8 Errori da non commettere quando investi
Nuovo report, vecchia conferma sullo stato di educazione finanziaria degli Italiani. Per non farci trovare impreparati sulla gestione dei nostri soldi, vediamo 8 Errori comuni da NON commettere quando si investe. In collaborazione con il nostro partners Scalable Capital.

Risorse
Punti Chiave
Critica alle abitudini finanziarie italiane (liquidità, mattone, BTP) per scarsa consapevolezza e ignoranza.
Guida agli 8 errori comuni negli investimenti: obiettivi, inflazione, diversificazione, costi, timing e gestione emotiva.
Trascrizione Episodio
Bentornati a THE BULL – Il tuo podcast di Finanza Personale.
Noi Italiani non ci smentiamo mai!
Mai che una volta ci stupiamo con qualche colpo a sorpresa, no! su certe cose ci piace essere inchiodati da generazioni e da lì non ci muoviamo cascasse il mondo!
Del resto, come si fa a rinunciare alle care e vecchie buone tradizioni?
Di cosa sto farneticando vi chiederete?
Ma ovviamente delle abitudini finanziarie degli Italiani che ancora una volta hanno confermato tutta la nostra incredibile mancanza di consapevolezza per quanto riguarda come funziona la finanza e quali siano i principi di base dell’investimento.
Da qualche settimana – e per chi mi starà ascoltando tra 10 anni mi sto riferendo al novembre del 2023 – una nota società gestione dei patrimoni di nome Pictet Wealth Management ha rilasciato i dati di uno studio che ha condotto su un campione di 5000 risparmiatori Italiani e i risultati che sono venuti fuori – beh, che dire – sono sempre un po’ gli stessi.
Che bello però che oggi siamo qui in migliaia che invece di finanza qualcosina iniziano a capirne, quindi mi sentirò un po’ meno solo a commentare i dati di quest’indagine e non ci sarà troppo bisogno di spiegarvi perché c’è qualcosa che non va nelle abitudini di investimento degli abitanti della nostra amata penisola, abbracciata da meravigliosi mari e protetta dalle più belle montagne del mondo, ma che proprio non vuole saperlo di far entrare un po’ di cultura finanziaria all’interno dei suoi splendidi confini.
Prima di cominciare però, permettetemi di ringraziare il nostro partner Scalable Capital che ha contribuito allo sviluppo di quest’episodio.
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Ma torniamo all’indagine di Pictet.
Nonostante lo studio rilevi un crescente interesse generale verso tematiche di finanza e investimenti, poi vai a vedere come investono mediamente il proprio patrimonio gli Italiani e scopriamo che:
– il 41% degli intervistati preferisce rimanere liquido ossia tenere i soldi sul conto corrente;
– il 27% preferisce investire nel grande amore imperituro degli Italiani, ossia nel mattone;
– il 26% è invece attratto dai BTP.
Le azioni? non pervenute chiaramente, se non in un misero 6% degli intervistati.
Ragazzi vorrei ringraziare Pictet e i suoi potenti mezzi con cui ha condotto la ricerca.
Ma se solo si fossero ascoltati l’episodio 5 di questo podcast, uscito in una calda domenica sera di metà Giugno, gli avevamo già spiegato tutto noi.
Mannaggia a saperlo risparmiavano qualche migliaia di euro per tutto lo sbattimento di fare l’indagine!
Cosa dicevamo allora: che gli Italiani, che in generale non investono un cazzo rispetto al loro ingente patrimonio liquido, quando investono c’hanno in mente solo tre cose:
– comprare Case
– comprare BTP
– oppure chiedere consigli all’amico barra cugino barra consulente che lavora in banca o in un’assicurazione e farsi appioppare un bel fondo comune di investimento o una superlativa polizza, entrambi dai costi fotonici e dai rendimenti ridicoli.
Ecco devo dire che mentre gli amici di Pictet hanno inquadrato perfettamente il problema dell’investimento in mattone e nei titoli di stato, oltre alla follia di tenere i patrimoni sui conti correnti con l’inflazione al 5%, non hanno fatto particolare menzione al tema dei prodotti di investimento gestito.
Forse perché loro stessi li vendono e hanno delle commissioni che vanno da abbastanza alte a mostruosamente alte?
Sarà una pura coincidenza, eh, cattivo io che vado a pensare male…
Comunque qual è il problema emerso da questo report?
In due parole, il problema è che l’Italiano medio non capisce una beata fava di cosa sta facendo con i propri soldi e continua imperterrito a perseverare negli errori finanziari che gli sono stati tramandati dalle generazioni che lo hanno preceduto.
In particolare
DOMANDA UNO: perché è un problema che il 41% degli Italiani ritiene che la cosa più opportuna da fare sia lasciare i soldi sul conto?
Risposta: perché ignorano il fatto che l’inflazione spaventosa di questi anni si sta divorando il potere d’acquisto dei soldi sui conti correnti e comunque anche un’inflazione normale del 2-3% è un problema perché per i suoi effetti che abbiamo visto molte volte il denaro si svaluta inesorabilmente nel tempo.
Ad un ritmo del 3% all’anno (e non del 9 e del 6 degli ultimi due), grossomodo ogni 23-24 anni il valore dei soldi si dimezza.
Quindi lasciare i soldi sul conto non va bene perché nella migliore delle ipotesi perdono incessantemente valore per il solo fatto di stare fermi.
DOMANDA DUE: perché è un problema che il 27% pensi agli immobili come prima forma di investimento?
Risposta: perché anche qui abbiamo visto a più non posso che l’investimento immobiliare è estremamente complesso, molto rischioso e molto poco liquido, richiede ingenti capitali e il ricorso al debito tramite un mutuo.
Inoltre, checché si pensi il contrario, il valore del mattone non è detto che cresca sempre.
In generale, al netto di situazioni particolari specifiche, il valore reale (quindi aggiustato per inflazione) del mercato immobiliare Italiano non è ancora tornato ai livelli del 2006, quindi se qualcuno pensa che investire in un immobile sia una garanzia per tutelare il valore dei propri soldi, mmhhhh, mi spiace si sta sbagliando di grosso.
Per chi invece sta pensando di comprare un immobile per metterci dentro un inquilino che ogni mese gli pagherà il suo bel canone di affitto, benissimo, ma non pensiamo che sia l’investimento del secolo perché quello immobiliare rende mediamente un 4-5% lordo all’anno, se tutto va bene, senza considerare affittuari morosi, costi di ristrutturazione o altre fonti di spesa.
Quindi come abbiamo detto in diversi episodi passati, investire nel settore immobiliare ottimo! purché si sappia quel che si sta facendo e l’investimento rappresenti una quota minoritaria del portafoglio, altrimenti c’è roba migliore che si può fare.
DOMANDA TRE: Perché è un problema che il 26% degli Italiani abbia in mente solo i BTP e che il 45% di chi, intervistato da PIctet, aveva già degli investimenti attivi, avesse investito in essi?
Intanto questo accade perché ci viene fatta una testa tanta sui BTP dato che l’Italia, per quanto riguarda il suo debito pubblico, ha le pezze al culo e l’anno prossimo deve collocare qualcosa come 140 miliardi di debito, la più grande emissione di titoli di stato mai fatta in un solo anno e senza il supporto della Banca Centrale Europea.
Auguri.
E’ chiaro quindi che il governo ha tutto l’interesse a incentivare quanti più investitori Italiani possibile affinché si accollino questo debito, visto che gli investitori istituzionali stranieri vedono sempre l’Italia come un pollo da spennare o come qualcosa da cui stare alla larga, se non a fronte del riconoscimento di interessi mostruosi.
Anche qui però il punto è il medesimo.
Se ho 50.000 euro da parte e compro 50.000 € di BTP mi sto prendendo dei rischi mortali facendo all in su un solo prodotto, non esattamente liquido come potrei aspettarmi, esposto alle variazioni dei tassi di interesse e alle montagne russe dello spread che ogni tanto si abbatte come una mannaia su di noi facendo schizzare gli interessi sul nostro debito.
Se proprio volete mettere in BTP il 5-10% del vostro patrimonio magari può avere senso, altrimenti non è l’idea migliore che potrebbe balenarvi.
La domanda vera però è perché gli Italiani non ci sentono quando si tratta dell’asset class finanziaria regina dei mercati, ossia le azioni.
In parte le ragioni sono storiche.
Il mercato azionario Italiano è storicamente uno dei meno performanti del mondo occidentale, con un rendimento annuo medio lontano anni luce non solo dagli Stati Uniti, ma anche da paesi vicini come Regno Unito, Germania, Francia, Olanda e così via.
Basti pensare che il rendimento reale storico (quindi aggiustato per inflazione) del mercato azionario Americano è stato quasi del 7% all’anno (circa 10% in termini nominali), mentre quello Italiano è stato un misero 2%.
