Come investire da solo: broker online e consulenti indipendenti
A questo punto non ci sono più scuse: è ora di investire. Le opzioni sono tre: gestire tutto da soli tramite broker online, scegliere un roboadvisor che fa gran parte del lavoro al posto tuo, oppure affidarsi a un consulente indipendente che ti segue senza conflitti di interesse. Costi, impegno e risultati cambiano, ma la scelta giusta è sempre quella che ti permette di iniziare davvero.
Risorse
Punti Chiave
Le 3 opzioni per investire sono: fai da te (broker/banca con regime amministrato o dichiarativo), Robo-advisor (gestione patrimoniale) o Consulente Finanziario Indipendente (a parcella).
La scelta dipende da costi, impegno personale e patrimonio.
Fare da soli è l'opzione più economica ma richiede preparazione.
Adottare un Piano di Accumulo (PAC) è la strategia più efficace per diluire l'investimento e superare il rischio di sequenza.
Trascrizione Episodio
Bentornati a The Bull, il tuo podcast di finanza personale.
Continua il nostro viaggio nel mondo della finanza personale e per chi ci segue da un po’ di episodi, beh, ci sono già state un po’ di rivelazioni che dovrebbero avervi portato a modificare il vostro rapporto con i soldi.
Se così non fosse, ma perché continuate ad ascoltare The Bull?
È per la mia voce?
Bah, non credo ne valga la pena.
Chi invece pensa che la voce non sia granché, che come podcaster so and so, ma che alla fine
racconto cose utili su risparmi e investimenti, beh, secondo me fa bene a continuare a seguirci, perché continuerà ad imparare un sacco di cose per migliorare la propria situazione patrimoniale.
Allora, di per certo seguendo The Bull avrete questi benefici.
– Imparerete a risparmiare in maniera sana nella vostra vita quotidiana, così da aumentare le risorse a vostra disposizione per far crescere la vostra ricchezza.
– Risparmierete un pacco di soldi che altrimenti buttereste via in commissioni fotoniche per non meglio chiariti benefici con investimenti del cavolo che costano di più che copiare un indice e rendono meno che copiare un indice
– Capirete come funzionano i mercati finanziari e come investire in maniera efficiente ed efficace in essi, con una prospettiva di lungo termine, una strategia coerente, diversificazione e una ragionevole esposizione al rischio.
Considerato che tutto ciò ve lo portate a casa gratis, ma che volete di più?
Allora dove eravamo rimasti?
Per chi fosse capitato qui per la prima volta, il che tra l’altro sarebbe anche piuttosto strano perché vuol dire che siete stati attratti da un episodio intitolato Come investire da soli: banche broker online e consulenti finanziari, no davvero: ma che problemi avete?
Mah…
Comunque dicevo, per chi ci stesse ascoltando per la prima volta, qui a The Bull si parla di tutto ciò che serve per imparare a prendere decisioni autonome e di buon senso quando si tratta di risparmiare e investire i propri soldi.
Abbiamo spiegato perché se vivi in italia e non hai una pianificazione finanziaria fatta bene sono cazzi amari, abbiamo detto che è tutta una questione di tempo, risparmio e rendimenti, abbiamo spiegato il ruolo fondamentale del rischio, abbiamo detto cosa sono obbligazioni, azioni, oro materie prime e bitcoin, cosa sono gli ETF, come si scelgono e come si mettono assieme in un portafoglio fatto con i sacri crismi.
Se vi siete persi tutto questo è davvero un peccato, quindi consiglio di tornare indietro, guardarvi tutto dall’inizio e di tornare qui una volta fatto tutto il giro.
Fatto il bigino delle puntate precedenti, torniamo a noi e affrontiamo il tema di oggi con cui andiamo a chiudere questa simpatica playlist introduttiva al mondo degli investimenti.
Allora per farla breve, una volta che avete capito tutta sta roba che vi ho spiegato nei nove
episodi precedenti, adesso avete tre strade principali.
– Opzione 1, aprite un deposito titoli presso una banca o un broker online e in totale autonomia vi dedicate a gestire il vostro portafoglio di investimenti.
– Opzione 2, non avete sbatti di farlo da soli, non ve la sentite, preferite affidarvi a qualcun altro che sembra capirne più di voi, allora potete utilizzare un cosiddetto robo advisor, ossia un piattaforma digitale che solitamente offri delle soluzioni di investimento preconfezionate suddivise per il livello di rischio e rendimento atteso, scegliete quella preferite e poi il roboadviosr fa quasi tutto da solo. Ovviamente dovrete spendere un po’ di più che non facendo da soli.
– Opzione 3, vi affidate ad un consulente finanziario indipendente, ossia pagate una fee annuale ad una persona esperta di queste tematiche, ma non legata ad alcuna banca o società che emette prodotti di investimento, che vi fa da tutor e vi aiuta ad investire al meglio, non avendo conflitti di interesse e non dovendo vendervi nulla.
In pratica la prima opzione è la più economica ma è chiaramente quella che richiede più preparazione e un po’ più di attenzione e impegno. Ovviamente è pacifico che essendo quella più economica, sarà anche quella con il rendimento atteso maggiore.
A meno che fate le cose senza aver digerito bene i concetti, fate cagate e poi succedono i disastri. Bisogna impegnarsi a fare i disastri se investite in base ai principi di cui parliamo qui, però oh, mai dire mai.
La seconda è zero fatica, impostate una volta e poi potete anche dimenticarvi che esiste, ma
ovviamente costa di più. Un bel tocco di più e tra poco spieghiamo perché.
La terza costa forse un po’ di più della seconda, ma per motivi che vi spiegherò subito dopo probabilmente vi garantisce rendimenti migliori.
Quindi vediamo un po’ queste tre opzioni più nel dettaglio, così poi decidete quale fa per voi e cominciate a investire sul serio.
NUMERO UNO: FATE DA SOLI.
Allora quale banca o quale broker scegliere?
Adesso, questo non è un canale dove solitamente si fanno recensioni e tanto meno lo faremo oggi.
Inoltre chi mi segue da un po’ di anni e chi legge le descrizioni sotto ai video, sa che i due player che uso per investire i miei soldi sono diventati anche due sponsor di The Bull, quindi oggi non facciamo nomi ma restiamo a livello generale.
Fondamentalmente avete due possibilità, potete scegliere una banca che fornisce il servizio di deposito titoli — ovviamente online, nemmeno prendo in considerazione l’ipotesi di farlo fisicamente ad uno sportello o al telefono oppure un broker specializzato in trading online.
Un deposito titoli e quello che è quello che vi serve per comprare e vendere azioni, obbligazioni, etf e così via…
Opzione 1: la banca.
