Come investire in ETF Obbligazionari: Reloaded
Ancora ETF Obbligazionari che tanto vi piacciono e tanto agitano i vostri sonni.Guida superpratica su come inserire questi asset nel portafoglio, come selezionarli, a cosa prestare attenzione e cosa determina il loro comportamento.Con la partecipazione straordinaria di Morpheus e del Dr. Cox.

79. Come investire in ETF Obbligazionari: Reloaded
Risorse
Punti Chiave
Comprendere come le aspettative sui tassi muovono gli ETF obbligazionari, distinguendoli dalle obbligazioni singole.
Selezionare ETF obbligazionari considerando emittenti (gov/corp) e duration per bilanciare rischio/rendimento nel portafoglio.
Trascrizione Episodio
Bentornati a THE BULL – Il tuo podcast di finanza personale
Attenzione gente!
A grande richiesta torniamo a parlare di ETF Obbligazionari!
Pensavo che aver fatto due interi episodi sul tema sarebbe stato sufficiente per la vita, invece pare che gli ETF obbligazionari continuino a rimanere il vostro incubo peggiore e vi mandino fuori testa come cercare di capire la trama della trilogia di Matrix.
Oggi prendiamo quindi la pillola rossa e ci immergiamo nuovamente nel mondo oscuro degli ETF obbligazionari per scoprire insieme quanto è profonda la tana del bianconiglio!
[citazione di Matrix]
Scherzi e citazioni di film cult degli anni ’90 che hanno segnato la mia adolescenza a parte, quest’episodio si rende necessario perché credo che a spanne almeno un centinaio tra voi mi abbiano mandato messaggi chiedendomi istruzioni su quali ETF obbligazionari comprare, come sceglierli, con che duration e tutto il resto.
Allora cominciamo con il dire che alla domanda “quale etf obbligazionario comprare” non posso che rispondervi “eh che ne so? E anche se lo sapessi non te lo potrei dire altrimenti poi tu mi denunci e io poi per 8 anni devo spostare la residenza in Viale Papiniano, lì dove sorge il venerabile carcere milanese di San Vittore.
Quindi farmi 8 anni di gabbio per aver consigliato un ETF obbligazionario proprio no, non ne vale la pena.
A quel punto ti consiglio una rischiosissima operazione di trading a leva su qualche criptovaluta strana, prendersi 8 anni per il più noioso degli asset finanziari sarebbe invece una cosa troppo sfigata.
Tra l’altro la cosa che mi manda ai pazzi è che:
Ragazzi
Sono obbligazioni dopo tutto!
Andate fuori di testa su sta cosa qua e poi siete sereni come un neonato a ficcarvi in portafoglio il Nasdaq 100, gli ETF settoriali, azioni singole, Bitcoin e chi più ne ha più ne metta.
Cioè sulla parte speculativa del portafoglio andate lisci come un coltello nel burro, mentre sulla parte noiosa e fondamentalmente meno rischiosa vi vengono mille paturnie.
Potremmo chiudere velocemente la puntata su come selezionare gli ETF obbligazionari per il vostro portafoglio usando la stessa metafora che il Dottor Cox ha usato nella prima puntata della prima stagione di Scrubs per spiegare a JD come si dosano gli analgesici:
[citazione di Scrubs].
Ecco, il concetto è un po’ questo…
Finché non comprate ETF che replicano bond trentennali argentini, obiettivamente dovete impegnarvi per fare davvero casino.
Però dai, facciamo le cose per bene, cerchiamo di fare un po’ di chiarezza e di mettere insieme una guida pratica facile facile per la costruzione della parte obbligazionaria del vostro portafoglio.
Allora, PRIMA COSA: perché si mettono ETF obbligazionari in portafoglio?
Ricordiamo che non è che sia una cosa necessaria.
Come sapete c’è un noto youtuber professore di Bolzano che sbrocca ogni volta che qualcuno gli fa domande sugli ETF obbligazionari che per lui sono il male assoluto tanto quanto lo è per me chi spezza gli spaghetti prima di buttarli nell’acqua.
By the way: chi spezza gli spaghetti merita di essere processato a l’Aia, al tribunale dove vengono giudicati i crimini contro l’umanità.
C’è infatti chi sostiene che le obbligazioni servano solo per gestire le spese a medio termine, sotto i dieci anni, e che quindi sia meglio comprare solo obbligazioni singole (tendenzialmente governative) per avere la certezza di ricevere sempre indietro il capitale a scadenza e non essere esposti al rischio delle variazioni dei tassi di interesse dei mercati.
Per maggiori approfondimenti su questo riascoltatevi (o ascoltatevi se siete capitati qui a caso per la prima volta) l’episodio 56.
Comunque, per farla breve, come sapete tutti il prezzo delle obbligazioni (e quindi anche degli ETF obbligazionari) è influenzato dai tassi di mercato, che a loro volta dipendono dai tassi di interesse decisi dalle Banche centrali, in particolare dalla Federal Reserve, dalla Banca Centrale Europa e dalle altre principali banche nazionali.
Quando i tassi salgono i prezzi delle obbligazioni scendono (e scendono tanto più quanto più lunga è la scadenza residua di ciascuna obbligazione in quel momento) mentre quando i tassi scendono i prezzi salgono con la stessa logica.
O meglio.
Precisiamo una cosa su cui forse non abbiamo stressato abbastanza l’attenzione fino ad ora, ipersemplificando le nostre spiegazioni.
Attenzione bene a questo punto, che tra l’altro ha messo molto bene in luce Nicola Protasoni nello scorso episodio.
Il prezzo delle obbligazioni non varia QUANDO i tassi vengono alzati o abbassati, ma varia innanzitutto in funzione delle ASPETTATIVE del mercato sull’innalzamento o abbassamento dei tassi.
Chiaro questo punto?
Cioè ricordatevi sempre che i mercati finanziari sono forward-looking, cioè cercano sempre di anticipare gli scenari futuri nei loro prezzi.
Il prezzo di un’azione, per esempio, rappresenta una previsione dei flussi di cassa futuri generati da quell’azione attualizzati attraverso un tasso di sconto equivalente al rendimento atteso.
Cioè il prezzo attuale di un’azione esprime la previsione del mercato rispetto ai guadagni futuri che detenere quell’azione può portare all’investitore.
Analogamente il prezzo di un’obbligazione riflette invece le aspettative del mercato rispetto alle future variazioni dei rendimenti, che in primis sono determinati dai tassi di interesse decisi dalle Banche Centrali.
Quindi i prezzi delle obbligazioni e degli ETF obbligazionari si muovono in continuazione in base a come cambiano le aspettative del mercato rispetto alle future variazioni dei tassi.
(che poi spesso sono delle aspettative su fattori macroeconomici, come l’inflazione, il mercato del lavoro, possibili recessioni e così via, tutte cose che implicano delle azioni da parte delle banche centrali e che quindi portano le obbligazioni a muoversi di conseguenza).
Perché succede sta cosa?
Eh vi dovete ricordare che le obbligazioni hanno questa fastidiosa spina nel c*****, cioè volevo dire, questa controintuitiva relazione inversa tra prezzi e rendimenti, tale per cui quando il rendimento sale il prezzo scende, mentre quando il rendimento scende il prezzo sale.
Esempio facile.
Ammettiamo che abbia un’obbligazione che viene emessa oggi al prezzo di 100 € e che paga un interesse annuo del 4% per i prossimi 5 anni.
Se io compro quest’obbligazione e la tengo fino alla scadenza, so con certezza matematica assoluta che tra 5 anni, a meno che l’emittente non fallisca, riceverò indietro i miei 100 € più 4€ all’anno per 5 uguale 120 € in totale.
(poi di solito le obbligazioni hanno taglio minimo di 1000 €, ma non stiamo qua a sottilizzare, moltiplicate tutto per 10).
Con le obbligazioni singole quindi me ne sbatto del mercato e dei tassi di interesse perché, cascasse il mondo, se le tengo fino a scadenza il loro rendimento è perfettamente prevedibile.
Cosa succede però al suo prezzo durante questi 5 anni?
Eh può succedere di tutto.
Se per esempio l’anno prossimo scoppia una botta di inflazione, prima ancora che le banche centrali alzino effettivamente i tassi di interesse — che è l’azione tipica che viene fatta per contrastare l’inflazione — i prezzi di tutte le obbligazioni, compresa la mia, si muovono di conseguenza.
Se il mercato dovesse stimare che i tassi saliranno di 1 punto percentuale, allora cosa succede?
Succede che il prezzo della mia obbligazione crolla perché il mercato sa che le obbligazioni che verranno emesse da qui in avanti dovranno offrire degli interessi maggiori a fronte di un contesto in cui i tassi di interesse saranno saliti di un punto percentuale.
La variazione dei prezzi in funzione della variazione dei tassi, come sapete, è legata alla duration modificata delle obbligazioni, che si ottiene dividendo la duration, ossia il numero di anni necessari per rientrare dell’investimento iniziale, grazie alle cedole e al rendimento finale dell’obbligazione, per il rendimento dell’obbligazione.
Va beh, non stiamo a complicarci troppo la vita.