Oltre a questo, ci sono poi tante ragioni di natura tecnica, culturale e di ecosistema finanziario, su cui ora non torniamo, che hanno fatto sì che in Italia per generazioni l’investimento in azioni non venisse considerato qualcosa di redditizio.
Ora, appurato che tutto ciò non va bene e che invece l’investimento va approcciato in tutt’altro modo, come vado raccontando fino alla noia da oltre 50 episodi, i dati sconcertanti della ricerca mi hanno dato il La non solo per rimarcare la cronica ignoranza finanziaria dell’Italiano medio, cosa che mi diletto sempre fare, ma anche per condividere insieme a voi 8 errori tra i più comuni che toccano tanto chi si è appena approcciato al mondo degli investimenti, quando gli investitori più navigati.
Ringrazio intanto Marco per avermi segnalato un’infografica di Visual Capitalist in cui venivano citati i 20 errori più comuni negli investimenti che sembrava praticamente un riassunto di tutto The Bull.
20 errori però stavamo qua fino a domani, quindi li ho un po’ raggruppati e ne ho tirati fuori 8 che dovete tenervi bene in mente, onde evitare di fare cagate con i vostri soldi che sennò arrivano quelli di Pictet, vi fanno il sondaggio su come investite e poi mi tocca redarguirvi perché commettete errori banali.
Allora, bando alle ciance, cerchiamo di migliorare il livello di preparazione finanziaria del nostro bel Paese e vediamo insieme gli 8 errori da non commettere quando si investe.
ERRORE NUMERO UNO: Non avere obiettivi di investimento
Un altro modo per dire la stessa cosa è investire a ca**o di cane, ossia mettendo soldi a destra e sinistra senza sapere cosa si stia facendo e perché.
“Dunque prendo un po’ di BTP, qualche Bitcoin e anche magari un po’ di Ethereum così diversifico, prendo due o tre azioni di Tesla, poi Ferrari, Unicredit e Eni che vanno sempre bene, un ETF sull’intelligenza artificiale che sappiamo che è il futuro e poi vincolo a 5 anni 30.000 euro in un conto deposito che oggi oh hai visto che rende il 5% lordo!”
Se tutto ciò vi sembra vagamente familiare, ragazzi state investendo senza obiettivi.
Cosa vuol dire investire per obiettivi?
Vuol dire avere in testa fin dall’inizio quali sono gli scopi che con i nostri investimenti vogliamo conseguire.
Come si racconta sempre in qualunque corso di formazione che viene fatto ai dipendenti di qualunque azienda commerciale del mondo, gli obiettivi per essere tali devono essere SMART, che è un acronimo che sta per:
– Specific;
– Measurable;
– Achievable;
– Relevant;
– Time bound.
Ossia, dicesi obiettivo qualcosa di specifico, che ha una metrica misurabile, che può essere ragionevolmente raggiunto, che è pertinente rispetto alla situazione in cui siamo inseriti e che ha un orizzonte temporale chiaro.
Se manca una di queste cose, non è un obiettivo, bensì un vago desiderio maturato mentre vi stavate facendo la doccia.
Quando si tratta di investimenti dobbiamo invece sempre avere in testa:
– cosa ci aspettiamo di conseguire con i nostri investimenti;
– quali rendimenti, quale patrimonio e a fronte di quali rischi che siamo disposti ad assumerci vogliamo conseguire nel corso della nostra vita;
– se i risultati che abbiamo in testa siano realistici oppure no;
– se quello che otterremo avrà un impatto significativo sulla qualità della nostra vita;
– e infine, in che orizzonte temporale ci stiamo muovendo.
“Comprare prodotti di investimento a caso perché così facciamo un po’ di soldi” non è investire per obiettivi, ma una strada sicura verso il fallimento finanziario.
Invece, voler conseguire un patrimonio da un milione di euro, versando 1.000 € al mese per trent’anni in un portafoglio che ha un prospettiva di rendimento lordo del 6% all’anno per poter poi essere finanziariamente libero e dedicarmi da lì in poi a determinati progetti personali, già assume tutto un altro senso e mi permette di impostare la mia strategia e di selezionare i prodotti di investimento con tutt’altra cognizione di causa.
Quindi, prima roba, abbiate ben chiaro in testa perché volete investire.
Se avete chiaro l’obiettivo e questo per voi è importante, allora farete di tutto per essere costanti a lungo termine, risparmiare il più possibile e impegnarvi al 100% per fare tutto ciò che serve per arrivare a quel risultato.
Senza obiettivo, non andrete mai da nessuna parte.
Come diceva la superstar e poi coach dei New York Yankees Yogi Berra in uno dei suoi strampalati aforismi, se non sai dove stai andando rischi di arrivare da un’altra parte.
(diceva anche che bisogna sempre andare ai funerali degli altri, altrimenti loro non sarebbero poi venuti al tuo…)
ERRORE NUMERO DUE: dimenticarsi dell’inflazione
Per Dio amici e amiche di The Bull, non dimenticatevi dell’inflazione!
Scrivetevi un post-it e appiccicatelo sullo specchio del bagno, così ogni mattina vi ricordate che almeno una volta quel giorno dovrete pensare all’inflazione.
Ogni volta che qualche discorso sui soldi è associato al tempo, SBAM, ecco che lì deve accendersi quella lucina nel vostro cervello che vi fa pensare all’inflazione.
I vostri soldi, la prima volta che avete ascoltato il primo episodio di The Bull, valgono un pochino di meno di oggi che siete giunti alla 54esima puntata.
E quando arriverete alla 154esima puntata varranno ancora meno!
Ascoltare The Bull fa diminuire il valore dei vostri soldi?
Beh in un certo senso sì, perché più passa il tempo meno i vostri soldi sul conto corrente valgono rispetto a quel che valevano prima.
Per fortuna The Bull però vi spiega anche due o tre cose che potete fare per contrastare gli effetti dell’inflazione e, al contrario, far sì che i vostri soldi acquistino valore nel tempo.
L’inflazione è un fenomeno estremamente sottovalutato, ma dovete abituarvi a tenerla presente in qualunque ragionamento facciate sul denaro che coinvolga diversi momenti nel tempo in cui quello stesso denaro viene preso in considerazione.
Qualche settimana fa un amico mi stava parlando del valore di una casa e mi ha detto qualcosa del tipo “vedi, quando il proprietario precedente l’ha comprata nel 2010 l’aveva pagata 300.000 €, mentre oggi l’ha messa in vendita a 350.000 €! Alla fine ci ha guadagnato 50 mila euro”.
Come nel famoso fumetto diventato un meme onnipresente in cui Batman tira un ceffone a Robin, anche qui volevo fare lo stesso e urlargli in faccia “ma che stai a dì???”.
Ma cosa c’ha guadagnato!
350.000 € nel 2023 sono 260.000 € del 2010, quindi meno di quanto l’aveva pagata lui!
Quella casa quindi, come molto spesso capita, non ha neanche conservato il suo valore rispetto all’inflazione.
Stesso discorso per quanto riguarda gli investimenti.
Raggiungere 1 milione di patrimonio tra vent’anni, trent’anni, quarant’anni o cinquant’anni, fa una differenza devastante in termini di valore reale.
Se teniamo buono un tasso di inflazione medio del 3%, ecco quanto vale un milione di euro nelle prossime decadi:
– 553 mila euro tra 20 anni;
– 410 mila euro tra 30 anni;
– 306 mila euro tra 40 anni;
– 228 mila euro tra 50 anni.
Il tempo, in finanza e negli investimenti, è una delle cose più importanti.
Per questo sono 53 episodi che vado farneticando a tutti voi, cari amici miei, di risparmiare e investire il prima possibile, il più possibile e il più a lungo possibile!
I vostri soldi stanno marcendo sui vostri conti.
Rianimateli e fateli correre!
ERRORE NUMERO TRE: Mancanza di diversificazione.
Sì lo so, ne parlo praticamente tutte le puntate e penserete “c’hai un po’ rotto il ca*** con sta diversificazione?”.
Eh sì può essere amico mio, però poi arriva Pictet che ci spara quest’indagine e salta fuori che gli Italiani o non investono o investono a caso e allora ti ribecchi la diversificazione.
Scherzi a parte, la diversificazione è una delle cose generalmente più sottovalutate perché non si comprende mai abbastanza il rischio che si corre ad avere un’eccessiva concentrazione in un asset, in un prodotto, in un mercato e così via.
Come abbiamo detto un milione di volte, la diversificazione degli investimenti è l’unico pasto gratis in finanza.
Ma se è gratis, perché devi comunque rischiare e concentrare i tuoi soldi in pochi prodotti senza un minimo di criterio con il rischio che se succede qualcosa di inaspettato salti per aria senza nemmeno accorgertene?
Ricordiamo quali sono le regole di diversificazione di un buon portafoglio.