Se vi interessa avere una banca che vi fornisce tutti i servizi tipici della banca, cioè il conto
corrente, le carte di credito, il mutuo eccetera, allora potete valutare di aprire un conto titoli, possibilmente con una banca online, che solitamente offrono le piattaforme migliori e le piattaforme digitali più smart.
Altrimenti potete optare per un broker indipendente che vi dà unicamente la possibilità di investire, senza tutti i classici servizi bancari.
Le cose fondamentali però sono queste:
– Verificate i costi di transazione. Devono essere decenti e soprattutto non devono essere illimitati. Banche che chiedono x% su ogni transazione non va bene, perché magari il giorno che fate una transazione da 10.000, da 50.000 o da 100.000 € vi pelano un pacco di soldi;
– Sarebbe poi bello che avessero condizioni agevolate sugli ETF, come acquisti a zero commissioni sugli etf di alcuni emittenti
– L’ideale sarebbe che offrissero piani di accumulo automatici, detti PAC, cioè piani di di accumulo capitale. Questa soluzione è no-brainer, perché una volta che impostate il vostro portafoglio, dite alla banca o al broker quanto investire ogni mese e in quali etf e il piano fa tutto in automatico. Così non vi dimenticate di investire, non vi viene la tentazione di giocare al piccolo Warren Buffett, non vi cagate addosso durante le crisi di mercato (o meglio: vi cagate comunque addosso ma continuate comunque a investire secondo i piani) e cosa più importante, fate quella bella cosa che sia chiama dollar-cost-averaging.
Spendiamo due parole su questo.
Dollar-cost-averaging vuol dire che investendo un po’ per volta viene mediato il prezzo di acquisto di un certo strumento.
Quando il mercato sale, ovviamente comprate lo stesso etf, o la stessa azione o quello che è, a prezzi sempre un po’ più alti. Guadagnate meno, ma quando le cose vanno bene non si lamenta mai nessuno.
Quando invece il mercato crolla (perché il mercato di solito crolla, non scende piano piano), avere un PAC permette di continuare ad investire a prezzi sempre più basso — e questo ha un effetto benefico sul rendimento atteso futuro.
Ci sarebbe da dire moltissimo sull’argomento, però in parole povere:
– Se avete già del capitale pronto da investire, statisticamente conviene investirlo tutto insieme, perché i mercati azionari solitamente passano più tempo a salire che a crollare. Se però avete qualche remora psicologica o volete stare più tranquilli, allora potete valutare di entrare nel mercato un po’ per volta, lasciando nel frattempo la parte non investita in strumenti a zero rischio come un ETF monetario, che è praticamente un parcheggio per i soldi che rende tanto quanto il tasso senza rischio della BCE.
– Quando invece si tratta di investire un po’ per volta il vostro risparmio mensile, senza dubbio PAC: ogni mese dentro un pochino.
Penso che tra le 5 domande tra le decine di migliaia che ho ricevuto un questi anni è la seguente: “ma non conviene che mi tengo un po’ di soldi da parte e quando arriva un crollo, sbaam entro dentro, compro in saldo e faccio il botto, come è successo dopo il 2 aprile una volta che Trump ha sfoderato il cartellone da tombola con i valori dei dazi reciproci calcolati da ChatGPT e inflitti anche ai Pinguini delle Isole Heard and MacDonald?”.
Con il senno di poi, assolutamente sì.
In realtà in media questa è un’idea veramente del cazzo.
Scusate il francesismo ma è così.
Questa strategia sembra sensata ex post.
Ma quando ci si è dentro non funziona quasi mai, principalmente per tre motivi:
1) il primo è che indovinare il punto più basso di un crollo è difficilissimo, quindi il momento buono per entrare lo si scopre solo dopo; è più facile entrare troppo presto oppure troppo tardi;
2) il secondo motivo è che quando c’è davvero un crollo di solito te la fai addosso e finisci per non investire più;
3) in terzo luogo il rischio è che il mercato vada avanti a salire magari per 3 anni di fila e tu poi come un pirla entri al primo crollo ma ad un prezzo comunque più alto che se avessi investito gradualmente per i tre anni prima.
Torniamo per esempio nel 2014, quando il mercato aveva pienamente recuperato dopo la crisi del 2009.
Se voi aveste fatto questo ragionamento qui e aveste voluto aspettare il momento in cui il mercato tornava ad essere più economico prima di investire ancora, beh, praticamente stareste ancora aspettando…
Se non vi fidate di quello che ho appena detto vi consiglio questo bell’articoletto scritto dal mio amico Nick Maggiulli, una superstar della divulgazione finanziaria negli Stati Uniti e autore del best seller globale Just Keep buying.
In questo articolo, niente, dimostra numeri alla mano che nemmeno Dio, pur conoscendo il futuro, potrebbe battere un investimento progressivo mese per mese.
Se però pensate di essere meglio di Dio stesso, chi sono io per dirvi di non farlo…
Ah e se volete sentirlo per sua voce o tradotto in italiano, c’è il doppio episodio 221 del podcast.
Tornando a banche e broker, ovviamente ciascuno sceglierà in base alle caratteristiche che cerca:
– Ci sono broker più essenziali con soluzioni minime e costi molto bassi;
– Ci sono invece altri player che offrono una gamma sterminata di soluzioni di investimento, accesso ai mercati, prodotti complessi — e solitamente i costi sono un po’ più alti.
Dipende naturalmente da cosa volete.
C’è però sicuramente un tema su cui dovete prendere una decisione importante, ossia la gestione fiscale.
Purtroppo, mi spiace dirlo, ma bisogna pagare le tasse.
Voi mi potreste dire: “ma come? per investire i soldi devo prima lavorare e guadagnare. E su quel guadagno di pago le tasse. Per quale cacchio di motivo dovrei pagare altre tasse su soldi su cui ho già pagato le tasse?”
Domanda legittima.
Però tranne in una manciata di Paesi, sui profitti finanziari si pagano le tasse.
Nei paesi anglosassoni ci sono dei veicoli di investimento, come gli individual retirement account o gli individual savings account, in cui ci sono condizioni fiscali agevolate.
In Italia un cazzo ovviamente, non sia mai.
Ci sono i fondi pensione ma è tutto un altro discorso che faremo un’altra volta.
Comunque, ogni anno devi dichiarare quanti capitali hai investito, devi pagare lo 0,2% di imposta di bollo sul capitale medio investito nell’anno e soprattutto devi pagare le tasse se hai ricevuto dividendi o cedole o se hai venduto in profitto degli asset.
Anche se hai venduto un ETF e 5 minuti dopo hai reinvestito tutto, comunque paghi le tasse.
Ora, dal punto di vista fiscale ci sono tre gestioni principali, che si chiamano:
– Regime amministrato
– Regime dichiarativo e
– Gestione patrimoniale.
