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Punti Chiave
La checklist per un portafoglio solido include: Asset Allocation bilanciata per obiettivi e contesto; Diversificazione geografica e settoriale; Analisi di scenari futuri per adattare gli investimenti.
Trascrizione Episodio
Bentornati a THE BULL – Il tuo podcast di Finanza Personale.
Prima puntata di the Ball interamente registrata con influenza e raffreddore.la voce farà un po’ più schifo del solito ma The bull non si può fermare E noi siamo ancora qua!.
Eccoci quindi pronti a parlare della checklist per il nostro portafoglio di investimenti!
Se siete degli investitori che hanno impostato il proprio portafoglio con un minimo di raziocinio – e se siete qui direi che è molto probabile – sicuramente vi sarà già venuta quella strana mania di continuare a chiedervi se la vostra asset allocation vada bene, se non abbiate messo un po’ troppo di questo o un po’ troppo di quello, se siete stati troppo aggressivi o troppo poco, se avreste dovuto mettere più soldi allora visto quel che sta succedendo ora o viceversa e così via mille paturnie irrisolvibili.
Perché so che è così?
Intanto perché sono il primo che ha questa roba, quindi nonostante sia abituato da un po’ ad attraversare le diverse fasi dei mercati, comunque non c’è giorno che passa in cui così, out of the blue, in un certo momento a caso non mi venga in mente qualche pensiero tipo
“ma se mettessi altri soldi nell’s&p 500?”
“e se comprassi un etf sui Treasury a 30 anni?”
“e se invece aumentassi la posizione sui mercati emergenti?”
e così via la mia mente vaga immaginandosi codici ISIN, grafici e roba strana.
Capite che ogni tanto per mia moglie è davvero una vitaccia.
Ma a parte questo so che le cose stanno così anche perché il 90% delle domande che mi fate – e vi ringrazio per questo e vi invito a continuare a farle su Instagram a thebull_finance – riguarda o che broker usare o cosa ne pensi di una certa allocazione nel vostro portafoglio.
Eccoci allora, che oggi facciamo una bella puntata sulla Checklist da tenere a mente per assicurarsi che il nostro portafoglio sia solido e coerente così state sereni, pensate meno ai vostri investimenti e allontanate il rischio di divorzo.
Oggi sarà con noi ancora una volta Scalable Capital perché, come vi avevo anticipato qualche episodio fa, da un paio di settimane i nostri amici tedeschi hanno lanciato Scalable Insights, che è probabilmente lo strumento di analisi di portafoglio più completo sul mercato per investitori retail, ossia per gente come me e voi che non vuole pagare migliaia di euro all’anno per l’abbonamento a Bloomberg o a qualche piattaforma professionale.
Prima di fiondarci nel cuore dell’episodio di oggi vi ricordo che se volete cominciare ad investire e non sapete che broker utilizzare, oppure se state valutando di cambiare quello che avete attualmente perché non vi piace o costa troppo, Scalable è la soluzione fatta apposta per investire in ETF a basso costo.
Negli shownote dell’episodio trovate un link per aprire in 10 minuti un account su Scalable e potete scegliere tra:
– Free Broker, ossia l’abbonamento completamente gratuito, che vi dà la possibilità di acquistare ETF di Ishares, Invesco e Xtrackers a zero costi d’ordine per importi di almeno 250 €, oppure al ridicolo prezzo di 99 centesimi per ordini inferiori;
se invece volete fare un piano di accumulo è gratis!!! ossia zero costi d’ordine, voi pagate solo le commissioni previste dagli ETF e niente a Scalable;
– Altrimenti potete scegliere il piano PRIME, da 2 euro e 99 al mese, o PRIME plus da 4 e 99, che vi permettono di acquistare qualunque ETF a zero costi d’ordine, sempre per importi di almeno 250 € alla volta, altrimenti anche qui 99 centesimi
Piani di accumulo sempre gratuiti e in più tutta una serie di funzionalità avanzate, tra cui Scalable Insights, di cui parleremo tra poco.
Con PRIME Plus avete inoltre il 2,6% di interessi sulla liquidità depositata e non investita.
Come spiegato, questo è un contenuto sponsorizzato, quindi per trasparenza vi ricordo che se usate il link che vi ho lasciato negli shownote per attivare uno dei piani di cui vi ho appena parlato io percepirò da Scalable una commissione talmente importante che in confronto il Fuck you money incassato da Nassim Taleb durante il black monday del 1987 sembrerà noccioline.
Se questa cosa vi sta bene, usate il link, altrimenti andate sul sito di Scalable, fate la stessa identica cosa alle stesse identiche condizioni e zero euro andranno nelle ricche casse di The Bull.
Veniamo invece a noi e intanto cominciamo a fare un breve recap di quel che è successo sui mercati in quest’ultima settimana, giusto per ricordarci quali sono i cosiddetti “Market Mover”, ossia fatti, dati e notizie che muovono i mercati.
Ora quest’episodio uscirà l’8/11, ma è stato scritto subito dopo la chiusura delle borse di venerdì 2 novembre, quindi le informazioni che sto per darvi sono aggiornate fino a lì.
Pertanto se è crollato il mondo il 6 o il 7 Novembre, non potevo saperlo.
Comunque avrete notato che dopo 3 mesi veramente di montagne russe, in particolare Ottobre mi ha fatto venire un’ulcera anche se sono quello che dice sempre che bisogna ignorare le fluttuazioni dei mercati nel breve termine, la settimana dal 30 ottobre al 2 novembre è stata veramente pazzesca, con l’S&P 500, il nostro indice di riferimento per eccellenza, che ha fatto ben il + 5,3%.
Certo, aveva perso più del 10% da fine Luglio e ricordatevi sempre che dopo aver fatto -10%, fare il +5% non vuol dire aver recuperato esattamente la metà ma un po’ meno, però è stata sicuramente una settimana eccezionale.
Perché c’è stata questa riscossa dei mercati?
Lunedì e martedì c’è stato fondamentalmente un po’ di rimbalzo dopo i tonfi delle settimane precedenti, in particolare grazie ad alcune buone notizie uscite dai report trimestrali di alcuni colossi come McDonalds (e sapere quanti hamburger vengono venduti è sempre molto indicativo dello stato generale dei consumi), oltre alle solite Amazon e Facebook che ultimamente stanno brillando più delle altre magnifiche 5 Apple, Microsoft, Nvidia, Tesla e Google.
Comunque fino a martedì tutto ok, un po’ di rimbalzo e niente di che.
Poi mercoledì è stato il Fed day, ossia il giorno in cui si è riunito il FOMC, cioè il comitato della Federal Reserve che decide i tassi di interesse e come sempre questo è stato il big event del mese.
In pratica i tassi sono stati lasciati invariati intorno al 5,25% per la seconda riunione di fila e su questo nessuna sorpresa, se lo aspettavano tutti.
La svolta però è arrivata durante la conferenza stampa del capo della Fed Jerome Powell e come sempre avviene i mercati hanno reagito più per l’interpretazione delle sue parole che non per qualche comunicazione esplicita.
I mercati, bisogna dirlo, si raccontano sempre la storia che vogliono sentirsi raccontare.
Ad ogni modo, Powell ha detto che la Fed si tiene la porta aperta rispetto alla possibiltà di futuri rialzi dei tassi però allo stesso tempo ha riconosciuto in maniera ufficiale per la prima volta che in effetti la lotta all’inflazione è a buon punto e che l’importante rialzo dei rendimenti delle obbligazioni in qualche modo metterà un po’ di freno all’economia riducendo la necessità di ulteriori rialzi dei tassi nel futuro prossimo.
A questo va aggiunto un fatto tecnico noioso, riguardo la decisione del Tesoro americano di ridurre la quantità di Titoli di Stato che verranno emessi nei prossimi mesi, provocando così un immediato aumento dei prezzi (e quindi una riduzione dei rendimenti) per effetto della minor offerta di titoli di stato rispetto a quanto il mercato si aspettava.
Come vi avevo già accennato, quando i rendimenti dei titoli di stato scendono, di solito le azioni ne beneficiano perché aumenta il premio al rischio per l’investimento azionario rispetto a quello obbligazionario.
Ricordatevi sempre che più i rendimenti di un titolo di stato sono alti, meno investitori saranno propensi ad investire in azioni perché dicono “se tanto i titoli di stato, super sicuri, rendono un 5% all’anno certo, rispetto magari ad un 7-8% incerto delle azioni, allora tolgo i soldi dalle azioni e li metto in obbligazioni”.
