5 (veri) ETF per il tuo Portafoglio
Su quali ETF investire? Come sceglierli? Come sapere se ci sono prodotti migliori di altri? Allora, tagliamo la testa al toro e in quest'episodio vediamo alcuni specifici ETF tra i più diffusi e utilizzati in Europa all'interno di 5 categorie di investimento (Azionario Globale, Americano, Mercati Emergenti, Obbligazioni e Oro).

Risorse
Punti Chiave
Prima di investire, definisci budget, fondo emergenza e obiettivi chiari.
Prediligi ETF indicizzati e diversificati.
Applica Dollar-Cost Averaging, ribilanciamento e inizia subito per massimizzare i rendimenti a lungo termine.
Trascrizione Episodio
Bentornati a The Bull – Il tuo podcast di finanza personale
Cari amici e care amiche di questo Podcast lo so che mentre siete sotto l’ombrellone ad ascoltarmi non pensavate ad altro se non a come fare a mettere insieme il vostro portafoglio d’investimento una volta che, rientrati dalle vacanze, oltre a fare l’abbonamento annuale in palestra (e poi non andarci) vi siete presi l’impegno di cominciare a far fruttare per davvero i vostri risparmi.
Premesso che anche sulla palestra avrei due o tre cose da dire, lasciamo però questo argomento ad un futuro podcast.
Parlando di investimenti, invece, dopo 26 episodi di THE BULL avete sicuramente capito una serie di cose molto importanti, in particolare:
UNO = che il risparmio è la base di tutto il processo e che avere un budget, ottimizzare le spese e massimizzare i guadagni sono la chiave per impostare una pianificazione finanziaria come Dio comanda.
DUE = che dovete mettere da parte da 3 a (meglio) 6 mesi di spese in un fondo di emergenza per non avere cazzi se temporaneamente i vostri investimenti tracollano. E infine
TRE = che gli investimenti nei mercati finanziari sono storicamente quelli più efficienti, liquidi e diversificati e che quindi investire in un mix fatto almeno di azioni e obbligazioni può essere una buona idea per un investitore retail, non professionista, che non ha cazzi di star dietro ai mercati ma vuole solo, come dicono in America, “set it and forget it” ossia
impostare il portafoglio e poi dedicarsi ad altro nella vita.
Abbiamo detto mezzo milione di volte qui a THE BULL che investire in singole azioni e obbligazioni è un’operazione molto rischiosa e che è estremamente difficile fare scommesse che producano rendimenti maggiori della media di mercato, pertanto il consiglio di default che diamo in questo podcast e puntare sull’indicizzazione, ossia su prodotti che replicano indici di azioni e obbligazioni piuttosto che singole security, ossia singoli prodotti quotati in Borsa.
Se bazzicate YouTube e cominciate a seguire canali di informazione (o pseudoinformazione) finanziaria, vi usciranno una tonnellata di contenuti di gente che vi “spiegherà” tra mille virgolette come selezionare le migliori azioni per costruire un portafoglio che spacca! e che vi farà diventare milionari.
Lo ridico qui per la miliardesima volta: ottenere rendimenti superiori alla media di mercato selezionando singole azioni è un’impresa difficilissima, che riesce solo ad una manciata di professionisti stellari dell’universo finanziario.
Abbiamo detto mille volte che su orizzonti temporali da 10 anni in su, 9 asset manager professionisti su 10 non riescono a battere il mercato, ossia costruiscono portafogli che non riescono ad ottenere rendimenti almeno uguali alla media di mercato.
Fate ora attenzione ad un dettaglio molto importante: Perché quando dico sta roba degli asset manager che sottoperformano parlo sempre di orizzonti di almeno 10 anni?
Il motivo è che 10 anni è l’orizzonte di investimento minimo se volete cimentarvi con i mercati finanziari, anzi, 20 anni sarebbe pure meglio e tutta la vostra vita sulla Terra sarebbe l’ideale.
Questo è molto importante perché quando valutate le performance dei vostri investimenti potreste essere tentati di credere che abbiate fatto “molto bene” o “molto male” sulla base di risultati di singoli anni.
Ma la verità è che ciò che fa il vostro portafoglio in un singolo anno, o anche i 3-5 anni, non conta un tubo, soprattutto se investite in azioni e obbligazioni singole.
Facciamo un esempio.
Negli ultimi anni è diventato celeberrimo un ETF a gestione attiva del tutto particolare guidato da Cathie Wood, una famosissima investitrice Americana di successo, che in passato aveva gestito fondi di investimento con oltre 5 miliardi di dollari sotto la sua gestione.
Nel 2014 ebbe l’idea di fondare appunto quest’ETF, chiamato ARK Innovation, focalizzato su aziende specializzate in innovazione e tecnologia. Tra le società principali incluse nell’ETF figurano infatti realtà come Tesla, Coinbase (il più grande exchange americano di criptovalute) e Zoom (l’app di videoconferenza letteralmente esplosa durante la pandemia di Covid).
A fine 2020, Bloomberg incoronò Cathie Woods come best stock picker del mondo per le incredibili performance del suo ETF.
Pensate che dal picco di marzo 2020, quando il Covid è esploso e tutte le borse del mondo sono crollate, al suo apice un anno dopo, l’ETF di Cathie Wood ha fatto una performance di oltre il 300%!
Benissimo, ricordatevi che stiamo parlando di un genio della finanza con un’esperienza colossale alle spalle.
Ora, prendiamo un orizzonte di 5 anni, ossia partiamo dall’agosto 2018 e mettiamo a confronto la performance dell’incredibile ETF visionario di Catie Wood con un banalissimo ETF sull’S&P 500, ossia, come ormai tutti voi sapete, con un ETF che replica la performance media delle 500 società quotate più grandi degli Stati Uniti.
Risultato?
In questi 5 anni il banale e noioso ETF sull’S&P 500, privo di visione e immaginazione, avrebbe reso circa il 75%, quindi 10.000 € investiti allora oggi sarebbero circa 17.500.
E l’ETF astronomico della geniale, lo dico senza ironia, perché è geniale davvero, Cathie Wood quanto avrebbe fatto?
Ricordiamoci che solo nel 2020-21 ha fatto oltre il 300% in un anno.
Come minimo ci aspettiamo che si sia mangiato l’altro ETF.
Sorpresa, 10.000 € investiti 5 anni fa oggi sarebbero circa 9.500 € (considerati anche i non economicissimi costi di gestione del suo ETF).
Quindi, un ETF guidato da una luminare della finanza, che nel 2020 ha fatto oltre il 300% e che nei primi 7 mesi di questo 2023 ha più che doppiato il rendimento dell’S&P 500, in un orizzonte di 5 anni è stato asfaltato dal banalissimo ETF passivo che replica il principale indice Americano (e nel confronto con il rendimento dell’azionario globale sarebbe andata più o meno allo stesso modo).
Poi, nulla ci vieta di pensare che magari nel lungo termine sarà Catie Wood ad avere la meglio. Dal 2014 ad oggi, però, ETF sull’S&P 500 batte Catie Wood di oltre 50 punti percentuali di rendimento.
Perché vi sto smartellando le palle con Cathie Wood? Ma che ci frega mi direte!
E c’avete ragione!
Ve ne sto parlando solo per portarvi un esempio concreto – e tra l’altro particolarmente celebre – di quanto difficile sia pensare di provare a far meglio di quanto fareste con una manciata di buoni ETF, soprattutto se investire in azioni non è il vostro lavoro!
Detto questo, per 26 puntate vi ho parlato ad ogni piè sospinto di come impostare un piano di investimento basato sul concetto di indicizzazione.
Vi ricordate che due episodi fa vi ho parlato dei 4 migliori amici dell’investitore?