L’ultimo, la gestione patrimoniale, è un regime particolare in cui c’è appunto un soggetto terzo che gestisce il vostro portafoglio e per esempio è il modello dei roboadvisor di cui parleremo tra poco.
I primi due sono invece quelli tra cui scegliere quando si investe in autonomia.
– Il regime amministrato è il più comodo: qui la banca o il broker fanno da sostituto d’imposta, quindi trattengono automaticamente gli importi da versare al fisco e non bisogna fare nulla, esattamente come il datore di lavoro paga le tasse al posto di un dipendente, che in busta paga si trova già lo stipendio netto. Praticamente questi tutti i player italiani o con sede in Italia offrono il servizio di regime amministrato — e delle tasse te ne puoi proprio dimenticare.
– Con il regimento dichiarativo hai invece uno svantaggio e un vantaggio:
– Lo svantaggio è che a maggio/giugno ti devi mettere lì a compilare i vari quadri del 730 o del modello unico per dichiarare le tasse da versare. Anche se spesso le banche o i broker italiani permettono di scegliere questo regime, generalmente questa è l’opzione di default per molti broker esteri. Se quindi uno vuole utilizzare un broker estero, perché magari offre condizioni economiche molto vantaggiose, il consiglio è di sceglierne uno che fornisca ogni anno un report precompilato con le tasse da pagare rispetto all’anno precedente, cosa che semplifica molto la dichiarazione redditi. Altro consiglio non richiesto: scegliete broker con sede nell’Unione Europea o comunque in paesi con un’elevata regolamentazione e vigilanza, eviterei chi ha le sedi alle Cayman o alle Seychelles.
– C’è un vantaggio però, puramente aritmetico. Mettiamo che a gennaio venda un tot di quote di un ETF e che abbia fatto una plusvalenza di 10.000 €. Su quei 10.000 € dovrei pagare 2.600 € di tasse. Con il regime amministrato mi vengono trattenuti subito, invece con il regime dichiarativo posso reinvestirli perché quei 2.600 € non li pagherò al fisco fino a giugno dell’anno successivo. Diciamo che li investo in qualcosa a basso rischio che mi rendono il 3%, mi porto a casa 60-70 € netti. Non che mi cambi la vita, ma magari per il solo fatto che il pagamento delle tasse è posticipato quel piccolo rendimento aggiuntivo mi copre i costi del broker, delle transazioni o quant’altro.
A vostra scelta quindi.
Zero sbattimento = regime amminsitrato
Massimizzazione fiscale = regime dichiarativo.
Una volta che avete scelto il vostro provider, sia esso una banca o un broker, italiano o estero, come si fa investire in ETF (così come in azioni, obbligazioni o quello che vi pare?).
Beh gli strumenti in cui investirete, almeno all’inizio, saranno tutti quotati su borse Europee (anche se hanno sottostanti di altre regioni del mondo).
Di solito le borse europee sono aperte dal lunedì al venerdì dalle 9:00 alle 17:30.
– Individuate il titolo
– Vi segnate il codice ISIN
– Andate sul broker, andate sulla maschera di acquisto di quel titolo
– Selezionate il numero di quote da acquistare (o da vendere se ce lo avevate già),
– Fate compra o vendi
– Fine.
Se invece avete una piattaforma con i PAC automatici, che sarebbe meglio, impostate il pac e poi questo ogni mese da tutto da solo.
Per la maggior parte di noi, l’ideale è fare operazioni intorno alle 4 del pomeriggio, quando sono aperte contemporaneamente sia le borse europee che quella americana, perché ci sono più scambi e solitamente gli spread si riducono perché c’è più liquidità.
Facile.
Poi ogni piattaforma ha la propria interfaccia.
Ma fondamentalmente funzionano tutte così.
Al momento in cui è stato pubblicato questo video The Bull aveva già quasi 250 episodi audio, pieni zeppi di riferimenti ad articoli, paper, libri, blog, newsletter, fonti di informazione e ospiti straordinari.
Nel frattempo hanno cominciato ad uscire una sfilza di video.
Nel 2024 ho pubblicato un libro e a ottobre 2025 ne sarebbe uscito un altro ancora più approfondito.
Insomma, sono abbastanza sereno di aver coperto almeno il 90% dello scibile utile all’investitore individuale.
Non ci sono scuse per non mettersi a investire da soli e a gestire in autonomia i propri investimenti.
Se però, nonostante tutto, non ve la sentite o non avete voglia di stare dietro ai vostri
investimenti, allora vediamo una soluzione in cui voi non dovete fare assolutamente nulla: I
robo-advisor.
In pratia sono, diciamola così, piattaforme che automatizzano i vostri investimenti
attraverso un qualche algoritmo, sulla base dei vostri obiettivi e del tipo di portafoglio in cui volete
investire.
Lasciamo perdere quelli che offrono prodotti di merda supercostosi, i migliori generalmente offrono dei portafogli preconfezionati di ETF, dal più conservativo quasi del tutto obbligazionario, a quello più aggressivo a prevalenza azionaria.
Di solito c’è un questionario, se vuoi chatti con un consulente e investi nel portafoglio più adatto a te,
sia un importo secco che tramite un piano di accumulo. Fine! Molto facile! Al resto, pensa tutto
il roboadvisor!
Tutto bello se non vuoi avere il ben che minimo pensiero dietro ai tuoi investimenti.
Si sono però due grandi svantaggi.
Intanto il servizio giustamente non è gratuito, ma solitamente si paga qualcosa nell’ordine dell’1% di commissione all’anno: sicuramente meno delle commissioni del 2-3% dei fondi comuni di investimento, ma chiaramente l’erosione di un punto percentuale sul rendimento anno non è cosa da poco.
Se investite 10mila euro per 10 anni in un portafoglio che rende mediamente il 7% all’anno, questo punto percentuale vi costerà quasi il 20% del rendimento totale.
C’è poi un altro tema che è più sottile: di solito i roboadvisor sono delle gestiono patrimoniale, che devono pagare annualmente le tasse sulle plusvalenze, ossia sulla differenza tra il capitale inizio anno e il suo valore a fine anno, anche se non sono realizzate, cioè se non ho venduto niente.
Questa cosa non succederebbe se investiste direttamente in etf, perché sareste tenuti a pagare
le tasse solo quando vendete effettivamente delle quote e realizzate dei guadagni, finché non
vendete invece il vostro intero capitale continua a crescere grazie all’interesse composto e voi
pagherete le tasse solo sulle parti che a un certo punto vorrete vendere.
Il problema di una gestione patrimoniale è quindi che ogni anno vi trattiene una parte del vostro capitale per questa ragione fiscale, quindi il vostro rendimento reale è sempre inferiore a quello nominale per questa ragione.