Infine venerdì sono usciti i dati sulla creazione dei posti di lavoro ad ottobre e il dato è stato leggermente inferiore alle attese, e questa per i mercati è stata una buona notizia perché significa che il surriscaldamento dell’economia sta terminando, con effetti teoricamente benefici sull’inflazione.
Allora, anche se vi siete persi per strada in questa breve cronistoria della settimana trascorsa, l’unica cosa che vi deve rimanere in testa è che sono arrivati tutta una serie di dati che fanno pensare che il ciclo di rialzo dei tassi di interesse sia giunto al termine, che l’inflazione sia più o meno sotto controllo e quindi tutto ciò porta tendenzialmente le azioni ad andare bene e i prezzi delle obbligazioni a salire (buona notizia per chi ha ETF obbligazionari in portafoglio acquistati nei mesi scorsi).
Ok, ora?
Che possiamo aspettarci?
Eh chi lo sa? Come sempre prevedere il futuro è roba da chiromanti, non da investitori.
Noi non possiamo prevedere il futuro ma possiamo impostare il nostro portafoglio in maniera tale che in qualche modo sia in grado di attraversare diverse fasi di mercato senza subire troppi contraccolpi e dandoci buone prospettive di rendimento a lungo termine.
Vi ricordate la lezione di Nassim Taleb?
Mai prendersi rischi tali che un singolo evento avverso, per quanto improbabile o quasi impossibile, possa spazzare via tutto il nostro patrimonio.
Non potendo prevedere il futuro, impostiamo invece il portafoglio in maniera tale da poter reagire bene a fronte di diversi scenari possibili.
Ora per fare questo mettiamo insieme una checklist delle cose a cui badare nel nostro portafoglio per non farci trovare impreparati, qualunque evento avverso possa capitare nei prossimi mesi.
In questo Scalable ha fatto una bella cosa, perché la sua funzione Insights è basata proprio su questi pilastri fondamentali e se state investendo con questo broker, ogni giorno avrete un’analisi in tempo (quasi) reale di come è composto il vostro portafoglio, se ci sono delle aree potenzialmente critiche e, soprattutto, cosa potrebbe succedere a fronte di scenari futuri più o meno probabili.
Ma andiamo con ordine.
Intanto sia che abbiate Scalable oppure no, quanto stiamo per dire interessa a tutti perché riguarda i principi fondamentali alla base della struttura di un qualunque portafoglio.
Scalable in più vi dà questa funzione chiamata, con un raro guizzo di originalità, “Insights”, realizzata in partnership niente meno che con il più grande asset manager del mondo, Blackrock (Che è la società che emette gli ETF Ishares per intenderci), e che vi fa la radiografia del portafoglio senza che voi dobbiate fare nulla.
Partiamo però dalle cose che va ad analizzare questa piattaforma e così capiamo insieme quali sono gli aspetti chiave da tenere a mente per il vostro portafoglio.
I punti fondamentali sono:
UNO: L’Asset Allocation e come va gestita nella varie fasi del mercato;
DUE: La diversificazione a livello di asset, settori, geografia e altra roba;
TRE: Il rapporto tra i vostri obiettivi e i possibili scenari a Breve-Medio termine.
In tutte le sue analisi, Scalable utilizza come riferimento un benchmark costituito da un portafoglio modello fatto al 60% da un ETF sull’azionario globale (che replica l’MSCI All Country) e al 40% un ETF sull’obbligazionario globale (che replica l’indice Bloomberg Global Aggregate Bond).
Se qualcuno, in preda ad un momento di scarsa lucidità, si stesse chiedendo perché Scalable utilizza come benchmark un portafoglio 60/40, andarsi a riascoltare immediatamente l’episodio 47, in cui abbiamo spacchettato tutto quello che c’è da sapere sul più famoso dei portafogli in tutte le salse.
Partiamo dal primo punto: l’ASSET ALLOCATION.
Una volta che voi avete il vostro bel portafoglio, Scalable vi fa vedere tutta la composizione in base ai diversi asset che ci avete messo dentro e in automatico vi segnala se viene rilevata un’esposizione migliorabile rispetto a diverse classi di investimenti.
Facciamo un breve recap.
Quali sono le principali asset class che con ogni probabilità comporranno il vostro portafoglio?
Abbiamo:
– Liquidità = ossia il vostro denaro fermo su un conto e disponibile per essere investito;
– Obbligazioni = quindi titoli di debito a reddito fisso emessi da Stati o Società;
– Azioni = quote di società che possono distribuire parti dei profitti sotto forma di dividendi; e poi abbiamo quelli che Scalable chiama gli
– Investimenti alternativi = che fondamentalmente si possono ridurre a Materie Prime e al settore immobiliare (per oggi le Criptovalute le lasciamo da parte).
Come abbiamo spiegato all’infinito l’asset allocation è una delle cose più importanti nel vostro portafoglio ed è di fatto che ciò che ne determinerà i risultati a lungo termine, molto più dell’effettiva scelta dei singoli prodotti su cui andrete ad investire.
Quando noi parliamo di un portafoglio ridotto ai minimi termini, spesso ci riferiamo ad un modello di asset allocation che prevede solo ETF Azionari e Obbligazionari.
Azioni e obbligazioni costituiranno sempre la parte core del vostro portafoglio, ma è bene ricordare che anche altre tipologie di investimento possono avere il loro senso e Scalable Inisghts tenderà a proporre degli esempi di ETF che andrebbero ad integrare le parti – diciamo così – carenti del portafoglio.
Quando cominciate ad investire, soprattutto se i capitali non sono rilevanti, un ETF azionario globale e un ETF obbligazionario globale bastano e avanza per il vostro portafoglio.
Più il capitale aumenta, invece, più comincia ad avere senso diversificare ulteriormente l’asset allocation per creare delle ulteriori decorrelazioni.
Tipicamente, oltre ad azioni ed obbligazioni ad un certo punto in molti portafogli compaiono infatti le materie prime e, soprattutto, l’oro, in diverse quantità in base agli obiettivi.
Esistono una specie di ETF, che si chiamano ETC in questo caso, che replicano l’andamento di un paniere di materie prime diversificate e avere un’esposizione nei confronti delle loro fluttuazioni può avere una certa utilità.
Nel 2022, ad esempio, azioni e obbligazioni sono andate malissimo, mentre invece le materie prime sono schizzate alle stelle per effetto dell’invasione Russa dell’Ucraina, quindi entro certi limiti poteva essere uno strumento per proteggere il portafoglio in un momento di forte ribasso dei mercati.
L’oro invece fa un po’ storia a sé e vi invito a riascoltarvi l’episodio 35 che gli abbiamo dedicato.
Una certa quantità di oro nel portafoglio, direi tra il 5 e il 15% del totale, ha spesso senso perché l’oro è decorrelato rispetto al mercato azionario, quindi tipicamente in momenti di forte tensione, con le azioni che vanno giù e magari le obbligazioni che soffrono a loro volta, l’oro tende ad apprezzarsi e quindi può essere utile come protezione della parte core del portafoglio.
Nota a margine.
Non do mai raccomandazioni di investimento, però in questo caso mi sentirei di dire che se non avete oro in portafoglio, oggi non correte a comprarlo perché sta viaggiando ancora oltre i 2000 dollari l’oncia ed è un prezzo veramente alto, figlio in particolare delle recenti tensioni in medio oriente.
Più avanti, quando tornerà a scendere, tenete nel retrocranio quest’idea.
L’altra asset class di cui parliamo sempre poco è invece il mercato immobiliare.
Come sapete esistono ETF che replicano l’andamento dei cosiddetti REIT, che sta per Real Estate Investment Trust, che sono società che investono esclusivamente in immobili.
Investire in un REIT in pratica è l’equivalente di investire in un immobile e ricevere l’affitto dai suoi inquilini, con la differenza però che investite contemporaneamente in migliaia di immobili, diversificate il rischio di insolvenza e non vi servono enormi capitali per comprare una casa.
Chiaramente i REIT si muovono in funzione dell’andamento dei prezzi del mercato immobiliare sottostante, quindi se c’è una crisi dei valori immobiliari, il vostro ETF sui REIT ne soffrirà.