Un portafoglio di investimento deve essere diversificato come minimo in termini di:
– Asset class (quindi azioni e obbligazioni senza dubbio più eventualmente immobili, materie prime e criptovalute se proprio non potete farne a meno);
– Geografia (quindi per l’amor di Dio se abitate in Italia e guadagnate in Italia, evitiamo di investire al 100% su BTP e azioni di aziende Italiane);
– Settori (quindi se oggi le aziende più fighe del mondo si occupo di Information Technology, non significa che ciò sarà così per sempre);
– Valute.
Eh sì anche le valute sono importanti, perlomeno come alternativa rispetto alla nostra valuta comune europea.
Spesso c’è molta ansia sul tema degli investimenti che hanno il classico rischio di cambio euro/dollaro, visto che il grosso dei nostri investimenti sarà esposto alla moneta a stelle e strisce.
Ricordatevi sempre però che tutti noi oggi abbiamo un’esposizione massiva nei confronti dell’euro, perché tutta la nostra vita è in Euro. Avere quindi degli investimenti che parlano in dollari, al di là delle fluttuazioni temporanee che possono essere vantaggiose o svantaggiose per noi, è una forma di protezione del nostro patrimonio in generale.
Se cmq avete dubbi sul fatto se il vostro portafoglio sia sufficientemente diversificato, chi usa Scalable può usare la funzione Insights, come abbiamo spiegato nell’episodio 52, e in tempo reale avrà sempre lo spaccato di dove sta investendo in termini di asset class, settori, paesi e così via.
Se non avete Scalable, beh, un gran peccato, perché oltre a farvi pagare due lire per mettere ETF in portafoglio (e con i piani di accumulo manco ste due lire), un tool di analisi come Insights ad oggi ce l’ha solo Scalable, punto.
Casomai vi interessasse, vi ricordo che c’è un link pronto all’uso negli shownote dell’episodio che vi permette di creare il vostro account su Scalable in 10 minuti e il gioco è fatto.
Voi sarete contenti, io sono contento per la corposa fee che Scalable mi riconosce e Scalable è contento perché ha un nuovo cliente Italiano, che alla fine i tedeschi dicono dicono, ma in realtà amano l’Italia e gli Italiani.
Altrimenti andate sul Sito di Scalable e fate tutto da lì, così nessuno saprà mai che avete attivato Scalable tramite The bull.
Veniamo all’ERRORE NUMERO QUATTRO: Pagare troppe commissioni e avvalersi dei consulenti sbagliati.
E qui gente, cosa volete che vi dica.
Sono 53 puntate che prendo per il culo banche e assicurazioni – e tra un po’ qualcuno mi viene a pigliare a casa me lo aspetto – perché fanno pagare commissioni no sense per dei prodotti che non rendono niente, più di questo cosa devo aggiungere?
Eppure è ancora questo il grande problema di chi investe in Italia.
Molti hanno la legittima ma errata convinzione che affidarsi ad un “esperto” tutelerà meglio i loro risparmi, invece stanno pagando esattamente per ottenere il contrario di quel che pensano.
I motivi li abbiamo raccontati tante volte, ma giusto per fare un rapido recap sul perché non dovreste investire con consulenti di banche e assicurazioni:
– UNO: vi fanno pagare delle commissioni abnormi, che viaggiano nell’ordine del 2-3% del vostro patrimonio (tradotto: voi rischiate il culo investendo i vostri soldi, loro si prendono un terzo, metà, due terzi magari, dei vostri rendimenti)
rendimenti…. quando ci sono! perché a volte manco ci sono i rendimenti e comunque voi continuate a pagare il vostro caro consulente bancario o assicurativo sempre il 2-3% all’anno.
– DUE: sapete bene che c’è un tema sui fondi comuni di investimento e in generale sul risparmio gestito: le performance sono quasi sempre inferiori a quelle degli indici di riferimento. Se non vi ricordate il motivo, riascoltatevi per esempio l’episodio 5 o andate a leggervi report annuali come lo SPIVA Scorecard di Standard and Poor’s o il Semiannual Morningstar Barometer che puntalmente vi fanno vedere la percentuale di fondi gestiti da asset manager che è riuscita a fare meglio degli indici di riferimento.
Come sapete bene, su orizzonti di 10 anni, mediamente solo 1 fondo su 10 riesce a fare meglio del benchmark, su 20 anni praticamente nessuno.
Ora, caro mio investitore o cara mia investitrice, dilaniato come sei dal dubbio se ascoltare le quattro cazzate che racconta sto tizio che fa podcast o se invece affidarti alle amabili cure di un professionista qualificato che lavora per importanti organizzazioni multinazionali nel settore finanziario, è giunto il momento del DOMANDONE.
“Preferisci: [musica quiz]
– pagare un botto di soldi di commissioni, fare più ricco chi ti consiglia di te che dovresti essere consigliato e ottenere dei rendimenti inferiori a quelli del mercato,
oppure
– pagare commissioni da dieci a venti volte inferiori, fare più ricco solo te stesso e ottenere dei rendimenti in linea a quelli di mercato?
Cazzo difficile sta domanda…
Non lo so, prendetevi del tempo per pensarci, non rispondete di pancia perché mi rendo conto che sia un dilemma complesso da sciogliere…
Mentre ci pensate, andiamo all’
ERRORE NUMERO CINQUE: avere aspettative scorrette sui rendimenti e non conoscere la performance dei vostri investimenti.
Allora qui il punto generalmente è che i numeri della finanza non li capisce mediamente nessuno tra chi non si occupa di finanza.
Intanto riascoltatevi magari l’episodio 39 per fare un ripassino della matematica di base che serve per gestire i soldi, perché là spiegavamo come il problema dei numeri con gli investimenti è che non c’è niente di lineare, ma è sempre tutta una questione di percentuali, esponenziali, interessi composti, insomma roba strana con cui il nostro cervello litiga un po’.
Invece è importante dominare la materia e allo stesso tempo avere un’aspettativa realistica rispetto ai rendimenti che potreste aspettarvi di avere.
Ora, se voi ascoltate The Bull da 53 episodi, ormai vi sarà chiaro che l’ordine di grandezza medio che potete aspettarvi come rendimento del vostro portafoglio di investimenti sarà qualcosa compreso tra, su per giù, il 4 e l’8% all’anno.
Oh ragazzi, la differenza tra il 4 e l’8% è spaventosa! Non è che ci stiamo muovendo in un range limitato, qui stiamo parlando di un abisso tra l’uno e l’altro.
Però ovviamente muoversi tra il 4 e l’8 vuol dire mettere in conto diversi modelli di asset allocation, diversa propensione al rischio e diverso livello di sfiga rispetto a quando ci imbattiamo in qualche grave crisi di mercato, perché chiaramente beccarsi una mega crisi all’inizio e poi un bull market dà risultati migliori che non il contrario.
Giusto per essere chiari:
investire 1000 € al mese per 30 anni con un rendimento del 4% vi fa arrivare a circa 700 mila euro.
investire 1000 € al mese per 30 anni con un rendimento invece dell’8% vi fa arrivare a 1 milione e mezzo.
Quattro miseri punti percentuali fanno una differenza madornale (questo per chi è ancora inchiodato al problema precedente e sta ancora cercando di capire se sia meglio regalare il 3% ad un consulente bancario oppure no).
Perché vi dico tra il 4 e l’8?
In realtà quel che succederà in futuro, ma che ne so, nessuno lo sa.
L’unica cosa che abbiamo sono dati storici abbastanza lunghi che ci possono dare delle indicazioni di massima e che comunque, ATTENZIONE BENE A QUESTA COSA, non sono predittivi dei rendimenti futuri.
Comunque sia, vi butto qui un po’ di dati storici degli ultimi 30 anni (dalla prospettiva di un investitore europeo, quindi considerando il cambio euro/dollaro) così capite perché tra 4 e 8 è un range fondato:
– Rendimento dell’S&P 500: circa 10% all’anno;
– Rendimento dell’azionario globale: circa 8% all’anno;
– Rendimento di un portafoglio 60/40: circa 7% all’anno;
– Rendimento sia del DAX (il principale indice tedesco) che del CAC 40 (quello francese): circa 7% all’anno;
– Rendimento del FTSE World Government Bonds (ossia un indice che racchiude le obbligazioni governative dei principali Stati a livello globale); circa 4% all’anno.
– Rendimento dell’oro, circa 6% all’anno.
Si potrebbe mettere dentro molto altro, però capite che, finché non investite in singoli titoli, ma in indici aggregati sulle principali asset class, come la girate e la girate, alla fine i rendimenti storici di un portafoglio diversificato cascano qua dentro.
Ribadisco: nulla vi garantisce che le cose andranno così anche in futuro.
Però è qua dentro che dovete settare le vostre aspettative e non pensare che esistano scorciatoie per fare il 20% all’anno per i prossimi 10 anni.
Se trovate qualcuno che può farvi fare il 20% all’anno, o si tratta di un signore di 92 anni che vive in Nebraska ma che difficilmente vorrà gestire i vostri soldi, o più probabilmente siete in uno schema Ponzi e vi stanno truffando.
