6 Settimane per diventare Ricchi (con Ramit Sethi)

Puntata speciale di THE BULL dedicata al programma del popolarissimo blogger Ramit Sethi, super star di finanza personale, onnipresente nei principali talk show, podcast e programmi TV dedicati a risparmio e investimenti e protagonista della docuserie Netflix "Come diventare ricchi". 6 settimane per imparare a gestire i debiti, ottimizzare le spese, automatizzare i vostri risparmi e investire con gli strumenti più efficienti. Dopo 28 episodi di THE BULL, altro che 6 settimane! sono certo che a voi basteranno 6 ore al massimo per impostare tutto per bene.

Difficoltà
29 minuti
The Bull - No Thumb

Risorse

Punti Chiave

Applica i 6 step di Ramit Sethi: paga debiti, fondo emergenza, pensione e 'conscious spending'.

Automatizza risparmi e investimenti per crescita costante tramite interesse composto.

Scegli ETF per portafogli diversificati (es.Vanguard LifeStrategy o modello Swensen).

Trascrizione Episodio

Bentornati a The Bull – Il tuo podcast di finanza personale

Per prima cosa, grazie, grazie e ancora grazie a tutti voi che in queste giornate estive (ma anche grazie a chi sentirà quest’episodio magari a Natale) da ovunque voi siate state facendo volare THE BULL con quasi mille ascolti in una sola settimana e posizionandolo ormai stabilmente nella top ten Carriere e nella top 30 Business su Spotify.

Ormai stiamo diventando anche un podcast internazionale e pare che ci sia qualche pazzo che mi ascolta dalla Danimarca, dalla Germania, dal Brasile e persino dalle Isole Faroe.

Oggi puntata dedicata ad un mio caro amico che non legge un libro neanche se gli puntate una pistola alla tempia, che dice sempre che non legge perché preferisce aspettare quando escono i film.

Benissimo, caro amico mio, lo spunto per l’episodio di oggi deriva da un libro che lessi tempo fa e che è recentemente diventato, anche se non esattamente un film, una serie di grande successo su Netflix.

Quindi puoi anche saltare il libro, che tra l’altro non mi risulta sia tradotto in Italiano, quindi vorrei proprio vederti!, ma dopo esserti ascoltato quest’episodio potrai dedicarti ad una delle tue attività preferite, ovvero sprofondare nel divano mangiando qualche schifezza – Dio benedica il tuo metabolismo da quindicenne – sparandoti 8 ore di fila a guardarti la serie.

Per chi volesse, il libro si chiama I Will Teach You to Be Rich ed è stato scritto da un popolarissimo blogger americano di origini indiane di nome Ramit Sethi (vi metto link negli shownote).

Ramit è un personaggio praticamente onnipresente in America in qualunque talk show, podcast o programma in cui si parla di soldi, risparmio e investimenti.

Davvero, io seguo svariati podcast made in USA sull’argomento, e credo di averlo trovato ospite almeno in una decina di programmi diversi.

Se in un futuro remoto e utopico uscirà una puntata di THE BULL con Ramit Sethi come ospite, ragazzi significa che ce l’avrò fatta e dalla settimana successiva sarò in pensione.

Per ora invece accontentiamoci di averlo come ospite immaginario e raccontiamo in quest’episodio i punti salienti del suo programma per insegnare a chiunque a diventare ricchi.

Su Netflix la docuserie si chiama Come Diventare Ricchi ed è doppiata in Italiano, quindi no excuse, fate che sia la prossima serie che guardate.

In tutta onestà – e qui piazzo un bel cliché per sembrare più intelligente – il libro è mille volte meglio della serie, che chiaramente per essere adattata al format di Netflix è stata un po’ spettacolarizzata e impostata a mo’ di reality.

In pratica la serie segue una manciata di famiglie americane di diversa estrazione e diverse problematiche economiche. Ramit va a trovare questa gente, si fa spiegare la loro rispettiva situazione finanziaria, le abitudini di spesa, gli investimenti, gli obiettivi di vita e così via e li aiuta ad impostare al meglio la loro relazione con i soldi.

Il libro invece, pur mantenendo uno stile piuttosto pop, è più concreto ed è finalizzato a spiegare passo passo e in maniera estremamente pragmatica come realizzare i propri obiettivi finanziari, indipendentemente dal proprio livello di reddito, istruzione, ceto sociale e via dicendo.

