#206

Barry Ritholtz: Come NON investire

Barry Ritholtz, fondatore di una della più importanti società di consulenza finanziaria negli US e tra le voci più autorevoli dei media finanziari, ci aiuta a comprende "come non investire", ossia come la migliore strategia di investimento riguardi soprattutto come non commettere i più comuni e diffusi errori dovuti a cattivi consigli, cattivi numeri e cattivi comportamenti. E ci spiega il suo punto di vista sui Dazi voluti da Trump.

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47 minuti
Barry Ritholtz: Come NON investire
The Bull - Il tuo podcast di finanza personale

206. Barry Ritholtz: Come NON investire

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Punti Chiave

Il successo in finanza è più legato a cosa non fare (eliminare errori e bias) che a cosa fare (scegliere l'asset o il momento giusto).

I due nemici principali sono i 'cattivi consigli' e l'eccesso di 'rumore' dei media; l'incertezza è la condizione normale dei mercati.

L'investimento passivo è la strategia migliore (nucleo del portafoglio) perché pochi gestori attivi battono il mercato e le critiche al passivo sono infondate.

Trascrizione Episodio

Bentornati a The Bull, il tuo podcast di finanza personale.
Ci sono grandi personaggi che lavorano a Wall Street e poi ci sono grandi personaggi che SONO Wall Street. Barry Ritholtz è forse uno di questi. Dal Trading desk al Wealth Management, dagli editoriali sul Washington Post ai blog ai podcast di Bloomberg fino a quell’incredibile serie di contenuti pazzeschi realizzati ogni settimana delle superstar che lavorano nella società che ha creato, Ritholtz Wealth Management, come Josh Brown, Michael Batnick, Ben Carlson e Nick Maggiulli, solo per citare i più noti qui da noi.
Per quello che ha creato e per l’importanza che lui e l’ecosistema che ha creato hanno per me e per la mia comprensione del mondo della finanza e degli investimenti, Barry RItholtz era davvero l’ospite che sognavo da tempo di potervi far conoscere.
E non ci sarebbe stata occasione migliore per incontrare Barry, se non in questo momento in cui finalmente è uscito il suo nuovo libro, atteso per oltre 15 anni, in cui ha distillato tutta la sua immensa conoscenza e saggezza per aiutare ogni investitore del mondo a gestire meglio i propri soldi partendo proprio dalla comprensione degli errori principali che vengono commessi.
Come si dice in questi casi, How Not Invest è già destinato a diventare un classico senza tempo della letteratura di Personal Finance.
Con Barry abbiamo parlato di principi generali, utili soprattutto a non smarrire la rotta durante momenti tumultuosi come questi. Ma ovviamente, in un’intervista registrata il 7 aprile scorso, subito dopo la mattanza post “liberation day” del 2 aprile, non potevo non chiede a Barry il suo autorevole punto di vista su tutta questa vicenda dei dazi voluti da Trump, che potrebbero rivelarsi la peggiore decisione economica autoinflitta dell’ultimo secolo.
Senza ulteriori indugi vi lascio a tutto questo nella mia chiacchierata con Barry Ritholtz, buon ascolto.

Riccardo: Barry, benvenuto nel mio podcast, The Bull. È davvero un grande piacere averti per una volta dall’altra parte del microfono, perché di solito sei tu a fare le domande, mentre oggi sei tu l’intervistato. E questa è per noi una grande occasione per raccogliere i tuoi preziosi punti di vista sull’investimento in generale e su ciò che sta accadendo sui mercato. E ovviamente parleremo del tuo nuovo attesissimo libro. Prima di iniziare, ammetto che ho avuto un dubbio, perché ci troviamo in un momento un po’ particolare, in cui le cose sembrano andare a rotoli. E ho pensato: forse sarebbe meglio iniziare parlando di questa follia sui dazi e delle giornate di sangue nei mercati. Ma poi mi sono reso conto che queste sono cose che vanno e vengono, mentre imparare a investire è una competenza fondamentale al di oltre del singolo momento. Quindi, se per te va bene, partirei con ciò che riguarda il come non investire.

