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Fondi Pensione, Riscatto di Laurea ed ETF

Sfida epica a The Bull tra due giganti tra le forme di investimento per piccoli e medi risparmiatori.Fondi Pensione vs ETF.Capiamo cosa se sia meglio (spolier: entrambi!) e quali sono i vantaggi a pensare fin da oggi alla propria pensione futura.

Difficoltà
30 minuti
The Bull - No Thumb

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Punti Chiave

La combinazione di Fondo Pensione (specialmente chiuso, per benefici fiscali e contributi) ed ETF offre la strategia più vantaggiosa per la pensione.

Approfondimento su Fondi Pensione (tipi, costi, fiscalità) e la convenienza del riscatto della laurea, con analisi costi/benefici.

Trascrizione Episodio

Bentornati a THE BULL – Il tuo podcast di finanza personale

Meglio il fondo pensione o investire in ETF?

Conviene riscattare i contributi degli anni Universitari?

Con il mascarpone è meglio il Pandoro o il Panettone?

Ma che belle queste puntate Amletiche in cui affrontiamo dilemmi esistenziali che manco il Bardo poeta di Stratford-upon-Avon avrebbe saputo far raccontare meglio al tormentato protagonista del suo dramma sul marcio in Danimarca.

Ma che si sarà fumato quello di The Bull sta volta? Starete pensando…

Tranquilli, tutto normale, ogni tanto deviamo un po’, parliamo di cose un po’ diverse sempre da sti soldi e sti soldi e sti soldi perché in fondo, come invece il nostro somma poeta fiorentino fece dire a Ulisse nel ventiseiesimo canto dell’Inferno della Divina Commedia: “fatti non foste per viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”.

In fondo quello che facciamo qui a The Bull è un po’ ispirato a questa perfetta sintesi che Dante fece dell’obiettivo ultimo dell’esistenza umana, che nel nostro piccolo significa non pascolare come pecore senza saper che si sta facendo con i nostri soldi ma intraprendere percorsi coraggiosi oltre le colonne d’ercole che separano il tranquillo e placido mare dei nostri risparmi fermi sul conto corrente per avventurarsi nello sconfinato e ignoto oceano degli investimenti e dei mercati finanziari.

Mado’, ore 5:27 del mattino, mi è uscita di botto questa metafora pazzesca sul senso di The Bull che potrei anche chiudere qui l’episodio.

E invece no! dobbiamo andare avanti nel nostro eroico percorso di conoscenza per dare alle nostre vite, almeno dal punto di vista finanziario, mezzi sempre più solidi per prendere in mano il nostro destino e regalarci un futuro sempre più soddisfacente.

Oggi quindi scontro epico tra due giganti tra le opzioni di investimento che tipicamente ha di fronte l’investitore medio che come me e voi siamo qui a scervellarci sulle cose migliori da fare per far crescere i nostri soldi e levarci dalle palle il prima possibile quella fastidiosa seccatura che puntualmente ogni settimana, dal lunedì mattina alle 9:00 al venerdì sera alle 18:00 per 42 anni è destinata a sfrantumarci gli zebedei e a prendersi il tempo migliore della nostra vita.

Come Dante contro Shakespeare, oggi il nostro personalissimo celebrity deathmatch — come ricorderà chi come me è stato adolescente nei primi anni 2000 ed è cresciuto guardando i programmi dell’epoca d’oro di MTV — vedrà di fronte il più citato strumento di investimento, ossia gli ETF, e il mezzo per attivare la strategia di lungo termine che più a lungo termine di così letteralmente poi si muore che è il Fondo Pensione.

Finito di dire tutte ste cazzate atomiche giusto perché stanotte mi sono sognato che ero ancora al Liceo e quindi mi sono svegliato ancora tormentato dall’incubo delle interrogazioni di Letteratura, veniamo a noi.

L’idea per l’episodio di oggi viene da un messaggio che mi ha scritto il Dott. Michele, che chiamo così perché è un vero dottore di quelli con il camice verde che vi apre, vi sistema quello che non funziona e vi ricuce, segnalandomi un paio di articoli su un blog di finanza in cui veniva fatto un confronto tra l’opportunità di investire in un Fondo Pensione e quella di investire in ETF.