In pratica se alla nostra obbligazione dell’esempio di cui sopra restano ancora 4 anni di vita, la sua duration modificata sarà poco meno di 4.
Questo significa che se il mercato si aspetta un imminente rialzo di un punto dei tassi di interesse il prezzo della mia obbligazione scenderà di quasi il 4% (circa un punto per ogni anno di duration).
E perché succede questa cosa?
Perché se oggi sul mercato vengono emesse obbligazioni uguale alla mia che però sono costrette ad offrire il 5% di interesse, invece che il 4% come quando io l’ho comprata un anno prima, allora se voglio vendere la mia, che ha un interesse più basso, devo fare uno sconto sul prezzo (dato che alla fine l’obbligazione viene sempre rimborsata a 100).
Quindi al mio acquirente è come se dicessi: ok la mia obbligazione ha interessi più bassi di quelle che ci sono oggi sul mercato, però quelle le devi comprare a 100, mentre io ti vendo la mia a 96 (circa), così quando tra 4 anni scade ti verrà rimborsata ad un prezzo più alto a quella a cui l’hai acquistata compensando i minori interessi che ti verranno pagati lungo questi 4 anni.
Capito?
Pertanto comprare un’obbligazione quadriennale a 100 € che mi dà il 5% all’anno di interessi o comprare un’obbligazione quadriennale dello stesso tipo a 96 € che mi dà il 4% all’anno non fa nessuna differenza in termini di rendimento.
Oh sto ipersemplificando eh?
La matematica di sta roba è un po’ più complessa, ma la logica è questa.
Ovviamente funziona anche all’inverso.
Se c’è aria di recessione, o comunque di contrazione dell’attività economica, allora l’aspettativa è che le banche centrali taglino i tassi e quindi i prezzi delle obbligazioni aumenteranno di conseguenza.
Torniamo a noi.
Chi usa le obbligazioni singole per gestire le spese a medio termine può anche ignorare del tutto queste dinamiche.
Le compra, le tiene, prende gli interessi ogni anno attraverso le cedole e gli viene rimborsato il capitale alla fine. Stop.
Se per esempio volessi investire, che so, 50.000 € in obbligazioni singole per i prossimi 10 anni potrei pensare di comprarne 10, da 5.000 ciascuna, con scadenze scaglionate di un anno, con la prima che scade quindi a fine 2024 e l’ultima che scade a fine 2033.
Poi appena quella di fine 24 scade reinvesto i 5.000 (+ gli interessi) in un’obbligazione che scade nel 2034, quando scade quella del 2025 reinvesto i 5.000 (+ interessi) in una che scade nel 2035 e così via posso andare avanti con questo schema finché campo.
Oppure se so che in certo anno dovrò cambiare la macchina o ristrutturare casa o sostenere altre spese metterò più capitale in prossimità di quella scadenza così quando i soldi mi serviranno li troverò lì pronti.
Questo è un modo per usare le obbligazioni senza dovermi curare dei tassi di interesse perché l’idea è quella di non venderle mai e portarle tutte a scadenza.
Come sapete tutti molto bene, con gli ETF Obbligazionari la questione cambia assai.
A parte quella minuscola manciata di ETF lanciati l’anno scorso da Ishares, che sono gli unici ad avere la caratteristica di scadere e rimborsare il capitale, il 99,9% degli ETF quotati sul mercato non scadono mai e mantengono la loro duration costante.
Se mi compro un ETF che contiene titoli governativi Europei con scadenza tra 3 e 5 anni, dentro ci saranno sempre solo e soltanto titoli di stato europei che scadono tra 3 e 5 anni e la società che emette l’ETF si prenderà la briga di vendere ogni volta quelle che iniziano ad avere scadenze sotto i 3 anni e sostituirle con obbligazioni con scadenza residua di massimo 5 anni.
Dato che gli ETF non scadono mai, il loro prezzo sarà sempre condizionato da due fattori:
– UNO: dalle cedole che le obbligazioni contenute nell’ETF pagano e che vengono reinvestite nell’ETF stesso (se è ad accumulazione; se invece è a distribuzione vi vengono pagate in cash e di solito il prezzo scende un po’ il giorno della distribuzione).
– DUE: dall’aspettativa del mercato rispetto alle future variazioni dei tassi di interesse.
Questo cosa si è vista in maniera lampante negli ultimi mesi, soprattutto negli ETF con scadenze più lunghe.
In pratica a inizio Novembre tutto il mercato si è convinto, in un moto di euforia collettiva senza senso, che ormai la Federal Reserve avesse ufficialmente terminato di alzare sti tassi di interesse (che nel 2022 avevano affossato sia azioni che obbligazioni) e che nel 2024 ci sarebbero stati addirittura 6 tagli da 0,25 punti percentuali ciascuno.
Il prezzo delle obbligazioni, in particolare delle obbligazioni a lunga scadenza, è subito schizzato alle stelle.
Poi cos’è successo?
Eh in pratica sono usciti una serie di dati sul pazzesco stato di forza dell’economia americana (su tutti il dato sui posti di lavoro creati a gennaio, oltre 350.000 contro un’attesa di 180.000, tanto che ancora in America stanno cercando di capire da dove diavolo arrivino questi 170.000 lavoratori in più che tutti si erano persi) e questa cosa ovviamente ha cambiato nettamente il mood generale.
Perché?
Perché giustamente la Federal Reserve dice: se il mercato del lavoro scoppia di salute, l’economia tira come non faceva dagli anni ’90, le aziende continuano a fare profitti senza troppe storie, ma chi me lo fa fare di tagliare i tassi che poi magari l’inflazione riparte a manetta e a quel punto mi tocca rialzarli di nuovi facendo venir giù un macello?
No no, avrà pensato Jerome Powell, il capo della Fed.
Io i tassi li tengo higher for longer, più alti più a lungo, cazzi vostri a Wall Street se state tutti scommettendo che domani mi metto a tagliare il costo del denaro per farvi tutti felici, stiamo così, tassi più alti che se poi un domani salta fuori, come nel 2008, un’altra crisi finanziaria oppure magari l’economia si inceppa e parte una recessione, insomma se succede qualcosa di brutto almeno io posso sempre tagliare i tassi e far ripartire tutto, ma se invece mi trovo già con i tassi bassi perché li ho tagliati troppo presto, poi non ho più tanto spazio di manovra per dare una mano all’economia e ai mercati.
E infatti i prezzi delle obbligazioni sono di nuovo andati giù tutti (e specularmente i rendimenti sono saliti).
Tutto questo su e giù avvenuto in meno di 3 mesi, e sulle obbligazioni più lunghe si è trattato di un movimento anche del 6-7% prima in alto e poi in basso, si è verificato senza che i tassi della Fed (o della BCE) si siano mossi di un millimetro.
È stata solo l’aspettativa del mercato a far muovere tutto quanto.
Bene.
Ora spiegato tutto il pippozzo su come si muove il mercato delle obbligazioni, veniamo alla parte che più vi interessa, ossia come scegliere e quali ETF scegliere per il vostro bel portafoglio.
Intanto: perché uno dovrebbe investire in ETF Obbligazionari e non in obbligazioni singole?
Fondamentalmente per 5 MOTIVI:
– MOTIVO UNO: per investire in obbligazioni singole devi già avere del capitale. Le obbligazioni singole più comuni sono quelle governative e di solito hanno tutti taglio minimo da 1.000 €.
Se vogliamo un minimo di diversificazione e la possibilità di scaglionare nel tempo le scadenze, come spiegato nell’esempio prima, se non abbiamo almeno 20-30.000 € già pronti da investire in questo modo è dura.
– MOTIVO DUE: c’è un’inefficienza fiscale ineliminabile. Le obbligazioni singole pagano interessi periodici ogni anno (o ogni semestre, come i nostri BTP), e su questi interessi ci paghiamo le tasse (12,5% sui titoli di Stato, 26% su tutte le altre).
Poi che me ne faccio di questi soldi?
Di solito li reinvesto, però così facendo lascio per strada in tasse un pezzo di rendimento, quando invece negli ETF ad accumulazione viene automaticamente reinvestito tutto senza prelievi fiscali.
– MOTIVO TRE: la duration costante degli ETF obbligazionari fornisce una sorta di scudo rispetto ai crolli, che ogni tanto capitano (e non così di rado come si può pensare), del mercato azionario.
Questa cosa l’abbiamo spiegata mille volte.
Quando il mercato azionario crolla, come nel 2000-2002, nel 2008, nel 2020 e così via, tipicamente le banche centrali tagliano i tassi per rianimare l’economia, quindi mentre le azioni vanno giù a picco le obbligazioni aumentano di valore e forniscono una parziale protezione al portafoglio.
Con le obbligazioni singole invece questa cosa è molto più complicata da fare perché la duration è decrescente e quindi il rialzo dei prezzi in una situazione di questo tipo sarà minore se le mie obbligazioni singole in quel momento si stanno avvicinando alla scadenza.
– MOTIVO QUATTRO: gestire un portafoglio di obbligazioni singole comporta un certo sbattimento e devo star loro dietro man mano che scadono per rinnovarle, selezionarne di nuove, scegliere come allocare il capitale e su quali scadenze e così via.
