223. Tre Insegnamenti per mia Figlia dalla Finanza alla Vita
Risorse
Punti Chiave
Rischio e paura sono linfa vitale per investimenti e crescita personale.
Diversifica per mitigare rischi specifici e cogliere più opportunità.
La vita è un mix di sorprese e delusioni; gestisci le aspettative per decisioni migliori.
Trascrizione Episodio
Bentornati a The Bull, il tuo podcast di finanza personale.
Lo so cosa ciascuno di voi ha pensato leggendo il titolo di quest’episodio una volta comparsa la notifica sul vostro cellulare: “povera bambina… lei non sa cosa l’aspetta”.
Eh va beh, è così.
Adesso le nostre conversazioni tendono a convergere sulle avventure di coniglietto che fa la nanna e il bagnetto o sul topo Biagio che ha imparato a lavarsi i denti e il c*lo da solo.
Tra qualche anno, mi spiace per te piccola mia, ma a meno che non troviamo qualche libro tipo Lupetto e la sua asset allocation o Ninna Nanna Ninna-o quest’ETF a chi lo do, i nostri dialoghi serali trarranno spunto da ciò di cui papà parla per campare.
Mettiamola così.
Nella peggiore delle ipotesi non soffrirai mai d’insonnia.
Con la mamma funziona ancora oggi benissimo.
Ma vedrai, è meglio di quel che pensi, c’è un sacco di gente là fuori che mi ascolta per ore e ha scoperto che la finanza può essere pure divertente!
Ti divertirai anche tu.
Forse.
O mi odierai a morte.
Ma solo per un po’, poi capirai che tutte queste cose sono giuste e che ti miglioreranno la vita.
In attesa di quel momento, di quando almeno avrai imparato a contare fino a dieci senza saltare ogni volta il sette, preparati perché oggi parlerò delle 3 cose che ti insegnerò sulla finanza e sulla vita.
Che poi non ho capito che ti ha fatto di male sto povero sette, che tra l’altro è molto importante in finanza.
Il 7% è il rendimento medio composto di lungo termine di un portafoglio 60/40 globale.
E la regola del 72 — ve la ricordate? Ne parlavamo un sacco i primi mesi di The Bull: ah quanti ricordi! –se dividi 72 per il rendimento medio annuo composto di un investimento sai ogni quanti anni raddoppia di valore. L’S&P 500, infatti, che in media è cresciuto del 10% all’anno dal 1926 ad oggi, ogni 7,2 anni ha raddoppiato di valore.
Questo vuol dire che è raddoppiato di valore 14 volte.
Se 14 volte ti sembra poco è perché al nido ti avranno anche insegnato a mangiare con le posate, cosa che ovviamente a casa ti guardi bene dal fare, ma non ti hanno spiegato la logica controintuitiva delle crescite esponenziali.
Raddoppiare 14 volte significa che il tuo soldino iniziale varrà 16.000 volte di più se avrai abbastanza pazienza.
Ma oggi non ti voglio parlare di come funziona l’interesse composto negli investimenti e usarlo come metafora per dire che se ti impegni e migliori un pochino ogni giorno, la crescita delle tue capacità sarà esponenziale ed illimitata.
Anche perché non sarebbe del tutto corretto.
Rispetto agli investimenti finanziari, che teoricamente possono crescere all’infinito, gli esseri umani hanno dei limiti, raggiungono dei plateau, possono certamente migliorare dell’1% al giorno all’inizio, come si legge in tanti post motivazionali spicci sui social, me sicuramente in un anno non sarai diventata 37,78 volte migliore in qualcosa.
Fosse vero, chiunque potrebbe vincere l’oro nei 100 metri alle olimpiadi o battere Magnus Carlsen a scacchi.
Anni fa era diventata celebre la teoria delle 10.000 ore di Malcom Gladwell, contenuta nel libro Outliers: libro molto godibile, come tutti quelli di Gladwell; teoria un po’ tirata per i capelli.
L’idea però è affascinante: con 10.000 ore di pratica diventerai in grado di dominare qualunque disciplina.
Non so se sia vero e probabilmente c’è del survivorship bias nella teoria.
Ti dedichi per 10.000 ore a qualcosa perché scopri che ti piace e che forse un minimo ci sei portato.
Altrimenti molli prima.
Quindi sì, in 10.000 ore magari diventi bravo, ma solo perché hai anche predisposizione.
Ad un certo punto, però, a meno che tu sia davvero un *outlier*, un fenomeno eccezionale di cui ne nascono solo una manciata per ogni generazione, ad un certo punto raggiungi il plateau e smetti di migliorare per sempre.
Quindi l’interesse composto rappresenta una parziale metafora guida che la finanza offre alla vita, ma con dei limiti.
Ci sono invece tre lezioni che, oltre ad essere utili per capire come funzionano certe dinamiche fondamentali della finanza e dell’investimento, possono essere delle valide chiavi di lettura della vita generale.
Di cui poi la finanza è fatta del resto, dato che non è una scienza che studia fenomeni fisici.
È una disciplina che riguarda quanto di più umano c’è nei nostri comportamenti più basilari.
Lo schema dell’episodio di oggi sarà dunque fatto così: tre lezioni e per ciascuna di esse prima la parte strettamente finanziaria e poi ciò che essa può insegnare per la vita in generale, sotto l’assunto generale, appunto, che la finanza non sia altro che una rappresentazione quantitativa dell’esistenza umana.
Vedi amore di papà non ti posso insegnare come vivere, questo devi scoprirlo da sola pian piano, però posso insegnarti delle cose che possano aiutarti a prendere delle decisioni migliori, in particolare sapendo che buona parte della configurazione che assumerà la nostra vita ce la scegliamo noi e sempre noi possiamo scegliere come reagire e affrontare ogni sfida che la vita ci porrà di fronte, senza cadere nella tentazione di credere che quanto ci capiti sia qualcosa di ineluttabile che possiamo solo subire.
*Ti faccio un esempio e facendoti l’esempio, uniamo l’utile al dilettevole e portiamo anche a casa la pagnotta settimanale vista che la tua prematura passione per borse, scarpe, bracciali e collane non prelude a nulla di buono per le nostre finanze future.*
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*Una cosa che molti considerano ineluttabile è la rata del mutuo della propria casa.*
*Non tutti invece sanno che il mutuo può essere sempre SURROGATO, ossia lo si può portare in un’altra banca, senza costi, che offre condizioni più convenienti.*
* *
*E non stiamo parlando di cifre irrisorie. Con un mutuo residuo da 200.000 € per i prossimi vent’anni, anche solo ridurre gli interessi di 0,5% e investirli in un indice azionario globale potrebbe fruttare anche 20-30.000 € (*). Così quando uno festeggia l’estinzione del mutuo può andare alle Maldive gratis.*
*Per fare tutto questo investendo 5 minuti di tempo basta andare sul sito del nostro partner facile.it, inserire i dati del mutuo attuale e verificare subito se ci sono offerte sul mercato più convenienti. Se non ci sono, bene così, altrimenti si può cambiare con zero fatica e zero commissioni: insomma la vacanza alle Maldive più facile di sempre.*
* *
*Certo con Facile.it risparmi, poi per imparare ad investire bene quello che risparmi, beh ascolta papà che ha imparato due o tre cose lungo la strada.*
Partiamo con la
LEZIONE NUMERO UNO DALLA FINANZA: Il rischio e la paura non sono due anomalie, ma sono il fondamento del fatto che si possa ottenere un ritorno dai propri investimenti.
Del rischio parliamo tantissimo, tanto che forse è il concetto più importante di cui discutiamo qui nelle sue varie forme.
Il rendimento è una funzione del rischio, lo sappiamo.
In mercati efficienti i prezzi esprimono la percezione del rapporto tra rischio e rendimento di ciascun asset in ciascun momento.
La volatilità di breve e l’incertezza di lungo termine sono il prezzo del biglietto da pagare per assistere al miracolo dei soldi che in un secolo si sono moltiplicati per 16.000.
Ok tu magari non investirai per un secolo gioia di papà, però quando avrai la mia età quei 1.000 euro che abbiamo messo per attivare il tuo PAC sull’MSCI world il secondo giorno che eri al mondo varranno forse 20 volte tanto.
Sappi che questo gioco di prestigio funziona solo perché il tuo orizzonte temporale è lunghissimo, non hai alcuna esigenza di liquidità di breve termine e di notte ti svegli perché lanci il ciuccio dall’altra parte della stanza e non perché i drawdown del tuo portafoglio ti creano ansia; quindi, sei in grado di assumerti un grande rischio sistematico e proprio per questo pretendi giustamente che questo rischio sia compensato da un premio supplementare rispetto al rendimento che darebbe un titolo di stato senza rischio.
Mettere a rischio il capitale finanziario è il presupposto di base del rendimento di un investimento.
Ma mentre sul rischio abbiamo già detto quasi tutto il dicibile, oggi mi interessa prendere l’aspetto emotivo che accompagna l’assunzione di rischio e incertezza quando si investe: la paura.
A febbraio il nostro amico Robert Arnott ha prodotto l’ennesima perla della sua sterminata produzione di paper, questa volta assieme al prof. Edward McQuarrie della Santa Clara University, quello del paper: “Stock for the long run, sometimes yes, sometimes no?”.
Ne avevamo parlato anche nell’episodio con William Bernstein.
Ad ogni modo, lui e Arnott hanno scritto questo paper in cui in pratica dicono: la finanza classica, quella del nostro supersayan Gene Fama, ha sempre spiegato il comportamento delle azioni a partire con delle teorie basate sul rischie. Come diciamo sempre, il rischio è ciò che determina il prezzo di un asset in base al suo rendimento atteso o per dirla con le parole dell’ultimo episodio, il rischio percepito è ciò che determina il tasso di sconto che applico nelle mie valutazioni di investimento: se penso che un investimento sia più rischioso pretenderò un rendimento maggiore (uguale: tasso di sconto più alto) — e quindi sarò disposto a pagare meno; se invece penso che investimento sia meno rischioso, allora accetterò un rendimento inferiore (uguale: tasso di sconto più basso) — e quindi sarò disposto a pagare di più.
