Perché investire in ETF Obbligazionari e non in singole Obbligazioni
Su quest'eterna diatriba gravano illusioni ottiche e falsi miti. Cerchiamo di capire perché per un investitore privato gli ETF obbligazionari sono quasi sempre una scelta più pratica e efficiente rispetto a singole obbligazioni.

187. Perché investire in ETF Obbligazionari e non in singole Obbligazioni
Risorse
Punti Chiave
Vantaggi ETF obbligazionari: diversificazione, reinvestimento automatico cedole e duration costante.
La 'sicurezza' dei bond a scadenza è un mito: inflazione e tassi riducono il valore reale.
Spiegati concetti chiave come duration e yield-to-maturity (YTM).
Trascrizione Episodio
Bentornati a The Bull — il tuo podcast di finanza personale.
Ormai è diventata una delle tradizioni più radicate di questo nostro podcast.
Più o meno una volta a trimestre, bisogna tornare a parlare di obbligazioni, perché niente come le obbligazioni mandano ai matti tutti gli investitori della Terra.
Non siete voi, eh?
È così per tutti.
Capire le azioni, alla fine, è una roba abbastanza intuitiva e gli ETF azionari non fanno eccezione perché si comportano esattamente come i loro sottostanti.
Capire le obbligazioni, invece, è tutta un’altra storia, perché l’investimento obbligazionario è roba da “grandi”. Non è roba da principianti.
Per investire in obbligazioni bisogna essere professionisti, bisogna essere bravini in matematica perché sono regolati da un’aritmetica piuttosto rigorosa e hanno molte sfaccettature che l’investitore medio non coglie.
Quando poi parliamo di ETF obbligazionari, che hanno qualche ulteriore caratteristica e il cui comportamento non è, apparentemente e sottolineo apparentemente, lo stesso dei sottostanti, booom!, qui tutti sbarellano e si leggono in giro le peggio cose.
Sia chiaro!
Faccio quest’episodio proprio oggi, mercoledì 19 febbraio nel bel mezzo del collocamento di quel nuovo parto dell’ingegno del nostro ministero del Tesoro chiamato BTP più, del tutto fortuitamente eh.
Ogni riferimento a questi nuovi fantasiosi titoli di Stato italiani agghindati a festa e guarniti con una simpatica opzione put a metà percorso è puramente casuale.
Quindi sempre del tutto casualmente e mentre i BTP Plus Super Sayan finiscono di venir collocati per mandare in crociera centinaia di italici pensionati, eccoci infatti qua al tema dell’episodio di oggi, dal titolo perché investire in ETF obbligazionari e non in singole obbligazioni.
Che poi tra l’altro ieri mi chiama mia zia e mi fa: senti no volevo dirti che compro il BTP+ così vado in crociera con gli altri del circolo di burraco, però c’ho un problema.
“eh che problema c’hai zia?”
“eh c’ho il problema è che io volevo vedermi Sanremo, però alle nove e mezza m’abbiocco e quindi sono ancora alla prima puntata e me le sto guardando un po’ per volta in streaming su Raiplay in”.
“eh quindi?”
“eh quindi mo che compro il BTP+, sai com’è, il giorno dopo devi partire per la crociera ma io come faccio a vedere il resto delle puntate se sono all’estero? Oh non mi dire niente che secondo me è l’anno di Marcella Bella ma non mi voglio rovinare la sorpresa”.
“zia si vede che non ascolti il mio podcast, con NordVPN puoi vedere Raiplay e tutti i tuoi programmi preferiti anche all’estero, senza problemi di connessione, al riparo da ogni tipo di virus, che tra l’altro c’hai pure n’età e ti tiene al sicuro tutte le password, dato che anche se ti avevo messo la data di nascita di zio su tutti i tuoi device, te manco ti ricordi come si chiama zio, figurati la data di nascita”.
Che poi è pure il loro compleanno in questo periodo e fanno degli sconti clamorosi che praticamente il BTP+ te lo pagano loro.
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Dai vai che ti finisce il collocamento del BTP +, io intanto devo spiegare una volta per tutte perché investire in singole obbligazioni non è MEGLIO rispetto a ETF obbligazionari e perché molto probabilmente è decisamente più vero il contrario.
Ho raggruppato tutte le motivazioni in quattro punti e in particolare prestate attenzione soprattutto al quarto perché è quello su cui il 99.99% degli investitori inciampa facendosi dei film che nella realtà non esistono (e fondamentalmente ignorando l’aritmetica).
Ora, puntata 187, diamo per scontato che sappiamo come funzionino un’Obbligazione e un ETF obbligazionario?
Sì?
No?
Va beh, facciamo così, chi è qua tra noi da poco ascolti questo breve recap, chi invece è già un Obi Wan degli ETF obbligazionari skippi 2-3 minuti.
[Un’obbligazione è un prestito, ossia è un titolo di debito emesso soprattutto da uno Stato o da una società privata e nella sua forma più semplice, chiamata plain vanilla, prevede semplicemente un interesse pagato annualmente (o in più tranche durante l’anno) e una scadenza, momento durante il quale l’obbligazione, che da qui in poi chiamo bond per fare prima, viene rimborsata al suo valore alla pari, che convenzionalmente è 100.
Un esempio classico è un bond emesso a 100 che paga un interesse anno del, diciamo 3% e che scade tra, boh 5 anni.
Cosa succede, ogni anno mi paga il 3%, quindi se ho investito 10.000 € mi darà 300 € l’anno, totale 1.500 € in 5 anni e alla scadenza mi restituisce i 10.000 € investiti all’inizio.
Easy.
La cosa solitamente tricky da capire è che i bond, soprattutto bond molto liquidi come i titoli di stato, sono quotati in borsa e soggetti a mark-to-market, cioè più o meno in ogni istante il mercato determinato come varia il suo prezzo.
Eh sì perché il bond nasce a 100 e muore a 100. Ma in mezzo il prezzo non resta a 100, bensì va sopra o sotto la pari come si dice, cioè sopra o sotto a 100, a seconda di quello che succede ai tassi di interesse.
Il concetto fondamentale da ricordarsi con i bond è quello di duration.
La duration è la misura del tempo impiegato dal bond a ripagare l’investimento iniziale tramite i suoi flussi di cassa.
In quei particolari casi di bond che non pagano cedole, chiamati zero coupon, la duration coincide con la durata del bond.
Altrimenti, dove vengono pagate delle cedole, la duration è sempre un valore inferiore al numero di anni di vita residuo del bond.
C’è una formula per calcolare la duration, ma chissene non importa a nessuno di noi.
La duration è una misura fondamentale per capire come si muove il prezzo del bond.
Solitamente si usa una cosa un po’ più complicata chiamata duration modificata, che si ottiene facendo Duration diviso uno Più il rendimento a scadenza del bond nel momento in cui la stiamo calcolando.
Cmq se non parliamo di bond strani, duration diviso un valore che sarà tipo 1,02 1,04 non è che fa tutta sta differenza.
Ad ogni modo la duration (o per essere precisi la duration modificata) mi dice quanto dovrebbe variare il prezzo del bond per ogni variazione di un punto percentuale dei tassi di mercato e se parliamo di titoli di stato ad alto rating senza rischio di credito (quindi Treasury, Bund e così via, non certamente i BTP), il prezzo del bond varia in base alle variazioni dei tassi di interesse.
Nell’esempio che abbiamo fatto prima, bond di 5 anni con cedola annua del 3%, la sua duration modificata è intorno a 4,5, quindi cosa significa?
Ammettiamo che sia un titolo di Stato Europeo.
Se la BCE alza i tassi di interesse di un punto percentuale il prezzo di quel bond scenderà del 4,5%.
Viceversa, se la BCE taglia i tassi di interesse di un punto, il prezzo sale del 4,5%.
Ora, prendete sta cosa con le pinze, perché funziona più o meno così, ma i tassi di interesse della Banche Centrale hanno solitamente un impatto sui bond con scadenze brevi, mentre man mano che le scadenze sono più in là nel tempo, più subentrano altri fattori, come ci aveva ben spiegato Ed Yardeni parlando di Bond Vigilantes, concetto che aveva coniato lui e che è diventato celebre in tutto il mondo.
Dopo che il 18 settembre la Federal Reserve ha iniziato a tagliare i tassi di interesse (e li ha tagliati esattamente di un punto), in realtà il Titolo di Stato Americano a 10 anni ha visto i suoi rendimenti salire di un punto percentuale (e quindi il suoi prezzo scendere in maniera speculare) perché il mercato teme una recrudescenza futura dell’inflazione e quindi sospetta che in futuro i tassi di interesse potrebbero salire di nuovo.
Comunque, a parte questo, in generale la duration esprime la variazione del prezzo del bond al variare dei tassi di mercato.
Quindi se durante la vita del bond tu vuoi venderlo, lo venderai ad un prezzo inferiore a 100 o superiore a 100 a seconda di quel che succede al contesto dei tassi di interesse.
Detto questo, cos’è un ETF obbligazionario?
Non è altro che un fondo, quotato in borsa, che replica un indice di obbligazioni.
Qual è la principale differenza tra un bond e un ETF di bond?
È il fatto che il bond, se viene tenuto sino alla scadenza — e l’emittente non fallisce — ti viene rimborsato il 100% del capitale e quindi tu hai la certezza del rendimento di un bond quando ci investi.