Inoltre per qualche motivo negli ultimi giorni almeno una decina di voi mi hanno fatto domande sul tema del riscatto della Laurea, se sia una cosa opportuna o no e fino a che punto abbia senso allocare in quest’operazione una quota rilevante di risparmio piuttosto che investirla nel nostro bel portafoglio di ETF.

Mettiamo allora insieme tutti questi ingredienti e la ricetta ci restituirà qualche linea guida su cosa fare per coordinare al meglio i nostri investimenti tra il nostro portafoglio e il fondo pensione, facendo sempre poi le debite distinzioni tra chi svolge una professione da dipendente e chi invece ha la partita IVA.

Prima di addentrarci, però, ringrazio il nostro partner Fiscozen che ha contribuito alla realizzazione di questa puntata e che è la soluzione che ho scelto per aprire e gestire la partita iva online, con un commercialista dedicato al telefono e via mail, e tutti gli adempimenti fiscali direttamente dalla sua piattaforma.

Se avete una Partita IVA o volete aprirne una per lanciare un progetto imprenditoriale, trovate negli shownote un link con un codice che vi permetterà di fissare una prima consulenza gratuita e ottenere 50 € di sconto sull’abbonamento del primo anno, qualora decideste di usare Fiscozen.

Anche in tema di fondo pensione e delle sue opportunità fiscali, vedremo che Fiscozen potrà tornare utile per chiunque abbia una partita IVA. 

Ma intanto cominciamo!

E cominciamo facendo un breve recap su cosa sia un Fondo Pensione e perché è un pilastro importante della nostra strategia di investimento a lungo termine.

Come ricorderanno i più antichi ascoltatori di questo podcast, fin dal secondo episodio uscito in un’afosa domenica di Giugno dicevo:

“ah ragà, qua non è che potete scegliere di investire o non investire i vostri soldi. Non potete NON investire altrimenti so cazzi man mano che andate avanti”

Avevamo detto che i problemi erano l’inflazione, il macigno del debito pubblico sulla crescita economica a lungo termine del nostro Paese e i salari che, diciamolo, in Italia non hanno neanche lontanamente tenuto il passo negli ultimi 20 anni con il costo della vita.

Per far fronte a questi tre problemi sono 60 episodi che diciamo vita, morte e miracoli di come fare ad investire.

Un altro problemino marginale, però, è quello delle pensioni.

In Italia la pensione si basa sul patto sociale che consiste nel fatto che noi che lavoriamo oggi paghiamo le pensioni, tramite i nostri contributi, di chi oggi in pensione c’è già, mentre quando noi andremo in pensione tra un tot anni i lavoratori di allora ci pagheranno le nostre con i loro contributi.

Piccolo problema: l’Italia ha una popolazione che sta invecchiando ad un ritmo incontrollabile, si fanno pochi figli, gli stranieri non è che fanno a gara per venire a lavorare qui da noi, quindi è probabile che tra venti-trent’anni il numero di pensionati e quello di lavoratori attivi possa essere pericolosamente vicino.

Ad oggi, per come stanno le cose, è matematicamente insostenibile l’idea che un domani potremo godere di una pensione sufficiente a finanziare il costo della nostra sopravvivenza, dato che è impensabile che venti milioni di lavoratori potranno pagare le pensioni di venti milioni di pensionati.

Già oggi il tasso di sostituzione, ossia la differenza tra il vostro reddito attuale e quello da pensione si aggira sul 60% (il che vuol dire che se oggi guadagnate 2.000 € al mese la vostra pensione sarebbe di 1.200 € super giù più o meno circa), figuriamoci tra vent’anni quando l’INPS non saprà più da dove tirar fuori i soldi.

C’è una soluzione a questo problema?

Teoricamente sì e si chiama Pensione Integrativa, che consiste nel beneficiare di una rendita vitalizia (o quasi come vedremo) negli anni in cui avremo smesso di lavorare attraverso un investimento in un Fondo di Previdenza Complementare.

Quindi, lo scopo dell’episodio di oggi è capire se e quando ha senso investire in un fondo di previdenza complementare e in che misura è un’alternativa ad un investimento in un portafoglio di ETF.

Risposta breve: nel 99% dei casi, investire sia nel proprio portafoglio personale che in un fondo pensione è la scelta migliore.

Fine.

Ora vediamo i dettagli però.

Come abbiamo già avuto modo di dire in episodi passati, fondamentalmente esistono tre opzioni per investire in un Fondo Pensione, attraverso cioè:

– Fondi Chiusi di Categoria;

– Fondi Aperti o

– Piani Individuali Pensionistici.