Non che serva un dottorato all’MIT, però l’investitore medio vuole dedicare meno tempo possibile ai propri investimenti e qui andiamo proprio nella direzione opposta.
– MOTIVO CINQUE: e questo è più di natura psicologica.
Avere solo obbligazioni singole da una parte e un portafoglio 100% azionario dall’altra, non è per tutti.
Il portafoglio azionario ha nel lunghissimo termine, probabilmente, i rendimenti migliori di un qualunque portafoglio composto da stocks and bonds.
Il problema però è che lungo la nostra vita di investitori non ci interessa solo il lungo termine, ci interessa anche lo stato del nostro portafoglio lungo tutto il corso della nostra vita.
E’ vero, come abbiamo detto qualche episodio fa, che lungo orizzonti di 30 anni il rendimento medio annuo minimo che l’S&P500 ha mai restituito è stato superiore al 7% e mediamente è stato tra il 9 e l’11%.
Ma il prezzo di questo ottimo rendimento medio nel lungo termine può essere anche una devastante sofferenza anche magari per un decennio intero.
Se avessi iniziato ad investire nel 94 avrei avuto 7 anni gloriosi all’inizio, mentre poi dal 2000 al 2011 circa avrei passato un calvario, vedendo il mio portafoglio 100% azionario falcidiato dai colpi quasi mortali delle due devastanti crisi finanziarie di inizio millennio.
Con un portafoglio 60/40, invece, per quasi 20 anni le due performance sarebbero state simili, ma con molti meno bruciori di stomaco.
Solo negli ultimi 10 anni il portafoglio 100% azionario sarebbe decollato producendo ad oggi una performance doppia rispetto al 60/40 (e ammettendo di aver sempre continuato a investire una certa cifra fissa mensile).
Quindi, come abbiamo detto tante volte, benissimo le azioni ma serve lo stomaco per sopportare momenti dove è assolutamente normale perdere anche il 50% del valore del portafoglio.
C’è poi un altro fatto connesso a questo.
Se ho un portafoglio più stabile nel corso della vita, probabilmente al costo di un rendimento di lunghissimo termine inferiore, avrò però anche maggiore facilità ad attingervi per far fronte a determinate spese, quindi non è detto che debba pianificare da qui a 10 anni tutte le spese importanti che dovrò sostenere tramite singole obbligazioni, perché se ho una portafoglio con una volatilità accettabile avrò sempre buone probabilità di potervi attingere e basse probabilità di doverlo fare quando il mio portafoglio è sotto del 50%.
Il ragionamento di chi sostiene che gli ETF obbligazionari siano una scommessa sul futuro andamento dei tassi di interesse è corretto.
Però è anche vero che gli ETF obbligazionari tipicamente vanno giù quando c’è una prospettiva di rialzo dei tassi, che di solito avviene a fronte di un’inflazione molto alta alimentata da un’economia surriscaldata.
Quando invece c’è una crisi finanziaria e il mio portafoglio va giù, in realtà è facile che le mie obbligazioni vadano su per via dell’intervento delle banche centrali sui tassi di mercato.
Quindi sì, con le obbligazioni singole ho sempre la certezza di avere il mio capitale a scadenza, però con gli ETF obbligazionari ho sempre una certa flessibilità che mi permette comunque di attingere al mio portafoglio quando ne ho bisogno con un rischio relativamente contenuto.
Al contrario non ha molto senso avere ETF obbligazionari quando i tassi di interesse sono molto bassi.
Il patatrac delle obbligazioni che abbiamo vissuto dal 2021 ad oggi è stato un dramma annunciato, piuttosto è incredibile che molti si siano ritrovati sopresi.
Con tassi a zero le obbligazioni (o gli ETF obbligazionari), di lì in poi potevano solo crollare al minimo rialzo dei tassi operato dalle banche centrali.
In quel caso sì che è un rischio mortale avere ETF obbligazionari in portafoglio, perché con tassi a zero — o comunque molto bassi — prima o poi potevano solo andare giù.
Ora, capito tutto questo, veniamo all’ipotesi più frequente, quella in cui abbiate un portafoglio che, come per la stragrande maggioranza degli investitori, sia composto da un mix di azioni e obbligazioni (tramite ETF naturalmente).
Come selezionare quali ETF mettere in portafoglio?
Facciamo una mini-guida pratica così andate via tutti sereni e vi fate più mille paturnie.
I fattori principali che vanno considerati sono:
– La tipologia degli emittenti delle obbligazioni presenti nell’ETF e
– La duration media dell’ETF.
Partiamo dal primo punto.
In ordine di, tra molte virgolette, rischiosità, abbiamo fondamentalmente le seguenti tipologie di ETF Obbligazionari:
– Obbligazionari Governativi Europei;
– Obbligazionari Aggregate Europei (quindi sia Titoli di Stato che obbligazioni societarie di livello sempre investment grade);
– Obbligazionari Globali dei Paesi Sviluppati;
– Obbligazionari Aggregate Globali;
– Obbligazionari Europei Corporate;
– Obbligazionari Globali Corporate; e infine
– Obbligazionari Corporate High Yield.
Gli ETF che contengono titoli di stato dell’area Euro sono naturalmente poco rischiosi e qui non abbiamo tematiche di rischio valutario, dato che sono tutte denominate in Euro.
Il rischio relativo crescente delle altre categorie dipende dal fatto che:
– O sono presenti obbligazioni societarie, tipicamente un po’ più rischiose di quelle governative (ma anche un po’ più redditizie);
– O sono esposte ad altre valute.
Oggi per esempio i titoli di Stato Americani hanno rendimenti addirittura superiori ai BTP nonostante siano chiaramente più sicuri.
Però se compro un ETF che contiene solo titoli di Stato Americani devo mettere in conto che se il dollaro si indebolisce il prezzo dei miei ETF, dato che li compro in Euro, scende.
Ovviamente nel caso degli ETF obbligazionari High Yield, la maggiore rischiosità dipende anche dal fatto che le obbligazioni contenute in essi hanno rating inferiori e sono considerati junk bond.
Come abbiamo detto un paio di episodi fa, in questo caso il livello di rischio è più vicino a quello di un’azione che non di un titolo di stato.
L’altro punto riguarda le scadenze.
Banalmente, ETF con scadenze brevi hanno rendimenti tipicamente inferiori e una sensibilità molto bassa alle variazioni dei tassi di interesse, mentre più le scadenze sono lunghe, maggiori saranno i rendimenti ma maggiori saranno anche le oscillazioni dei prezzi in base alle aspettative del mercato sui futuri movimenti dei tassi di interesse.
Generalmente le obbligazioni sono raggruppate in 4 categorie, in base alle loro scadenze.
Abbiamo:
– ULTRASHORT, quando hanno scadenze inferiori all’anno (e di solito inferiori addirittura a 6 mesi), che sono talmente poco sensibili alle variazioni dei tassi che praticamente possono essere considerati dei conti deposito; poi
– SHORT-TERM, quindi a breve scadenza, da 1 a 3 anni;
– INTERMEDIATE-TERM; quindi a scadenza intermedia, maggiori di 3 anni e inferiori a 10 anni; e infine abbiamo i
– LONG-TERM, e qui parliamo di scadenze superiori ai 10 anni, che possono arrivare anche a diversi decenni (esistono infatti diversi ETF abbastanza popolari che investono in titoli di stato con scadenze oltre i 15-20 anni).
È facile capire che, se costruiamo una matrice in cui mettiamo gli emittenti da un lato e le scadenze dall’altro, avremo che gli ETF meno rischiosi (e meno redditizi) sono quelli governativi europei a breve scadenza, mentre i più rischiosi saranno ETF corporate a lunga scadenza (difficile invece trovare obbligazioni high-yield a lunga scadenza).
Detto questo, quindi, come selezionarli all’interno del portafoglio?
Ragazzi, capiamoci, sono obbligazioni.
Non è con le obbligazioni che il vostro portafoglio otterrà la maggior parte del suo rendimento.
Per quello ci sono le azioni.
Le obbligazioni servono a ridurre la volatilità generale del portafoglio e a mitigare l’impatto dei momenti di crisi della parte azionaria, facendo sì che il portafoglio non sprofondi a -50% come di tanto in tanto alle azioni accade.
Quindi stare a diventare matti su questa cosa, sinceramente, non credo ne valga particolarmente la pena.
Semplicemente teniamo a mente questa checklist:
– UNO = la scelta no-brainer che su cui difficilmente ci può essere qualcosa da obiettare sono gli ETF obbligazionari governativi Europei con scadenze intermedie (tipicamente si trovano con duration medie tra 5 e 8 anni).
Questi ETF hanno più o meno sempre senso in un portafoglio bilanciato di un investitore europeo e in più hanno il vantaggio che sono tassati al 12,5%, quindi se doveste venderne delle quote avreste un beneficio fiscale interessante.