Barry Ritholtz: Certo, va benissimo. Sei tu che guidi, io ti seguo dove vuoi andare. Grazie mille.

Riccardo: E prima di entrare nel vivo, potresti raccontarci il tuo incredibile percorso? Sei partito dalla fisica e sei finito per essere una delle voci più autorevoli al mondo, nel panorama dei media e del wealth management.

Barry Ritholtz: Certo. Inizialmente ho studiato fisica e matematica applicata all’università… Così mi sono spostato su scienze politiche e filosofia… Poi è arrivata l’opportunità di lavorare con un cliente, entrando in un’azienda—che era la società predecessora di E-Trade, il pioniere del trading online—con un ruolo da trader. E non me la sono lasciata scappare. Ho passato i primi quattro o cinque anni della mia carriera su un desk di trading, cercando di capire perché le cose che si presume muovano i mercati giorno per giorno… in realtà non contano poi così tanto. E una delle lezioni fondamentali che impari su un desk di trading è la gestione del rischio… Ti accorgi che molte persone—anzi, diciamolo, tutti—si portano dietro una grande carica emotiva e una serie di meccanismi evolutivi… Il sistema operativo umano, l’“Human OS”, in realtà è stato progettato per tutt’altro rispetto alle decisioni basate sul rapporto rischio/rendimento.

Riccardo: OK. Hai attraversato molte turbolenze di mercato, poi bull market, e poi di nuovo crisi, e così via. E questo mi ha fatto riflettere sul perché tu abbia deciso di impostare il libro così: invece di dire: “Ehi ragazzi, vi spiego come si investe”, hai scelto di partire da come non si investe. Via negationis — tu hai studiato filosofia, quindi conosci bene quest’espressione latina, usata dai filosofi medievali, che significa qualcosa del tipo: cercare la verità eliminando le illusioni e gli errori. Perché questa scelta? Perché partire dagli errori, invece che dalle “cose giuste”?

Barry Ritholtz: Certo. Il mio ultimo libro risale ormai a quindici anni fa, Bailout Nation. E non sentivo davvero il bisogno di scrivere un altro libro… Poi torno a casa dalle vacanze natalizie… e a un certo punto mi sono detto: “Accidenti, passo un sacco di tempo a dire alla gente cosa non fare.” Forse lì c’è qualcosa… E quando ne ho parlato con l’editore e con Morgan Housel, tutti si sono mostrati subito entusiasti all’idea di un libro su ciò che non bisogna fare. Ed eccoci qua. Quando ho iniziato a lavorare al libro, alla fine sono emerse tre idee centrali: cattive idee, cattivi numeri, cattivi comportamenti. Il primo obiettivo era mostrare chiaramente alle persone che non puoi seguire alla cieca tutto ciò che senti nei media finanziari… E in realtà nessuno sa niente… E questo rende ancora più difficile capire cosa accadrà dopo. Quindi ho voluto dimostrare, fin da subito, che se hai bisogno di essere un Nostradamus per ottenere buoni risultati economici o finanziari, sei nei guai.

Riccardo: Sì, impressionante. Sembra che investire abbia più a che fare con fare meno che non con fare di più. È la lezione più importante che ho imparato in questi anni. E lungo il percorso ci sono tanti nemici. Nel tuo libro ne citi due in particolare: i cattivi consigli e la sovrainformazione da parte dei media, che è quasi tutta rumore di fondo. Quanto sono dannosi e in che modo, secondo te, influenzano le decisioni finanziarie?

Barry Ritholtz: Allora, pensiamoci un attimo: gli esseri umani moderni esistono da circa 400.000 anni… La nostra reazione primaria è “lotta o fuga”… Ecco la verità—che non ci piace ammettere—ma sono i fatti, nudi e crudi: il mondo è fondamentalmente casuale. Succedono molte cose del tutto imprevedibili… Però possiamo mentire a noi stessi… Ma ogni volta che vedo qualcuno in TV parlare di “incertezza”, di solito significa che è successo qualcosa di brutto che ha fatto esplodere quella bolla illusoria… Ecco perché adoro la retorica sull’incertezza: perché è un modo meraviglioso per ricordarci che forse dovremmo essere un po’ più umili su ciò che pensiamo di sapere oggi, e molto più umili su quanto poco sappiamo di ciò che ci riserva il futuro. E l’applicazione di tutto questo agli investimenti è enorme: devi costruire un portafoglio sufficientemente robusto da sopravvivere in un’economia che si espande e si contrae, in un mercato che sale e scende, e che è pieno di eventi casuali.