Ladies and Gentlemen, benvenuti quindi a “Come Diventare Ricchi in 6 Settimane” con la partecipazione straordinaria, così straordinaria che lui non è proprio venuto, di Ramit Sethi.

Ah, manco a dirlo, Ramit Sethi è ricco.

Non ricco a là Bill Gates ma abbastanza ricco da aver raggiunto tempo fa il suo personale livello di Fuck You Money e di fatto da non dover più lavorare un solo giorno della sua vita.

Poi chiaramente è diventato ancora più ricco grazie al fatto che il suo libro è stato un New York Times Best Seller e che Netflix gli avrà dato una svalangata di soldi per fare la serie.

Money makes money, non c’è niente da fare. Più ne hai, più ne arrivano (e purtroppo viceversa, come espresso dal famoso Matthew Effect, il principio così chiamato dal sociologo Robert Merton negli anni ’60 ispirandosi al passo del vangelo di Matteo in cui si dice “a chiunque ha, verrà dato e avrà in abbondanza, ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha”).

L’idea è che piccoli vantaggi iniziali possano portare a un accumulo di successo e opportunità, mentre chi parte con svantaggi può trovarsi in una situazione di svantaggio sempre crescente, cosa che peraltro funziona in maniera esemplare quando si tratta di soldi.

Quindi cerchiamo di capire come acquisire piccoli vantaggi progressivi con i nostri soldi così da creare un effetto valanga positivo e proteggerci invece da circoli viziosi che ci possono avviluppare in una spirale negativa con le nostre finanze.

Allora, come sempre succede con i libri di finanza personale americani, ci sono alcune cose che in Italia non sono direttamente applicabili.

Se doveste comprare il libro, o più verosimilmente guardarvi la serie come forse farà il mio buon amico dell’introduzione, potranno esserci due o tre concetti che non vi saranno immediatamente chiari, perché non hanno un immediato corrispettivo in Italia.

Vi aiuto velocemente a tradurre queste cose con quanto di più vicino abbiamo qui da noi.

UNO = c’è una parte iniziale dedicata alle carte di credito. In America le carte di credito sono veri e propri strumenti di finanziamento con degli interessi altissimi. In pratica gli Americani, soprattutto i ceti più bassi, hanno diverse carte e si indebitano fino al midollo per finanziare acquisti di beni di consumo e dato che non sono in grado di ripagare i debiti mese dopo mese le società che emettono le carte applicano interessi assurdi sulle rate.

In un contesto come questo, con i tassi di interesse in continuo rialzo, questa perversa abitudine è pericolosissima perché fa lievitare il volume di debito.

In Italia in realtà non mi risulta sia una pratica così frequente, quindi tutta l’enfasi su quest’aspetto da noi avrebbe scarsa applicazione.

(bisogna dire che sulla cultura finanziaria in generale facciamo pena, però almeno ci indebitiamo poco e su questo siamo un’eccellenza globale).

DUE = sentirete parlare di high-yield saving accounts, perché in America sono più frequenti che in Italia degli istituti di credito che offrono alti tassi di interesse sui conti correnti. Persino Apple quest’anno ha lanciato il suo H-Y-S-A, come si chiamano lì, in partnership con Goldman Sachs e ha avuto un successo incredibile, raggiungendo in pochi mesi oltre 10 miliardi di dollari di depositi, grazie all’offerta di un interesse del 4,15% all’anno.

In Italia non mi risulta ci siano delle soluzioni perfettamente equivalenti, però esistono i conti deposito, vincolati o svincolabili, che in alcuni casi hanno dei rendimenti comparabili.

Nel momento in cui stiamo registrando, per esempio, alcune realtà bancarie innovative come Cherry Bank o Banca Aidexia offrono anche il 4,5% lordo sulle somme vincolate per 12 mesi e circa il 3,5% su quelle svincolabili.

TRE = gli strumenti di cui sentirete parlare più di frequente qui e in generale nei testi di finanza personale americani sono gli I-R-A (scritto I, erre, A) e i 401(k) (scritto quattrocentouno cappa).

Per farla breve, gli IRA sono conti finalizzati ad investimenti per la pensione e hanno una tassazione agevolata.