Ve li ricordo velocemente:
a) INDICIZZAZIONE appunto = ossia investite negli indici, non sui singoli prodotti;
b) DIVERSIFICAZIONE = investite in prodotti diversificati e in asset class decorrelate tra loro, in particolare azioni e obbligazioni;
c) DOLLAR-COST-AVERAGING = investite con continuità mese dopo mese, o trimestre dopo trimestre, per diluire il rischio di un cattivo tempismo sul mercato e per beneficiare di prezzi scontati durante le fasi di ribasso dei mercati; infine
d) RIBILANCIAMENTO = ossia una volta all’anno ripristinate i valori della vostra asset allocation così da ridurre la vostra esposizione verso asset che sono cresciuti troppo e permettendovi così di comprare a sconto asset che invece sono hanno avuto performance inferiori.
Detto questo e detto che un modo facile per far tutto con gli ETF e detto già mille volte come impostare l’asset allocation, come impostare il portafogli, su quali indici investire, come scegliere i singoli e via dicendo, niente! ancora c’è chi brancola nel buio e poi all’atto pratico non sa da che parte girarsi perché non capisce in quali prodotti dovrebbe investire.
Ecco allora che facciamo questa puntata un po’ border in cui in via del tutto eccezionale nomineremo anche degli specifici ETF per fare degli esempi che possano servirvi da guida.
DISCLAIMER IMPORTANTISSIMO: i contenuti di quest’episodio, come di qualunque altro di THE BULL, non sono raccomandazioni di investimento.
ripeto
NON SONO RACCOMANDAZIONI DI INVESTIMENTO
Nei prossimi minuti vi parlerò di 5 tipologie di ETF e per ciascuna tipologia farò 2 esempi di specifici prodotti che sono dei buoni rappresentanti di quella tipologia.
Ma questa non significa che vi sto invitando ad acquistare alcuno tra essi perché non ho la più pallida idea di chi voi siate, di quanto guadagnate, di quanto spendete, di quanto debito avete, di quale sia il vostro orizzonte temporale, l’obiettivo dei vostri investimenti e la vostra tolleranza al rischio.
Non sapendo chi siete – e in tutta onestà non può fregarmene di meno – nessuno potrà mai darvi delle raccomandazioni di investimento sensate.
Quindi, se nonostante questo disclaimer, ve ne sbattete, comprate i prodotti che nomino e di qui a qualche mese o anno perdete soldi, non venite a rompere le palle perché ve l’avevo detto che non vi stavo consigliando nulla ma che stavo solo facendo degli esempi concreti per aiutarvi ad orientare le vostre decisioni.
Poi le decisioni sono vostre e devono essere coerenti con la vostra situazione personale. Se così non sono, cazzi vostri, è giusto che perdiate soldi perché non avete prestato attenzione a quel che dicevo.
Finito il momento simpatia, passiamo alla parte pratica dell’episodio.
A puro titolo di esempio – RIPETO: a puro titolo di esempio – prendiamo un portafoglio composto da: Azionario Globale, Azionario Americano, Azionario dei Mercati Emergenti, Obbligazioni e Oro.
Per quanto riguarda i pesi delle varie asset class, in questa sede ci interessa poco.
Come vi dicevo in passato, più azioni significa più rischio e probabilmente più rendimento, viceversa più obbligazioni e ottenete l’effetto opposto.
L’oro è uno stabilizzatore del portafoglio, difficilmente troverete qualcuno che investe il 50% dei propri risparmi in oro, più facile invece che la sua quota sia tra 0 e il 10-15% del portafoglio.
Vi ricordo che la formula classica di asset allocation è: investi in azioni una quota percentuale uguale a 100 meno i tuoi anni di età.
Due episodi fa vi avevo invece proposto una modifica che tiene conto dei tassi di interesse che dice: investi in azioni una quota percentuale uguale a 125 meno i tuoi anni di età meno il tasso d’interesse vigente della Fed moltiplicato per 5.
In questo specifico momento storico, essendo i tassi intorno al 5%, otterrete con entrambe le formule gli stessi risultati.
Allora, vediamo sti prodotti che lo sto che fremete e volete fuori i NOMI degli ETF!
Ah solo una precisazione: tutti gli ETF che citerò sono ad accumulazione, ossia non distribuiscono dividendi o cedole ma reinvestono tutti i profitti. Come spiegato tante volte questa è la scelta migliore e fiscalmente più efficiente se siete nella fase di accumulazione della vostra ricchezza. Se invece per qualche motivo volete prodotti che generano flussi di cassa periodici, allora potrete trovare senza difficoltà gli ETF a distribuzione equivalenti rispetto a quelli che citerò.
Partiamo dall’AZIONARIO GLOBALE.
Allora, qui dipende un po’ da quale indice volete prendere a riferimento.
Se ci basiamo sull’indice MSCI World, che replica le circa 1500 società quotate più grandi di 23 paesi sviluppati (Cina esclusa), un prodotto molto famoso si chiama:
ISHARES CORE MSCI WORLD, che trovate anche con il ticker SWDA.
Parliamo di un ETF peso massimo da oltre 51 miliardi di dollari, quotato dal 2009, con un costo dello 0,2%.
Se invece vogliamo la versione che comprende anche la Cina, allora un buon prodotto della stessa famiglia si chiama:
ISHARES CORE MSCI ACWI, ticker IUSQ.
Anche questo è bello grosso, siamo oltre i 7 miliardi, è in giro dal 2011 e costa sempre 0,2% all’anno.
Rispetto al precedente, in esso sono presenti 1700 società rappresentative di 23 paesi sviluppati e 24 emergenti.
Qualora invece decidessimo di seguire tutt’altro indice globale, che non abbiamo mai citato sinora nel podcast, possiamo scegliere un benchmark che si chiama FTSE All World (scritto effe ti esse e e che sta per Financial Times Stock Exchange).
Qui, l’ETF più grande che lo rappresenta è il
VANGUARD FTSE ALL WORLD, ticker VWCE.
In questo caso parliamo di un ETF da 7 miliardi di capitalizzazione, quotato dal 2019 e con costi dello 0.22% che replica le azioni di quasi 4.000 società in oltre 40 paesi.
Nonostante sembra ci sia una grossa differenza rispetto al precedente, visto che questo replica quasi il triplo delle società, in realtà le performance sono pressoché analoghe.
Andiamo ora a parlare dell’indice degli Indici, della champions league dei mercati finanziari globali, ossia l’indice S&P 500.
Qui, davvero poco da dire.
Avete a disposizione una scelta sterminata in tutte le salse e colori ma per semplificarci la vita al massimo, uno qualunque dei prodotti che vi sto per citare va benissimo, l’unico discrimine riguarda il volume del vostro investimento e a breve vi spiego in che senso.
Allora, partiamo da:
ISHARES CORE S&P 500, ticker CSSPX
Anche qui, parliamo di un ETF gigantesco da 55.000 miliardi di dollari.
In giornate normali, questo ETF è talmente scambiato e liquido che il tempo di compravendita coincide con il tempo che ci mette il vostro mouse a fare click.
E’ quotato in Italia dal 2010 e costa 0,07%.
L’opzione alternativa che vi suggerirei è il
VANGUARD S&P 500, ticker VUAA.
Questo è più recente, esiste dal 2019 e ha una capitalizzazione – comunque enorme – di 6,5 miliardi di dollari.
Anche qui, 0,07% di costi all’anno.
Ora che differenza c’è tra uno e l’altro?
Agli effetti pratici, assolutamente nessuna. E’ vero che il primo è molto più grande ma finché parliamo di ETF che hanno capitalizzazioni miliardarie a voi non farà alcuna differenza.
L’unica differenza sostanziale riguarda il prezzo di ogni singola quota.
Nel momento in cui sto scrivendo il primo costa 424 € a quota, mentre il secondo circa 76 €.
In termini di performance non cambia nulla, però chiaramente se la vostra strategia prevede di investire, che ne so, 300 € al mese, chiaramente quello di ISHARES non lo potrete mai inserire nel vostro portafoglio perché il prezzo minimo è superiore.
Se invece fate investimenti periodici più voluminosi, allora mettete nel portafoglio quello che vi pare.
Giusto per completezza, esiste un altro enorme ETF sull’S&P 500 emesso da Invesco, che tra l’altro costerebbe anche leggermente meno (0,05%).