Riccardo: Sì. E questo è, allo stesso tempo, rassicurante e inquietante. Rassicurante perché per investire bene non devi saper prevedere il futuro. Ma anche terribile, perché non siamo fatti per questo. L’incertezza ci devasta. Il nostro cervello non è progettato per gestire l’incertezza… L’incertezza è necessaria perché in generale ci sia un rendimento che deriva dall’investimento, ma biologicamente non siamo in grado di tollerarla.

Barry Ritholtz: Nessuno, nel dicembre 2019, aveva inserito nelle proprie previsioni: “Ah, tra l’altro, pandemia globale, chiusura dell’economia mondiale e… il mercato azionario andrà benissimo.” Nessuno. E potrei mostrartelo per ogni anno… È davvero incredibile come, anno dopo anno, ci siano sempre sorprese. Eppure continuiamo a fare previsioni con disinvoltura, come se avessimo idea di cosa stiamo dicendo… È affascinante vedere come tutto questo si sviluppi in tempo reale. Il colpo di fortuna di questo libro è che è uscito proprio ora. E sono felice di trovarmi dalla parte dei fortunati, anziché da quella degli sfortunati. È uscito in un momento in cui molte delle lezioni del libro dicono esattamente questo: nessuno sa niente. Nessuno sa cosa succederà. Tutto questo è in buona parte casuale. Ma se lo guardi nel breve periodo e poi nel lungo termine, vedi che cosa tende a fare il mercato azionario nel corso dei decenni.

Riccardo: Sì. Abbiamo bisogno di costruire delle narrazioni a posteriori, per dare al mondo una logica. Perché non riusciamo a vivere in un mondo che non ha senso. La ricerca di un senso è qualcosa di primordiale, ce l’abbiamo nello stomaco. Ed è anche un altro dei motivi per cui, in genere, siamo pessimi investitori. Ci credo davvero, perché—come ho detto nel terzo episodio di questo podcast, qualche anno fa—siamo bravi con l’aritmetica di base. Esatto. Sappiamo fare addizioni, sottrazioni, moltiplicazioni e divisioni. Aritmetica. Ma non sappiamo ragionare in modo esponenziale. E l’investimento è tutto esponenziale… E nel tuo libro ne parli molto, del nostro problema con la matematica.

Barry Ritholtz: Aritmetica sì, non esponenziale. Già, è proprio così… Il problema è che ci siamo evoluti in un mondo aritmetico… Non era una competenza necessaria per sopravvivere… Parliamo di contesto e inquadramento. Bisogna sempre collocare i numeri in un quadro più ampio. Serve un riferimento, un contesto. Ad esempio, nel libro faccio questo esempio: l’azienda XYZ licenzia 10.000 dipendenti. Bene, ma cosa significa? Ho bisogno di un riferimento, di un contesto. Tecnicamente si chiama denominatore.

Riccardo: Già. Sembra una cosa importante. 10.000 suona come un numero grande. Dipende..

Barry Ritholtz: Esatto, dipende. Se si tratta di un’azienda locale con 30.000 dipendenti, licenziare un terzo della forza lavoro è un fatto enorme. Ma se parliamo di Walmart, che ha 2 o 3 milioni di dipendenti in tutto il mondo, quei 10.000 licenziamenti equivalgono a una persona ogni cinque negozi… Il primo numero è la variazione: 10.000 licenziamenti… Ma il secondo numero, il denominatore, è di cosa stiamo parlando?… Questa cecità verso il denominatore è un fenomeno molto noto. Perché non guardiamo mai l’intero insieme di dati… Anche l’assurdità che stiamo vivendo oggi a malapena si qualifica come correzione. Non è ancora un crash completo. Ed è un danno autoinflitto. Non è un evento normale.