I Fondi Chiusi sono fondi di categoria, a cui potete accedere a seconda del contratto collettivo della società per cui lavorate.

Cito spesso Fon.te — semplicemente perché è quello che uso io — che è il fondo di previdenza complementare per le società che applicano, tra gli altri, il contratto collettivo del Terziario, che fondamentalmente racchiude la stragrande maggioranza delle società in Italia che non hanno una connotazione produttiva ma sono orientate a commercio e servizi.

Il contratto collettivo dei metalmeccanici ha un fondo simile che si chiama Cometa e così via per tutti i contratti collettivi.

Da poco, perlomeno per quanto riguarda Fon.te, anche i professionisti in Partita Iva possono aderire al Fondo Chiuso se soddisfano alcuni requisiti professionali e in generale se lavorano per società che rientrano tra quelle che aderiscono a Fon.te.

Quali sono le caratteristiche del Fondo Chiuso?

UNO: per accedervi dovete versare il TFR, da sta cosa non si scappa.

DUE: potete scegliere di versare un contributo aggiuntivo minimo, che di solito è nell’ordine dello 0,5% della vostra Retribuzione annua lorda e questa cosa vi dà diritto ad un contributo extra da parte del datore di lavoro per un valore che normalmente oscilla tra l’1 e il 2% della Retribuzione.

Sì avete capito bene: il vostro datore di lavoro, se fate sta cosa, vi regala dei soldi per la vostra pensione futura.

TRE: i contributi che versate, quindi TFR più contributi volontari più contributo del datore di lavoro, vengono investiti in un portafoglio gestito (ahimé) di fondi comuni di investimento e voi tipicamente potete scegliere tra 4 opzioni (chiamati Comparti) che vanno dal cosiddetto comparto Garantito (che è una merda e ogni volta che leggete garantito in finanza dovete scappare via) a quello più — tra virgolette — aggressivo che si chiama Dinamico (e che investe di solito non più del 60-80% in azioni e il resto in obbligazioni).

Per voi che seguite The Bull da 60 episodi non c’è nemmeno bisogno che mi soffermi a spiegare il motivo per cui se avete ancora dei decenni davanti a voi prima di andare in pensione non c’è alcun dubbio che la scelta migliore sia il comparto con più azionario possibile.

Un grosso limite del mio fondo pensione, per esempio, è il fatto che il suo comparto dinamico investe in un portafoglio 60/40. Per l’amore del cielo, nulla da dire sul più nobile e usato dei portafogli, ma dato che davvero i soldi investiti nel mio fondo pensione non li toccherò per i prossimi 25 anni almeno, ma che me frega di avere la parte obbligazionaria. Ci fosse un 100% azionario lo prenderei subito.

QUATTRO: la fiscalità è l’aspetto più interessante dei Fondi Pensione, per i seguenti motivi.

– Primo: il vostro TFR, se venisse liquidato quando terminate il rapporto di lavoro, sarebbe tassato grosso modo tra il 25 e il 30%. La rendita del Fondo Pensione invece ha una fiscalità agevolata che va dal 15% al 9% a seconda di quanti anni avete contribuito nel fondo.

– Secondo: i contributi volontari e quelli del datore di lavoro sono fiscalmente deducibili fino a 5164 € all’anno. Deducibile significa che i soldi che versate abbassano la base imponibile della vostra retribuzione su cui pagate le tasse.

Facciamo un esempio:

Se guadagnate 45.000 € lordi all’anno, con le regole attuali paghereste circa 12.500 € di tasse (oltre ai contributi e alle addizionali locali).
Se per esempio avete versato 5.000 € nel fondo pensione, allora è come se pagaste le tasse su 40.000 €, quindi ne paghereste circa 10.700 €.

– Terzo: la fiscalità delle rendite finanziarie è agevolata ed è del 20% anziché del 26%.

Ok?

Quindi in pratica il giochino si basa sul fatto che voi ogni anno versate TFR e contributo aggiuntivo, in qualche modo una parte dei soldi vi torna indietro come deduzione fiscale e altri soldi li risparmiate in seguito sempre attraverso agevolazioni sulle tasse e quando andate in pensione vi cuccate il vostro bel patrimonio.

Quello che otterrete quando andrete in pensione sarà la somma di quello che avete versato negli anni più il rendimento degli investimenti finanziari.