I 401(k) invece sono una sorta di fondo di previdenza complementare offerto dai datori di lavoro.

Gli equivalenti Italiani di entrambi sono i fondi di previdenza complementare, di cui abbiamo parlato velocemente nella seconda parte di “Le 10 Regole per una pianificazione finanziaria di successo”.

In breve, i fondi aperti, tipicamente offerti da banche, assicurazioni e altre società finanziarie, sono fondi di previdenza simili agli IRA che vi permettono di investire con determinate agevolazioni con l’obiettivo di integrare la vostra futura pensione.

I fondi chiusi, invece, come ad esempio il fondo Fon.te per chi lavora in società che applicano il CCNL Commercio, oppure il fondo Cometa per chi lavora in società metalmeccaniche e così via per tutti gli altri contratti collettivi, sono fondi di previdenza che in qualche modo sono un mix tra IRA e 401(k) perché:

– permettono di investire a lungo termine a condizioni fiscali agevolate per l’integrazione della pensione e inoltre

– consentono di ricevere un contributo aggiuntivo da parte del datore di lavoro se versate una quota minima della vostra retribuzione (fiscalmente deducibile) oltre al TFR.

Quando investono, gli Americani utilizzano innanzitutto gli IRA e i 401(k) e, superati i limiti massimi di contribuzione, aprono un “taxable brokerage account”, che è l’equivalente del vostro conto titoli su Fineco o Degiro o Scalable o Etoro o dove vi pare.

Il mio consiglio per gli ascoltatori Italiani – per gli amici delle Faroe mi spiace, non sono competente sulla vostra legislazione in materia – è quello di sistemare ASAP la vostra situazione previdenziale valutando la forma migliore di integrazione per voi.

Se potete accedervi, i fondi di categoria secondo me sono un’opzione solida per via dei costi bassi, degli incentivi fiscali e del contributo del datore di lavoro; se invece preferite un fondo privato vedete voi, avete meno vincoli ma fate attenzione ai costi.

Detto questo, in cosa consiste il programma in 6 settimane?

In realtà non è una cosa da fare in 6 settimane ma si tratta solo di un artificio di Ramit Sethi per rendere il percorso sostenibile, aiutando voi zucconi che buttate via i soldi a destra e a manca senza accorgervene ad entrare gradualmente nella vita adulta e cominciare a gestire il denaro in maniera più intelligente.

I 6 step, comunque, sono i seguenti:

1) PRIMO STEP: Ottimizzate l’utilizzo delle carte di credito e in generale fate fuori il prima possibile tutti i debiti che avete (mutuo a parte), in particolare se hanno alti tassi di interesse (il più grosso dei quali, per voi, probabilmente sarà la rata dell’auto).
Per quanto riguarda il mutuo, come dicevo, se l’avete sottoscritto prima del 2022 con tasso fisso probabilmente avrete un interesse molto basso e quindi va bene così. Viceversa, fatevi una chiacchierata con la vostra banca o con altri istituti per capire se ci sono in giro condizioni migliori per limare un po’ la vostra rata.
Ricordatevi che una volta che finirà il ciclo di rialzo dei tassi di interesse da parte della BCE (speriamo nel 2024 ma dipende da come va l’inflazione), i tassi dei mutui ricominceranno a scendere e lì potrete fare surroghe più aggressive.

2) SECONDO STEP: Mettete su un conto ad alto interesse, cosa che io traduco con: createvi un fondo di emergenza che copra circa 6 mesi di spese e metteteli nell’equivalente più simile che abbiamo in Italia che sono i conti deposito.
Per indole non amo in linea di principio i depositi vincolati, perché voglio che i miei soldi siano SEMPRE a mia disposizione.
Pertanto forse propenderei per le formule svincolabili, che comunque hanno interessi niente male.
Ad ogni modo non è il fondo di emergenza quello su cui puntiamo per far crescere i risparmi, quindi non diventiamo pazzi per avere il 3,5% invece che il 2,5%.

Qui serve solo che ci siano sempre i soldi disponibili qualora dovessimo avere qualche spesa imprevista, se perdiamo il lavoro, se dobbiamo affrontare dei costi medici importanti e così via.