Anche in questo caso mi sentirei di dire che ci troviamo in una fase in cui i prezzi degli immobili hanno corso parecchio negli ultimi anni, quindi oggi è lecito aspettarsi che in questa fase di tassi molto alti si riducano le compravendite di case e ciò porti ad un arretramento dei valori immobiliari.
Stesso discorso di cui sopra però: se dovesse esserci una piccola o grande crisi immobiliare, una volta che i tassi verranno abbassati avrebbe senso pensare che magari i valori degli immobili ricomincino a salire e quindi lì potrebbe essere utile considerare di avere un 5-15% di REIT nel portafoglio.
Piccola nota a margine: i REIT hanno senso all’interno di patrimoni rilevanti, direi almeno dai 100.000 € in su.
Fino a quel livello di patrimonio, secondo me si può benissimo ignorarne l’esistenza.
Ad ogni modo Scalable è settato per richiamare la vostra attenzione sul fatto che il vostro portafoglio potrebbe non avere alcune asset class che in una certa fase di mercato può avere un senso detenere nel portafoglio.
Queste sono le asset class.
Il tema poi è sempre in che quantità mettere gli ingredienti nella ricetta.
Sulla formula di asset allocation ci siamo tornati spesso e vi ricordo ancora una volta la linea guida che ogni tanto abbiamo proposto all’interno di questo podcast, che dice:
Investi in azioni una percentuale del portafoglio equivalente a = 125 – i tuoi anni di età – il tasso di interesse stabilito dalla Fed moltiplicato per 5.
La logica di questa formuletta – che ricordo è solo un’indicazione di massima e non va necessariamente applicata come fosse un dogma – si basa sull’idea di decorrelazione tra azioni e obbligazioni.
Come vi ricorderete senz’altro, tendenzialmente quando le azioni vanno male le obbligazioni acquistano valore e proteggono il portafoglio, ma questa cosa non funziona troppo bene quando ci si trova in un contesto di tassi di interesse prossimi allo zero, perché in quel caso un’impennata di inflazione – e quindi un conseguente rialzo dei tassi – fa crollare entrambe le asset class.
Per questa ragione tenere in considerazione il livello dei tassi di interesse è importante perché quando i tassi sono molto bassi non ha grande utilità avere troppe obbligazioni in portafoglio.
La nostra formula si adatta quindi ai cicli economici tenendo in considerazione questo fatto.
Chi avesse oggi 35 anni, un lungo orizzonte temporale e una buona tolleranza della volatilità, potrebbe quindi immaginare di avere circa il 65% del portafoglio in azioni e il 35% in obbligazioni
Se poi volesse aggiungere dell’oro, delle materie prime o dei REIT nel portafoglio, potrebbe pensare di ridurre la quota di azioni e obbligazioni in maniera proporzionale tra di loro e di allocare la parte restante nelle altre asset class.
Sempre per restare nell’esempio, un portafoglio che comprendesse anche l’oro potrebbe essere composto da:
– circa 60% di ETF azionari
– circa 30% di ETF obbligazionari e
– circa 10% di oro
Quindi, primo punto della checklist è: il mio portafoglio contiene le principali asset class e queste sono correttamente bilanciate tra di loro rispetto al mio orizzonte temporale, alla mia propensione al rischio, al contesto di tassi di interesse e alla fase del ciclo economico in cui mi trovo?
Ogni tanto fate questo check, oppure chi usa Scalable ha insights che in tempo reale può supportare questo tipo di analisi senza doversi mettere su Excel a fare tutti i conti.
Veniamo ora al secondo punto: la DIVERSIFICAZIONE.
Finora abbiamo parlato dell’asset allocation e del fatto che sia importante diversificare l’investimento su diverse asset class per sfruttare le decorrelazioni.
Però un conto è l’asset allocation, un conto invece è la diversificazione interna del nostro portafoglio.
In questo Scalable è molto interessante perché va a prendere il contenuto dei singoli ETF (o azioni o obbligazioni o altro) che abbiamo nel portafoglio e ci restituisce in maniera automatica sia il livello di esposizione geografica, sia lo spaccato dei vari settori in cui stiamo investendo.
Ad esempio all’interno di un classico ETF sull’MSCI World, scopriamo immediatamente che il settore dell’information Technology pesa per circa un quarto del totale e che pochi big player al suo interno fanno il grosso della capitalizzazione.
Voi pensate di aver comprato un ETF iperdiversificato perché all’interno contiene oltre 1.500 azioni, invece dovete sapere che il 20% dell’intera capitalizzazione dell’MSCI è concentrato in appena 7 società Americane, che naturalmente non potevano che essere le “Magnificent Seven”, come le chiamano negli Stati Uniti, Apple, Microsoft, Google, Amazon, Nvidia, Tesla e Meta.
Sapere questa cosa è fondamentale perché vi da consapevolezza su quanto sia bilanciato il vostro portafoglio.
A livello di diversificazione geografica, invece, anche qui abbiamo ovviamente un predominio Americano con il 70% del valore dell’MSCi World concentrato negli Stati Uniti.
Fa ridere che la seconda nazione più rappresentata sia il Giappone, con appena il 6%.
Fun Fact, negli anni ’80, nel pieno boom dell’economia Giapponese, il peso del Giappone è arrivato a superare quello degli Stati Uniti a livello di valore di capitalizzazione di borsa.
Quindi sì, prima che molti di voi nascessero, il Giappone era la prima potenza finanziaria del mondo.
Poi la bolla è scoppiata e dagli anni ’90 ad oggi il Nikkei non è ancora tornato ai suoi massimi di allora.
Questo però per dire che il fatto che un’economia abbia una posizione dominante, non significa che questa posizione dominante sia immutabile nei secoli.
Oggi, per come la vedo, non avrei alcun dubbio a concentrare i miei investimenti negli Stati Uniti, che fino a prova contraria sono ancora la più imponente potenza economica, tecnologica, politica e militare del mondo.
Ma nulla vieta che un domani possa non essere più così, quindi valutare per il proprio portafoglio di avere un’esposizione anche verso altri mercati può avere la sua logica.
Se infatti non sono sereno di avere il 70% concentrato nell’economia di un solo paese, e il 20% addirittura in solo 7 società, posso considerare di affiancare al mio ETF sull’azionario globale altri ETF con concentrazioni geografiche diverse, come ad esempio in Europa o nei mercati emergenti.
Allo stesso modo, giusto per fare un esempio un po’ banalotto, se non sono convinto che nei prossimi anni l’Information Technology continuerà a dominare il mondo, potrò valutare di inserire nel mio portafoglio ETF che replicano società in settori più stabili oppure i cosiddetti ETF “equal weighted”, che invece che basarsi sul valore di capitalizzazione delle società replicate, assegnano a tutte le società presenti in un certo indice lo stesso peso.
Se penso ad esempio che il valore delle 7 sorelle sia enormemente sopravvalutato, un tracollo futuro di Apple & company farebbe crollare l’interno valore dell’MSCI World o dell’S&P 500, mentre nel caso di un ETF Equal weighted l’impatto sarebbe sicuramente più mitigato.
Lo stesso discorso, per quanto riguarda i livelli di diversificazione, Scalable lo propone sul fronte obbligazionario, facendoci vedere in tempo reale:
– l’esposizione geografica delle obbligazioni sottostanti i miei ETF;
– i rating;
– l’eventuale distribuzione di cedole.
Per esempio se prendiamo un ETF obbligazionario che replica l’indice FTSE World Government bond, ossia un indice contenente 1200 titoli di stato di paesi sviluppati, scopriamo che anche qui abbiamo un predominio americano con il 46%, seguito da Giappone, Francia e con un po’ di sorpresa l’Italia, che per nostra solita sfortuna è, tra tutte le più ricche nazioni del mondo, quella che è costretta a pagari interessi più alti sul proprio debito e che quindi ha i titoli di stato più remunerativi in circolazione – e ovviamente il rating più basso di tutti.
Quindi il secondo punto della nostra checklist deve riguardare il livello di diversificazione e mi devo chiedere: gli asset in cui sto investendo sono diversificati a livello geografico e settoriale? ci sono delle particolari concentrazioni? voglio investire in questo modo o voglio avere una diversa esposizione? e così via.
Il terzo punto riguarda invece il comportamento del mio portafoglio rispetto a possibili SCENARI.
