Il più universale Simbolo della Ricchezza: parliamo di Oro

Cosa c'è di più emblematico quando si parla di ricchezza, in qualunque parte del Globo, in qualunque epoca, dell'ORO. Da oltre 6.000 anni il suo fascino e il desiderio di possederlo governa le sorti dell'umanità e ancora oggi rappresenta un asset imprescindibile all'interno delle pianificazioni finanziarie di ogni genere. In questo episodio cerchiamo di capire come si comporta, quanto rende, a cosa serve e che cosa Zio Paperone e un noto miliardario di Omaha hanno in comune e cosa invece li distingue quando il tema è il biondo metallo.

Difficoltà
26 minuti
The Bull - No Thumb

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Punti Chiave

L'oro è un bene rifugio e diversificatore, utile contro inflazione e crolli di mercato.

Ha un valore puramente speculativo, basato sulla percezione, non genera flussi di cassa.

ETC sono il metodo migliore per l'oro (5-15% del portafoglio), offrendo vantaggi fiscali.

Trascrizione Episodio

Bentornati a The Bull – Il tuo podcast di finanza personale

Diecimila episodi!

Cari compagni e care compagne di questo fantastico viaggio insieme all’interno dello sconfinato mondo della finanza personale, grazie a tutti voi abbiamo sfondato questo simbolico traguardo e ormai siamo una presenza fissa tra i suggerimenti di Spotify e Apple Podcast sulle tematiche di Finanza, Carrier, Business e dintorni!

Piacere di ritrovarvi tutti qui, perché da adesso in poi il prossimo obiettivo sono i 100.000 download e lì la strada sarà un po’ più lunghina.

Anzi facciamo una cosa, tipo quegli schemi piramidali di multi level marketing come quelle mezze truffe alla Herbalife in cui uno porta 5 amici, i quali a loro volta portano 5 amici e così via.

Sponsorizzate The Bull più che potete che tanto diffondere un po’ di cultura finanziaria in Italia, decisamente non può che far bene ad una terra di grandissimi geni ma pessimi gestori dei propri soldi.

Rispetto ad Herbalife, inoltre, abbiamo 3 vantaggi qui: è gratis, non vi costringe a bere quegli intrugli color fango dalle sedicenti capacità miracolose per la perdita di peso e – cosa più importante – non vi imporrà di andare in giro H24 con quelle spillette un po’ pacchiane attaccate alla maglietta con scritto cose del tipo “vuoi perdere peso? chiedimi come puoi fare?”.

Tra l’altro ne ho visto uno poche settimane fa che era in evidente sovrappeso e mi chiedevo quanto fosse credibile come miracolo dietista qualcuno che avrebbe un urgente bisogno di venir rinchiuso dentro un palestra per almeno 6 mesi per rimettersi in forma.

Cosa c’entra tutto ciò con l’argomento di oggi mi chiederete?

Assolutamente nulla, però ormai alla trentacinquesima puntata arrivati, sapete bene che se non diciamo due o tre cazzate prima di addentrarci nei noiosi meandri della parte seria dell’episodio non siamo soddisfatti.

C’è però un fatto recente che deve aver innescato questa catena di pensieri finita con le formule di dimagrimento facile di Herbalife che è la notizia che da inizio settembre la più grande società in Europa per capitalizzazione in borsa non è più la venerabile LVMH, holding proprietaria di mezzo mondo del lusso da Louis Vuitton e Christian Dior in giù, bensì Novo Nordisk una società farmaceutica danese che, come spesso accade in quest’ambito, mentre faceva ricerche e sperimentazioni per un nuovo farmaco per la cura del diabete, ha poi finito per scoprire quella sembra una cura miracolosa contro l’obesità.

Neanche vi sto a dire il fiume di geni della finanza che in un secondo sono saltati fuori ovunque raccomandando come strong buy società farmaceutiche di ogni sorta che avessero anche solo mezzo abbozzato un farmaco in quest’ambito multimiliardario che riguarda appunto le cure contro il più emblematico dei mali di quest’epoca.