Perché no brainer: beh
– Sono Titoli di Stato Europei con rating alto e quindi rischio molto basso (Italia a parte, però comunque l’Italia è nell’Unione Europea, abbiamo già visto nel 2011 che quando sta per fallire ci riacchiappano per i capelli);
– Sono in Euro, quindi zero rischio valutario;
– Sono appunto tassati meno di qualunque altro asset finanziario e
– Su scadenze intermedie non hanno una sensibilità devastante alle variazioni dei tassi, pertanto svolgono il loro come contrappeso alla componente azionaria del portafoglio.
– DUE = Globali e Aggregate sono altrettanto delle scelte valide; tipicamente il trade-off è che con questi dovremmo ottenere rendimenti leggermente più alti, a fronte di un’esposizione maggiore al rischio valutario, di un leggerissimo maggior rischio emittente e nel caso degli aggregate abbiamo un vantaggio fiscale ridotto (poiché sulla parte di obbligazioni corporate l’imposta è quella classica del 26%);
– TRE = attenzione che molto spesso soprattutto i Global Aggregate sono “hedged”, ossia hanno copertura valutaria.
Come detto altre volte, la copertura valutaria ha un costo indiretto (che non si vede nel TER, ossia nei costi dell’ETF).
Spesso questi prodotti sono coperti perché sono esposti a numerose valute e la copertura può essere rispetto al dollaro o all’euro.
In ogni caso, dato che questa copertura può costare anche 1-1,5 punti percentuali di rendimento all’anno, se non è strettamente necessario valutate bene prima di usare prodotti con copertura del cambio.
Mi fa paura l’esposizione valutaria? Soluzione da rasoio di Ockham: Prendo obbligazioni in Euro e tanti saluti.
– QUATTRO = attenzione alle durate.
Ora sto per dire una cosa che suona tanto come un tentativo di provare a fare previsioni sull’andamento del mercato, che è una roba da non fare.
Però ascoltatemi un secondo e poi ritratto tutto.
– Quando la prospettiva è quella di un prossimo taglio dei tassi di interesse può aver senso allungare le duration delle obbligazioni in portafoglio, così da beneficiare in misura maggiore della futura riduzione dei tassi di mercato (che come sappiamo fanno salire il prezzo soprattutto delle obbligazioni a lunga scadenza);
– Quando invece la prospettiva è quello di un aumento dei tassi, allora ha più senso il contrario, per ridurre la sensibilità del nostro portafoglio obbligazionario alle variazioni al rialzo dei tassi di interesse.
Ecco detta così sembra molto semplice.
In realtà fare questi giochetti tentando di prevedere il futuro è una cosa un po’ pericolosa perché può sempre tornarvi indietro e voi ve lo prendete in quel posto.
A Novembre sembrava ovvio che a breve i tassi sarebbero scesi, quindi giù tutti a comprare obbligazioni a lunga scadenza convinti così di fare jackpot, invece oggi è un po’ meno certo, forse succederà comunque, oppure magari l’inflazione si rialza…
Insomma
Occhio a fare previsioni sul comportamento delle banche centrali perché la storia ci dice che il mercato è particolarmente scarso in questo genere di scommesse e il più delle volte non ci prende.
Quindi prima di mettere metà del vostro investimento in obbligazioni un ETF con scadenze oltre i 20 anni, ecco, sappiate che se qualcosa va storto e i tassi invece che scendere salgono anche solo di mezzo punto, il prezzo del vostro ETF rischia di scendere anche di un 7-8% come niente.
Poi, anche qui, bisogna sempre vedere le cose in maniera dinamica.
I rialzi e i ribassi dei tagli seguono dei cicli, quindi una volta che per esempio i tassi salgono poi tendenzialmente dovranno scendere.
Il punto però è che non è mai scontato prevedere quando e di quanto e benché dal 2008 al 2021 ci siamo abituati a vivere in un mondo a tassi a zero, non c’è scritto da nessuna parte che questa cosa tornerà.
Anzi.
Sarebbe meglio che non tornasse più perché un mercato con tassi a zero è come il doping nello sport: nel breve ottieni grandi risultati ma prima o poi o la legge o la salute vengono a chiederti il conto e rischi di pagare con interessi molto salati.
Ad oggi in realtà non sappiamo ancora quale sarà il vero effetto a lungo termine di quell’immensa iniezione di liquidità provocata da 15 anni di tassi a zero, che peraltro ha portato il mondo intero a raggiungere un livello di debito come mai si è visto nella storia.
Per ora non sta succedendo niente di grave.
Però… boh… in futuro potremmo avere qualche brutta sorpresa.
Tutto questo per dire che, finché possono, le banche centrali non si strapperanno i capelli per abbassare i tassi troppo velocemente.
Tiriamo un po’ le somme.
Non voglio dare consigli di investimento a nessuno naturalmente, però i criteri di buon senso che guidano la costruzione di un portafoglio in generale sono gli stessi per la parte obbligazionaria in particolare.
Tipicamente Azioni di società Large Cap internazionali e titoli di stato investment grade sono l’ossatura portante di praticamente qualunque portafoglio.
Da lì in poi, tutto quello che ci aggiungete si baserà su una valutazione ponderata tra i rischi e i benefici di un’ulteriore diversificazione degli asset in portafoglio.
– Così come si può decidere di inserire un po’ di small caps si può decidere di inserire obbligazioni corporate;
– Così come si può decidere di investire nei mercati emergenti, allo stesso modo si può valutare di investire in obbligazioni aggregate globali;
– Così come si può decidere di investire sul Nasdaq 100, allo stesso modo si può valutare di avere una piccola quota in High yield e via dicendo…
Una volta che avete chiaro in testa quali sono le caratteristiche che rendono più o meno rischioso (e redditizio) un ETF Obbligazionario allora ogni decisione che prenderete sarà una diretta conseguenza di questo.
– Voglio star schiscio? ETF obbligazionari governativi Europei;
– Voglio spingere un po’ sui rendimenti? Aggregate Europei o Globali
– Voglio spingere ancora di più e sono disposto ad un aumentare un po’ il rischio generale del portafoglio? Aggiungo un po’ di high yield.
Impostate la ricetta in base al vostro palato e otterrete il gusto che desiderate.
E comunque, come dicevamo all’inizio, take it easy.
Non mettete l’80% del portafoglio su un settoriale sull’Intelligenza Artificiale come se niente fosse e poi state due mesi a ragionare sugli ETF obbligazionari.
Valutate innanzitutto che l’esposizione AZIONARIA rifletta il rapporto tra rischio e rendimento che volete per il vostro portafoglio, considerando innanzitutto la quantità di azioni che volete avere e la loro collocazione geografica.
È soprattutto qui che si gioca la corsa che farà il vostro portafoglio ed è quindi importante che esso rispecchi esattamente il tipo di propensione al rischio e orizzonte temporale che pensate di avere.
A quel punto poi, se serve, ragionate sulle obbligazioni.
Beh, direi che ci siamo detti più o meno tutto.
O meglio.
Sulle obbligazioni si potrebbe fare davvero un podcast ad hoc.
Ma che due palle mi vien da dire!
Per quel che serve al 99% degli investitori privati, direi che avere inquadrato queste quattro nozioni base che abbiamo messo insieme oggi, tanto basta per permettere a ciascuno di prendere decisioni consapevoli sui propri investimenti.
Care amiche e cari amici di The Bull grazie ancora una volta per essere stati qui con me anche oggi e per aver pensato che in questa mezz’ora la cosa migliore che poteste fare fosse stare ad ascoltare la mia voce.
Intanto attenzione che ci stiamo avvicinando al mezzo milione di episodi ascoltati di The Bull, quasi quante volte mia moglie mi ha detto nel 2023 di non lasciare l’asciugamano appoggiato sul mobile del lavandino dopo averlo usato.
Per continuare la crescita di questo podcast e la sua missione di evangelizzazione finanziaria del nostro bel Paese vi invito come sempre a mettere segui, attivare le notifiche e lasciare una recensione a 5 stelle per supportarci e permetterci di continuare a produrre contenuti che sì, ancora, ancora e ancora parleranno di ETF obbligazionari finché non sarete tutti maestri Jedi di Duration Modificate sempre nuovi.
Come sempre se volete scrivermi potete usare il profilo instagram thebull_finance oppure su LinkedIn.
Per questo episodio invece è davvero tutto e noi ci ritroviamo mercoledì prossimo tutti insieme per un nuovo capitolo del nostro percorso di illuminazione collettiva con una puntata dedicata a come prepararsi all’imprevedibile sempre qui, naturalmente, con The Bull il tuo podcast di finanza personale.
Bentornati a THE BULL – Il tuo podcast di finanza personale
Attenzione gente!
A grande richiesta torniamo a parlare di ETF Obbligazionari!
Pensavo che aver fatto due interi episodi sul tema sarebbe stato sufficiente per la vita, invece pare che gli ETF obbligazionari continuino a rimanere il vostro incubo peggiore e vi mandino fuori testa come cercare di capire la trama della trilogia di Matrix.
Oggi prendiamo quindi la pillola rossa e ci immergiamo nuovamente nel mondo oscuro degli ETF obbligazionari per scoprire insieme quanto è profonda la tana del bianconiglio!