Come dicevamo, dato che non è possibile prevedere il futuro, la cosa migliore che possiamo fare è provare a capire come si comporterebbe il nostro portafoglio in presenza di determinati configurazioni del mercato.
Ora, capiamoci un attimo perché non voglio mandarvi nel panico.
Se della finanza, dei mercati e di tutto il resto non può fregarvene di meno e vi interessa solo investire i vostri soldi per avere un rendimento a lungo termine, state sereni, impostate un portafoglio semplice semplice, con pochi ETF azionari e obbligazionari, allocati in base alla vostra età e alla situazione dei tassi e va bene lo stesso.
Potrei anche azzardare a dire che un investimento a lungo termine fatto in portafoglio con un ETF azionario e uno Obbligazionario, come quello del benchmark di Scalable, probabilmente basta e avanza per fare molto meglio di qualunque investimento possiate fare con una banca o un’assicurazione.
Quindi, per i più pigri tra tutti voi, o comunque per chi è interessato solo a tenere investiti i propri soldi senza doverci mettere troppo la testa: azionario globale, obbligazionario globale e via senza più pensarci.
Ricordatevi solo, è questa è la mia unica raccomandazione, di tenere d’occhio i tassi di interesse, altrimenti rischiate di fare la fine di molti poveri cristi presi per il culo da banche e assicurazioni che si sono fidati ad avere portafogli pieni di fondi obbligazionari, convinti così di rischiare poco, e poi tra 2022 e 2023 hanno visto il loro patrimonio sprofondare.
Per chi invece vuole addentrarsi un po’ di più, allora ci sta fare valutazioni un po’ più sottili sulle possibili reazioni del portafoglio rispetto a futuri scenari.
Nel momento in cui sto registrando Scalable ha questa funzione per cui vi fa vedere cosa succederebbe al vostro portafoglio in presenza di uno di questi scenari:
– Aumento dell’inflazione in Europa
– Ulteriore aumento dei tassi di interesse in Europa
– Crollo dei mercati azionari europei
– Crollo dei mercati azionari globali
– Ulteriore aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti.
Selezionando ciascuno di questi Scenari, è possibile vedere il comportamento del vostro portafoglio, tendenzialmente su un orizzonte di 10 anni, rispetto al comportamento di un portafoglio benchmark 60/40 e ricevere alcuni suggerimenti su altri ETF che invece in quello scenario potrebbero fare da contrappeso.
Precisiamo due cose:
UNO → Scalable oggi propone questi scenari, perché questi sono i più rilevanti in questa fase storica. In futuro verranno prese in considerazione altre variabili.
DUE → Sono tutti scenari negativi, perché chiaramente a noi interessa capire cosa potrebbe succedere al nostro portafoglio in un contesto deteriorato e agire di conseguenza, mentre gli scenari positivi ci interessano poco perché in quel caso guadagnamo e basta e quindi chissene.
Ora, sempre tornando alla nostra Checklist, la soluzione di Scalable è interessante perché, sia che uno usi Scalable che no, questo è il modo di ragionare con il vostro portafoglio.
E’ sempre errato provare a prevedere cosa succederà nei prossimi mesi o anni, perché è un’inutile perdita di tempo.
Molto più sensato è invece provare a capire, a fronte di diversi scenari, cosa potrebbe succedere al nostro portafoglio e quindi adattarlo di conseguenza.
E qui veniamo al punto fondamentale che riguarda l’armonizzazione tra il nostro portafoglio e i nostri obiettivi.
Fate un ultimo sforzo e seguitemi bene.
Se oggi avete 25 anni, avete cominciato ad investire 100-200 € al mese e probabilmente avete un portafoglio 100% azionario, non può fregarvene di meno di quel che succederà nel mondo nei prossimi anni.
Potranno esserci scenari avversi, e Amen.
Potranno esserci scenari favorevoli, a Amen pure qui.
Quando l’orizzonte temporale è così dilatato e i capitali contenuti, degli scenari dei prossimi 5-10 anni possiamo ampiamente sbattercene.
Quando però ci troviamo in una situazione più complessa, con più capitale, con obiettivi stratificati nel tempo e con diverse esigenze, allora il discorso cambia.
In una fase più avanzata della vita, ad esempio, ci troveremo a dover pianificare diversi obiettivi, che potrebbero essere:
– comprare una casa più grande;
– pagare l’università ai figli;
– comprare un’auto nuova;
– prevedere un fondo per le cure di un genitore anziano;
O anche cose non necessariamente sensate dal punto di vista finanziario, ma che uno può decidere di voler realizzare come, che ne so, comprare una casa al mare, lanciare un progetto imprenditoriale, prendersi 6 mesi di aspettativa e fare il giro del mondo, che no so?
Qualunque sia l’obiettivo, condivisibile o meno, non stiamo qua a giudicare, va pianificato e il portafoglio va adattato di conseguenza.
Quando inizio ad avere un capitale rilevante e intendo liquidarne una parte nel breve periodo per sostenere determinate spese importanti, allora è chiaro che dovrò tenere conto di come si potrebbe comportare il mio portafoglio a fronte di scenari differenti.
Per esempio se sono in una situazione in cui ho una forte esposizione azionaria e in caso di crollo dei mercati rischio che il mio portafoglio scenda del 20 o 30%, allora dovrò ribilanciare in maniera più conservativa.
Oppure se so che da qui a 3-5 anni dovrò sostenere una spesa specifica, allora magari il risparmio che investirò da qui in poi non andrà nel mio portafoglio me forse in prodotti obbligazionari a breve/media scadenza, così da avere una ragionevole certezza di ritrovarmeli intatti e leggermente rivalutati quando mi serviranno, mentre nel frattempo il resto del mio portafoglio continua a correre per la sua strada.
Chiaro?
Poi ciascuno sa esattamente di cosa ha bisogno e quindi è difficile dare una risposta univoca per tutte le situazioni.
L’unica cosa che mi preme vi portiate a casa e che con il vostro portafoglio dovete sempre ragionare in termini di scenario e confrontare l’esito di un certo scenario in un certo momento della vostra vita con le esigenze che in quel momento vi troverete ad avere.
E questo era il terzo punto della nostra checklist.
Quindi, care amiche e cari amici di The Bull, Asset allocation, diversificazione interna e valutazione degli scenari: tenete d’occhio questi aspetti nel vostro portafoglio e probabilmente le vostre decisioni saranno sempre sensate.
Spero che questo episodio sia stato utile, se avete qualche domanda, curiosità o richiesta di approfondimento scrivetemi su instagram a thebull_finance e sarò sempre felice di rispondervi.
Ringrazio intanto il nostro partner Scalable Capital per aver contribuito alla realizzazione di quest’episodio e vi ricordo che se volete un broker affidabile, a bassissimo costo e dotato di questo fighissimo strumento per l’analisi del vostro portafoglio, negli shownote dell’episodio trovate un bel link, cliccateci sopra, investite 10 minuti per aprire un account su scalable e un paio di giorni dopo siete pronti ad investire.
Se The Bull vi sta simpatico usate il link, altrimenti andate direttamente sul sito di Scalable e il vostro risultato finale sarà il medesimo.
Non posso invece chiudere un episodio di The Bull senza ringraziare ogni singolo ascoltatore che continua a seguirci dopo tutti questi mesi e tutti le new entry che ogni giorno scoprono questo podcast e per motivi per me assolutamente incomprensibili vi ci si affezionano e si uniscono al nostro gruppetto di appassionati di fin
Bentornati a THE BULL – Il tuo podcast di Finanza Personale.
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Eccoci quindi pronti a parlare della checklist per il nostro portafoglio di investimenti!
Se siete degli investitori che hanno impostato il proprio portafoglio con un minimo di raziocinio – e se siete qui direi che è molto probabile – sicuramente vi sarà già venuta quella strana mania di continuare a chiedervi se la vostra asset allocation vada bene, se non abbiate messo un po’ troppo di questo o un po’ troppo di quello, se siete stati troppo aggressivi o troppo poco, se avreste dovuto mettere più soldi allora visto quel che sta succedendo ora o viceversa e così via mille paturnie irrisolvibili.
Perché so che è così?
Intanto perché sono il primo che ha questa roba, quindi nonostante sia abituato da un po’ ad attraversare le diverse fasi dei mercati, comunque non c’è giorno che passa in cui così, out of the blue, in un certo momento a caso non mi venga in mente qualche pensiero tipo
“ma se mettessi altri soldi nell’s&p 500?”