Questo svantaggio è parzialmente mitigato da due caratteristiche positive delle gestioni patrimoniali:
– La prima è che l’aliquota è del 20% e non del 26%;
– La seconda è che è l’unico regime che permette di compensare plusvalenze e minusvalenze anche tra ETF, cosa che invece non si può fare negli altri regimi per via di una delle più stupide leggi italiane mai prodotte.
In definitiva, i roboadvisor sono una buona soluzione.
Più sì che no.
Li consiglierei come soluzione di default?
No, consiglierei di mettersi a capire qualche ora in più le cose fondamentali e poi gestirsi le cose da soli.
Se però non lo si vuole fare è comunque una soluzione di compromesso.
Una terza via invece è quella della consulenza indipendente.
Allora, un consulente indipendente è un soggetto iscritto all’albo dell’organismo di consulenza
finanziaria, chiamata OCF, e che diversamente dal simpatico consulente della banca sotto casa per legge non può appartenere ad alcuna società che emette prodotti di investimento.
Il vantaggio di affidarsi ad un consulente indipendente è che vi racconterebbe
fondamentalmente le stesse identiche cose che vi sto dicendo io, bassi costi, viva gli etf, non battere il mercato e così via, ma inoltre vi aiuterebbero a fare il punto sulla vostra situazione patrimoniale, sui vostri risparmi, sulla pensione, su quali assicurazioni vi servono, eccetera eccetera eccetera. Essendo indipendente, al consulente non interessa un tubo di vendervi dei prodotti, il loro unico
interesse è aiutarvi ad ottenere il miglior risultato possibile rispetto ai vostri obiettivi così che
ogni anno voi gli rinnovate la collaborazione e pagate la sua parcella.
Anche qui, tipicamente ci muoviamo nell’ordine dell’1% all’anno del patrimonio investito, ma
rispetto ai roboadvisor ci sono delle grosse differenze.
Per farla breve.
– Intanto il consulente indipendente è dedicato a voi al 100% e vi segue anche in tutta una serie di aspetti che non si limitano al portafoglio di investimenti.
– Poi è un professionista solitamente competente che può aiutarvi anche con altri strumenti finanziari, solitamente per migliorare l’efficienza fiscale del portafoglio.
– In terzo luogo, non c’è la problematica fiscale della gestione patrimoniale, che non è cosa da poco. Anzi, alcontrario, il consulente può aiutarvi a muovervi nel ginepraio della giurisdizione fiscale italianaconsigliandovi le scelte migliori per sfruttare opportunità di risparmio sulle imposte da versare.
Esistono diverse società in Italia che fanno questo lavoro.
Cercate SCF su google e ne troverete diverse.
Affidarvi ad un consulente indipendente potrebbe quindi essere una buona idea se siete alle
prime armi e se volete un supporto per cominciare ad investire senza paura di commettere
qualche errore grave.
Vedo solo una piccola controindicazione nell’utilizzo di un consulente indipendente.
Mentre la fee si aggira sull’1% del capitale investito, tipicamente questi consulenti
chiedono una commissione minima quando i patrimoni sono molto contenuti.
Generalmente, per patrimoni contenuti è tipico che la società chieda circa una fee minima di almeno 1.000-2.000 €, quindi se avete 10.000€ da investire, o peggio ancora se volete fare un piano di accumulo da 100€ al mese, decisamente un consulente non vale la pena.
Per patrimoni da 100.000€ in su, invece, può essere un’opzione interessante.
Bene, abbiamo visto le tre opzioni che mi sentirei di suggerire ora che avete imparato un po’ di cose in questo podcast e volete cominciare ad investire.
Breve recap.
Avete capito l’essenziale, siete sereni, avete approfondito al di fuori di questo
podcast i contenuti e ora comprendete meglio la materia? Aprite un bel deposito titoli in una
banca seria o con un broker affidabile e fate da soli.
Oppure, non avete la benché minima voglia di star dietro i vostri investimenti, non volete approfondire, avete capito che investire in strumenti efficienti come gli ETF è una buona idea, vi piacciono le soluzioni digitali, automatizzate a minima interazione umana, ma sul resto volete restare ignoranti e non capirne un tubo? Vada per il roboadvisor.
Oppure, terza strada. Avete capitali interessanti, avete paura di commettere cretinate e volete farvi seguire a 360° sulla vostra situazione finanziaria complessiva? Un consulente indipendente può essere una buona idea.
In generale il consiglio più importante che posso darvi è: studiate e approfondite.
Non esiste un investimento migliore se non quello in noi stessi.
Le cose che vi sto dicendo non me le ha insegnate nessuno, mi ci sono messo, vabbè un po’
avevo un background universitario che mi ha aiutato, ma soprattutto ho letto e studiato.
Leggete i libri [qua dietro c’è una piccola selezione di quelli che più mi hanno aiutato] , gli articoli, i paper, seguite newsletter e blog fighi, seguite podcaster e yutuber competenti.
Oggi è possibile farsi una formazione di livello MBA a costo quasi zero semplicemente mettendosi di buona volontà.
Quindi: niente scuse.
Avete il dovere di imparare le cose.
A quel punto vi renderete conto che prima ancora che ricchi, la competenza su tematiche finanziarie vi renderà liberi.
Liberi di prendere con consapevolezza le decisioni migliori per progettare la vostra vita come meglio credete.
E non è poca roba.
Bene cari miei, questo primo viaggio introduttivo nel mondo della finanza finisce qui.
Se eravate completamente digiuni di finanza, oggi dovreste avere almeno le basi per seguire qualunque altro contenuto troverete qui su The Bull, sia gli episodi audio, che tutti i video che molto velocemente saranno andati a popolare questo canale.
Come sempre vi invito a iscrivervi al canale, mettere like, attivare le notifiche per supportarci e permetterci di continuare a produrre contenuti che vi insegnano che non siete Dio e che se anche se lo foste fareste comunque meglio a fare cose semplici in finanza perché sono quasi sempre queste quelle migliori sempre nuovi.
Per questo episodio invece è davvero tutto e noi ci rivediamo molto presto con tutti gli altri contenuti su portafogli, strumenti, asset allocation, risparmio, pensione e qualunque altro tema possibile e immaginabile legato ai nostri soldi sempre qui naturalmente con The Bull, il tuo podcast di finanza personale.
Bentornati a The Bull, il tuo podcast di finanza personale.
Continua il nostro viaggio nel mondo della finanza personale e per chi ci segue da un po’ di episodi, beh, ci sono già state un po’ di rivelazioni che dovrebbero avervi portato a modificare il vostro rapporto con i soldi.
Se così non fosse, ma perché continuate ad ascoltare The Bull?
È per la mia voce?
Bah, non credo ne valga la pena.