Qui però siamo arrivati ad un prezzo unitario di quasi 800 € a quota, cosa che lo rende meno pratico per investitori che si muovono con piccole quote periodiche.
Passiamo ora ai mercati emergenti.
Piccola premessa: i mercati emergenti sono per definizione i Paesi che non appartengono al gruppo dei Paesi occidentali industrializzati e comprendono, tra gli altri, Cina, India, paesi del Sud Est asiatico, Sud America e così via.
Se per caso al momento di scegliere un ETF sull’azionario globale avete puntato sull’MSCI All Country o sul FTSE All World, allora avete già dentro una buona esposizione ai mercati emergenti.
Se invece avete scelto l’MSCI World, oppure se in generale volete un’esposizione specifica sui mercati emergenti, allora ci può stare comprare un ETF ad hoc e i due che vi suggerirei sono i seguenti.
ISHARES CORE MSCI Emerging Markets IMI (scitto I emme I), ticker EIMI.
Qui siamo sui 16 miliardi di capitalizzazione, esiste dal 2014 e costa 0,18% all’anno per avere in portafoglio oltre 3.000 società, con Cina, Taiwan, India e Corea del Sud che la fanno da padrone.
Un’opzione alternativa, invece, per citarne finalmente uno Europeo, potrebbe essere
XTRACKERS MSCI Emerging Markets, ticker XMME.
Parliamo di un ETF da 4,5 miliardi, in giro dal 2017 e che costa sempre 0,18% all’anno.
In questo ETF sono racchiuse grossomodo la metà delle società rispetto al precedente (circa 1.400) ma i rendimenti sono pressoché gli stessi.
Cambiamo ora asset class e spostiamoci sulle obbligazioni.
Anche qui le scelte sono sterminate, potete davvero sbizzarrirvi a comprare qualunque cosa vi possa venire in mente.
Giusto per citare qualche esempio, potreste voler inserire nel vostro portafoglio:
– Obbligazioni governative Europee
– Treasury, che sono le obbligazioni governative Americane
– Obbligazioni Corporate
– Obbligazioni High-yield
– Obbligazioni indicizzate all’inflazione, le cosiddette inflation-linked
– e via dicendo
Oltre a ciò potete inoltre scegliere qualunque tipo di scadenza vi venga in mente, dagli ultrashort che comprendono obbligazioni con scadenza massima a 6 mesi a scadenze lunghissime anche oltre i 20 anni.
In questo sterminato ginepraio di opzioni, come ci possiamo muovere?
Per non saper né leggere, né scrivere, in assenza di specifiche esigenze che vi dovessero portare a inserire in portafoglio specifici prodotti obbligazionari, nel dubbio i cosiddetti ETF obbligazionari aggregate possono essere, per così dire, una soluzione per tutte le stagioni.
Questa tipologia di ETF include infatti sia obbligazioni governative che corporate, tutte di livello investment grade, con un mix diversificato di diverse scadenze, da pochi anni a oltre 20.
Anche qui, giusto per segnalarvi un paio di prodotti particolarmente diffusi, vi porto questi due esempi emessi entrambi dal più importante asset manager Europeo che si chiama Amundi, parte di Crédit Agricole.
Il primo è AMUNDI INDEX EURO AGGREGATE SRI, ticker EGRI
che è un ETF da circa 1 miliardo di capitalizzazione, quotato dal 2020 e con costi dello 0,16%.
E’ un ETF che replica la performance di oltre 3000 obbligazioni, tra governative e corporate emesse in Europa, e in particolare si concentra su titoli che rispecchiano criteri ESG, ossia di sostenibilità ambientale e sociale (pertanto non troverete in esso obbligazioni di società che producono armi, alcol o tabacco o che si occupano di intrattenimento per adulti, energia nucleare, OGM e così via).
Se vogliamo invece un prodotto simile ma con esposizione non solo Europea ma globale possiamo per esempio citare AMUNDI INDEX GLOBAL AGGREGATE 500m, ticker GAGG.
In questo caso siamo su un prodotto con una capitalizzazione di oltre 2 miliardi (nonostante justetf riporti erroneamente un valore nettamente inferiore), quotato dal 2017 e con costi dello 0,10%.
Qui abbiamo quasi 7000 obbligazioni, con gli Stati Uniti che dominano con oltre il 40% del peso totale, sempre ben distribuite tra governative e corporate e con differenti durate.
Detto questo, è meglio il primo o il secondo? E’ meglio acquistarli entrambi? E’ meglio acquistarne altri?
Le risposte a queste tre domande sono rispettivamente boh, boh e ancora boh.
Non ne ho la benché minima idea ma, se nella nostra asset allocation ha senso mettere una certa quantità di obbligazioni, probabilmente muoversi su prodotti di questo tipo non sarà un’idea cattiva.
Poi chiaramente nessuno vi vieta di avere solo obbligazioni governative, in tal caso avreste l’imbarazzo della scelta tra prodotti che replicano Treasury Americani, Bond dell’Eurozona o quello che vi pare.
Più curiosa, invece, sarebbe la scelta di avere solo obbligazioni corporate nel portafoglio.
Per chiudere, tocchiamo un’asset class di cui parliamo poco ma che ha il suo senso in un portafoglio ben diversificato, ossia l’ORO.
L’oro è un asset controverso, non tutti gli investitori lo considerano allo stesso modo.
Warren Buffet, per esempio, non ha mai avuto oro in portafoglio né probabilmente mai ne avrà.
Ray Dalio, invece, nel suo portafoglio All-Weather ha sempre avuto storicamente circa un 7-8% di oro.
Nel famoso permanent portfolio di Harry Brown, anche questo citato nell’episodio 8, l’oro arriva addirittura al 25%.
Come abbiamo già spiegato allora, l’oro non è un asset necessario nel portafoglio, ma può avere la sua utilità per due motivi:
1) è decorrelato rispetto alle azioni, quindi tende ad apprezzarsi quanto i mercati vanno giù, perché è considerato un bene rifugio;
2) è uno straordinaria protezione contro l’inflazione; in fasi ad alta inflazione, infatti, il prezzo dell’oro tende a salire in maniera importante (come abbiamo visto nei mesi a cavallo tra 2022 e 2023).
Una percentuale tra il 5 e il 15% del vostro portafoglio, se ritenete che l’oro continuerà ad avere queste due caratteristiche a lungo termine, potrebbe avere il suo senso come stabilizzatore.
Anche qui avete mille prodotti tra cui scegliere ma l’unico consiglio che vi dò è di prediligere quegli ETF (che in questo caso in realtà si chiamano ETC, Exchange Traded Commodities) emessi da società che posseggono oro fisico e che non ricorrono a contratti derivati, perché in questo secondo caso – per motivi tecnici su cui non vi sto ad annoiare – tenderete a dover sostenere dei costi maggiori nascosti.
I due ETC allo stesso tempo più grandi ed economici disponibili sul mercato sono:
INVESCO PHYSICAL GOLD A, ticker SGLD, con capitalizzazione di 14 miliardi, quotato dal 2009 e costi dello 0,12% e
ISHARES PHYSICAL GOLD ETC, ticker PPFB, con capitalizzazione di 13 miliardi, quotato dal 2011 e costi sempre dello 0,12%.
Allora, care amiche e cari amici investitori di questo podcast, ci stiamo avviando alla fine anche di questo episodio.
Mi raccomando, ribadisco il disclaimer urlato a inizio puntata.
Questi prodotti che vi ho citato sono degli esempi per darvi un’idea concreta di quali caratteristiche hanno degli ETF molto popolari nelle principali asset class.
Potete decidere di inserirne qualcuno nel vostro portafoglio oppure di muovervi diversamente ma in alcun caso queste indicazioni devono essere intese come delle raccomandazioni di investimento.