[citazione di Matrix]
Scherzi e citazioni di film cult degli anni ’90 che hanno segnato la mia adolescenza a parte, quest’episodio si rende necessario perché credo che a spanne almeno un centinaio tra voi mi abbiano mandato messaggi chiedendomi istruzioni su quali ETF obbligazionari comprare, come sceglierli, con che duration e tutto il resto.
Allora cominciamo con il dire che alla domanda “quale etf obbligazionario comprare” non posso che rispondervi “eh che ne so? E anche se lo sapessi non te lo potrei dire altrimenti poi tu mi denunci e io poi per 8 anni devo spostare la residenza in Viale Papiniano, lì dove sorge il venerabile carcere milanese di San Vittore.
Quindi farmi 8 anni di gabbio per aver consigliato un ETF obbligazionario proprio no, non ne vale la pena.
A quel punto ti consiglio una rischiosissima operazione di trading a leva su qualche criptovaluta strana, prendersi 8 anni per il più noioso degli asset finanziari sarebbe invece una cosa troppo sfigata.
Tra l’altro la cosa che mi manda ai pazzi è che:
Ragazzi
Sono obbligazioni dopo tutto!
Andate fuori di testa su sta cosa qua e poi siete sereni come un neonato a ficcarvi in portafoglio il Nasdaq 100, gli ETF settoriali, azioni singole, Bitcoin e chi più ne ha più ne metta.
Cioè sulla parte speculativa del portafoglio andate lisci come un coltello nel burro, mentre sulla parte noiosa e fondamentalmente meno rischiosa vi vengono mille paturnie.
Potremmo chiudere velocemente la puntata su come selezionare gli ETF obbligazionari per il vostro portafoglio usando la stessa metafora che il Dottor Cox ha usato nella prima puntata della prima stagione di Scrubs per spiegare a JD come si dosano gli analgesici:
[citazione di Scrubs].
Ecco, il concetto è un po’ questo…
Finché non comprate ETF che replicano bond trentennali argentini, obiettivamente dovete impegnarvi per fare davvero casino.
Però dai, facciamo le cose per bene, cerchiamo di fare un po’ di chiarezza e di mettere insieme una guida pratica facile facile per la costruzione della parte obbligazionaria del vostro portafoglio.
Allora, PRIMA COSA: perché si mettono ETF obbligazionari in portafoglio?
Ricordiamo che non è che sia una cosa necessaria.
Come sapete c’è un noto youtuber professore di Bolzano che sbrocca ogni volta che qualcuno gli fa domande sugli ETF obbligazionari che per lui sono il male assoluto tanto quanto lo è per me chi spezza gli spaghetti prima di buttarli nell’acqua.
By the way: chi spezza gli spaghetti merita di essere processato a l’Aia, al tribunale dove vengono giudicati i crimini contro l’umanità.
C’è infatti chi sostiene che le obbligazioni servano solo per gestire le spese a medio termine, sotto i dieci anni, e che quindi sia meglio comprare solo obbligazioni singole (tendenzialmente governative) per avere la certezza di ricevere sempre indietro il capitale a scadenza e non essere esposti al rischio delle variazioni dei tassi di interesse dei mercati.
Per maggiori approfondimenti su questo riascoltatevi (o ascoltatevi se siete capitati qui a caso per la prima volta) l’episodio 56.
Comunque, per farla breve, come sapete tutti il prezzo delle obbligazioni (e quindi anche degli ETF obbligazionari) è influenzato dai tassi di mercato, che a loro volta dipendono dai tassi di interesse decisi dalle Banche centrali, in particolare dalla Federal Reserve, dalla Banca Centrale Europa e dalle altre principali banche nazionali.
Quando i tassi salgono i prezzi delle obbligazioni scendono (e scendono tanto più quanto più lunga è la scadenza residua di ciascuna obbligazione in quel momento) mentre quando i tassi scendono i prezzi salgono con la stessa logica.
O meglio.
Precisiamo una cosa su cui forse non abbiamo stressato abbastanza l’attenzione fino ad ora, ipersemplificando le nostre spiegazioni.
Attenzione bene a questo punto, che tra l’altro ha messo molto bene in luce Nicola Protasoni nello scorso episodio.
Il prezzo delle obbligazioni non varia QUANDO i tassi vengono alzati o abbassati, ma varia innanzitutto in funzione delle ASPETTATIVE del mercato sull’innalzamento o abbassamento dei tassi.
Chiaro questo punto?
Cioè ricordatevi sempre che i mercati finanziari sono forward-looking, cioè cercano sempre di anticipare gli scenari futuri nei loro prezzi.
Il prezzo di un’azione, per esempio, rappresenta una previsione dei flussi di cassa futuri generati da quell’azione attualizzati attraverso un tasso di sconto equivalente al rendimento atteso.
Cioè il prezzo attuale di un’azione esprime la previsione del mercato rispetto ai guadagni futuri che detenere quell’azione può portare all’investitore.
Analogamente il prezzo di un’obbligazione riflette invece le aspettative del mercato rispetto alle future variazioni dei rendimenti, che in primis sono determinati dai tassi di interesse decisi dalle Banche Centrali.
Quindi i prezzi delle obbligazioni e degli ETF obbligazionari si muovono in continuazione in base a come cambiano le aspettative del mercato rispetto alle future variazioni dei tassi.
(che poi spesso sono delle aspettative su fattori macroeconomici, come l’inflazione, il mercato del lavoro, possibili recessioni e così via, tutte cose che implicano delle azioni da parte delle banche centrali e che quindi portano le obbligazioni a muoversi di conseguenza).
Perché succede sta cosa?
Eh vi dovete ricordare che le obbligazioni hanno questa fastidiosa spina nel c*****, cioè volevo dire, questa controintuitiva relazione inversa tra prezzi e rendimenti, tale per cui quando il rendimento sale il prezzo scende, mentre quando il rendimento scende il prezzo sale.
Esempio facile.
Ammettiamo che abbia un’obbligazione che viene emessa oggi al prezzo di 100 € e che paga un interesse annuo del 4% per i prossimi 5 anni.
Se io compro quest’obbligazione e la tengo fino alla scadenza, so con certezza matematica assoluta che tra 5 anni, a meno che l’emittente non fallisca, riceverò indietro i miei 100 € più 4€ all’anno per 5 uguale 120 € in totale.
(poi di solito le obbligazioni hanno taglio minimo di 1000 €, ma non stiamo qua a sottilizzare, moltiplicate tutto per 10).
Con le obbligazioni singole quindi me ne sbatto del mercato e dei tassi di interesse perché, cascasse il mondo, se le tengo fino a scadenza il loro rendimento è perfettamente prevedibile.
Cosa succede però al suo prezzo durante questi 5 anni?
Eh può succedere di tutto.
Se per esempio l’anno prossimo scoppia una botta di inflazione, prima ancora che le banche centrali alzino effettivamente i tassi di interesse — che è l’azione tipica che viene fatta per contrastare l’inflazione — i prezzi di tutte le obbligazioni, compresa la mia, si muovono di conseguenza.
Se il mercato dovesse stimare che i tassi saliranno di 1 punto percentuale, allora cosa succede?
Succede che il prezzo della mia obbligazione crolla perché il mercato sa che le obbligazioni che verranno emesse da qui in avanti dovranno offrire degli interessi maggiori a fronte di un contesto in cui i tassi di interesse saranno saliti di un punto percentuale.
La variazione dei prezzi in funzione della variazione dei tassi, come sapete, è legata alla duration modificata delle obbligazioni, che si ottiene dividendo la duration, ossia il numero di anni necessari per rientrare dell’investimento iniziale, grazie alle cedole e al rendimento finale dell’obbligazione, per il rendimento dell’obbligazione.
Va beh, non stiamo a complicarci troppo la vita.
In pratica se alla nostra obbligazione dell’esempio di cui sopra restano ancora 4 anni di vita, la sua duration modificata sarà poco meno di 4.
Questo significa che se il mercato si aspetta un imminente rialzo di un punto dei tassi di interesse il prezzo della mia obbligazione scenderà di quasi il 4% (circa un punto per ogni anno di duration).
E perché succede questa cosa?
Perché se oggi sul mercato vengono emesse obbligazioni uguale alla mia che però sono costrette ad offrire il 5% di interesse, invece che il 4% come quando io l’ho comprata un anno prima, allora se voglio vendere la mia, che ha un interesse più basso, devo fare uno sconto sul prezzo (dato che alla fine l’obbligazione viene sempre rimborsata a 100).
Quindi al mio acquirente è come se dicessi: ok la mia obbligazione ha interessi più bassi di quelle che ci sono oggi sul mercato, però quelle le devi comprare a 100, mentre io ti vendo la mia a 96 (circa), così quando tra 4 anni scade ti verrà rimborsata ad un prezzo più alto a quella a cui l’hai acquistata compensando i minori interessi che ti verranno pagati lungo questi 4 anni.
Capito?
Pertanto comprare un’obbligazione quadriennale a 100 € che mi dà il 5% all’anno di interessi o comprare un’obbligazione quadriennale dello stesso tipo a 96 € che mi dà il 4% all’anno non fa nessuna differenza in termini di rendimento.