“e se comprassi un etf sui Treasury a 30 anni?”
“e se invece aumentassi la posizione sui mercati emergenti?”
e così via la mia mente vaga immaginandosi codici ISIN, grafici e roba strana.
Capite che ogni tanto per mia moglie è davvero una vitaccia.
Ma a parte questo so che le cose stanno così anche perché il 90% delle domande che mi fate – e vi ringrazio per questo e vi invito a continuare a farle su Instagram a thebull_finance – riguarda o che broker usare o cosa ne pensi di una certa allocazione nel vostro portafoglio.
Eccoci allora, che oggi facciamo una bella puntata sulla Checklist da tenere a mente per assicurarsi che il nostro portafoglio sia solido e coerente così state sereni, pensate meno ai vostri investimenti e allontanate il rischio di divorzo.
Oggi sarà con noi ancora una volta Scalable Capital perché, come vi avevo anticipato qualche episodio fa, da un paio di settimane i nostri amici tedeschi hanno lanciato Scalable Insights, che è probabilmente lo strumento di analisi di portafoglio più completo sul mercato per investitori retail, ossia per gente come me e voi che non vuole pagare migliaia di euro all’anno per l’abbonamento a Bloomberg o a qualche piattaforma professionale.
Prima di fiondarci nel cuore dell’episodio di oggi vi ricordo che se volete cominciare ad investire e non sapete che broker utilizzare, oppure se state valutando di cambiare quello che avete attualmente perché non vi piace o costa troppo, Scalable è la soluzione fatta apposta per investire in ETF a basso costo.
Negli shownote dell’episodio trovate un link per aprire in 10 minuti un account su Scalable e potete scegliere tra:
– Free Broker, ossia l’abbonamento completamente gratuito, che vi dà la possibilità di acquistare ETF di Ishares, Invesco e Xtrackers a zero costi d’ordine per importi di almeno 250 €, oppure al ridicolo prezzo di 99 centesimi per ordini inferiori;
se invece volete fare un piano di accumulo è gratis!!! ossia zero costi d’ordine, voi pagate solo le commissioni previste dagli ETF e niente a Scalable;
– Altrimenti potete scegliere il piano PRIME, da 2 euro e 99 al mese, o PRIME plus da 4 e 99, che vi permettono di acquistare qualunque ETF a zero costi d’ordine, sempre per importi di almeno 250 € alla volta, altrimenti anche qui 99 centesimi
Piani di accumulo sempre gratuiti e in più tutta una serie di funzionalità avanzate, tra cui Scalable Insights, di cui parleremo tra poco.
Con PRIME Plus avete inoltre il 2,6% di interessi sulla liquidità depositata e non investita.
Come spiegato, questo è un contenuto sponsorizzato, quindi per trasparenza vi ricordo che se usate il link che vi ho lasciato negli shownote per attivare uno dei piani di cui vi ho appena parlato io percepirò da Scalable una commissione talmente importante che in confronto il Fuck you money incassato da Nassim Taleb durante il black monday del 1987 sembrerà noccioline.
Se questa cosa vi sta bene, usate il link, altrimenti andate sul sito di Scalable, fate la stessa identica cosa alle stesse identiche condizioni e zero euro andranno nelle ricche casse di The Bull.
Veniamo invece a noi e intanto cominciamo a fare un breve recap di quel che è successo sui mercati in quest’ultima settimana, giusto per ricordarci quali sono i cosiddetti “Market Mover”, ossia fatti, dati e notizie che muovono i mercati.
Ora quest’episodio uscirà l’8/11, ma è stato scritto subito dopo la chiusura delle borse di venerdì 2 novembre, quindi le informazioni che sto per darvi sono aggiornate fino a lì.
Pertanto se è crollato il mondo il 6 o il 7 Novembre, non potevo saperlo.
Comunque avrete notato che dopo 3 mesi veramente di montagne russe, in particolare Ottobre mi ha fatto venire un’ulcera anche se sono quello che dice sempre che bisogna ignorare le fluttuazioni dei mercati nel breve termine, la settimana dal 30 ottobre al 2 novembre è stata veramente pazzesca, con l’S&P 500, il nostro indice di riferimento per eccellenza, che ha fatto ben il + 5,3%.
Certo, aveva perso più del 10% da fine Luglio e ricordatevi sempre che dopo aver fatto -10%, fare il +5% non vuol dire aver recuperato esattamente la metà ma un po’ meno, però è stata sicuramente una settimana eccezionale.
Perché c’è stata questa riscossa dei mercati?
Lunedì e martedì c’è stato fondamentalmente un po’ di rimbalzo dopo i tonfi delle settimane precedenti, in particolare grazie ad alcune buone notizie uscite dai report trimestrali di alcuni colossi come McDonalds (e sapere quanti hamburger vengono venduti è sempre molto indicativo dello stato generale dei consumi), oltre alle solite Amazon e Facebook che ultimamente stanno brillando più delle altre magnifiche 5 Apple, Microsoft, Nvidia, Tesla e Google.
Comunque fino a martedì tutto ok, un po’ di rimbalzo e niente di che.
Poi mercoledì è stato il Fed day, ossia il giorno in cui si è riunito il FOMC, cioè il comitato della Federal Reserve che decide i tassi di interesse e come sempre questo è stato il big event del mese.
In pratica i tassi sono stati lasciati invariati intorno al 5,25% per la seconda riunione di fila e su questo nessuna sorpresa, se lo aspettavano tutti.
La svolta però è arrivata durante la conferenza stampa del capo della Fed Jerome Powell e come sempre avviene i mercati hanno reagito più per l’interpretazione delle sue parole che non per qualche comunicazione esplicita.
I mercati, bisogna dirlo, si raccontano sempre la storia che vogliono sentirsi raccontare.
Ad ogni modo, Powell ha detto che la Fed si tiene la porta aperta rispetto alla possibiltà di futuri rialzi dei tassi però allo stesso tempo ha riconosciuto in maniera ufficiale per la prima volta che in effetti la lotta all’inflazione è a buon punto e che l’importante rialzo dei rendimenti delle obbligazioni in qualche modo metterà un po’ di freno all’economia riducendo la necessità di ulteriori rialzi dei tassi nel futuro prossimo.
A questo va aggiunto un fatto tecnico noioso, riguardo la decisione del Tesoro americano di ridurre la quantità di Titoli di Stato che verranno emessi nei prossimi mesi, provocando così un immediato aumento dei prezzi (e quindi una riduzione dei rendimenti) per effetto della minor offerta di titoli di stato rispetto a quanto il mercato si aspettava.
Come vi avevo già accennato, quando i rendimenti dei titoli di stato scendono, di solito le azioni ne beneficiano perché aumenta il premio al rischio per l’investimento azionario rispetto a quello obbligazionario.
Ricordatevi sempre che più i rendimenti di un titolo di stato sono alti, meno investitori saranno propensi ad investire in azioni perché dicono “se tanto i titoli di stato, super sicuri, rendono un 5% all’anno certo, rispetto magari ad un 7-8% incerto delle azioni, allora tolgo i soldi dalle azioni e li metto in obbligazioni”.
Infine venerdì sono usciti i dati sulla creazione dei posti di lavoro ad ottobre e il dato è stato leggermente inferiore alle attese, e questa per i mercati è stata una buona notizia perché significa che il surriscaldamento dell’economia sta terminando, con effetti teoricamente benefici sull’inflazione.
Allora, anche se vi siete persi per strada in questa breve cronistoria della settimana trascorsa, l’unica cosa che vi deve rimanere in testa è che sono arrivati tutta una serie di dati che fanno pensare che il ciclo di rialzo dei tassi di interesse sia giunto al termine, che l’inflazione sia più o meno sotto controllo e quindi tutto ciò porta tendenzialmente le azioni ad andare bene e i prezzi delle obbligazioni a salire (buona notizia per chi ha ETF obbligazionari in portafoglio acquistati nei mesi scorsi).
Ok, ora?
Che possiamo aspettarci?
Eh chi lo sa? Come sempre prevedere il futuro è roba da chiromanti, non da investitori.
Noi non possiamo prevedere il futuro ma possiamo impostare il nostro portafoglio in maniera tale che in qualche modo sia in grado di attraversare diverse fasi di mercato senza subire troppi contraccolpi e dandoci buone prospettive di rendimento a lungo termine.