Eh sì perché oggi, per la prima volta nella storia dell’umanità, il livello di benessere della nostra società (o perlomeno delle società occidentali) ha fatto sì che il problema principale non fosse più quello di garantirsi cibo con continuità, anzi, al contrario è diventato quello di limitare l’assunzione di cibo, soprattutto di bassa qualità, per contrastare molteplici forme di patologie connesse all’obesità che è causa, secondo l’OMS, di circa 3 milioni di morti all’anno.

La ricerca della cura definitiva di questo male così diffuso (quasi 100 milioni di obesi nei ricchissimi Stati Uniti) non poteva che rappresentare la configurazione moderna di ciò che alla fine dell’800 era invece la famigerata febbre dell’oro – più romanzata che reale in realtà – che imperversava nelle montagne tra il nord ovest degli Stati Uniti, il Canada e l’Alaska.

Ed è qui che parte il tema della puntata di oggi.

Eh sì, perché oggi i simboli della ricchezza suprema prendono il nome di farmaci contro l’obesità, chip per intelligenza artificiale, litio per auto elettriche, cobalto e altri elementi rari fondamentali per costruire qualunque dispositivo elettronico abbiate intorno ma dalla notte dei tempi – davvero da almeno 6.000 anni – esiste un solo oggetto del desiderio assoluto, transculturale e apparentemente immune all’avanzare del tempo: l’ORO!

L’Oro, dai primi imperi in Mesopotamia ai contratti derivati negoziati in borsa, è per definizione il simbolo che l’umanità ha attribuito alla ricchezza da quando l’uomo grosso modo ha imparato a contare e a capire tutta sta cosa del potere economico che tanto impatto avrebbe avuto sulla storia dell’umanità.

Oggi parliamo quindi di questo metallo prezioso carico di storia e significato ma con un obiettivo molto meno evocativo di quanto non possa sembrare.

Cioè di vaneggiare più di quel tanto sul significato dell’oro nelle varie culture attraverso i secoli non può fregarcene di meno, perché invece oggi vogliamo capire insieme se sia importante per i nostri portafogli di investimento, come si faccia eventualmente a possederlo e in generale quale sia la funzione all’interno di un asset allocation.

Molto prima di cominciare ad investire e prima ancora di aver mai aperto un solo testo di economia o finanza, il mio primo incontro con il concetto di ricchezza è stato nei primi anni ’90 attraverso quel rituale inviolabile che si ripeteva ogni mercoledì rappresentato dall’uscita del nuovo numero di Topolino.

Ora, oggi non so se i bambini leggano ancora Topolino o se quando imparano a leggere sono già tutti rincoglioniti chini sui loro smartphone a guardare idiozie su Tik Tok ma allora Topolino era sicuramente molto diffuso tra i miei coetanei e certamente tutti quei personaggi classici della Disney hanno avuto un impatto culturalmente importante sulla mia generazione, tanto che nell’estate del 1993 uno specifico numero arrivò a vendere l’assurda quantità di oltre un milione di copie. Oggi la tiratura di Topolino si aggira su cifre molto più modeste e ciò mi fa pensare che Tik Tok alla fine abbia avuto la meglio.

Uno dei personaggi più ricorrenti del fumetto, oltre agli onnipresenti Topolino e Paperino, era, ovviamente, Paperon De Paperoni – o più semplicemente Zio Paperone, che iniziando come cercatore d’oro nei fiumi del Klondike finì per per costruire il suo impero economico e diventare il papero più ricco del mondo che nel suo deposito di Paperopoli custodiva 3 ettari cubici di monete, oltre ad avere praticamente qualunque tipo di attività in ogni angolo del Globo.

