Perché devi iniziare a investire
Benvenuti su The Bull, il podcast di finanza personale più ascoltato d’Italia, ora anche in video! Nel primo episodio di questa playlist introduttiva scopriamo perché non puoi permetterti di NON investire: inflazione, debito pubblico, pensioni e salari stagnanti minacciano il nostro futuro finanziario. Ma niente panico: esistono principi semplici e concreti per proteggere i tuoi risparmi e costruire la tua libertà economica. Se vuoi imparare a gestire i tuoi soldi in modo consapevole, questo è il punto di partenza.
Risorse
Punti Chiave
Investire è una necessità per contrastare inflazione e debito pubblico.
L'obiettivo non è diventare ricchi, ma liberi finanziariamente.
La finanza personale si basa su 3 pilastri: guadagnare, ottimizzare le spese e investire il risparmio nel tempo.
Trascrizione Episodio
Benvenuti a The Bull, il tuo podcast di finanza personale.
Eh sì, fa un po’ strano dirlo davanti ad una telecamera, dopo aver registrato centinaia di podcast audio nella cameretta di mia figlia.
Ma questo è un momento che aspettavo da tempo.
Dopo oltre due anni di The Bull e quasi 15 milioni di episodi ascoltati da oltre 300.000 persone, il podcast di finanza personale più ascoltato d’Italia non poteva rimanere solamente audio, perché oltre alle tantissime cose ho raccontato in questi anni, ce ne sono almeno altrettante che, beh, vorrei anche farvi vedere!
Numeri, grafici, simulazioni, disegni, formule, oscuri signori del male [foto Trump] e tanto altro ancora che ci aiuteranno a comprendere sempre meglio come gestire i nostri risparmi e i nostri investimenti nel modo migliore per un solo obiettivo: costruirci la vita che più ci piace.
Eh sì perché io parlo di finanza e investimenti da oltre due anni con un preciso scopo in mente: aiutare quanti più possibili tra voi a saltare tutti gli errori che tipicamente si fanno investendo a cazzo di cane i propri risparmi e a capire il più velocemente possibile qual è il modo più corretto di farlo non per rendervi “ricchi”, ma per rendervi “liberi”.
Che vuol dire sta cosa?
Suona un po’ da santone hippy, ma … calma … niente di tutto questo, fatemi spiegare.
Questo non è un podcast che ti svela quei segreti per fare soldi a palate che le “grandi banche non ti vogliono rivelare”.
Per un motivo molto semplice: sono tutte stronzate.
Non esiste — e sottolineo con la massima chiarezza — NON ESISTE alcun metodo per fare soldi facili in finanza.
Questo è invece un podcast che spiega come funziona la finanza e quali sono i principi di base di un sano e corretto investimento a lungo termine.
La buona notizia è che ciò di cui parliamo qui funziona — e abbiamo svariate tonnellate di dati pronte a dimostrarlo.
Esistono dei modi, per nulla segreti e misteriosi, alla portata di chiunque abbia del risparmio e una connessione ad internet, per far crescere il proprio patrimonio nel tempo.
La brutta notizia è che servono un po’ di applicazione, qualche sforzo, tanta disciplina e costanza, ma soprattutto una grandissima dose di pazienza.
Come si dice spesso: è semplice, ma non è facile.
Ma qual è lo scopo di tutto questo?
Lo scopo non è come dicevo “diventare ricchi”, anche perché la “ricchezza” presa di per sé è un concetto vuoto di significato.
La cosa che invece conta davvero è raggiungere quel livello di sicurezza finanziaria che rende “liberi”, ossia che ci libera dai vincoli del nostro lavoro ordinario e dalle pressioni finanziarie che limitano le scelte della nostra vita per poter invece decidere di progettarla come più ci piace.
Per qualcuno vorrà dire condurre una vita lussuosa, viaggiare per il mondo, comprare una casa al mare e una montagna, mandare i figli ad Harvard o grattugiare tartufi di Alba anche su un big mac.
Per qualcun altro, invece, vorrà dire magari ritirarsi in un paesino immerso nella natura, dedicarsi ai propri hobby, o più semplicemente avere tempo libero illimitato da dedicare alle persone più care.
Non c’è un modo giusto e un modo sbagliato di essere ricchi.
Siamo ricchi quando abbiamo abbastanza soldi per essere liberi di costruirci la vita che più ci piace e che più soddisfa le nostre aspirazioni.
Questo è lo scopo del gioco qui a The Bull.
Imparare a gestire al meglio i propri soldi per raggiungere il prima possibile l’ambito traguardo della libertà finanziaria — qualunque cosa voglia dire per ciascuno di noi.
E vedrete che su quest’argomento ci torneremo parecchio.
Se avete fretta di sapere tutto subito, beh, ci sono circa 250 episodi audio già pronti da ascoltare qui, su Spotify, Apple podcast o dove vi pare.
Altrimenti, potete mettervi comodi e godervi il viaggio con vista in questa nuova serie video che vi accompagnerà mano nella mano lungo un percorso che mentre trasformerà la vostra preparazione finanziaria — lo vedrete — trasformerà anche le vostre vite.
Vedere: L’ho provato direttamente sulla mia pelle, quando alcuni anni fa mi sono illuminato dopo che avevo capito tutto questo sistema di concetti che compone la finanza personale nel suo insieme.
E l’hanno sicuramente provato decine di migliaia di persone che in vari momenti mi hanno scritto questa cosa mentre ascoltavano The Bull.
Dunque cosa troverete su questo canale?
Beh, troverete tante playlist dedicate a tutti gli argomenti principali per comprendere come massimizzare i risparmi, come ridurre le spese e aumentare i guadagni, ma soprattutto come impostare una strategia di investimento solida ed efficace
e, in generale, come costruire la propria ricchezza nel tempo, un passo per volta, con obiettivi realistici nel tempo più giusto per ciascuno.
Sì lo so qual è la domanda: “ma c’era bisogno di fare nuovi contenuti video dopo aver già prodotto oltre 150 ore di audio su questi argomenti?”
Amico mio, certo che c’era bisogno, per ben TRE MOTIVI:
– Motivo numero uno: si impara molto ascoltando. Ma certamente si impara meglio vedendo. E per quanto l’audio sia stato per me fondamentale per affermarmi nel mondo della divulgazione finanziaria in Italia, accompagnando centinaia di migliaia di persone al lavoro o in palestra o a spasso con il cane o con i passeggini, comunque resta un mezzo limitato. Chi mi ha seguito per tanto tempo lo sa: un conto è farvi immaginare portafogli, calcoli e strumenti d’investimento; un altro è farveli vedere. Siamo assolutamente convinti che grazie al video ci saranno tanti argomenti che potranno essere trattati meglio e tanti nuovi che proprio non avevo potuto toccare per mancanza di supporto visivo.
E poi oh!
ok che la mia faccia non è che porti qualche valore aggiunto, però va che bel set che mi hanno fatto! ☺
– Il Motivo numero due invece è che tante persone che scoprono oggi The Bull fanno magari un po’ fatica a partire dagli ultimi episodi e non sempre è semplicissimo districarsi tra i 250 episodi precedenti per capire il percorso più corretto per — diciamo così — mettersi in pari con i concetti fondamentali. E poi ci sono invece tanti tra voi che mi seguono da anni ma che vorrebbero approfondire solo alcuni temi. Con questo canale risolviamo entrambi i problemi perché oltre a tutti i vecchi episodi audio troverete tante playlist tematiche, con video completamente nuovi dedicati sia alle basi della finanza personale, sia a temi più verticali per chi vuole focalizzarsi su alcuni argomenti specifici. Entro un paio di mesi al massimo dalla pubblicazione di questo video, sul canale Youtube di The Bull troverete tutto:
– Volete ripassare i principi fondamentali dell’investimento? Eccoci qua
– Volete approfondire tematiche su portafogli e asset allocation? Pronta
– Volete tornare sui temi più caldi e controversi e su cui mi sono state fatte migliaia di domande? C’è pure quella.
Insomma, qui trovate tutto, per tutti, a qualunque livello di preparazione vi troviate.
– Il motivo numero TRE è invece quello più semplice. Quando ho iniziato The Bull nel giugno del 2023 già conoscevo questi temi da diversi anni. Ma in questi ultimi due anni studiare e parlare di finanza è diventato il mio lavoro full time. Da allora mi sono letto ogni settimana centinaia di pagine di articoli, paper accademici, libri di finanza e robe simili. Ho intervistato delle leggende di Wall Street, grandi investitori, giornalisti del Financial Times e del Wall Street Journal, autori di bestseller globali sulla finanza personale, professori di prestigiose Università e persino colui che è considerato il padre della Finanza Moderna, il premio nobel per l’economia Eugene Fama. Ma soprattutto ho parlato, ogni singolo giorno, con decine di migliaia di ascoltatori, che mi hanno condiviso esperienze, pensieri, preoccupazioni che vivevano e soluzioni che hanno trovato. Insomma, mettiamola così: oggi so più cose di due anni fa. E probabilmente le so meglio. E quindi ci tenevo a realizzare dei nuovi contenuti in un modo che ritengo più efficace e completo — sperando di fare un servizio migliore a tutti coloro che mi seguiranno.