Oh sto ipersemplificando eh?
La matematica di sta roba è un po’ più complessa, ma la logica è questa.
Ovviamente funziona anche all’inverso.
Se c’è aria di recessione, o comunque di contrazione dell’attività economica, allora l’aspettativa è che le banche centrali taglino i tassi e quindi i prezzi delle obbligazioni aumenteranno di conseguenza.
Torniamo a noi.
Chi usa le obbligazioni singole per gestire le spese a medio termine può anche ignorare del tutto queste dinamiche.
Le compra, le tiene, prende gli interessi ogni anno attraverso le cedole e gli viene rimborsato il capitale alla fine. Stop.
Se per esempio volessi investire, che so, 50.000 € in obbligazioni singole per i prossimi 10 anni potrei pensare di comprarne 10, da 5.000 ciascuna, con scadenze scaglionate di un anno, con la prima che scade quindi a fine 2024 e l’ultima che scade a fine 2033.
Poi appena quella di fine 24 scade reinvesto i 5.000 (+ gli interessi) in un’obbligazione che scade nel 2034, quando scade quella del 2025 reinvesto i 5.000 (+ interessi) in una che scade nel 2035 e così via posso andare avanti con questo schema finché campo.
Oppure se so che in certo anno dovrò cambiare la macchina o ristrutturare casa o sostenere altre spese metterò più capitale in prossimità di quella scadenza così quando i soldi mi serviranno li troverò lì pronti.
Questo è un modo per usare le obbligazioni senza dovermi curare dei tassi di interesse perché l’idea è quella di non venderle mai e portarle tutte a scadenza.
Come sapete tutti molto bene, con gli ETF Obbligazionari la questione cambia assai.
A parte quella minuscola manciata di ETF lanciati l’anno scorso da Ishares, che sono gli unici ad avere la caratteristica di scadere e rimborsare il capitale, il 99,9% degli ETF quotati sul mercato non scadono mai e mantengono la loro duration costante.
Se mi compro un ETF che contiene titoli governativi Europei con scadenza tra 3 e 5 anni, dentro ci saranno sempre solo e soltanto titoli di stato europei che scadono tra 3 e 5 anni e la società che emette l’ETF si prenderà la briga di vendere ogni volta quelle che iniziano ad avere scadenze sotto i 3 anni e sostituirle con obbligazioni con scadenza residua di massimo 5 anni.
Dato che gli ETF non scadono mai, il loro prezzo sarà sempre condizionato da due fattori:
– UNO: dalle cedole che le obbligazioni contenute nell’ETF pagano e che vengono reinvestite nell’ETF stesso (se è ad accumulazione; se invece è a distribuzione vi vengono pagate in cash e di solito il prezzo scende un po’ il giorno della distribuzione).
– DUE: dall’aspettativa del mercato rispetto alle future variazioni dei tassi di interesse.
Questo cosa si è vista in maniera lampante negli ultimi mesi, soprattutto negli ETF con scadenze più lunghe.
In pratica a inizio Novembre tutto il mercato si è convinto, in un moto di euforia collettiva senza senso, che ormai la Federal Reserve avesse ufficialmente terminato di alzare sti tassi di interesse (che nel 2022 avevano affossato sia azioni che obbligazioni) e che nel 2024 ci sarebbero stati addirittura 6 tagli da 0,25 punti percentuali ciascuno.
Il prezzo delle obbligazioni, in particolare delle obbligazioni a lunga scadenza, è subito schizzato alle stelle.
Poi cos’è successo?
Eh in pratica sono usciti una serie di dati sul pazzesco stato di forza dell’economia americana (su tutti il dato sui posti di lavoro creati a gennaio, oltre 350.000 contro un’attesa di 180.000, tanto che ancora in America stanno cercando di capire da dove diavolo arrivino questi 170.000 lavoratori in più che tutti si erano persi) e questa cosa ovviamente ha cambiato nettamente il mood generale.
Perché?
Perché giustamente la Federal Reserve dice: se il mercato del lavoro scoppia di salute, l’economia tira come non faceva dagli anni ’90, le aziende continuano a fare profitti senza troppe storie, ma chi me lo fa fare di tagliare i tassi che poi magari l’inflazione riparte a manetta e a quel punto mi tocca rialzarli di nuovi facendo venir giù un macello?
No no, avrà pensato Jerome Powell, il capo della Fed.
Io i tassi li tengo higher for longer, più alti più a lungo, cazzi vostri a Wall Street se state tutti scommettendo che domani mi metto a tagliare il costo del denaro per farvi tutti felici, stiamo così, tassi più alti che se poi un domani salta fuori, come nel 2008, un’altra crisi finanziaria oppure magari l’economia si inceppa e parte una recessione, insomma se succede qualcosa di brutto almeno io posso sempre tagliare i tassi e far ripartire tutto, ma se invece mi trovo già con i tassi bassi perché li ho tagliati troppo presto, poi non ho più tanto spazio di manovra per dare una mano all’economia e ai mercati.
E infatti i prezzi delle obbligazioni sono di nuovo andati giù tutti (e specularmente i rendimenti sono saliti).
Tutto questo su e giù avvenuto in meno di 3 mesi, e sulle obbligazioni più lunghe si è trattato di un movimento anche del 6-7% prima in alto e poi in basso, si è verificato senza che i tassi della Fed (o della BCE) si siano mossi di un millimetro.
È stata solo l’aspettativa del mercato a far muovere tutto quanto.
Bene.
Ora spiegato tutto il pippozzo su come si muove il mercato delle obbligazioni, veniamo alla parte che più vi interessa, ossia come scegliere e quali ETF scegliere per il vostro bel portafoglio.
Intanto: perché uno dovrebbe investire in ETF Obbligazionari e non in obbligazioni singole?
Fondamentalmente per 5 MOTIVI:
– MOTIVO UNO: per investire in obbligazioni singole devi già avere del capitale. Le obbligazioni singole più comuni sono quelle governative e di solito hanno tutti taglio minimo da 1.000 €.
Se vogliamo un minimo di diversificazione e la possibilità di scaglionare nel tempo le scadenze, come spiegato nell’esempio prima, se non abbiamo almeno 20-30.000 € già pronti da investire in questo modo è dura.
– MOTIVO DUE: c’è un’inefficienza fiscale ineliminabile. Le obbligazioni singole pagano interessi periodici ogni anno (o ogni semestre, come i nostri BTP), e su questi interessi ci paghiamo le tasse (12,5% sui titoli di Stato, 26% su tutte le altre).
Poi che me ne faccio di questi soldi?
Di solito li reinvesto, però così facendo lascio per strada in tasse un pezzo di rendimento, quando invece negli ETF ad accumulazione viene automaticamente reinvestito tutto senza prelievi fiscali.
– MOTIVO TRE: la duration costante degli ETF obbligazionari fornisce una sorta di scudo rispetto ai crolli, che ogni tanto capitano (e non così di rado come si può pensare), del mercato azionario.
Questa cosa l’abbiamo spiegata mille volte.
Quando il mercato azionario crolla, come nel 2000-2002, nel 2008, nel 2020 e così via, tipicamente le banche centrali tagliano i tassi per rianimare l’economia, quindi mentre le azioni vanno giù a picco le obbligazioni aumentano di valore e forniscono una parziale protezione al portafoglio.
Con le obbligazioni singole invece questa cosa è molto più complicata da fare perché la duration è decrescente e quindi il rialzo dei prezzi in una situazione di questo tipo sarà minore se le mie obbligazioni singole in quel momento si stanno avvicinando alla scadenza.
– MOTIVO QUATTRO: gestire un portafoglio di obbligazioni singole comporta un certo sbattimento e devo star loro dietro man mano che scadono per rinnovarle, selezionarne di nuove, scegliere come allocare il capitale e su quali scadenze e così via.
Non che serva un dottorato all’MIT, però l’investitore medio vuole dedicare meno tempo possibile ai propri investimenti e qui andiamo proprio nella direzione opposta.
– MOTIVO CINQUE: e questo è più di natura psicologica.
Avere solo obbligazioni singole da una parte e un portafoglio 100% azionario dall’altra, non è per tutti.
Il portafoglio azionario ha nel lunghissimo termine, probabilmente, i rendimenti migliori di un qualunque portafoglio composto da stocks and bonds.
Il problema però è che lungo la nostra vita di investitori non ci interessa solo il lungo termine, ci interessa anche lo stato del nostro portafoglio lungo tutto il corso della nostra vita.
E’ vero, come abbiamo detto qualche episodio fa, che lungo orizzonti di 30 anni il rendimento medio annuo minimo che l’S&P500 ha mai restituito è stato superiore al 7% e mediamente è stato tra il 9 e l’11%.
Ma il prezzo di questo ottimo rendimento medio nel lungo termine può essere anche una devastante sofferenza anche magari per un decennio intero.
Se avessi iniziato ad investire nel 94 avrei avuto 7 anni gloriosi all’inizio, mentre poi dal 2000 al 2011 circa avrei passato un calvario, vedendo il mio portafoglio 100% azionario falcidiato dai colpi quasi mortali delle due devastanti crisi finanziarie di inizio millennio.