In maniera meno drastica, se siete semplicemente voi che non vi accontentate di questi rendimenti e volete provare a trovare scorciatoie per fare più soldi più velocemente, sappiate che per l’ineliminabile relazione tra RISCHIO e RENDIMENTO guadagni maggiori vi arriveranno solo a condizioni di assumervi rischi maggiori, che potrebbero non essere adatti alla vostra situazione finanziaria generale e portarvi alla rovina.
Quindi, consiglio da amico, nella vostra pianificazione finanziaria abbiate questi benchmark in mente e impostate la vostra strategia di risparmio e investimento rispetto ai vostri obiettivi di conseguenza, senza correr dietro a rendimenti senza senso che non siano coerenti con la vostra situazione in generale.
ERRORE NUMERO SEI: Il tempismo sul mercato.
Quante volte abbiamo detto:
Time in the market not TIMING the market, ossia ciò che conta è il tempo nel mercato, non il tempismo sul mercato.
Uno dei più gravi e costosi errori che potreste mai fare è infatti provare a prevedere le fluttuazioni di breve termine del mercato e prendere decisioni di conseguenza, con l’obiettivo di comprare a prezzi bassi e vendere a prezzi alti (Buy low and sell high come dicono a Wall Street).
Spoiler alert amici miei: è impossibile, non ci riesce nessuno o comunque nessuno su lunghi periodi di tempo.
Il rischio vero che correreste è invece duplice, ossia di:
– sbagliare previsioni e quindi perdervi rendimenti o peggio ancora accusare perdite;
– e pagare un botto di commissioni e tasse continuando a fare compravendita dei vostri titoli.
Molto più semplicemente invece.
Impostate l’asset allocation in base alla vostra strategia.
Metteteci dentro sistematicamente quanto più risparmio che potete.
Trovatevi un hobby e fate altro nella vita mentre i vostri investimenti fanno il loro corso.
5 o 6 volte l’anno buttate un occhio al vostro portafoglio, giusto per ricordarvi che ne avete uno e per non dimenticarvi le password per entrare nel vostro broker.
Fine.
Se non siete delle super star dell’investimento e la finanza non è la vostra professione principale (e anche qui ci sarebbe da parlarne) non fate nulla di più di questo
Direttamente collegato a questo abbiamo poi l’
ERRORE NUMERO SETTE: Investire in base alle emozioni o in base ai media.
Ricorderete che avevamo l’episodio 19 sui bias che condizionano i nostri investimenti.
Lì, come in altre parti del podcast, spesso abbiamo parlato del ruolo che la nostra componente emotiva riveste quando i nostri soldi traballano sulle agitate montagne russe dei mercati.
Quando tutto va bene, ci facciamo prendere da overconfidence, cominciamo a perdere la percezione del rischio e ci esponiamo a delle situazioni che non sono coerenti con la nostra situazione finanziaria generale.
Quando tutto va male, al contrario, ci facciamo prendere da loss aversion, ossia da quell’insofferenza congenita che abbiamo nei confronti delle perdite, e cominciamo a sragionare, a farcela sotto e a prendere le peggiori decisioni.
Tutto ciò è tipicamente amplificato dai media, che mai come oggi, grazie alla velocità istantanea tramite cui un’informazione (o un rumor) si tramanda su tutti i nostri device in un battito di ciglia, condizionano fluttuazioni di breve termine sul mercato che niente o poco hanno a che fare con i reali valori economici delle società sottostanti.
A volte succede tutto e il contrario di tutto solo perché sui media circolano notizie che amplificano enormemente gli effetti che altrimenti avrebbero dei semplici dati o una mera percezione da parte di qualcuno che in futuro possa succedere qualcosa.
Rendetevi la vita semplice: se avete un piano di investimento, seguite quello indipendentemente da qualunque cosa accada sui mercati.
Statisticamente avete maggiori probabilità di ottenere più rendimento in questo modo che non vivendo nella continua ossessione di dover fare a tutti costi qualcosa col vostro portafoglio
Ricordatevi quindi queste due semplici cose:
– PRIMA COSA: se state provando qualche emozione, positiva o negativa che sia, nel momento in cui state per fare qualche operazione di investimento, ricordatevi che probabilmente state facendo una minchiata. L’investimento deve essere noioso. Punto.
– SECONDA COSA: se avete letto o sentito da qualche parte una qualunque cosa che dovrebbe portarvi a prendere qualche decisione sul vostro portafoglio, fermatevi. Se era una buona idea, ormai siete già in ritardo e il mercato l’ha già incorporata nei prezzi. Se era una cattiva idea, come nella stragrande maggioranza dei casi, fate un favore a voi stessi e state fermi e basta.
Detto tutto questo, siamo così giunti all’
ERRORE NUMERO OTTO: non controllare ciò che si può controllare.
Si possono controllare i rendimenti futuri dei mercati?
No
Si possono studiare i dati macroeconomici per anticipare i trend?
No
Si può stare dentro ai mercati quando vanno bene e fuori quando vanno male?
Seee ti piacerebbe!
No, non si può fare neanche questo.
Ci sono però delle cose sotto il nostro controllo che spesso vengono dimenticate, concentrandosi piuttosto nell’inutile tentativo di battere il mercato con chissà quale sistema di trading del cazzo che vi farà solo perdere soldi.
Queste cose sono fondamentalmente tre:
– Il TEMPO, ossia prima cominciate e più lungo state investiti meglio è;
– Il RISPARMIO, ossia più mettete da parte risorse per i vostri investimenti, più patrimonio accumulerete;
– La COSTANZA, ossia più mantenete fede alla vostra pianificazione a lungo termine, con più soldi alla fine vi ritroverete.
Queste tre cose le potete controllare eccome.
E la cosa bella è che queste tre cose contribuiscono a rendervi più ricchi indipendentemente da quali saranno i rendimenti dei mercati.
Essendo le uniche cose che sono davvero sotto il vostro controllo, concentratevi su questo e lasciate perdere tutto il resto.
Care amiche e cari amici di questo podcast, eccoci infin giunti al termine del nostro 53esimo episodio.
Ringrazio come sempre il nostro partner Scalable per aver contribuito allo sviluppo di quest’episodio e vi ricordo che negli shownote abbiamo messo un bel link che, cliccandoci sopra, vi porterà ad aprire un account in 10 minuti d’orologio.
Perché potrebbe essere una buona idea usare Scalable per i vostri investimenti in ETF?
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Altrimenti andate su Scalable punto capital e fate tutto direttamente dal loro sito.
Grazie invece a tutti voi che settimana dopo settimana state continuando a crescere sempre più numerosi e che con il vostro contributo state spingendo questo podcast sempre più su nelle classifiche dei più ascoltati d’Italia su Spotify (e ormai la top 50 è praticamente dietro l’angolo).
Per qualunque cosa vi venisse in mente, sia essa un dubbio su qualche tema di natura finanziaria o la richiesta di un consiglio per un buon ristorante di pesce a Milano, scrivetemi su Instagram a thebull_finance e sarò sempre più che felice di rispondervi alle ore più strampalate.
Come sempre, invito invece chi non l’avesse ancora fatto a mettere segui e attivare le notifiche sulla piattaforma che usate per ascoltarci e a lasciare una recensione a 5 stelle per supportarci e permetterci di continuare a produrre contenuti che commentano sofisticati e costosi studi sulle abitudini finanziarie degli Italiani anche se le stesse cose erano mesi che le stavamo dicendo gratis sempre nuovi.
Per questo episodio invece, è davvero tutto, e noi ci ritroviamo qui domenica prossima per aggiungere tutti insieme un nuovo mattoncino del nostro edificio finanziario così che la prossima volta che verrete intervistati per un’indagine sulle abitudini di investimento degli Italiani farete un figurone e Pictet muta, sempre, naturalmente con The Bull – Il tuo podcast di finanza personale.
Bentornati a THE BULL – Il tuo podcast di Finanza Personale.
Noi Italiani non ci smentiamo mai!
Mai che una volta ci stupiamo con qualche colpo a sorpresa, no! su certe cose ci piace essere inchiodati da generazioni e da lì non ci muoviamo cascasse il mondo!
Del resto, come si fa a rinunciare alle care e vecchie buone tradizioni?
Di cosa sto farneticando vi chiederete?
Ma ovviamente delle abitudini finanziarie degli Italiani che ancora una volta hanno confermato tutta la nostra incredibile mancanza di consapevolezza per quanto riguarda come funziona la finanza e quali siano i principi di base dell’investimento.
Da qualche settimana – e per chi mi starà ascoltando tra 10 anni mi sto riferendo al novembre del 2023 – una nota società gestione dei patrimoni di nome Pictet Wealth Management ha rilasciato i dati di uno studio che ha condotto su un campione di 5000 risparmiatori Italiani e i risultati che sono venuti fuori – beh, che dire – sono sempre un po’ gli stessi.