3) TERZO STEP: Ramit suggerisce di aprire un IRA o un 401(k) o entrambi.
Come vi ho spiegato poco fa, per noi Italiani la cosa più simile è aprire una posizione con un fondo di previdenza complementare, aperto o chiuso o altre formule fate voi, purché lo facciate il prima possibile.

4) Il QUARTO STEP è invece dedicato al cosiddetto Conscious Spending, ossia alla spesa consapevole.

Questo passaggio è probabilmente il più importante di tutti.

Quando mi capita di parlare con qualcuno di finanza personale – e per via di questo podcast mi capita abbastanza spesso – tutti vogliono subito sapere cosa devono fare per far crescere i propri soldi e mi chiedono su cosa investire, dove sta andando il mercato o altre cazzate del genere.

Su cosa investire, BOH! se non so chi sei, non ho idea di come fare a dirti su cosa investire. E anche in quel caso non ci sarebbe una risposta univoca.

Per quanto riguarda dove sta andando il mercato, invece, la migliore risposta di sempre la diede oltre un secolo fa il fondatore di J.P. Morgan, che per la cronaca si chiamava J.P. Morgan, e che a domanda di un giornalista ripose: “il mercato? andrà su e giù” … e lui era il più potente banchiere del mondo!

Quindi, nessuno sa cosa farà il mercato, nessuno sa in cosa sia meglio investire, nessuno sa niente e solo una minoranza di chi si occupa di investimenti sa di non sapere niente.

Pertanto il punto di partenza non deve mai essere DOVE INVESTIRE, questo viene alla fine. Il punto di partenza deve essere COME RISPARMIARE il più possibile.

Abbiamo detto tante volte che se gli investimenti sono il motore della macchina che fa crescere i nostri soldi, il risparmio è il carburante.

Senza risparmio, puoi metter su la migliore strategia d’investimento del mondo ma non vai da nessuna parte.

Inoltre il risparmio è l’unica cosa realmente sotto il nostro controllo.

Non sapremo mai quali saranno i rendimenti dei prossimi anni del mercato azionario, né quali saranno i nostri futuri aumenti di stipendio o le nostre future entrate.

L’unica cosa che sappiamo è che possiamo impostare un budget e controllare e ottimizzare al meglio le nostre spese per incrementare il più possibile la quota di risparmio da dedicare agli investimenti.

Su questo tema vi rimando a molti degli episodi precedenti in cui abbiamo parlato di come razionalizzare le nostre uscite, ad esempio l’episodio sulla Guida Galattica per Investitori Pigri o quello sulle 7 Abitudini che vi impediranno di diventare ricchi.

Ramit comunque dà una serie di suggerimenti che qui accenno velocemente.

PRIMO CONSIGLIO: comprendere la differenza tra “cheap spending” e “conscious spending” ossia tra spesa economica e consapevole. Il suo suggerimento non è tagliare via tutto e vivere da pezzenti ma concentrarsi sulle cose per noi importanti e che portano valore e poi tagliare tutte le spese che non hanno un impatto significativo sulla nostra vita (pensiamo alle subscription inutili, agli acquisti compulsivi che facciamo su Amazon, agli inutili 3 € al giorno che dilapidiamo per prendere il caffé al bar, che in un mese sono 60 €, in un anno circa 650 € e investiti per 20 anni nell’azionario globale potrebbero essere oltre 40.000!).

SECONDO CONSIGLIO: impostate il vostro budget con la regola del 60%, ossia:

– il 60% del vostro reddito deve andare alle spese fisse (mutuo o affitto, trasporto, cibo, bollette eccetera);

– il 20% deve essere risparmiato e investito;

– il 10% deve costituire un buffer per spese non prevedibili (esempio: la partecipazione ad un matrimonio con annessi e connessi, una multa, acquisti episodici di abbigliamento o accessori e via dicendo)

– il 10% restante può essere usato come “Fun Money”, ossia per fare quello che vi pare senza ritegno e senza pensieri.

Chiaramente qui sta un po’ anche alle singole situazioni personali.

Se una persona single guadagna 2.000 € netti al mese e ne paga 1.000 € solo per l’affitto, è un po’ difficile farci stare tutte le spese fisse nel 60%. Al contrario, una coppia con un reddito mensile medio aggregato di 8.000 € dovrebbe poter allocare alla voce risparmio almeno il 50% dei propri introiti.