Arnott e McQuarrie però sostengono che questa cosa non è coerente con la natura umana, che è strutturalmente risk-averse, cioè noi siamo per natura avversi al rischio.
Siccome in finanza il rischio è definito come varianza o come volatilità e fin dai tempi di Markowitz il presupposto è che questa cosa all’investitore non piace, noi dovremmo essere avversi sia al rischio che gli investimenti vadano male sia al rischio che vadano bene.
Però questa simmetria che c’è in finanza, non è così nella nostra esperienza. A noi la volatilità positiva piace eccome.
I due allora cercano di trasformare le spiegazioni basate sul rischio che dà la finanza classica con un’idea di natura comportamentale: invece che dire che il rendimento di un investimento si basa sul fatto che un investitore è avverso alla volatilità e quindi vuole essere compensato per doverla sopportare, loro dicono che ci sono due forze fondamentali in gioco:
– La FOMO: la fear of missing out, cioè la paura di perdere dei possibili profitti e
– La FOL: la fear of losing, cioè la paura della volatilità negativa, quella di incassare delle perdite.
Arnott e McQuarrie rilevano giustamente alcuni limiti del modello classico basato sul rischio, che come sapete ha avuto bisogno di tutta una serie di correzioni nel tempo per spiegare l’effettivo comportamento dei mercati. All’inizio c’era solo il CAPM con il beta del mercato, poi Fama e French hanno aggiunto i fattori Size, Value, Profitability e Investment, poi sono arrivati Momentum, Quality, Low Volatility e così via.
Giustamente loro fanno notare che se devi aggiungere 50 correzioni al modello per farlo funzionare, forse è il modello a non essere proprio corretto.
Ma infatti, come si dice, tutti i modelli sono sbagliati, ma qualcuno è utile.
E il modello che arriva da Markowitz, Sharpe e Fama è sicuramente utilissimo per avere una mappa imprecisa ma realistica di come funzionano gli investimenti finanziari, soprattutto quelli azionari.
Però probabilmente ci sono degli aspetti che mancano.
E il ruolo della paura come la definiscono loro, cioè FOMO e FOL, spiegherebbe meglio perché i prezzi delle azioni si muovono come si muovono, cioè: in risposta alla nostra:
– Paura di perdere dei profitti e alla nostra
– Paura di accusare delle perdite.
Il paper è bellissimo, ve lo metto in descrizione.
Non è semplicissimo ma c’è zero matematica ed è forse il modo più veloce per imparare quasi tutto quello che c’è da sapere sull’impianto teorico della finanza.
Non dimostra nulla, ma fornisce delle suggestioni molto interessanti che vanno nell’ovvia direzione in cui la finanza deve andare: accettare che ciò che succede sui mercati sia un mix tra ciò che è previsto dai modelli super razionali della finanza classica e aspetti comportamentali ed emotivi.
Indipendentemente dalla correttezza formale del modello, comunque, cosa ci insegna? Ci insegna che se vogliamo capire perché investire in asset diversi da un titolo di stato a breve scadenza genera un rendimento, allora dobbiamo partire dalla nostra esposizione al rischio e alla paura.
Alla domanda: perché investire in azioni rende di più che in titoli di stato possiamo dare due risposte.
– Risposta tecnica: perché l’investitore applica un tasso di sconto ai flussi di cassa attesi equivalente al tasso risk-free più l’equity risk premium.
– Risposta meno tecnica ma molto giusta: perché ci cachiamo sotto. E ci cachiamo sotto sia di perdere soldi sia di non guadagnarne abbastanza.
Di qui, la LEZIONE PER MIA FIGLIA: il rischio e la paura non sono delle anomalie della vita, ma sono la linfa vitale dell’esistenza stessa.
Noi cresciamo in una società, soprattutto quella europea, che ci porta a pensare che la vita debba essere come un bond governativo tripla A.
Sicuro, tranquillo e prevedibile.
Poche emozioni, ma quasi zero preoccupazioni.
La vita non è così.
O perlomeno le cose fondamentali della vita raramente accadono in un contesto risk-free.
Tutte le cose che contano davvero implicano rischio e paura.
Sposarsi, fare figli, lanciare un’impresa, cambiare lavoro, separarsi, trasferirsi, ma anche più banalmente iniziare ad imparare qualcosa di nuovo, rimettersi in forma e qualunque decisione che comporti una frattura con il presente e un commitment a tempo indefinito dai risultati incerti impone l’assunzione di rischio e l’accettazione di avere paura.
E mentre i social sono pieni di capitan coraggio che scrivono quanto sia bello e giusto prendersi rischi perché chi non risica non rosica, raramente leggo post in cui si celebra la paura.
La paura è uno dei sentimenti umani più importanti e nell’insieme dei programmi che madre natura ci dà nel sistema operativo di base quando veniamo al mondo, è decisamente quello più essenziale alla nostra sopravvivenza.
Tutte le decisioni importanti che prenderai nella vita richiedono che tu abbia paura.
Se non avrai paura, allora non sarà davvero importante.
Se ci pensate, solo chi ha una fottuta paura di qualcosa può dirsi davvero coraggioso.
Non esiste coraggio senza paura, sarebbe solo incoscienza.
E non esiste ritorno sull’investimento senza paura.
E quasi tutte le cose che hanno davvero valore nella vita richiedono di affrontare e superare una paura.
Affrontare la paura del rischio e dell’incertezza con consapevolezza è così un prerequisito tanto per fare soldi in finanza, quanto per avere successo nelle piccole e grandi sfide della vita.
Ovviamente, come in finanza, anche nella vita rischio e paura sono condizioni necessarie ma non sufficienti.
Sono condizioni necessarie per raggiungere ogni obiettivo che dà senso alla nostra esistenza.
Ma bisogna avere la consapevolezza che, come possiamo perdere soldi investendo, così anche i nostri piani potrebbero non andare come previsto.
Ciò nonostante, la prospettiva del fallimento non è un deterrente per non provarci, ma solo un importante monito da tener sempre presente che richiede di applicare l’insegnamento della prossima lezione.
SECONDA LEZIONE DELLA FINANZA: La diversificazione è l’unica assicurazione contro i rischi che possono fare davvero male: quelli specifici.
Se mi avete seguito fino ad oggi senza perdervi per strada avete sicuramente appreso che la prima regola del buon investitore è la diversificazione e che quando investiamo non diversifichiamo per aumentare il rendimento atteso dai nostri investimenti. Diversifichiamo per evitare di farci male per davvero.
Quali sono gli elementi minimi di diversificazione del portafoglio?
– Quella per asset class: Azioni, Obbligazioni, eventualmente Oro, molto eventualmente altre cose come materie prime, fondi immobiliari, criptovalue, private equity e via dicendo;
– Quella per geografia: Europa, Stati Uniti, Mercati Sviluppati, Mercati Emergenti;
– Quella per valute: Dollaro, Euro, Yen, Sterlina, Franco, Reminbi e così via.
Ulteriori livelli di diversificazione toccherebbero fattori azionari, duration delle obbligazioni, indicizzazione all’inflazione e possiamo andare avanti per ore.
Ma la diversificazione più importante di tutte è quella contro il rischio specifico.
Dobbiamo sempre costruire il portafoglio in maniera tale che un singolo evento avverso, per quanto improbabile, non possa avere impatti irrecuperabili sulle nostre finanze.
Il punto è partire dal presupposto di non sapere cosa succederà in futuro e che i pattern del passato non è detto che si ripeteranno anche negli anni a venire.
Di conseguenza rinunciamo al rendimento astronomico che potrebbe darmi aver investito 20 anni fa in Nvidia per “accontentarci”, tra moltissime virgolette, del rendimento medio di un indice azionario globale annacquato dal meno entusiasmante rendimento medio di titoli di stato e altre asset class dalla performance inferiore.
Certo, se abbiamo asset con rendimenti simili decorrelati tra loro, sappiamo che ribilanciando possiamo prenderci un bonus. Se sistematicamente vendo i vincenti e compro i perdenti sfrutto di volta in volta la volatilità positiva di ciascun asset e ottengo in media un rendimento superiore al rendimento medio ponderato delle diverse asset class prese singolarmente.
L’esempio classico che ha reso mitico il portafoglio 60/40 è che negli ultimi 50 anni il suo rendimento, se ribilanciato annualmente, sarebbe stato superiore al rendimento medio ponderato di S&P 500 e titoli di Stato decennali.
E da qui deriva la SECONDA LEZIONE PER MIA FIGLIA, che è in due parti.
– La prima parte è: prenditi più rischi sistematici possibile, quelli che come dicevamo sopra ti costeranno paura ma ti possono esporre a delle opportunità che altrimenti ti sarebbero precluse, ma allo stesso tempo fallo con meno rischi specifici possibile, ossia: prenditi rischi in maniera tale che un fallimento sia un inciampo lungo la strada e non una sentenza definitiva inappellabile. Quindi diversifica la tua esposizione ai rischi della vita in maniera tale che non ce ne sia uno solo talmente grande che possa fagocitare tutto il resto.
– La seconda parte è: diversifica perché l’esposizione a diverse opportunità ha dei bonus e la combinazione di più esperienze può portare più valore delle singole esperienze prese singolarmente.
Molto spesso ci sentiamo dire che è giusto buttarsi, che è giusto seguire le proprie passioni, che è giusto dare tutto per qualcosa a cui teniamo.