Con un portafoglio 60/40, invece, per quasi 20 anni le due performance sarebbero state simili, ma con molti meno bruciori di stomaco.
Solo negli ultimi 10 anni il portafoglio 100% azionario sarebbe decollato producendo ad oggi una performance doppia rispetto al 60/40 (e ammettendo di aver sempre continuato a investire una certa cifra fissa mensile).
Quindi, come abbiamo detto tante volte, benissimo le azioni ma serve lo stomaco per sopportare momenti dove è assolutamente normale perdere anche il 50% del valore del portafoglio.
C’è poi un altro fatto connesso a questo.
Se ho un portafoglio più stabile nel corso della vita, probabilmente al costo di un rendimento di lunghissimo termine inferiore, avrò però anche maggiore facilità ad attingervi per far fronte a determinate spese, quindi non è detto che debba pianificare da qui a 10 anni tutte le spese importanti che dovrò sostenere tramite singole obbligazioni, perché se ho una portafoglio con una volatilità accettabile avrò sempre buone probabilità di potervi attingere e basse probabilità di doverlo fare quando il mio portafoglio è sotto del 50%.
Il ragionamento di chi sostiene che gli ETF obbligazionari siano una scommessa sul futuro andamento dei tassi di interesse è corretto.
Però è anche vero che gli ETF obbligazionari tipicamente vanno giù quando c’è una prospettiva di rialzo dei tassi, che di solito avviene a fronte di un’inflazione molto alta alimentata da un’economia surriscaldata.
Quando invece c’è una crisi finanziaria e il mio portafoglio va giù, in realtà è facile che le mie obbligazioni vadano su per via dell’intervento delle banche centrali sui tassi di mercato.
Quindi sì, con le obbligazioni singole ho sempre la certezza di avere il mio capitale a scadenza, però con gli ETF obbligazionari ho sempre una certa flessibilità che mi permette comunque di attingere al mio portafoglio quando ne ho bisogno con un rischio relativamente contenuto.
Al contrario non ha molto senso avere ETF obbligazionari quando i tassi di interesse sono molto bassi.
Il patatrac delle obbligazioni che abbiamo vissuto dal 2021 ad oggi è stato un dramma annunciato, piuttosto è incredibile che molti si siano ritrovati sopresi.
Con tassi a zero le obbligazioni (o gli ETF obbligazionari), di lì in poi potevano solo crollare al minimo rialzo dei tassi operato dalle banche centrali.
In quel caso sì che è un rischio mortale avere ETF obbligazionari in portafoglio, perché con tassi a zero — o comunque molto bassi — prima o poi potevano solo andare giù.
Ora, capito tutto questo, veniamo all’ipotesi più frequente, quella in cui abbiate un portafoglio che, come per la stragrande maggioranza degli investitori, sia composto da un mix di azioni e obbligazioni (tramite ETF naturalmente).
Come selezionare quali ETF mettere in portafoglio?
Facciamo una mini-guida pratica così andate via tutti sereni e vi fate più mille paturnie.
I fattori principali che vanno considerati sono:
– La tipologia degli emittenti delle obbligazioni presenti nell’ETF e
– La duration media dell’ETF.
Partiamo dal primo punto.
In ordine di, tra molte virgolette, rischiosità, abbiamo fondamentalmente le seguenti tipologie di ETF Obbligazionari:
– Obbligazionari Governativi Europei;
– Obbligazionari Aggregate Europei (quindi sia Titoli di Stato che obbligazioni societarie di livello sempre investment grade);
– Obbligazionari Globali dei Paesi Sviluppati;
– Obbligazionari Aggregate Globali;
– Obbligazionari Europei Corporate;
– Obbligazionari Globali Corporate; e infine
– Obbligazionari Corporate High Yield.
Gli ETF che contengono titoli di stato dell’area Euro sono naturalmente poco rischiosi e qui non abbiamo tematiche di rischio valutario, dato che sono tutte denominate in Euro.
Il rischio relativo crescente delle altre categorie dipende dal fatto che:
– O sono presenti obbligazioni societarie, tipicamente un po’ più rischiose di quelle governative (ma anche un po’ più redditizie);
– O sono esposte ad altre valute.
Oggi per esempio i titoli di Stato Americani hanno rendimenti addirittura superiori ai BTP nonostante siano chiaramente più sicuri.
Però se compro un ETF che contiene solo titoli di Stato Americani devo mettere in conto che se il dollaro si indebolisce il prezzo dei miei ETF, dato che li compro in Euro, scende.
Ovviamente nel caso degli ETF obbligazionari High Yield, la maggiore rischiosità dipende anche dal fatto che le obbligazioni contenute in essi hanno rating inferiori e sono considerati junk bond.
Come abbiamo detto un paio di episodi fa, in questo caso il livello di rischio è più vicino a quello di un’azione che non di un titolo di stato.
L’altro punto riguarda le scadenze.
Banalmente, ETF con scadenze brevi hanno rendimenti tipicamente inferiori e una sensibilità molto bassa alle variazioni dei tassi di interesse, mentre più le scadenze sono lunghe, maggiori saranno i rendimenti ma maggiori saranno anche le oscillazioni dei prezzi in base alle aspettative del mercato sui futuri movimenti dei tassi di interesse.
Generalmente le obbligazioni sono raggruppate in 4 categorie, in base alle loro scadenze.
Abbiamo:
– ULTRASHORT, quando hanno scadenze inferiori all’anno (e di solito inferiori addirittura a 6 mesi), che sono talmente poco sensibili alle variazioni dei tassi che praticamente possono essere considerati dei conti deposito; poi
– SHORT-TERM, quindi a breve scadenza, da 1 a 3 anni;
– INTERMEDIATE-TERM; quindi a scadenza intermedia, maggiori di 3 anni e inferiori a 10 anni; e infine abbiamo i
– LONG-TERM, e qui parliamo di scadenze superiori ai 10 anni, che possono arrivare anche a diversi decenni (esistono infatti diversi ETF abbastanza popolari che investono in titoli di stato con scadenze oltre i 15-20 anni).
È facile capire che, se costruiamo una matrice in cui mettiamo gli emittenti da un lato e le scadenze dall’altro, avremo che gli ETF meno rischiosi (e meno redditizi) sono quelli governativi europei a breve scadenza, mentre i più rischiosi saranno ETF corporate a lunga scadenza (difficile invece trovare obbligazioni high-yield a lunga scadenza).
Detto questo, quindi, come selezionarli all’interno del portafoglio?
Ragazzi, capiamoci, sono obbligazioni.
Non è con le obbligazioni che il vostro portafoglio otterrà la maggior parte del suo rendimento.
Per quello ci sono le azioni.
Le obbligazioni servono a ridurre la volatilità generale del portafoglio e a mitigare l’impatto dei momenti di crisi della parte azionaria, facendo sì che il portafoglio non sprofondi a -50% come di tanto in tanto alle azioni accade.
Quindi stare a diventare matti su questa cosa, sinceramente, non credo ne valga particolarmente la pena.
Semplicemente teniamo a mente questa checklist:
– UNO = la scelta no-brainer che su cui difficilmente ci può essere qualcosa da obiettare sono gli ETF obbligazionari governativi Europei con scadenze intermedie (tipicamente si trovano con duration medie tra 5 e 8 anni).
Questi ETF hanno più o meno sempre senso in un portafoglio bilanciato di un investitore europeo e in più hanno il vantaggio che sono tassati al 12,5%, quindi se doveste venderne delle quote avreste un beneficio fiscale interessante.
Perché no brainer: beh
– Sono Titoli di Stato Europei con rating alto e quindi rischio molto basso (Italia a parte, però comunque l’Italia è nell’Unione Europea, abbiamo già visto nel 2011 che quando sta per fallire ci riacchiappano per i capelli);
– Sono in Euro, quindi zero rischio valutario;
– Sono appunto tassati meno di qualunque altro asset finanziario e
– Su scadenze intermedie non hanno una sensibilità devastante alle variazioni dei tassi, pertanto svolgono il loro come contrappeso alla componente azionaria del portafoglio.
– DUE = Globali e Aggregate sono altrettanto delle scelte valide; tipicamente il trade-off è che con questi dovremmo ottenere rendimenti leggermente più alti, a fronte di un’esposizione maggiore al rischio valutario, di un leggerissimo maggior rischio emittente e nel caso degli aggregate abbiamo un vantaggio fiscale ridotto (poiché sulla parte di obbligazioni corporate l’imposta è quella classica del 26%);
– TRE = attenzione che molto spesso soprattutto i Global Aggregate sono “hedged”, ossia hanno copertura valutaria.
Come detto altre volte, la copertura valutaria ha un costo indiretto (che non si vede nel TER, ossia nei costi dell’ETF).
Spesso questi prodotti sono coperti perché sono esposti a numerose valute e la copertura può essere rispetto al dollaro o all’euro.
In ogni caso, dato che questa copertura può costare anche 1-1,5 punti percentuali di rendimento all’anno, se non è strettamente necessario valutate bene prima di usare prodotti con copertura del cambio.