In che modo li riceve indietro?

Di solito potete scegliere tra una di queste opzioni:

– Se il capitale è inferiore al tetto massimo previsto dal fondo, che di solito è intorno ai 100.000 €, potete averli tutti e subito;

– Altrimenti potete averne subito il 50% e il resto mensilmente o annualmente come rendita;

– Infine potete anche decidere di avere solo una rendita vitalizia e anche qui avete diverse possibilità. Potete decidere di avere una rendita garantita per esempio per 10 anni e poi vitalizia (in questo modo se schiattate prima i vostri eredi per 10 anni continuano a prendere la vostra pensione) oppure vitalizia senza condizioni (in tal caso l’assegno sarà più alto) e poi via via ogni fondo ha le sue alternative.

Chiaro?

Quanto costa tutta sta roba?

A parte qualche spesuccia amministrativa qua e là, il costo vero che poi dovrebbe anche orientare la scelta del fondo pensione a cui aderire è il costo di gestione dei fondi comuni in cui vengono messi i vostri soldi.

Con i Fondi Chiusi parliamo di costi tutto sommato accettabili nell’ordine dello 0,4-0,5% all’anno.

I Fondi Aperti invece sono degli strumenti gestiti da società private, tipicamente Banche e Assicurazioni, che funzionano esattamente nello stesso modo dei fondi chiusi, tranne che per le seguenti differenze.

PRIMA DIFFERENZA: non siete obbligati a versare il TFR nel fondo aperto, ma potete metterci solo il vostro contributo volontario (che naturalmente è deducibile sempre fino a 5164 €).

SECONDA DIFFERENZA: non prevede il contributo automatico del datore di lavoro, benché il datore di lavoro possa decidere, quale condizione di miglior favore per i suoi dipendenti, di concederlo ugualmente.

TERZA DIFFERENZA: di solito ha più opzioni di investimento tra cui scegliere, con comparti dinamici che arrivano anche all’80% di azionario — forse in qualche caso anche qualcosa in più.

QUARTA DIFFERENZA: tipicamente costano molto di più dei fondi chiusi e parliamo di commissioni di gestione che vanno dall’1 al 2% (e in alcuni casi ci sono pure barbonate come commissioni di performance e commissioni di rendita quando vi ridanno i soldi).

QUINTA DIFFERENZA: al fondo aperto può aderire chiunque, indipendentemente dalla professione e dal fatto che sia un dipendente o un libero professionista.

E i PIP?

I PIP secondo me sono una pagliacciata quindi anche questa volta, come in episodi passati, non ve ne parlo.

Sappiate solo che costano di più e rendono di meno, due ottimi motivi per starvi alla larga.

Ultima cosa: i soldi che versate nel fondo pensione li rivedete quando maturate i requisiti per la pensione previsti dalla legge oppure in anticipo a seconda di alcune formule di pensione anticipata che non vi sto a dire perché tanto tra 10 o 20 anni le regole saranno diverse.

Tuttavia potete comunque accedere in anticipo al vostro capitale investito nel fondo pensione in questi casi:

CASO 1: per far fronte a gravi situazioni di salute, fino al 75% del capitale disponibile;

CASO 2: se subentra una situazione di invalidità permanente, o morte, il 100% può essere liquidato;

CASO 3: in situazioni di lunga disoccupazione è prevista una rendita anticipata;

CASO 4: dopo 8 anni di contribuzione è possibile chiedere fino al 70% per l’acquisto della prima casa.

CASO 5: sempre dopo 8 anni è possibile chiedere fino al 30% senza nessuna motivazione.

Benissimo, allora prima di procedere oltre, cosa scegliere?

Senza dubbio alcuno, se ci sono i requisiti per aderire ad un fondo pensione Chiuso, direi che è un’opzione no-brainer, senza neanche pensarci.

Costi più bassi, soldi gratis dal datore di lavoro, non stiamo neanche a parlarne.

Se invece per qualche motivo non potete accedere ad un fondo Chiuso, soprattutto se avete una partita IVA e non rientrate nelle casistiche previste da Fon.te, oppure se preferite non versare il TFR nel fondo pensione, allora andate con un fondo aperto ma state attenti ai costi perché rischiate di prendervi alcune pettinate assurde.