L’ETF invece, si dice, “rolla” i titoli che detiene prima che scadano.
Eccezion fatta per un minuscolo sottoinsieme di ETF obbligazionari a scadenza, i bond ETF non scadono mai e comprano e vendono obbligazioni sottostanti per mantenere la duration media dell’ETF più o meno costante.
Se io ho un ETF su titoli di Stato Europei a scadenza intermedia con duration di 7 anni, il gestore delll’ETF venderà sistematicamente i bond che si avvicinano alla scadenza e comprerà altrettanto sistematicamente nuovi bond per mantenere sempre la duration intorno a quel valore.
Da cosa è determinato quindi il prezzo della singola quota del vostro bell’ETF obbligazionario?
Dalla combinazione di due cose:
– Dal valore delle cedole che vengono staccate periodicamente dai vari bond sottostanti e che nel caso di ETF ad accumulazione vengono reinvestite nell’ETF stesso e
– Dalle variazioni dei tassi di interesse. Anche qui, un ETF obbligazionario con duration 7 più o meno vedrà il suo prezzo muoversi del 7% per ogni variazione di un punto percentuale dei tassi di interesse.
Per tutti gli ingegneri, matematici, fisici e nerd vari all’ascolto, se volete una formuletta per ricordarvi sta cosa: Delta prezzo UGUALE meno delta tassi per duration.
E qui casca l’asino come mi dicevano alle elementari.
Cioè sta roba che i singoli bond sono “sicuri” — tra molte virgolette — perché se li porti a scadenza ti rimborsano il capitale mentre gli ETF no perché sono in bali dell’andamento dei tassi di interesse come una scialuppa durante una tempesta in mezzo al mare è ciò che solitamente manda fuori strada tutti.
Ora cercherò di spiegare i 4 motivi per cui, nella stragrande maggioranza dei casi, investire in ETF obbligazionari invece che singoli bond è solitamente una scelta più pratica ed efficiente e perché sta cosa che “i bond scadono quindi bene, invece gli etf non scadono, quindi male” è na cazzata.
Sic et simpliciter.
Cioè, è vera, 100% vera, ma altrettanto 100% irrilevante.
Però dovete aspettare il 4 punto, se ve lo mettevo al primo posto poi non mi ascoltavate gli altri tre.
PRIMA MOTIVAZIONE: la diversificazione.
Mi devi spiegare, tu amante degli investimenti in obbligazioni singole, come diavolo fai a costruire un portafoglio diversificato di singoli bond.
Credo che dopo 187 episodi non ci sia bisogno di spiegare perché investire solo in BTP non sia l’idea del secolo.
Chi dice “ma figurati se l’Italia fallisce” non capisce una fava, perché il problema non è solo se l’Italia fallisce.
Il problema principale è che l’Italia ha anche un rischio di credito, oltre al rischio emittente.
Nel 2011 il Bund tedesco rendeva sottozero, il rendimento del nostro titolo decennale è schizzato di oltre 570 punti base sopra.
Non era successo niente ai tassi di interesse, ma se lo spread oggi dovesse passare dai circa 120 punti di oggi — che tradotto vuol dire che se un bund decennale rende 2,2%, il nostro BTP decennale rende 3,4% — dicevo, se passa da 120 a 520, questi 400 punti di differenza fanno crollare i prezzi dei btp che deteniamo in portafoglio.
Un BTP con duration 5 farebbe 5 per 4 venti, giù del 20% circa.
E se la risposta è che non è un problema perché tanto basta tenere tutto fino a scadenza così vengo rimborsato al 100% stai gravemente sottostimando le variabili della vita nel medio termine e il costo opportunità di rimanere inchiodato a tenerti in mano dei titoli che non puoi liquidare per anni, mentre teoricamente sta cosa di tenere e non vendere è più tipica per la parte azionaria del portafoglio, non di quella obbligazionaria.
Comunque non divaghiamo, la prima regola del buon investitore è diversificare, diversificare, diversificare.
Prendersi dei rischi specifici non compensati da maggiore rendimento è una scemenza.
Anche se un titolo di stato ci sembra sicuro, concentrare i nostri investimenti lì non è mai una buona idea.
Come fai a diversificare un portafoglio di bond singoli?
Ammettiamo che parliamo solo di titoli di Stato.
Il taglio minimo di solito è 1.000 €.
La classica cosa che si racconta — e che molto più semplice da dire che da fare — è di fare una “scaletta di obbligazioni” che scadono ogni anno, chiamata bond ladder appunto, così che — come vuole la leggenda — tu non abbia nessun problema con i tassi di interesse perché tanto ogni anno ti scadono alcuni bond o comunque sono molto prossimi alla scadenza, quindi le duration sono basse e la loro sensibilità alle variazioni dei tassi sono marginali.
Eh, sì, però se io mi dovessi fare oggi una scaletta per i prossimi 10 anni, cosa faccio?
Per ogni anno mi serviranno almeno 3 o 4 emittenti diversi no?
Già solo se uso tre emittenti, che so Italia, Francia e Germania, mi servono 25-30.000 € per avere una diversificazione decente — e comunque lontana anni luce da una diversificazione come dio comanda.
Quindi in primis, ce li devi avere sti soldi.
In secondo luogo, la stragrande maggioranza degli investitori retail, che non ha solitamente un risparmio mensile di svariate migliaia di euro, investe tramite piani di accumulo.
E come fai a fare un piano di accumulo mensile, se solo per comprare un titolo ti servono 1.000 €?
Aggiungo un’altra cosa.
Se parliamo di singoli bond, è praticamente fuori discussione pensare di poter avere in portafoglio altro rispetto ai titoli di stato.
Investire in bond corporate è completamente fuori discussione perché intanto molto spesso hanno tagli minimi anche da 100.000 o 250.000 €; inoltre il più delle volte sono negoziati tra investitori istituzionali over the counter, mentre in borsa restano le briciole e hanno degli spread molto elevati.
Se comprare titoli di stato singoli è una cosa che capisco fino ad un certo punto, comprare singoli bond corporate per un investitore retail mi sembra invece una cosa priva di ogni buon senso finanziario.
Quello che però non è insensato è avere bond corporate in portafoglio.
Il mercato prezza i bond corporate con un premio, per via del fatto che sono più rischiosi di un Titolo di Stato.
Di conseguenza avere bond corporate in portafoglio può essere una valida scelta per inserire un layer intermedio tra titoli di Stato e azioni nel portafoglio.
Oggi il Bloomberg euro aggregate treasury, quindi titoli di stato dell’eurozona, ha uno yield to maturity, quindi un rendimento medio a scadenza, del 2,7%, mentre il Bloomberg Euro Corporate Bonds 3,2%, quindi c’è mezzo punto percentuale di rendimento in più.
Che tra l’altro è piuttosto basso, cosa che fa degli investimenti in bond corporate qualcosa di abbastanza costoso in questo momento e questa è una conseguenza tipica dei momenti in cui il mercato azionario va bene, le aziende fanno utili, l’economia in generale tiene e quindi c’è una bassa aspettativa che si verifichino recessioni imminenti o situazioni di stress che potrebbero portare le società a fare default e non rimborsare i loro bond.
Più lo spread tra bond corporate e titoli di stato è ristretto, maggiore è la propensione al rischio del mercato.
Negli Stati Uniti negli ultimi 20 anni i bond corporate di livello investment grade hanno reso circa 150 basis point in più, quindi 1,5% in più, dei Treasury.
Un’ultima cosa sulla diversificazione.
Se qualcuno stesse pensando: “sì ma figurati se un bond investment grade può mai fare default”.
Secondo i calcoli di Standard and Poor’s negli ultimi 10 anni hanno fatto default circa il 2% dei bond corporate investment grade, cioè quelli che hanno un rating con il BTP o superiore.
Se ti sembra poco, questo vuol dire che se in portafoglio ti sei fatto la famosa scaletta di 25 bond, hai il 50% di probabilità che uno di questo faccia default.
Come si dice, uomo avvisato…
Credo che dal punto di vista della diversificazione, non ci siano dubbi che un ETF faccia esattamente quello che un portafoglio di singole obbligazioni non può fare, a meno che non parliamo di patrimoni di notevoli dimensioni.
Primo punto fatto — e già qui ci potremmo fermare, ma andiamo avanti.
SECONDA MOTIVAZIONE: lo Yield-to-maturity.
Il rendimento di un bond è convenzionalmente definito come il tasso interno di rendimento, in inglese, internal rate of return, che rende il valore attuale dei flussi di cassa del bond equivalente al prezzo corrente.
Alzi la mano chi ha capito?
Eh ve lo detto che investire in bond non è esattamente come fare il fantacalcio.
Comunque semplifichiamo.
Quando voi andate su quel bellissimo sito chiamato simpletoolforinvestors.eu, o su qualunque altro che vi dice in tempo reale qual è il rendimento di un bond, ecco quel valore va un attimo spiegato.
Per esempio prendiamo un BTP decennale che scade nel febbraio del 2035.
Mazza avrò quasi 50 anni…
Va beh non pensiamoci.
Dicevo, quel BTP lì paga una cedola del 3,8% ma siccome il suo prezzo è sopra la pari, circa 103 €, il suo rendimento a scadenza previsto oggi è del 3,51%.