Il podcast però non è che si ferma, eh!
Quello va avanti con la sua inarrestabile routine, due volte ogni settimana, senza che agosto, Natale, pasqua, malattie o infortuni possano mai fare nulla per fermarlo.
Fino agli episodi pubblicati ad ottobre 2025 saranno solo audio, mentre da quelli pubblicati da novembre in poi c’è anche il video e li trovate pubblicati sia su YouTube che su Spotify.
Ora, detto questo, l’obiettivo è spiegare tutta una serie di cose per capire come fare a costruire un percorso che porti a realizzare il proprio personale livello di libertà finanziaria — qualunque cosa ciò significhi per ciascuno di voi.
L’essenza del discorso è semplice.
Il nucleo della finanza personale è fatto di due cose: RISPARMIARE e INVESTIRE.
…
Va beh… grazie al cazzo starete pensando.
Oh nessuno ha detto che si trattava di fisica nucleare.
La questione in effetti è piuttosto semplice.
Poi come vedremo la complessità sta più nei dettagli e nell’implementazione.
Ma per quando riguarda i pilastri di fondo è già tutto qui.
– Cercare di guadagnare il più possibile nel proprio lavoro o attraverso più fonti di reddito;
– Ottimizzare al meglio le spese per evitare sprechi e cercando di spendere soldi solo per le cose che portano davvero valore alla nostra vita;
– E infine Investire il più possibile di quanto risparmiamo ogni mese in strumenti d’investimento a bassissimo costo che permettono al nostro capitale di crescere nel tempo.
Centinaia di ore di The Bull possono essere riassunte in questi tre step fondamentali.
È chiaro che questo è la “scatola”.
Bastano 30 secondi per spiegarle il contenitore … però … servono un po’ di ore per spiegare il contenuto.
Ma vedrete che ci divertiremo un sacco in queste ore.
Alla fine la finanza non è una cosa così seria come sembra — e chi vi parla dice anche un sacco di cretinate perché non ce la fa a restare serio più di 5 minuti consecutivi.
Prima di addentrarci in questo meraviglioso viaggio che vi cambierà la vita, però, trovo un sadico piacere nel fare un po’ di terrorismo psicologico.
Ok che l’obiettivo della libertà finanziaria è una cosa bella e auspicabile.
Ma la verità è che investire i propri risparmi non è solo una simpatica azione che potete aggiungere alla vostra esistenza ma una necessità da cui non potete assolutamente esimervi.
No no, sono serio.
Cioè, non si tratta solo di migliorare le proprie prospettive finanziarie future.
Si tratta in primo luogo di mettersi al sicuro le chiappe — perché il futuro, soprattutto per noi che abitiamo questa splendida penisola cinta dai mari e dalle montagne più belle del pianeta — è tutt’altro che roseo.
Non è che voglio fare l’uccello del malaugurio, perché permettetemi di presentarvi dei cari vecchi amici di The Bull, ossia i 4 motivi per cui NON PUOI NON INVESTIRE I TUOI SOLDI.
NUMERO UNO: L’inflazione.
Cos’è l’inflazione?
Molto semplicemente è il fatto che, anno dopo anno, il potere d’acquisto dei nostri soldi si riduce.
L’inflazione in generale non è una cosa né negativa, né positiva in sé: è una tendenza intrinseca di un’economia capitalistica: il denaro perde valore nel tempo perché, finché un’economia continua a crescere, tenderà a crescere anche il livello medio dei prezzi dei suoi beni e servizi.
Anzi, entro certi limiti è un fenomeno positivo: sapere che domani i prezzi di un bene saranno superiori ai prezzi di oggi costituisce un incentivo sia alla produzione che ai consumi: se controllata, questa cosa alimenta una dinamica positiva nell’economia.
Quindi una moderata inflazione è auspicabile.
Le sue due alternative però non lo sono per niente:
– Una è la deflazione, cioè la dinamica opposta, il fatto che i prezzi scendono. Sembra una cosa positiva sulla carta, ma in realtà ha delle implicazioni profondamente negative per l’economia perché riduce i profitti, disincentiva l’iniziativa imprenditoriale e finisce per deprimere l’economia. Per esempio in Cina si sta assistendo ad una preoccupante tendenza deflattiva perché negli anni passati hanno prodotto troppo, hanno più merci di quelle che riescono a vendere e questo fa scendere i prezzi innescando una spirale negativa sulla sua economia interna e in parte anche sull’economia globale, visto che la Cine è il più grande esportatore del mondo.
– L’altra alternativa negativa ad una moderata inflazione è un’elevata inflazione, perché riduce eccessivamente il potere d’acquisto delle famiglie e può finire per innescare gravi tensioni sociali.
E qui entrano in gioco Le principali banche centrali (come la BCE: la Banca Centrale Europea, la Fed: Federal Reserve negli Stati Uniti; la Bank of England eccetera).
Queste istituzioni hanno l’obiettivo di tenere l’inflazione delle proprie regioni di riferimento in equilibrio, generalmente intorno al 2% all’anno.
– Non troppo di più sennò l’inflazione scappa di mano e i prezzi non smettono più di salire;
– Non troppo di meno perché altrimenti si rischiano deflazione o comunque varie forme di depressione economica.
E come fanno a controllare sta roba?
Lo fanno agendo sui tassi di interesse, ossia sul cosiddetto «costo del denaro», che altro non è se non il costo necessario per prendere in prestito dei soldi.
Immaginate i tassi di interesse sono come il termostato che la Banca Centrale può usare per regolare la temperatura dell’economia:
– Quando è troppo “calda”, ossia quando l’inflazione cresce troppo, le banche centrali alzano i tassi di interesse rendendo così meno convenienti i mutui, i finanziamenti, i prestiti alle imprese e simili, rallentano l’attività economia e provocano indirettamente il rallentamento della crescita dei prezzi riducendone la domanda.
– Al contrario, quando l’economia si “raffredda” troppo e rischia di andare in recessione, allora le banche centrali abbassano i tassi di interesse, rendono più conveniente l’accesso ai prestiti e così stimolano la ripresa economica, le assunzioni, la produttività e la domanda di beni e servizi.
Se le cose mantengono un certo equilibrio, l’aspettativa media è che da qui al prossimo futuro l’inflazione nell’area Euro possa aggirarsi su un valore tra il 2 e il 3% all’anno, tenendo conto anche di qualche anno di stress. Questo significa che il potere d’acquisto dei miei risparmi si ridurrà nel tempo di un valore analogo.
Se però ti sembra poco cosa, questo è quello che succederebbe al valore reale di 10.000 € nei prossimi anni, ossia come si ridurrebbe il loro potere d’acquisto con un tasso di inflazione del 2%, 3% o 4%.
Tra 10 anni varrebbero da poco più di 8.000 € odierni a meno di 7.000.
Tra 20 anni da seimilasettecento a quattromila e cinque.
Tra 30 anni potrebbero valere da circa metà a meno di un terzo.
Capito perché risparmiare non basta?
Perché se non investiti i soldi perdono valore per il solo fatto di stare fermi.
E questo se tutto va bene, cioè se l’inflazione se ne sta relativamente tranquilla.
Se invece esplode, come è successo nel 2022 dopo che lo scoppio della guerra in Ucraina che ha fatto schizzare i prezzi di gas e petrolio portando l’inflazione oltre il 10% un po’ in tutta Europa, gli economisti usano un termine tecnico per definire la situazione in cui ti troveresti:
sei fottuto.
Tra l’altro, possiamo dire dell’Euro tutte le peggio cose che vogliamo, ma ricordiamoci che l’inflazione media in Italia dal 1900 al 2024 è stata del 7,7% all’anno!
È solo da quando c’è l’Euro che è molto più stabile.
Per ora.
7,7% all’anno vuol dire che ogni anno, più o meno, i nostri soldi valgono la metà.
Quindi: primo obiettivo di una sensata strategia di investimento è garantire ALMENO il mantenimento del potere d’acquisto dei nostri risparmi nel tempo.
Cioè tra venti, trenta o quarant’anni i miei 10.000 € dovranno continuare ad avere un valore reale di ALMENO 10.000 € di oggi.
I soldi fermi su un conto corrente invece non solo non generano alcun rendimento ma addirittura perdono valore costantemente e in maniera ineluttabile.