Sì.
È giusto.
Ma non viviamo in un film della Disney degli anni ’90.
Nella vita vera le cose possono andare male e le leggi dell’esistenza sono crudeli e spietate.
– È giusto buttarsi, ma solo se cadendo non ci sfracassiamo tutte le ossa;
– È giusto seguire le proprie passioni, ma solo se così facendo non ci chiudiamo tutte le altre porte del mondo;
– È giusto dare tutto per qualcosa a cui teniamo, ma solo fino al punto in cui dare tutto non va a consumare anche tutto il resto che sta intorno a noi.
Ci sono alcuni esempi leggendari che io per primo ho amato, ma che in realtà sono un modello distorto di come funziona davvero la vita.
Kobe Bryant è stato un formidabile giocatore di pallacanestro.
Michael Jordan e Lebron James erano più forti di lui.
Ma non ho amato nessuno più di Kobe, forse anche per il fatto che nonostante sia stato la guardia dei Los Angeles Lakers per due decenni parlava italiano meglio di me.
Kobe era il prototipo dell’ossessione.
Si allenava più di tutti.
Faticava più di tutti.
Aveva un mindset orientato al perfezionismo a livelli maniacali.
Le citazioni del black mamba sull’importanza di essere focalizzati all’estremo per avere successo si sprecano.
E questa ossessione per la perfezione ha contribuito senz’altro al suo successo.
Ma ricordiamoci sempre il survivorship bias.
Ci saranno state decine di migliaia di aspiranti Kobe Bryant che hanno dato altrettanto e forse anche di più. E che semplicemente non ce l’hanno fatta e ora sono sepolti in quell’ala del cimitero della memoria dedicata a chi non è mai entrato nella storia e che non può essere ricordato da nessuno per gesta che non ha mai compiuto.
Sì, se vuoi avere un successo esorbitante devi prenderti un rischio specifico esorbitante.
Sì, se vuoi centuplicare i tuoi soldi in pochi anni dovevi aver fatto all in su Nvidia o Bitcoin 10 anni fa.
Ma questo è hindsight bias, guardi la storia dalla prospettiva dei vincenti.
La verità è che se fai all in su qualcosa, in finanza come nella vita, la stragrande maggioranza delle probabilità sono contro di te.
Il messaggio per te figlia mia quindi non è “non buttarti con dedizione assoluta in qualcosa che ami”.
Anzi, fallo fino a farti sanguinare gli arti che ti servono per eccellere in quella cosa.
Il messaggio è fallo in maniera tale che la tua esposizione alle opportunità della vita sia diversificata, che tu abbia competenze in diversi ambiti e che la tua energia non sia concentrata in una cosa sola.
Ti auguro di diventare una star dello sport, un premio nobel, un’imprenditrice multimiliardaria –soprattutto ti auguro quest’ultima così sto a posto pure io.
Ma ti auguro innanzitutto di perseguire le tue ambizioni ricordando che correre rischi diversificati è una ricchezza, che correre rischi specifici è stupido e che sopravvivere è una condizione necessaria per eccellere, mentre il contrario non è purtroppo vero.
TERZA LEZIONE DALLA FINANZA: i prezzi di un asset esprimono una previsione sul rendimento atteso dal mercato in un dato momento in base alle informazioni disponibili. Ma ciò che muove davvero i mercati non sono le previsioni, bensì sono le sorprese e le delusioni.
Antti Ilmanen di AQR ha appena pubblicato una serie di 3 paper dedicati a come il mercato si forma le proprie aspettative sui rendimenti futuri e nel terzo paper spiega che mentre nel mercato dei bond le previsioni si basano sull’idea di regressione verso la media (cioè se i bond sono andati bene per un po’ perché i tassi erano in discesa, il mercato solitamente si aspetta che i tassi risalgano e che quindi poi i bond vadano male), nel mercato azionario invece si procede più per estrapolazione.
Cosa vuol dire estrapolazione?
Vuol dire che se le azioni sono andate bene per un po’, in media gli investitori scommettono che andranno bene anche in futuro.
E viceversa.
E il fatto di procedere per estrapolazione crea esattamente le due dinamiche che conosciamo molto bene, le due forze galattiche che competono nell’universo azionario: autocorrelazione nel breve-medio termine e regressione verso la media nel lungo termine.
Per un po’ c’è un ottimismo che si autoalimenta e porta sempre più investitori a prendersi sempre più rischi e ad accettare valutazioni azionarie sempre più elevate.
Finché ad un certo punto qualche evento innesca un cambio di paradigma, improvvisamente tutti diventano risk-averse, ostili al rischio, e più il mercato va giù più tutti continuano a pensare che continuerà ad andare sempre più giù.
Finché poi una nuova serie di eventi rialimenta la fiducia e il circo ricomincia.
Di solito il mercato ha lunghi cicli positivi che vengono bruscamente interrotti da qualche evento shock che innesca un bear market.
È invece più difficile il contrario, solitamente non ci sono shock positivi che fanno immediatamente risalire il mercato (anche se quello che abbiamo visto ad aprile e maggio è stata un curioso caso di crisi a V, perlomeno al netto del cambio euro-dollaro, con il mercato che era crollato in pochi giorni e poi risalito in poche settimane). Solitamente invece servono tempi brevi per i crolli e tempi lunghi per i recuperi.
Il motivo tecnico di tutto ciò l’abbiamo spiegato l’altra volta.
Il prezzo di un’azione è il risultato della stima degli utili futuri attualizzati da un tasso di sconto, che sarà più o meno alto in base al rischio percepito dal mercato.
Quando i mercati sono molto ottimisti il tasso di sconto è basso e quindi il prezzo a cui si è disposti a comprare quell’azione sale.
Quando i mercati sono invece molto pessimisti il tasso di sconto è alto e quindi il prezzo a cui si è disposti a comprare quell’azione scende.
Ma come dicevamo prima i modelli di asset pricing funzionano fino al punto in cui non funzionano, ossia fino a che una delusione per aspettative troppo ottimistiche fa andare giù i prezzi o fino a che una sorpresa per aspettative troppo pessimistiche li fa risalire.
Già nel 1981 Robert Shiller parlò di volatily puzzle, l’enigma della volatilità.
I prezzi delle azioni si muovono troppo rispetto alle variazioni dei loro valori fondamentali.
Perché si muovono così tanto? Perché la gente fa così tanto trading?
Probabilmente perché ci sono aspetti che non vengono catturati dai modelli di asset pricing quantitativi che condizionano il comportamento degli investitori.
SORPRESE e DELUSIONI sono le due forze che più di ogni altra fanno muovere i prezzi.
Ad oggi sembrerebbe che il peso netto delle sorprese superi quello delle delusioni.
Infatti il rendimento reale di lungo termine dell’investimento azionario è positivo praticamente in tutti i mercati sviluppati.
Probabilmente il motivo è che l’atteggiamento di default di tutti gli agenti economici è quello di voler superare le difficoltà, innovare, migliorare tecnologie, prodotti, metodi di gestione, di produzione e di vendita, generare sempre maggiori profitti e gestire meglio il capitale.
Tutte queste cose sono la base per innescare sempre nuove sorprese positive.
Stupidi interventi politici, pandemie, stupidi interventi politici, guerre, stupidi interventi politici inflazione e altri shock tipo stupidi interventi politici giocano invece nella direzione inversa.
Fortunatamente, sino ad ora almeno, sorprese e delusioni si sono alternate con un bilancio netto in favore delle prime.
E da queste dinamiche strutturali del mercato emergono una serie di spunti che vorrei insegnare a mia figlia sulla vita.
La TERZA LEZIONE PER MIA FIGLIA sulla vita è proprio questa: il bilancio finale della tua vita sarà esattamente la somma algebrica delle sorprese e delle delusioni che avrai incontrato lungo il percorso.
La vita infatti non è un fatto oggettivo.
La nostra vita è l’insieme di ciò che accade PIU’ il modo in cui lo percepiamo.
E il modo in cui lo percepiamo è quasi sempre condizionato dalle aspettative che ci eravamo fatti, volenti o nolenti.
La maggior parte di noi non vive come un cactus piantato nel nulla, ma in ogni istante — che se ne accorga o no — siamo proiettati nei nostri piccoli o grandi progetti e la nostra esistenza è dilatata nella sua dimensione temporale futura, quella in cui abbiamo delle possibilità tra cui scegliere e che decidiamo più o meno consapevolmente di realizzare.
Come dire: non viviamo in maniera puramente istintiva e inconsapevole.
Ogni cosa che facciamo presuppone che ci prefiguriamo delle possibilità future e ne scegliamo ogni volta una da realizzare.
E su queste possibilità riponiamo delle aspettative, rispetto alle quali la realtà è quasi sempre diversa: ci può deludere o sorprendere in positivo.
Questo dato di fatto avrebbe una serie di ramificazioni da discutere, ma ci sono due considerazioni in particolare che vorrei fare.
La prima è questa: esattamente come i mercati, la vita tende molto spesso a deludere nel breve termine e a sorprendere nel lungo termine. E solitamente per gli stessi motivi che creano i cicli sui mercati azionari. Il più delle volte estrapoliamo da pochi segnali positivi e ci creiamo delle aspettative eccessivamente ottimistiche sulla realtà; che poi puntualmente delude ma principalmente perché la nostra barra era stata messa troppo in alto. Questo crea un brusco disincanto. E qui si presenta il momento fondamentale: quello in cui sta a noi prendere delle decisioni, che possono essere:
– accettare lo status quo e farci andare bene le cose deludenti fino a consumarci oppure;
– decidere di superare le avversità che hanno innescato la nostra delusione con due possibili esiti:
– se possiamo incidere sulle cause della delusione, è giusto impegnarsi per essere noi stessi gli artefici delle sorprese positive future;
– se invece non possiamo incidere sulle cause della delusione, allora è giusto prendere altre strade.