Che bello però che oggi siamo qui in migliaia che invece di finanza qualcosina iniziano a capirne, quindi mi sentirò un po’ meno solo a commentare i dati di quest’indagine e non ci sarà troppo bisogno di spiegarvi perché c’è qualcosa che non va nelle abitudini di investimento degli abitanti della nostra amata penisola, abbracciata da meravigliosi mari e protetta dalle più belle montagne del mondo, ma che proprio non vuole saperlo di far entrare un po’ di cultura finanziaria all’interno dei suoi splendidi confini.
Prima di cominciare però, permettetemi di ringraziare il nostro partner Scalable Capital che ha contribuito allo sviluppo di quest’episodio.
Per caso forse eravate alla ricerca di un broker per investire soprattutto in ETF e azioni con dei costi incredibili e una piattaforma super efficace e sicura? No ve lo dico perché Scalable ha un’offerta impareggiabile oggi in Europa.
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Questo è un contenuto sponsorizzato, quindi per trasparenza vi informo che ogni volta che usate il link io poi vado una settimana alle Maldive con la commissione che mi paga Scalable. Se siete d’accordo con tutto ciò e pensate che un po’ di sole mi faccia bene, usate il link, altrimenti andate direttamente sul sito di Scalable e fate la stessa identica cosa senza che Scalable debba pagare a The Bull un solo euro bucato.
Ma torniamo all’indagine di Pictet.
Nonostante lo studio rilevi un crescente interesse generale verso tematiche di finanza e investimenti, poi vai a vedere come investono mediamente il proprio patrimonio gli Italiani e scopriamo che:
– il 41% degli intervistati preferisce rimanere liquido ossia tenere i soldi sul conto corrente;
– il 27% preferisce investire nel grande amore imperituro degli Italiani, ossia nel mattone;
– il 26% è invece attratto dai BTP.
Le azioni? non pervenute chiaramente, se non in un misero 6% degli intervistati.
Ragazzi vorrei ringraziare Pictet e i suoi potenti mezzi con cui ha condotto la ricerca.
Ma se solo si fossero ascoltati l’episodio 5 di questo podcast, uscito in una calda domenica sera di metà Giugno, gli avevamo già spiegato tutto noi.
Mannaggia a saperlo risparmiavano qualche migliaia di euro per tutto lo sbattimento di fare l’indagine!
Cosa dicevamo allora: che gli Italiani, che in generale non investono un cazzo rispetto al loro ingente patrimonio liquido, quando investono c’hanno in mente solo tre cose:
– comprare Case
– comprare BTP
– oppure chiedere consigli all’amico barra cugino barra consulente che lavora in banca o in un’assicurazione e farsi appioppare un bel fondo comune di investimento o una superlativa polizza, entrambi dai costi fotonici e dai rendimenti ridicoli.
Ecco devo dire che mentre gli amici di Pictet hanno inquadrato perfettamente il problema dell’investimento in mattone e nei titoli di stato, oltre alla follia di tenere i patrimoni sui conti correnti con l’inflazione al 5%, non hanno fatto particolare menzione al tema dei prodotti di investimento gestito.
Forse perché loro stessi li vendono e hanno delle commissioni che vanno da abbastanza alte a mostruosamente alte?
Sarà una pura coincidenza, eh, cattivo io che vado a pensare male…
Comunque qual è il problema emerso da questo report?
In due parole, il problema è che l’Italiano medio non capisce una beata fava di cosa sta facendo con i propri soldi e continua imperterrito a perseverare negli errori finanziari che gli sono stati tramandati dalle generazioni che lo hanno preceduto.
In particolare
DOMANDA UNO: perché è un problema che il 41% degli Italiani ritiene che la cosa più opportuna da fare sia lasciare i soldi sul conto?
Risposta: perché ignorano il fatto che l’inflazione spaventosa di questi anni si sta divorando il potere d’acquisto dei soldi sui conti correnti e comunque anche un’inflazione normale del 2-3% è un problema perché per i suoi effetti che abbiamo visto molte volte il denaro si svaluta inesorabilmente nel tempo.
Ad un ritmo del 3% all’anno (e non del 9 e del 6 degli ultimi due), grossomodo ogni 23-24 anni il valore dei soldi si dimezza.
Quindi lasciare i soldi sul conto non va bene perché nella migliore delle ipotesi perdono incessantemente valore per il solo fatto di stare fermi.
DOMANDA DUE: perché è un problema che il 27% pensi agli immobili come prima forma di investimento?
Risposta: perché anche qui abbiamo visto a più non posso che l’investimento immobiliare è estremamente complesso, molto rischioso e molto poco liquido, richiede ingenti capitali e il ricorso al debito tramite un mutuo.
Inoltre, checché si pensi il contrario, il valore del mattone non è detto che cresca sempre.
In generale, al netto di situazioni particolari specifiche, il valore reale (quindi aggiustato per inflazione) del mercato immobiliare Italiano non è ancora tornato ai livelli del 2006, quindi se qualcuno pensa che investire in un immobile sia una garanzia per tutelare il valore dei propri soldi, mmhhhh, mi spiace si sta sbagliando di grosso.
Per chi invece sta pensando di comprare un immobile per metterci dentro un inquilino che ogni mese gli pagherà il suo bel canone di affitto, benissimo, ma non pensiamo che sia l’investimento del secolo perché quello immobiliare rende mediamente un 4-5% lordo all’anno, se tutto va bene, senza considerare affittuari morosi, costi di ristrutturazione o altre fonti di spesa.
Quindi come abbiamo detto in diversi episodi passati, investire nel settore immobiliare ottimo! purché si sappia quel che si sta facendo e l’investimento rappresenti una quota minoritaria del portafoglio, altrimenti c’è roba migliore che si può fare.
DOMANDA TRE: Perché è un problema che il 26% degli Italiani abbia in mente solo i BTP e che il 45% di chi, intervistato da PIctet, aveva già degli investimenti attivi, avesse investito in essi?
Intanto questo accade perché ci viene fatta una testa tanta sui BTP dato che l’Italia, per quanto riguarda il suo debito pubblico, ha le pezze al culo e l’anno prossimo deve collocare qualcosa come 140 miliardi di debito, la più grande emissione di titoli di stato mai fatta in un solo anno e senza il supporto della Banca Centrale Europea.
Auguri.
E’ chiaro quindi che il governo ha tutto l’interesse a incentivare quanti più investitori Italiani possibile affinché si accollino questo debito, visto che gli investitori istituzionali stranieri vedono sempre l’Italia come un pollo da spennare o come qualcosa da cui stare alla larga, se non a fronte del riconoscimento di interessi mostruosi.
Anche qui però il punto è il medesimo.
Se ho 50.000 euro da parte e compro 50.000 € di BTP mi sto prendendo dei rischi mortali facendo all in su un solo prodotto, non esattamente liquido come potrei aspettarmi, esposto alle variazioni dei tassi di interesse e alle montagne russe dello spread che ogni tanto si abbatte come una mannaia su di noi facendo schizzare gli interessi sul nostro debito.
Se proprio volete mettere in BTP il 5-10% del vostro patrimonio magari può avere senso, altrimenti non è l’idea migliore che potrebbe balenarvi.
La domanda vera però è perché gli Italiani non ci sentono quando si tratta dell’asset class finanziaria regina dei mercati, ossia le azioni.
In parte le ragioni sono storiche.
Il mercato azionario Italiano è storicamente uno dei meno performanti del mondo occidentale, con un rendimento annuo medio lontano anni luce non solo dagli Stati Uniti, ma anche da paesi vicini come Regno Unito, Germania, Francia, Olanda e così via.
Basti pensare che il rendimento reale storico (quindi aggiustato per inflazione) del mercato azionario Americano è stato quasi del 7% all’anno (circa 10% in termini nominali), mentre quello Italiano è stato un misero 2%.
Oltre a questo, ci sono poi tante ragioni di natura tecnica, culturale e di ecosistema finanziario, su cui ora non torniamo, che hanno fatto sì che in Italia per generazioni l’investimento in azioni non venisse considerato qualcosa di redditizio.
Ora, appurato che tutto ciò non va bene e che invece l’investimento va approcciato in tutt’altro modo, come vado raccontando fino alla noia da oltre 50 episodi, i dati sconcertanti della ricerca mi hanno dato il La non solo per rimarcare la cronica ignoranza finanziaria dell’Italiano medio, cosa che mi diletto sempre fare, ma anche per condividere insieme a voi 8 errori tra i più comuni che toccano tanto chi si è appena approcciato al mondo degli investimenti, quando gli investitori più navigati.
Ringrazio intanto Marco per avermi segnalato un’infografica di Visual Capitalist in cui venivano citati i 20 errori più comuni negli investimenti che sembrava praticamente un riassunto di tutto The Bull.