Ora, l’immagine di Paperone che nuotava nel suo mare di monete è stata a lungo fuorviante nella mia formazione, per due motivi:

UNO, il più importante di tutti, è stato il fatto che da grande avrei scoperto, con grande amarezza, che tuffarsi e galleggiare in un mare di monete di metallo era fisicamente impossibile, precludendomi così uno dei sogni più reconditi della mia infanzia e consegnandomi inesorabilmente alla tristezza priva di magia della vita adulta.

DUE, mi aveva fatto completamente fraintendere come dovessero essere utilizzati i soldi.

Il fatto di ritrarlo costantemente rinchiuso nel suo deposito in mezzo ai suoi soldi mi aveva alla fatto credere che i ricchi facessero così. Accumulassero fortune per poi ritrovarsi con montagne di denaro contante sotto i propri piedi.

Mi ci volle un po’ per capire che le cose non stavano così e che Paperone, in realtà, era Warren Buffett.

Eh si, se ci pensate entrambi hanno un approccio all’investimento completamente value, ossia investono in società di qualunque tipo purché ritenute in possesso di valori fondamentali eccezionali in grado di farne dei leader di mercato.

Vi ricordate l’episodio 29 su Buffett? Lì raccontavamo che il suo impero di Berkshire Hathaway possiede praticamente un po’ di tutto, da linee ferroviarie a società assicurative, da produttori di dolciumi a utilities, per non parlare del portafoglio di investimenti che tra i gioielli della corona annovera Apple, Coca Cola, American Express, Procter and Gamble, Kraft e così via.

Allo stesso modo zio Paperone, un altro che si era formato praticamente da zero, possedeva attività leader di mercato in praticamente qualunque ambito.

Un’altra cosa che li accomuna è lo stile di vita incredibilmente frugale nonostante l’immensa ricchezza.

Non si può non associare l’immagine di Zio Paperone cui viene servita la cena a base di acqua del rubinetto e croste di pane dal fedele maggiordomo Battista con il buon Warren Buffett che ogni mattina decide se permettersi la colazione da Mcdonald’s da due dollari e novatacinque o quella da 5 e novantacinque a seconda che i futures sull’S&P 500 siano negativi o positivi.

Infine, entrambi credono che sia fondamentale detenere una montagna di cash a disposizione da utilizzare solo quando si presentano eccezionali opportunità di investimento.

Tra cash in senso stretto e buoni del tesoro americano a breve termine, l’ultimo bilancio di Berkshire riportava la bellezza di oltre 120 miliardi di dollari, lì pronti quando Buffett e Munger riterranno di dover sferrare il prossimo grande colpo.

Ecco, l’idea di Paperone di tenere tutti sti soldi in monetine sotto i suoi piedi forse era un po’ estrema, però l’idea è la stessa.

Su una cosa però Paperone e Buffett non si sarebbero mai trovati d’accordo: sull’ORO.

Sì, perché Paperone era diventato ricco grazie alloro e comunque quando anche solo pensava al biondo metallo non capiva più niente, tanto che il suo deposito traboccava di monete e lingotti d’oro.

Buffett invece ritiene che l’oro non sia niente di più che una pietra gialla e non lo vedrete mai mettere un solo dollaro in un investimento che abbia a che fare con questo venerabile metallo.

Eh certo, perché oltre ad essere il metallo più ambito e famoso della storia, l’oro è anche incredibilmente controverso e non si trovano nel mondo dell’economia e della finanza due persone che vedano l’oro allo stesso modo.

La prima cosa da capire, intanto, è cosa rappresenti l’oro all’interno di un portafoglio.

Bisogna comprendere, infatti, che parlare di “investimento” in oro non sarebbe del tutto corretto perché, a rigore, l’oro non è un asset in grado di produrre del valore ma il suo valore è del tutto confinato a quello che la nostra opinione globale gli attribuisce.

Diciamolo diversamente.

Al di là di alcune applicazioni tecniche, l’oro non serve ad una mazza.