Inutile dire che la seconda decisione è l’unica giusta, indipendentemente dall’esito a cui porta.
La prima, che è invece la decisione di default della maggior parte di noi, sottoscritto compreso, è sicuramente quella sbagliata.
Ci sono vari esempi in cui questa cosa si manifesta.
Per tanti anni, per esempio, ho fatto il cacciatore di teste e ho seguito almeno un migliaio di persone che hanno cambiato lavoro.
Il più delle volte, quando si cambia lavoro lo schema è questo: gioia iniziale per il cambio (che solitamente vuol dire lasciare qualcosa che non ci piaceva più, più soldi, più entusiasmo ecc.), poi i primi confronti con il fatto che non viviamo nel mondo pastello di Peppa Pig ma in una realtà ben più complessa, arrivano le prime più o meno grandi delusione e poi lì ciascuno sceglie come giocarsela: c’è chi accetta passivamente, chi lotta e scopre che le sue aspettative iniziali possono addirittura essere superate e chi lotta e decide senza rimpianti che quel tanto ambito posto di lavoro non faceva per lei o per lui e cambia strada.
Un altro caso emblematico sono le relazioni di coppia.
Per definizione partono piene di aspettative iperottimistiche, poi inevitabilmente subentrano le delusioni.
Ma spesso le delusioni derivano unicamente dal fatto che, diciamo così, ci fidanziamo con le versioni migliori che l’altro vuole mostrare di sé, ma poi conosciamo anche tutti gli aspetti negativi che compongono la nostra persona nel suo complesso.
E nel tempo, anche lì si apre il bivio fatale:
– accettare lo status quo e sopportare ciò che ci rende infelici — e qualunque sia il motivo per cui lo si accetta, spoiler alert: è una cazzata che ci si sta raccontando, oppure
– lottare per migliorarsi a vicenda:
– in alcuni casi funzionerà e la vita sorprenderà in positivo;
– in altri non funzionerà e sarà giusto prendere altre strade.
Sì la sto facendo facile, lo so che la vita è più complessa di così.
Ma vi sfido a dimostrare che quello che ho raccontano non sono esperienze che segnano le decisioni importanti della vita di ciascuno di noi.
Ogni volta che ci esponiamo al rischio e all’incertezza, come quando investiamo in azioni, ci esponiamo esattamente al rischio negativo di imbatterci in DELUSIONI per aspettative iniziali eccessive e al rischio positivo di imbatterci in SORPRESE.
Con la differenza che, rispetto ai mercati, nella nostra vita possiamo avere un ruolo attivo per trasformare le delusioni in sorprese.
La seconda considerazione riguarda invece i rapporti personali.
E anche qui la finanza è una formidabile guida quantitativa per comprendere le più importanti dinamiche intangibili della vita.
Le DELUSIONI pesano molto di più delle SORPRESE.
I mercati crollano molto più bruscamente per una delusione di quanto velocemente risalgano per una sorpresa positiva.
E così è la vita.
Non saprei quantificare, ma secondo la prospect theory una perdita fa due volte più male di quanto faccia piacere un guadagno dello stesso importo.
Sarei quindi portato a dire che se una persona ci delude ci deve poi sorprendere in positivo almeno il doppio rispetto a quanto ci abbia deluso solo per essere pari.
E sempre per restare nell’analogia potremmo dire che questo è il motivo per cui certe delusioni non possono essere mai sanate, perché non esistono sorprese abbastanza grandi che possano valere il doppio.
Il messaggio per mia figlia non è: fai di tutto per essere all’altezza delle aspettative delle persone altrimenti le deluderai.
Bensì è: sii sempre trasparente affinché possano settare le loro aspettative in conformità a come realmente avrai intenzione di comportarti.
Avete mai fatto caso, per fare un esempio un po’ scemo, che una persona che declina un nostro invito subito ci fa soffrire meno di una persona che accetta e poi si inventa una supercazzola per tirarsi indietro?
È perché si crea una frattura tra aspettativa e realtà.
Questa cosa naturalmente vale anche al contrario, quando siamo noi a valutare le persone con cui abbiamo a che fare. Formularci delle aspettative corrette sulle persone con cui abbiamo a che fare è fondamentale per costruire delle relazioni equilibrate.
I prezzi a cui compriamo un asset oggi sono inversamente correlati con il rendimento futuro di lungo termine.
Prezzi sottovalutati, rendimenti elevati.
Prezzi sopravvaluti, rendimenti mediocri.
E lo stesso è con le persone.
Le aspettative iniziali che ci formiamo sono il “prezzo” che paghiamo per instaurare quella relazione.
Se ci formuliamo delle aspettative sovradimensionate sulle persone della nostra vita, sarà come comprare il Nasdaq nel 1999.
Se invece ci formuliamo delle aspettative moderate che incorporano la possibilità che ci possano essere sia aspetti positivi che negativi, allora sarà come comprare il Nasdaq nel 2017. Aspettative giuste, prezzi giusti, alti e bassi, ma nel complesso un bel viaggio e un bel rendimento se uno tiene duro e non molla al primo bear market.
Potreste chiedermi perché non ho fatto l’esempio del Nasdaq nel 2009, quando i prezzi erano supermegasottovalutati e i 15 anni successivi sarebbero stati un successo epico.
Beh, semplicemente perché nella vita questa cosa non accade quasi mai.
È molto più facile sopravvalutare una persona, entrarci in una qualche relazione e poi rimanere delusi che non sottovalutare una persona e rimanere stupiti, perché in questo secondo caso, il più delle volte, la relazione proprio non comincia.
Qual è quindi il takeaway per mia figlia?
Non è: tieni basse le tue aspettative, anzi.
Abbia aspettative sempre elevate nei confronti delle persone e delle esperienze fondamentali della tua vita.
Ma aspettati delusioni.
Non sono un bug, sono parte dell’esperienza stessa della vita.
E ricordati che sapere che ci saranno non significa doverle accettare.
Significa essere pronti ad affrontarle e a fare tutto ciò che serve per dare spazio alle sorprese che ci stupiranno in positivo. Oppure per decidere di cambiare strada.
Insomma da queste tre lezioni potresti avere la sensazione che la vita non sia proprio una passeggiata: paura, rischi mortali, delusioni. Gli ingredienti fondamentali della vita non sembrano incoraggianti. E il tutto contornato da un alone di totale incertezza sul futuro. Mainagioia insomma.
Eppure, ricordati che la finanza è una rappresentazione quantitativa della vita.
È proprio perché ci sono sempre stati paura, rischi, mortali e delusioni che il mercato è potuto crescere di 16.000 volte in un secolo.
È proprio perché nessuno ti garantisce che avrai successo che potrai realizzare qualcosa per cui varrà davvero la pena vivere.
È proprio perché il viaggio sarà incerto il motivo per cui potrà essere memorabile.
Abbia paura, prenditi rischi sistematici, preparati a vivere delusioni.
E il rendimento atteso dalla tua vita sarà quello di un entusiasmante investimento azionario e non di un noioso bond governativo tripla A.
Bene amiche e amici miei, grazie per avermi seguito in questo viaggio pedagogico-finanziario e soprattutto grazie per essere più di 150.000 con il follow attivo su questo podcast che da breve corso su come risparmiare e investire diventerà via via un opus magnum sul senso della vita in generale.
Prima di lasciarci però vi devo svelare chi sarà il prossimo straordinario ospite che ci verrà a trovare domenica.
Da oltre 15 anni è il titolare della sezione di personal finance niente meno del Wall Street Journal.
Giornalista finanziario tra i più apprezzati al mondo.
Curatore dell’edizione che tutti voi conoscete di The Intelligent Investor di Benjamin Graham.
Un personaggio la cui straordinaria competenza è superata solo dalla sua incredibile gentilezza.
È con grande gioia e onore che vi comunico che nel prossimo episodio di The Bull avremo l’editorialista del Wall Street Journal Jason Zweig, con cui parleremo … beh di un sacco di cose molto interessanti su investimenti, su Warren Buffett — con cui lui ovviamente ha parlato numerose volte, su Daniel Khaneman, che Zweig ha aiutato a scrivere la parte finanziaria di Pensieri Lenti e Veloci, di Trump e tanto altro ancora.
Nell’attesa di quel momento vi invito a mettere segui e attivare le notifiche su Spotify, Apple podcast o dove ci ascoltate e a lasciare una recensione a 5 stelle per supportarci e permetterci di continuare a produrre contenuti che vi spiegano con decenni di anticipo come farò odiare la finanza a mia figlia sempre nuovi.
Per questo episodio invece è davvero tutto e noi ci rivediamo domenica prossima con il leggendario editorialista del WSJ Jason Zweig sempre qui, naturalmente con The Bull, il tuo podcast di finanza personale.
Bentornati a The Bull, il tuo podcast di finanza personale.
Lo so cosa ciascuno di voi ha pensato leggendo il titolo di quest’episodio una volta comparsa la notifica sul vostro cellulare: “povera bambina… lei non sa cosa l’aspetta”.
Eh va beh, è così.
Adesso le nostre conversazioni tendono a convergere sulle avventure di coniglietto che fa la nanna e il bagnetto o sul topo Biagio che ha imparato a lavarsi i denti e il c*lo da solo.
Tra qualche anno, mi spiace per te piccola mia, ma a meno che non troviamo qualche libro tipo Lupetto e la sua asset allocation o Ninna Nanna Ninna-o quest’ETF a chi lo do, i nostri dialoghi serali trarranno spunto da ciò di cui papà parla per campare.
Mettiamola così.
Nella peggiore delle ipotesi non soffrirai mai d’insonnia.
Con la mamma funziona ancora oggi benissimo.