Se io compro questo BTP oggi e me lo tengo fino a febbraio 2035, io ottengo il 3,51% di rendimento annuo se e solo se reinvesto tutte le cedole che ricevo ad un tasso del 3,51% – che tra l’altro è un po’ una semplificazione perché è improbabile che per i prossimi 10 anni i rendimenti stiano fermi.
Comunque, questo BTP rende 3,5% se reinvesto le cedole.
Ma io vorrei sapere quanti italiani ogni 6 mesi che ricevono la cedola del BTP la prendono e la reinvestono.
My best guess: quasi nessuno.
Perchè?
Ma per tanti motivi.
Perché è una rottura di palle, perché devi stargli dietro, perché devi sapere questa cosa e così via.
Invece il risparmiatore medio cosa fa? Riceve la cedola e la spende probabilmente.
È un po’ come quello che diceva Meb Faber dei dividendi.
I dividendi non sono soldi gratis per andarti a bere la pina colada sulla spiaggia — non so perché c’abbia sta cosa della pina colada.
Se tu non avessi sempre reinvestito i dividendi il 10% medio annuo dell’S&P 500 l’avresti visto con il binocolo.
E qui discorso simile.
Se non reinvesti le cedole lasci per strada del rendimento.
Altro piccolo problema, le cedole le ricevi tassate.
Poco, ma tassate, al 12,5%.
Quindi, sempre per il discorso dell’interesse composto, un pezzettino del rendimento viene perso per motivi fiscali.
Gli ETF obbligazionari ad accumulazione invece fanno questa meravigliosa cosa in automatico.
Prendono tutte le cedole che ricevono dai bond sottostanti e le reinvestono tax free.
Chiaro?
Non mi venite a raccontare che avete un bond ladder di 30 obbligazioni diverse e che ogni volta reinvestite le cedole al tasso di mercato perché non ci credo neanche se lo vedo.
Se invece mi dite che stanno a fare la muffa sul conto perché manco vi eravate accorti che vi erano state pagate, ecco a questo vi credo.
Veniamo alla TERZA MOTIVAZIONE: la duration costante e la gestione del portafoglio.
Allora, da che parte comincio.
Perché investiamo in bond?
– Prima risposta possibile: per finanziare spese prevedibili di breve medio termine senza perdere potere d’acquisto ma senza nemmeno correre rischi.
Giustissimo.
In teoria.
In pratica prevedere sta roba è, come si dice, easier said than done. Più facile a dirsi che a farsi.
Un caso tipico magari è l’università per i figli, ammesso di sapere 5-10 anni prima se ci vogliono andare.
Oppure un matrimonio, ma anche lì non è che lo pianifichi 5 anni prima, solitamente fai la proposta e in caso di feedback positivo nel giro di 1-2 anni fai tutto.
Non è che ci siano tante situazioni che puoi davvero preventivare così in anticipo e soprattutto che cascano così precisamente nel momento in cui decidi tu.
Anche se pianifichi di cambiare la macchina tra 5 anni, però magari fai un incidente prima, oppure al contrario la macchina va benissimo e devi reinvestire i soldi in altro.
Insomma, sta cosa di usare i singoli bond per finanziare le spese future funziona solo in parte e soprattutto richiede capitali significativi per gestire le incertezze, che solitamente superano di gran lunga le certezze.
C’est la vie.
– L’altra risposta possibile è che investiamo in bond perché per quasi nessuno un portafoglio composto al 100% da asset rischiosi è l’opzione di default.
100% azionario andrà forse bene per mia figlia che ha un anno e mezzo, ma perché in proporzione al patrimonio famigliare sono pochi soldi e perché lei non lo sa.
Altrimenti farei fatica ad immaginarmi l’intera ricchezza netta di una famiglia investita in azioni.
I motivi li abbiamo spiegati tante volte:
– Motivo UNO: le azioni rendono di più delle obbligazioni, in teoria, perché pagano un premio al rischio. Ma proprio per il fatto che sono più rischiose, questo premio potrebbero non pagarlo. Fosse certo, non ci sarebbe.
– Motivo DUE: investire a lungo termine non vuol dire avere il portafoglio congelato nel freezer per decenni. Il portafoglio deve supportare tutte le decisioni finanziarie della nostra vita, a meno che uno investa solo e soltanto per la sua pensione. In tal caso avere un portafoglio meno volatile è un valore aggiunto. Me ne faccio poco del rendimento ATTESO di un portafoglio 100% azionario se di quel rendimento non posso farci nulla. Inotlre ricordatevi che la volatilità non è gratis, più un portafoglio è volatile più si mangia via rendimento. La differenza tra il rendimento medio aritmetico del mio portafoglio e quello geometrico, quello che chiamiamo rendimento composto, si amplifica con la volatilità per il fenomeno noto come “volatitly drag”. Durante la fase di accumulo della nostra ricchezza, poi, avere tanta volatilità introduce nel portafoglio un rischio in più noto come rischio di sequenza.
– Motivo TRE: questo podcast insegna a NON fare market timing. Ma sappiamo anche che ci sono situazioni che spostano l’opportunità di investire in asset rischiosi in una direzione o nell’altra. Tassi di interessi elevati ed elevati price-to-earning ratio non è solitamente la combinazione più favorevole per l’investimento azionario, perché è la descrizione tipica di un bull market in fase molto avanzata. Nelle ceneri all’indomani di una crisi semi apocalittica come nel 2009, con tassi a zero e valutazioni azionarie bassissime, già è un discorso diverso.
E’ ovvio che con il senno di poi è tutto semplice, però se non sono completamente indifferente al rischio, modelli come la regola di The Bull e la regola di Merton (riascoltarsi episodio 184 per favore) portano a farsi qualche domanda sull’opportunità di essere sovrainvestiti in azioni in determinati momenti.
– Motivo QUATTRO: quasi nessuna persona sulla terra con un buon equilibrio psicofisico è davvero in grado di investire TUTTI i propri soldi in azioni e dormire bene la notte. Chi dice di farlo o ha molto cash e non lo considera; o ha un reddito estremamente elevato e stabile; oppure sta investendo solo una parte dei suoi soldi; oppure ancora ha visto qualche video su YouTube di qualche sedicente esperto di finanza personale che gli ha detto che se investe nell’S&P 500 ogni 7 anni raddoppia i soldi e l’ha preso troppo alla lettera.
Al prossimo bear market ti saremo vicini bro.
Ma a parte questo avere il 100% in azioni è una cosa fondamentalmente insostenibile. C’è chi è d’accordo con me e chi mente.
Ecco, detto questo, avere la possibilità di fare un PAC in azioni e bond tramite ETF, spesso a zero costi di transazione, con anche piccoli importi è già un primo vantaggio.
L’altro vantaggio è che le duration sono costanti.
Se per semplicità ho un ETF azionario e uno obbligazionario con duration, che so, 8, so che in caso di recessione e se l’inflazione sta buona, un taglio dei tassi di interesse di 1-2 punti potrebbe far aumentare il valore del mio etf obbligazionario dell’8-16%, mentre la mia parte azionaria va a picco.
Poi ribilancio ecc. ecc.
Se però ho obbligazioni singole questa cosa è più complicata, perché man mano che passa il tempo la duration diminuisce a meno che sistematicamente mi metta lì a rinnovare il mio bond ladder, a scegliere nuove obbligazioni e via dicendo.
Poi altra cosa.
Esperimento mentale.
Mettiamo che domani scoppia la dot-com bubble dei giorni nostri chiamata AI Bubble a sto giro e si va in recessione come nel 2001. L’azionario va a picco e l’unica cosa che le Banche Centrali possono fare è abbassare i tassi di interesse e reimmettere liquidità nel sistema finanziario.
Qual è il problema però?
È che se io ho un portafoglio di centinaia di bond ben diversificato tramite ETF, anche durante i mesi peggiori della crisi questi avranno liquidità e fungeranno, forse, da meta per il tipico flight to quality a cui si assiste quando le cose buttano male.
Ma se in pancia ho i BTP, non sono mica sicuro che un taglio dei tassi di interessi valorizzi i btp, soprattutto quelli a più lunga scadenza.
Se il mercato comincia a prezzare una pesante recessione, treasury e bund volano, il BTP sprofonda per terra per aumenta il rischio emittente.
Quindi il giochino delle obbligazioni che si apprezzano durante le crisi, ammesso che funzioni sempre, sicuramente non funziona per le obbligazioni più di bassa qualità.
Insomma, come abbiamo tutti imparato durante i primi mesi di lockdown nel 2020, durante shock estremi sul mercato siamo più felici di avere ETF obbligazionari molto liquidi e diversificati piuttosto che singoli bond esposti al rischio di default.
E fin qua, secondo me, poco di nuovo.
La vera cosa da capire è quanto segue.
Perché io lo so che la vostra obiezione è: eh sì, però, intanto, i bond singoli li porto fino a scadenza e sto tranquillo. Gli ETF invece, se i tassi salgono, i prezzi vanno giù e io non so mai quando recupero i miei soldi.
No no, sono una scommessa sui tassi di interesse, troppo rischiosi.
E poi comunque non li capisco.
Ok, forse è questo il vero motivo.
Veniamo quindi alla MOTIVAZIONE NUMERO QUATTRO e smontiamo una volta per tutte il mito secondo cui le obbligazioni singole sono più sicure perché basta tenerle fino alla fine e rimborsano il capitale.