Costa l’ira di dio perché è scarso nel mondo e perché da millenni riteniamo che abbia valore intrinseco.

Non c’è un vero motivo per cui l’oro debba valere oggi circa 1930 dollari all’oncia, semplicemente da millenni riteniamo che sia bello, luccicante e prestigioso e quindi siamo tutti d’accordo che sia un bene prezioso di valore.

Dal punto di vista dei fondamentali economici, però, l’oro non vale praticamente nulla.

Quando parliamo di oro in ambito finanziario, dunque, dobbiamo intanto capire che esso non è mai tanto l’oggetto di un investimento in senso stretto, quanto casomai di una speculazione.

Mi spiego meglio.

L’oro in sé, diversamente da altri asset, non genera a sua volta valore.

Se ho un immobile e lo affitto, questo mi genera un flusso di cassa mensile.

Se ho un’ obbligazione, questa ogni 3-6 mesi stacca delle cedole.

Se ho un’azione, tendenzialmente riceverò, sotto forma di dividendi, una parte dei flussi di guadagni della società che essa rappresenta e beneficierò dell’aumento del valore di questa società nel tempo attraverso la sua crescita, l’aumento delle sue vendite, il miglioramento dei suoi prodotti e così via.

Con l’oro niente di tutto questo.

Tutto ciò che posso fare è comprarlo ad un prezzo ed eventualmente rivenderlo ad un prezzo più alto in base a come è messo il mercato in quel momento.

In questo senso, dunque, investire in oro rappresenta una pura speculazione.

Allo stesso tempo però l’oro è considerato il più formidabile asset di sicurezza per proteggersi sia dall’inflazione che dai crolli dei mercati.

Come abbiamo già avuto modo di raccontare in diverse altre occasioni, l’oro infatti viene generalmente visto dal mercato come un bene rifugio, quindi in qualche modo come un asset di ultima istanza il cui valore non viene messo in discussione durante le situazioni più estreme.

Tipicamente come si comporta l’oro?

Esso tende infatti ad acquistare valore durante le fasi di alta inflazione (quando invece azioni ed obbligazioni perdono valore per gli effetti diretti e indiretti degli aumenti dei tassi di interesse e in generale per i contraccolpi sull’economia causati da un’inflazione eccessiva) e allo stesso modo si apprezza in particolari momenti di tensione, come di recente è stato l’irrompere della pandemia di Covid nel marzo 2020 o a seguito dell’invasione dell’Ucraina nel 2022 da parte dello zar pazzoide che siede al Cremlino.

A questo punto mi potreste dire.

Ma scusa, ma se l’oro è praticamente un’assicurazione sulla vita, nessuno ne mette in discussione il valore, protegge dall’inflazione e se ci sono cazzi tutto il resto va giù e questo va su, ma allora perché non investire tutto in oro e tanti saluti?

Perché devo diventare matto a fare il portafoglio, l’asset allocation, i ribilanciamenti e tutto il resto e poi ci sono le crisi, le aziende falliscono, le obbligazioni fanno default, il mercato immobiliare ogni due per tre tracolla e poi se ho un appartamento con dentro inquilini morosi non me li levo dalle palle per mesi o forse anni.

Compro oro – e tra poco capiamo come si fa – e me ne sto bello sereno a vedere il valore dei miei risparmi crescere nel tempo battendo l’inflazione senza dover preoccuparmi di nulla.

Allora, non che questo ragionamento sia del tutto sbagliato, però capite che se fosse così allora ci sarebbe da chiedersi perché il più grande investitore di tutti i tempi se ne sta alla larga e prende velatamente per il culo chi investe in oro?

Andiamo intanto a vedere il rendimento storico dell’oro.

Premetto che ho guardato mille fonti diverse e non ce n’è una che concorda con l’altra, non chiedetemi perché.

Per farla più semplice in assoluto – e tra l’altro per stare vicino ai nostri scopi pratici – prendiamo un ETC che replica l’andamento dell’oro.

