando finisce.
Quindi la nostra vita, per come noi la comprendiamo senza rendercene conto e che ci permette di fare progetti nel futuro, è come se in ogni singolo istante non fosse proprio in quell’istante … ma un pochino già proiettata in avanti.
E nel suo essere un pochino proiettata in avanti, noi in qualche modo sappiamo che abbiamo delle possibilità di fronte a noi, che ad un certo punto termineranno quando quello spaziettino non ci sarà più perché morendo si saranno chiuse tutte le possibilità future.
Eh voi non lo sapevate, ma è da quando siete nati che siete una derivata vivente e mai c’avevate pensato. Serviva The Bull vostro a spaccarvi le meningi con questa super pippa filosofico matematica.
Eppure c’è una parte di noi che l’ha sempre saputo e che ci fa vivere proiettati nel futuro perché in qualche modo sa che questo futuro non è eterno e quindi viviamo sempre un po’ protesi tra il presente in cui ci troviamo oggi e il tempo che abbiamo di fronte a noi, tanto o poco che sia. E grazie a questo progettiamo la nostra vita e ci proiettiamo in avanti a pianificare cose che sono possibili solo perché noi siamo in grado in qualche modo di gettare uno sguardo verso il nostro futuro.
Quindi vedete la morte è una cosa fondamentale.
E’ utilissima.
I delfini, i polpi e gli scimpanzé sono intelligentissimi, ma non sanno che moriranno.
Hanno l’istinto di sopravvivenza.
Ma non sono consapevoli che un giorno non ci saranno più.
È quindi vivono nel presente attimo dopo attimo.
Noi invece, che sappiamo che un giorno moriremo, nel nostro presente siamo in grado di vivere proiettati nel futuro.
E questa capacità di guardare al futuro è una delle più fighe funzionalità che come esseri umani abbiamo e che ha fatto tutta la differenza per farci diventare la specie dominante dell’universo che conosciamo.
Ora finito questo trituramento di zebedei esistenzial-filosofico-matematico, tutto ciò era per dire che la morte è fin troppo bistrattata, alla fine fa il suo ed una caratteristica intrinseca della vita, che dovremmo imparare a prendere con un po’ di leggerezza.
Il vero problema è quando noi ce ne andiamo, di solito lasciamo qua qualcuno che non la prende benissimo.
Quindi mettiamola così.
Il fatto che moriremo un giorno e che lo sappiamo è ciò che ci permette di avere una proiezione verso il futuro che è condizione necessaria per pianificare qualunque cosa.
La nostra pianificazione finanziaria, i nostri investimenti, il rendimento composto, insomma tutta sta roba qua sono concetti rivolti al futuro quindi se non ci fosse la morte, non concepiremmo il futuro, vivremmo in un costante presente e non potremmo pianificare una mazza.
Però poi la morte, la cui consapevolezza permette la pianificazione finanziaria per me, richiede un po’ di accortezza per la pianificazione di chi invece resterà qui sulla Terra dopo di me a tirare avanti la baracca.
Ed è qui che arriva la fondamentale importanza dell’assicurazione sulla vita.
Ora, come funziona un’assicurazione sulla vita stile Hobbit della contea, piena di buoni sentimenti e fatta per migliorare la vita della gente come Turtleneck, l’assicurazione di Squarelife e del suo matematico CEO refrattario al profitto?
Semplice come bere un bicchier d’acqua.
Paghi un importo annuale, che varia in funzione del tuo stile di vita e della tua età, perché chiaramente un giovane sano che non beve e non fuma avrà un’aspettativa di vita più alta di un cinquantenne che si fa fuori un pacchetto di Marlboro, 2 big mac e 4 birre al giorno.
Dicevo paghi un importo annuale, scegli l’ammontare della copertura e l’importo del risarcimento e se schiatti per infortunio o malattia, quindi a meno che non ti fai saltare per aria o non fai base jumping con addosso un mantello che ti sei cucito da solo, Squarelife risarcisce i tuoi eredi o chi indichi tu con l’importo concordato.
Per dire io l’ho fatto un po’ di tempo fa e ho una copertura di 200.000 € per trent’anni e quest’anno pago 87 €, 7 euro e 25 al mese. Mezzo Netflix.
E già basterebbe questo per capire l’utilità e il rapporto costo/beneficio.
Poi si attiva in 5 minuti, non ci sono questionari Mifid di sta cippa da fare perché non è un prodotto finanziario tipo polizza ramo vita forgiato dagli orchi di Saruman nelle fucine sotterranee del castello di Isengard, e via.
Però poi c’è sta cosa che ho chiesto ai ragazzi di Squarelife di spiegarmi tre o quattro volte che continuavo a non capire.
Allora in pratica la cosa funziona così.
Tu fai il tuo preventivo e diciamo che sottoscrivi l’assicurazione che, come nel mio caso, ha un premio da pagare di 87 € all’anno.
Elias mi dice che il costo per ciascuna assicurazione che lui deve sostenere per tenere in piedi tutta la sua società è di 24 €.