Tra l’altro SE AVETE UNA PARTITA IVA, una buona idea per farvi aiutare in tutto questo con zero sbattimenti, potrebbe essere cliccare sul link negli shownote dell’episodio, fissare una consulenza gratuita con il nostro partner Fiscozen, togliersi tutti i dubbi e domande sulla vostra situazione specifica, e ottenere uno sconto di 50 € sull’abbonamento del primo anno.

Fiscozen infatti mette a disposizione un commercialista dedicato a voi, a cui potete rivolgervi ogni volta che avete bisogno del suo supporto e lui o lei, oltre a gestirvi in totale serenità tutta la dimensione fiscale della vostra attività, aiutandovi a non fare errori costosi e a sfruttare ogni beneficio fiscale, vi potrà dare i consigli migliori per sfruttare al meglio le opportunità che avete a disposizione in materia di previdenza integrativa.

Dato che però per avere una previdenza integrativa domani è importante guadagnare oggi, non male che grazie alla sua piattaforma digitale sia anche possibile creare e inviare fatture elettroniche ai vostri clienti, avere il calcolo delle tasse in tempo reale e pure la dichiarazione dei redditi è inclusa nel servizio.

Quindi, shownote dell’episodio, clic sul link e già avete fatto il grosso del lavoro.
Al resto ci pensa Fiscozen.

Il fondo aperto, comunque, oltre che per chi ha una partita IVA può essere anche un’idea per il vostro pargoletto.

È infatti possibile aprire un fondo pensione per un minore, con le stesse agevolazioni fiscali di cui sopra, e costruirgli una pensione integrativa corposa da qui ai prossimi 60 anni.

(oltre al fatto che già in giovane età avrà maturato i requisiti per chiedere la liquidazione di una parte del patrimonio per comprare casa, se lo vorrà).

Ricordatevi solo che le deduzioni fiscali non sono cumulabili con le vostre, quindi una volta che i genitori godono già di deduzioni per 5.164 € a testa, non possono avere ulteriori deduzioni per i figli.

Ora, prima di vedere se sia meglio investire solo in ETF o altre cose oppure aprire un fondo pensione, c’è un tema che in tanti mi state chiedendo in queste settimane, ossia se sia una buona idea fare il RISCATTO DEGLI ANNI UNIVERSITARI.

Allora la risposta è un grandissimo BOH, perché dipende tanto da ogni specifica situazione personale e dagli obiettivi del Riscatto.

Andiamo con ordine.

UNO: a cosa serve il riscatto della Laurea?

Può avere due scopi alternativi:

– O aumentare l’anzianità contributiva (ossia anticipare il momento della vostra pensione);

– Oppure aumentare il valore della pensione.

DUE: quanto costa?

Come sempre in Italia siamo per le ipercomplicazioni, quindi esistono regole diverse a seconda che uno si sia laureato prima del 1995, dopo il 1996, per chi è finito in mezzo tra il 95 e il 96, per chi si è laureato prima ma vuole usare le regole di chi si è laureato dopo, per chi aveva il sistema retributivo, per chi ha il contributivo, per chi preferisce il vino bianco e per chi invece il rosso, per chi usa il soffritto e chi no, per chi preferisce la montagna e chi il mare e così via tutte le varie casistiche…

Prendiamo solo il caso più semplice: chi si è laureato dopo il 1996.

Qui avete due opzioni:

– O pagate una percentuale del vostro reddito degli ultimi 12 mesi (33% per i dipendenti, 24% per chi ha la partita IVA) moltiplicata per il numero di anni che volete riscattare (per esempio: se il vostro reddito è 40.000, siete dipendenti e volete riscattare 5 anni, allora 40.000 * 33% * 5 = 66.000 €;

– Oppure usate il sistema agevolato che prevede un importo fisso di 5.776,32 euro moltiplicato per il numero di anni, quindi per restare nello stesso esempio in questo caso paghereste 28.881 euro.

La differenza è che mentre entrambe le soluzioni vi aumentano l’anzianità contributiva di tanti anni quanti ne riscattate, la prima formula aumenta maggiormente l’importo della pensione perché andreste a versare più contributi.

In entrambi i casi questi importi sono deducibili, quindi come per il fondo pensione di cui sopra, una percentuale compresa tra il 23% e il 43% (a seconda di quanto guadagnate e quindi di qual è l’aliquota più alta che vi spetta) vi viene scontata dalle tasse.

Il tutto è rateizzabile in 120 mesi senza interessi.

Punto TRE: conviene o non conviene?