Vi ricordate la lezione di Nassim Taleb?
Mai prendersi rischi tali che un singolo evento avverso, per quanto improbabile o quasi impossibile, possa spazzare via tutto il nostro patrimonio.
Non potendo prevedere il futuro, impostiamo invece il portafoglio in maniera tale da poter reagire bene a fronte di diversi scenari possibili.
Ora per fare questo mettiamo insieme una checklist delle cose a cui badare nel nostro portafoglio per non farci trovare impreparati, qualunque evento avverso possa capitare nei prossimi mesi.
In questo Scalable ha fatto una bella cosa, perché la sua funzione Insights è basata proprio su questi pilastri fondamentali e se state investendo con questo broker, ogni giorno avrete un’analisi in tempo (quasi) reale di come è composto il vostro portafoglio, se ci sono delle aree potenzialmente critiche e, soprattutto, cosa potrebbe succedere a fronte di scenari futuri più o meno probabili.
Ma andiamo con ordine.
Intanto sia che abbiate Scalable oppure no, quanto stiamo per dire interessa a tutti perché riguarda i principi fondamentali alla base della struttura di un qualunque portafoglio.
Scalable in più vi dà questa funzione chiamata, con un raro guizzo di originalità, “Insights”, realizzata in partnership niente meno che con il più grande asset manager del mondo, Blackrock (Che è la società che emette gli ETF Ishares per intenderci), e che vi fa la radiografia del portafoglio senza che voi dobbiate fare nulla.
Partiamo però dalle cose che va ad analizzare questa piattaforma e così capiamo insieme quali sono gli aspetti chiave da tenere a mente per il vostro portafoglio.
I punti fondamentali sono:
UNO: L’Asset Allocation e come va gestita nella varie fasi del mercato;
DUE: La diversificazione a livello di asset, settori, geografia e altra roba;
TRE: Il rapporto tra i vostri obiettivi e i possibili scenari a Breve-Medio termine.
In tutte le sue analisi, Scalable utilizza come riferimento un benchmark costituito da un portafoglio modello fatto al 60% da un ETF sull’azionario globale (che replica l’MSCI All Country) e al 40% un ETF sull’obbligazionario globale (che replica l’indice Bloomberg Global Aggregate Bond).
Se qualcuno, in preda ad un momento di scarsa lucidità, si stesse chiedendo perché Scalable utilizza come benchmark un portafoglio 60/40, andarsi a riascoltare immediatamente l’episodio 47, in cui abbiamo spacchettato tutto quello che c’è da sapere sul più famoso dei portafogli in tutte le salse.
Partiamo dal primo punto: l’ASSET ALLOCATION.
Una volta che voi avete il vostro bel portafoglio, Scalable vi fa vedere tutta la composizione in base ai diversi asset che ci avete messo dentro e in automatico vi segnala se viene rilevata un’esposizione migliorabile rispetto a diverse classi di investimenti.
Facciamo un breve recap.
Quali sono le principali asset class che con ogni probabilità comporranno il vostro portafoglio?
Abbiamo:
– Liquidità = ossia il vostro denaro fermo su un conto e disponibile per essere investito;
– Obbligazioni = quindi titoli di debito a reddito fisso emessi da Stati o Società;
– Azioni = quote di società che possono distribuire parti dei profitti sotto forma di dividendi; e poi abbiamo quelli che Scalable chiama gli
– Investimenti alternativi = che fondamentalmente si possono ridurre a Materie Prime e al settore immobiliare (per oggi le Criptovalute le lasciamo da parte).
Come abbiamo spiegato all’infinito l’asset allocation è una delle cose più importanti nel vostro portafoglio ed è di fatto che ciò che ne determinerà i risultati a lungo termine, molto più dell’effettiva scelta dei singoli prodotti su cui andrete ad investire.
Quando noi parliamo di un portafoglio ridotto ai minimi termini, spesso ci riferiamo ad un modello di asset allocation che prevede solo ETF Azionari e Obbligazionari.
Azioni e obbligazioni costituiranno sempre la parte core del vostro portafoglio, ma è bene ricordare che anche altre tipologie di investimento possono avere il loro senso e Scalable Inisghts tenderà a proporre degli esempi di ETF che andrebbero ad integrare le parti – diciamo così – carenti del portafoglio.
Quando cominciate ad investire, soprattutto se i capitali non sono rilevanti, un ETF azionario globale e un ETF obbligazionario globale bastano e avanza per il vostro portafoglio.
Più il capitale aumenta, invece, più comincia ad avere senso diversificare ulteriormente l’asset allocation per creare delle ulteriori decorrelazioni.
Tipicamente, oltre ad azioni ed obbligazioni ad un certo punto in molti portafogli compaiono infatti le materie prime e, soprattutto, l’oro, in diverse quantità in base agli obiettivi.
Esistono una specie di ETF, che si chiamano ETC in questo caso, che replicano l’andamento di un paniere di materie prime diversificate e avere un’esposizione nei confronti delle loro fluttuazioni può avere una certa utilità.
Nel 2022, ad esempio, azioni e obbligazioni sono andate malissimo, mentre invece le materie prime sono schizzate alle stelle per effetto dell’invasione Russa dell’Ucraina, quindi entro certi limiti poteva essere uno strumento per proteggere il portafoglio in un momento di forte ribasso dei mercati.
L’oro invece fa un po’ storia a sé e vi invito a riascoltarvi l’episodio 35 che gli abbiamo dedicato.
Una certa quantità di oro nel portafoglio, direi tra il 5 e il 15% del totale, ha spesso senso perché l’oro è decorrelato rispetto al mercato azionario, quindi tipicamente in momenti di forte tensione, con le azioni che vanno giù e magari le obbligazioni che soffrono a loro volta, l’oro tende ad apprezzarsi e quindi può essere utile come protezione della parte core del portafoglio.
Nota a margine.
Non do mai raccomandazioni di investimento, però in questo caso mi sentirei di dire che se non avete oro in portafoglio, oggi non correte a comprarlo perché sta viaggiando ancora oltre i 2000 dollari l’oncia ed è un prezzo veramente alto, figlio in particolare delle recenti tensioni in medio oriente.
Più avanti, quando tornerà a scendere, tenete nel retrocranio quest’idea.
L’altra asset class di cui parliamo sempre poco è invece il mercato immobiliare.
Come sapete esistono ETF che replicano l’andamento dei cosiddetti REIT, che sta per Real Estate Investment Trust, che sono società che investono esclusivamente in immobili.
Investire in un REIT in pratica è l’equivalente di investire in un immobile e ricevere l’affitto dai suoi inquilini, con la differenza però che investite contemporaneamente in migliaia di immobili, diversificate il rischio di insolvenza e non vi servono enormi capitali per comprare una casa.
Chiaramente i REIT si muovono in funzione dell’andamento dei prezzi del mercato immobiliare sottostante, quindi se c’è una crisi dei valori immobiliari, il vostro ETF sui REIT ne soffrirà.
Anche in questo caso mi sentirei di dire che ci troviamo in una fase in cui i prezzi degli immobili hanno corso parecchio negli ultimi anni, quindi oggi è lecito aspettarsi che in questa fase di tassi molto alti si riducano le compravendite di case e ciò porti ad un arretramento dei valori immobiliari.
Stesso discorso di cui sopra però: se dovesse esserci una piccola o grande crisi immobiliare, una volta che i tassi verranno abbassati avrebbe senso pensare che magari i valori degli immobili ricomincino a salire e quindi lì potrebbe essere utile considerare di avere un 5-15% di REIT nel portafoglio.
Piccola nota a margine: i REIT hanno senso all’interno di patrimoni rilevanti, direi almeno dai 100.000 € in su.
Fino a quel livello di patrimonio, secondo me si può benissimo ignorarne l’esistenza.
Ad ogni modo Scalable è settato per richiamare la vostra attenzione sul fatto che il vostro portafoglio potrebbe non avere alcune asset class che in una certa fase di mercato può avere un senso detenere nel portafoglio.
Queste sono le asset class.
Il tema poi è sempre in che quantità mettere gli ingredienti nella ricetta.