Ma vedrai, è meglio di quel che pensi, c’è un sacco di gente là fuori che mi ascolta per ore e ha scoperto che la finanza può essere pure divertente!
Ti divertirai anche tu.
Forse.
O mi odierai a morte.
Ma solo per un po’, poi capirai che tutte queste cose sono giuste e che ti miglioreranno la vita.
In attesa di quel momento, di quando almeno avrai imparato a contare fino a dieci senza saltare ogni volta il sette, preparati perché oggi parlerò delle 3 cose che ti insegnerò sulla finanza e sulla vita.
Che poi non ho capito che ti ha fatto di male sto povero sette, che tra l’altro è molto importante in finanza.
Il 7% è il rendimento medio composto di lungo termine di un portafoglio 60/40 globale.
E la regola del 72 — ve la ricordate? Ne parlavamo un sacco i primi mesi di The Bull: ah quanti ricordi! –se dividi 72 per il rendimento medio annuo composto di un investimento sai ogni quanti anni raddoppia di valore. L’S&P 500, infatti, che in media è cresciuto del 10% all’anno dal 1926 ad oggi, ogni 7,2 anni ha raddoppiato di valore.
Questo vuol dire che è raddoppiato di valore 14 volte.
Se 14 volte ti sembra poco è perché al nido ti avranno anche insegnato a mangiare con le posate, cosa che ovviamente a casa ti guardi bene dal fare, ma non ti hanno spiegato la logica controintuitiva delle crescite esponenziali.
Raddoppiare 14 volte significa che il tuo soldino iniziale varrà 16.000 volte di più se avrai abbastanza pazienza.
Ma oggi non ti voglio parlare di come funziona l’interesse composto negli investimenti e usarlo come metafora per dire che se ti impegni e migliori un pochino ogni giorno, la crescita delle tue capacità sarà esponenziale ed illimitata.
Anche perché non sarebbe del tutto corretto.
Rispetto agli investimenti finanziari, che teoricamente possono crescere all’infinito, gli esseri umani hanno dei limiti, raggiungono dei plateau, possono certamente migliorare dell’1% al giorno all’inizio, come si legge in tanti post motivazionali spicci sui social, me sicuramente in un anno non sarai diventata 37,78 volte migliore in qualcosa.
Fosse vero, chiunque potrebbe vincere l’oro nei 100 metri alle olimpiadi o battere Magnus Carlsen a scacchi.
Anni fa era diventata celebre la teoria delle 10.000 ore di Malcom Gladwell, contenuta nel libro Outliers: libro molto godibile, come tutti quelli di Gladwell; teoria un po’ tirata per i capelli.
L’idea però è affascinante: con 10.000 ore di pratica diventerai in grado di dominare qualunque disciplina.
Non so se sia vero e probabilmente c’è del survivorship bias nella teoria.
Ti dedichi per 10.000 ore a qualcosa perché scopri che ti piace e che forse un minimo ci sei portato.
Altrimenti molli prima.
Quindi sì, in 10.000 ore magari diventi bravo, ma solo perché hai anche predisposizione.
Ad un certo punto, però, a meno che tu sia davvero un *outlier*, un fenomeno eccezionale di cui ne nascono solo una manciata per ogni generazione, ad un certo punto raggiungi il plateau e smetti di migliorare per sempre.
Quindi l’interesse composto rappresenta una parziale metafora guida che la finanza offre alla vita, ma con dei limiti.
Ci sono invece tre lezioni che, oltre ad essere utili per capire come funzionano certe dinamiche fondamentali della finanza e dell’investimento, possono essere delle valide chiavi di lettura della vita generale.
Di cui poi la finanza è fatta del resto, dato che non è una scienza che studia fenomeni fisici.
È una disciplina che riguarda quanto di più umano c’è nei nostri comportamenti più basilari.
Lo schema dell’episodio di oggi sarà dunque fatto così: tre lezioni e per ciascuna di esse prima la parte strettamente finanziaria e poi ciò che essa può insegnare per la vita in generale, sotto l’assunto generale, appunto, che la finanza non sia altro che una rappresentazione quantitativa dell’esistenza umana.
Vedi amore di papà non ti posso insegnare come vivere, questo devi scoprirlo da sola pian piano, però posso insegnarti delle cose che possano aiutarti a prendere delle decisioni migliori, in particolare sapendo che buona parte della configurazione che assumerà la nostra vita ce la scegliamo noi e sempre noi possiamo scegliere come reagire e affrontare ogni sfida che la vita ci porrà di fronte, senza cadere nella tentazione di credere che quanto ci capiti sia qualcosa di ineluttabile che possiamo solo subire.
*Ti faccio un esempio e facendoti l’esempio, uniamo l’utile al dilettevole e portiamo anche a casa la pagnotta settimanale vista che la tua prematura passione per borse, scarpe, bracciali e collane non prelude a nulla di buono per le nostre finanze future.*
* *
*Una cosa che molti considerano ineluttabile è la rata del mutuo della propria casa.*
*Non tutti invece sanno che il mutuo può essere sempre SURROGATO, ossia lo si può portare in un’altra banca, senza costi, che offre condizioni più convenienti.*
* *
*E non stiamo parlando di cifre irrisorie. Con un mutuo residuo da 200.000 € per i prossimi vent’anni, anche solo ridurre gli interessi di 0,5% e investirli in un indice azionario globale potrebbe fruttare anche 20-30.000 € (*). Così quando uno festeggia l’estinzione del mutuo può andare alle Maldive gratis.*
*Per fare tutto questo investendo 5 minuti di tempo basta andare sul sito del nostro partner facile.it, inserire i dati del mutuo attuale e verificare subito se ci sono offerte sul mercato più convenienti. Se non ci sono, bene così, altrimenti si può cambiare con zero fatica e zero commissioni: insomma la vacanza alle Maldive più facile di sempre.*
* *
*Certo con Facile.it risparmi, poi per imparare ad investire bene quello che risparmi, beh ascolta papà che ha imparato due o tre cose lungo la strada.*
Partiamo con la
LEZIONE NUMERO UNO DALLA FINANZA: Il rischio e la paura non sono due anomalie, ma sono il fondamento del fatto che si possa ottenere un ritorno dai propri investimenti.
Del rischio parliamo tantissimo, tanto che forse è il concetto più importante di cui discutiamo qui nelle sue varie forme.
Il rendimento è una funzione del rischio, lo sappiamo.
In mercati efficienti i prezzi esprimono la percezione del rapporto tra rischio e rendimento di ciascun asset in ciascun momento.
La volatilità di breve e l’incertezza di lungo termine sono il prezzo del biglietto da pagare per assistere al miracolo dei soldi che in un secolo si sono moltiplicati per 16.000.
Ok tu magari non investirai per un secolo gioia di papà, però quando avrai la mia età quei 1.000 euro che abbiamo messo per attivare il tuo PAC sull’MSCI world il secondo giorno che eri al mondo varranno forse 20 volte tanto.
Sappi che questo gioco di prestigio funziona solo perché il tuo orizzonte temporale è lunghissimo, non hai alcuna esigenza di liquidità di breve termine e di notte ti svegli perché lanci il ciuccio dall’altra parte della stanza e non perché i drawdown del tuo portafoglio ti creano ansia; quindi, sei in grado di assumerti un grande rischio sistematico e proprio per questo pretendi giustamente che questo rischio sia compensato da un premio supplementare rispetto al rendimento che darebbe un titolo di stato senza rischio.
Mettere a rischio il capitale finanziario è il presupposto di base del rendimento di un investimento.
Ma mentre sul rischio abbiamo già detto quasi tutto il dicibile, oggi mi interessa prendere l’aspetto emotivo che accompagna l’assunzione di rischio e incertezza quando si investe: la paura.
A febbraio il nostro amico Robert Arnott ha prodotto l’ennesima perla della sua sterminata produzione di paper, questa volta assieme al prof. Edward McQuarrie della Santa Clara University, quello del paper: “Stock for the long run, sometimes yes, sometimes no?”.
Ne avevamo parlato anche nell’episodio con William Bernstein.
Ad ogni modo, lui e Arnott hanno scritto questo paper in cui in pratica dicono: la finanza classica, quella del nostro supersayan Gene Fama, ha sempre spiegato il comportamento delle azioni a partire con delle teorie basate sul rischie. Come diciamo sempre, il rischio è ciò che determina il prezzo di un asset in base al suo rendimento atteso o per dirla con le parole dell’ultimo episodio, il rischio percepito è ciò che determina il tasso di sconto che applico nelle mie valutazioni di investimento: se penso che un investimento sia più rischioso pretenderò un rendimento maggiore (uguale: tasso di sconto più alto) — e quindi sarò disposto a pagare meno; se invece penso che investimento sia meno rischioso, allora accetterò un rendimento inferiore (uguale: tasso di sconto più basso) — e quindi sarò disposto a pagare di più.
Arnott e McQuarrie però sostengono che questa cosa non è coerente con la natura umana, che è strutturalmente risk-averse, cioè noi siamo per natura avversi al rischio.
Siccome in finanza il rischio è definito come varianza o come volatilità e fin dai tempi di Markowitz il presupposto è che questa cosa all’investitore non piace, noi dovremmo essere avversi sia al rischio che gli investimenti vadano male sia al rischio che vadano bene.
Però questa simmetria che c’è in finanza, non è così nella nostra esperienza. A noi la volatilità positiva piace eccome.
I due allora cercano di trasformare le spiegazioni basate sul rischio che dà la finanza classica con un’idea di natura comportamentale: invece che dire che il rendimento di un investimento si basa sul fatto che un investitore è avverso alla volatilità e quindi vuole essere compensato per doverla sopportare, loro dicono che ci sono due forze fondamentali in gioco:
– La FOMO: la fear of missing out, cioè la paura di perdere dei possibili profitti e
– La FOL: la fear of losing, cioè la paura della volatilità negativa, quella di incassare delle perdite.