E’ invece importante che vi ricordiate queste cose:
1) La prima cosa da fare è avere ben chiara la vostra pianificazione finanziaria di lungo termine, comprensiva di una visione chiara di quanto guadagnate, quanto spendete, quanto debito avete e di quanti risparmi disponete;
2) La seconda cosa è avere un deposito di emergenza ben fondato; finché non avete circa 6 mesi di spese medie accantonate in cash non investite un tubo perché non siete al sicuro;
3) La terza cosa è aver chiari i propri obiettivi di investimento e la vostra predisposizione psicologica nei loro confronti.
Mentre i primi due sono banali, il terzo è più sottile e mi soffermo un attimo.
Aver chiari gli obiettivi significa aver ben chiaro in testa PERCHE’ volete investire i vostri soldi.
Investire tanto per investire non significa niente.
Dovete investire in funzione di obiettivi che volete conseguire, che possono essere:
a) creare un patrimonio generazionale;
b) creare un tesoretto che integrerà la mia pensione;
c) costruire un portafoglio in grado di generare una rendita passiva;
d) accumulare del capitale per realizzare specifici obiettivi (comprare una seconda, terza, quarta casa, lanciare un’attività, assicurare le finanze dei miei figli e via dicendo).
In base a quello che avete intenzione di fare, settate il vostro orizzonte temporale e fate reverse engineering per capire cosa vi serve per arrivarci e di conseguenza impostate tutta la strategia.
Mi spiego con un esempio.
Immaginiamo che voglio raggiungere 500.000 € di patrimonio in 10 anni.
Se parto da zero e pretendo di arrivarci investendo, che ne so, 200 € al mese avrei bisogno di un rendimento medio annuo intorno al 46%, cosa che potrei ottenere forse mettendo su un traffico di cocaina ma difficilmente ce la farei con investimenti nei mercati finanziari.
Qui allora si tratta di capire se:
1) sono in grado di aumentare la quota di risparmio mensile;
2) posso allungare l’orizzonte temporale;
3) voglio ridurre il target di patrimonio da raggiungere.
Se per la mia vita è fondamentale a tutti costi farcela in 10 anni, allora devo sapere che mi serviranno almeno 2.800 € al mese se investo in un portafoglio 70/30 o circa 2.000 se faccio all in solo sull’S&P 500 – e sempre ammesso e non concesso che i rendimenti dei prossimi 10 anni siano in linea con quelli degli scorsi 10 anni perché se beccate un altro decennio perduto come il 2000-2009 state freschi.
Ad ogni modo, sulla base di queste stime devo impegnarmi soprattutto per aumentare al massimo la mia capacità di risparmio, sapendo che essa è il carburante di tutta la macchina.
L’indice MSCI World resta comunque un buon punto di riferimento rispetto alle vostre aspettative di rendimento. Negli ultimi 35 anni ha reso poco più dell’8% all’anno, quindi non mi setterei mai degli obiettivi che presuppongono un rendimento annuo superiore.
Può essere che ce la facciate ma dovreste beccare una combinazione di investimenti e timing molto fortunata.
Inoltre sta a voi valutare quando spingere sulla quota azionaria e quanto invece essere conservativi aumentando quella obbligazionaria, ricordandovi che le azioni tipicamente generano più rendimento ma sono anche soggette a crolli più importanti.
Capito? quindi in base a dovete volete arrivare e quando, alla vostra capacità di risparmio e alla vostra tolleranza nei confronti della volatilità del mercato, individuate in questo modo la vostra asset allocation di riferimento e costruite il portafoglio di conseguenza.
Mi raccomando: questa roba non ha niente di scientifico! Abbiamo fatto queste simulazioni prendendo i rendimenti medi del passato ma come sapete nulla ci garantisce che saranno gli stessi anche in futuro.
Ad ogni modo, buona prassi potrebbe essere.
Se ho un orizzonte mediamente lungo – da 10 anni in sù direi – propenderei magari per avere un’esposizione azionaria un po’ più spinta e andrei poi gradualmente a ridurla man mano che mi avvicino alla fine del percorso.
Allo stesso tempo, terrei in considerazione le variazioni dei tassi di interesse nella mia allocazione perché in fasi con alti tassi probabilmente le azioni soffriranno e le obbligazioni avranno rendimenti interessanti, viceversa con tassi bassi le azioni hanno storicamente reso molto più delle obbligazioni.
Anche questa non è una legge universale perché nel momento in cui stiamo registrando abbiamo avuto un rialzo vertiginoso dei tassi, oltre 5% in America, e ciononostante l’S&P 500 ha fatto +16% da inizio 2023 e il Nasdaq addirittura oltre il 30%.
Nel medio termine, però, ha la sua logica.
Tutto chiaro?
Oh! Oggi abbiamo fatto una bella chiacchierata sul filo del rasoio, citando nomi e cognomi di alcuni prodotti finanziari molto noti.
Ferme restando le raccomandazioni che ho espresso lungo la puntata – quindi non mettetevi a comprare questi prodotti a cazzo e senza ragionare sulla vostra situazione finanziaria complessiva – dicevo, ferme restando queste raccomandazioni, in questo episodio abbiamo visto degli ETF specifici che possono servirvi da esempio nella scelta dei vostri prodotti.
In ogni caso, tanto questi quanto altri probabilmente andranno bene, purché rispettiate le regole generali che abbiamo già condiviso nell’episodio 9 su come scegliere i migliori ETF.
Se volete investire in alcuni di questi ok, in altri va bene lo stesso, le uniche due cose che contano davvero in maniera preponderante e che fanno il 98% di tutto il giochino sono:
UNO = l’impostazione corretta della vostra situazione finanziaria generale (quindi budget, risparmio, fondo di emergenza, investimenti, previdenza e assicurazioni, riascoltarsi l’episodio sulla Guida Galattica per investitori Pigri per un recap veloce) e
DUE = il tempo! Per via della crescita non lineare ma esponenziale dell’interesse composto, iniziare il prima possibile ha un impatto spropositato sul risultato finale.
Quindi, torno dalle vacanze e a settembre mi ci metto? Finisco l’anno e da Gennaio comincio? Parlano tutti di recessione imminente quindi aspetto prima che i mercati vadano giù e poi inizio ad investire?
NO, NO e ancora NO!
Appena finito quest’episodio, quindi tra circa 30-40 secondi, cominciate a farvi il vostro bel budget di spesa mensile, scaricatevi un’app per tracciare le uscite, fate il punto su quanti soldi avete da accantonare nel fondo di emergenza e quanti ne potete risparmiare mensilmente e con quale obiettivo.
A quel punto apritevi un conto su un broker qualunque (Italiano o comunque nell’Unione Europea, quindi i soliti: Fineco, Degiro, Scalable, Directa e compagnia bella vanno tutti bene, cercate solo di avere costi bassi soprattutto se fate piani di accumulo mensili in ETF) e via, cominciate subito che siete già in ritardo di una vita!
Subito prima di fare tutto questo, però, ricordatevi di mettere segui e attivare le notifiche su qualunque piattaforma su cui state ascoltando il podcast, consigliatelo a più non posso tra tutti i vostri conoscenti che dobbiamo continuare a scalare le classifiche di Spotify e lasciate una recensione a 5 stelle per supportarci e permetterci di continuare a produrre contenuti che spiattellano nomi di prodotti finanziari che anche se non sono raccomandazioni di investimento vi portate a casa delle linee guida niente male sempre nuovi!
Per quest’episodio invece è davvero tutto e ci rivediamo tra qualche giorno, sempre qui, con THE BULL – Il tuo podcast di finanza personale.
Bentornati a The Bull – Il tuo podcast di finanza personale
Cari amici e care amiche di questo Podcast lo so che mentre siete sotto l’ombrellone ad ascoltarmi non pensavate ad altro se non a come fare a mettere insieme il vostro portafoglio d’investimento una volta che, rientrati dalle vacanze, oltre a fare l’abbonamento annuale in palestra (e poi non andarci) vi siete presi l’impegno di cominciare a far fruttare per davvero i vostri risparmi.
Premesso che anche sulla palestra avrei due o tre cose da dire, lasciamo però questo argomento ad un futuro podcast.