20 errori però stavamo qua fino a domani, quindi li ho un po’ raggruppati e ne ho tirati fuori 8 che dovete tenervi bene in mente, onde evitare di fare cagate con i vostri soldi che sennò arrivano quelli di Pictet, vi fanno il sondaggio su come investite e poi mi tocca redarguirvi perché commettete errori banali.
Allora, bando alle ciance, cerchiamo di migliorare il livello di preparazione finanziaria del nostro bel Paese e vediamo insieme gli 8 errori da non commettere quando si investe.
ERRORE NUMERO UNO: Non avere obiettivi di investimento
Un altro modo per dire la stessa cosa è investire a ca**o di cane, ossia mettendo soldi a destra e sinistra senza sapere cosa si stia facendo e perché.
“Dunque prendo un po’ di BTP, qualche Bitcoin e anche magari un po’ di Ethereum così diversifico, prendo due o tre azioni di Tesla, poi Ferrari, Unicredit e Eni che vanno sempre bene, un ETF sull’intelligenza artificiale che sappiamo che è il futuro e poi vincolo a 5 anni 30.000 euro in un conto deposito che oggi oh hai visto che rende il 5% lordo!”
Se tutto ciò vi sembra vagamente familiare, ragazzi state investendo senza obiettivi.
Cosa vuol dire investire per obiettivi?
Vuol dire avere in testa fin dall’inizio quali sono gli scopi che con i nostri investimenti vogliamo conseguire.
Come si racconta sempre in qualunque corso di formazione che viene fatto ai dipendenti di qualunque azienda commerciale del mondo, gli obiettivi per essere tali devono essere SMART, che è un acronimo che sta per:
– Specific;
– Measurable;
– Achievable;
– Relevant;
– Time bound.
Ossia, dicesi obiettivo qualcosa di specifico, che ha una metrica misurabile, che può essere ragionevolmente raggiunto, che è pertinente rispetto alla situazione in cui siamo inseriti e che ha un orizzonte temporale chiaro.
Se manca una di queste cose, non è un obiettivo, bensì un vago desiderio maturato mentre vi stavate facendo la doccia.
Quando si tratta di investimenti dobbiamo invece sempre avere in testa:
– cosa ci aspettiamo di conseguire con i nostri investimenti;
– quali rendimenti, quale patrimonio e a fronte di quali rischi che siamo disposti ad assumerci vogliamo conseguire nel corso della nostra vita;
– se i risultati che abbiamo in testa siano realistici oppure no;
– se quello che otterremo avrà un impatto significativo sulla qualità della nostra vita;
– e infine, in che orizzonte temporale ci stiamo muovendo.
“Comprare prodotti di investimento a caso perché così facciamo un po’ di soldi” non è investire per obiettivi, ma una strada sicura verso il fallimento finanziario.
Invece, voler conseguire un patrimonio da un milione di euro, versando 1.000 € al mese per trent’anni in un portafoglio che ha un prospettiva di rendimento lordo del 6% all’anno per poter poi essere finanziariamente libero e dedicarmi da lì in poi a determinati progetti personali, già assume tutto un altro senso e mi permette di impostare la mia strategia e di selezionare i prodotti di investimento con tutt’altra cognizione di causa.
Quindi, prima roba, abbiate ben chiaro in testa perché volete investire.
Se avete chiaro l’obiettivo e questo per voi è importante, allora farete di tutto per essere costanti a lungo termine, risparmiare il più possibile e impegnarvi al 100% per fare tutto ciò che serve per arrivare a quel risultato.
Senza obiettivo, non andrete mai da nessuna parte.
Come diceva la superstar e poi coach dei New York Yankees Yogi Berra in uno dei suoi strampalati aforismi, se non sai dove stai andando rischi di arrivare da un’altra parte.
(diceva anche che bisogna sempre andare ai funerali degli altri, altrimenti loro non sarebbero poi venuti al tuo…)
ERRORE NUMERO DUE: dimenticarsi dell’inflazione
Per Dio amici e amiche di The Bull, non dimenticatevi dell’inflazione!
Scrivetevi un post-it e appiccicatelo sullo specchio del bagno, così ogni mattina vi ricordate che almeno una volta quel giorno dovrete pensare all’inflazione.
Ogni volta che qualche discorso sui soldi è associato al tempo, SBAM, ecco che lì deve accendersi quella lucina nel vostro cervello che vi fa pensare all’inflazione.
I vostri soldi, la prima volta che avete ascoltato il primo episodio di The Bull, valgono un pochino di meno di oggi che siete giunti alla 54esima puntata.
E quando arriverete alla 154esima puntata varranno ancora meno!
Ascoltare The Bull fa diminuire il valore dei vostri soldi?
Beh in un certo senso sì, perché più passa il tempo meno i vostri soldi sul conto corrente valgono rispetto a quel che valevano prima.
Per fortuna The Bull però vi spiega anche due o tre cose che potete fare per contrastare gli effetti dell’inflazione e, al contrario, far sì che i vostri soldi acquistino valore nel tempo.
L’inflazione è un fenomeno estremamente sottovalutato, ma dovete abituarvi a tenerla presente in qualunque ragionamento facciate sul denaro che coinvolga diversi momenti nel tempo in cui quello stesso denaro viene preso in considerazione.
Qualche settimana fa un amico mi stava parlando del valore di una casa e mi ha detto qualcosa del tipo “vedi, quando il proprietario precedente l’ha comprata nel 2010 l’aveva pagata 300.000 €, mentre oggi l’ha messa in vendita a 350.000 €! Alla fine ci ha guadagnato 50 mila euro”.
Come nel famoso fumetto diventato un meme onnipresente in cui Batman tira un ceffone a Robin, anche qui volevo fare lo stesso e urlargli in faccia “ma che stai a dì???”.
Ma cosa c’ha guadagnato!
350.000 € nel 2023 sono 260.000 € del 2010, quindi meno di quanto l’aveva pagata lui!
Quella casa quindi, come molto spesso capita, non ha neanche conservato il suo valore rispetto all’inflazione.
Stesso discorso per quanto riguarda gli investimenti.
Raggiungere 1 milione di patrimonio tra vent’anni, trent’anni, quarant’anni o cinquant’anni, fa una differenza devastante in termini di valore reale.
Se teniamo buono un tasso di inflazione medio del 3%, ecco quanto vale un milione di euro nelle prossime decadi:
– 553 mila euro tra 20 anni;
– 410 mila euro tra 30 anni;
– 306 mila euro tra 40 anni;
– 228 mila euro tra 50 anni.
Il tempo, in finanza e negli investimenti, è una delle cose più importanti.
Per questo sono 53 episodi che vado farneticando a tutti voi, cari amici miei, di risparmiare e investire il prima possibile, il più possibile e il più a lungo possibile!
I vostri soldi stanno marcendo sui vostri conti.
Rianimateli e fateli correre!
ERRORE NUMERO TRE: Mancanza di diversificazione.
Sì lo so, ne parlo praticamente tutte le puntate e penserete “c’hai un po’ rotto il ca*** con sta diversificazione?”.
Eh sì può essere amico mio, però poi arriva Pictet che ci spara quest’indagine e salta fuori che gli Italiani o non investono o investono a caso e allora ti ribecchi la diversificazione.
Scherzi a parte, la diversificazione è una delle cose generalmente più sottovalutate perché non si comprende mai abbastanza il rischio che si corre ad avere un’eccessiva concentrazione in un asset, in un prodotto, in un mercato e così via.
Come abbiamo detto un milione di volte, la diversificazione degli investimenti è l’unico pasto gratis in finanza.
Ma se è gratis, perché devi comunque rischiare e concentrare i tuoi soldi in pochi prodotti senza un minimo di criterio con il rischio che se succede qualcosa di inaspettato salti per aria senza nemmeno accorgertene?
Ricordiamo quali sono le regole di diversificazione di un buon portafoglio.
Un portafoglio di investimento deve essere diversificato come minimo in termini di:
– Asset class (quindi azioni e obbligazioni senza dubbio più eventualmente immobili, materie prime e criptovalute se proprio non potete farne a meno);
– Geografia (quindi per l’amor di Dio se abitate in Italia e guadagnate in Italia, evitiamo di investire al 100% su BTP e azioni di aziende Italiane);
– Settori (quindi se oggi le aziende più fighe del mondo si occupo di Information Technology, non significa che ciò sarà così per sempre);
– Valute.
Eh sì anche le valute sono importanti, perlomeno come alternativa rispetto alla nostra valuta comune europea.
Spesso c’è molta ansia sul tema degli investimenti che hanno il classico rischio di cambio euro/dollaro, visto che il grosso dei nostri investimenti sarà esposto alla moneta a stelle e strisce.
Ricordatevi sempre però che tutti noi oggi abbiamo un’esposizione massiva nei confronti dell’euro, perché tutta la nostra vita è in Euro. Avere quindi degli investimenti che parlano in dollari, al di là delle fluttuazioni temporanee che possono essere vantaggiose o svantaggiose per noi, è una forma di protezione del nostro patrimonio in generale.