Riccardo: Già. Ne parleremo più avanti nell’episodio, perché sono molto curioso di sapere cosa ne pensi. In realtà so cosa ne pensi, ma sarà interessante discuterne un po’. E per quanto riguarda gli investimenti, so che sei un grande sostenitore, come lo sono io, dell’investimento sistematico, o passivo—chiamalo come vuoi. Quindi: acquistare ETF o fondi indicizzati a basso costo, ottenere un’esposizione al mercato coerente con la propria tolleranza e capacità di rischio, e restarci. Ma ci sono un paio di episodi di Mastering Business che ho adorato, con David Einhorn e Mike Green, e ovviamente avete parlato delle possibili minacce legate all’investimento passivo. Entrambi sostengono che l’investimento passivo potrebbe “rompere” il mercato, ridurre l’elasticità dei prezzi e così via. Tu cosa ne pensi? E qual è, secondo te, la vera forza dell’investimento passivo?

Barry Ritholtz: Partiamo dai vantaggi… Il caso a favore dell’investimento indicizzato—almeno come nucleo centrale del portafoglio—è semplice… Ma la realtà è che così poche persone riescono a battere l’indice nel lungo periodo, che per questo motivo l’indice dovrebbe rappresentare il nucleo centrale del tuo portafoglio… Ogni volta che sento critiche all’investimento passivo o agli ETF a basso costo, parto sempre da questo punto: Il motivo per cui ti sto pagando più di un fondo indicizzato è che tu dovresti generare extra-rendimento rispetto al mercato. Ma non hai dimostrato di saperlo fare… Punto numero due: non so… è tutta la vita che sento gente mettere in guardia contro i cambiamenti nella struttura del mercato… Tutte queste previsioni catastrofiche—nessuna si è mai avverata… E la risposta è: non lo so. Perché ogni volta che arrivano questi avvertimenti, ecco cosa succede in realtà… L’indice si sta adattando automaticamente a ciò che accade. Quindi direi che il meccanismo di price discovery sta funzionando benissimo… Oggi l’investimento passivo ha superato il 50%. Ma, a ben guardare, la stragrande maggioranza degli asset è ancora gestita attivamente, sia a livello globale che negli Stati Uniti… Ti viene da pensare che forse questo abbia qualcosa a che fare con il motivo per cui i gestori attivi sono così scontenti? Io non credo che gliene freghi un accidente della struttura di mercato.

Riccardo: Ti aspetti sempre degli outlier estremi in ogni distribuzione. Certo. Giusto. Trilioni. Forse dovrebbero mettere dei dazi sugli index fund, per rendere i fondi attivi più competitivi. Già, Già. Già. Michael Mauboussin ha fatto i calcoli, e viene fuori che servono 64 anni per avere una significatività statistica tale da distinguere cosa sia abilità e cosa sia fortuna per un gestore attivo. Quindi devi essere molto paziente per capirlo. Esatto. Oh. 2020. Coinbase. 2014. Credo che ARK sia il terzo più grande distruttore di ricchezza negli Stati Uniti. Morningstar ha fatto i conti in termini di ricchezza distrutta dagli investitori. Esatto.

Barry Ritholtz: È colpa loro. È colpa dei gestori attivi. Hanno fatto un pessimo lavoro negli ultimi 50 anni… È stato solo grazie a Vanguard se sono stati costretti a ridurre i costi… È lì che abbiamo imparato cos’è il survivorship bias nella finanza… E adoro una frase di Bill Miller, uno dei pochi gestori attivi di successo, che ha battuto l’S&P 500 per 15 anni consecutivi. Ha dato la colpa ai suoi colleghi gestori attivi, dicendo che sono tutti dei closet indexer… Ma il problema è che non sappiamo chi sono fino a quando è troppo tardi… Nel libro cito l’esempio dell’ETF ARK di Cathie Wood… Qualcun altro ha fatto un’analisi—che cito nel libro—da cui emerge che il 92% dei suoi investitori è in perdita… Non perché lei abbia sbagliato qualcosa. Ma perché gli investitori sono entrati dopo che il titolo era già salito del 190%… La maggior parte degli investitori sottoperforma i propri stessi investimenti… Il colpa, almeno in parte, è dei media, che l’hanno proclamata la nuova Peter Lynch. E poi c’è il nostro stesso sistema operativo interno, il nostro istinto. Parliamo di FOMO puro—paura di restare fuori… Dobbiamo imparare a essere un po’ più lucidi quando inseguiamo un titolo che sale, spinti dalla nostra avidità. E dobbiamo essere più razionali anche quando vendiamo in preda al panico, quando la paura prende il sopravvento.