Il mio suggerimento, dato anche in episodi passati è: mettete a budget i big three (abitazione, trasporto e cibo), dopodiché cercate di porvi come obiettivo almeno il 10-15% del vostro reddito per il vostro risparmio e ottimizzate le vostre spese variabili per starci nella differenza.

Esempio:

– 4.000 € al mese di reddito di coppia;

– 2.400 € al mese per mutuo e bollette, trasporto e spesa alimentare;

– 600 € al mese come obiettivo di risparmio;

– resterebbero quindi altri 1.000 € da distribuire mensilmente su tutte le altre voci variabili, tagliando quelle non necessarie che non portano né valore né soddisfazione e dandoci dentro con ciò che ci rende più felici.

TERZO CONSIGLIO: cercate di aumentare i vostri guadagni.
Le tre strade principali sono:

– concordando un aumento di stipendio con il vostro datore di lavoro a fronte del raggiungimento di determinati obiettivi in un lasso di tempo condiviso; oppure, se ciò non fosse possibile,

– cambiando lavoro; oppure

– sfruttando qualche competenza, se ne avete, per guadagnare soldi extra come free-lance.

Tornando invece al percorso in 6 settimane, siamo ora arrivati allo step numero

5) ossia, come dice Ramit, imparate a risparmiare mentre dormite o, più semplicemente, automatizzate i flussi di cassa del vostro conto principale.

In pratica quando avrete settato tutto per bene, dovreste ritrovarvi con:

– un conto su cui ricevete lo stipendio e comunque dove atterra la vostra primaria fonte di reddito;

– un conto per il deposito di emergenza;

– un conto per la previdenza complementare;

– un conto sul vostro broker per gli investimenti finanziari.

Posto che se avete aderito ad un fondo chiuso per la previdenza complementare i versamenti saranno fatti direttamente dal vostro datore di lavoro, per quanto riguarda il resto, una volta che avete determinato il vostro budget, impostate il vostro conto principale affinché ogni mese versi automaticamente degli importi predefiniti agli altri conti, in particolare al conto del broker per i vostri investimenti che idealmente dovrebbero avere una cadenza periodica costante.

In questo modo non dovreste correre il rischio di cadere in tentazione e usare i risparmi per la ricchezza del vostro FUTURO VOI per comprare cazzate per il VOI PRESENTE che è poco lungimirante e spendaccione.

Veniamo infine all’ultimo step del percorso che, naturalmente, non poteva che aver a che fare con gli investimenti.

Quindi, Step numero

6) Il risparmio è la base di tutto ma se non lo mettete a frutto resta sterile e si svaluta annualmente per effetto dell’inflazione.
Come invece abbiamo visto mille volte facendo simulazioni a destra e a manca, gli investimenti a lungo termine hanno la capacità di crescere in maniera esponenziale grazie al miracolo matematico dell’interesse composto.

Anche Ramit si accoda alla venerabile schiera di esperti di finanza personale che sconsiglia caldamente SIA di investire in singoli asset cercando di emulare qualche grande investitore, SIA di affidarsi a fondi gestiti per via del devastante mix di alti costi e rendimenti sotto la media.

Su questo tema mi sono già espresso in ogni salsa; il buon Ramit, con uno stile ancora più caustico del mio, dice peste e corna contro qualunque forma di consulenza finanziaria che preveda una commissione sottratta ai vostri investimenti.

Come in ogni buon libro di finanza personale degno di questo nome, anche Ramit fa fuori la diatriba tra investimento attivo e passivo e spiega i vantaggi di un investimento a lungo termine tramite fondi indicizzati (o ETF) rispetto che affidarsi a banche, consulenti o altri soggetti.

La sua proposta di default e di utilizzare un cosiddetto Target Date Fund.

Questi prodotti sono dei portafogli di investimento composti principalmente da fondi indicizzati ed emessi dalle solite grandi società di asset management specializzate in index fund e ETF quali Vanguard, Blackrock, Fidelity e via dicendo.

In pratica sono dei pacchetti preconfezionati di fondi indicizzati o ETF che variano l’asset allocation a seconda della “data” di pensionamento che scegliete.