Se cmq avete dubbi sul fatto se il vostro portafoglio sia sufficientemente diversificato, chi usa Scalable può usare la funzione Insights, come abbiamo spiegato nell’episodio 52, e in tempo reale avrà sempre lo spaccato di dove sta investendo in termini di asset class, settori, paesi e così via.
Se non avete Scalable, beh, un gran peccato, perché oltre a farvi pagare due lire per mettere ETF in portafoglio (e con i piani di accumulo manco ste due lire), un tool di analisi come Insights ad oggi ce l’ha solo Scalable, punto.
Casomai vi interessasse, vi ricordo che c’è un link pronto all’uso negli shownote dell’episodio che vi permette di creare il vostro account su Scalable in 10 minuti e il gioco è fatto.
Voi sarete contenti, io sono contento per la corposa fee che Scalable mi riconosce e Scalable è contento perché ha un nuovo cliente Italiano, che alla fine i tedeschi dicono dicono, ma in realtà amano l’Italia e gli Italiani.
Altrimenti andate sul Sito di Scalable e fate tutto da lì, così nessuno saprà mai che avete attivato Scalable tramite The bull.
Veniamo all’ERRORE NUMERO QUATTRO: Pagare troppe commissioni e avvalersi dei consulenti sbagliati.
E qui gente, cosa volete che vi dica.
Sono 53 puntate che prendo per il culo banche e assicurazioni – e tra un po’ qualcuno mi viene a pigliare a casa me lo aspetto – perché fanno pagare commissioni no sense per dei prodotti che non rendono niente, più di questo cosa devo aggiungere?
Eppure è ancora questo il grande problema di chi investe in Italia.
Molti hanno la legittima ma errata convinzione che affidarsi ad un “esperto” tutelerà meglio i loro risparmi, invece stanno pagando esattamente per ottenere il contrario di quel che pensano.
I motivi li abbiamo raccontati tante volte, ma giusto per fare un rapido recap sul perché non dovreste investire con consulenti di banche e assicurazioni:
– UNO: vi fanno pagare delle commissioni abnormi, che viaggiano nell’ordine del 2-3% del vostro patrimonio (tradotto: voi rischiate il culo investendo i vostri soldi, loro si prendono un terzo, metà, due terzi magari, dei vostri rendimenti)
rendimenti…. quando ci sono! perché a volte manco ci sono i rendimenti e comunque voi continuate a pagare il vostro caro consulente bancario o assicurativo sempre il 2-3% all’anno.
– DUE: sapete bene che c’è un tema sui fondi comuni di investimento e in generale sul risparmio gestito: le performance sono quasi sempre inferiori a quelle degli indici di riferimento. Se non vi ricordate il motivo, riascoltatevi per esempio l’episodio 5 o andate a leggervi report annuali come lo SPIVA Scorecard di Standard and Poor’s o il Semiannual Morningstar Barometer che puntalmente vi fanno vedere la percentuale di fondi gestiti da asset manager che è riuscita a fare meglio degli indici di riferimento.
Come sapete bene, su orizzonti di 10 anni, mediamente solo 1 fondo su 10 riesce a fare meglio del benchmark, su 20 anni praticamente nessuno.
Ora, caro mio investitore o cara mia investitrice, dilaniato come sei dal dubbio se ascoltare le quattro cazzate che racconta sto tizio che fa podcast o se invece affidarti alle amabili cure di un professionista qualificato che lavora per importanti organizzazioni multinazionali nel settore finanziario, è giunto il momento del DOMANDONE.
“Preferisci: [musica quiz]
– pagare un botto di soldi di commissioni, fare più ricco chi ti consiglia di te che dovresti essere consigliato e ottenere dei rendimenti inferiori a quelli del mercato,
oppure
– pagare commissioni da dieci a venti volte inferiori, fare più ricco solo te stesso e ottenere dei rendimenti in linea a quelli di mercato?
Cazzo difficile sta domanda…
Non lo so, prendetevi del tempo per pensarci, non rispondete di pancia perché mi rendo conto che sia un dilemma complesso da sciogliere…
Mentre ci pensate, andiamo all’
ERRORE NUMERO CINQUE: avere aspettative scorrette sui rendimenti e non conoscere la performance dei vostri investimenti.
Allora qui il punto generalmente è che i numeri della finanza non li capisce mediamente nessuno tra chi non si occupa di finanza.
Intanto riascoltatevi magari l’episodio 39 per fare un ripassino della matematica di base che serve per gestire i soldi, perché là spiegavamo come il problema dei numeri con gli investimenti è che non c’è niente di lineare, ma è sempre tutta una questione di percentuali, esponenziali, interessi composti, insomma roba strana con cui il nostro cervello litiga un po’.
Invece è importante dominare la materia e allo stesso tempo avere un’aspettativa realistica rispetto ai rendimenti che potreste aspettarvi di avere.
Ora, se voi ascoltate The Bull da 53 episodi, ormai vi sarà chiaro che l’ordine di grandezza medio che potete aspettarvi come rendimento del vostro portafoglio di investimenti sarà qualcosa compreso tra, su per giù, il 4 e l’8% all’anno.
Oh ragazzi, la differenza tra il 4 e l’8% è spaventosa! Non è che ci stiamo muovendo in un range limitato, qui stiamo parlando di un abisso tra l’uno e l’altro.
Però ovviamente muoversi tra il 4 e l’8 vuol dire mettere in conto diversi modelli di asset allocation, diversa propensione al rischio e diverso livello di sfiga rispetto a quando ci imbattiamo in qualche grave crisi di mercato, perché chiaramente beccarsi una mega crisi all’inizio e poi un bull market dà risultati migliori che non il contrario.
Giusto per essere chiari:
investire 1000 € al mese per 30 anni con un rendimento del 4% vi fa arrivare a circa 700 mila euro.
investire 1000 € al mese per 30 anni con un rendimento invece dell’8% vi fa arrivare a 1 milione e mezzo.
Quattro miseri punti percentuali fanno una differenza madornale (questo per chi è ancora inchiodato al problema precedente e sta ancora cercando di capire se sia meglio regalare il 3% ad un consulente bancario oppure no).
Perché vi dico tra il 4 e l’8?
In realtà quel che succederà in futuro, ma che ne so, nessuno lo sa.
L’unica cosa che abbiamo sono dati storici abbastanza lunghi che ci possono dare delle indicazioni di massima e che comunque, ATTENZIONE BENE A QUESTA COSA, non sono predittivi dei rendimenti futuri.
Comunque sia, vi butto qui un po’ di dati storici degli ultimi 30 anni (dalla prospettiva di un investitore europeo, quindi considerando il cambio euro/dollaro) così capite perché tra 4 e 8 è un range fondato:
– Rendimento dell’S&P 500: circa 10% all’anno;
– Rendimento dell’azionario globale: circa 8% all’anno;
– Rendimento di un portafoglio 60/40: circa 7% all’anno;
– Rendimento sia del DAX (il principale indice tedesco) che del CAC 40 (quello francese): circa 7% all’anno;
– Rendimento del FTSE World Government Bonds (ossia un indice che racchiude le obbligazioni governative dei principali Stati a livello globale); circa 4% all’anno.
– Rendimento dell’oro, circa 6% all’anno.
Si potrebbe mettere dentro molto altro, però capite che, finché non investite in singoli titoli, ma in indici aggregati sulle principali asset class, come la girate e la girate, alla fine i rendimenti storici di un portafoglio diversificato cascano qua dentro.
Ribadisco: nulla vi garantisce che le cose andranno così anche in futuro.
Però è qua dentro che dovete settare le vostre aspettative e non pensare che esistano scorciatoie per fare il 20% all’anno per i prossimi 10 anni.
Se trovate qualcuno che può farvi fare il 20% all’anno, o si tratta di un signore di 92 anni che vive in Nebraska ma che difficilmente vorrà gestire i vostri soldi, o più probabilmente siete in uno schema Ponzi e vi stanno truffando.
In maniera meno drastica, se siete semplicemente voi che non vi accontentate di questi rendimenti e volete provare a trovare scorciatoie per fare più soldi più velocemente, sappiate che per l’ineliminabile relazione tra RISCHIO e RENDIMENTO guadagni maggiori vi arriveranno solo a condizioni di assumervi rischi maggiori, che potrebbero non essere adatti alla vostra situazione finanziaria generale e portarvi alla rovina.
Quindi, consiglio da amico, nella vostra pianificazione finanziaria abbiate questi benchmark in mente e impostate la vostra strategia di risparmio e investimento rispetto ai vostri obiettivi di conseguenza, senza correr dietro a rendimenti senza senso che non siano coerenti con la vostra situazione in generale.
ERRORE NUMERO SEI: Il tempismo sul mercato.