Quindi caso mai vi fosse passata per la mente l’idea che investire non fa per voi perché è RISCHIOSO, ecco, sappiate questa cosa:
– Se investiamo, corriamo il rischio di perdere i soldi (anche se poi spiegheremo molto nel dettaglio come gestire il rischio)
– Se non investiamo invece, non abbiamo nessun rischio; abbiamo la CERTEZZA di perdere soldi, perché in valore reale i vostri soldi valgono già meno in questo momento di quando avete cominciato a guardare questo video.
Ok?
Prima roba inflazione.
Ci tocca a tutti, è inevitabile, è una tassa infima che colpisce soprattutto i più deboli — na vera schifezza.
Però c’è, ce la teniamo, ce ne facciamo una ragione e cerchiamo di compensarla investendo in cose che rendono possibilmente di più dell’inflazione.
Come fare: beh, se hai fretta, ci sono oltre 200 episodio del podcast che ti puoi ascoltare.
Altrimenti mettiti comodo che pian piano ti mostro tutto.
NUMERO DUE: Il debito pubblico
Quante volte avrai sentito parlare di debito pubblico e ti sarai chiesto: ma che “cazzo è il debito pubblico”?
In pratica ogni Stato finanzia le proprie attività essenziali attraverso sia il gettito fiscale (cioè attraverso le tasse) sia chiedendo in prestito denaro da investitori, istituzioni e altri Stati.
Per fare questa seconda cosa emette un particolare tipo di strumento finanziario chiamato obbligazione, di cui parleremo diffusamente tra qualche video e tantiiiissimo nel corso del podcast.
Quando un’obbligazione è emessa da uno Stato prende il nome di titolo di Stato e lo Stato ottiene del denaro dagli investitori in cambio della promessa di restituire il capitale in una data solitamente prestabilita nel futuro e a fronte del pagamento di un interesse periodico.
L’insieme di tutto il debito che uno Stato ha accumulato nel tempo per finanziare le proprie esigenze e su cui paga agli investitori un interesse si chiama debito pubblico.
Purtroppo, l’Italia si distingue sempre per le cose peggiori e ha un tristemente noto record negativo sul livello del proprio debito pubblico. Nel momento in cui sto scrivendo questo ammonta a circa il 135% del Prodotto Interno Lordo (PIL); cioè diciamola male: se l’Italia fosse un’azienda ogni anno fatturerebbe circa 2.100 miliardi di euro come PIL ma sulle sue finanze grava un debito di oltre 3.000 miliardi di euro — e questo continua a crescere perché ogni anno tutti i Paesi sviluppati (chi più chi meno) accumulano ulteriore debito attraverso quel che si chiama deficit.
Cioè: ogni anno spendono più di quel che incassano e quindi devono continuamente rifinanziare questo debito facendosi prestare sempre più soldi.
L’Unione Europea ha imposto un limite del deficit al 3% del pil, però dal Covid in poi tutti l’hanno sforato per far fronte all’emergenza e ancora oggi pochi Paesi sono tornati sotto il limite.
In sé e per sé avere un elevato debito pubblico non è che sia necessariamente un problema, perlomeno finché l’economia cresce ad un ritmo sufficientemente sostenuto per garantire la sostenibilità del debito a lungo termine.
Però l’Italia, come la maggior parte dei Paesi europei, da anni vive una fase di crescita economica piuttosto limitata e ciò crea un circolo vizioso che impone allo Stato:
– di dedicare sempre più risorse per rifinanziare costantemente questo debito
– ciò riduce le risorse per investimenti strutturali sulla crescita,
– poca crescita significa poche risorse per sostenere il debito e così via.
L’Italia è messa maluccio perché paga gravi errori nel passato — anche se bisogna dire che negli ultimi anni la situazione sembra meno tragica di quanto appariva solo 10 anni fa.
Però il problema grosso è che tutti i Paesi sviluppati hanno fatto un ampio ricorso al debito pubblico negli ultimi 15 anni, soprattutto dopo la grande crisi finanziaria del 2008, e quindi tutto ciò non promette nulla di buono per il futuro a lungo termine.
Se quindi viviamo in un Paese a bassa crescita, con tassazione elevata e un macigno di debito da gestire che tra l’altro ha un impatto negativo sulle altre due cose, non vedo molte alternative ad avere un piano B per far crescere i nostri risparmi slegandoli dai destini dell’economia del Paese in cui viviamo.
Anche qui, come fare lo vediamo in una manciata di video.
Numero TRE: Le pensioni
Allora, come noto le pensioni si reggono su un gioco di prestigio.
I contributi che oggi un lavoratore versa all’INPS non servono a finanziare la sua futura pensione, bensì devono finanziare le pensioni di chi oggi in pensione c’è già.
Sta roba si chiama “patto generazionale”.
Però per restare in piedi serve che ci sia sempre un sufficiente numero di lavoratori che a loro volta verseranno sufficienti contributi per finanziare i redditi di chi andrà in pensione nei prossimi decenni.
Anche qui, però, abbiamo due piiiicoli problemi:
– il primo è che l’alto debito pubblico e la bassa crescita strutturale della nostra economia, non lasciano prevedere una significativa espansione delle disponibilità finanziarie dello Stato nel lungo periodo;
– il secondo, più grave probabilmente, è di natura demografica. L’Italia è uno dei Paesi più vecchi al mondo in termini di anzianità media e ha un tasso di natalità estremamente basso. Di questo passo, se si escludono soluzioni esogene come un maggior afflusso di popolazione immigrata, si stima che intorno al 2050 ci sarà un pensionato per ogni lavoratore, che è un rapporto evidentemente insostenibile. A maggior ragione dato che la vita media è molto più lunga che in passato e che le persone stanno in pensione per più anni prima di partire per altri lidi.
Morale della favola?
Il reddito da pensione andrà via via sempre più a ridursi, dato che ci saranno sempre meno risorse per finanziare un numero sempre maggiore di pensioni.
Il rischio quindi è che chi andrà in pensione nei prossimi decenni potrebbe avere serie difficoltà a mantenere un adeguato tenore di vita.
Investire con una strategia e una prospettiva di lungo termine è dunque qualcosa di essenziale per provare ad assicurarsi una certa serenità finanziaria nel momento in cui non potremo più contare sul nostro reddito da lavoro.
Vogliamo dire anche la numero 4 così poi ci tiriamo direttamente il collo per la depressione?
Ma diciamolo!
NUMERO QUATTRO: i Salari
Anche qui possiamo andare orgogliosi un record squisitamente italiano.
L’Italia è l’unico paese dell’OCSE in cui i salari reali medi, cioè al netto dell’inflazione, sono oggi più bassi di quelli del 1990.
https://www.corriere.it/economia/lavoro/24_maggio_09/in-italia-si-guadagna-meno-che-nel-1990-e-l-unico-paese-ue-dove-i-salari-reali-sono-scesi-il-grafico-741356f1-2bd7-46de-b0af-1717f28c6xlk.shtml
Poi le medie sono sempre un po’ ingannevoli, quindi non bisogna mai prenderle per oro colato.
Ma è un fatto che i salari italiani hanno una cronica tendenza alla stagnazione.
Aggiungiamo che il mercato del lavoro è poco dinamico, pieno di iperregolamentazioni senza senso, bassa propensione all’innovazione e poco attrattivo per i capitali esteri e abbiamo servito la ricetta perfetta per prospettive future nefaste.
Quindi: se la prospettiva MEDIA è che in futuro gli stipendi Italiani manco ce la faranno a tenere il passo dell’inflazione, serve aggiungere altro per convincere tutti del fatto che far lavorare i nostri risparmi investendoli in asset che generano valore nel tempo sia una necessità per una dignitosa sopravvivenza anche nel futuro?
Oh! Vi ho fatto venire un po’ di strizza?
Se ci sono riuscito, molto bene! Missione compiuta.
Se non ci sono riuscito, prego riguardare il video a velocità zero punto cinque perché mi sa che vi siete persi il senso della gravità della situazione.
Su con la vita però!
Dove ci sono problemi di solito ci sono anche le soluzioni.
Se per esempio vi dicessi che 10.000 € investiti 20 anni fa in un portafoglio a rischio medio oggi varrebbero 4 volte tanto?
E che un euro investito 40 anni fa in un indice azionario dei Paesi Sviluppati oggi varrebbe 22 volte tanto?
Vi fa sentire un po’ meglio?
Ok dette così sembrano un po’ delle minchiate, però chi conosce questo podcast sa che qui di minchiate non ne diciamo, non vendiamo fuffa, non parliamo di formule magiche, ma parliamo solo di cose estremamente fondate nei fatti, documentate, replicabili e basate su realismo e buon senso.
La verità è che il modo per investire i soldi in maniera corretta esiste ed è piuttosto noto.