Come dicevo: Boh…

Io feci questa cosa appena laureato nel lontano 2010 perché mio padre ebbe, probabilmente, la buona idea di farlo subito, così che essendo appena entrato nel mondo del lavoro l’importo che mi toccò pagare per i 10 anni successivi fu decisamente più contenuto (circa 15.000 € in 10 anni, sempre poi dedotti fiscalmente).

Oggi mi costerebbe una fucilata in più, anche solo usando il metodo agevolato, quindi non saprei.

Allo stesso tempo vi dico: dipende da qual è l’obiettivo.

Se l’obiettivo è provare ad anticipare la vostra età pensionabile, beh, qui metto sul piano un tema quasi più filosofico che finanziario.

Vedete, i soldi nella vita vanno e vengono (e auspicabilmente cerchiamo di farli aumentare da qui più andiamo avanti) mentre il tempo a nostra disposizione è limitato e irrecuperabile.

Quindi se investire 28.881 € (di cui reali alla fine ne pago tra 22.000 e 16.000 grazie alla deducibilità) mi permette di andare in pensione 5 anni prima, insomma, io un pensiero ce lo farei.

Detto questo, dipende anche dalle risorse che avete a disposizione.

Per investire, facciamo una via di mezzo, 20.000 € spalmati su 10 anni per il riscatto agevolato si tratta di versare all’INPS 166 € al mese.

166 € al mese in un ETF per 10 anni sull’azionario Globale, che ha reso l’8% negli ultimi 40 anni, fanno circa 30.000 €.

E questi 30.000 € lasciati correre per altri 20 anni senza più contribuire (immaginando che sia questo il tempo che vi separa dalla pensione) fa 140.000 €.

Pertanto il vostro ragionamento deve essere, in my honest opinion:

– Se riesco a investire costantemente nel mio portafoglio di investimento e aggiungere questi 166 € al mese per il riscatto non mi cambia una virgola sulla qualità della mia vita, io il riscatto lo farei;

– Se invece riscattare la laurea mi preclude una quota significativa del risparmio che riuscirei ad investire, allora in questo caso probabilmente la scelta non è la migliore e la rimanderei ad una futura fase della vita in cui magari avrò maggiori disponibilità economiche.

Chiaro?

Cmq vi metto negli shownote anche un link di un articolo uscito sul Corriere della Sera a settembre 2023 che spiega molto bene tutta la faccenda e dà anche consigli di buon senso su quando abbia senso fare sta roba piuttosto che no.

Ok.

Detto tutto questo, il Dottor Michele citato a inizio episodio mi ha scritto: “senti ma conviene investire in un fondo pensione invece che in un portafoglio di ETF? Vedi ho letto questo articolo eccetera eccetera”.

Allora prendiamo il solito Fon.te, con una premessa.

Il comparto dinamico di Fon.te fa veramente cagare, perché come vi dicevo è un 60/40 e investe in un mix di fondi azionari e obbligazionari del mondo sviluppato, quindi diciamo che i suoi benchmark sono simili all’MSCI World sull’azionario e ad un indice di obbligazioni aggregate Globali.

Fon.te però è anche un fondo abbastanza economico, quindi il suo basso costo comunque può giustificare rendimenti non esaltanti e lo rende sostanzialmente assimilabile ad un fondo che investe magari in un portafoglio 80/20 e che però costa l’1,5% all’anno.

Detto questo, il rendimento del comparto dinamico di Fon.te dal maggio 2008 (non esattamente il momento più fortunato per esordire tra l’altro) a oggi è facilmente calcolabile ed è praticamente un 4,7% di media all’anno, già al netto dei costi.

Un portafoglio 60/40 fatto più o meno nello stesso modo dal maggio 2008 a oggi avrebbe reso, tanto per cambiare, poco più del 7% all’anno.

Facciamo due conti.

Diciamo che in entrambi i casi investo per 30 anni il massimo fiscalmente deducibile, ossia 5164 € all’anno, in tranche mensili da 430 €.

Con Fon.te alla fine ottengo 333.000 euro mentre con gli ETF arrivo a ben 523.000.

Nell’articolo che mi era stato segnalato il confronto era ancora più impietoso, ma sbagliatissimo, perché veniva messo a paragone il rendimento del fondo pensione con un investimento 100% azionario e grazie al cazzo che il secondo sovraperforma pesantemente il primo.