Parlando di investimenti, invece, dopo 26 episodi di THE BULL avete sicuramente capito una serie di cose molto importanti, in particolare:
UNO = che il risparmio è la base di tutto il processo e che avere un budget, ottimizzare le spese e massimizzare i guadagni sono la chiave per impostare una pianificazione finanziaria come Dio comanda.
DUE = che dovete mettere da parte da 3 a (meglio) 6 mesi di spese in un fondo di emergenza per non avere cazzi se temporaneamente i vostri investimenti tracollano. E infine
TRE = che gli investimenti nei mercati finanziari sono storicamente quelli più efficienti, liquidi e diversificati e che quindi investire in un mix fatto almeno di azioni e obbligazioni può essere una buona idea per un investitore retail, non professionista, che non ha cazzi di star dietro ai mercati ma vuole solo, come dicono in America, “set it and forget it” ossia
impostare il portafoglio e poi dedicarsi ad altro nella vita.
Abbiamo detto mezzo milione di volte qui a THE BULL che investire in singole azioni e obbligazioni è un’operazione molto rischiosa e che è estremamente difficile fare scommesse che producano rendimenti maggiori della media di mercato, pertanto il consiglio di default che diamo in questo podcast e puntare sull’indicizzazione, ossia su prodotti che replicano indici di azioni e obbligazioni piuttosto che singole security, ossia singoli prodotti quotati in Borsa.
Se bazzicate YouTube e cominciate a seguire canali di informazione (o pseudoinformazione) finanziaria, vi usciranno una tonnellata di contenuti di gente che vi “spiegherà” tra mille virgolette come selezionare le migliori azioni per costruire un portafoglio che spacca! e che vi farà diventare milionari.
Lo ridico qui per la miliardesima volta: ottenere rendimenti superiori alla media di mercato selezionando singole azioni è un’impresa difficilissima, che riesce solo ad una manciata di professionisti stellari dell’universo finanziario.
Abbiamo detto mille volte che su orizzonti temporali da 10 anni in su, 9 asset manager professionisti su 10 non riescono a battere il mercato, ossia costruiscono portafogli che non riescono ad ottenere rendimenti almeno uguali alla media di mercato.
Fate ora attenzione ad un dettaglio molto importante: Perché quando dico sta roba degli asset manager che sottoperformano parlo sempre di orizzonti di almeno 10 anni?
Il motivo è che 10 anni è l’orizzonte di investimento minimo se volete cimentarvi con i mercati finanziari, anzi, 20 anni sarebbe pure meglio e tutta la vostra vita sulla Terra sarebbe l’ideale.
Questo è molto importante perché quando valutate le performance dei vostri investimenti potreste essere tentati di credere che abbiate fatto “molto bene” o “molto male” sulla base di risultati di singoli anni.
Ma la verità è che ciò che fa il vostro portafoglio in un singolo anno, o anche i 3-5 anni, non conta un tubo, soprattutto se investite in azioni e obbligazioni singole.
Facciamo un esempio.
Negli ultimi anni è diventato celeberrimo un ETF a gestione attiva del tutto particolare guidato da Cathie Wood, una famosissima investitrice Americana di successo, che in passato aveva gestito fondi di investimento con oltre 5 miliardi di dollari sotto la sua gestione.
Nel 2014 ebbe l’idea di fondare appunto quest’ETF, chiamato ARK Innovation, focalizzato su aziende specializzate in innovazione e tecnologia. Tra le società principali incluse nell’ETF figurano infatti realtà come Tesla, Coinbase (il più grande exchange americano di criptovalute) e Zoom (l’app di videoconferenza letteralmente esplosa durante la pandemia di Covid).
A fine 2020, Bloomberg incoronò Cathie Woods come best stock picker del mondo per le incredibili performance del suo ETF.
Pensate che dal picco di marzo 2020, quando il Covid è esploso e tutte le borse del mondo sono crollate, al suo apice un anno dopo, l’ETF di Cathie Wood ha fatto una performance di oltre il 300%!
Benissimo, ricordatevi che stiamo parlando di un genio della finanza con un’esperienza colossale alle spalle.
Ora, prendiamo un orizzonte di 5 anni, ossia partiamo dall’agosto 2018 e mettiamo a confronto la performance dell’incredibile ETF visionario di Catie Wood con un banalissimo ETF sull’S&P 500, ossia, come ormai tutti voi sapete, con un ETF che replica la performance media delle 500 società quotate più grandi degli Stati Uniti.
Risultato?
In questi 5 anni il banale e noioso ETF sull’S&P 500, privo di visione e immaginazione, avrebbe reso circa il 75%, quindi 10.000 € investiti allora oggi sarebbero circa 17.500.
E l’ETF astronomico della geniale, lo dico senza ironia, perché è geniale davvero, Cathie Wood quanto avrebbe fatto?
Ricordiamoci che solo nel 2020-21 ha fatto oltre il 300% in un anno.
Come minimo ci aspettiamo che si sia mangiato l’altro ETF.
Sorpresa, 10.000 € investiti 5 anni fa oggi sarebbero circa 9.500 € (considerati anche i non economicissimi costi di gestione del suo ETF).
Quindi, un ETF guidato da una luminare della finanza, che nel 2020 ha fatto oltre il 300% e che nei primi 7 mesi di questo 2023 ha più che doppiato il rendimento dell’S&P 500, in un orizzonte di 5 anni è stato asfaltato dal banalissimo ETF passivo che replica il principale indice Americano (e nel confronto con il rendimento dell’azionario globale sarebbe andata più o meno allo stesso modo).
Poi, nulla ci vieta di pensare che magari nel lungo termine sarà Catie Wood ad avere la meglio. Dal 2014 ad oggi, però, ETF sull’S&P 500 batte Catie Wood di oltre 50 punti percentuali di rendimento.
Perché vi sto smartellando le palle con Cathie Wood? Ma che ci frega mi direte!
E c’avete ragione!
Ve ne sto parlando solo per portarvi un esempio concreto – e tra l’altro particolarmente celebre – di quanto difficile sia pensare di provare a far meglio di quanto fareste con una manciata di buoni ETF, soprattutto se investire in azioni non è il vostro lavoro!
Detto questo, per 26 puntate vi ho parlato ad ogni piè sospinto di come impostare un piano di investimento basato sul concetto di indicizzazione.
Vi ricordate che due episodi fa vi ho parlato dei 4 migliori amici dell’investitore?
Ve li ricordo velocemente:
a) INDICIZZAZIONE appunto = ossia investite negli indici, non sui singoli prodotti;
b) DIVERSIFICAZIONE = investite in prodotti diversificati e in asset class decorrelate tra loro, in particolare azioni e obbligazioni;
c) DOLLAR-COST-AVERAGING = investite con continuità mese dopo mese, o trimestre dopo trimestre, per diluire il rischio di un cattivo tempismo sul mercato e per beneficiare di prezzi scontati durante le fasi di ribasso dei mercati; infine
d) RIBILANCIAMENTO = ossia una volta all’anno ripristinate i valori della vostra asset allocation così da ridurre la vostra esposizione verso asset che sono cresciuti troppo e permettendovi così di comprare a sconto asset che invece sono hanno avuto performance inferiori.
Detto questo e detto che un modo facile per far tutto con gli ETF e detto già mille volte come impostare l’asset allocation, come impostare il portafogli, su quali indici investire, come scegliere i singoli e via dicendo, niente! ancora c’è chi brancola nel buio e poi all’atto pratico non sa da che parte girarsi perché non capisce in quali prodotti dovrebbe investire.
Ecco allora che facciamo questa puntata un po’ border in cui in via del tutto eccezionale nomineremo anche degli specifici ETF per fare degli esempi che possano servirvi da guida.
DISCLAIMER IMPORTANTISSIMO: i contenuti di quest’episodio, come di qualunque altro di THE BULL, non sono raccomandazioni di investimento.
ripeto
NON SONO RACCOMANDAZIONI DI INVESTIMENTO
Nei prossimi minuti vi parlerò di 5 tipologie di ETF e per ciascuna tipologia farò 2 esempi di specifici prodotti che sono dei buoni rappresentanti di quella tipologia.