Cioè non è che vi svelo chissà che segreto.
Non è particolarmente noto in Italia, anche se è sicuramente più noto oggi che due anni fa, dato che ci sono almeno 300.000 persone in più che avendo seguitp The Bull almeno un’idea se la sono fatta.
Però a livello globale si tratta di roba nota da decenni.
Solo che noi italiani siamo poco avvezzi alla finanza e quindi ci stiamo arrivando solo con grandissimo ritardo.
Dicevo i principi di base sono abbastanza semplici.
Quello che uno si potrebbe chiedere è: “ma perché se sono così semplici, allora non lo fanno tutti?”.
Eh buona domanda.
Domanda semplice, risposta lunga.
Mettiamola così, non lo fanno tutti per 2 motivi fondamentali:
Il primo è che biologicamente, psicologicamente e cognitivamente
Semplicemente
non siamo fatti per investire.
La finanza personale e l’investimento in generale, se ci pensate, si basano su una grande e unica idea di fondo: rinunciare a qualcosa di certo oggi per ottenere qualcosa di incerto e possibilmente migliore domani. Che è l’esatto opposto del sistema operativo che madre natura ci ha messo nel DNA quando siamo venuti al mondo. Noi siamo sopravvissuti negli ultimi 20.000 anni perché abbiamo istintivamente dato priorità alla soddisfazione dei nostri bisogni primari immediati: nutrirci, proteggerci, riprodurci e così via. L’idea di rinunciare alla soddisfazione certa di un’esigenza nel presente per la soddisfazione incerta di esigenze future non fa semplicemente parte del nostro sistema limbico, del nostro cervello primordiale. Per investire, in qualche modo, dobbiamo andare contro la nostra natura ancestrale.
Stesso discorso a livello psicologico.
Come ha dimostrato quella vasta corrente chiamata Behavioral Economics, a partire dagli studi di Kahneman e Tversky dagli anni ’70 in poi, il nostro pensiero è fatto di due componenti:
– il sistema 1, chiamato pensiero veloce, che tende a prendere decisioni d’istinto basate su pregiudizi e scorciatoie (cioè quelle cose diventate note come bias ed euristiche);
– e poi c’è il sistema 2, chiamato pensiero veloce, che è quello basato sul ragionamento analitico e razionale.
Vedremo presto che investire significa rinunciare alla tentazione di prendere decisioni in base al sistema 1 e con fatica accettare di seguire il sistema 2, anche se questo ci sembrerà sempre intuitivamente un po’ strano.
La verità però è che noi tendiamo spesso a sovrareagire alle notizie, abbiamo eccessiva fiducia nelle nostre capacità, sottovalutiamo le leggi della probabilità, tendiamo ad estrapolare da poche informazioni del passato delle conclusioni generali sul futuro e così via.
Anche in questo senso, per investire bene dobbiamo andare contro al nostro intuito — e presto capiremo che la finanza è sì qualcosa di semplice, ma incredibilmente controintuitiva.
Infine abbiamo anche un cervello poco predisposto a ragionare con i numeri della finanza.
Siamo molto bravi a capire le quattro operazioni elementari, ma quando si tratta di percentuali e crescite esponenziali il nostro cervello va completamente in confusione.
Per esempio se faccio un investimento che il primo anno perde il 50% e il secondo anno guadagna il 50% penserò istintivamente di essere tornato in pari, quando invece le cose purtroppo saranno andate molto peggio di così.
Per recuperare una perdita del 50% mi serve un guadagno del 100% – e questo è certamente uno di quei ragionamenti che il nostro cervello non riesce a computare in maniera intuitiva.
Stesso discorso se parliamo di crescite non lineari ma esponenziali.
Un investimento che cresce del 7% all’anno ci sembra che per diversi anni non faccia tanta strada.
Eppure 30 anni dopo sarà diventato 8 volte più grande.
Ma sfido chiunque a farsi un’immagine immediata di questa.
Dire che una cosa diventa 8 volte più grande è chiaro a tutti in tempo zero.
Dire che una cosa cresce del 7% all’anno per 30 anni sembrerà intuitivamente priva di significato finché uno non si mette a fare i calcoli per sapere cosa significa in realtà.
In tutti e questi tre i sensi, investire bene significa andare contro al nostro istinto biologico, psicologico e aritmetico.
E questa non è una roba da tutti, perché richiede un mix non banale di comprensione, fiducia, costanza, forza di volontà e pazienza.
Qui imparerete tutto ciò che vi serve, ve lo scrivo sulla pietra.
Quello che non vi posso dare è la predisposizione a intraprendere questo percorso con la dovuta perseveranza e motivazione.
A questo dovete pensarci voi.
Però fidatevi.
I risultati alla fine saranno valsi la pena.
L’altro motivo per cui non lo fanno tutti è che semplicemente non tutti sanno come funzionano queste cose.
Io ho fatto un MBA dieci anni fa, il mio più caro amico lavora da quasi due decenni in hedge fund ed è stato un po’ quello che mi ha trasmesso il virus della passione per la finanza.
E poi ci ho messo tantissimo del mio.
Ho divorato una tonnellata di libri, articoli, blog, paper, quotidiani, video, podcast e qualunque risorsa trovassi per cercare di imparare tutto quello che potevo su finanza e investimenti per risparmiatori privati.
Così sono arrivato a creare il podcast più ascoltato d’Italia e che ha potuto ospitare grandissimi nomi internazionali della finanza e dei media finanziari.
Ma il problema è che queste cose o te le impari da solo, o è difficile che qualcuno te le spieghi.
– A scuola non le insegnano;
– Nei corsi universitari di economia non le insegnano
– E sicuramente non le impari da banche, assicurazioni e altri intermediari finanziari, che giustamente hanno il solo interesse di venderti i loro prodotti. Ed è giusto che sia così. Il problema non sono banche e assicurazioni che tipicamente vendono ai risparmiatori italiani dei prodotti costosi e spesso poco efficienti. E su questo ci torneremo, non è che me la sto inventando sta cosa, ci sono ormai un cazziliardo di dati che lo dimostrano. Il problema è che devi essere tu, amico mio o amica mia, a conoscere le cose e capire di quali strumenti hai bisogno per i tuoi investimenti in vista dei tuoi obiettivi. La banca ti vende quello che ha con l’obiettivo di fare un profitto. Sarebbe come andare dal macellaio e lamentarsi che cerca sempre di venderti la carne e mai le verdure.
Se invece hai le competenze — e fidati non ne servono poi così tante — allora sei libero di prendere le migliori decisioni possibili per la migliore pianificazione finanziaria della tua vita.
Quindi perché non lo fanno tutti?
Perché non è banale sapere come si fa ad investire correttamente.
Però la tua fortuna è che o conoscevi già The Bull oppure per qualche strano motivo sei capitato qua oggi.
Bene.
La cosa più difficile l’hai già fatta.
Vedete, avrei voluto che dieci o venti anni fa queste cose fossero state spiegate a me nel modo in cui io le ho raccontate negli oltre 250 episodi di The Bull che hanno preceduto questo video.
La mia speranza, quindi, è aiutare tutti voi che mi seguirete a imparare tutto ciò che serve in molto meno tempo, senza commettere gli errori che ho fatto io, nel modo più semplice e diretto possibile, che così che possiate prendervi cura dei vostri soldi e costruirvi la vita che vorrete.
In cambio vi beccate un po’ di pubblicità e qualche sponsor qua e là perché sennò altrimenti diventate ricchi voi e muoio di fame io — e mia moglie mi ha detto che non è d’accordo.
Bene, mi sembra che per ora ci siamo detti tutto.
Se il video vi è piaciuto iscrivetevi al canale, mettete like, attivate le notifiche per non perdervi i prossimi episodi e per permetterci di continuare a produrre contenuti che dopo avervi spiegato la finanza per due anni oggi ve la fanno anche vedere sempre nuovi!
Per questo episodio invece è davvero tutto e noi ci rivediamo nel prossimo video in cui parleremo dell’equazione fondamentale della ricchezza, sempre qui, naturalmente, con The Bull il tuo podcast di finanza personale.
Benvenuti a The Bull, il tuo podcast di finanza personale.
Eh sì, fa un po’ strano dirlo davanti ad una telecamera, dopo aver registrato centinaia di podcast audio nella cameretta di mia figlia.
Ma questo è un momento che aspettavo da tempo.
Dopo oltre due anni di The Bull e quasi 15 milioni di episodi ascoltati da oltre 300.000 persone, il podcast di finanza personale più ascoltato d’Italia non poteva rimanere solamente audio, perché oltre alle tantissime cose ho raccontato in questi anni, ce ne sono almeno altrettante che, beh, vorrei anche farvi vedere!