Riccardo: Già. Ed è particolarmente attuale oggi, perché stiamo registrando questa puntata il 7 aprile. Sono le nove e mezza di mattina a New York e l’S&P 500 è in forte calo per il terzo giorno consecutivo. Non so nemmeno come formulare la domanda. Che diamine sta succedendo? Fantastico… Non ricordo tre giornate di fila così negative, nemmeno durante il COVID. Già.

Barry Ritholtz: Siamo in ribasso. Il Nasdaq è in calo del 4,5%, l’S&P 500 ha perso poco più del 4% e il Dow Jones è giù di poco meno del 4%… È un calo davvero, davvero pesante. E dimostra una cosa: Trump ha parlato di dazi per tutta la sua vita adulta… E nonostante questo, abbiamo avuto tutti un fallimento di immaginazione. Nessuno credeva davvero che avrebbe implementato dei dazi di questa portata… E quello che stai vedendo è il mercato azionario che reagisce… Questa enorme correzione di tre giorni—non so ancora quando finirà—è il mercato che ci dice: “Ecco, pensavamo che i profitti futuri sarebbero stati qui in alto… ma in realtà saranno qui in basso.” E quindi i prezzi devono adeguarsi per riflettere quella revisione.

Riccardo: Già. La domanda adesso è: perché? Perché qualcuno dovrebbe infliggere un danno simile alla ricchezza del proprio paese? Capisco che molti elettori di Trump forse non investono in borsa, ma il 10% più ricco degli americani possiede la maggior parte delle azioni e rappresenta la metà dei consumi. Quindi… Wow. Quindi, Wall Street è Main Street. Non c’è distinzione. Quindi perché farlo? Certo.

Barry Ritholtz: Esatto. Il 10% più ricco possiede l’87% delle azioni e genera il 50% della spesa dei consumatori… Il “perché”… non nasce da una strategia coerente, ma sembra più una misura che cerca una giustificazione, un pretesto… Non c’è una vera logica dietro l’implementazione di dazi così pesanti e arbitrari… Per me riassume perfettamente la logica (o meglio, l’assurdità) dietro queste nuove misure… E arriviamo a ciò che ho scritto stamattina: “Le conseguenze del caos.” Il modo in cui tutto questo è stato implementato è stato goffo, non professionale, opaco e maldestro… Invece, qui ho la netta sensazione che lo shock sia parte dell’obiettivo. È quasi come se la Casa Bianca stesse trollando Wall Street… Questo, invece, non è quello che pensavamo di sottoscrivere. E quindi ora assistiamo a questa riorganizzazione improvvisa delle aspettative…

Riccardo: Assurdo. Potrebbe far parte di una strategia negoziale? Quello che sta succedendo oggi ricorda un po’—per dimensioni, non per contesto—il 1987… E nel tuo libro ci sono alcune citazioni in cui dici cose come: “Sembra il 1987”. E la gente risponde: “Ah, quindi pensi che ora ci sarà un crollo di 37 volte peggiore?” Secondo te, siamo davvero in un ambiente simile? O forse quello dovrebbe solo essere l’approccio mentale da avere nei confronti del proprio portafoglio?

Barry Ritholtz: Questo sarebbe il mio scenario migliore: che ci siano accordi secondari, telefonate dietro le quinte, una serie di soluzioni una tantum… Continuano a dire che non è quello che stanno facendo. Quindi è piuttosto difficile capire davvero cosa sta accadendo. Guarda, teniamo presente che il 1987 è successo 40 anni fa. Era un mercato completamente diverso… Io, francamente, non vedo parallelismi tra oggi e il 1987… Molto spesso, quando vedi un giorno così negativo, devi semplicemente dire: “Ok, queste cose succedono.” I mercati salgono e scendono… E io adoro la citazione di Eddie Elfenbein, perché la gente tira sempre fuori il 1987 come esempio. Ma dimenticano sempre la cornice, il contesto. L’altro lato della medaglia. Sì, hai avuto una giornata orribile nel 1987… Ma allora perché nessuno guarda a cosa ha fatto il mercato nei 10, 20, 30 anni successivi?