Chi invece pensa che la voce non sia granché, che come podcaster so and so, ma che alla fine
racconto cose utili su risparmi e investimenti, beh, secondo me fa bene a continuare a seguirci, perché continuerà ad imparare un sacco di cose per migliorare la propria situazione patrimoniale.
Allora, di per certo seguendo The Bull avrete questi benefici.
– Imparerete a risparmiare in maniera sana nella vostra vita quotidiana, così da aumentare le risorse a vostra disposizione per far crescere la vostra ricchezza.
– Risparmierete un pacco di soldi che altrimenti buttereste via in commissioni fotoniche per non meglio chiariti benefici con investimenti del cavolo che costano di più che copiare un indice e rendono meno che copiare un indice
– Capirete come funzionano i mercati finanziari e come investire in maniera efficiente ed efficace in essi, con una prospettiva di lungo termine, una strategia coerente, diversificazione e una ragionevole esposizione al rischio.
Considerato che tutto ciò ve lo portate a casa gratis, ma che volete di più?
Allora dove eravamo rimasti?
Per chi fosse capitato qui per la prima volta, il che tra l’altro sarebbe anche piuttosto strano perché vuol dire che siete stati attratti da un episodio intitolato Come investire da soli: banche broker online e consulenti finanziari, no davvero: ma che problemi avete?
Mah…
Comunque dicevo, per chi ci stesse ascoltando per la prima volta, qui a The Bull si parla di tutto ciò che serve per imparare a prendere decisioni autonome e di buon senso quando si tratta di risparmiare e investire i propri soldi.
Abbiamo spiegato perché se vivi in italia e non hai una pianificazione finanziaria fatta bene sono cazzi amari, abbiamo detto che è tutta una questione di tempo, risparmio e rendimenti, abbiamo spiegato il ruolo fondamentale del rischio, abbiamo detto cosa sono obbligazioni, azioni, oro materie prime e bitcoin, cosa sono gli ETF, come si scelgono e come si mettono assieme in un portafoglio fatto con i sacri crismi.
Se vi siete persi tutto questo è davvero un peccato, quindi consiglio di tornare indietro, guardarvi tutto dall’inizio e di tornare qui una volta fatto tutto il giro.
Fatto il bigino delle puntate precedenti, torniamo a noi e affrontiamo il tema di oggi con cui andiamo a chiudere questa simpatica playlist introduttiva al mondo degli investimenti.
Allora per farla breve, una volta che avete capito tutta sta roba che vi ho spiegato nei nove
episodi precedenti, adesso avete tre strade principali.
– Opzione 1, aprite un deposito titoli presso una banca o un broker online e in totale autonomia vi dedicate a gestire il vostro portafoglio di investimenti.
– Opzione 2, non avete sbatti di farlo da soli, non ve la sentite, preferite affidarvi a qualcun altro che sembra capirne più di voi, allora potete utilizzare un cosiddetto robo advisor, ossia un piattaforma digitale che solitamente offri delle soluzioni di investimento preconfezionate suddivise per il livello di rischio e rendimento atteso, scegliete quella preferite e poi il roboadviosr fa quasi tutto da solo. Ovviamente dovrete spendere un po’ di più che non facendo da soli.
– Opzione 3, vi affidate ad un consulente finanziario indipendente, ossia pagate una fee annuale ad una persona esperta di queste tematiche, ma non legata ad alcuna banca o società che emette prodotti di investimento, che vi fa da tutor e vi aiuta ad investire al meglio, non avendo conflitti di interesse e non dovendo vendervi nulla.
In pratica la prima opzione è la più economica ma è chiaramente quella che richiede più preparazione e un po’ più di attenzione e impegno. Ovviamente è pacifico che essendo quella più economica, sarà anche quella con il rendimento atteso maggiore.
A meno che fate le cose senza aver digerito bene i concetti, fate cagate e poi succedono i disastri. Bisogna impegnarsi a fare i disastri se investite in base ai principi di cui parliamo qui, però oh, mai dire mai.
La seconda è zero fatica, impostate una volta e poi potete anche dimenticarvi che esiste, ma
ovviamente costa di più. Un bel tocco di più e tra poco spieghiamo perché.
La terza costa forse un po’ di più della seconda, ma per motivi che vi spiegherò subito dopo probabilmente vi garantisce rendimenti migliori.
Quindi vediamo un po’ queste tre opzioni più nel dettaglio, così poi decidete quale fa per voi e cominciate a investire sul serio.
NUMERO UNO: FATE DA SOLI.
Allora quale banca o quale broker scegliere?
Adesso, questo non è un canale dove solitamente si fanno recensioni e tanto meno lo faremo oggi.
Inoltre chi mi segue da un po’ di anni e chi legge le descrizioni sotto ai video, sa che i due player che uso per investire i miei soldi sono diventati anche due sponsor di The Bull, quindi oggi non facciamo nomi ma restiamo a livello generale.
Fondamentalmente avete due possibilità, potete scegliere una banca che fornisce il servizio di deposito titoli — ovviamente online, nemmeno prendo in considerazione l’ipotesi di farlo fisicamente ad uno sportello o al telefono oppure un broker specializzato in trading online.
Un deposito titoli e quello che è quello che vi serve per comprare e vendere azioni, obbligazioni, etf e così via…
Opzione 1: la banca.
Se vi interessa avere una banca che vi fornisce tutti i servizi tipici della banca, cioè il conto
corrente, le carte di credito, il mutuo eccetera, allora potete valutare di aprire un conto titoli, possibilmente con una banca online, che solitamente offrono le piattaforme migliori e le piattaforme digitali più smart.
Altrimenti potete optare per un broker indipendente che vi dà unicamente la possibilità di investire, senza tutti i classici servizi bancari.
Le cose fondamentali però sono queste:
– Verificate i costi di transazione. Devono essere decenti e soprattutto non devono essere illimitati. Banche che chiedono x% su ogni transazione non va bene, perché magari il giorno che fate una transazione da 10.000, da 50.000 o da 100.000 € vi pelano un pacco di soldi;
– Sarebbe poi bello che avessero condizioni agevolate sugli ETF, come acquisti a zero commissioni sugli etf di alcuni emittenti
– L’ideale sarebbe che offrissero piani di accumulo automatici, detti PAC, cioè piani di di accumulo capitale. Questa soluzione è no-brainer, perché una volta che impostate il vostro portafoglio, dite alla banca o al broker quanto investire ogni mese e in quali etf e il piano fa tutto in automatico. Così non vi dimenticate di investire, non vi viene la tentazione di giocare al piccolo Warren Buffett, non vi cagate addosso durante le crisi di mercato (o meglio: vi cagate comunque addosso ma continuate comunque a investire secondo i piani) e cosa più importante, fate quella bella cosa che sia chiama dollar-cost-averaging.
Spendiamo due parole su questo.