Numeri, grafici, simulazioni, disegni, formule, oscuri signori del male [foto Trump] e tanto altro ancora che ci aiuteranno a comprendere sempre meglio come gestire i nostri risparmi e i nostri investimenti nel modo migliore per un solo obiettivo: costruirci la vita che più ci piace.
Eh sì perché io parlo di finanza e investimenti da oltre due anni con un preciso scopo in mente: aiutare quanti più possibili tra voi a saltare tutti gli errori che tipicamente si fanno investendo a cazzo di cane i propri risparmi e a capire il più velocemente possibile qual è il modo più corretto di farlo non per rendervi “ricchi”, ma per rendervi “liberi”.
Che vuol dire sta cosa?
Suona un po’ da santone hippy, ma … calma … niente di tutto questo, fatemi spiegare.
Questo non è un podcast che ti svela quei segreti per fare soldi a palate che le “grandi banche non ti vogliono rivelare”.
Per un motivo molto semplice: sono tutte stronzate.
Non esiste — e sottolineo con la massima chiarezza — NON ESISTE alcun metodo per fare soldi facili in finanza.
Questo è invece un podcast che spiega come funziona la finanza e quali sono i principi di base di un sano e corretto investimento a lungo termine.
La buona notizia è che ciò di cui parliamo qui funziona — e abbiamo svariate tonnellate di dati pronte a dimostrarlo.
Esistono dei modi, per nulla segreti e misteriosi, alla portata di chiunque abbia del risparmio e una connessione ad internet, per far crescere il proprio patrimonio nel tempo.
La brutta notizia è che servono un po’ di applicazione, qualche sforzo, tanta disciplina e costanza, ma soprattutto una grandissima dose di pazienza.
Come si dice spesso: è semplice, ma non è facile.
Ma qual è lo scopo di tutto questo?
Lo scopo non è come dicevo “diventare ricchi”, anche perché la “ricchezza” presa di per sé è un concetto vuoto di significato.
La cosa che invece conta davvero è raggiungere quel livello di sicurezza finanziaria che rende “liberi”, ossia che ci libera dai vincoli del nostro lavoro ordinario e dalle pressioni finanziarie che limitano le scelte della nostra vita per poter invece decidere di progettarla come più ci piace.
Per qualcuno vorrà dire condurre una vita lussuosa, viaggiare per il mondo, comprare una casa al mare e una montagna, mandare i figli ad Harvard o grattugiare tartufi di Alba anche su un big mac.
Per qualcun altro, invece, vorrà dire magari ritirarsi in un paesino immerso nella natura, dedicarsi ai propri hobby, o più semplicemente avere tempo libero illimitato da dedicare alle persone più care.
Non c’è un modo giusto e un modo sbagliato di essere ricchi.
Siamo ricchi quando abbiamo abbastanza soldi per essere liberi di costruirci la vita che più ci piace e che più soddisfa le nostre aspirazioni.
Questo è lo scopo del gioco qui a The Bull.
Imparare a gestire al meglio i propri soldi per raggiungere il prima possibile l’ambito traguardo della libertà finanziaria — qualunque cosa voglia dire per ciascuno di noi.
E vedrete che su quest’argomento ci torneremo parecchio.
Se avete fretta di sapere tutto subito, beh, ci sono circa 250 episodi audio già pronti da ascoltare qui, su Spotify, Apple podcast o dove vi pare.
Altrimenti, potete mettervi comodi e godervi il viaggio con vista in questa nuova serie video che vi accompagnerà mano nella mano lungo un percorso che mentre trasformerà la vostra preparazione finanziaria — lo vedrete — trasformerà anche le vostre vite.
Vedere: L’ho provato direttamente sulla mia pelle, quando alcuni anni fa mi sono illuminato dopo che avevo capito tutto questo sistema di concetti che compone la finanza personale nel suo insieme.
E l’hanno sicuramente provato decine di migliaia di persone che in vari momenti mi hanno scritto questa cosa mentre ascoltavano The Bull.
Dunque cosa troverete su questo canale?
Beh, troverete tante playlist dedicate a tutti gli argomenti principali per comprendere come massimizzare i risparmi, come ridurre le spese e aumentare i guadagni, ma soprattutto come impostare una strategia di investimento solida ed efficace
e, in generale, come costruire la propria ricchezza nel tempo, un passo per volta, con obiettivi realistici nel tempo più giusto per ciascuno.
Sì lo so qual è la domanda: “ma c’era bisogno di fare nuovi contenuti video dopo aver già prodotto oltre 150 ore di audio su questi argomenti?”
Amico mio, certo che c’era bisogno, per ben TRE MOTIVI:
– Motivo numero uno: si impara molto ascoltando. Ma certamente si impara meglio vedendo. E per quanto l’audio sia stato per me fondamentale per affermarmi nel mondo della divulgazione finanziaria in Italia, accompagnando centinaia di migliaia di persone al lavoro o in palestra o a spasso con il cane o con i passeggini, comunque resta un mezzo limitato. Chi mi ha seguito per tanto tempo lo sa: un conto è farvi immaginare portafogli, calcoli e strumenti d’investimento; un altro è farveli vedere. Siamo assolutamente convinti che grazie al video ci saranno tanti argomenti che potranno essere trattati meglio e tanti nuovi che proprio non avevo potuto toccare per mancanza di supporto visivo.
E poi oh!
ok che la mia faccia non è che porti qualche valore aggiunto, però va che bel set che mi hanno fatto! ☺
– Il Motivo numero due invece è che tante persone che scoprono oggi The Bull fanno magari un po’ fatica a partire dagli ultimi episodi e non sempre è semplicissimo districarsi tra i 250 episodi precedenti per capire il percorso più corretto per — diciamo così — mettersi in pari con i concetti fondamentali. E poi ci sono invece tanti tra voi che mi seguono da anni ma che vorrebbero approfondire solo alcuni temi. Con questo canale risolviamo entrambi i problemi perché oltre a tutti i vecchi episodi audio troverete tante playlist tematiche, con video completamente nuovi dedicati sia alle basi della finanza personale, sia a temi più verticali per chi vuole focalizzarsi su alcuni argomenti specifici. Entro un paio di mesi al massimo dalla pubblicazione di questo video, sul canale Youtube di The Bull troverete tutto:
– Volete ripassare i principi fondamentali dell’investimento? Eccoci qua
– Volete approfondire tematiche su portafogli e asset allocation? Pronta
– Volete tornare sui temi più caldi e controversi e su cui mi sono state fatte migliaia di domande? C’è pure quella.
Insomma, qui trovate tutto, per tutti, a qualunque livello di preparazione vi troviate.
– Il motivo numero TRE è invece quello più semplice. Quando ho iniziato The Bull nel giugno del 2023 già conoscevo questi temi da diversi anni. Ma in questi ultimi due anni studiare e parlare di finanza è diventato il mio lavoro full time. Da allora mi sono letto ogni settimana centinaia di pagine di articoli, paper accademici, libri di finanza e robe simili. Ho intervistato delle leggende di Wall Street, grandi investitori, giornalisti del Financial Times e del Wall Street Journal, autori di bestseller globali sulla finanza personale, professori di prestigiose Università e persino colui che è considerato il padre della Finanza Moderna, il premio nobel per l’economia Eugene Fama. Ma soprattutto ho parlato, ogni singolo giorno, con decine di migliaia di ascoltatori, che mi hanno condiviso esperienze, pensieri, preoccupazioni che vivevano e soluzioni che hanno trovato. Insomma, mettiamola così: oggi so più cose di due anni fa. E probabilmente le so meglio. E quindi ci tenevo a realizzare dei nuovi contenuti in un modo che ritengo più efficace e completo — sperando di fare un servizio migliore a tutti coloro che mi seguiranno.
Il podcast però non è che si ferma, eh!
Quello va avanti con la sua inarrestabile routine, due volte ogni settimana, senza che agosto, Natale, pasqua, malattie o infortuni possano mai fare nulla per fermarlo.
Fino agli episodi pubblicati ad ottobre 2025 saranno solo audio, mentre da quelli pubblicati da novembre in poi c’è anche il video e li trovate pubblicati sia su YouTube che su Spotify.
Ora, detto questo, l’obiettivo è spiegare tutta una serie di cose per capire come fare a costruire un percorso che porti a realizzare il proprio personale livello di libertà finanziaria — qualunque cosa ciò significhi per ciascuno di voi.
L’essenza del discorso è semplice.
Il nucleo della finanza personale è fatto di due cose: RISPARMIARE e INVESTIRE.
…
Va beh… grazie al cazzo starete pensando.
Oh nessuno ha detto che si trattava di fisica nucleare.
La questione in effetti è piuttosto semplice.
Poi come vedremo la complessità sta più nei dettagli e nell’implementazione.