Questa è la più grande illusione ottica in cui siete tutti quanti avvolti.
State con me ancora 5 minuti che facciamo chiarezza così poi la smettete di scrivermi che non capite il senso di investire in ETF obbligazionari e che sono meglio le obbligazioni singole.
Allora, mi raccomando seguitemi perché oggi spariamo i fuochi d’artificio con delle rivelazioni che Fatima spostati.
Ripetiamo qual è il mito dei miti: i bond singoli sono meglio degli ETF obbligazionari perché se li tengo a scadenza ho la certezza di ricevere indietro il mio capitale.
Al che io rispondo: embé?
E quindi? Chissene frega?
Qual è il beneficio di ricevere indietro il capitale?
Ricordiamoci — perché a volte sembra che sta cosa passi inosservata — che un ETF obbligazionario è fatto di — rullo di tamburi — obbligazioni!
Citando un vecchio paper di Cliff Asness: come può un fondo fatto di bond essere peggio della somma dei bond che contiene?
Il prezzo di un ETF obbligazionario va su e giù perché va su e giù il prezzo delle singole obbligazioni che ci sono dentro.
Se ho un etf sui titoli di Stato dell’Eurozona, questo andrà su e giù perché su e giù vanno i prezzi dei titoli tedeschi, francesi, italiani, spagnoli e via dicendo.
Ma andiamo avanti perché lo so cosa alcuni di voi mi risponderebbero, ossia che con i bond singoli basta che me li tengo fino alla scadenza e non perdo mai.
Sì, vero, ma dimentichi tre cose.
– Prima cosa: il prezzo di un bond o di un ETF obbligazionario va giù quando? Quando c’è un rialzo dei tassi di interesse no? Come nel 2022. E perché solitamente i tassi di interesse salgono? Per l’inflazione.
Quindi il giorno che ti scade il tuo bel bond tu ricevi sì indietro i tuoi soldi, ma questi hanno un valore reale inferiore a quando li hai investiti.
Sei stato pazientemente ad aspettare la scadenza per riavere il tuo capitale intatto, ma il tuo capitale ora vale meno.
Pertanto, I’m sorry, anche con i bond singoli detenuti fino a scadenza si perdono soldi.
– Seconda cosa: ma se proprio ci tieni e c’hai sta cosa che il fatto che i bond singoli scadono ti fa sentire meglio, non è che se hai un ETF di bond non lo puoi fare.
Facciamo un esempio.
Diciamo che hai un ETF sui governativi europei con duration 7 il cui prezzo oggi è 100 € e il cui YTM corrisponde all’YTM dei titoli di stato francesi. Succede qualcosa di spiacevole, l’inflazione sale, Christine Lagarde manda per 5 giorni messaggi contraddittori che mandano il mercato in confusione, come da sua procedura e poi alla fine alza i tassi di interesse di due punti (esempio estremo eh).
Cosa succede, il tuo ETF va a 84, perché scende del 14%, 2 per 5.
E tu sei lì che smadonni perché dici “ecco visto, se avevo, che ne so, un titolo di Stato — che so — Olandese, che ha più o meno lo stesso YTM sulla stessa scadenza, potevo tenerlo fino a scadenza e recuperavo, ora come faccio”.
Ecco il Titolo di Stato Olandese, molto probabilmente è anche lui sceso di prezzo del 14%, per lo stesso motivo del tuo ETF.
Se proprio ci tieni puoi vendere l’ETF per 84 € a quota e comprarti l’equivalente in titoli di Stato Olandesi il cui prezzo è andato sotto la pari e oggi è a, indovina indovina, sempre più o meno a 84 €!
Voilà!
Ecco la magia! Contro ogni aspettativa un ETF di bond è risultato del tutto equivalente ai bond di cui è fatto, chi l’avrebbe detto?
– Terza cosa, ossia il cosiddetto concetto di Pull to Par. Par è il valore alla Pari, cioè il valore di rimborso tipicamente a 100 dell’obbligazione.
Torniamo all’esempio appena fatto.
Se il tuo bond singolo scade tra poco più di 8 anni (abbiamo detto che duration è 7) e oggi il suo prezzo è andato giù del 14%, non è che il prezzo torna in pari di botto l’ultimo giorno prima che scade, ma se i tassi — per assurdo — non si muovono più, il prezzo pian pianino ritorna a 100 man mano che si avvicina la scadenza.
Pull to Par, appunto, viene tirato alla parità.
Ecco però appunto ci sono due cose da ricordarsi:
– La prima è che pure i bond dentro all’etf sono tirati verso la pari, anche se poi non fino alla scadenza perché vengono rollati prima;
– La seconda è che proprio per il fatto che vengono rollati, i nuovi bond che vengono acquistati dall’ETF pagheranno delle cedole più alte se nel frattempo i tassi di interesse sono saliti e gli interessi vengono reinvstiti a tassi più alti.
Ok?
Un’ultima cosa.
Il tuo singolo bond scade e rimborsa il capitale, se non fallisce l’emittente naturalmente.
Ma a meno che tu abbia comprato un solo bond nella tua vita per finanziare una certa spesa precisamente nell’anno X, il tuo portafoglio di bond non scade mai, perché ogni volta che un titolo arriva a scadenza reinvestirai i soldi in un nuovo bond per rinnovare la tua scaletta.
Quindi se il tuo problema è l’esposizione alle fluttuazioni dei tassi di interesse, mi spiace, ma non cambia niente.
Anche se investi in singole obbligazioni sei sempre e comunque esposto.
Esattamente allo stesso modo che con un ETF obbligazionario, ma con una miriade di seccature in più.
La cosa di pianificare le tue liablities, cioè la gestione delle tue spese future con i bond nella realtà è quasi impossibile da attuare.
La verità e che tu investitore hai bisogno di avere un portafoglio sempre mediamente liquido per poter decidere cosa farci, per ribilanciare, per reinvestire in altri strumenti se i tassi di interessi cambiano in maniera sensibile.
Per non parlare dell’imprevedibilità della vita che potrebbe benissimo metterti di fronte a dover liquidare il portafoglio in un momento inatteso.
Hai voglia ad indovinare il timing preciso di un evento inaspettato e far coincidere le scadenze dei due bond singoli con questo momento.
Nella realtà non funziona così.
In tutta onestà, il discorso può essere magari leggermente diverso quando uno è in retirement.
Lì ci sono delle situazioni in cui avere un bond ladder di obbligazioni indicizzate all’inflazione può essere un modo per generare del reddito necessario a sostenere i costi della vita senza perdere potere d’acquisto.
C’è un interessante articolo di Jason Zweig sul WSJ di settimana scorsa dal titolo some TIPS on how to buy TIPS.
Ovviamente è targetizzato per gli americani, ma il concetto è esportabile.
Come ci aveva spiegato Christine Benz, citando Bill Bernstein, una certa quota di TIPS può in effetti essere utile in quella fase della vita, ma presuppone aver già costruito una certa fortuna finanziaria.
Sicuramente nella fase di accumulo, in cui si trova il 90% di chi mi sta ascoltando, i singoli bond lasciano il tempo che trovano.
That’s it.
Care amiche e cari amici di the bull, che dire, spero di avervi risolto la principale turba emotiva che animava il vostro recente spirito da investitori e che finalmente abbiate delle buone argomentazioni da raccontare al prossimo che “eh però i bond singoli ti restituiscono il capitale”.
Prima che finiate di comparare BTP+ fino a consumarvi i polpastrelli, vi chiedo come sempre di mettere segui e e attivare le notifiche su Spotify, Apple Podcast o dove ci ascoltate a lasciare una recensione a 5 stelle per supportarci e permetterci di continuare a produrre contenuti che svelano oscuri misteri come il fatto che se ETF obbligazionario è ripieno di obbligazioni e non di ragù tenderà a comportarsi più come le obbligazioni di cui è composto che non come un supplì sempre nuove.
Per questo episodio invece è davvero tutto e noi ci rivediamo con una puntata speciale extra questo venerdì dedicata ai destini dell’Europa, Trump, il nuovo mondo in cui ci troviamo e tanto altro ancora.
Puntata speciale, come speciale è decisamente l’ospite con cui abbiamo parlato di tutto questo, una delle giornaliste economiche più preparate e seguite d’Italia, Mariangela Pira notissimo volto di SkyTG24, sempre qui, naturalmente con The Bull Il tuo podcast di finanza personale.
Bentornati a The Bull — il tuo podcast di finanza personale.
Ormai è diventata una delle tradizioni più radicate di questo nostro podcast.
Più o meno una volta a trimestre, bisogna tornare a parlare di obbligazioni, perché niente come le obbligazioni mandano ai matti tutti gli investitori della Terra.
Non siete voi, eh?
È così per tutti.
Capire le azioni, alla fine, è una roba abbastanza intuitiva e gli ETF azionari non fanno eccezione perché si comportano esattamente come i loro sottostanti.
Capire le obbligazioni, invece, è tutta un’altra storia, perché l’investimento obbligazionario è roba da “grandi”. Non è roba da principianti.
Per investire in obbligazioni bisogna essere professionisti, bisogna essere bravini in matematica perché sono regolati da un’aritmetica piuttosto rigorosa e hanno molte sfaccettature che l’investitore medio non coglie.