Sulla formula di asset allocation ci siamo tornati spesso e vi ricordo ancora una volta la linea guida che ogni tanto abbiamo proposto all’interno di questo podcast, che dice:
Investi in azioni una percentuale del portafoglio equivalente a = 125 – i tuoi anni di età – il tasso di interesse stabilito dalla Fed moltiplicato per 5.
La logica di questa formuletta – che ricordo è solo un’indicazione di massima e non va necessariamente applicata come fosse un dogma – si basa sull’idea di decorrelazione tra azioni e obbligazioni.
Come vi ricorderete senz’altro, tendenzialmente quando le azioni vanno male le obbligazioni acquistano valore e proteggono il portafoglio, ma questa cosa non funziona troppo bene quando ci si trova in un contesto di tassi di interesse prossimi allo zero, perché in quel caso un’impennata di inflazione – e quindi un conseguente rialzo dei tassi – fa crollare entrambe le asset class.
Per questa ragione tenere in considerazione il livello dei tassi di interesse è importante perché quando i tassi sono molto bassi non ha grande utilità avere troppe obbligazioni in portafoglio.
La nostra formula si adatta quindi ai cicli economici tenendo in considerazione questo fatto.
Chi avesse oggi 35 anni, un lungo orizzonte temporale e una buona tolleranza della volatilità, potrebbe quindi immaginare di avere circa il 65% del portafoglio in azioni e il 35% in obbligazioni
Se poi volesse aggiungere dell’oro, delle materie prime o dei REIT nel portafoglio, potrebbe pensare di ridurre la quota di azioni e obbligazioni in maniera proporzionale tra di loro e di allocare la parte restante nelle altre asset class.
Sempre per restare nell’esempio, un portafoglio che comprendesse anche l’oro potrebbe essere composto da:
– circa 60% di ETF azionari
– circa 30% di ETF obbligazionari e
– circa 10% di oro
Quindi, primo punto della checklist è: il mio portafoglio contiene le principali asset class e queste sono correttamente bilanciate tra di loro rispetto al mio orizzonte temporale, alla mia propensione al rischio, al contesto di tassi di interesse e alla fase del ciclo economico in cui mi trovo?
Ogni tanto fate questo check, oppure chi usa Scalable ha insights che in tempo reale può supportare questo tipo di analisi senza doversi mettere su Excel a fare tutti i conti.
Veniamo ora al secondo punto: la DIVERSIFICAZIONE.
Finora abbiamo parlato dell’asset allocation e del fatto che sia importante diversificare l’investimento su diverse asset class per sfruttare le decorrelazioni.
Però un conto è l’asset allocation, un conto invece è la diversificazione interna del nostro portafoglio.
In questo Scalable è molto interessante perché va a prendere il contenuto dei singoli ETF (o azioni o obbligazioni o altro) che abbiamo nel portafoglio e ci restituisce in maniera automatica sia il livello di esposizione geografica, sia lo spaccato dei vari settori in cui stiamo investendo.
Ad esempio all’interno di un classico ETF sull’MSCI World, scopriamo immediatamente che il settore dell’information Technology pesa per circa un quarto del totale e che pochi big player al suo interno fanno il grosso della capitalizzazione.
Voi pensate di aver comprato un ETF iperdiversificato perché all’interno contiene oltre 1.500 azioni, invece dovete sapere che il 20% dell’intera capitalizzazione dell’MSCI è concentrato in appena 7 società Americane, che naturalmente non potevano che essere le “Magnificent Seven”, come le chiamano negli Stati Uniti, Apple, Microsoft, Google, Amazon, Nvidia, Tesla e Meta.
Sapere questa cosa è fondamentale perché vi da consapevolezza su quanto sia bilanciato il vostro portafoglio.
A livello di diversificazione geografica, invece, anche qui abbiamo ovviamente un predominio Americano con il 70% del valore dell’MSCi World concentrato negli Stati Uniti.
Fa ridere che la seconda nazione più rappresentata sia il Giappone, con appena il 6%.
Fun Fact, negli anni ’80, nel pieno boom dell’economia Giapponese, il peso del Giappone è arrivato a superare quello degli Stati Uniti a livello di valore di capitalizzazione di borsa.
Quindi sì, prima che molti di voi nascessero, il Giappone era la prima potenza finanziaria del mondo.
Poi la bolla è scoppiata e dagli anni ’90 ad oggi il Nikkei non è ancora tornato ai suoi massimi di allora.
Questo però per dire che il fatto che un’economia abbia una posizione dominante, non significa che questa posizione dominante sia immutabile nei secoli.
Oggi, per come la vedo, non avrei alcun dubbio a concentrare i miei investimenti negli Stati Uniti, che fino a prova contraria sono ancora la più imponente potenza economica, tecnologica, politica e militare del mondo.
Ma nulla vieta che un domani possa non essere più così, quindi valutare per il proprio portafoglio di avere un’esposizione anche verso altri mercati può avere la sua logica.
Se infatti non sono sereno di avere il 70% concentrato nell’economia di un solo paese, e il 20% addirittura in solo 7 società, posso considerare di affiancare al mio ETF sull’azionario globale altri ETF con concentrazioni geografiche diverse, come ad esempio in Europa o nei mercati emergenti.
Allo stesso modo, giusto per fare un esempio un po’ banalotto, se non sono convinto che nei prossimi anni l’Information Technology continuerà a dominare il mondo, potrò valutare di inserire nel mio portafoglio ETF che replicano società in settori più stabili oppure i cosiddetti ETF “equal weighted”, che invece che basarsi sul valore di capitalizzazione delle società replicate, assegnano a tutte le società presenti in un certo indice lo stesso peso.
Se penso ad esempio che il valore delle 7 sorelle sia enormemente sopravvalutato, un tracollo futuro di Apple & company farebbe crollare l’interno valore dell’MSCI World o dell’S&P 500, mentre nel caso di un ETF Equal weighted l’impatto sarebbe sicuramente più mitigato.
Lo stesso discorso, per quanto riguarda i livelli di diversificazione, Scalable lo propone sul fronte obbligazionario, facendoci vedere in tempo reale:
– l’esposizione geografica delle obbligazioni sottostanti i miei ETF;
– i rating;
– l’eventuale distribuzione di cedole.
Per esempio se prendiamo un ETF obbligazionario che replica l’indice FTSE World Government bond, ossia un indice contenente 1200 titoli di stato di paesi sviluppati, scopriamo che anche qui abbiamo un predominio americano con il 46%, seguito da Giappone, Francia e con un po’ di sorpresa l’Italia, che per nostra solita sfortuna è, tra tutte le più ricche nazioni del mondo, quella che è costretta a pagari interessi più alti sul proprio debito e che quindi ha i titoli di stato più remunerativi in circolazione – e ovviamente il rating più basso di tutti.
Quindi il secondo punto della nostra checklist deve riguardare il livello di diversificazione e mi devo chiedere: gli asset in cui sto investendo sono diversificati a livello geografico e settoriale? ci sono delle particolari concentrazioni? voglio investire in questo modo o voglio avere una diversa esposizione? e così via.
Il terzo punto riguarda invece il comportamento del mio portafoglio rispetto a possibili SCENARI.
Come dicevamo, dato che non è possibile prevedere il futuro, la cosa migliore che possiamo fare è provare a capire come si comporterebbe il nostro portafoglio in presenza di determinati configurazioni del mercato.
Ora, capiamoci un attimo perché non voglio mandarvi nel panico.
Se della finanza, dei mercati e di tutto il resto non può fregarvene di meno e vi interessa solo investire i vostri soldi per avere un rendimento a lungo termine, state sereni, impostate un portafoglio semplice semplice, con pochi ETF azionari e obbligazionari, allocati in base alla vostra età e alla situazione dei tassi e va bene lo stesso.
Potrei anche azzardare a dire che un investimento a lungo termine fatto in portafoglio con un ETF azionario e uno Obbligazionario, come quello del benchmark di Scalable, probabilmente basta e avanza per fare molto meglio di qualunque investimento possiate fare con una banca o un’assicurazione.
Quindi, per i più pigri tra tutti voi, o comunque per chi è interessato solo a tenere investiti i propri soldi senza doverci mettere troppo la testa: azionario globale, obbligazionario globale e via senza più pensarci.
Ricordatevi solo, è questa è la mia unica raccomandazione, di tenere d’occhio i tassi di interesse, altrimenti rischiate di fare la fine di molti poveri cristi presi per il culo da banche e assicurazioni che si sono fidati ad avere portafogli pieni di fondi obbligazionari, convinti così di rischiare poco, e poi tra 2022 e 2023 hanno visto il loro patrimonio sprofondare.