Ma per quando riguarda i pilastri di fondo è già tutto qui.
– Cercare di guadagnare il più possibile nel proprio lavoro o attraverso più fonti di reddito;
– Ottimizzare al meglio le spese per evitare sprechi e cercando di spendere soldi solo per le cose che portano davvero valore alla nostra vita;
– E infine Investire il più possibile di quanto risparmiamo ogni mese in strumenti d’investimento a bassissimo costo che permettono al nostro capitale di crescere nel tempo.
Centinaia di ore di The Bull possono essere riassunte in questi tre step fondamentali.
È chiaro che questo è la “scatola”.
Bastano 30 secondi per spiegarle il contenitore … però … servono un po’ di ore per spiegare il contenuto.
Ma vedrete che ci divertiremo un sacco in queste ore.
Alla fine la finanza non è una cosa così seria come sembra — e chi vi parla dice anche un sacco di cretinate perché non ce la fa a restare serio più di 5 minuti consecutivi.
Prima di addentrarci in questo meraviglioso viaggio che vi cambierà la vita, però, trovo un sadico piacere nel fare un po’ di terrorismo psicologico.
Ok che l’obiettivo della libertà finanziaria è una cosa bella e auspicabile.
Ma la verità è che investire i propri risparmi non è solo una simpatica azione che potete aggiungere alla vostra esistenza ma una necessità da cui non potete assolutamente esimervi.
No no, sono serio.
Cioè, non si tratta solo di migliorare le proprie prospettive finanziarie future.
Si tratta in primo luogo di mettersi al sicuro le chiappe — perché il futuro, soprattutto per noi che abitiamo questa splendida penisola cinta dai mari e dalle montagne più belle del pianeta — è tutt’altro che roseo.
Non è che voglio fare l’uccello del malaugurio, perché permettetemi di presentarvi dei cari vecchi amici di The Bull, ossia i 4 motivi per cui NON PUOI NON INVESTIRE I TUOI SOLDI.
NUMERO UNO: L’inflazione.
Cos’è l’inflazione?
Molto semplicemente è il fatto che, anno dopo anno, il potere d’acquisto dei nostri soldi si riduce.
L’inflazione in generale non è una cosa né negativa, né positiva in sé: è una tendenza intrinseca di un’economia capitalistica: il denaro perde valore nel tempo perché, finché un’economia continua a crescere, tenderà a crescere anche il livello medio dei prezzi dei suoi beni e servizi.
Anzi, entro certi limiti è un fenomeno positivo: sapere che domani i prezzi di un bene saranno superiori ai prezzi di oggi costituisce un incentivo sia alla produzione che ai consumi: se controllata, questa cosa alimenta una dinamica positiva nell’economia.
Quindi una moderata inflazione è auspicabile.
Le sue due alternative però non lo sono per niente:
– Una è la deflazione, cioè la dinamica opposta, il fatto che i prezzi scendono. Sembra una cosa positiva sulla carta, ma in realtà ha delle implicazioni profondamente negative per l’economia perché riduce i profitti, disincentiva l’iniziativa imprenditoriale e finisce per deprimere l’economia. Per esempio in Cina si sta assistendo ad una preoccupante tendenza deflattiva perché negli anni passati hanno prodotto troppo, hanno più merci di quelle che riescono a vendere e questo fa scendere i prezzi innescando una spirale negativa sulla sua economia interna e in parte anche sull’economia globale, visto che la Cine è il più grande esportatore del mondo.
– L’altra alternativa negativa ad una moderata inflazione è un’elevata inflazione, perché riduce eccessivamente il potere d’acquisto delle famiglie e può finire per innescare gravi tensioni sociali.
E qui entrano in gioco Le principali banche centrali (come la BCE: la Banca Centrale Europea, la Fed: Federal Reserve negli Stati Uniti; la Bank of England eccetera).
Queste istituzioni hanno l’obiettivo di tenere l’inflazione delle proprie regioni di riferimento in equilibrio, generalmente intorno al 2% all’anno.
– Non troppo di più sennò l’inflazione scappa di mano e i prezzi non smettono più di salire;
– Non troppo di meno perché altrimenti si rischiano deflazione o comunque varie forme di depressione economica.
E come fanno a controllare sta roba?
Lo fanno agendo sui tassi di interesse, ossia sul cosiddetto «costo del denaro», che altro non è se non il costo necessario per prendere in prestito dei soldi.
Immaginate i tassi di interesse sono come il termostato che la Banca Centrale può usare per regolare la temperatura dell’economia:
– Quando è troppo “calda”, ossia quando l’inflazione cresce troppo, le banche centrali alzano i tassi di interesse rendendo così meno convenienti i mutui, i finanziamenti, i prestiti alle imprese e simili, rallentano l’attività economia e provocano indirettamente il rallentamento della crescita dei prezzi riducendone la domanda.
– Al contrario, quando l’economia si “raffredda” troppo e rischia di andare in recessione, allora le banche centrali abbassano i tassi di interesse, rendono più conveniente l’accesso ai prestiti e così stimolano la ripresa economica, le assunzioni, la produttività e la domanda di beni e servizi.
Se le cose mantengono un certo equilibrio, l’aspettativa media è che da qui al prossimo futuro l’inflazione nell’area Euro possa aggirarsi su un valore tra il 2 e il 3% all’anno, tenendo conto anche di qualche anno di stress. Questo significa che il potere d’acquisto dei miei risparmi si ridurrà nel tempo di un valore analogo.
Se però ti sembra poco cosa, questo è quello che succederebbe al valore reale di 10.000 € nei prossimi anni, ossia come si ridurrebbe il loro potere d’acquisto con un tasso di inflazione del 2%, 3% o 4%.
Tra 10 anni varrebbero da poco più di 8.000 € odierni a meno di 7.000.
Tra 20 anni da seimilasettecento a quattromila e cinque.
Tra 30 anni potrebbero valere da circa metà a meno di un terzo.
Capito perché risparmiare non basta?
Perché se non investiti i soldi perdono valore per il solo fatto di stare fermi.
E questo se tutto va bene, cioè se l’inflazione se ne sta relativamente tranquilla.
Se invece esplode, come è successo nel 2022 dopo che lo scoppio della guerra in Ucraina che ha fatto schizzare i prezzi di gas e petrolio portando l’inflazione oltre il 10% un po’ in tutta Europa, gli economisti usano un termine tecnico per definire la situazione in cui ti troveresti:
sei fottuto.
Tra l’altro, possiamo dire dell’Euro tutte le peggio cose che vogliamo, ma ricordiamoci che l’inflazione media in Italia dal 1900 al 2024 è stata del 7,7% all’anno!
È solo da quando c’è l’Euro che è molto più stabile.
Per ora.
7,7% all’anno vuol dire che ogni anno, più o meno, i nostri soldi valgono la metà.
Quindi: primo obiettivo di una sensata strategia di investimento è garantire ALMENO il mantenimento del potere d’acquisto dei nostri risparmi nel tempo.
Cioè tra venti, trenta o quarant’anni i miei 10.000 € dovranno continuare ad avere un valore reale di ALMENO 10.000 € di oggi.
I soldi fermi su un conto corrente invece non solo non generano alcun rendimento ma addirittura perdono valore costantemente e in maniera ineluttabile.
Quindi caso mai vi fosse passata per la mente l’idea che investire non fa per voi perché è RISCHIOSO, ecco, sappiate questa cosa:
– Se investiamo, corriamo il rischio di perdere i soldi (anche se poi spiegheremo molto nel dettaglio come gestire il rischio)
– Se non investiamo invece, non abbiamo nessun rischio; abbiamo la CERTEZZA di perdere soldi, perché in valore reale i vostri soldi valgono già meno in questo momento di quando avete cominciato a guardare questo video.
Ok?
Prima roba inflazione.
Ci tocca a tutti, è inevitabile, è una tassa infima che colpisce soprattutto i più deboli — na vera schifezza.
Però c’è, ce la teniamo, ce ne facciamo una ragione e cerchiamo di compensarla investendo in cose che rendono possibilmente di più dell’inflazione.
Come fare: beh, se hai fretta, ci sono oltre 200 episodio del podcast che ti puoi ascoltare.
Altrimenti mettiti comodo che pian piano ti mostro tutto.
NUMERO DUE: Il debito pubblico
Quante volte avrai sentito parlare di debito pubblico e ti sarai chiesto: ma che “cazzo è il debito pubblico”?
In pratica ogni Stato finanzia le proprie attività essenziali attraverso sia il gettito fiscale (cioè attraverso le tasse) sia chiedendo in prestito denaro da investitori, istituzioni e altri Stati.
Per fare questa seconda cosa emette un particolare tipo di strumento finanziario chiamato obbligazione, di cui parleremo diffusamente tra qualche video e tantiiiissimo nel corso del podcast.