Dollar-cost-averaging vuol dire che investendo un po’ per volta viene mediato il prezzo di acquisto di un certo strumento.
Quando il mercato sale, ovviamente comprate lo stesso etf, o la stessa azione o quello che è, a prezzi sempre un po’ più alti. Guadagnate meno, ma quando le cose vanno bene non si lamenta mai nessuno.
Quando invece il mercato crolla (perché il mercato di solito crolla, non scende piano piano), avere un PAC permette di continuare ad investire a prezzi sempre più basso — e questo ha un effetto benefico sul rendimento atteso futuro.
Ci sarebbe da dire moltissimo sull’argomento, però in parole povere:
– Se avete già del capitale pronto da investire, statisticamente conviene investirlo tutto insieme, perché i mercati azionari solitamente passano più tempo a salire che a crollare. Se però avete qualche remora psicologica o volete stare più tranquilli, allora potete valutare di entrare nel mercato un po’ per volta, lasciando nel frattempo la parte non investita in strumenti a zero rischio come un ETF monetario, che è praticamente un parcheggio per i soldi che rende tanto quanto il tasso senza rischio della BCE.
– Quando invece si tratta di investire un po’ per volta il vostro risparmio mensile, senza dubbio PAC: ogni mese dentro un pochino.
Penso che tra le 5 domande tra le decine di migliaia che ho ricevuto un questi anni è la seguente: “ma non conviene che mi tengo un po’ di soldi da parte e quando arriva un crollo, sbaam entro dentro, compro in saldo e faccio il botto, come è successo dopo il 2 aprile una volta che Trump ha sfoderato il cartellone da tombola con i valori dei dazi reciproci calcolati da ChatGPT e inflitti anche ai Pinguini delle Isole Heard and MacDonald?”.
Con il senno di poi, assolutamente sì.
In realtà in media questa è un’idea veramente del cazzo.
Scusate il francesismo ma è così.
Questa strategia sembra sensata ex post.
Ma quando ci si è dentro non funziona quasi mai, principalmente per tre motivi:
1) il primo è che indovinare il punto più basso di un crollo è difficilissimo, quindi il momento buono per entrare lo si scopre solo dopo; è più facile entrare troppo presto oppure troppo tardi;
2) il secondo motivo è che quando c’è davvero un crollo di solito te la fai addosso e finisci per non investire più;
3) in terzo luogo il rischio è che il mercato vada avanti a salire magari per 3 anni di fila e tu poi come un pirla entri al primo crollo ma ad un prezzo comunque più alto che se avessi investito gradualmente per i tre anni prima.
Torniamo per esempio nel 2014, quando il mercato aveva pienamente recuperato dopo la crisi del 2009.
Se voi aveste fatto questo ragionamento qui e aveste voluto aspettare il momento in cui il mercato tornava ad essere più economico prima di investire ancora, beh, praticamente stareste ancora aspettando…
Se non vi fidate di quello che ho appena detto vi consiglio questo bell’articoletto scritto dal mio amico Nick Maggiulli, una superstar della divulgazione finanziaria negli Stati Uniti e autore del best seller globale Just Keep buying.
In questo articolo, niente, dimostra numeri alla mano che nemmeno Dio, pur conoscendo il futuro, potrebbe battere un investimento progressivo mese per mese.
Se però pensate di essere meglio di Dio stesso, chi sono io per dirvi di non farlo…
Ah e se volete sentirlo per sua voce o tradotto in italiano, c’è il doppio episodio 221 del podcast.
Tornando a banche e broker, ovviamente ciascuno sceglierà in base alle caratteristiche che cerca:
– Ci sono broker più essenziali con soluzioni minime e costi molto bassi;
– Ci sono invece altri player che offrono una gamma sterminata di soluzioni di investimento, accesso ai mercati, prodotti complessi — e solitamente i costi sono un po’ più alti.
Dipende naturalmente da cosa volete.
C’è però sicuramente un tema su cui dovete prendere una decisione importante, ossia la gestione fiscale.
Purtroppo, mi spiace dirlo, ma bisogna pagare le tasse.
Voi mi potreste dire: “ma come? per investire i soldi devo prima lavorare e guadagnare. E su quel guadagno di pago le tasse. Per quale cacchio di motivo dovrei pagare altre tasse su soldi su cui ho già pagato le tasse?”
Domanda legittima.
Però tranne in una manciata di Paesi, sui profitti finanziari si pagano le tasse.
Nei paesi anglosassoni ci sono dei veicoli di investimento, come gli individual retirement account o gli individual savings account, in cui ci sono condizioni fiscali agevolate.
In Italia un cazzo ovviamente, non sia mai.
Ci sono i fondi pensione ma è tutto un altro discorso che faremo un’altra volta.
Comunque, ogni anno devi dichiarare quanti capitali hai investito, devi pagare lo 0,2% di imposta di bollo sul capitale medio investito nell’anno e soprattutto devi pagare le tasse se hai ricevuto dividendi o cedole o se hai venduto in profitto degli asset.
Anche se hai venduto un ETF e 5 minuti dopo hai reinvestito tutto, comunque paghi le tasse.
Ora, dal punto di vista fiscale ci sono tre gestioni principali, che si chiamano:
– Regime amministrato
– Regime dichiarativo e
– Gestione patrimoniale.
L’ultimo, la gestione patrimoniale, è un regime particolare in cui c’è appunto un soggetto terzo che gestisce il vostro portafoglio e per esempio è il modello dei roboadvisor di cui parleremo tra poco.
I primi due sono invece quelli tra cui scegliere quando si investe in autonomia.
– Il regime amministrato è il più comodo: qui la banca o il broker fanno da sostituto d’imposta, quindi trattengono automaticamente gli importi da versare al fisco e non bisogna fare nulla, esattamente come il datore di lavoro paga le tasse al posto di un dipendente, che in busta paga si trova già lo stipendio netto. Praticamente questi tutti i player italiani o con sede in Italia offrono il servizio di regime amministrato — e delle tasse te ne puoi proprio dimenticare.
– Con il regimento dichiarativo hai invece uno svantaggio e un vantaggio:
– Lo svantaggio è che a maggio/giugno ti devi mettere lì a compilare i vari quadri del 730 o del modello unico per dichiarare le tasse da versare. Anche se spesso le banche o i broker italiani permettono di scegliere questo regime, generalmente questa è l’opzione di default per molti broker esteri. Se quindi uno vuole utilizzare un broker estero, perché magari offre condizioni economiche molto vantaggiose, il consiglio è di sceglierne uno che fornisca ogni anno un report precompilato con le tasse da pagare rispetto all’anno precedente, cosa che semplifica molto la dichiarazione redditi. Altro consiglio non richiesto: scegliete broker con sede nell’Unione Europea o comunque in paesi con un’elevata regolamentazione e vigilanza, eviterei chi ha le sedi alle Cayman o alle Seychelles.