Ma questa non significa che vi sto invitando ad acquistare alcuno tra essi perché non ho la più pallida idea di chi voi siate, di quanto guadagnate, di quanto spendete, di quanto debito avete, di quale sia il vostro orizzonte temporale, l’obiettivo dei vostri investimenti e la vostra tolleranza al rischio.
Non sapendo chi siete – e in tutta onestà non può fregarmene di meno – nessuno potrà mai darvi delle raccomandazioni di investimento sensate.
Quindi, se nonostante questo disclaimer, ve ne sbattete, comprate i prodotti che nomino e di qui a qualche mese o anno perdete soldi, non venite a rompere le palle perché ve l’avevo detto che non vi stavo consigliando nulla ma che stavo solo facendo degli esempi concreti per aiutarvi ad orientare le vostre decisioni.
Poi le decisioni sono vostre e devono essere coerenti con la vostra situazione personale. Se così non sono, cazzi vostri, è giusto che perdiate soldi perché non avete prestato attenzione a quel che dicevo.
Finito il momento simpatia, passiamo alla parte pratica dell’episodio.
A puro titolo di esempio – RIPETO: a puro titolo di esempio – prendiamo un portafoglio composto da: Azionario Globale, Azionario Americano, Azionario dei Mercati Emergenti, Obbligazioni e Oro.
Per quanto riguarda i pesi delle varie asset class, in questa sede ci interessa poco.
Come vi dicevo in passato, più azioni significa più rischio e probabilmente più rendimento, viceversa più obbligazioni e ottenete l’effetto opposto.
L’oro è uno stabilizzatore del portafoglio, difficilmente troverete qualcuno che investe il 50% dei propri risparmi in oro, più facile invece che la sua quota sia tra 0 e il 10-15% del portafoglio.
Vi ricordo che la formula classica di asset allocation è: investi in azioni una quota percentuale uguale a 100 meno i tuoi anni di età.
Due episodi fa vi avevo invece proposto una modifica che tiene conto dei tassi di interesse che dice: investi in azioni una quota percentuale uguale a 125 meno i tuoi anni di età meno il tasso d’interesse vigente della Fed moltiplicato per 5.
In questo specifico momento storico, essendo i tassi intorno al 5%, otterrete con entrambe le formule gli stessi risultati.
Allora, vediamo sti prodotti che lo sto che fremete e volete fuori i NOMI degli ETF!
Ah solo una precisazione: tutti gli ETF che citerò sono ad accumulazione, ossia non distribuiscono dividendi o cedole ma reinvestono tutti i profitti. Come spiegato tante volte questa è la scelta migliore e fiscalmente più efficiente se siete nella fase di accumulazione della vostra ricchezza. Se invece per qualche motivo volete prodotti che generano flussi di cassa periodici, allora potrete trovare senza difficoltà gli ETF a distribuzione equivalenti rispetto a quelli che citerò.
Partiamo dall’AZIONARIO GLOBALE.
Allora, qui dipende un po’ da quale indice volete prendere a riferimento.
Se ci basiamo sull’indice MSCI World, che replica le circa 1500 società quotate più grandi di 23 paesi sviluppati (Cina esclusa), un prodotto molto famoso si chiama:
ISHARES CORE MSCI WORLD, che trovate anche con il ticker SWDA.
Parliamo di un ETF peso massimo da oltre 51 miliardi di dollari, quotato dal 2009, con un costo dello 0,2%.
Se invece vogliamo la versione che comprende anche la Cina, allora un buon prodotto della stessa famiglia si chiama:
ISHARES CORE MSCI ACWI, ticker IUSQ.
Anche questo è bello grosso, siamo oltre i 7 miliardi, è in giro dal 2011 e costa sempre 0,2% all’anno.
Rispetto al precedente, in esso sono presenti 1700 società rappresentative di 23 paesi sviluppati e 24 emergenti.
Qualora invece decidessimo di seguire tutt’altro indice globale, che non abbiamo mai citato sinora nel podcast, possiamo scegliere un benchmark che si chiama FTSE All World (scritto effe ti esse e e che sta per Financial Times Stock Exchange).
Qui, l’ETF più grande che lo rappresenta è il
VANGUARD FTSE ALL WORLD, ticker VWCE.
In questo caso parliamo di un ETF da 7 miliardi di capitalizzazione, quotato dal 2019 e con costi dello 0.22% che replica le azioni di quasi 4.000 società in oltre 40 paesi.
Nonostante sembra ci sia una grossa differenza rispetto al precedente, visto che questo replica quasi il triplo delle società, in realtà le performance sono pressoché analoghe.
Andiamo ora a parlare dell’indice degli Indici, della champions league dei mercati finanziari globali, ossia l’indice S&P 500.
Qui, davvero poco da dire.
Avete a disposizione una scelta sterminata in tutte le salse e colori ma per semplificarci la vita al massimo, uno qualunque dei prodotti che vi sto per citare va benissimo, l’unico discrimine riguarda il volume del vostro investimento e a breve vi spiego in che senso.
Allora, partiamo da:
ISHARES CORE S&P 500, ticker CSSPX
Anche qui, parliamo di un ETF gigantesco da 55.000 miliardi di dollari.
In giornate normali, questo ETF è talmente scambiato e liquido che il tempo di compravendita coincide con il tempo che ci mette il vostro mouse a fare click.
E’ quotato in Italia dal 2010 e costa 0,07%.
L’opzione alternativa che vi suggerirei è il
VANGUARD S&P 500, ticker VUAA.
Questo è più recente, esiste dal 2019 e ha una capitalizzazione – comunque enorme – di 6,5 miliardi di dollari.
Anche qui, 0,07% di costi all’anno.
Ora che differenza c’è tra uno e l’altro?
Agli effetti pratici, assolutamente nessuna. E’ vero che il primo è molto più grande ma finché parliamo di ETF che hanno capitalizzazioni miliardarie a voi non farà alcuna differenza.
L’unica differenza sostanziale riguarda il prezzo di ogni singola quota.
Nel momento in cui sto scrivendo il primo costa 424 € a quota, mentre il secondo circa 76 €.
In termini di performance non cambia nulla, però chiaramente se la vostra strategia prevede di investire, che ne so, 300 € al mese, chiaramente quello di ISHARES non lo potrete mai inserire nel vostro portafoglio perché il prezzo minimo è superiore.
Se invece fate investimenti periodici più voluminosi, allora mettete nel portafoglio quello che vi pare.
Giusto per completezza, esiste un altro enorme ETF sull’S&P 500 emesso da Invesco, che tra l’altro costerebbe anche leggermente meno (0,05%).
Qui però siamo arrivati ad un prezzo unitario di quasi 800 € a quota, cosa che lo rende meno pratico per investitori che si muovono con piccole quote periodiche.
Passiamo ora ai mercati emergenti.
Piccola premessa: i mercati emergenti sono per definizione i Paesi che non appartengono al gruppo dei Paesi occidentali industrializzati e comprendono, tra gli altri, Cina, India, paesi del Sud Est asiatico, Sud America e così via.
Se per caso al momento di scegliere un ETF sull’azionario globale avete puntato sull’MSCI All Country o sul FTSE All World, allora avete già dentro una buona esposizione ai mercati emergenti.
Se invece avete scelto l’MSCI World, oppure se in generale volete un’esposizione specifica sui mercati emergenti, allora ci può stare comprare un ETF ad hoc e i due che vi suggerirei sono i seguenti.
ISHARES CORE MSCI Emerging Markets IMI (scitto I emme I), ticker EIMI.
Qui siamo sui 16 miliardi di capitalizzazione, esiste dal 2014 e costa 0,18% all’anno per avere in portafoglio oltre 3.000 società, con Cina, Taiwan, India e Corea del Sud che la fanno da padrone.
Un’opzione alternativa, invece, per citarne finalmente uno Europeo, potrebbe essere
XTRACKERS MSCI Emerging Markets, ticker XMME.