Mi fa paura l’esposizione valutaria? Soluzione da rasoio di Ockham: Prendo obbligazioni in Euro e tanti saluti.
– QUATTRO = attenzione alle durate.
Ora sto per dire una cosa che suona tanto come un tentativo di provare a fare previsioni sull’andamento del mercato, che è una roba da non fare.
Però ascoltatemi un secondo e poi ritratto tutto.
– Quando la prospettiva è quella di un prossimo taglio dei tassi di interesse può aver senso allungare le duration delle obbligazioni in portafoglio, così da beneficiare in misura maggiore della futura riduzione dei tassi di mercato (che come sappiamo fanno salire il prezzo soprattutto delle obbligazioni a lunga scadenza);
– Quando invece la prospettiva è quello di un aumento dei tassi, allora ha più senso il contrario, per ridurre la sensibilità del nostro portafoglio obbligazionario alle variazioni al rialzo dei tassi di interesse.
Ecco detta così sembra molto semplice.
In realtà fare questi giochetti tentando di prevedere il futuro è una cosa un po’ pericolosa perché può sempre tornarvi indietro e voi ve lo prendete in quel posto.
A Novembre sembrava ovvio che a breve i tassi sarebbero scesi, quindi giù tutti a comprare obbligazioni a lunga scadenza convinti così di fare jackpot, invece oggi è un po’ meno certo, forse succederà comunque, oppure magari l’inflazione si rialza…
Insomma
Occhio a fare previsioni sul comportamento delle banche centrali perché la storia ci dice che il mercato è particolarmente scarso in questo genere di scommesse e il più delle volte non ci prende.
Quindi prima di mettere metà del vostro investimento in obbligazioni un ETF con scadenze oltre i 20 anni, ecco, sappiate che se qualcosa va storto e i tassi invece che scendere salgono anche solo di mezzo punto, il prezzo del vostro ETF rischia di scendere anche di un 7-8% come niente.
Poi, anche qui, bisogna sempre vedere le cose in maniera dinamica.
I rialzi e i ribassi dei tagli seguono dei cicli, quindi una volta che per esempio i tassi salgono poi tendenzialmente dovranno scendere.
Il punto però è che non è mai scontato prevedere quando e di quanto e benché dal 2008 al 2021 ci siamo abituati a vivere in un mondo a tassi a zero, non c’è scritto da nessuna parte che questa cosa tornerà.
Anzi.
Sarebbe meglio che non tornasse più perché un mercato con tassi a zero è come il doping nello sport: nel breve ottieni grandi risultati ma prima o poi o la legge o la salute vengono a chiederti il conto e rischi di pagare con interessi molto salati.
Ad oggi in realtà non sappiamo ancora quale sarà il vero effetto a lungo termine di quell’immensa iniezione di liquidità provocata da 15 anni di tassi a zero, che peraltro ha portato il mondo intero a raggiungere un livello di debito come mai si è visto nella storia.
Per ora non sta succedendo niente di grave.
Però… boh… in futuro potremmo avere qualche brutta sorpresa.
Tutto questo per dire che, finché possono, le banche centrali non si strapperanno i capelli per abbassare i tassi troppo velocemente.
Tiriamo un po’ le somme.
Non voglio dare consigli di investimento a nessuno naturalmente, però i criteri di buon senso che guidano la costruzione di un portafoglio in generale sono gli stessi per la parte obbligazionaria in particolare.
Tipicamente Azioni di società Large Cap internazionali e titoli di stato investment grade sono l’ossatura portante di praticamente qualunque portafoglio.
Da lì in poi, tutto quello che ci aggiungete si baserà su una valutazione ponderata tra i rischi e i benefici di un’ulteriore diversificazione degli asset in portafoglio.
– Così come si può decidere di inserire un po’ di small caps si può decidere di inserire obbligazioni corporate;
– Così come si può decidere di investire nei mercati emergenti, allo stesso modo si può valutare di investire in obbligazioni aggregate globali;
– Così come si può decidere di investire sul Nasdaq 100, allo stesso modo si può valutare di avere una piccola quota in High yield e via dicendo…
Una volta che avete chiaro in testa quali sono le caratteristiche che rendono più o meno rischioso (e redditizio) un ETF Obbligazionario allora ogni decisione che prenderete sarà una diretta conseguenza di questo.
– Voglio star schiscio? ETF obbligazionari governativi Europei;
– Voglio spingere un po’ sui rendimenti? Aggregate Europei o Globali
– Voglio spingere ancora di più e sono disposto ad un aumentare un po’ il rischio generale del portafoglio? Aggiungo un po’ di high yield.
Impostate la ricetta in base al vostro palato e otterrete il gusto che desiderate.
E comunque, come dicevamo all’inizio, take it easy.
Non mettete l’80% del portafoglio su un settoriale sull’Intelligenza Artificiale come se niente fosse e poi state due mesi a ragionare sugli ETF obbligazionari.
Valutate innanzitutto che l’esposizione AZIONARIA rifletta il rapporto tra rischio e rendimento che volete per il vostro portafoglio, considerando innanzitutto la quantità di azioni che volete avere e la loro collocazione geografica.
È soprattutto qui che si gioca la corsa che farà il vostro portafoglio ed è quindi importante che esso rispecchi esattamente il tipo di propensione al rischio e orizzonte temporale che pensate di avere.
A quel punto poi, se serve, ragionate sulle obbligazioni.
Beh, direi che ci siamo detti più o meno tutto.
O meglio.
Sulle obbligazioni si potrebbe fare davvero un podcast ad hoc.
Ma che due palle mi vien da dire!
Per quel che serve al 99% degli investitori privati, direi che avere inquadrato queste quattro nozioni base che abbiamo messo insieme oggi, tanto basta per permettere a ciascuno di prendere decisioni consapevoli sui propri investimenti.
Care amiche e cari amici di The Bull grazie ancora una volta per essere stati qui con me anche oggi e per aver pensato che in questa mezz’ora la cosa migliore che poteste fare fosse stare ad ascoltare la mia voce.
Intanto attenzione che ci stiamo avvicinando al mezzo milione di episodi ascoltati di The Bull, quasi quante volte mia moglie mi ha detto nel 2023 di non lasciare l’asciugamano appoggiato sul mobile del lavandino dopo averlo usato.
Per continuare la crescita di questo podcast e la sua missione di evangelizzazione finanziaria del nostro bel Paese vi invito come sempre a mettere segui, attivare le notifiche e lasciare una recensione a 5 stelle per supportarci e permetterci di continuare a produrre contenuti che sì, ancora, ancora e ancora parleranno di ETF obbligazionari finché non sarete tutti maestri Jedi di Duration Modificate sempre nuovi.
Come sempre se volete scrivermi potete usare il profilo instagram thebull_finance oppure su LinkedIn.
Per questo episodio invece è davvero tutto e noi ci ritroviamo mercoledì prossimo tutti insieme per un nuovo capitolo del nostro percorso di illuminazione collettiva con una puntata dedicata a come prepararsi all’imprevedibile sempre qui, naturalmente, con The Bull il tuo podcast di finanza personale.
Recensioni
Quando capisci come funziona la finanza… ti viene voglia di raccontarla!
Non sono solito a mettere recensioni e specialmente non ascolto podcast, ma da quando ho iniziato questo, faccio fatica a staccarmi, e quasi non posso più fare a meno di ascoltare e arricchirmi culturalmente.
Andrea V., 22 Set 2025Veramente veramente raccomandato! la finanza personale riassunta alla perfezione! e spiegata partendo dall'ABC! Ottimo anche da ascoltare a velocita 1,5x!
Giorgia R., 23 Gen 2025Veramente interessante, chiaro e conciso. Cambia la vita finanziaria di chiunque.. da ascoltare assolutamente anche per chi di finanza non vuole occuparsi mai
Francesca B., 6 Apr 2024Ho seguito tutte le puntate! Grazie veramente
Amalia A., 17 Set 2025Riccardo mi ha letteralmente cambiato la vita e fatto scoprire che amo la finanza, ho ascoltato il podcast già due volte e non mi stufo mai di ascoltarlo, parla in modo semplice e chiaro
Massimo D., 23 Set 2025Podcast piacevole, scorre veloce ma in modo estremamente chiaro, spiega i concetti chiave per gestire le proprie finanze, fornendo la classica cassetta degli attrezzi. Complimenti, davvero ben fatto!
Massimiliano, 29 Mag 2024Ho acquistato e letto il suo libro e l' ho trovato. Esprime i concetti economici in modo semplice e chiaro. Sentirlo parlare conferma che è un professionista del settore.
Giulia N., 11 Ago 2025La mia ignoranza in materia mi ha sempre creato dei dubbi, ma grazie a un amico ho iniziato ad ascoltare il podcast. Per fortuna che ho 24 anni e un po' di tempo e soldi da dedicarmi a imparare le varie nozioni per me stesso. Grazie mille!
Luca G. 10 Ott 2025Dovrebbero ascoltarlo buona parte degli italiani e io avrei dovuto scoprirlo con qualche anno in anticipo ma meglio tardi che mai
Matteo C., 3 Set 2025