Come ricorderete gli ETC sono una cosa simile agli ETF ma anziché replicare azioni o obbligazioni riproducono le quotazioni di una o più commodities.

Basandoci sui dati del tool di backtesting di Curvo – che per noi Europei può essere più interessante del più celebre Portfolio Visualizer che è specifico per gli Stati Uniti e non tiene quindi conto del cambio euro/dollaro – vediamo che negli ultimi 50 anni l’oro ha avuto un rendimento di poco più del 5% all’anno.

Di per sé non è di certo un cattivo rendimento e tra l’altro se restringiamo il campo e consideriamo solo gli ultimi 20 anni, dal 2003 ad oggi l’oro avrebbe reso addirittura il 9% all’anno!

Ora se confrontiamo il rendimento dell’oro con quello dell’azionario globale definito dall’indice MSCI World, vediamo che nell’arco degli ultimi 20 anni il risultato sarebbe stato pressoché identico.

10.000 € investiti nel 2003 oggi sarebbero circa 55.000 sia che fossero stati investiti al 100% in oro che al 100% nell’azionario globale.

Ma se allarghiamo un po’ lo sguardo e andiamo a vedere negli ultimi 50 anni come sarebbe andata, beh, qui proprio non c’è partita.

L’equivalente di 10.000 € investiti in oro nel 1978 oggi sarebbero poco più di 100.000, mentre se fossero stati investiti nell’azionario globale oggi varrebbero – udite udite – 918.000 €!

Allo stesso modo, invece, se consideriamo solo il decennio perduto 2000 – 2009, qui invece l’oro ha espresso tutta la sua potenza come asset rifugio nei peggiori momenti di turbolenza finanziaria.

10.000 € investiti a inizio 2000, nel 2009 sarebbero stati quasi la metà se avessimo fatto all-in in un portafoglio 100% azionario, mentre invece con l’oro avrebbero raddoppiato il loro valore.

Come sempre, impossibile dire cosa ci riserverà il futuro e se pertanto dobbiamo aspettarci tempi bui con l’oro ancora una volta unico asset a risplendere, piuttosto che un altro bull market che riconfermerà ancora una volta lo strapotere del mercato azionario e ai suoi impareggiabili rendimenti.

Adesso da queste considerazioni che abbiamo fatto, proviamo a tirare fuori alcune indicazioni.

NUMERO UNO:

Con buona pace di Buffett, che rispetto a noi però gioca in un altro campionato, avere oro in portafoglio ha perfettamente senso.

E come con tutti gli investimenti, è giusto assegnargli una quota che sia coerente con la nostra asset allocation e rispettando in generale i principi della diversificazione.

Con tutto il bene che si può dire dell’oro, avere il 100% dei nostri risparmi investiti un unico asset, benché considerato sicuro fin dagli albori dell’umanità, è comunque un rischio mortale perché nessuno può escludere che un domani l’oro non varrà più nulla qualora non lo ritenessimo più così importante come è stato sinora.

NUMERO DUE:

L’oro mostra un’importante funzione di stabilizzazione e decorrelazione nel portafoglio.

Rispetto all’azionario, l’oro infatti ha avuto storicamente un andamento inverso.

Se guardiamo cos’è successo negli ultimi 20 anni, quando alla fine il rendimento medio di oro e azioni globali sarebbe stato pressoché lo stesso, vediamo che all’indomani dello scoppio della crisi finanziaria del 2008 le azioni sono crollate mentre il valore dell’oro è schizzato.

Poi a partire dal 2013, con il mercato azionario che aveva ricominciato a tirare, l’oro ha invece iniziato un percorso discendente.

I due andamenti si sono quindi fondamentalmente ricongiunti nel 2019 e, manco a dirlo, appena esplosa la pandemia di Covid, l’oro è nuovamente schizzato verso il cielo e le azioni di tutto il mondo hanno invece vissuto un tracollo quasi verticale durante i lunghi mesi dei lockdown.