Parliamo di un ETF da 4,5 miliardi, in giro dal 2017 e che costa sempre 0,18% all’anno.
In questo ETF sono racchiuse grossomodo la metà delle società rispetto al precedente (circa 1.400) ma i rendimenti sono pressoché gli stessi.
Cambiamo ora asset class e spostiamoci sulle obbligazioni.
Anche qui le scelte sono sterminate, potete davvero sbizzarrirvi a comprare qualunque cosa vi possa venire in mente.
Giusto per citare qualche esempio, potreste voler inserire nel vostro portafoglio:
– Obbligazioni governative Europee
– Treasury, che sono le obbligazioni governative Americane
– Obbligazioni Corporate
– Obbligazioni High-yield
– Obbligazioni indicizzate all’inflazione, le cosiddette inflation-linked
– e via dicendo
Oltre a ciò potete inoltre scegliere qualunque tipo di scadenza vi venga in mente, dagli ultrashort che comprendono obbligazioni con scadenza massima a 6 mesi a scadenze lunghissime anche oltre i 20 anni.
In questo sterminato ginepraio di opzioni, come ci possiamo muovere?
Per non saper né leggere, né scrivere, in assenza di specifiche esigenze che vi dovessero portare a inserire in portafoglio specifici prodotti obbligazionari, nel dubbio i cosiddetti ETF obbligazionari aggregate possono essere, per così dire, una soluzione per tutte le stagioni.
Questa tipologia di ETF include infatti sia obbligazioni governative che corporate, tutte di livello investment grade, con un mix diversificato di diverse scadenze, da pochi anni a oltre 20.
Anche qui, giusto per segnalarvi un paio di prodotti particolarmente diffusi, vi porto questi due esempi emessi entrambi dal più importante asset manager Europeo che si chiama Amundi, parte di Crédit Agricole.
Il primo è AMUNDI INDEX EURO AGGREGATE SRI, ticker EGRI
che è un ETF da circa 1 miliardo di capitalizzazione, quotato dal 2020 e con costi dello 0,16%.
E’ un ETF che replica la performance di oltre 3000 obbligazioni, tra governative e corporate emesse in Europa, e in particolare si concentra su titoli che rispecchiano criteri ESG, ossia di sostenibilità ambientale e sociale (pertanto non troverete in esso obbligazioni di società che producono armi, alcol o tabacco o che si occupano di intrattenimento per adulti, energia nucleare, OGM e così via).
Se vogliamo invece un prodotto simile ma con esposizione non solo Europea ma globale possiamo per esempio citare AMUNDI INDEX GLOBAL AGGREGATE 500m, ticker GAGG.
In questo caso siamo su un prodotto con una capitalizzazione di oltre 2 miliardi (nonostante justetf riporti erroneamente un valore nettamente inferiore), quotato dal 2017 e con costi dello 0,10%.
Qui abbiamo quasi 7000 obbligazioni, con gli Stati Uniti che dominano con oltre il 40% del peso totale, sempre ben distribuite tra governative e corporate e con differenti durate.
Detto questo, è meglio il primo o il secondo? E’ meglio acquistarli entrambi? E’ meglio acquistarne altri?
Le risposte a queste tre domande sono rispettivamente boh, boh e ancora boh.
Non ne ho la benché minima idea ma, se nella nostra asset allocation ha senso mettere una certa quantità di obbligazioni, probabilmente muoversi su prodotti di questo tipo non sarà un’idea cattiva.
Poi chiaramente nessuno vi vieta di avere solo obbligazioni governative, in tal caso avreste l’imbarazzo della scelta tra prodotti che replicano Treasury Americani, Bond dell’Eurozona o quello che vi pare.
Più curiosa, invece, sarebbe la scelta di avere solo obbligazioni corporate nel portafoglio.
Per chiudere, tocchiamo un’asset class di cui parliamo poco ma che ha il suo senso in un portafoglio ben diversificato, ossia l’ORO.
L’oro è un asset controverso, non tutti gli investitori lo considerano allo stesso modo.
Warren Buffet, per esempio, non ha mai avuto oro in portafoglio né probabilmente mai ne avrà.
Ray Dalio, invece, nel suo portafoglio All-Weather ha sempre avuto storicamente circa un 7-8% di oro.
Nel famoso permanent portfolio di Harry Brown, anche questo citato nell’episodio 8, l’oro arriva addirittura al 25%.
Come abbiamo già spiegato allora, l’oro non è un asset necessario nel portafoglio, ma può avere la sua utilità per due motivi:
1) è decorrelato rispetto alle azioni, quindi tende ad apprezzarsi quanto i mercati vanno giù, perché è considerato un bene rifugio;
2) è uno straordinaria protezione contro l’inflazione; in fasi ad alta inflazione, infatti, il prezzo dell’oro tende a salire in maniera importante (come abbiamo visto nei mesi a cavallo tra 2022 e 2023).
Una percentuale tra il 5 e il 15% del vostro portafoglio, se ritenete che l’oro continuerà ad avere queste due caratteristiche a lungo termine, potrebbe avere il suo senso come stabilizzatore.
Anche qui avete mille prodotti tra cui scegliere ma l’unico consiglio che vi dò è di prediligere quegli ETF (che in questo caso in realtà si chiamano ETC, Exchange Traded Commodities) emessi da società che posseggono oro fisico e che non ricorrono a contratti derivati, perché in questo secondo caso – per motivi tecnici su cui non vi sto ad annoiare – tenderete a dover sostenere dei costi maggiori nascosti.
I due ETC allo stesso tempo più grandi ed economici disponibili sul mercato sono:
INVESCO PHYSICAL GOLD A, ticker SGLD, con capitalizzazione di 14 miliardi, quotato dal 2009 e costi dello 0,12% e
ISHARES PHYSICAL GOLD ETC, ticker PPFB, con capitalizzazione di 13 miliardi, quotato dal 2011 e costi sempre dello 0,12%.
Allora, care amiche e cari amici investitori di questo podcast, ci stiamo avviando alla fine anche di questo episodio.
Mi raccomando, ribadisco il disclaimer urlato a inizio puntata.
Questi prodotti che vi ho citato sono degli esempi per darvi un’idea concreta di quali caratteristiche hanno degli ETF molto popolari nelle principali asset class.
Potete decidere di inserirne qualcuno nel vostro portafoglio oppure di muovervi diversamente ma in alcun caso queste indicazioni devono essere intese come delle raccomandazioni di investimento.
E’ invece importante che vi ricordiate queste cose:
1) La prima cosa da fare è avere ben chiara la vostra pianificazione finanziaria di lungo termine, comprensiva di una visione chiara di quanto guadagnate, quanto spendete, quanto debito avete e di quanti risparmi disponete;
2) La seconda cosa è avere un deposito di emergenza ben fondato; finché non avete circa 6 mesi di spese medie accantonate in cash non investite un tubo perché non siete al sicuro;
3) La terza cosa è aver chiari i propri obiettivi di investimento e la vostra predisposizione psicologica nei loro confronti.
Mentre i primi due sono banali, il terzo è più sottile e mi soffermo un attimo.
Aver chiari gli obiettivi significa aver ben chiaro in testa PERCHE’ volete investire i vostri soldi.
Investire tanto per investire non significa niente.
Dovete investire in funzione di obiettivi che volete conseguire, che possono essere:
a) creare un patrimonio generazionale;
b) creare un tesoretto che integrerà la mia pensione;
c) costruire un portafoglio in grado di generare una rendita passiva;
d) accumulare del capitale per realizzare specifici obiettivi (comprare una seconda, terza, quarta casa, lanciare un’attività, assicurare le finanze dei miei figli e via dicendo).
In base a quello che avete intenzione di fare, settate il vostro orizzonte temporale e fate reverse engineering per capire cosa vi serve per arrivarci e di conseguenza impostate tutta la strategia.
Mi spiego con un esempio.
Immaginiamo che voglio raggiungere 500.000 € di patrimonio in 10 anni.