Quindi cosa fa?
A parte che te lo dice e già mi lì chiedevo perché si deve tirare la zappa sui piedi, ma va beh.
Comunque la differenza tra 87 e 24 serve per pagare i sinistri, ossia i risarcimenti di quando un altro aderente a Turleneck schiatta.
Però qual è la grande differenza con le altre assicurazioni? e qui arriva il punto che mi sono fatto spiegare 3 o 4 volte tanto che Elias avrà pensato che sia un po’ lento di comprendonio.
Lui mi fa: “vedi noi non vogliamo usare le tavole di mortalità che usano gli attuari, che sono quei soggetti che nelle assicurazioni stimano le probabilità che un certo evento avvenga e calcolano il prezzo delle assicurazioni di conseguenza”. Quelli che calcolano fino alla dodicesima cifra decimale e poi moltiplicano per 2 perché non si sa mai.
“Noi abbiamo fatto la nostra stima e quando uno muore usiamo i soldi eccedenti i 24 euro dalle varie assicurazioni sottoscritte per pagare il rimborso ai famigliari”.
Ma se muore meno gente del worst scenario stimato dall’assicurazione, che poi è quello che succede il più delle volte, le assicurazioni normali guadagnano di più, mentre i ragazzi di Squarelife cosa fanno? Ti scontano la differenza sull’anno successivo!
A quel punto gli ho detto: “Elias ma … state bene?”.
Cioè il business delle assicurazioni, quello a cui Warren Buffett deve una parte importante della sua immensa fortuna, si basa proprio sull’idea che dato che succedono meno incidenti di quelli che hai messo a budget tu assicurazione guadagni più soldi dai premi degli assicurati dovendo pagare meno rimborsi e cosa fai? Restituisci i soldi!!!???
E lui mi risponde “eh mai sai, noi siamo un’assicurazione nella forma ma non nell’animo: di fatto siamo una società IT con una licenza assicurativa. Qua siamo tutti matematici, ingegneri, informatici e ci piace progettare soluzioni tecnologiche e fare i conti, non vogliamo speculare su questa cosa, oltre a ciò che ci serve per tenere la società in piedi. Alla fine le assicurazioni, 200 anni fa, sono nate così, come un gruppo di persone che si mettono assieme per aiutarsi a vicenda, per dividere la sfortuna di uno grazie al supporto di molti. E non vogliamo neanche avere il conflitto di interessi delle altre assicurazioni che guadagnano negando i sinistri alle persone rifacendosi sulle scritte in piccolo delle condizioni generali.”.
Boh, voi siete pazzi da legare ho pensato. O forse glie l’ho proprio detto. Non mi ricordo.
Già fate un prodotto che costa niente, in più restituite anche i soldi che avanzano!
A quel punto ha cominciato a girarmi nel cervello la stessa rotella che vedete sullo schermo quando l’iPhone s’impalla.
Superato lo shock penso allora, va beh, saranno quattro scappati di casa, perché una vera società di assicurazioni non fa sta roba.
Poi vado a guardare, il gruppo è composto da più di 100 dipendenti, forniscono soluzioni insurtech a società assicurative di mezza Europa e hanno un Solvency Ratio del 287%, che significa che hanno una capacità di soddisfare i propri obblighi finanziari di quasi 3 volte superiore al necessario.
Ah e come se non bastasse sono riassicurati a loro volta, tra gli altri, da una piccola società di riassicurazione americana che al momento in cui stiamo parlando copre una cosa come 3,7 triliardi di dollari di assicurazioni sulla vita.
Oh, contenti Elias e gli altri azionisti…
Comunque, scherzi a parte, l’idea di Squarelife sposa molto lo spirito di questo podcast.
Quando parliamo di ETF parliamo di prodotti che hanno levato tutte le sovrastrutture inutili in mezzo che ci devono guadagnare sopra, come banche, gestori, promotori e così via, e per questo costano poco e funzionano bene.
Un’assicurazione come Turtleneck nasce un po’ con la stessa idea.
Essenziale.
Venduta direttamente da loro, senza intermediari e senza altri fronzoli.
Elias mi ha fatto giustamente notare, da appassionato di Nassim Taleb come lo sono io, che l’idea dell’assicurazione sulla vita risponde al concetto di Barbell Strategy, la strategia del bilanciere.
Ossia una strategia in cui il costo è estremamente contenuto, che in questo caso è il premio annuo da pagare, mentre il payoff, il possibile ritorno, benché infausto, è spropositato.
Dio non voglia, ma se io oggi finisco sotto un tram a Milano, avrò pagato 87 € per lasciare a mia moglie e mia figlia 200.000 €.
Certo Elias può mettere una pezza solo all’aspetto finanziario di una tragedia come questa.
Sugli aspetti psicologici dobbiamo aspettare che tiri fuori dal cilindro qualche altra innovazione.
Ma almeno il problema finanziario chi resta se lo leva dalle palle nel secondo uno.
E tra l’altro io l’ho fatta da 200.000 €, ma si può arrivare fino a 400.000, se uno volesse stare ancora più sereno o magari avesse un mutuo corposo, più figli e così via.