– C’è un vantaggio però, puramente aritmetico. Mettiamo che a gennaio venda un tot di quote di un ETF e che abbia fatto una plusvalenza di 10.000 €. Su quei 10.000 € dovrei pagare 2.600 € di tasse. Con il regime amministrato mi vengono trattenuti subito, invece con il regime dichiarativo posso reinvestirli perché quei 2.600 € non li pagherò al fisco fino a giugno dell’anno successivo. Diciamo che li investo in qualcosa a basso rischio che mi rendono il 3%, mi porto a casa 60-70 € netti. Non che mi cambi la vita, ma magari per il solo fatto che il pagamento delle tasse è posticipato quel piccolo rendimento aggiuntivo mi copre i costi del broker, delle transazioni o quant’altro.
A vostra scelta quindi.
Zero sbattimento = regime amminsitrato
Massimizzazione fiscale = regime dichiarativo.
Una volta che avete scelto il vostro provider, sia esso una banca o un broker, italiano o estero, come si fa investire in ETF (così come in azioni, obbligazioni o quello che vi pare?).
Beh gli strumenti in cui investirete, almeno all’inizio, saranno tutti quotati su borse Europee (anche se hanno sottostanti di altre regioni del mondo).
Di solito le borse europee sono aperte dal lunedì al venerdì dalle 9:00 alle 17:30.
– Individuate il titolo
– Vi segnate il codice ISIN
– Andate sul broker, andate sulla maschera di acquisto di quel titolo
– Selezionate il numero di quote da acquistare (o da vendere se ce lo avevate già),
– Fate compra o vendi
– Fine.
Se invece avete una piattaforma con i PAC automatici, che sarebbe meglio, impostate il pac e poi questo ogni mese da tutto da solo.
Per la maggior parte di noi, l’ideale è fare operazioni intorno alle 4 del pomeriggio, quando sono aperte contemporaneamente sia le borse europee che quella americana, perché ci sono più scambi e solitamente gli spread si riducono perché c’è più liquidità.
Facile.
Poi ogni piattaforma ha la propria interfaccia.
Ma fondamentalmente funzionano tutte così.
Al momento in cui è stato pubblicato questo video The Bull aveva già quasi 250 episodi audio, pieni zeppi di riferimenti ad articoli, paper, libri, blog, newsletter, fonti di informazione e ospiti straordinari.
Nel frattempo hanno cominciato ad uscire una sfilza di video.
Nel 2024 ho pubblicato un libro e a ottobre 2025 ne sarebbe uscito un altro ancora più approfondito.
Insomma, sono abbastanza sereno di aver coperto almeno il 90% dello scibile utile all’investitore individuale.
Non ci sono scuse per non mettersi a investire da soli e a gestire in autonomia i propri investimenti.
Se però, nonostante tutto, non ve la sentite o non avete voglia di stare dietro ai vostri
investimenti, allora vediamo una soluzione in cui voi non dovete fare assolutamente nulla: I
robo-advisor.
In pratia sono, diciamola così, piattaforme che automatizzano i vostri investimenti
attraverso un qualche algoritmo, sulla base dei vostri obiettivi e del tipo di portafoglio in cui volete
investire.
Lasciamo perdere quelli che offrono prodotti di merda supercostosi, i migliori generalmente offrono dei portafogli preconfezionati di ETF, dal più conservativo quasi del tutto obbligazionario, a quello più aggressivo a prevalenza azionaria.
Di solito c’è un questionario, se vuoi chatti con un consulente e investi nel portafoglio più adatto a te,
sia un importo secco che tramite un piano di accumulo. Fine! Molto facile! Al resto, pensa tutto
il roboadvisor!
Tutto bello se non vuoi avere il ben che minimo pensiero dietro ai tuoi investimenti.
Si sono però due grandi svantaggi.
Intanto il servizio giustamente non è gratuito, ma solitamente si paga qualcosa nell’ordine dell’1% di commissione all’anno: sicuramente meno delle commissioni del 2-3% dei fondi comuni di investimento, ma chiaramente l’erosione di un punto percentuale sul rendimento anno non è cosa da poco.
Se investite 10mila euro per 10 anni in un portafoglio che rende mediamente il 7% all’anno, questo punto percentuale vi costerà quasi il 20% del rendimento totale.
C’è poi un altro tema che è più sottile: di solito i roboadvisor sono delle gestiono patrimoniale, che devono pagare annualmente le tasse sulle plusvalenze, ossia sulla differenza tra il capitale inizio anno e il suo valore a fine anno, anche se non sono realizzate, cioè se non ho venduto niente.
Questa cosa non succederebbe se investiste direttamente in etf, perché sareste tenuti a pagare
le tasse solo quando vendete effettivamente delle quote e realizzate dei guadagni, finché non
vendete invece il vostro intero capitale continua a crescere grazie all’interesse composto e voi
pagherete le tasse solo sulle parti che a un certo punto vorrete vendere.
Il problema di una gestione patrimoniale è quindi che ogni anno vi trattiene una parte del vostro capitale per questa ragione fiscale, quindi il vostro rendimento reale è sempre inferiore a quello nominale per questa ragione.
Questo svantaggio è parzialmente mitigato da due caratteristiche positive delle gestioni patrimoniali:
– La prima è che l’aliquota è del 20% e non del 26%;
– La seconda è che è l’unico regime che permette di compensare plusvalenze e minusvalenze anche tra ETF, cosa che invece non si può fare negli altri regimi per via di una delle più stupide leggi italiane mai prodotte.
In definitiva, i roboadvisor sono una buona soluzione.
Più sì che no.
Li consiglierei come soluzione di default?
No, consiglierei di mettersi a capire qualche ora in più le cose fondamentali e poi gestirsi le cose da soli.
Se però non lo si vuole fare è comunque una soluzione di compromesso.
Una terza via invece è quella della consulenza indipendente.
Allora, un consulente indipendente è un soggetto iscritto all’albo dell’organismo di consulenza
finanziaria, chiamata OCF, e che diversamente dal simpatico consulente della banca sotto casa per legge non può appartenere ad alcuna società che emette prodotti di investimento.
Il vantaggio di affidarsi ad un consulente indipendente è che vi racconterebbe
fondamentalmente le stesse identiche cose che vi sto dicendo io, bassi costi, viva gli etf, non battere il mercato e così via, ma inoltre vi aiuterebbero a fare il punto sulla vostra situazione patrimoniale, sui vostri risparmi, sulla pensione, su quali assicurazioni vi servono, eccetera eccetera eccetera. Essendo indipendente, al consulente non interessa un tubo di vendervi dei prodotti, il loro unico
interesse è aiutarvi ad ottenere il miglior risultato possibile rispetto ai vostri obiettivi così che
ogni anno voi gli rinnovate la collaborazione e pagate la sua parcella.