C’è un però.

Un grosso però.

Seguitemi bene.

E’ vero che con gli ETF probabilmente avrò un rendimento superiore.

Però, a parità di investimento, in realtà nel fondo pensione io metto meno soldi, perché una parte la recupero in deduzioni fiscali.

Lo scenario migliore è quello in cui tra voi e il vostro datore di lavoro versate i 5164 € all’anno e avete un reddito tale che la deduzione fiscale che avete è quella dell’aliquota massima, ossia del 43%.

Questo significa che voi investite 5.164 €, ma in realtà di tasca vostra ne tirate fuori solo 2.943 perché la parte restante vi viene scontata dalle tasse che paghereste comunque (anzi in realtà ancora meno perché una quota, estremamente variabile da caso a caso, viene pagata dal datore di lavoro).

Quindi torniamo al discorso sui 30 anni.

Se investo per 30 anni 5.164 €, alla fine avrò messo dentro 154.380 € e abbiamo visto che il rendimento dei due investimenti è molto diverso e nettamente a favore degli ETF.

Però in realtà con il fondo pensione io investo realmente solo 87.997 €, perché la parte restante l’ho ricevuta indietro sotto forma di deduzione fiscale e magari diventano ancora meno se considero la parte a carico della mia azienda,

Tiriamo le somme:

– Fondo pensione: investo 87.997 e ottengo circa 333.000 euro; ritorno sull’investimento quindi 279% (o anche di più se ho il contributo del datore di lavoro, perché di tasca mia avrò messo meno);

– ETF 60/40; investo 154.000 € e ottengo circa 523.000 euro; ritorno sull’investimento 242%.

Capito?

Cioè alla fine, pur con una performance non esaltante, il fondo pensione rende di più!

Tra l’altro da tutto ciò ho lasciato fuori il TFR, che sareste costretti a versare solo con un fondo pensione chiuso e solo se siete dipendenti, mentre negli altri casi no.

E’ chiaro che con dentro anche il TFR l’investimento e quindi il capitale finale sono superiori.

Attenzione che questo gioco di prestigio matematico funziona tanto più se avete un reddito tale per cui la deduzione è applicata attraverso l’aliquota fiscale più alta (quella del 43%).

Se invece avete un reddito più basso vi viene applicata una deduzione inferiore e quindi con meno deduzioni il portafoglio di ETF probabilmente vince comunque.

Tiriamo quindi le somme.

Nello scontro titanico tra i due giganti dell’investimento, fondo pensione ed ETF, chi risulta il vincitore supremo della contesa?

Chiaramente: DIPENDE!

Diciamo però una cosa netta.

Per come la vedo e numeri alla mano, la priorità va data all’investimento nel proprio portafoglio di ETF, mentre non mi viene in mente un solo caso in cui investire solo nel fondo pensione sia la scelta migliore. Se a voi viene, scrivetemi.

Se però le mie risorse economiche me lo consentono e, soprattutto, se ho la possibilità di accedere al fondo pensione chiuso della categoria professionale di cui faccio parte, probabilmente fare sia ETF che Fondo Pensione è la scelta migliore da compiere.

Tra le varie mille casistiche, prendiamo i due estremi.

Caso migliore:

– Reddito da dipendente superiore ai 50.000 € annui;

– Possibilità di accedere al fondo di categoria chiuso con il contributo del datore di lavoro;

– Buona capacità di risparmio, diciamo superiore ai 600-700 € al mese.

In questo caso, l’accoppiata vincente è portafoglio personale di ETF + versamento di 5.164 € all’anno nel fondo pensione (che poi appunto sono meno per via delle deduzioni e perché una parte ce le mette la società per cui lavoro).

Caso peggiore:

– Reddito significativamente inferiore a 50.000 € all’anno;

– Impossibilità di accedere ad un fondo di categoria chiuso;

– Capacità di risparmio mensile inferiore a 500 € al mese.

Qui direi, probabilmente, di concentrarsi intanto sull’investimento nel proprio portafoglio a lungo termine e valutare in seguito l’apertura di un fondo pensione quanto magari si avranno maggiori disponibilità economiche.

Bene, cari amici e care amiche di questo podcast, fine del mega spiegone sul fondo pensione, sul riscatto di laurea e su confronti strani tra i vari investimenti.

La pensione è un fenomeno oscuro, ai nostri politici piace ogni anno cambiare tutte le regole, quindi fare grandi previsioni sul futuro è sempre molto complesso.