Riccardo: Certo. Wow. È una sfumatura dell’ottimismo perfetta su cui possiamo chiudere la conversazione. Già. Già, verissimo. Barry, grazie mille per questa conversazione: è stata straordinaria. E consiglio davvero a tutti il tuo libro How Not to Invest, perché oggi è più attuale che mai. Lo spero anch’io. Ciao Barry!

Barry Ritholtz: Grazie mille per l’invito, Riccardo. È un vero piacere essere qui. Speriamo che la prossima volta che parleremo, ci sia un po’ di verde sui monitor invece che tutto rosso.
E questo è tutto gente! Spero che l’episodio vi sia piaciuto e che le parole di Barry su come NON investire e su come approcciarsi di fronte a questa situazione che stiamo vivendo siano state d’ispirazione anche per tutti voi.
Grazie ancora una volta a Barry per aver accettato il mio invito e vi ricordo che in descrizione trovate il link al suo formidabile libro How Not To Invest.
Come sempre vi invito a mettere segui e attivare le notifiche su Spotify Apple Podcast e dove ci ascoltate e a lasciare una recensione a 5 stelle per supportarci e permetterci di continuare a produrre contenuti che vi spiegano che le cose più importanti in finanza non sono quelle da fare, ma quelle da NON fare, sempre nuovi.
Per questo episodio invece è davvero tutto e noi ci rivediamo mercoledì prossimo in cui parleremo della crisi del dollaro e degli impatti sui nostri portafogli sempre qui naturalmente con The Bull il tuo podcast di finanza personale.

 

Recensioni

Quando capisci come funziona la finanza… ti viene voglia di raccontarla!

Podcast che dà sempre spunti interessanti che personalmente mi ha fatto appassionare alla finanza personale spingendomi ad approfondire in prima persona.

Lorenzo, 13 Mar 2025

Ho acquistato e letto il suo libro e l' ho trovato. Esprime i concetti economici in modo semplice e chiaro. Sentirlo parlare conferma che è un professionista del settore.

Giulia N., 11 Ago 2025

La mia ignoranza in materia mi ha sempre creato dei dubbi, ma grazie a un amico ho iniziato ad ascoltare il podcast. Per fortuna che ho 24 anni e un po' di tempo e soldi da dedicarmi a imparare le varie nozioni per me stesso. Grazie mille!

Luca G. 10 Ott 2025

Veramente interessante, chiaro e conciso. Cambia la vita finanziaria di chiunque.. da ascoltare assolutamente anche per chi di finanza non vuole occuparsi mai

Francesca B., 6 Apr 2024

Da quando l'ho scoperto in 15 gg mi sono ascoltato 150 puntate senza fermarmi, ho annullato gli altri podcast per portarmi alla pari ed ascoltare tutte le precedenti puntate, ben fatto, esattamente il livello di informazione che mi serviva

Gianluca G., 11 Set 2025

Podcast piacevole, scorre veloce ma in modo estremamente chiaro, spiega i concetti chiave per gestire le proprie finanze, fornendo la classica cassetta degli attrezzi. Complimenti, davvero ben fatto!

Massimiliano, 29 Mag 2024

Riccardo mi ha letteralmente cambiato la vita e fatto scoprire che amo la finanza, ho ascoltato il podcast già due volte e non mi stufo mai di ascoltarlo, parla in modo semplice e chiaro

Massimo D., 23 Set 2025

Dovrebbero ascoltarlo buona parte degli italiani e io avrei dovuto scoprirlo con qualche anno in anticipo ma meglio tardi che mai

Matteo C., 3 Set 2025

Ho seguito tutte le puntate! Grazie veramente

Amalia A., 17 Set 2025
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