Anche qui, tipicamente ci muoviamo nell’ordine dell’1% all’anno del patrimonio investito, ma
rispetto ai roboadvisor ci sono delle grosse differenze.
Per farla breve.
– Intanto il consulente indipendente è dedicato a voi al 100% e vi segue anche in tutta una serie di aspetti che non si limitano al portafoglio di investimenti.
– Poi è un professionista solitamente competente che può aiutarvi anche con altri strumenti finanziari, solitamente per migliorare l’efficienza fiscale del portafoglio.
– In terzo luogo, non c’è la problematica fiscale della gestione patrimoniale, che non è cosa da poco. Anzi, alcontrario, il consulente può aiutarvi a muovervi nel ginepraio della giurisdizione fiscale italianaconsigliandovi le scelte migliori per sfruttare opportunità di risparmio sulle imposte da versare.
Esistono diverse società in Italia che fanno questo lavoro.
Cercate SCF su google e ne troverete diverse.
Affidarvi ad un consulente indipendente potrebbe quindi essere una buona idea se siete alle
prime armi e se volete un supporto per cominciare ad investire senza paura di commettere
qualche errore grave.
Vedo solo una piccola controindicazione nell’utilizzo di un consulente indipendente.
Mentre la fee si aggira sull’1% del capitale investito, tipicamente questi consulenti
chiedono una commissione minima quando i patrimoni sono molto contenuti.
Generalmente, per patrimoni contenuti è tipico che la società chieda circa una fee minima di almeno 1.000-2.000 €, quindi se avete 10.000€ da investire, o peggio ancora se volete fare un piano di accumulo da 100€ al mese, decisamente un consulente non vale la pena.
Per patrimoni da 100.000€ in su, invece, può essere un’opzione interessante.
Bene, abbiamo visto le tre opzioni che mi sentirei di suggerire ora che avete imparato un po’ di cose in questo podcast e volete cominciare ad investire.
Breve recap.
Avete capito l’essenziale, siete sereni, avete approfondito al di fuori di questo
podcast i contenuti e ora comprendete meglio la materia? Aprite un bel deposito titoli in una
banca seria o con un broker affidabile e fate da soli.
Oppure, non avete la benché minima voglia di star dietro i vostri investimenti, non volete approfondire, avete capito che investire in strumenti efficienti come gli ETF è una buona idea, vi piacciono le soluzioni digitali, automatizzate a minima interazione umana, ma sul resto volete restare ignoranti e non capirne un tubo? Vada per il roboadvisor.
Oppure, terza strada. Avete capitali interessanti, avete paura di commettere cretinate e volete farvi seguire a 360° sulla vostra situazione finanziaria complessiva? Un consulente indipendente può essere una buona idea.
In generale il consiglio più importante che posso darvi è: studiate e approfondite.
Non esiste un investimento migliore se non quello in noi stessi.
Le cose che vi sto dicendo non me le ha insegnate nessuno, mi ci sono messo, vabbè un po’
avevo un background universitario che mi ha aiutato, ma soprattutto ho letto e studiato.
Leggete i libri [qua dietro c’è una piccola selezione di quelli che più mi hanno aiutato] , gli articoli, i paper, seguite newsletter e blog fighi, seguite podcaster e yutuber competenti.
Oggi è possibile farsi una formazione di livello MBA a costo quasi zero semplicemente mettendosi di buona volontà.
Quindi: niente scuse.
Avete il dovere di imparare le cose.
A quel punto vi renderete conto che prima ancora che ricchi, la competenza su tematiche finanziarie vi renderà liberi.
Liberi di prendere con consapevolezza le decisioni migliori per progettare la vostra vita come meglio credete.
E non è poca roba.
Bene cari miei, questo primo viaggio introduttivo nel mondo della finanza finisce qui.
Se eravate completamente digiuni di finanza, oggi dovreste avere almeno le basi per seguire qualunque altro contenuto troverete qui su The Bull, sia gli episodi audio, che tutti i video che molto velocemente saranno andati a popolare questo canale.
Come sempre vi invito a iscrivervi al canale, mettere like, attivare le notifiche per supportarci e permetterci di continuare a produrre contenuti che vi insegnano che non siete Dio e che se anche se lo foste fareste comunque meglio a fare cose semplici in finanza perché sono quasi sempre queste quelle migliori sempre nuovi.
Per questo episodio invece è davvero tutto e noi ci rivediamo molto presto con tutti gli altri contenuti su portafogli, strumenti, asset allocation, risparmio, pensione e qualunque altro tema possibile e immaginabile legato ai nostri soldi sempre qui naturalmente con The Bull, il tuo podcast di finanza personale.
Recensioni
Quando capisci come funziona la finanza… ti viene voglia di raccontarla!
Riccardo mi ha letteralmente cambiato la vita e fatto scoprire che amo la finanza, ho ascoltato il podcast già due volte e non mi stufo mai di ascoltarlo, parla in modo semplice e chiaro
Massimo D., 23 Set 2025Ho acquistato e letto il suo libro e l' ho trovato. Esprime i concetti economici in modo semplice e chiaro. Sentirlo parlare conferma che è un professionista del settore.
Giulia N., 11 Ago 2025Ho seguito tutte le puntate! Grazie veramente
Amalia A., 17 Set 2025Veramente veramente raccomandato! la finanza personale riassunta alla perfezione! e spiegata partendo dall'ABC! Ottimo anche da ascoltare a velocita 1,5x!
Giorgia R., 23 Gen 2025Podcast piacevole, scorre veloce ma in modo estremamente chiaro, spiega i concetti chiave per gestire le proprie finanze, fornendo la classica cassetta degli attrezzi. Complimenti, davvero ben fatto!
Massimiliano, 29 Mag 2024Podcast che dà sempre spunti interessanti che personalmente mi ha fatto appassionare alla finanza personale spingendomi ad approfondire in prima persona.
Lorenzo, 13 Mar 2025Dovrebbero ascoltarlo buona parte degli italiani e io avrei dovuto scoprirlo con qualche anno in anticipo ma meglio tardi che mai
Matteo C., 3 Set 2025Veramente interessante, chiaro e conciso. Cambia la vita finanziaria di chiunque.. da ascoltare assolutamente anche per chi di finanza non vuole occuparsi mai
Francesca B., 6 Apr 2024Da quando l'ho scoperto in 15 gg mi sono ascoltato 150 puntate senza fermarmi, ho annullato gli altri podcast per portarmi alla pari ed ascoltare tutte le precedenti puntate, ben fatto, esattamente il livello di informazione che mi serviva
Gianluca G., 11 Set 2025