Quante volte abbiamo detto:
Time in the market not TIMING the market, ossia ciò che conta è il tempo nel mercato, non il tempismo sul mercato.
Uno dei più gravi e costosi errori che potreste mai fare è infatti provare a prevedere le fluttuazioni di breve termine del mercato e prendere decisioni di conseguenza, con l’obiettivo di comprare a prezzi bassi e vendere a prezzi alti (Buy low and sell high come dicono a Wall Street).
Spoiler alert amici miei: è impossibile, non ci riesce nessuno o comunque nessuno su lunghi periodi di tempo.
Il rischio vero che correreste è invece duplice, ossia di:
– sbagliare previsioni e quindi perdervi rendimenti o peggio ancora accusare perdite;
– e pagare un botto di commissioni e tasse continuando a fare compravendita dei vostri titoli.
Molto più semplicemente invece.
Impostate l’asset allocation in base alla vostra strategia.
Metteteci dentro sistematicamente quanto più risparmio che potete.
Trovatevi un hobby e fate altro nella vita mentre i vostri investimenti fanno il loro corso.
5 o 6 volte l’anno buttate un occhio al vostro portafoglio, giusto per ricordarvi che ne avete uno e per non dimenticarvi le password per entrare nel vostro broker.
Fine.
Se non siete delle super star dell’investimento e la finanza non è la vostra professione principale (e anche qui ci sarebbe da parlarne) non fate nulla di più di questo
Direttamente collegato a questo abbiamo poi l’
ERRORE NUMERO SETTE: Investire in base alle emozioni o in base ai media.
Ricorderete che avevamo l’episodio 19 sui bias che condizionano i nostri investimenti.
Lì, come in altre parti del podcast, spesso abbiamo parlato del ruolo che la nostra componente emotiva riveste quando i nostri soldi traballano sulle agitate montagne russe dei mercati.
Quando tutto va bene, ci facciamo prendere da overconfidence, cominciamo a perdere la percezione del rischio e ci esponiamo a delle situazioni che non sono coerenti con la nostra situazione finanziaria generale.
Quando tutto va male, al contrario, ci facciamo prendere da loss aversion, ossia da quell’insofferenza congenita che abbiamo nei confronti delle perdite, e cominciamo a sragionare, a farcela sotto e a prendere le peggiori decisioni.
Tutto ciò è tipicamente amplificato dai media, che mai come oggi, grazie alla velocità istantanea tramite cui un’informazione (o un rumor) si tramanda su tutti i nostri device in un battito di ciglia, condizionano fluttuazioni di breve termine sul mercato che niente o poco hanno a che fare con i reali valori economici delle società sottostanti.
A volte succede tutto e il contrario di tutto solo perché sui media circolano notizie che amplificano enormemente gli effetti che altrimenti avrebbero dei semplici dati o una mera percezione da parte di qualcuno che in futuro possa succedere qualcosa.
Rendetevi la vita semplice: se avete un piano di investimento, seguite quello indipendentemente da qualunque cosa accada sui mercati.
Statisticamente avete maggiori probabilità di ottenere più rendimento in questo modo che non vivendo nella continua ossessione di dover fare a tutti costi qualcosa col vostro portafoglio
Ricordatevi quindi queste due semplici cose:
– PRIMA COSA: se state provando qualche emozione, positiva o negativa che sia, nel momento in cui state per fare qualche operazione di investimento, ricordatevi che probabilmente state facendo una minchiata. L’investimento deve essere noioso. Punto.
– SECONDA COSA: se avete letto o sentito da qualche parte una qualunque cosa che dovrebbe portarvi a prendere qualche decisione sul vostro portafoglio, fermatevi. Se era una buona idea, ormai siete già in ritardo e il mercato l’ha già incorporata nei prezzi. Se era una cattiva idea, come nella stragrande maggioranza dei casi, fate un favore a voi stessi e state fermi e basta.
Detto tutto questo, siamo così giunti all’
ERRORE NUMERO OTTO: non controllare ciò che si può controllare.
Si possono controllare i rendimenti futuri dei mercati?
No
Si possono studiare i dati macroeconomici per anticipare i trend?
No
Si può stare dentro ai mercati quando vanno bene e fuori quando vanno male?
Seee ti piacerebbe!
No, non si può fare neanche questo.
Ci sono però delle cose sotto il nostro controllo che spesso vengono dimenticate, concentrandosi piuttosto nell’inutile tentativo di battere il mercato con chissà quale sistema di trading del cazzo che vi farà solo perdere soldi.
Queste cose sono fondamentalmente tre:
– Il TEMPO, ossia prima cominciate e più lungo state investiti meglio è;
– Il RISPARMIO, ossia più mettete da parte risorse per i vostri investimenti, più patrimonio accumulerete;
– La COSTANZA, ossia più mantenete fede alla vostra pianificazione a lungo termine, con più soldi alla fine vi ritroverete.
Queste tre cose le potete controllare eccome.
E la cosa bella è che queste tre cose contribuiscono a rendervi più ricchi indipendentemente da quali saranno i rendimenti dei mercati.
Essendo le uniche cose che sono davvero sotto il vostro controllo, concentratevi su questo e lasciate perdere tutto il resto.
Care amiche e cari amici di questo podcast, eccoci infin giunti al termine del nostro 53esimo episodio.
Ringrazio come sempre il nostro partner Scalable per aver contribuito allo sviluppo di quest’episodio e vi ricordo che negli shownote abbiamo messo un bel link che, cliccandoci sopra, vi porterà ad aprire un account in 10 minuti d’orologio.
Perché potrebbe essere una buona idea usare Scalable per i vostri investimenti in ETF?
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Grazie invece a tutti voi che settimana dopo settimana state continuando a crescere sempre più numerosi e che con il vostro contributo state spingendo questo podcast sempre più su nelle classifiche dei più ascoltati d’Italia su Spotify (e ormai la top 50 è praticamente dietro l’angolo).
Per qualunque cosa vi venisse in mente, sia essa un dubbio su qualche tema di natura finanziaria o la richiesta di un consiglio per un buon ristorante di pesce a Milano, scrivetemi su Instagram a thebull_finance e sarò sempre più che felice di rispondervi alle ore più strampalate.
Come sempre, invito invece chi non l’avesse ancora fatto a mettere segui e attivare le notifiche sulla piattaforma che usate per ascoltarci e a lasciare una recensione a 5 stelle per supportarci e permetterci di continuare a produrre contenuti che commentano sofisticati e costosi studi sulle abitudini finanziarie degli Italiani anche se le stesse cose erano mesi che le stavamo dicendo gratis sempre nuovi.
Per questo episodio invece, è davvero tutto, e noi ci ritroviamo qui domenica prossima per aggiungere tutti insieme un nuovo mattoncino del nostro edificio finanziario così che la prossima volta che verrete intervistati per un’indagine sulle abitudini di investimento degli Italiani farete un figurone e Pictet muta, sempre, naturalmente con The Bull – Il tuo podcast di finanza personale.
Recensioni
Quando capisci come funziona la finanza… ti viene voglia di raccontarla!
Ho acquistato e letto il suo libro e l' ho trovato. Esprime i concetti economici in modo semplice e chiaro. Sentirlo parlare conferma che è un professionista del settore.
Giulia N., 11 Ago 2025Dovrebbero ascoltarlo buona parte degli italiani e io avrei dovuto scoprirlo con qualche anno in anticipo ma meglio tardi che mai
Matteo C., 3 Set 2025Non sono solito a mettere recensioni e specialmente non ascolto podcast, ma da quando ho iniziato questo, faccio fatica a staccarmi, e quasi non posso più fare a meno di ascoltare e arricchirmi culturalmente.
Andrea V., 22 Set 2025Riccardo mi ha letteralmente cambiato la vita e fatto scoprire che amo la finanza, ho ascoltato il podcast già due volte e non mi stufo mai di ascoltarlo, parla in modo semplice e chiaro
Massimo D., 23 Set 2025La mia ignoranza in materia mi ha sempre creato dei dubbi, ma grazie a un amico ho iniziato ad ascoltare il podcast. Per fortuna che ho 24 anni e un po' di tempo e soldi da dedicarmi a imparare le varie nozioni per me stesso. Grazie mille!
Luca G. 10 Ott 2025Veramente veramente raccomandato! la finanza personale riassunta alla perfezione! e spiegata partendo dall'ABC! Ottimo anche da ascoltare a velocita 1,5x!
Giorgia R., 23 Gen 2025Ho seguito tutte le puntate! Grazie veramente
Amalia A., 17 Set 2025Podcast che dà sempre spunti interessanti che personalmente mi ha fatto appassionare alla finanza personale spingendomi ad approfondire in prima persona.
Lorenzo, 13 Mar 2025Veramente interessante, chiaro e conciso. Cambia la vita finanziaria di chiunque.. da ascoltare assolutamente anche per chi di finanza non vuole occuparsi mai
Francesca B., 6 Apr 2024