Quando un’obbligazione è emessa da uno Stato prende il nome di titolo di Stato e lo Stato ottiene del denaro dagli investitori in cambio della promessa di restituire il capitale in una data solitamente prestabilita nel futuro e a fronte del pagamento di un interesse periodico.
L’insieme di tutto il debito che uno Stato ha accumulato nel tempo per finanziare le proprie esigenze e su cui paga agli investitori un interesse si chiama debito pubblico.
Purtroppo, l’Italia si distingue sempre per le cose peggiori e ha un tristemente noto record negativo sul livello del proprio debito pubblico. Nel momento in cui sto scrivendo questo ammonta a circa il 135% del Prodotto Interno Lordo (PIL); cioè diciamola male: se l’Italia fosse un’azienda ogni anno fatturerebbe circa 2.100 miliardi di euro come PIL ma sulle sue finanze grava un debito di oltre 3.000 miliardi di euro — e questo continua a crescere perché ogni anno tutti i Paesi sviluppati (chi più chi meno) accumulano ulteriore debito attraverso quel che si chiama deficit.
Cioè: ogni anno spendono più di quel che incassano e quindi devono continuamente rifinanziare questo debito facendosi prestare sempre più soldi.
L’Unione Europea ha imposto un limite del deficit al 3% del pil, però dal Covid in poi tutti l’hanno sforato per far fronte all’emergenza e ancora oggi pochi Paesi sono tornati sotto il limite.
In sé e per sé avere un elevato debito pubblico non è che sia necessariamente un problema, perlomeno finché l’economia cresce ad un ritmo sufficientemente sostenuto per garantire la sostenibilità del debito a lungo termine.
Però l’Italia, come la maggior parte dei Paesi europei, da anni vive una fase di crescita economica piuttosto limitata e ciò crea un circolo vizioso che impone allo Stato:
– di dedicare sempre più risorse per rifinanziare costantemente questo debito
– ciò riduce le risorse per investimenti strutturali sulla crescita,
– poca crescita significa poche risorse per sostenere il debito e così via.
L’Italia è messa maluccio perché paga gravi errori nel passato — anche se bisogna dire che negli ultimi anni la situazione sembra meno tragica di quanto appariva solo 10 anni fa.
Però il problema grosso è che tutti i Paesi sviluppati hanno fatto un ampio ricorso al debito pubblico negli ultimi 15 anni, soprattutto dopo la grande crisi finanziaria del 2008, e quindi tutto ciò non promette nulla di buono per il futuro a lungo termine.
Se quindi viviamo in un Paese a bassa crescita, con tassazione elevata e un macigno di debito da gestire che tra l’altro ha un impatto negativo sulle altre due cose, non vedo molte alternative ad avere un piano B per far crescere i nostri risparmi slegandoli dai destini dell’economia del Paese in cui viviamo.
Anche qui, come fare lo vediamo in una manciata di video.
Numero TRE: Le pensioni
Allora, come noto le pensioni si reggono su un gioco di prestigio.
I contributi che oggi un lavoratore versa all’INPS non servono a finanziare la sua futura pensione, bensì devono finanziare le pensioni di chi oggi in pensione c’è già.
Sta roba si chiama “patto generazionale”.
Però per restare in piedi serve che ci sia sempre un sufficiente numero di lavoratori che a loro volta verseranno sufficienti contributi per finanziare i redditi di chi andrà in pensione nei prossimi decenni.
Anche qui, però, abbiamo due piiiicoli problemi:
– il primo è che l’alto debito pubblico e la bassa crescita strutturale della nostra economia, non lasciano prevedere una significativa espansione delle disponibilità finanziarie dello Stato nel lungo periodo;
– il secondo, più grave probabilmente, è di natura demografica. L’Italia è uno dei Paesi più vecchi al mondo in termini di anzianità media e ha un tasso di natalità estremamente basso. Di questo passo, se si escludono soluzioni esogene come un maggior afflusso di popolazione immigrata, si stima che intorno al 2050 ci sarà un pensionato per ogni lavoratore, che è un rapporto evidentemente insostenibile. A maggior ragione dato che la vita media è molto più lunga che in passato e che le persone stanno in pensione per più anni prima di partire per altri lidi.
Morale della favola?
Il reddito da pensione andrà via via sempre più a ridursi, dato che ci saranno sempre meno risorse per finanziare un numero sempre maggiore di pensioni.
Il rischio quindi è che chi andrà in pensione nei prossimi decenni potrebbe avere serie difficoltà a mantenere un adeguato tenore di vita.
Investire con una strategia e una prospettiva di lungo termine è dunque qualcosa di essenziale per provare ad assicurarsi una certa serenità finanziaria nel momento in cui non potremo più contare sul nostro reddito da lavoro.
Vogliamo dire anche la numero 4 così poi ci tiriamo direttamente il collo per la depressione?
Ma diciamolo!
NUMERO QUATTRO: i Salari
Anche qui possiamo andare orgogliosi un record squisitamente italiano.
L’Italia è l’unico paese dell’OCSE in cui i salari reali medi, cioè al netto dell’inflazione, sono oggi più bassi di quelli del 1990.
https://www.corriere.it/economia/lavoro/24_maggio_09/in-italia-si-guadagna-meno-che-nel-1990-e-l-unico-paese-ue-dove-i-salari-reali-sono-scesi-il-grafico-741356f1-2bd7-46de-b0af-1717f28c6xlk.shtml
Poi le medie sono sempre un po’ ingannevoli, quindi non bisogna mai prenderle per oro colato.
Ma è un fatto che i salari italiani hanno una cronica tendenza alla stagnazione.
Aggiungiamo che il mercato del lavoro è poco dinamico, pieno di iperregolamentazioni senza senso, bassa propensione all’innovazione e poco attrattivo per i capitali esteri e abbiamo servito la ricetta perfetta per prospettive future nefaste.
Quindi: se la prospettiva MEDIA è che in futuro gli stipendi Italiani manco ce la faranno a tenere il passo dell’inflazione, serve aggiungere altro per convincere tutti del fatto che far lavorare i nostri risparmi investendoli in asset che generano valore nel tempo sia una necessità per una dignitosa sopravvivenza anche nel futuro?
Oh! Vi ho fatto venire un po’ di strizza?
Se ci sono riuscito, molto bene! Missione compiuta.
Se non ci sono riuscito, prego riguardare il video a velocità zero punto cinque perché mi sa che vi siete persi il senso della gravità della situazione.
Su con la vita però!
Dove ci sono problemi di solito ci sono anche le soluzioni.
Se per esempio vi dicessi che 10.000 € investiti 20 anni fa in un portafoglio a rischio medio oggi varrebbero 4 volte tanto?
E che un euro investito 40 anni fa in un indice azionario dei Paesi Sviluppati oggi varrebbe 22 volte tanto?
Vi fa sentire un po’ meglio?
Ok dette così sembrano un po’ delle minchiate, però chi conosce questo podcast sa che qui di minchiate non ne diciamo, non vendiamo fuffa, non parliamo di formule magiche, ma parliamo solo di cose estremamente fondate nei fatti, documentate, replicabili e basate su realismo e buon senso.
La verità è che il modo per investire i soldi in maniera corretta esiste ed è piuttosto noto.
Cioè non è che vi svelo chissà che segreto.
Non è particolarmente noto in Italia, anche se è sicuramente più noto oggi che due anni fa, dato che ci sono almeno 300.000 persone in più che avendo seguitp The Bull almeno un’idea se la sono fatta.
Però a livello globale si tratta di roba nota da decenni.
Solo che noi italiani siamo poco avvezzi alla finanza e quindi ci stiamo arrivando solo con grandissimo ritardo.
Dicevo i principi di base sono abbastanza semplici.
Quello che uno si potrebbe chiedere è: “ma perché se sono così semplici, allora non lo fanno tutti?”.
Eh buona domanda.
Domanda semplice, risposta lunga.
Mettiamola così, non lo fanno tutti per 2 motivi fondamentali:
Il primo è che biologicamente, psicologicamente e cognitivamente
Semplicemente
non siamo fatti per investire.
La finanza personale e l’investimento in generale, se ci pensate, si basano su una grande e unica idea di fondo: rinunciare a qualcosa di certo oggi per ottenere qualcosa di incerto e possibilmente migliore domani. Che è l’esatto opposto del sistema operativo che madre natura ci ha messo nel DNA quando siamo venuti al mondo. Noi siamo sopravvissuti negli ultimi 20.000 anni perché abbiamo istintivamente dato priorità alla soddisfazione dei nostri bisogni primari immediati: nutrirci, proteggerci, riprodurci e così via. L’idea di rinunciare alla soddisfazione certa di un’esigenza nel presente per la soddisfazione incerta di esigenze future non fa semplicemente parte del nostro sistema limbico, del nostro cervello primordiale. Per investire, in qualche modo, dobbiamo andare contro la nostra natura ancestrale.