Facciamo un esempio, preso dal sito di Vanguard:

– se prendiamo il Vanguard Target Retirement 2030, immaginando di andare in pensione appunto tra circa 7 anni, avremo un portafoglio composto circa al 64% da azioni e al 36% da obbligazioni;

– se prendiamo invece il Vanguard Target Retirement 2050, avremo invece quasi il 90% in azioni e il resto in obbligazioni.

Questi prodotti hanno la caratteristica di adattare progressivamente l’asset allocation riducendo via via l’esposizione azionaria man mano che ci si avvicina alla data.

Allora, per quel che ne so, ma potrei sbagliarmi quindi fate double-check, non mi risulta che dall’Italia sia possibile aprire direttamente un conto presso Vanguard o simili e comprare questi prodotti.

Posso dirvi di per certo, però, che Vanguard ha creato anche una cosa simile sotto forma di ETF che invece potete comprare facilmente anche qui su qualunque broker e mi riferisco ai prodotti chiamati LifeStrategy.

Ne esistono 4 con diverse asset allocation e per la precisione abbiamo:

– Life Strategy 80;

– Life Strategy 60;

– Life Strategy 40 e infine

– Life Strategy 20

dove il numero si riferisce alla percentuale di azioni in portafoglio e sono tutti composti da ETF di Vanguard (cioè sono ETF di ETF, che però funzionano esattamente come un qualunque altro ETF).

Questo è il prodotto più simile, secondo me, che potete comprare agevolmente in Italia per replicare l’idea di Ramit dei Target Retirement Fund.

A mio avviso hanno un grande PRO e un grande CONTRO.

Allora, il grande PRO è che in un colpo solo avete fatto l’asset allocation, il fondo si ribilancia da solo, voi dovete solo metterci dentro i soldi e non dovete star dietro a mille prodotti.

Ad esempio se volete un approccio moderatamente aggressivo, tipo 60/40, vi prendete il secondo Life Strategy, impostate magari un pac mensile automatico su un broker con basse commissioni e potreste anche non pensarci più per il resto della vita.

Voi comprate un ETF e dentro ce ne sono una decina che Vanguard si occupa di ribilanciare continuamente senza sbatti per voi.

Il grande CONTRO, invece, sono le dimensioni, la liquidità e quindi gli spread.

Il Life Strategy 60 è infatti un fondo con una capitalizzazione di circa 230 milioni. Intendiamoci, non che sia piccolissimo però, se vi ricordate dall’episodio precedente, l’ETF di Vanguard sull’S&P 500 che avevamo citato era grande 6 miliardi e mezzo.

Essendo molto più piccolo e di fatto un prodotto un po’ particolare, il Life Strategy è sicuramente meno liquido e quando un ETF è più piccolo, meno liquido e quindi meno scambiato tende ad avere uno spread più alto, ossia la differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita si amplia (uguale maggiori costi per voi).

Giusto per restare nell’esempio, lo spread dell’ETF sull’S&P 500 di Vanguard è di circa 0,39%, mentre quello del LifeStrategy è più del doppio.

A lungo termine, queste piccole differenze possono avere un impatto enorme perché vanno ad aumentare i costi dello strumento.

L’altra cosa che non mi fa impazzire è l’idea di fare all in in questo prodotto per tutta la vita.

Non è che non sia diversificato perché tra azioni e obbligazioni ci saranno dentro 10.000 titoli diversi ma nei fatti comprerete e venderete sempre e solo quote di tutto questo pacchettone.

Ammettiamo che ci metto 600 € al mese per 30 anni e supponiamo che abbia un rendimento medio annuo del 7%, alla fine mi troverei con oltre 700.000 € concentrati in un unico prodotto e se per qualche motivo volessi liquidare questi 700.000 €, sarei sicuramente più sereno ad aver investito in grandi ETF miliardari super liquidi che non in un prodotto un po’ di nicchia.

De Gustibus, fate voi.

Se avete zero voglia di seguire i vostri investimenti, non si può comunque dire che comprare un prodotto di questo tipo sia un’idea sbagliata – e comunque parliamo di Vanguard, che sta alla qualità dei prodotti di investimento come Apple a quella degli smartphone.

Semplicemente non credo sia la soluzione più efficiente.