Per chi invece vuole addentrarsi un po’ di più, allora ci sta fare valutazioni un po’ più sottili sulle possibili reazioni del portafoglio rispetto a futuri scenari.
Nel momento in cui sto registrando Scalable ha questa funzione per cui vi fa vedere cosa succederebbe al vostro portafoglio in presenza di uno di questi scenari:
– Aumento dell’inflazione in Europa
– Ulteriore aumento dei tassi di interesse in Europa
– Crollo dei mercati azionari europei
– Crollo dei mercati azionari globali
– Ulteriore aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti.
Selezionando ciascuno di questi Scenari, è possibile vedere il comportamento del vostro portafoglio, tendenzialmente su un orizzonte di 10 anni, rispetto al comportamento di un portafoglio benchmark 60/40 e ricevere alcuni suggerimenti su altri ETF che invece in quello scenario potrebbero fare da contrappeso.
Precisiamo due cose:
UNO → Scalable oggi propone questi scenari, perché questi sono i più rilevanti in questa fase storica. In futuro verranno prese in considerazione altre variabili.
DUE → Sono tutti scenari negativi, perché chiaramente a noi interessa capire cosa potrebbe succedere al nostro portafoglio in un contesto deteriorato e agire di conseguenza, mentre gli scenari positivi ci interessano poco perché in quel caso guadagnamo e basta e quindi chissene.
Ora, sempre tornando alla nostra Checklist, la soluzione di Scalable è interessante perché, sia che uno usi Scalable che no, questo è il modo di ragionare con il vostro portafoglio.
E’ sempre errato provare a prevedere cosa succederà nei prossimi mesi o anni, perché è un’inutile perdita di tempo.
Molto più sensato è invece provare a capire, a fronte di diversi scenari, cosa potrebbe succedere al nostro portafoglio e quindi adattarlo di conseguenza.
E qui veniamo al punto fondamentale che riguarda l’armonizzazione tra il nostro portafoglio e i nostri obiettivi.
Fate un ultimo sforzo e seguitemi bene.
Se oggi avete 25 anni, avete cominciato ad investire 100-200 € al mese e probabilmente avete un portafoglio 100% azionario, non può fregarvene di meno di quel che succederà nel mondo nei prossimi anni.
Potranno esserci scenari avversi, e Amen.
Potranno esserci scenari favorevoli, a Amen pure qui.
Quando l’orizzonte temporale è così dilatato e i capitali contenuti, degli scenari dei prossimi 5-10 anni possiamo ampiamente sbattercene.
Quando però ci troviamo in una situazione più complessa, con più capitale, con obiettivi stratificati nel tempo e con diverse esigenze, allora il discorso cambia.
In una fase più avanzata della vita, ad esempio, ci troveremo a dover pianificare diversi obiettivi, che potrebbero essere:
– comprare una casa più grande;
– pagare l’università ai figli;
– comprare un’auto nuova;
– prevedere un fondo per le cure di un genitore anziano;
O anche cose non necessariamente sensate dal punto di vista finanziario, ma che uno può decidere di voler realizzare come, che ne so, comprare una casa al mare, lanciare un progetto imprenditoriale, prendersi 6 mesi di aspettativa e fare il giro del mondo, che no so?
Qualunque sia l’obiettivo, condivisibile o meno, non stiamo qua a giudicare, va pianificato e il portafoglio va adattato di conseguenza.
Quando inizio ad avere un capitale rilevante e intendo liquidarne una parte nel breve periodo per sostenere determinate spese importanti, allora è chiaro che dovrò tenere conto di come si potrebbe comportare il mio portafoglio a fronte di scenari differenti.
Per esempio se sono in una situazione in cui ho una forte esposizione azionaria e in caso di crollo dei mercati rischio che il mio portafoglio scenda del 20 o 30%, allora dovrò ribilanciare in maniera più conservativa.
Oppure se so che da qui a 3-5 anni dovrò sostenere una spesa specifica, allora magari il risparmio che investirò da qui in poi non andrà nel mio portafoglio me forse in prodotti obbligazionari a breve/media scadenza, così da avere una ragionevole certezza di ritrovarmeli intatti e leggermente rivalutati quando mi serviranno, mentre nel frattempo il resto del mio portafoglio continua a correre per la sua strada.
Chiaro?
Poi ciascuno sa esattamente di cosa ha bisogno e quindi è difficile dare una risposta univoca per tutte le situazioni.
L’unica cosa che mi preme vi portiate a casa e che con il vostro portafoglio dovete sempre ragionare in termini di scenario e confrontare l’esito di un certo scenario in un certo momento della vostra vita con le esigenze che in quel momento vi troverete ad avere.
E questo era il terzo punto della nostra checklist.
Quindi, care amiche e cari amici di The Bull, Asset allocation, diversificazione interna e valutazione degli scenari: tenete d’occhio questi aspetti nel vostro portafoglio e probabilmente le vostre decisioni saranno sempre sensate.
Spero che questo episodio sia stato utile, se avete qualche domanda, curiosità o richiesta di approfondimento scrivetemi su instagram a thebull_finance e sarò sempre felice di rispondervi.
Ringrazio intanto il nostro partner Scalable Capital per aver contribuito alla realizzazione di quest’episodio e vi ricordo che se volete un broker affidabile, a bassissimo costo e dotato di questo fighissimo strumento per l’analisi del vostro portafoglio, negli shownote dell’episodio trovate un bel link, cliccateci sopra, investite 10 minuti per aprire un account su scalable e un paio di giorni dopo siete pronti ad investire.
Se The Bull vi sta simpatico usate il link, altrimenti andate direttamente sul sito di Scalable e il vostro risultato finale sarà il medesimo.
Non posso invece chiudere un episodio di The Bull senza ringraziare ogni singolo ascoltatore che continua a seguirci dopo tutti questi mesi e tutti le new entry che ogni giorno scoprono questo podcast e per motivi per me assolutamente incomprensibili vi ci si affezionano e si uniscono al nostro gruppetto di appassionati di fin
Recensioni
Quando capisci come funziona la finanza… ti viene voglia di raccontarla!
Veramente interessante, chiaro e conciso. Cambia la vita finanziaria di chiunque.. da ascoltare assolutamente anche per chi di finanza non vuole occuparsi mai
Francesca B., 6 Apr 2024Veramente veramente raccomandato! la finanza personale riassunta alla perfezione! e spiegata partendo dall'ABC! Ottimo anche da ascoltare a velocita 1,5x!
Giorgia R., 23 Gen 2025Riccardo mi ha letteralmente cambiato la vita e fatto scoprire che amo la finanza, ho ascoltato il podcast già due volte e non mi stufo mai di ascoltarlo, parla in modo semplice e chiaro
Massimo D., 23 Set 2025Non sono solito a mettere recensioni e specialmente non ascolto podcast, ma da quando ho iniziato questo, faccio fatica a staccarmi, e quasi non posso più fare a meno di ascoltare e arricchirmi culturalmente.
Andrea V., 22 Set 2025Ho acquistato e letto il suo libro e l' ho trovato. Esprime i concetti economici in modo semplice e chiaro. Sentirlo parlare conferma che è un professionista del settore.
Giulia N., 11 Ago 2025La mia ignoranza in materia mi ha sempre creato dei dubbi, ma grazie a un amico ho iniziato ad ascoltare il podcast. Per fortuna che ho 24 anni e un po' di tempo e soldi da dedicarmi a imparare le varie nozioni per me stesso. Grazie mille!
Luca G. 10 Ott 2025Podcast che dà sempre spunti interessanti che personalmente mi ha fatto appassionare alla finanza personale spingendomi ad approfondire in prima persona.
Lorenzo, 13 Mar 2025Da quando l'ho scoperto in 15 gg mi sono ascoltato 150 puntate senza fermarmi, ho annullato gli altri podcast per portarmi alla pari ed ascoltare tutte le precedenti puntate, ben fatto, esattamente il livello di informazione che mi serviva
Gianluca G., 11 Set 2025Dovrebbero ascoltarlo buona parte degli italiani e io avrei dovuto scoprirlo con qualche anno in anticipo ma meglio tardi che mai
Matteo C., 3 Set 2025