Se parto da zero e pretendo di arrivarci investendo, che ne so, 200 € al mese avrei bisogno di un rendimento medio annuo intorno al 46%, cosa che potrei ottenere forse mettendo su un traffico di cocaina ma difficilmente ce la farei con investimenti nei mercati finanziari.
Qui allora si tratta di capire se:
1) sono in grado di aumentare la quota di risparmio mensile;
2) posso allungare l’orizzonte temporale;
3) voglio ridurre il target di patrimonio da raggiungere.
Se per la mia vita è fondamentale a tutti costi farcela in 10 anni, allora devo sapere che mi serviranno almeno 2.800 € al mese se investo in un portafoglio 70/30 o circa 2.000 se faccio all in solo sull’S&P 500 – e sempre ammesso e non concesso che i rendimenti dei prossimi 10 anni siano in linea con quelli degli scorsi 10 anni perché se beccate un altro decennio perduto come il 2000-2009 state freschi.
Ad ogni modo, sulla base di queste stime devo impegnarmi soprattutto per aumentare al massimo la mia capacità di risparmio, sapendo che essa è il carburante di tutta la macchina.
L’indice MSCI World resta comunque un buon punto di riferimento rispetto alle vostre aspettative di rendimento. Negli ultimi 35 anni ha reso poco più dell’8% all’anno, quindi non mi setterei mai degli obiettivi che presuppongono un rendimento annuo superiore.
Può essere che ce la facciate ma dovreste beccare una combinazione di investimenti e timing molto fortunata.
Inoltre sta a voi valutare quando spingere sulla quota azionaria e quanto invece essere conservativi aumentando quella obbligazionaria, ricordandovi che le azioni tipicamente generano più rendimento ma sono anche soggette a crolli più importanti.
Capito? quindi in base a dovete volete arrivare e quando, alla vostra capacità di risparmio e alla vostra tolleranza nei confronti della volatilità del mercato, individuate in questo modo la vostra asset allocation di riferimento e costruite il portafoglio di conseguenza.
Mi raccomando: questa roba non ha niente di scientifico! Abbiamo fatto queste simulazioni prendendo i rendimenti medi del passato ma come sapete nulla ci garantisce che saranno gli stessi anche in futuro.
Ad ogni modo, buona prassi potrebbe essere.
Se ho un orizzonte mediamente lungo – da 10 anni in sù direi – propenderei magari per avere un’esposizione azionaria un po’ più spinta e andrei poi gradualmente a ridurla man mano che mi avvicino alla fine del percorso.
Allo stesso tempo, terrei in considerazione le variazioni dei tassi di interesse nella mia allocazione perché in fasi con alti tassi probabilmente le azioni soffriranno e le obbligazioni avranno rendimenti interessanti, viceversa con tassi bassi le azioni hanno storicamente reso molto più delle obbligazioni.
Anche questa non è una legge universale perché nel momento in cui stiamo registrando abbiamo avuto un rialzo vertiginoso dei tassi, oltre 5% in America, e ciononostante l’S&P 500 ha fatto +16% da inizio 2023 e il Nasdaq addirittura oltre il 30%.
Nel medio termine, però, ha la sua logica.
Tutto chiaro?
Oh! Oggi abbiamo fatto una bella chiacchierata sul filo del rasoio, citando nomi e cognomi di alcuni prodotti finanziari molto noti.
Ferme restando le raccomandazioni che ho espresso lungo la puntata – quindi non mettetevi a comprare questi prodotti a cazzo e senza ragionare sulla vostra situazione finanziaria complessiva – dicevo, ferme restando queste raccomandazioni, in questo episodio abbiamo visto degli ETF specifici che possono servirvi da esempio nella scelta dei vostri prodotti.
In ogni caso, tanto questi quanto altri probabilmente andranno bene, purché rispettiate le regole generali che abbiamo già condiviso nell’episodio 9 su come scegliere i migliori ETF.
Se volete investire in alcuni di questi ok, in altri va bene lo stesso, le uniche due cose che contano davvero in maniera preponderante e che fanno il 98% di tutto il giochino sono:
UNO = l’impostazione corretta della vostra situazione finanziaria generale (quindi budget, risparmio, fondo di emergenza, investimenti, previdenza e assicurazioni, riascoltarsi l’episodio sulla Guida Galattica per investitori Pigri per un recap veloce) e
DUE = il tempo! Per via della crescita non lineare ma esponenziale dell’interesse composto, iniziare il prima possibile ha un impatto spropositato sul risultato finale.
Quindi, torno dalle vacanze e a settembre mi ci metto? Finisco l’anno e da Gennaio comincio? Parlano tutti di recessione imminente quindi aspetto prima che i mercati vadano giù e poi inizio ad investire?
NO, NO e ancora NO!
Appena finito quest’episodio, quindi tra circa 30-40 secondi, cominciate a farvi il vostro bel budget di spesa mensile, scaricatevi un’app per tracciare le uscite, fate il punto su quanti soldi avete da accantonare nel fondo di emergenza e quanti ne potete risparmiare mensilmente e con quale obiettivo.
A quel punto apritevi un conto su un broker qualunque (Italiano o comunque nell’Unione Europea, quindi i soliti: Fineco, Degiro, Scalable, Directa e compagnia bella vanno tutti bene, cercate solo di avere costi bassi soprattutto se fate piani di accumulo mensili in ETF) e via, cominciate subito che siete già in ritardo di una vita!
Subito prima di fare tutto questo, però, ricordatevi di mettere segui e attivare le notifiche su qualunque piattaforma su cui state ascoltando il podcast, consigliatelo a più non posso tra tutti i vostri conoscenti che dobbiamo continuare a scalare le classifiche di Spotify e lasciate una recensione a 5 stelle per supportarci e permetterci di continuare a produrre contenuti che spiattellano nomi di prodotti finanziari che anche se non sono raccomandazioni di investimento vi portate a casa delle linee guida niente male sempre nuovi!
Per quest’episodio invece è davvero tutto e ci rivediamo tra qualche giorno, sempre qui, con THE BULL – Il tuo podcast di finanza personale.
Recensioni
Quando capisci come funziona la finanza… ti viene voglia di raccontarla!
Non sono solito a mettere recensioni e specialmente non ascolto podcast, ma da quando ho iniziato questo, faccio fatica a staccarmi, e quasi non posso più fare a meno di ascoltare e arricchirmi culturalmente.
Andrea V., 22 Set 2025Podcast piacevole, scorre veloce ma in modo estremamente chiaro, spiega i concetti chiave per gestire le proprie finanze, fornendo la classica cassetta degli attrezzi. Complimenti, davvero ben fatto!
Massimiliano, 29 Mag 2024Riccardo mi ha letteralmente cambiato la vita e fatto scoprire che amo la finanza, ho ascoltato il podcast già due volte e non mi stufo mai di ascoltarlo, parla in modo semplice e chiaro
Massimo D., 23 Set 2025Ho seguito tutte le puntate! Grazie veramente
Amalia A., 17 Set 2025Veramente interessante, chiaro e conciso. Cambia la vita finanziaria di chiunque.. da ascoltare assolutamente anche per chi di finanza non vuole occuparsi mai
Francesca B., 6 Apr 2024La mia ignoranza in materia mi ha sempre creato dei dubbi, ma grazie a un amico ho iniziato ad ascoltare il podcast. Per fortuna che ho 24 anni e un po' di tempo e soldi da dedicarmi a imparare le varie nozioni per me stesso. Grazie mille!
Luca G. 10 Ott 2025Veramente veramente raccomandato! la finanza personale riassunta alla perfezione! e spiegata partendo dall'ABC! Ottimo anche da ascoltare a velocita 1,5x!
Giorgia R., 23 Gen 2025Ho acquistato e letto il suo libro e l' ho trovato. Esprime i concetti economici in modo semplice e chiaro. Sentirlo parlare conferma che è un professionista del settore.
Giulia N., 11 Ago 2025Dovrebbero ascoltarlo buona parte degli italiani e io avrei dovuto scoprirlo con qualche anno in anticipo ma meglio tardi che mai
Matteo C., 3 Set 2025