Quando poi parliamo di ETF obbligazionari, che hanno qualche ulteriore caratteristica e il cui comportamento non è, apparentemente e sottolineo apparentemente, lo stesso dei sottostanti, booom!, qui tutti sbarellano e si leggono in giro le peggio cose.
Sia chiaro!
Faccio quest’episodio proprio oggi, mercoledì 19 febbraio nel bel mezzo del collocamento di quel nuovo parto dell’ingegno del nostro ministero del Tesoro chiamato BTP più, del tutto fortuitamente eh.
Ogni riferimento a questi nuovi fantasiosi titoli di Stato italiani agghindati a festa e guarniti con una simpatica opzione put a metà percorso è puramente casuale.
Quindi sempre del tutto casualmente e mentre i BTP Plus Super Sayan finiscono di venir collocati per mandare in crociera centinaia di italici pensionati, eccoci infatti qua al tema dell’episodio di oggi, dal titolo perché investire in ETF obbligazionari e non in singole obbligazioni.
Che poi tra l’altro ieri mi chiama mia zia e mi fa: senti no volevo dirti che compro il BTP+ così vado in crociera con gli altri del circolo di burraco, però c’ho un problema.
“eh che problema c’hai zia?”
“eh c’ho il problema è che io volevo vedermi Sanremo, però alle nove e mezza m’abbiocco e quindi sono ancora alla prima puntata e me le sto guardando un po’ per volta in streaming su Raiplay in”.
“eh quindi?”
“eh quindi mo che compro il BTP+, sai com’è, il giorno dopo devi partire per la crociera ma io come faccio a vedere il resto delle puntate se sono all’estero? Oh non mi dire niente che secondo me è l’anno di Marcella Bella ma non mi voglio rovinare la sorpresa”.
“zia si vede che non ascolti il mio podcast, con NordVPN puoi vedere Raiplay e tutti i tuoi programmi preferiti anche all’estero, senza problemi di connessione, al riparo da ogni tipo di virus, che tra l’altro c’hai pure n’età e ti tiene al sicuro tutte le password, dato che anche se ti avevo messo la data di nascita di zio su tutti i tuoi device, te manco ti ricordi come si chiama zio, figurati la data di nascita”.
Che poi è pure il loro compleanno in questo periodo e fanno degli sconti clamorosi che praticamente il BTP+ te lo pagano loro.
Vai su www.nordvpn.com/thebull](http://www.nordvpn.com/thebull) oppure clicca sul link in descrizione e puoi avere un prazzo spaziale sull’abbonamento di 24 mesi, in più te ne regalano altri 4 e in più se lo fai entro la fine di febbraio te ne danno altri 6, quindi praticamente 34 mesi a due spicci.
Dai vai che ti finisce il collocamento del BTP +, io intanto devo spiegare una volta per tutte perché investire in singole obbligazioni non è MEGLIO rispetto a ETF obbligazionari e perché molto probabilmente è decisamente più vero il contrario.
Ho raggruppato tutte le motivazioni in quattro punti e in particolare prestate attenzione soprattutto al quarto perché è quello su cui il 99.99% degli investitori inciampa facendosi dei film che nella realtà non esistono (e fondamentalmente ignorando l’aritmetica).
Ora, puntata 187, diamo per scontato che sappiamo come funzionino un’Obbligazione e un ETF obbligazionario?
Sì?
No?
Va beh, facciamo così, chi è qua tra noi da poco ascolti questo breve recap, chi invece è già un Obi Wan degli ETF obbligazionari skippi 2-3 minuti.
[Un’obbligazione è un prestito, ossia è un titolo di debito emesso soprattutto da uno Stato o da una società privata e nella sua forma più semplice, chiamata plain vanilla, prevede semplicemente un interesse pagato annualmente (o in più tranche durante l’anno) e una scadenza, momento durante il quale l’obbligazione, che da qui in poi chiamo bond per fare prima, viene rimborsata al suo valore alla pari, che convenzionalmente è 100.
Un esempio classico è un bond emesso a 100 che paga un interesse anno del, diciamo 3% e che scade tra, boh 5 anni.
Cosa succede, ogni anno mi paga il 3%, quindi se ho investito 10.000 € mi darà 300 € l’anno, totale 1.500 € in 5 anni e alla scadenza mi restituisce i 10.000 € investiti all’inizio.
Easy.
La cosa solitamente tricky da capire è che i bond, soprattutto bond molto liquidi come i titoli di stato, sono quotati in borsa e soggetti a mark-to-market, cioè più o meno in ogni istante il mercato determinato come varia il suo prezzo.
Eh sì perché il bond nasce a 100 e muore a 100. Ma in mezzo il prezzo non resta a 100, bensì va sopra o sotto la pari come si dice, cioè sopra o sotto a 100, a seconda di quello che succede ai tassi di interesse.
Il concetto fondamentale da ricordarsi con i bond è quello di duration.
La duration è la misura del tempo impiegato dal bond a ripagare l’investimento iniziale tramite i suoi flussi di cassa.
In quei particolari casi di bond che non pagano cedole, chiamati zero coupon, la duration coincide con la durata del bond.
Altrimenti, dove vengono pagate delle cedole, la duration è sempre un valore inferiore al numero di anni di vita residuo del bond.
C’è una formula per calcolare la duration, ma chissene non importa a nessuno di noi.
La duration è una misura fondamentale per capire come si muove il prezzo del bond.
Solitamente si usa una cosa un po’ più complicata chiamata duration modificata, che si ottiene facendo Duration diviso uno Più il rendimento a scadenza del bond nel momento in cui la stiamo calcolando.
Cmq se non parliamo di bond strani, duration diviso un valore che sarà tipo 1,02 1,04 non è che fa tutta sta differenza.
Ad ogni modo la duration (o per essere precisi la duration modificata) mi dice quanto dovrebbe variare il prezzo del bond per ogni variazione di un punto percentuale dei tassi di mercato e se parliamo di titoli di stato ad alto rating senza rischio di credito (quindi Treasury, Bund e così via, non certamente i BTP), il prezzo del bond varia in base alle variazioni dei tassi di interesse.
Nell’esempio che abbiamo fatto prima, bond di 5 anni con cedola annua del 3%, la sua duration modificata è intorno a 4,5, quindi cosa significa?
Ammettiamo che sia un titolo di Stato Europeo.
Se la BCE alza i tassi di interesse di un punto percentuale il prezzo di quel bond scenderà del 4,5%.
Viceversa, se la BCE taglia i tassi di interesse di un punto, il prezzo sale del 4,5%.
Ora, prendete sta cosa con le pinze, perché funziona più o meno così, ma i tassi di interesse della Banche Centrale hanno solitamente un impatto sui bond con scadenze brevi, mentre man mano che le scadenze sono più in là nel tempo, più subentrano altri fattori, come ci aveva ben spiegato Ed Yardeni parlando di Bond Vigilantes, concetto che aveva coniato lui e che è diventato celebre in tutto il mondo.
Dopo che il 18 settembre la Federal Reserve ha iniziato a tagliare i tassi di interesse (e li ha tagliati esattamente di un punto), in realtà il Titolo di Stato Americano a 10 anni ha visto i suoi rendimenti salire di un punto percentuale (e quindi il suoi prezzo scendere in maniera speculare) perché il mercato teme una recrudescenza futura dell’inflazione e quindi sospetta che in futuro i tassi di interesse potrebbero salire di nuovo.
Comunque, a parte questo, in generale la duration esprime la variazione del prezzo del bond al variare dei tassi di mercato.
Quindi se durante la vita del bond tu vuoi venderlo, lo venderai ad un prezzo inferiore a 100 o superiore a 100 a seconda di quel che succede al contesto dei tassi di interesse.
Detto questo, cos’è un ETF obbligazionario?
Non è altro che un fondo, quotato in borsa, che replica un indice di obbligazioni.
Qual è la principale differenza tra un bond e un ETF di bond?
È il fatto che il bond, se viene tenuto sino alla scadenza — e l’emittente non fallisce — ti viene rimborsato il 100% del capitale e quindi tu hai la certezza del rendimento di un bond quando ci investi.
L’ETF invece, si dice, “rolla” i titoli che detiene prima che scadano.
Eccezion fatta per un minuscolo sottoinsieme di ETF obbligazionari a scadenza, i bond ETF non scadono mai e comprano e vendono obbligazioni sottostanti per mantenere la duration media dell’ETF più o meno costante.
Se io ho un ETF su titoli di Stato Europei a scadenza intermedia con duration di 7 anni, il gestore delll’ETF venderà sistematicamente i bond che si avvicinano alla scadenza e comprerà altrettanto sistematicamente nuovi bond per mantenere sempre la duration intorno a quel valore.
Da cosa è determinato quindi il prezzo della singola quota del vostro bell’ETF obbligazionario?
Dalla combinazione di due cose:
– Dal valore delle cedole che vengono staccate periodicamente dai vari bond sottostanti e che nel caso di ETF ad accumulazione vengono reinvestite nell’ETF stesso e
– Dalle variazioni dei tassi di interesse. Anche qui, un ETF obbligazionario con duration 7 più o meno vedrà il suo prezzo muoversi del 7% per ogni variazione di un punto percentuale dei tassi di interesse.