Arnott e McQuarrie rilevano giustamente alcuni limiti del modello classico basato sul rischio, che come sapete ha avuto bisogno di tutta una serie di correzioni nel tempo per spiegare l’effettivo comportamento dei mercati. All’inizio c’era solo il CAPM con il beta del mercato, poi Fama e French hanno aggiunto i fattori Size, Value, Profitability e Investment, poi sono arrivati Momentum, Quality, Low Volatility e così via.
Giustamente loro fanno notare che se devi aggiungere 50 correzioni al modello per farlo funzionare, forse è il modello a non essere proprio corretto.
Ma infatti, come si dice, tutti i modelli sono sbagliati, ma qualcuno è utile.
E il modello che arriva da Markowitz, Sharpe e Fama è sicuramente utilissimo per avere una mappa imprecisa ma realistica di come funzionano gli investimenti finanziari, soprattutto quelli azionari.
Però probabilmente ci sono degli aspetti che mancano.
E il ruolo della paura come la definiscono loro, cioè FOMO e FOL, spiegherebbe meglio perché i prezzi delle azioni si muovono come si muovono, cioè: in risposta alla nostra:
– Paura di perdere dei profitti e alla nostra
– Paura di accusare delle perdite.
Il paper è bellissimo, ve lo metto in descrizione.
Non è semplicissimo ma c’è zero matematica ed è forse il modo più veloce per imparare quasi tutto quello che c’è da sapere sull’impianto teorico della finanza.
Non dimostra nulla, ma fornisce delle suggestioni molto interessanti che vanno nell’ovvia direzione in cui la finanza deve andare: accettare che ciò che succede sui mercati sia un mix tra ciò che è previsto dai modelli super razionali della finanza classica e aspetti comportamentali ed emotivi.
Indipendentemente dalla correttezza formale del modello, comunque, cosa ci insegna? Ci insegna che se vogliamo capire perché investire in asset diversi da un titolo di stato a breve scadenza genera un rendimento, allora dobbiamo partire dalla nostra esposizione al rischio e alla paura.
Alla domanda: perché investire in azioni rende di più che in titoli di stato possiamo dare due risposte.
– Risposta tecnica: perché l’investitore applica un tasso di sconto ai flussi di cassa attesi equivalente al tasso risk-free più l’equity risk premium.
– Risposta meno tecnica ma molto giusta: perché ci cachiamo sotto. E ci cachiamo sotto sia di perdere soldi sia di non guadagnarne abbastanza.
Di qui, la LEZIONE PER MIA FIGLIA: il rischio e la paura non sono delle anomalie della vita, ma sono la linfa vitale dell’esistenza stessa.
Noi cresciamo in una società, soprattutto quella europea, che ci porta a pensare che la vita debba essere come un bond governativo tripla A.
Sicuro, tranquillo e prevedibile.
Poche emozioni, ma quasi zero preoccupazioni.
La vita non è così.
O perlomeno le cose fondamentali della vita raramente accadono in un contesto risk-free.
Tutte le cose che contano davvero implicano rischio e paura.
Sposarsi, fare figli, lanciare un’impresa, cambiare lavoro, separarsi, trasferirsi, ma anche più banalmente iniziare ad imparare qualcosa di nuovo, rimettersi in forma e qualunque decisione che comporti una frattura con il presente e un commitment a tempo indefinito dai risultati incerti impone l’assunzione di rischio e l’accettazione di avere paura.
E mentre i social sono pieni di capitan coraggio che scrivono quanto sia bello e giusto prendersi rischi perché chi non risica non rosica, raramente leggo post in cui si celebra la paura.
La paura è uno dei sentimenti umani più importanti e nell’insieme dei programmi che madre natura ci dà nel sistema operativo di base quando veniamo al mondo, è decisamente quello più essenziale alla nostra sopravvivenza.
Tutte le decisioni importanti che prenderai nella vita richiedono che tu abbia paura.
Se non avrai paura, allora non sarà davvero importante.
Se ci pensate, solo chi ha una fottuta paura di qualcosa può dirsi davvero coraggioso.
Non esiste coraggio senza paura, sarebbe solo incoscienza.
E non esiste ritorno sull’investimento senza paura.
E quasi tutte le cose che hanno davvero valore nella vita richiedono di affrontare e superare una paura.
Affrontare la paura del rischio e dell’incertezza con consapevolezza è così un prerequisito tanto per fare soldi in finanza, quanto per avere successo nelle piccole e grandi sfide della vita.
Ovviamente, come in finanza, anche nella vita rischio e paura sono condizioni necessarie ma non sufficienti.
Sono condizioni necessarie per raggiungere ogni obiettivo che dà senso alla nostra esistenza.
Ma bisogna avere la consapevolezza che, come possiamo perdere soldi investendo, così anche i nostri piani potrebbero non andare come previsto.
Ciò nonostante, la prospettiva del fallimento non è un deterrente per non provarci, ma solo un importante monito da tener sempre presente che richiede di applicare l’insegnamento della prossima lezione.
SECONDA LEZIONE DELLA FINANZA: La diversificazione è l’unica assicurazione contro i rischi che possono fare davvero male: quelli specifici.
Se mi avete seguito fino ad oggi senza perdervi per strada avete sicuramente appreso che la prima regola del buon investitore è la diversificazione e che quando investiamo non diversifichiamo per aumentare il rendimento atteso dai nostri investimenti. Diversifichiamo per evitare di farci male per davvero.
Quali sono gli elementi minimi di diversificazione del portafoglio?
– Quella per asset class: Azioni, Obbligazioni, eventualmente Oro, molto eventualmente altre cose come materie prime, fondi immobiliari, criptovalue, private equity e via dicendo;
– Quella per geografia: Europa, Stati Uniti, Mercati Sviluppati, Mercati Emergenti;
– Quella per valute: Dollaro, Euro, Yen, Sterlina, Franco, Reminbi e così via.
Ulteriori livelli di diversificazione toccherebbero fattori azionari, duration delle obbligazioni, indicizzazione all’inflazione e possiamo andare avanti per ore.
Ma la diversificazione più importante di tutte è quella contro il rischio specifico.
Dobbiamo sempre costruire il portafoglio in maniera tale che un singolo evento avverso, per quanto improbabile, non possa avere impatti irrecuperabili sulle nostre finanze.
Il punto è partire dal presupposto di non sapere cosa succederà in futuro e che i pattern del passato non è detto che si ripeteranno anche negli anni a venire.
Di conseguenza rinunciamo al rendimento astronomico che potrebbe darmi aver investito 20 anni fa in Nvidia per “accontentarci”, tra moltissime virgolette, del rendimento medio di un indice azionario globale annacquato dal meno entusiasmante rendimento medio di titoli di stato e altre asset class dalla performance inferiore.
Certo, se abbiamo asset con rendimenti simili decorrelati tra loro, sappiamo che ribilanciando possiamo prenderci un bonus. Se sistematicamente vendo i vincenti e compro i perdenti sfrutto di volta in volta la volatilità positiva di ciascun asset e ottengo in media un rendimento superiore al rendimento medio ponderato delle diverse asset class prese singolarmente.
L’esempio classico che ha reso mitico il portafoglio 60/40 è che negli ultimi 50 anni il suo rendimento, se ribilanciato annualmente, sarebbe stato superiore al rendimento medio ponderato di S&P 500 e titoli di Stato decennali.
E da qui deriva la SECONDA LEZIONE PER MIA FIGLIA, che è in due parti.
– La prima parte è: prenditi più rischi sistematici possibile, quelli che come dicevamo sopra ti costeranno paura ma ti possono esporre a delle opportunità che altrimenti ti sarebbero precluse, ma allo stesso tempo fallo con meno rischi specifici possibile, ossia: prenditi rischi in maniera tale che un fallimento sia un inciampo lungo la strada e non una sentenza definitiva inappellabile. Quindi diversifica la tua esposizione ai rischi della vita in maniera tale che non ce ne sia uno solo talmente grande che possa fagocitare tutto il resto.
– La seconda parte è: diversifica perché l’esposizione a diverse opportunità ha dei bonus e la combinazione di più esperienze può portare più valore delle singole esperienze prese singolarmente.
Molto spesso ci sentiamo dire che è giusto buttarsi, che è giusto seguire le proprie passioni, che è giusto dare tutto per qualcosa a cui teniamo.
Sì.
È giusto.
Ma non viviamo in un film della Disney degli anni ’90.
Nella vita vera le cose possono andare male e le leggi dell’esistenza sono crudeli e spietate.
– È giusto buttarsi, ma solo se cadendo non ci sfracassiamo tutte le ossa;
– È giusto seguire le proprie passioni, ma solo se così facendo non ci chiudiamo tutte le altre porte del mondo;
– È giusto dare tutto per qualcosa a cui teniamo, ma solo fino al punto in cui dare tutto non va a consumare anche tutto il resto che sta intorno a noi.
Ci sono alcuni esempi leggendari che io per primo ho amato, ma che in realtà sono un modello distorto di come funziona davvero la vita.
Kobe Bryant è stato un formidabile giocatore di pallacanestro.
Michael Jordan e Lebron James erano più forti di lui.
Ma non ho amato nessuno più di Kobe, forse anche per il fatto che nonostante sia stato la guardia dei Los Angeles Lakers per due decenni parlava italiano meglio di me.
Kobe era il prototipo dell’ossessione.
Si allenava più di tutti.
Faticava più di tutti.
Aveva un mindset orientato al perfezionismo a livelli maniacali.
Le citazioni del black mamba sull’importanza di essere focalizzati all’estremo per avere successo si sprecano.