Stesso discorso a livello psicologico.
Come ha dimostrato quella vasta corrente chiamata Behavioral Economics, a partire dagli studi di Kahneman e Tversky dagli anni ’70 in poi, il nostro pensiero è fatto di due componenti:
– il sistema 1, chiamato pensiero veloce, che tende a prendere decisioni d’istinto basate su pregiudizi e scorciatoie (cioè quelle cose diventate note come bias ed euristiche);
– e poi c’è il sistema 2, chiamato pensiero veloce, che è quello basato sul ragionamento analitico e razionale.
Vedremo presto che investire significa rinunciare alla tentazione di prendere decisioni in base al sistema 1 e con fatica accettare di seguire il sistema 2, anche se questo ci sembrerà sempre intuitivamente un po’ strano.
La verità però è che noi tendiamo spesso a sovrareagire alle notizie, abbiamo eccessiva fiducia nelle nostre capacità, sottovalutiamo le leggi della probabilità, tendiamo ad estrapolare da poche informazioni del passato delle conclusioni generali sul futuro e così via.
Anche in questo senso, per investire bene dobbiamo andare contro al nostro intuito — e presto capiremo che la finanza è sì qualcosa di semplice, ma incredibilmente controintuitiva.
Infine abbiamo anche un cervello poco predisposto a ragionare con i numeri della finanza.
Siamo molto bravi a capire le quattro operazioni elementari, ma quando si tratta di percentuali e crescite esponenziali il nostro cervello va completamente in confusione.
Per esempio se faccio un investimento che il primo anno perde il 50% e il secondo anno guadagna il 50% penserò istintivamente di essere tornato in pari, quando invece le cose purtroppo saranno andate molto peggio di così.
Per recuperare una perdita del 50% mi serve un guadagno del 100% – e questo è certamente uno di quei ragionamenti che il nostro cervello non riesce a computare in maniera intuitiva.
Stesso discorso se parliamo di crescite non lineari ma esponenziali.
Un investimento che cresce del 7% all’anno ci sembra che per diversi anni non faccia tanta strada.
Eppure 30 anni dopo sarà diventato 8 volte più grande.
Ma sfido chiunque a farsi un’immagine immediata di questa.
Dire che una cosa diventa 8 volte più grande è chiaro a tutti in tempo zero.
Dire che una cosa cresce del 7% all’anno per 30 anni sembrerà intuitivamente priva di significato finché uno non si mette a fare i calcoli per sapere cosa significa in realtà.
In tutti e questi tre i sensi, investire bene significa andare contro al nostro istinto biologico, psicologico e aritmetico.
E questa non è una roba da tutti, perché richiede un mix non banale di comprensione, fiducia, costanza, forza di volontà e pazienza.
Qui imparerete tutto ciò che vi serve, ve lo scrivo sulla pietra.
Quello che non vi posso dare è la predisposizione a intraprendere questo percorso con la dovuta perseveranza e motivazione.
A questo dovete pensarci voi.
Però fidatevi.
I risultati alla fine saranno valsi la pena.
L’altro motivo per cui non lo fanno tutti è che semplicemente non tutti sanno come funzionano queste cose.
Io ho fatto un MBA dieci anni fa, il mio più caro amico lavora da quasi due decenni in hedge fund ed è stato un po’ quello che mi ha trasmesso il virus della passione per la finanza.
E poi ci ho messo tantissimo del mio.
Ho divorato una tonnellata di libri, articoli, blog, paper, quotidiani, video, podcast e qualunque risorsa trovassi per cercare di imparare tutto quello che potevo su finanza e investimenti per risparmiatori privati.
Così sono arrivato a creare il podcast più ascoltato d’Italia e che ha potuto ospitare grandissimi nomi internazionali della finanza e dei media finanziari.
Ma il problema è che queste cose o te le impari da solo, o è difficile che qualcuno te le spieghi.
– A scuola non le insegnano;
– Nei corsi universitari di economia non le insegnano
– E sicuramente non le impari da banche, assicurazioni e altri intermediari finanziari, che giustamente hanno il solo interesse di venderti i loro prodotti. Ed è giusto che sia così. Il problema non sono banche e assicurazioni che tipicamente vendono ai risparmiatori italiani dei prodotti costosi e spesso poco efficienti. E su questo ci torneremo, non è che me la sto inventando sta cosa, ci sono ormai un cazziliardo di dati che lo dimostrano. Il problema è che devi essere tu, amico mio o amica mia, a conoscere le cose e capire di quali strumenti hai bisogno per i tuoi investimenti in vista dei tuoi obiettivi. La banca ti vende quello che ha con l’obiettivo di fare un profitto. Sarebbe come andare dal macellaio e lamentarsi che cerca sempre di venderti la carne e mai le verdure.
Se invece hai le competenze — e fidati non ne servono poi così tante — allora sei libero di prendere le migliori decisioni possibili per la migliore pianificazione finanziaria della tua vita.
Quindi perché non lo fanno tutti?
Perché non è banale sapere come si fa ad investire correttamente.
Però la tua fortuna è che o conoscevi già The Bull oppure per qualche strano motivo sei capitato qua oggi.
Bene.
La cosa più difficile l’hai già fatta.
Vedete, avrei voluto che dieci o venti anni fa queste cose fossero state spiegate a me nel modo in cui io le ho raccontate negli oltre 250 episodi di The Bull che hanno preceduto questo video.
La mia speranza, quindi, è aiutare tutti voi che mi seguirete a imparare tutto ciò che serve in molto meno tempo, senza commettere gli errori che ho fatto io, nel modo più semplice e diretto possibile, che così che possiate prendervi cura dei vostri soldi e costruirvi la vita che vorrete.
In cambio vi beccate un po’ di pubblicità e qualche sponsor qua e là perché sennò altrimenti diventate ricchi voi e muoio di fame io — e mia moglie mi ha detto che non è d’accordo.
Bene, mi sembra che per ora ci siamo detti tutto.
Se il video vi è piaciuto iscrivetevi al canale, mettete like, attivate le notifiche per non perdervi i prossimi episodi e per permetterci di continuare a produrre contenuti che dopo avervi spiegato la finanza per due anni oggi ve la fanno anche vedere sempre nuovi!
Per questo episodio invece è davvero tutto e noi ci rivediamo nel prossimo video in cui parleremo dell’equazione fondamentale della ricchezza, sempre qui, naturalmente, con The Bull il tuo podcast di finanza personale.
Recensioni
Quando capisci come funziona la finanza… ti viene voglia di raccontarla!
Veramente veramente raccomandato! la finanza personale riassunta alla perfezione! e spiegata partendo dall'ABC! Ottimo anche da ascoltare a velocita 1,5x!
Giorgia R., 23 Gen 2025Veramente interessante, chiaro e conciso. Cambia la vita finanziaria di chiunque.. da ascoltare assolutamente anche per chi di finanza non vuole occuparsi mai
Francesca B., 6 Apr 2024Riccardo mi ha letteralmente cambiato la vita e fatto scoprire che amo la finanza, ho ascoltato il podcast già due volte e non mi stufo mai di ascoltarlo, parla in modo semplice e chiaro
Massimo D., 23 Set 2025La mia ignoranza in materia mi ha sempre creato dei dubbi, ma grazie a un amico ho iniziato ad ascoltare il podcast. Per fortuna che ho 24 anni e un po' di tempo e soldi da dedicarmi a imparare le varie nozioni per me stesso. Grazie mille!
Luca G. 10 Ott 2025Da quando l'ho scoperto in 15 gg mi sono ascoltato 150 puntate senza fermarmi, ho annullato gli altri podcast per portarmi alla pari ed ascoltare tutte le precedenti puntate, ben fatto, esattamente il livello di informazione che mi serviva
Gianluca G., 11 Set 2025Non sono solito a mettere recensioni e specialmente non ascolto podcast, ma da quando ho iniziato questo, faccio fatica a staccarmi, e quasi non posso più fare a meno di ascoltare e arricchirmi culturalmente.
Andrea V., 22 Set 2025Podcast piacevole, scorre veloce ma in modo estremamente chiaro, spiega i concetti chiave per gestire le proprie finanze, fornendo la classica cassetta degli attrezzi. Complimenti, davvero ben fatto!
Massimiliano, 29 Mag 2024Ho seguito tutte le puntate! Grazie veramente
Amalia A., 17 Set 2025Ho acquistato e letto il suo libro e l' ho trovato. Esprime i concetti economici in modo semplice e chiaro. Sentirlo parlare conferma che è un professionista del settore.
Giulia N., 11 Ago 2025