Concludiamo invece quest’episodio parlando dell’altra soluzione proposta da Ramit Sethi rispetto ai Target Retirement Funds.

Ramit dice: nell’85% dei casi, questi fondi preconfenzionati risolvono tutti i vostri problemi (in America sì, in Italia ni, come vi ho appena detto).

Se però volete seguire altre strade e investire in autonomia, ecco allora che Ramit presenta un modello celeberrimo di Asset Allocation che è il famoso portafoglio di David Swensen.

David Swensen è stato il Chief Investment Officer della Yale University dal 1985 al 2021, anno della sua morte.

Il suo incredibile risultato è stato trasformare il patrimonio finanziario di Yale da 1 miliardo di dollari al momento dell’inizio della sua gestione a oltre 30 miliardi nel 2019, riuscendo a ottenere un rendimento annualizzato medio di oltre il 13%.

Avete presente quando diciamo che è difficilissimo battere il mercato e che un ristrettissimo numero di persone ce la fa lungo un lasso di tempo superiore a 10 anni? Ecco, Dave Swensen è uno di quei rarissimi mostri sacri in grado di farcela e siede a buon diritto nell’olimpo dei più grandi investitori di tutti i tempi.

Ramit Sethi propone nel suo libro l’asset allocation preferita di Swensen, composta in questo modo:

– 30% in azionario Americano;

– 15% in azionario internazionale dei paesi sviluppati;

– 5% in azionario dei mercati emergenti;

– 15% di obbligazioni governative americane a medio-lungo termine;

– 15% di TIPS, ossia di bond governativi americani indicizzati all’inflazione;

– 20% di REIT, ossia di fondi che investono nel settore immobiliare.

Come vedete si tratta di un’allocation con una quota azionaria del 70% (dato che i REIT possono essere considerati delle azioni a tutti gli effetti) e un 30% destinato a Bond governativi.

Questa è ovviamente un’allocazione fatta e pensata per investitori americani.

Se voleste provare a replicarla voi sostituirei la parte obbligazionaria proposta con dei prodotti che replicano bond globali.

Un portafoglio come questo è abbastanza semplice da replicare con anche solo 3 ETF.

Una buona approssimazione sarebbe:

– circa il 50% in un ETF che replica l’indice MSCI All Country o l’indice FTSE All World;

– circa il 30% in un ETF global aggregate; e infine

– circa il 20% in un ETF che replica un indice di REIT globali.

Occhio che i REIT sono abbastanza costosi (il più grande che ho trovato su justetf costa quasi lo 0,6% all’anno) e di solito sono tutti a distribuzione, per una questione tecnica legata alla regolamentazione di fondi immobiliari.

Ora, ATTENZIONE: mi sembra quasi banale precisare che se investite in questo portafoglio comprando 3 ETF potete sognarvi di fare il 13% all’anno per 30 anni.

C’è riuscito Swensen tra l’85 e il 2021, con il suo team di 30 analisti, facendo un lavoro assolutamente al di fuori della portata di tutti noi. Ed era un genio vero.

Ho fatto qualche simulazione e negli ultimi 15 anni questo tipo di portafoglio avrebbe reso praticamente lo stesso di un portafoglio 70/30 (dato che appunto i REIT hanno un andamento molto correlato all’azionario) – sicuramente da leccarsi i baffi, perché parliamo di circa un 8% all’anno, ma siamo ben lontani dalla performance astronomica di Swensen.

Detto questo, se siete interessati a saperne di più, vi metto negli shownote dell’episodio il link ad un celebre libro di Swensen dal titolo Unconventional Success in cui parla, tra le varie cose, di questo portafoglio,

Qualunque sia il portafoglio che impostate, le regole del gioco restano sempre le stesse che abbiamo pedissequamente ripetuto qua è là in vari episodi, quindi:

– aprite un conto presso un broker affidabile e possibilmente con commissioni basse;

– investite con continuità, mensilmente o trimestralmente va bene uguale, e indipendentemente da quello che succede sui mercati, così da mettere in campo la strategia di dollar-cost-averaging di cui abbiamo parlato a proposito dei 4 Amici dell’investitore;

– una volta all’anno ribilanciate per mantenere l’asset allocation scelta, così da ridurre l’esposizione verso asset che magari sono cresciuti troppo e allo stesso tempo comprare a sconto quegli asset che nel frattempo hanno sottoperformato.