E questa ossessione per la perfezione ha contribuito senz’altro al suo successo.
Ma ricordiamoci sempre il survivorship bias.
Ci saranno state decine di migliaia di aspiranti Kobe Bryant che hanno dato altrettanto e forse anche di più. E che semplicemente non ce l’hanno fatta e ora sono sepolti in quell’ala del cimitero della memoria dedicata a chi non è mai entrato nella storia e che non può essere ricordato da nessuno per gesta che non ha mai compiuto.
Sì, se vuoi avere un successo esorbitante devi prenderti un rischio specifico esorbitante.
Sì, se vuoi centuplicare i tuoi soldi in pochi anni dovevi aver fatto all in su Nvidia o Bitcoin 10 anni fa.
Ma questo è hindsight bias, guardi la storia dalla prospettiva dei vincenti.
La verità è che se fai all in su qualcosa, in finanza come nella vita, la stragrande maggioranza delle probabilità sono contro di te.
Il messaggio per te figlia mia quindi non è “non buttarti con dedizione assoluta in qualcosa che ami”.
Anzi, fallo fino a farti sanguinare gli arti che ti servono per eccellere in quella cosa.
Il messaggio è fallo in maniera tale che la tua esposizione alle opportunità della vita sia diversificata, che tu abbia competenze in diversi ambiti e che la tua energia non sia concentrata in una cosa sola.
Ti auguro di diventare una star dello sport, un premio nobel, un’imprenditrice multimiliardaria –soprattutto ti auguro quest’ultima così sto a posto pure io.
Ma ti auguro innanzitutto di perseguire le tue ambizioni ricordando che correre rischi diversificati è una ricchezza, che correre rischi specifici è stupido e che sopravvivere è una condizione necessaria per eccellere, mentre il contrario non è purtroppo vero.
TERZA LEZIONE DALLA FINANZA: i prezzi di un asset esprimono una previsione sul rendimento atteso dal mercato in un dato momento in base alle informazioni disponibili. Ma ciò che muove davvero i mercati non sono le previsioni, bensì sono le sorprese e le delusioni.
Antti Ilmanen di AQR ha appena pubblicato una serie di 3 paper dedicati a come il mercato si forma le proprie aspettative sui rendimenti futuri e nel terzo paper spiega che mentre nel mercato dei bond le previsioni si basano sull’idea di regressione verso la media (cioè se i bond sono andati bene per un po’ perché i tassi erano in discesa, il mercato solitamente si aspetta che i tassi risalgano e che quindi poi i bond vadano male), nel mercato azionario invece si procede più per estrapolazione.
Cosa vuol dire estrapolazione?
Vuol dire che se le azioni sono andate bene per un po’, in media gli investitori scommettono che andranno bene anche in futuro.
E viceversa.
E il fatto di procedere per estrapolazione crea esattamente le due dinamiche che conosciamo molto bene, le due forze galattiche che competono nell’universo azionario: autocorrelazione nel breve-medio termine e regressione verso la media nel lungo termine.
Per un po’ c’è un ottimismo che si autoalimenta e porta sempre più investitori a prendersi sempre più rischi e ad accettare valutazioni azionarie sempre più elevate.
Finché ad un certo punto qualche evento innesca un cambio di paradigma, improvvisamente tutti diventano risk-averse, ostili al rischio, e più il mercato va giù più tutti continuano a pensare che continuerà ad andare sempre più giù.
Finché poi una nuova serie di eventi rialimenta la fiducia e il circo ricomincia.
Di solito il mercato ha lunghi cicli positivi che vengono bruscamente interrotti da qualche evento shock che innesca un bear market.
È invece più difficile il contrario, solitamente non ci sono shock positivi che fanno immediatamente risalire il mercato (anche se quello che abbiamo visto ad aprile e maggio è stata un curioso caso di crisi a V, perlomeno al netto del cambio euro-dollaro, con il mercato che era crollato in pochi giorni e poi risalito in poche settimane). Solitamente invece servono tempi brevi per i crolli e tempi lunghi per i recuperi.
Il motivo tecnico di tutto ciò l’abbiamo spiegato l’altra volta.
Il prezzo di un’azione è il risultato della stima degli utili futuri attualizzati da un tasso di sconto, che sarà più o meno alto in base al rischio percepito dal mercato.
Quando i mercati sono molto ottimisti il tasso di sconto è basso e quindi il prezzo a cui si è disposti a comprare quell’azione sale.
Quando i mercati sono invece molto pessimisti il tasso di sconto è alto e quindi il prezzo a cui si è disposti a comprare quell’azione scende.
Ma come dicevamo prima i modelli di asset pricing funzionano fino al punto in cui non funzionano, ossia fino a che una delusione per aspettative troppo ottimistiche fa andare giù i prezzi o fino a che una sorpresa per aspettative troppo pessimistiche li fa risalire.
Già nel 1981 Robert Shiller parlò di volatily puzzle, l’enigma della volatilità.
I prezzi delle azioni si muovono troppo rispetto alle variazioni dei loro valori fondamentali.
Perché si muovono così tanto? Perché la gente fa così tanto trading?
Probabilmente perché ci sono aspetti che non vengono catturati dai modelli di asset pricing quantitativi che condizionano il comportamento degli investitori.
SORPRESE e DELUSIONI sono le due forze che più di ogni altra fanno muovere i prezzi.
Ad oggi sembrerebbe che il peso netto delle sorprese superi quello delle delusioni.
Infatti il rendimento reale di lungo termine dell’investimento azionario è positivo praticamente in tutti i mercati sviluppati.
Probabilmente il motivo è che l’atteggiamento di default di tutti gli agenti economici è quello di voler superare le difficoltà, innovare, migliorare tecnologie, prodotti, metodi di gestione, di produzione e di vendita, generare sempre maggiori profitti e gestire meglio il capitale.
Tutte queste cose sono la base per innescare sempre nuove sorprese positive.
Stupidi interventi politici, pandemie, stupidi interventi politici, guerre, stupidi interventi politici inflazione e altri shock tipo stupidi interventi politici giocano invece nella direzione inversa.
Fortunatamente, sino ad ora almeno, sorprese e delusioni si sono alternate con un bilancio netto in favore delle prime.
E da queste dinamiche strutturali del mercato emergono una serie di spunti che vorrei insegnare a mia figlia sulla vita.
La TERZA LEZIONE PER MIA FIGLIA sulla vita è proprio questa: il bilancio finale della tua vita sarà esattamente la somma algebrica delle sorprese e delle delusioni che avrai incontrato lungo il percorso.
La vita infatti non è un fatto oggettivo.
La nostra vita è l’insieme di ciò che accade PIU’ il modo in cui lo percepiamo.
E il modo in cui lo percepiamo è quasi sempre condizionato dalle aspettative che ci eravamo fatti, volenti o nolenti.
La maggior parte di noi non vive come un cactus piantato nel nulla, ma in ogni istante — che se ne accorga o no — siamo proiettati nei nostri piccoli o grandi progetti e la nostra esistenza è dilatata nella sua dimensione temporale futura, quella in cui abbiamo delle possibilità tra cui scegliere e che decidiamo più o meno consapevolmente di realizzare.
Come dire: non viviamo in maniera puramente istintiva e inconsapevole.
Ogni cosa che facciamo presuppone che ci prefiguriamo delle possibilità future e ne scegliamo ogni volta una da realizzare.
E su queste possibilità riponiamo delle aspettative, rispetto alle quali la realtà è quasi sempre diversa: ci può deludere o sorprendere in positivo.
Questo dato di fatto avrebbe una serie di ramificazioni da discutere, ma ci sono due considerazioni in particolare che vorrei fare.
La prima è questa: esattamente come i mercati, la vita tende molto spesso a deludere nel breve termine e a sorprendere nel lungo termine. E solitamente per gli stessi motivi che creano i cicli sui mercati azionari. Il più delle volte estrapoliamo da pochi segnali positivi e ci creiamo delle aspettative eccessivamente ottimistiche sulla realtà; che poi puntualmente delude ma principalmente perché la nostra barra era stata messa troppo in alto. Questo crea un brusco disincanto. E qui si presenta il momento fondamentale: quello in cui sta a noi prendere delle decisioni, che possono essere:
– accettare lo status quo e farci andare bene le cose deludenti fino a consumarci oppure;
– decidere di superare le avversità che hanno innescato la nostra delusione con due possibili esiti:
– se possiamo incidere sulle cause della delusione, è giusto impegnarsi per essere noi stessi gli artefici delle sorprese positive future;
– se invece non possiamo incidere sulle cause della delusione, allora è giusto prendere altre strade.
Inutile dire che la seconda decisione è l’unica giusta, indipendentemente dall’esito a cui porta.
La prima, che è invece la decisione di default della maggior parte di noi, sottoscritto compreso, è sicuramente quella sbagliata.
Ci sono vari esempi in cui questa cosa si manifesta.
Per tanti anni, per esempio, ho fatto il cacciatore di teste e ho seguito almeno un migliaio di persone che hanno cambiato lavoro.
Il più delle volte, quando si cambia lavoro lo schema è questo: gioia iniziale per il cambio (che solitamente vuol dire lasciare qualcosa che non ci piaceva più, più soldi, più entusiasmo ecc.), poi i primi confronti con il fatto che non viviamo nel mondo pastello di Peppa Pig ma in una realtà ben più complessa, arrivano le prime più o meno grandi delusione e poi lì ciascuno sceglie come giocarsela: c’è chi accetta passivamente, chi lotta e scopre che le sue aspettative iniziali possono addirittura essere superate e chi lotta e decide senza rimpianti che quel tanto ambito posto di lavoro non faceva per lei o per lui e cambia strada.
Un altro caso emblematico sono le relazioni di coppia.
Per definizione partono piene di aspettative iperottimistiche, poi inevitabilmente subentrano le delusioni.