E ancora, nel 2021 di grazia delle borse mondiali, l’azionario globale è tornato davanti mentre poi ovviamente nel terribile 2022 funestato da guerra e inflazione il buon vecchio metallo giallo ha tirato fuori ancora una volta il suo antico fascino fino a toccare il suo nuovo record assoluto a inizio 2023.

Questa breve cronistoria dei due asset racconta bene il fatto che l’oro sia un contrappeso quasi perfetto rispetto all’andamento delle azioni.

Una certa quota di oro nel portafoglio, pertanto, dovrebbe permettere di difendere il valore dei nostri investimenti in quelle fasi complicate in cui i mercati vanno giù a capofitto, garantendo a lungo termine un rendimento interessante benché certamente al di sotto di quello azionario (o almeno così è stato negli ultimi 100 anni, nel futuro chi può dirlo).

NUMERO TRE:

Mai come in questo caso vale la pena dire “non è tutto oro quel che luccica”!

Per certi versi non si può che dar ragione a Buffett.

L’oro non ha valore in sè, è solo il valore che gli attribuiamo a definirne il prezzo di mercato.

Questo vale anche per le azioni, è vero, ma le società che esse rappresentano producono beni e servizi, dispongono di mezzi, infrastrutture e know-how e hanno un impatto reale sulla vita dei consumatori finali.

L’oro no.

E’ bello, è giallo, luccica e ci facciamo i gioielli.

Ma non genera alcun flusso di cassa e non ha più alcun ruolo significativo all’interno dell’economia reale.

Dico non ha più perché in realtà fini agli anni ’70 l’oro era il garante internazionale del valore delle valute, in particolare del dollaro.

Fino ad allora esisteva la cosiddetta convertibilità aurea del dollaro, ossia – detta male – la quantità di dollari in circolazione era garantita dall’equivalente valore in oro detenuto dal governo americano.

Nel 1971 poi, Richard Nixon, bisognoso di risanare le disastrate casse degli Stati Uniti dopo gli esborsi astronomici per la fallimentare guerra in Vietnam, una bella sera d’estate annunciò in diretta tv che “sapete che c’è? Da oggi stampiamo tutti i dollari che ci paiono e tutti voi popolazione mondiale lì fuori vi fidate che il loro valore è quello scritto di fianco alla faccia dei presidenti sulle banconote verdi”.

Beh non so se abbia detto proprio così, considerato il personaggio forse avrà aggiunto anche qualche imprecazione.

Comunque sia da allora l’oro non sarebbe più stato il backup collaterale del sistema internazionale delle valute, così come definito nel 44 dai famosi accordi di Bretton Woods.

Sarebbe interessante a questo l’unto aprire una parentesi sulla nascita di bitcoin come risposta all’esigenza di creare una moneta indipendente dalle decisioni dei governi, ma questa è un’altra storia e ce la teniamo per un futuro episodio.

Comunque sia l’oro è e resterà probabilmente per sempre un bene speculativo.

Finché tutti riteniamo che avrà valore, allora ne avrà, viceversa cesserà di averne.

Quindi, da maneggiare con cautela.

Fatto tutto sto bel pippone sull’oro, mettiamo insieme qualche considerazione pratica che possa esservi utile nella gestione dei vostri portafogli.

Intanto, come si possiede l’oro?

Fondamentalmente avete 3 opzioni:

OPZIONE UNO: vi tenete in casa (o in cassetta di sicurezza, o nel deposito come Zio Paperone o dove diavolo vi pare) degli oggetti in oro.

Tipicamente orologi, gioielli, monete e così via hanno un valore che non è limitato alla quantità di oro contenuta nell’oggetto stesso.

Un orologio Patek Philippe d’oro da 100.000 € non vale tanto per il suo contenuto d’oro, altrimenti dovrebbe pesare circa 2 kg, il che lo renderebbe piuttosto scomodo da tenere al polso.