– in tutto ciò, cercate di aumentare il più possibile la vostra capacità di risparmio e investitene il più possibile per il resto della vostra vita su questa Terra.

Più facile di così si muore.

Allora, cari compagni di viaggio di THE BULL, spero che abbiate trovato utile quest’episodio – se così non fosse prendetevela con Ramit Sethi, tutto quest’episodio in pratica l’ho scopiazzato da lui.

Ad ogni modo, utile o non utile, in quest’ultima mezz’ora avete ascoltato un condensato di ciò che Ramit vuole farvi fare in 6 settimane ma che, se ci pensate, vi basta una domenica pomeriggio per impostare più o meno tutto (a parte gli investimenti che dovete farli a borse aperte).

Vi consiglio comunque caldamente il libro, è una di quelle letture che potete divorare in un paio d’ore (sì sono 300 pagine e fischia ma è scritto grande, ci sono tabelle, grafici, disegnini e testimonianze delle persone che lui ha aiutato di cui non ce ne può fregare di meno).

Se invece come il mio caro amico di inizio puntata siete allergici alla cellulosa e anche leggere su Kindle o Ipad vi urta, allora 8 puntate da un’oretta su Netflix e un po’ di cose le imparate anche lì.

Detto questo, vi invito come sempre a mettere segui e attivare le notifiche su qualunque piattaforma su cui stiate ascoltando il podcast, a consigliarlo anche agli sconosciuti vicini di ombrellone che avete ai vostri lati e a lasciare una recensione a 5 stelle per supportarci e permetterci di continuare a produrre contenuti che invitano virtualmente super star internazionali della finanza personale ma poi alla fine sentite sempre e solo la mia voce sempre nuovi.

Per questo episodio invece è davvero tutto e noi ci ritroviamo tra qualche giorno, con un nuovo capitolo dedicato a come gestire al meglio i vostri soldi e come regalarvi un futuro migliore, sempre qui con THE BULL – Il tuo podcast di finanza personale.

Recensioni

Quando capisci come funziona la finanza… ti viene voglia di raccontarla!

La mia ignoranza in materia mi ha sempre creato dei dubbi, ma grazie a un amico ho iniziato ad ascoltare il podcast. Per fortuna che ho 24 anni e un po' di tempo e soldi da dedicarmi a imparare le varie nozioni per me stesso. Grazie mille!

Luca G. 10 Ott 2025

Ho acquistato e letto il suo libro e l' ho trovato. Esprime i concetti economici in modo semplice e chiaro. Sentirlo parlare conferma che è un professionista del settore.

Giulia N., 11 Ago 2025

Ho seguito tutte le puntate! Grazie veramente

Amalia A., 17 Set 2025

Non sono solito a mettere recensioni e specialmente non ascolto podcast, ma da quando ho iniziato questo, faccio fatica a staccarmi, e quasi non posso più fare a meno di ascoltare e arricchirmi culturalmente.

Andrea V., 22 Set 2025

Dovrebbero ascoltarlo buona parte degli italiani e io avrei dovuto scoprirlo con qualche anno in anticipo ma meglio tardi che mai

Matteo C., 3 Set 2025

Veramente interessante, chiaro e conciso. Cambia la vita finanziaria di chiunque.. da ascoltare assolutamente anche per chi di finanza non vuole occuparsi mai

Francesca B., 6 Apr 2024

Riccardo mi ha letteralmente cambiato la vita e fatto scoprire che amo la finanza, ho ascoltato il podcast già due volte e non mi stufo mai di ascoltarlo, parla in modo semplice e chiaro

Massimo D., 23 Set 2025

Da quando l'ho scoperto in 15 gg mi sono ascoltato 150 puntate senza fermarmi, ho annullato gli altri podcast per portarmi alla pari ed ascoltare tutte le precedenti puntate, ben fatto, esattamente il livello di informazione che mi serviva

Gianluca G., 11 Set 2025

Podcast piacevole, scorre veloce ma in modo estremamente chiaro, spiega i concetti chiave per gestire le proprie finanze, fornendo la classica cassetta degli attrezzi. Complimenti, davvero ben fatto!

Massimiliano, 29 Mag 2024
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