Ma spesso le delusioni derivano unicamente dal fatto che, diciamo così, ci fidanziamo con le versioni migliori che l’altro vuole mostrare di sé, ma poi conosciamo anche tutti gli aspetti negativi che compongono la nostra persona nel suo complesso.
E nel tempo, anche lì si apre il bivio fatale:
– accettare lo status quo e sopportare ciò che ci rende infelici — e qualunque sia il motivo per cui lo si accetta, spoiler alert: è una cazzata che ci si sta raccontando, oppure
– lottare per migliorarsi a vicenda:
– in alcuni casi funzionerà e la vita sorprenderà in positivo;
– in altri non funzionerà e sarà giusto prendere altre strade.
Sì la sto facendo facile, lo so che la vita è più complessa di così.
Ma vi sfido a dimostrare che quello che ho raccontano non sono esperienze che segnano le decisioni importanti della vita di ciascuno di noi.
Ogni volta che ci esponiamo al rischio e all’incertezza, come quando investiamo in azioni, ci esponiamo esattamente al rischio negativo di imbatterci in DELUSIONI per aspettative iniziali eccessive e al rischio positivo di imbatterci in SORPRESE.
Con la differenza che, rispetto ai mercati, nella nostra vita possiamo avere un ruolo attivo per trasformare le delusioni in sorprese.
La seconda considerazione riguarda invece i rapporti personali.
E anche qui la finanza è una formidabile guida quantitativa per comprendere le più importanti dinamiche intangibili della vita.
Le DELUSIONI pesano molto di più delle SORPRESE.
I mercati crollano molto più bruscamente per una delusione di quanto velocemente risalgano per una sorpresa positiva.
E così è la vita.
Non saprei quantificare, ma secondo la prospect theory una perdita fa due volte più male di quanto faccia piacere un guadagno dello stesso importo.
Sarei quindi portato a dire che se una persona ci delude ci deve poi sorprendere in positivo almeno il doppio rispetto a quanto ci abbia deluso solo per essere pari.
E sempre per restare nell’analogia potremmo dire che questo è il motivo per cui certe delusioni non possono essere mai sanate, perché non esistono sorprese abbastanza grandi che possano valere il doppio.
Il messaggio per mia figlia non è: fai di tutto per essere all’altezza delle aspettative delle persone altrimenti le deluderai.
Bensì è: sii sempre trasparente affinché possano settare le loro aspettative in conformità a come realmente avrai intenzione di comportarti.
Avete mai fatto caso, per fare un esempio un po’ scemo, che una persona che declina un nostro invito subito ci fa soffrire meno di una persona che accetta e poi si inventa una supercazzola per tirarsi indietro?
È perché si crea una frattura tra aspettativa e realtà.
Questa cosa naturalmente vale anche al contrario, quando siamo noi a valutare le persone con cui abbiamo a che fare. Formularci delle aspettative corrette sulle persone con cui abbiamo a che fare è fondamentale per costruire delle relazioni equilibrate.
I prezzi a cui compriamo un asset oggi sono inversamente correlati con il rendimento futuro di lungo termine.
Prezzi sottovalutati, rendimenti elevati.
Prezzi sopravvaluti, rendimenti mediocri.
E lo stesso è con le persone.
Le aspettative iniziali che ci formiamo sono il “prezzo” che paghiamo per instaurare quella relazione.
Se ci formuliamo delle aspettative sovradimensionate sulle persone della nostra vita, sarà come comprare il Nasdaq nel 1999.
Se invece ci formuliamo delle aspettative moderate che incorporano la possibilità che ci possano essere sia aspetti positivi che negativi, allora sarà come comprare il Nasdaq nel 2017. Aspettative giuste, prezzi giusti, alti e bassi, ma nel complesso un bel viaggio e un bel rendimento se uno tiene duro e non molla al primo bear market.
Potreste chiedermi perché non ho fatto l’esempio del Nasdaq nel 2009, quando i prezzi erano supermegasottovalutati e i 15 anni successivi sarebbero stati un successo epico.
Beh, semplicemente perché nella vita questa cosa non accade quasi mai.
È molto più facile sopravvalutare una persona, entrarci in una qualche relazione e poi rimanere delusi che non sottovalutare una persona e rimanere stupiti, perché in questo secondo caso, il più delle volte, la relazione proprio non comincia.
Qual è quindi il takeaway per mia figlia?
Non è: tieni basse le tue aspettative, anzi.
Abbia aspettative sempre elevate nei confronti delle persone e delle esperienze fondamentali della tua vita.
Ma aspettati delusioni.
Non sono un bug, sono parte dell’esperienza stessa della vita.
E ricordati che sapere che ci saranno non significa doverle accettare.
Significa essere pronti ad affrontarle e a fare tutto ciò che serve per dare spazio alle sorprese che ci stupiranno in positivo. Oppure per decidere di cambiare strada.
Insomma da queste tre lezioni potresti avere la sensazione che la vita non sia proprio una passeggiata: paura, rischi mortali, delusioni. Gli ingredienti fondamentali della vita non sembrano incoraggianti. E il tutto contornato da un alone di totale incertezza sul futuro. Mainagioia insomma.
Eppure, ricordati che la finanza è una rappresentazione quantitativa della vita.
È proprio perché ci sono sempre stati paura, rischi, mortali e delusioni che il mercato è potuto crescere di 16.000 volte in un secolo.
È proprio perché nessuno ti garantisce che avrai successo che potrai realizzare qualcosa per cui varrà davvero la pena vivere.
È proprio perché il viaggio sarà incerto il motivo per cui potrà essere memorabile.
Abbia paura, prenditi rischi sistematici, preparati a vivere delusioni.
E il rendimento atteso dalla tua vita sarà quello di un entusiasmante investimento azionario e non di un noioso bond governativo tripla A.
Bene amiche e amici miei, grazie per avermi seguito in questo viaggio pedagogico-finanziario e soprattutto grazie per essere più di 150.000 con il follow attivo su questo podcast che da breve corso su come risparmiare e investire diventerà via via un opus magnum sul senso della vita in generale.
Prima di lasciarci però vi devo svelare chi sarà il prossimo straordinario ospite che ci verrà a trovare domenica.
Da oltre 15 anni è il titolare della sezione di personal finance niente meno del Wall Street Journal.
Giornalista finanziario tra i più apprezzati al mondo.
Curatore dell’edizione che tutti voi conoscete di The Intelligent Investor di Benjamin Graham.
Un personaggio la cui straordinaria competenza è superata solo dalla sua incredibile gentilezza.
È con grande gioia e onore che vi comunico che nel prossimo episodio di The Bull avremo l’editorialista del Wall Street Journal Jason Zweig, con cui parleremo … beh di un sacco di cose molto interessanti su investimenti, su Warren Buffett — con cui lui ovviamente ha parlato numerose volte, su Daniel Khaneman, che Zweig ha aiutato a scrivere la parte finanziaria di Pensieri Lenti e Veloci, di Trump e tanto altro ancora.
Nell’attesa di quel momento vi invito a mettere segui e attivare le notifiche su Spotify, Apple podcast o dove ci ascoltate e a lasciare una recensione a 5 stelle per supportarci e permetterci di continuare a produrre contenuti che vi spiegano con decenni di anticipo come farò odiare la finanza a mia figlia sempre nuovi.
Per questo episodio invece è davvero tutto e noi ci rivediamo domenica prossima con il leggendario editorialista del WSJ Jason Zweig sempre qui, naturalmente con The Bull, il tuo podcast di finanza personale.
Recensioni
Quando capisci come funziona la finanza… ti viene voglia di raccontarla!
Dovrebbero ascoltarlo buona parte degli italiani e io avrei dovuto scoprirlo con qualche anno in anticipo ma meglio tardi che mai
Matteo C., 3 Set 2025La mia ignoranza in materia mi ha sempre creato dei dubbi, ma grazie a un amico ho iniziato ad ascoltare il podcast. Per fortuna che ho 24 anni e un po' di tempo e soldi da dedicarmi a imparare le varie nozioni per me stesso. Grazie mille!
Luca G. 10 Ott 2025Riccardo mi ha letteralmente cambiato la vita e fatto scoprire che amo la finanza, ho ascoltato il podcast già due volte e non mi stufo mai di ascoltarlo, parla in modo semplice e chiaro
Massimo D., 23 Set 2025Podcast che dà sempre spunti interessanti che personalmente mi ha fatto appassionare alla finanza personale spingendomi ad approfondire in prima persona.
Lorenzo, 13 Mar 2025Podcast piacevole, scorre veloce ma in modo estremamente chiaro, spiega i concetti chiave per gestire le proprie finanze, fornendo la classica cassetta degli attrezzi. Complimenti, davvero ben fatto!
Massimiliano, 29 Mag 2024Non sono solito a mettere recensioni e specialmente non ascolto podcast, ma da quando ho iniziato questo, faccio fatica a staccarmi, e quasi non posso più fare a meno di ascoltare e arricchirmi culturalmente.
Andrea V., 22 Set 2025Veramente veramente raccomandato! la finanza personale riassunta alla perfezione! e spiegata partendo dall'ABC! Ottimo anche da ascoltare a velocita 1,5x!
Giorgia R., 23 Gen 2025Veramente interessante, chiaro e conciso. Cambia la vita finanziaria di chiunque.. da ascoltare assolutamente anche per chi di finanza non vuole occuparsi mai
Francesca B., 6 Apr 2024Da quando l'ho scoperto in 15 gg mi sono ascoltato 150 puntate senza fermarmi, ho annullato gli altri podcast per portarmi alla pari ed ascoltare tutte le precedenti puntate, ben fatto, esattamente il livello di informazione che mi serviva
Gianluca G., 11 Set 2025