Chi invece vuole avere oro fisico tra le mani compra lingotti.

Come è facile immaginare, questa soluzione non è esattamente la più comoda di tutte.

OPZIONE DUE: negoziate futures e altri contratti derivati che hanno l’oro come sottostante.

Per vostra info, la più grande borsa del mondo in cui sono negoziati futures, materie prime, merci e così via è il Chicago Mercantile Exchange.

Sai mai che doveste capitare in Illinois e vi viene voglia di fare trading di futures sull’oro, almeno sapete che è lì…

Cazzate a parte, ovviamente questa è un’opzione per professionisti specializzati nel trading di materie prime.

Poi come sempre c’è chi scarica eToro e si mette a comprare questo e quello senza sapere cosa stia facendo ma perché ha visto la pubblicità con Alec Baldwin che viene preso per il culo perchè andava in giro con un barile di petrolio invece di comprare comodamente i futures con l’app.

E come sempre, sapete ormai bene che questo è uno dei metodi più sicuri per farsi del male.

By the way? Avete eToro?

Vi spiego qual è il modo più efficace in assoluto per ottenere il miglior rendimento possibile a lungo termine con eToro.

Prendete lo smartphone, andate dove c’è l’app di eToro, tenete premuto finché non esce la X, a quel punto cancellate l’app e avrete così ottenuto il massimo ritorno possibile.

Oh non che mi abbiano mai fatto qualcosa quelli di eToro, ci mancherebbe.

Però cosa vi devo dire: è un app con sede fiscale a Cipro, sono state più volte rilevate irregolarità o difetti di trasparenza, è piena zeppa di pubblicità che ti invitano a fare le peggio cose e il suo programma zero commissioni non è a zero commissioni.

Dato che nel vostro broker dovete metterci i vostri soldi e il vostro futuro, ma una bella banca online come Fineco o Banca Sella oppure pure broker come l’italianissima Directa, piuttosto che Scalable o Degiro, tutti ipervigilati e soggetti alle rigide norme dell’Unione Europea no?

Mah

OPZIONE TRE:

Come abbiamo già detto altre volte, nonché a inizio episodio, vi comprate un bel ETC che replica la performance dell’oro tramite la detenzione di oro fisico da parte della società che lo emette e siete a posto.

Per comodità, prezzo e liquidità, mi sentirei di dire che l’opzione tre sia la più indicata per tutti noi.

Detto questo, quanto oro bisogna mettere in portafoglio?

Allora,

secondo Warren Buffet: ZERO percento;

secondo Ray Dalio: circa il 7-8 percento;

secondo Harry Brown: circa il 25 percento.

Oh come sempre in finanza non c’è mai una roba su cui tutti sono d’accordo.

A buon senso direi che qualunque valore compreso tra 5 e 15% dovrebbe aver senso.

Sotto il 5% non state neanche a metterlo perché diventa insignificante.

Oltre il 15% inizia ad avere invece un peso molto rilevante e rischiate una concentrazione eccessiva in un unico asset.

Al di là di quanto ne mettete in portafoglio e fermo restando che, come tutti gli altri asset, non vi consiglierei di fare compravendite frequenti, bensì di accumularne a lungo termine, c’è un fatto fiscale degno di nota.

Gli ETC, diversamente dagli ETF, permettono di compensare le minusvalenze.

Se cioè vendete un asset a meno di quanto lo avete acquistato, allora realizzate una perdita.

Il valore di questa perdita può essere compensato con una sorta di detrazione fiscale sulle tasse derivanti dalla vendita di un altro asset in cui realizzate un guadagno.

Questa cosa non si può fare tra ETF ed ETF, mentre si può compensare una minusvalenza vendendo per esempio un ETC sull’oro in profitto.

Non entro nel tecnicismo di questa cosa che è un po’ barbosa ma per esempio su Fineco potete sempre vedere il vostro “cassetto fiscale” con le minusvalenze accumulate e poi ci pensa la banca a fare le compensazioni.