Comunque sia.
Ragazzi, sia Turtleneck o sia un’altra assicurazione che dovesse rispondere ancora meglio alle vostre esigenze, l’obiettivo di oggi era parlare del fatto che possiamo pianificare quel che vogliamo, ma se il creatore o chi per esso o essa ci chiama non è che possiamo farci molto.
Se abbiamo una famiglia, dei figli, un mutuo, delle spese in generale che potrebbero andare a pesare sui nostri cari nel momento in cui ce ne andremo, beh direi che un’assicurazione sulla vita non è un’opzione a cui si può fare a meno.
Negli shownote dell’episodio trovate un link che vi rimanda al sito di Turleneck dove potrete trovare tutte le informazioni, fare le vostre valutazioni e poi decidere se questo sia lo strumento più adatto a voi e alle vostre esigenze.
Per trasparenza, come detto questo contenuto è sponsorizzato da Squarelife e se domani doveste decidere di attivare un’assicurazione con loro, Elias pagherà al sottoscritto una commissione, sperando che non abbia finito tutti i soldi per restituirli ai suoi assicurati.
Quindi, in primis valutate di sottoscrivere un’assicurazione sulla vita.
Qualunque essa sia purché non abbia dentro la solita me**a fatta di investimenti bislacchi, penali e commissioni al 3% all’anno.
Dopodiché se non sapete da che parte cominciare, fatevi un giro sul sito di Turleneck e valutate se questo prodotto assicurativo sia quello che meglio può rispondere alle vostre necessità.
E mi raccomando prima di procedere alla sottoscrizione, leggete accuratamente le note informative e le condizioni assicurative.
Bene, care amiche e cari amici di questo podcast, spero che quest’episodio filosofico-matematico sul senso della vita e della morte vi sia piaciuto e che vi possa aver dato qualche spunto per consolidare al meglio la vostra pianificazione finanziaria, pianificando anche l’impianificabile e soprattutto quel che accadrà quando voi non ci sarete più.
Ringrazio Elias e Squarelife per aver contribuito alla realizzazione di questo episodio e per il loro impegno, unico nel suo genere, alla diffusione della consapevolezza sull’importanza di assicurare il futuro delle persone a noi vicine.
Come sempre invece vi invito a mettere segui e attivare le notifiche su Spotify, Apple Podcast o dove ci ascoltate e a lasciare una recensione a 5 stelle per supportarci e permetterci di continuare a produrre contenuti che vi spiegano l’equazione differenziale della vita e della morte e vi fanno capire l’importanza delle assicurazioni sulla vita attraverso il Signore degli Anelli e gli autovelox sempre nuovi.
Per questo episodio invece è davvero tutto e noi ci ritroviamo mercoledì prossimo a parlare nuovamente di finanza, investimenti, portafogli e insomma tutta quella roba che serve a fare soldi finché siam vivi sempre qui, naturalmente con The Bull — Il tuo podcast di finanza personale.
Recensioni
Quando capisci come funziona la finanza… ti viene voglia di raccontarla!
La mia ignoranza in materia mi ha sempre creato dei dubbi, ma grazie a un amico ho iniziato ad ascoltare il podcast. Per fortuna che ho 24 anni e un po' di tempo e soldi da dedicarmi a imparare le varie nozioni per me stesso. Grazie mille!
Luca G. 10 Ott 2025Podcast che dà sempre spunti interessanti che personalmente mi ha fatto appassionare alla finanza personale spingendomi ad approfondire in prima persona.
Lorenzo, 13 Mar 2025Dovrebbero ascoltarlo buona parte degli italiani e io avrei dovuto scoprirlo con qualche anno in anticipo ma meglio tardi che mai
Matteo C., 3 Set 2025Veramente interessante, chiaro e conciso. Cambia la vita finanziaria di chiunque.. da ascoltare assolutamente anche per chi di finanza non vuole occuparsi mai
Francesca B., 6 Apr 2024Riccardo mi ha letteralmente cambiato la vita e fatto scoprire che amo la finanza, ho ascoltato il podcast già due volte e non mi stufo mai di ascoltarlo, parla in modo semplice e chiaro
Massimo D., 23 Set 2025Non sono solito a mettere recensioni e specialmente non ascolto podcast, ma da quando ho iniziato questo, faccio fatica a staccarmi, e quasi non posso più fare a meno di ascoltare e arricchirmi culturalmente.
Andrea V., 22 Set 2025Podcast piacevole, scorre veloce ma in modo estremamente chiaro, spiega i concetti chiave per gestire le proprie finanze, fornendo la classica cassetta degli attrezzi. Complimenti, davvero ben fatto!
Massimiliano, 29 Mag 2024Ho seguito tutte le puntate! Grazie veramente
Amalia A., 17 Set 2025Ho acquistato e letto il suo libro e l' ho trovato. Esprime i concetti economici in modo semplice e chiaro. Sentirlo parlare conferma che è un professionista del settore.
Giulia N., 11 Ago 2025