Per tutti gli ingegneri, matematici, fisici e nerd vari all’ascolto, se volete una formuletta per ricordarvi sta cosa: Delta prezzo UGUALE meno delta tassi per duration.
E qui casca l’asino come mi dicevano alle elementari.
Cioè sta roba che i singoli bond sono “sicuri” — tra molte virgolette — perché se li porti a scadenza ti rimborsano il capitale mentre gli ETF no perché sono in bali dell’andamento dei tassi di interesse come una scialuppa durante una tempesta in mezzo al mare è ciò che solitamente manda fuori strada tutti.
Ora cercherò di spiegare i 4 motivi per cui, nella stragrande maggioranza dei casi, investire in ETF obbligazionari invece che singoli bond è solitamente una scelta più pratica ed efficiente e perché sta cosa che “i bond scadono quindi bene, invece gli etf non scadono, quindi male” è na cazzata.
Sic et simpliciter.
Cioè, è vera, 100% vera, ma altrettanto 100% irrilevante.
Però dovete aspettare il 4 punto, se ve lo mettevo al primo posto poi non mi ascoltavate gli altri tre.
PRIMA MOTIVAZIONE: la diversificazione.
Mi devi spiegare, tu amante degli investimenti in obbligazioni singole, come diavolo fai a costruire un portafoglio diversificato di singoli bond.
Credo che dopo 187 episodi non ci sia bisogno di spiegare perché investire solo in BTP non sia l’idea del secolo.
Chi dice “ma figurati se l’Italia fallisce” non capisce una fava, perché il problema non è solo se l’Italia fallisce.
Il problema principale è che l’Italia ha anche un rischio di credito, oltre al rischio emittente.
Nel 2011 il Bund tedesco rendeva sottozero, il rendimento del nostro titolo decennale è schizzato di oltre 570 punti base sopra.
Non era successo niente ai tassi di interesse, ma se lo spread oggi dovesse passare dai circa 120 punti di oggi — che tradotto vuol dire che se un bund decennale rende 2,2%, il nostro BTP decennale rende 3,4% — dicevo, se passa da 120 a 520, questi 400 punti di differenza fanno crollare i prezzi dei btp che deteniamo in portafoglio.
Un BTP con duration 5 farebbe 5 per 4 venti, giù del 20% circa.
E se la risposta è che non è un problema perché tanto basta tenere tutto fino a scadenza così vengo rimborsato al 100% stai gravemente sottostimando le variabili della vita nel medio termine e il costo opportunità di rimanere inchiodato a tenerti in mano dei titoli che non puoi liquidare per anni, mentre teoricamente sta cosa di tenere e non vendere è più tipica per la parte azionaria del portafoglio, non di quella obbligazionaria.
Comunque non divaghiamo, la prima regola del buon investitore è diversificare, diversificare, diversificare.
Prendersi dei rischi specifici non compensati da maggiore rendimento è una scemenza.
Anche se un titolo di stato ci sembra sicuro, concentrare i nostri investimenti lì non è mai una buona idea.
Come fai a diversificare un portafoglio di bond singoli?
Ammettiamo che parliamo solo di titoli di Stato.
Il taglio minimo di solito è 1.000 €.
La classica cosa che si racconta — e che molto più semplice da dire che da fare — è di fare una “scaletta di obbligazioni” che scadono ogni anno, chiamata bond ladder appunto, così che — come vuole la leggenda — tu non abbia nessun problema con i tassi di interesse perché tanto ogni anno ti scadono alcuni bond o comunque sono molto prossimi alla scadenza, quindi le duration sono basse e la loro sensibilità alle variazioni dei tassi sono marginali.
Eh, sì, però se io mi dovessi fare oggi una scaletta per i prossimi 10 anni, cosa faccio?
Per ogni anno mi serviranno almeno 3 o 4 emittenti diversi no?
Già solo se uso tre emittenti, che so Italia, Francia e Germania, mi servono 25-30.000 € per avere una diversificazione decente — e comunque lontana anni luce da una diversificazione come dio comanda.
Quindi in primis, ce li devi avere sti soldi.
In secondo luogo, la stragrande maggioranza degli investitori retail, che non ha solitamente un risparmio mensile di svariate migliaia di euro, investe tramite piani di accumulo.
E come fai a fare un piano di accumulo mensile, se solo per comprare un titolo ti servono 1.000 €?
Aggiungo un’altra cosa.
Se parliamo di singoli bond, è praticamente fuori discussione pensare di poter avere in portafoglio altro rispetto ai titoli di stato.
Investire in bond corporate è completamente fuori discussione perché intanto molto spesso hanno tagli minimi anche da 100.000 o 250.000 €; inoltre il più delle volte sono negoziati tra investitori istituzionali over the counter, mentre in borsa restano le briciole e hanno degli spread molto elevati.
Se comprare titoli di stato singoli è una cosa che capisco fino ad un certo punto, comprare singoli bond corporate per un investitore retail mi sembra invece una cosa priva di ogni buon senso finanziario.
Quello che però non è insensato è avere bond corporate in portafoglio.
Il mercato prezza i bond corporate con un premio, per via del fatto che sono più rischiosi di un Titolo di Stato.
Di conseguenza avere bond corporate in portafoglio può essere una valida scelta per inserire un layer intermedio tra titoli di Stato e azioni nel portafoglio.
Oggi il Bloomberg euro aggregate treasury, quindi titoli di stato dell’eurozona, ha uno yield to maturity, quindi un rendimento medio a scadenza, del 2,7%, mentre il Bloomberg Euro Corporate Bonds 3,2%, quindi c’è mezzo punto percentuale di rendimento in più.
Che tra l’altro è piuttosto basso, cosa che fa degli investimenti in bond corporate qualcosa di abbastanza costoso in questo momento e questa è una conseguenza tipica dei momenti in cui il mercato azionario va bene, le aziende fanno utili, l’economia in generale tiene e quindi c’è una bassa aspettativa che si verifichino recessioni imminenti o situazioni di stress che potrebbero portare le società a fare default e non rimborsare i loro bond.
Più lo spread tra bond corporate e titoli di stato è ristretto, maggiore è la propensione al rischio del mercato.
Negli Stati Uniti negli ultimi 20 anni i bond corporate di livello investment grade hanno reso circa 150 basis point in più, quindi 1,5% in più, dei Treasury.
Un’ultima cosa sulla diversificazione.
Se qualcuno stesse pensando: “sì ma figurati se un bond investment grade può mai fare default”.
Secondo i calcoli di Standard and Poor’s negli ultimi 10 anni hanno fatto default circa il 2% dei bond corporate investment grade, cioè quelli che hanno un rating con il BTP o superiore.
Se ti sembra poco, questo vuol dire che se in portafoglio ti sei fatto la famosa scaletta di 25 bond, hai il 50% di probabilità che uno di questo faccia default.
Come si dice, uomo avvisato…
Credo che dal punto di vista della diversificazione, non ci siano dubbi che un ETF faccia esattamente quello che un portafoglio di singole obbligazioni non può fare, a meno che non parliamo di patrimoni di notevoli dimensioni.
Primo punto fatto — e già qui ci potremmo fermare, ma andiamo avanti.
SECONDA MOTIVAZIONE: lo Yield-to-maturity.
Il rendimento di un bond è convenzionalmente definito come il tasso interno di rendimento, in inglese, internal rate of return, che rende il valore attuale dei flussi di cassa del bond equivalente al prezzo corrente.
Alzi la mano chi ha capito?
Eh ve lo detto che investire in bond non è esattamente come fare il fantacalcio.
Comunque semplifichiamo.
Quando voi andate su quel bellissimo sito chiamato simpletoolforinvestors.eu, o su qualunque altro che vi dice in tempo reale qual è il rendimento di un bond, ecco quel valore va un attimo spiegato.
Per esempio prendiamo un BTP decennale che scade nel febbraio del 2035.
Mazza avrò quasi 50 anni…
Va beh non pensiamoci.
Dicevo, quel BTP lì paga una cedola del 3,8% ma siccome il suo prezzo è sopra la pari, circa 103 €, il suo rendimento a scadenza previsto oggi è del 3,51%.
Se io compro questo BTP oggi e me lo tengo fino a febbraio 2035, io ottengo il 3,51% di rendimento annuo se e solo se reinvesto tutte le cedole che ricevo ad un tasso del 3,51% – che tra l’altro è un po’ una semplificazione perché è improbabile che per i prossimi 10 anni i rendimenti stiano fermi.
Comunque, questo BTP rende 3,5% se reinvesto le cedole.
Ma io vorrei sapere quanti italiani ogni 6 mesi che ricevono la cedola del BTP la prendono e la reinvestono.
My best guess: quasi nessuno.
Perchè?
Ma per tanti motivi.
Perché è una rottura di palle, perché devi stargli dietro, perché devi sapere questa cosa e così via.
Invece il risparmiatore medio cosa fa? Riceve la cedola e la spende probabilmente.
È un po’ come quello che diceva Meb Faber dei dividendi.
I dividendi non sono soldi gratis per andarti a bere la pina colada sulla spiaggia — non so perché c’abbia sta cosa della pina colada.
Se tu non avessi sempre reinvestito i dividendi il 10% medio annuo dell’S&P 500 l’avresti visto con il binocolo.
E qui discorso simile.
Se non reinvesti le cedole lasci per strada del rendimento.