Quindi fosse anche solo per questo motivo, avere un po’ di oro in portafoglio può tornare sempre utile.

Allora, cari amici e care amiche di questo podcast, ci stiamo avvicinando alla fine anche di questo scintillante episodio dedicato ad un tema forse minore ma dato che ormai sarete diventati tutti esperti di finanza è giusto che iniziate anche a conoscere alcuni aspetti più di dettaglio.

E poi l’oro in fondo è sempre affascinante, la sua attrattività ha determinato l’intero corso della storia dell’uomo e ancora 6 millenni dopo è qui più in forma che mai a rappresentare un’opportunità per il nostro percorso di crescita finanziaria.

Come sempre prima di lasciarci vi invito a mettere segui e ad attivare le notifiche su Spotify, Apple Podcast, Amazon Music e tutti gli altri se siete così perversi da usare altre piattaforme per ascoltare i podcast e di lasciare una recensione a 5 stelle per supportarci e permetterci di continuare a produrre contenuti che attraverso approfondite analisi e studio rigoroso trovano letteralmente un filo d’oro in grado di collegare Zio Paperone a Warren Buffett sempre nuovi.

Ricordatevi anche del canale Instagram, Thebull underscore finance e come molti di voi stanno facendo sempre più numerosi scrivetemi tutto quello che vi pare sul podcast o su argomenti di vostro interesse.

Per questo episodio invece è davvero tutto e noi ci ritroviamo tra qualche giorno con un nuovo capitooo della nostra avventura finanziaria insieme sempre qui a THE BULL – Il tuo podcast di finanza personale.

Recensioni

Quando capisci come funziona la finanza… ti viene voglia di raccontarla!

Ho acquistato e letto il suo libro e l' ho trovato. Esprime i concetti economici in modo semplice e chiaro. Sentirlo parlare conferma che è un professionista del settore.

Giulia N., 11 Ago 2025

Podcast che dà sempre spunti interessanti che personalmente mi ha fatto appassionare alla finanza personale spingendomi ad approfondire in prima persona.

Lorenzo, 13 Mar 2025

Da quando l'ho scoperto in 15 gg mi sono ascoltato 150 puntate senza fermarmi, ho annullato gli altri podcast per portarmi alla pari ed ascoltare tutte le precedenti puntate, ben fatto, esattamente il livello di informazione che mi serviva

Gianluca G., 11 Set 2025

Veramente veramente raccomandato! la finanza personale riassunta alla perfezione! e spiegata partendo dall'ABC! Ottimo anche da ascoltare a velocita 1,5x!

Giorgia R., 23 Gen 2025

Dovrebbero ascoltarlo buona parte degli italiani e io avrei dovuto scoprirlo con qualche anno in anticipo ma meglio tardi che mai

Matteo C., 3 Set 2025

Veramente interessante, chiaro e conciso. Cambia la vita finanziaria di chiunque.. da ascoltare assolutamente anche per chi di finanza non vuole occuparsi mai

Francesca B., 6 Apr 2024

Podcast piacevole, scorre veloce ma in modo estremamente chiaro, spiega i concetti chiave per gestire le proprie finanze, fornendo la classica cassetta degli attrezzi. Complimenti, davvero ben fatto!

Massimiliano, 29 Mag 2024

Riccardo mi ha letteralmente cambiato la vita e fatto scoprire che amo la finanza, ho ascoltato il podcast già due volte e non mi stufo mai di ascoltarlo, parla in modo semplice e chiaro

Massimo D., 23 Set 2025

La mia ignoranza in materia mi ha sempre creato dei dubbi, ma grazie a un amico ho iniziato ad ascoltare il podcast. Per fortuna che ho 24 anni e un po' di tempo e soldi da dedicarmi a imparare le varie nozioni per me stesso. Grazie mille!

Luca G. 10 Ott 2025
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