Nel dubbio direi: fate ciò che serve per aumentare le probabilità di anticipare il diritto alla pensione e dove possibile investite più soldi possibili per massimizzare i benefici fiscali dei fondi pensione.

Per il resto, fate sì che nessuna decisione vi precluda la possibilità di investire la maggior parte dei vostri risparmi in un portafoglio di ETF (o azioni o obbligazioni o quel che vi pare purché con buon senso), perché ad oggi questo rappresenta storicamente la strada più performante per far crescere il capitale nel tempo.

Prima di chiudere ringrazio il nostro Partner Fiscozen per aver partecipato allo sviluppo di quest’episodio e vi ricordo, per chi avesse una Partita IVA o fosse interessata ad aprirne una, di andare negli shownote della puntata e cliccare sul link per fissare una consulenza gratuita e ottenere 50 € di sconto sull’abbonamento del primo anno e avere così in un colpo solo: commercialista dedicato, consulenze illimitate e una piattaforma online per gestire tutta la fatturazione, gli adempimenti fiscali e le opportunità previdenziali previste per la vostra partita Iva, in totale serenità.

Come sempre invece, grazie soprattutto a tutti voi che per oltre 150.000 volte sinora avete fatto partire la musichetta della sigla di The Bull nelle vostre orecchie.

Grazie, grazie e ancora immensamente grazie.

Se invece avete qualche dubbio, domanda, perplessità o semplicemente volete farmi notare che qualcosa non vi è piaciuta, scrivetemi su Instagram a thebull_finance oppure, se non avete Instagram, mi trovate anche su LinkedIn.

Invito invece chi non l’avesse ancora fatto a mettere segui e attivare le notifiche su Spotify o su qualunque altra piattaforma per non perdersi mai l’uscita dei nuovi episodi e di lasciare una recensione a 5 stelle per supportarci e permetterci di continuare a produrre contenuti che attraversando l’inferno del duro lavoro e il purgatorio del risparmio ci possano portare al paradiso della libertà finanziaria e infine uscir a riveder le stelle sempre nuovi”.

Per questo episodio con la partecipazione straordinaria di Dante Alighieri è davvero tutto e noi ci ritroviamo qui mercoledì prossimo per interrogarci su nuove domande Amletiche su come far rendere al meglio i nostri soldi, sempre qui, sempre nel posto migliore in Italia per parlare di risparmio e investimenti, sempre, naturalmente con The Bull — Il Tuo Podcast di finanza personale.

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Quando capisci come funziona la finanza… ti viene voglia di raccontarla!

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Riccardo mi ha letteralmente cambiato la vita e fatto scoprire che amo la finanza, ho ascoltato il podcast già due volte e non mi stufo mai di ascoltarlo, parla in modo semplice e chiaro

Massimo D., 23 Set 2025

Podcast che dà sempre spunti interessanti che personalmente mi ha fatto appassionare alla finanza personale spingendomi ad approfondire in prima persona.

Lorenzo, 13 Mar 2025

Non sono solito a mettere recensioni e specialmente non ascolto podcast, ma da quando ho iniziato questo, faccio fatica a staccarmi, e quasi non posso più fare a meno di ascoltare e arricchirmi culturalmente.

Andrea V., 22 Set 2025

Podcast piacevole, scorre veloce ma in modo estremamente chiaro, spiega i concetti chiave per gestire le proprie finanze, fornendo la classica cassetta degli attrezzi. Complimenti, davvero ben fatto!

Massimiliano, 29 Mag 2024

Dovrebbero ascoltarlo buona parte degli italiani e io avrei dovuto scoprirlo con qualche anno in anticipo ma meglio tardi che mai

Matteo C., 3 Set 2025

Ho seguito tutte le puntate! Grazie veramente

Amalia A., 17 Set 2025

Veramente veramente raccomandato! la finanza personale riassunta alla perfezione! e spiegata partendo dall'ABC! Ottimo anche da ascoltare a velocita 1,5x!

Giorgia R., 23 Gen 2025

Da quando l'ho scoperto in 15 gg mi sono ascoltato 150 puntate senza fermarmi, ho annullato gli altri podcast per portarmi alla pari ed ascoltare tutte le precedenti puntate, ben fatto, esattamente il livello di informazione che mi serviva

Gianluca G., 11 Set 2025
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