Altro piccolo problema, le cedole le ricevi tassate.
Poco, ma tassate, al 12,5%.
Quindi, sempre per il discorso dell’interesse composto, un pezzettino del rendimento viene perso per motivi fiscali.
Gli ETF obbligazionari ad accumulazione invece fanno questa meravigliosa cosa in automatico.
Prendono tutte le cedole che ricevono dai bond sottostanti e le reinvestono tax free.
Chiaro?
Non mi venite a raccontare che avete un bond ladder di 30 obbligazioni diverse e che ogni volta reinvestite le cedole al tasso di mercato perché non ci credo neanche se lo vedo.
Se invece mi dite che stanno a fare la muffa sul conto perché manco vi eravate accorti che vi erano state pagate, ecco a questo vi credo.
Veniamo alla TERZA MOTIVAZIONE: la duration costante e la gestione del portafoglio.
Allora, da che parte comincio.
Perché investiamo in bond?
– Prima risposta possibile: per finanziare spese prevedibili di breve medio termine senza perdere potere d’acquisto ma senza nemmeno correre rischi.
Giustissimo.
In teoria.
In pratica prevedere sta roba è, come si dice, easier said than done. Più facile a dirsi che a farsi.
Un caso tipico magari è l’università per i figli, ammesso di sapere 5-10 anni prima se ci vogliono andare.
Oppure un matrimonio, ma anche lì non è che lo pianifichi 5 anni prima, solitamente fai la proposta e in caso di feedback positivo nel giro di 1-2 anni fai tutto.
Non è che ci siano tante situazioni che puoi davvero preventivare così in anticipo e soprattutto che cascano così precisamente nel momento in cui decidi tu.
Anche se pianifichi di cambiare la macchina tra 5 anni, però magari fai un incidente prima, oppure al contrario la macchina va benissimo e devi reinvestire i soldi in altro.
Insomma, sta cosa di usare i singoli bond per finanziare le spese future funziona solo in parte e soprattutto richiede capitali significativi per gestire le incertezze, che solitamente superano di gran lunga le certezze.
C’est la vie.
– L’altra risposta possibile è che investiamo in bond perché per quasi nessuno un portafoglio composto al 100% da asset rischiosi è l’opzione di default.
100% azionario andrà forse bene per mia figlia che ha un anno e mezzo, ma perché in proporzione al patrimonio famigliare sono pochi soldi e perché lei non lo sa.
Altrimenti farei fatica ad immaginarmi l’intera ricchezza netta di una famiglia investita in azioni.
I motivi li abbiamo spiegati tante volte:
– Motivo UNO: le azioni rendono di più delle obbligazioni, in teoria, perché pagano un premio al rischio. Ma proprio per il fatto che sono più rischiose, questo premio potrebbero non pagarlo. Fosse certo, non ci sarebbe.
– Motivo DUE: investire a lungo termine non vuol dire avere il portafoglio congelato nel freezer per decenni. Il portafoglio deve supportare tutte le decisioni finanziarie della nostra vita, a meno che uno investa solo e soltanto per la sua pensione. In tal caso avere un portafoglio meno volatile è un valore aggiunto. Me ne faccio poco del rendimento ATTESO di un portafoglio 100% azionario se di quel rendimento non posso farci nulla. Inotlre ricordatevi che la volatilità non è gratis, più un portafoglio è volatile più si mangia via rendimento. La differenza tra il rendimento medio aritmetico del mio portafoglio e quello geometrico, quello che chiamiamo rendimento composto, si amplifica con la volatilità per il fenomeno noto come “volatitly drag”. Durante la fase di accumulo della nostra ricchezza, poi, avere tanta volatilità introduce nel portafoglio un rischio in più noto come rischio di sequenza.
– Motivo TRE: questo podcast insegna a NON fare market timing. Ma sappiamo anche che ci sono situazioni che spostano l’opportunità di investire in asset rischiosi in una direzione o nell’altra. Tassi di interessi elevati ed elevati price-to-earning ratio non è solitamente la combinazione più favorevole per l’investimento azionario, perché è la descrizione tipica di un bull market in fase molto avanzata. Nelle ceneri all’indomani di una crisi semi apocalittica come nel 2009, con tassi a zero e valutazioni azionarie bassissime, già è un discorso diverso.
E’ ovvio che con il senno di poi è tutto semplice, però se non sono completamente indifferente al rischio, modelli come la regola di The Bull e la regola di Merton (riascoltarsi episodio 184 per favore) portano a farsi qualche domanda sull’opportunità di essere sovrainvestiti in azioni in determinati momenti.
– Motivo QUATTRO: quasi nessuna persona sulla terra con un buon equilibrio psicofisico è davvero in grado di investire TUTTI i propri soldi in azioni e dormire bene la notte. Chi dice di farlo o ha molto cash e non lo considera; o ha un reddito estremamente elevato e stabile; oppure sta investendo solo una parte dei suoi soldi; oppure ancora ha visto qualche video su YouTube di qualche sedicente esperto di finanza personale che gli ha detto che se investe nell’S&P 500 ogni 7 anni raddoppia i soldi e l’ha preso troppo alla lettera.
Al prossimo bear market ti saremo vicini bro.
Ma a parte questo avere il 100% in azioni è una cosa fondamentalmente insostenibile. C’è chi è d’accordo con me e chi mente.
Ecco, detto questo, avere la possibilità di fare un PAC in azioni e bond tramite ETF, spesso a zero costi di transazione, con anche piccoli importi è già un primo vantaggio.
L’altro vantaggio è che le duration sono costanti.
Se per semplicità ho un ETF azionario e uno obbligazionario con duration, che so, 8, so che in caso di recessione e se l’inflazione sta buona, un taglio dei tassi di interesse di 1-2 punti potrebbe far aumentare il valore del mio etf obbligazionario dell’8-16%, mentre la mia parte azionaria va a picco.
Poi ribilancio ecc. ecc.
Se però ho obbligazioni singole questa cosa è più complicata, perché man mano che passa il tempo la duration diminuisce a meno che sistematicamente mi metta lì a rinnovare il mio bond ladder, a scegliere nuove obbligazioni e via dicendo.
Poi altra cosa.
Esperimento mentale.
Mettiamo che domani scoppia la dot-com bubble dei giorni nostri chiamata AI Bubble a sto giro e si va in recessione come nel 2001. L’azionario va a picco e l’unica cosa che le Banche Centrali possono fare è abbassare i tassi di interesse e reimmettere liquidità nel sistema finanziario.
Qual è il problema però?
È che se io ho un portafoglio di centinaia di bond ben diversificato tramite ETF, anche durante i mesi peggiori della crisi questi avranno liquidità e fungeranno, forse, da meta per il tipico flight to quality a cui si assiste quando le cose buttano male.
Ma se in pancia ho i BTP, non sono mica sicuro che un taglio dei tassi di interessi valorizzi i btp, soprattutto quelli a più lunga scadenza.
Se il mercato comincia a prezzare una pesante recessione, treasury e bund volano, il BTP sprofonda per terra per aumenta il rischio emittente.
Quindi il giochino delle obbligazioni che si apprezzano durante le crisi, ammesso che funzioni sempre, sicuramente non funziona per le obbligazioni più di bassa qualità.
Insomma, come abbiamo tutti imparato durante i primi mesi di lockdown nel 2020, durante shock estremi sul mercato siamo più felici di avere ETF obbligazionari molto liquidi e diversificati piuttosto che singoli bond esposti al rischio di default.
E fin qua, secondo me, poco di nuovo.
La vera cosa da capire è quanto segue.
Perché io lo so che la vostra obiezione è: eh sì, però, intanto, i bond singoli li porto fino a scadenza e sto tranquillo. Gli ETF invece, se i tassi salgono, i prezzi vanno giù e io non so mai quando recupero i miei soldi.
No no, sono una scommessa sui tassi di interesse, troppo rischiosi.
E poi comunque non li capisco.
Ok, forse è questo il vero motivo.
Veniamo quindi alla MOTIVAZIONE NUMERO QUATTRO e smontiamo una volta per tutte il mito secondo cui le obbligazioni singole sono più sicure perché basta tenerle fino alla fine e rimborsano il capitale.
Questa è la più grande illusione ottica in cui siete tutti quanti avvolti.
State con me ancora 5 minuti che facciamo chiarezza così poi la smettete di scrivermi che non capite il senso di investire in ETF obbligazionari e che sono meglio le obbligazioni singole.
Allora, mi raccomando seguitemi perché oggi spariamo i fuochi d’artificio con delle rivelazioni che Fatima spostati.
Ripetiamo qual è il mito dei miti: i bond singoli sono meglio degli ETF obbligazionari perché se li tengo a scadenza ho la certezza di ricevere indietro il mio capitale.
Al che io rispondo: embé?
E quindi? Chissene frega?
Qual è il beneficio di ricevere indietro il capitale?
Ricordiamoci — perché a volte sembra che sta cosa passi inosservata — che un ETF obbligazionario è fatto di — rullo di tamburi — obbligazioni!
Citando un vecchio paper di Cliff Asness: come può un fondo fatto di bond essere peggio della somma dei bond che contiene?
Il prezzo di un ETF obbligazionario va su e giù perché va su e giù il prezzo delle singole obbligazioni che ci sono dentro.
Se ho un etf sui titoli di Stato dell’Eurozona, questo andrà su e giù perché su e giù vanno i prezzi dei titoli tedeschi, francesi, italiani, spagnoli e via dicendo.
Ma andiamo avanti perché lo so cosa alcuni di voi mi risponderebbero, ossia che con i bond singoli basta che me li tengo fino alla scadenza e non perdo mai.
Sì, vero, ma dimentichi tre cose.
– Prima cosa: il prezzo di un bond o di un ETF obbligazionario va giù quando? Quando c’è un rialzo dei tassi di interesse no? Come nel 2022. E perché solitamente i tassi di interesse salgono? Per l’inflazione.
Quindi il giorno che ti scade il tuo bel bond tu ricevi sì indietro i tuoi soldi, ma questi hanno un valore reale inferiore a quando li hai investiti.
Sei stato pazientemente ad aspettare la scadenza per riavere il tuo capitale intatto, ma il tuo capitale ora vale meno.
Pertanto, I’m sorry, anche con i bond singoli detenuti fino a scadenza si perdono soldi.
– Seconda cosa: ma se proprio ci tieni e c’hai sta cosa che il fatto che i bond singoli scadono ti fa sentire meglio, non è che se hai un ETF di bond non lo puoi fare.
Facciamo un esempio.
Diciamo che hai un ETF sui governativi europei con duration 7 il cui prezzo oggi è 100 € e il cui YTM corrisponde all’YTM dei titoli di stato francesi. Succede qualcosa di spiacevole, l’inflazione sale, Christine Lagarde manda per 5 giorni messaggi contraddittori che mandano il mercato in confusione, come da sua procedura e poi alla fine alza i tassi di interesse di due punti (esempio estremo eh).
Cosa succede, il tuo ETF va a 84, perché scende del 14%, 2 per 5.
E tu sei lì che smadonni perché dici “ecco visto, se avevo, che ne so, un titolo di Stato — che so — Olandese, che ha più o meno lo stesso YTM sulla stessa scadenza, potevo tenerlo fino a scadenza e recuperavo, ora come faccio”.
Ecco il Titolo di Stato Olandese, molto probabilmente è anche lui sceso di prezzo del 14%, per lo stesso motivo del tuo ETF.
Se proprio ci tieni puoi vendere l’ETF per 84 € a quota e comprarti l’equivalente in titoli di Stato Olandesi il cui prezzo è andato sotto la pari e oggi è a, indovina indovina, sempre più o meno a 84 €!
Voilà!
Ecco la magia! Contro ogni aspettativa un ETF di bond è risultato del tutto equivalente ai bond di cui è fatto, chi l’avrebbe detto?
– Terza cosa, ossia il cosiddetto concetto di Pull to Par. Par è il valore alla Pari, cioè il valore di rimborso tipicamente a 100 dell’obbligazione.
Torniamo all’esempio appena fatto.
Se il tuo bond singolo scade tra poco più di 8 anni (abbiamo detto che duration è 7) e oggi il suo prezzo è andato giù del 14%, non è che il prezzo torna in pari di botto l’ultimo giorno prima che scade, ma se i tassi — per assurdo — non si muovono più, il prezzo pian pianino ritorna a 100 man mano che si avvicina la scadenza.
Pull to Par, appunto, viene tirato alla parità.
Ecco però appunto ci sono due cose da ricordarsi:
– La prima è che pure i bond dentro all’etf sono tirati verso la pari, anche se poi non fino alla scadenza perché vengono rollati prima;
– La seconda è che proprio per il fatto che vengono rollati, i nuovi bond che vengono acquistati dall’ETF pagheranno delle cedole più alte se nel frattempo i tassi di interesse sono saliti e gli interessi vengono reinvstiti a tassi più alti.
Ok?
Un’ultima cosa.
Il tuo singolo bond scade e rimborsa il capitale, se non fallisce l’emittente naturalmente.
Ma a meno che tu abbia comprato un solo bond nella tua vita per finanziare una certa spesa precisamente nell’anno X, il tuo portafoglio di bond non scade mai, perché ogni volta che un titolo arriva a scadenza reinvestirai i soldi in un nuovo bond per rinnovare la tua scaletta.
Quindi se il tuo problema è l’esposizione alle fluttuazioni dei tassi di interesse, mi spiace, ma non cambia niente.
Anche se investi in singole obbligazioni sei sempre e comunque esposto.
Esattamente allo stesso modo che con un ETF obbligazionario, ma con una miriade di seccature in più.
La cosa di pianificare le tue liablities, cioè la gestione delle tue spese future con i bond nella realtà è quasi impossibile da attuare.
La verità e che tu investitore hai bisogno di avere un portafoglio sempre mediamente liquido per poter decidere cosa farci, per ribilanciare, per reinvestire in altri strumenti se i tassi di interessi cambiano in maniera sensibile.
Per non parlare dell’imprevedibilità della vita che potrebbe benissimo metterti di fronte a dover liquidare il portafoglio in un momento inatteso.
Hai voglia ad indovinare il timing preciso di un evento inaspettato e far coincidere le scadenze dei due bond singoli con questo momento.
Nella realtà non funziona così.
In tutta onestà, il discorso può essere magari leggermente diverso quando uno è in retirement.
Lì ci sono delle situazioni in cui avere un bond ladder di obbligazioni indicizzate all’inflazione può essere un modo per generare del reddito necessario a sostenere i costi della vita senza perdere potere d’acquisto.
C’è un interessante articolo di Jason Zweig sul WSJ di settimana scorsa dal titolo some TIPS on how to buy TIPS.
Ovviamente è targetizzato per gli americani, ma il concetto è esportabile.
Come ci aveva spiegato Christine Benz, citando Bill Bernstein, una certa quota di TIPS può in effetti essere utile in quella fase della vita, ma presuppone aver già costruito una certa fortuna finanziaria.
Sicuramente nella fase di accumulo, in cui si trova il 90% di chi mi sta ascoltando, i singoli bond lasciano il tempo che trovano.
That’s it.
Care amiche e cari amici di the bull, che dire, spero di avervi risolto la principale turba emotiva che animava il vostro recente spirito da investitori e che finalmente abbiate delle buone argomentazioni da raccontare al prossimo che “eh però i bond singoli ti restituiscono il capitale”.
Prima che finiate di comparare BTP+ fino a consumarvi i polpastrelli, vi chiedo come sempre di mettere segui e e attivare le notifiche su Spotify, Apple Podcast o dove ci ascoltate a lasciare una recensione a 5 stelle per supportarci e permetterci di continuare a produrre contenuti che svelano oscuri misteri come il fatto che se ETF obbligazionario è ripieno di obbligazioni e non di ragù tenderà a comportarsi più come le obbligazioni di cui è composto che non come un supplì sempre nuove.
Per questo episodio invece è davvero tutto e noi ci rivediamo con una puntata speciale extra questo venerdì dedicata ai destini dell’Europa, Trump, il nuovo mondo in cui ci troviamo e tanto altro ancora.
Puntata speciale, come speciale è decisamente l’ospite con cui abbiamo parlato di tutto questo, una delle giornaliste economiche più preparate e seguite d’Italia, Mariangela Pira notissimo volto di SkyTG24, sempre qui, naturalmente con The Bull Il tuo podcast di finanza personale.
Recensioni
Quando capisci come funziona la finanza… ti viene voglia di raccontarla!
Ho seguito tutte le puntate! Grazie veramente
Amalia A., 17 Set 2025Ho acquistato e letto il suo libro e l' ho trovato. Esprime i concetti economici in modo semplice e chiaro. Sentirlo parlare conferma che è un professionista del settore.
Giulia N., 11 Ago 2025Dovrebbero ascoltarlo buona parte degli italiani e io avrei dovuto scoprirlo con qualche anno in anticipo ma meglio tardi che mai
Matteo C., 3 Set 2025Podcast piacevole, scorre veloce ma in modo estremamente chiaro, spiega i concetti chiave per gestire le proprie finanze, fornendo la classica cassetta degli attrezzi. Complimenti, davvero ben fatto!
Massimiliano, 29 Mag 2024Riccardo mi ha letteralmente cambiato la vita e fatto scoprire che amo la finanza, ho ascoltato il podcast già due volte e non mi stufo mai di ascoltarlo, parla in modo semplice e chiaro
Massimo D., 23 Set 2025La mia ignoranza in materia mi ha sempre creato dei dubbi, ma grazie a un amico ho iniziato ad ascoltare il podcast. Per fortuna che ho 24 anni e un po' di tempo e soldi da dedicarmi a imparare le varie nozioni per me stesso. Grazie mille!
Luca G. 10 Ott 2025Veramente veramente raccomandato! la finanza personale riassunta alla perfezione! e spiegata partendo dall'ABC! Ottimo anche da ascoltare a velocita 1,5x!
Giorgia R., 23 Gen 2025Veramente interessante, chiaro e conciso. Cambia la vita finanziaria di chiunque.. da ascoltare assolutamente anche per chi di finanza non vuole occuparsi mai
Francesca B., 6 Apr 2024Non sono solito a mettere recensioni e specialmente non ascolto podcast, ma da quando ho iniziato questo, faccio fatica a staccarmi, e quasi non posso più fare a meno di ascoltare e arricchirmi culturalmente.
Andrea V., 22 Set 2025